libro i · 89 le scese lungo le guance in due liste uguali, 90 appena si accorse che il padre stava...

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LIBRO I Genitrice degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi, 1 Venere datrice di vita, che sotto i corsi celesti degli astri 2 dovunque avvivi della tua presenza il mare percorso dalle navi, 3 le terre fertili di messi, poiché grazie a te ogni specie di viventi 4 è concepita e, sorta, vede la luce del sole - 5 te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo, 6 e il tuo arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare 7 l’artefice terra, a te sorridono le distese del mare 8 e placato splende di un diffuso lume il cielo. 9 Ché appena è dischiuso l’aspetto primaverile del giorno 10 e, disserrato, si ravviva il soffio del fecondo zefiro, 11 prima gli aerei uccelli te, o dea, e il tuo giungere annunziano, 12 colpiti nei cuori dalla tua potenza. 13 Poi fiere e animali domestici bàlzano per i pascoli in rigoglio 14 e attraversano a nuoto i rapidi fiumi; così preso dal fascino 15 ognuno ti segue ardentemente dove intendi condurlo. 16 Infine, per i mari e i monti e i fiumi rapinosi 17 e le frondose dimore degli uccelli e le pianure verdeggianti, 18 a tutti infondendo nei petti carezzevole amore, 19 fai sì che ardentemente propaghino le generazioni secondo le stirpi - 20 poiché tu sola governi la natura 21 e senza di te niente sorge alle celesti plaghe della luce, 22 niente si fa gioioso, niente amabile, 23 te desidero compagna nello scrivere i versi 24 ch’io tento di comporre sulla natura 25 per il nostro Memmiade, che tu, o dea, in ogni tempo 26 volesti eccellesse ornato di ogni dote. 27 Tanto più dunque, o dea, da’ ai miei detti fascino eterno. 28 Fa’ sì che frattanto i fieri travagli della guerra, 29 per i mari e le terre tutte placati, restino quieti. 30 Tu sola infatti puoi con tranquilla pace giovare 31 ai mortali, poiché sui fieri travagli della guerra ha dominio 32 Marte possente in armi, che spesso sul tuo grembo 33 s’abbandona vinto da eterna ferita d’amore; 34 e così, levando lo sguardo, col ben tornito collo arrovesciato, 35 pasce d’amore gli avidi occhi anelando a te, o dea, 36 e, mentre sta supino, il suo respiro pende dalle tue labbra. 37 Quando egli sta adagiato sul tuo corpo santo, tu, o dea, 38 avvolgendolo dall’alto, effondi dalla bocca soavi parole: 39 chiedi, o gloriosa, pei Romani placida pace. 40 Ché in tempi avversi per la patria non possiamo noi compiere 41

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  • LIBRO IGenitrice degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi,1

    Venere datrice di vita, che sotto i corsi celesti degli astri2dovunque avvivi della tua presenza il mare percorso dalle navi,3le terre fertili di messi, poiché grazie a te ogni specie di viventi4è concepita e, sorta, vede la luce del sole -5te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo,6e il tuo arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare7l’artefice terra, a te sorridono le distese del mare8e placato splende di un diffuso lume il cielo.9Ché appena è dischiuso l’aspetto primaverile del giorno10e, disserrato, si ravviva il soffio del fecondo zefiro,11prima gli aerei uccelli te, o dea, e il tuo giungere annunziano,12colpiti nei cuori dalla tua potenza.13Poi fiere e animali domestici bàlzano per i pascoli in rigoglio14e attraversano a nuoto i rapidi fiumi; così preso dal fascino15ognuno ti segue ardentemente dove intendi condurlo.16Infine, per i mari e i monti e i fiumi rapinosi17e le frondose dimore degli uccelli e le pianure verdeggianti,18a tutti infondendo nei petti carezzevole amore,19fai sì che ardentemente propaghino le generazioni secondo le stirpi -20poiché tu sola governi la natura21e senza di te niente sorge alle celesti plaghe della luce,22niente si fa gioioso, niente amabile,23te desidero compagna nello scrivere i versi24ch’io tento di comporre sulla natura25per il nostro Memmiade, che tu, o dea, in ogni tempo26volesti eccellesse ornato di ogni dote.27Tanto più dunque, o dea, da’ ai miei detti fascino eterno.28Fa’ sì che frattanto i fieri travagli della guerra,29per i mari e le terre tutte placati, restino quieti.30Tu sola infatti puoi con tranquilla pace giovare31ai mortali, poiché sui fieri travagli della guerra ha dominio32Marte possente in armi, che spesso sul tuo grembo33s’abbandona vinto da eterna ferita d’amore;34e così, levando lo sguardo, col ben tornito collo arrovesciato,35pasce d’amore gli avidi occhi anelando a te, o dea,36e, mentre sta supino, il suo respiro pende dalle tue labbra.37Quando egli sta adagiato sul tuo corpo santo, tu, o dea,38avvolgendolo dall’alto, effondi dalla bocca soavi parole:39chiedi, o gloriosa, pei Romani placida pace.40Ché in tempi avversi per la patria non possiamo noi compiere41

  • quest’opera con animo sereno, né l’illustre progenie di Memmio42può in tali frangenti mancare alla comune salvezza.43Infatti è necessario che ogni natura divina goda44di per sé vita immortale con somma pace,45remota dalle nostre cose e immensamente distaccata.46Ché immune da ogni dolore, immune da pericoli,47in sé possente di proprie risorse, per nulla bisognosa di noi,48né dalle benemerenze è avvinta, né è toccata dall’ira.49*50Quanto al resto, presta alla vera dottrina orecchie sgombre51‹ed animo sagace›, scevro d’affanni,52affinché non abbandoni con disprezzo, prima di averli intesi,53i miei doni disposti per te con cura fedele.54Ché mi accingo ad esporti la suprema dottrina55del cielo e degli dèi, e ti rivelerò i primi principi delle cose,56da cui la natura produce tutte le cose, le accresce e alimenta,57e in cui la stessa natura di nuovo risolve le cose dissolte:58questi nell’esporre la dottrina noi siamo soliti chiamare59materia e corpi generatori delle cose,60e li denominiamo semi delle cose, e inoltre li designamo61corpi primi, perché tutto da essi primamente ha esistenza.62

    La vita umana giaceva sulla terra alla vista di tutti63turpemente schiacciata dall’opprimente religione,64che mostrava il capo dalle regioni celesti,65con orribile faccia incombendo dall’alto sui mortali.66Un uomo greco per la prima volta osò levare contro di lei67gli occhi mortali, e per primo resistere contro di lei.68Né le favole intorno agli dèi, né i fulmini, né il cielo69col minaccioso rimbombo lo trattennero: anzi più gli accesero70il fiero valore dell’animo, sì che volle, per primo,71infrangere gli stretti serrami delle porte della natura.72Così il vivido vigore dell’animo prevalse,73ed egli s’inoltrò lontano, di là dalle fiammeggianti mura del mondo,74e il tutto immenso percorse con la mente e col cuore.75Di là, vittorioso, riporta a noi che cosa possa nascere,76che cosa non possa, infine in qual modo ciascuna cosa77abbia un potere finito e un termine, profondamente confitto.78Quindi la religione è a sua volta sottomessa e calpestata,79mentre noi la vittoria uguaglia al cielo.80

    Questo, a tale proposito, io temo: che per caso tu creda81d’essere iniziato ai fondamenti d’una dottrina empia e d’entrare82nella via della scelleratezza. Mentre per contro assai spesso proprio83essa, la religione, cagionò azioni scellerate ed empie.84Così in Aulide l’altare della vergine Trivia85

  • col sangue d’Ifianassa turpemente macchiarono86gli eletti condottieri dei Danai, il fiore degli eroi.87Appena la benda avvolta attorno alla bella chioma virginea88le scese lungo le guance in due liste uguali,89appena si accorse che il padre stava mesto innanzi all’altare,90e accanto a lui i sacerdoti celavano il ferro,91e il popolo effondeva lacrime alla sua vista,92muta di terrore, piegate le ginocchia, crollava a terra.93Né alla misera in tale frangente poteva giovare94l’aver dato per prima al re il nome di padre.95Ché sollevata dalle mani dei guerrieri e tremante96fu portata all’altare, non già perché, compiuto il rito solenne,97potesse essere accompagnata al suono dello splendido imeneo,98ma perché pura impuramente, nel tempo stesso delle nozze,99cadesse vittima mesta immolata per mano del padre,100e così fosse data alla flotta partenza felice e fausta.101A tali misfatti poté indurre la religione.102

    Tu stesso, una volta o l’altra, vinto dai detti terrificanti103dei vati, cercherai di staccarti da noi.104Quanti sogni difatti essi possono ora inventarti,105tali da poter sovvertire la condotta della vita106e turbare col timore tutta la tua sorte!107E a ragione. Ché, se gli uomini vedessero che esiste un termine108fisso per le loro pene, in qualche modo potrebbero avere109la forza di opporsi alle paure superstiziose e alle minacce dei vati.110Ora non c’è nessun modo di resistere, nessuna facoltà,111perché si devono temere nella morte pene eterne.112S’ignora infatti quale sia la natura dell’anima,113se sia nata o al contrario s’insinui nei nascenti,114se perisca insieme con noi disgregata dalla morte115o vada a vedere le tenebre di Orco e gli immani abissi,116o per volere divino s’insinui in animali d’altra specie,117come cantò il nostro Ennio, che primo portò giù118dall’ameno Elicona una corona di fronda perenne,119che doveva aver chiara fama tra le genti italiche;120e tuttavia Ennio inoltre espone, dichiarandolo in versi immortali,121che esistono le regioni acherontee,122fin dove non permangono né le anime, né i corpi nostri,123ma certi simulacri mirabilmente pallidi;124di là racconta che sorse innanzi a lui l’immagine di Omero125sempre fiorente e cominciò a versare lacrime amare126e a rivelare con le sue parole la natura.127Perciò, come dobbiamo esattamente renderci conto128delle cose celesti, in qual modo avvengano i moti129

  • del sole e della luna, e per qual forza si svolga ogni cosa130in terra, così e in primo luogo dobbiamo vedere con sagace ragionare131di che sian fatte l’anima e la natura dell’animo,132e quale cosa, venendo incontro a noi mentre siamo svegli133e affetti da malattia oppure sepolti nel sonno, atterrisca134le nostre menti, sì che ci pare di vedere e udire da presso135i morti di cui la terra abbraccia le ossa.136

    Né alla mia mente sfugge che è difficile illustrare137in versi latini le oscure scoperte dei Greci,138tanto più che di molte cose bisogna trattare con parole nuove,139per la povertà della lingua e la novità degli argomenti;140ma il tuo valore tuttavia e lo sperato piacere141della soave amicizia mi persuadono a sostenere qualsiasi fatica142e m’inducono a vegliare durante le notti serene,143cercando con quali detti e con quale canto alfine144io possa accendere innanzi alla tua mente una chiara luce,145per cui tu riesca a scrutare a fondo le cose occulte.146

    Questo terrore dell’animo, dunque, e queste tenebre147non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi148del giorno, ma l’aspetto e l’intima legge della natura.149Il cui principio prenderà per noi l’avvio da questo:150che nessuna cosa mai si genera dal nulla per volere divino.151Certo per ciò la paura domina tutti i mortali:152perché vedono prodursi in terra e in cielo molti fenomeni153di cui in nessun modo possono scorgere le cause,154e credono che si producano per volere divino.155Pertanto, quando avremo veduto che nulla si può creare156dal nulla, allora di qui penetreremo più sicuramente157ciò che cerchiamo, e donde si possa creare ogni cosa158e in qual modo tutte le cose avvengano senza interventi di dèi.159

    Infatti, se dal nulla si producessero, da tutte le cose160potrebbe nascere ogni specie, nulla avrebbe bisogno di seme.161E anzitutto dal mare gli uomini, dalla terra potrebbero sorgere162le squamose specie dei pesci, e gli uccelli erompere dal cielo;163gli armenti e le altre greggi, ogni specie di fiere, partoriti164qua e là senza regola, occuperebbero luoghi coltivati e deserti.165Né sugli alberi comunemente permarrebbero gli stessi frutti,166ma si muterebbero, tutti gli alberi tutto potrebbero produrre.167E in verità, se non esistessero corpi generatori per ciascuna specie,168come potrebbero le cose avere costantemente una madre propria?169Ma ora invece, poiché tutte le cose sono create da semi170determinati, ciascuna nasce ed esce alle plaghe della luce171dal luogo che ha in sé la materia e i corpi primi ad essa propri;172ed è appunto per ciò che non possono da tutte le cose essere generate173

  • tutte le cose, perché ogni cosa determinata ha in sé una facoltà distinta.174Inoltre, per qual motivo in primavera la rosa, d’estate il frumento,175all’invito dell’autunno le viti vediamo in rigoglio,176se non perché, quando determinati semi di cose confluirono177nel tempo loro proprio, allora si schiude ogni cosa creata,178mentre sono in corso stagioni favorevoli e la terra ricca di vita179produce senza pericolo le tenere cose alle plaghe della luce?180Ma, se dal nulla nascessero, improvvisamente sorgerebbero,181con intervallo incerto e in parti dell’anno non proprie a loro,182giacché allora non ci sarebbero primi principi che la stagione183avversa potesse tener lontani dall’aggregazione generatrice.184Né poi per la crescita delle cose ci sarebbe bisogno del tempo185occorrente al confluire dei semi, se potessero crescere dal nulla.186Ché da piccoli infanti diverrebbero sùbito giovani, e gli alberi,187appena spuntati dalla terra, si leverebbero in alto d’improvviso.188Ma è manifesto che nulla di ciò accade, giacché tutte le cose189crescono a poco a poco, com’è naturale per quel che nasce da un seme certo,190e crescendo conservano i caratteri della specie; sì che puoi riconoscere191che ogni cosa ingrandisce e si alimenta di materia propria.192A ciò si aggiunge che senza piogge in determinate stagioni193la terra non può far crescere i frutti giocondi;194e così la natura degli animali, se vien privata di cibo,195non può propagare la specie e conservarsi in vita;196quindi è meglio pensare che molti elementi son comuni a molte197cose, come vediamo che le lettere sono comuni alle parole,198piuttosto che pensare che alcuna cosa possa esistere senza primi principi.199Per di più, perché la natura non poté formare uomini tanto grandi200da poter coi piedi passare a guado il mare201e con le mani divellere grandi monti202e vivendo superare molte generazioni di viventi,203se non perché al nascere delle cose è assegnata una materia204determinata, da cui resta fissato cosa possa sorgere alla vita?205Bisogna dunque riconoscere che nulla può esser prodotto dal nulla,206poiché alle cose è necessario un seme, da cui creata207ciascuna possa protendersi ai leggeri soffi dell’aria.208Infine, poiché vediamo che i luoghi coltivati prevalgono209sugli incolti e rendono alle mani frutti migliori,210è evidente che nella terra ci sono primi principi delle cose211che noi, rivoltando col vomere le glebe feconde212e domando il suolo della terra, stimoliamo alla germinazione.213Se non ci fossero, vedresti ogni cosa senza nostra fatica214spontaneamente diventare molto migliore.215

    A ciò si aggiunge che la natura dissolve ogni corpo di nuovo216nei suoi elementi e non distrugge le cose fino ad annientarle.217

  • Ché se qualcosa fosse mortale in tutte le parti,218ogni cosa perirebbe d’improvviso rapita ai nostri occhi.219Non ci sarebbe infatti bisogno di alcuna forza capace di produrre220la disgregazione delle sue parti e di scioglierne i legami.221Ma ora, poiché le cose constano tutte di semi eterni,222fintantoché non sia andata contro di loro una forza che le spezzi223con l’urto o penetri addentro per i vuoti e le dissolva,224di nessuna la natura lascia che si veda la fine.225Inoltre, quanto il tempo toglie via per vecchiezza,226se interamente lo annienta consumandone tutta la materia,227donde Venere riconduce alla luce della vita le stirpi animali228specie per specie, o donde, ricondotte, l’artefice terra229le alimenta e accresce, offrendo nutrimenti specie per specie?230Donde riforniscono il mare fonti native e dall’esterno fiumi231provenienti di lontano? Donde l’etere pasce gli astri?232Infatti tutto ciò che ha un corpo mortale dovrebbero233averlo già consumato il tempo infinito e i giorni trascorsi.234Che se per tutta la durata del tempo trascorso esistettero235gli elementi di cui consiste, dopo essersi rinnovato, questo236universo, d’immortale natura sono certo dotati:237non può dunque ogni cosa ridursi al nulla.238Per di più, una stessa forza e causa distruggerebbe comunemente239tutte le cose, se non le tenesse insieme una materia eterna,240meno o più ristretta nelle connessioni delle sue parti.241Un contatto infatti sarebbe certo sufficiente causa di morte,242giacché non ci sarebbero elementi dotati di corpo eterno,243dei quali una forza appropriata dovesse dissolvere l’aggregazione.244Ma ora, poiché connessioni dissimili stringono tra loro245i principi, e la materia è eterna,246le cose conservano incolume il corpo, finché non si presenti247una forza che sia abbastanza gagliarda in proporzione alla tessitura di ciascuna.248Non ritorna dunque al nulla alcuna cosa, ma tutte249per disgregazione ritornano agli elementi della materia.250Infine, scompaiono le piogge, quando il padre etere251le ha precipitate nel grembo della madre terra; ma ne sorgono252splendide messi, e i rami degli alberi rinverdiscono,253gli alberi stessi crescono e si caricano di frutti;254di qui si alimentano poi la nostra specie e quella delle fiere,255di qui gioconde città vediamo fiorire di fanciulli,256e frondose selve d’ogni parte risuonare dei canti di nuovi uccelli;257di qui le greggi s’impinguano e stanche distendono i corpi258sui pascoli rigogliosi, e il candido umore del latte259stilla dalle mammelle turgide; di qui una prole novella260con membra malferme allegramente ruzza tra l’erba261

  • tenera, di latte puro inebriata la mente giovinetta.262Non perisce dunque del tutto ogni cosa che pare perire,263poiché la natura rinnova una cosa dall’altra e non comporta264che alcuna si generi se non l’aiuta la morte di un’altra.265

    E ora, poiché ho mostrato che le cose non si possono creare266dal nulla e parimenti che, una volta generate, non possono ridursi267al nulla, affinché tu non cominci per caso a diffidare tuttavia268delle mie parole, perché i primi principi delle cose non possono269essere scorti con gli occhi, ascolta quali altri corpi è necessario270che tu stesso riconosca esistenti nella realtà eppure non visibili.271Anzitutto la forza sfrenata del vento sferza il mare272e travolge grosse navi e disperde le nuvole,273e talvolta, percorrendo con rapinoso turbine i campi,274grandi alberi vi abbatte e sparge, e contro le vette dei monti275si avventa con raffiche che schiantano le selve: tanto infuria276con fremito violento e imperversa con minaccioso rombo il vento.277Esistono dunque, senza dubbio, invisibili corpi di vento,278che spazzano il mare e le terre e alfine le nuvole in cielo279e, con subitaneo turbine avventandosi, le trascinano via;280e scorrono e spargono strage, non altrimenti che quando281la molle natura dell’acqua si rovescia d’improvviso282con corso straripante: per piogge dirotte la ingrossa283un gran defluire d’acque giù dagli alti monti,284che scaglia rottami di piante ed alberi interi;285né solidi ponti possono reggere all’assalto subitaneo286dell’acqua che incalza: tanto il fiume, torbido per grandi287piogge, investe gli argini con forza possente;288con grande fragore li abbatte, e travolge sotto le onde grossi289macigni, rovescia ogni cosa che oppone ostacolo ai suoi flutti.290Così dunque devono infuriare anche i soffi del vento,291che, quando come un fiume possente sono piombati verso292una qualsiasi parte, cacciano le cose innanzi a sé e le abbattono293con assalti frequenti, talvolta con vortice tortuoso le afferrano294e rapinosi con roteante turbine le trasportano.295Perciò, ancora e ancora, esistono invisibili corpi di vento,296giacché nei fatti e nei caratteri si scoprono emuli297dei grandi fiumi, che hanno corpo visibile.298Inoltre noi sentiamo i vari odori delle cose e tuttavia299non li discerniamo mai mentre vengono alle narici,300né scorgiamo le emanazioni di calore, né possiamo cogliere301con gli occhi il freddo, né ci avviene di vedere i suoni;302e tuttavia tutte queste cose è necessario che constino303di natura corporea, perché possono colpire i sensi.304Nessuna cosa infatti può toccare ed essere toccata, se non è un corpo.305

  • Ancora, sospese sul lido contro cui s’infrangono i flutti,306le vesti s’inumidiscono, sciorinate al sole s’asciugano.307Ma non s’è veduto in che modo l’umore dell’acqua sia penetrato,308né in che modo sia poi fuggito per effetto del calore.309L’umore dunque si sparge qua e là in piccole parti,310che gli occhi non possono vedere in alcun modo.311Per di più, nel corso di molti anni solari l’anello,312a forza d’essere portato, si assottiglia dalla parte che tocca il dito;313lo stillicidio, cadendo sulla pietra, la incava; il ferreo vomere314adunco dell’aratro occultamente si logora nei campi;315e le strade lastricate con pietre, le vediamo consunte316dai piedi della folla; e poi, presso le porte, le statue317di bronzo mostrano che le loro mani destre si assottigliano318al tocco di quelli che spesso salutano e passano oltre.319Che queste cose dunque diminuiscano, noi lo vediamo,320perché son consunte. Ma quali particelle si stacchino in ogni321momento, l’invidiosa natura della vista ci precluse di vederlo.322Infine tutto ciò che il tempo e la natura aggiungono alle cose323a poco a poco, facendole crescere proporzionatamente,324nessun acume di occhi, benché si sforzi, può scorgerlo;325né d’altra parte potresti discernere tutto ciò che invecchia326per l’età e la macilenza, né cosa perdano in ciascun momento327gli scogli che sovrastano il mare, corrosi dall’avido sale.328Mediante corpi invisibili, dunque, opera la natura.329

    Né tuttavia da ogni parte tutte le cose sono compatte,330occupate dalla natura corporea: infatti esiste nelle cose il vuoto.331Sapere questo ti sarà utile in molti casi,332e non lascerà che errando dubiti e faccia sempre ricerche333sull’universo e diffidi delle nostre parole.334Esiste dunque uno spazio che non si può toccare, ciò che è vuoto335e libero. Se non esistesse, in nessun modo potrebbero le cose336muoversi; infatti quella che è la funzione propria del corpo,337opporsi e fare ostacolo, sarebbe presente in ogni momento338in tutte le cose; nulla dunque potrebbe avanzare,339perché nessuna cosa comincerebbe a cedere il posto.340Ora, al contrario, per i mari e le terre e le eccelse plaghe del cielo,341molte cose in molti modi, per vari motivi, vediamo muoversi342innanzi ai nostri occhi, che, se non esistesse il vuoto,343non tanto sarebbero del tutto prive dell’inquieto movimento,344quanto non sarebbero state assolutamente, in alcun modo, generate,345perché la materia da ogni parte compatta sarebbe rimasta quieta.346Inoltre, per quanto solide si reputino le cose, da questo tuttavia347puoi vedere che sono di corpo in cui è frammisto il vuoto.348In rocce e spelonche s’infiltra il liquido umore dell’acqua349

  • e dappertutto vi piangono abbondanti gocce.350In tutto il corpo degli esseri viventi il cibo si propaga.351Crescono gli alberi e a tempo debito producono i frutti,352perché il cibo ogni loro parte pervade, fin dalle profonde353radici diffondendosi per i tronchi e per i rami tutti.354Passano le voci per le pareti e trasvolano il chiuso355delle case, il rigido freddo penetra fin dentro le ossa.356Tutto ciò, non lo vedresti in alcun modo avvenire,357se non ci fossero vuoti per cui i vari corpi potessero passare.358Infine, perché vediamo che alcune cose sopravanzano altre359nel peso, pur non avendo affatto dimensioni maggiori?360Infatti, se in un gomitolo di lana c’è tanta quantità di materia361quanta ce n’è in un uguale pezzo di piombo, è naturale che pesi altrettanto,362perché è proprietà della materia premere ogni cosa verso il basso,363mentre al contrario la natura del vuoto rimane senza peso.364Dunque, ciò che è grande ugualmente e si trova più leggero,365senza dubbio manifesta di contenere una parte maggiore di vuoto;366per contrario, ciò che è più pesante, indica di contenere una parte367maggiore di materia e di aver dentro una molto minore parte di vuoto.368Esiste dunque, senza dubbio, mescolato nelle cose quel che noi369cerchiamo con ragionare sagace, quel che chiamiamo vuoto.370

    A questo proposito, è necessario che io prevenga, perché non possa371trarti lontano dal vero, ciò che alcuni vanno fantasticando.372Dicono che le acque cedono alla spinta degli esseri squamosi373e aprono liquide vie, perché i pesci lasciano dietro di sé374luoghi dove le onde che cedono possono confluire:375così anche altre cose possono muoversi e mutar luogo376scambievolmente, quantunque il tutto sia pieno.377Ma certo ciò è stato creduto per un ragionamento in tutto falso.378Infatti, dove mai potranno gli esseri squamosi avanzare,379se le acque non hanno lasciato spazio vuoto? E d’altra parte,380dove potranno ritrarsi le onde, quando i pesci non potranno andare avanti?381Dunque, bisogna o negare il movimento a ogni corpo382o dire che alle cose è commisto il vuoto e che da questo383ciascuna cosa prende l’inizio primo del movimento.384Infine, se due corpi larghi e piatti, dopo essersi scontrati385combaciando, con brusco rimbalzo si distaccano, certo è necessario386che l’aria occupi tutto il vuoto che si produce tra i due corpi.387Ma, per quanto essa confluisca tutt’intorno con celeri correnti,388tuttavia non potrà lo spazio esserne riempito tutto in un solo389istante: è necessario infatti che essa occupi il luogo390che via via le sta più vicino, e poi prenda possesso dell’intera391estensione. Che se per caso qualcuno pensa che ciò avvenga392quando i corpi si sono distaccati, per il condensarsi dell’aria,393

  • erra; infatti allora si produce un vuoto che prima394non c’era, e insieme si riempie ciò che prima era vuoto,395né in tal modo può addensarsi l’aria,396e, se pure potesse, non potrebbe, credo, senza il vuoto397contrarsi in sé e raccogliere le sue parti in un punto solo.398

    Perciò, per quanto tu indugi adducendo molti pretesti,399è necessario tuttavia che ammetta che esiste nelle cose il vuoto.400E io potrei, rammentandoti molti altri argomenti,401riuscire a strappare il tuo assenso ai miei detti.402Ma ad una mente sagace queste piccole orme sono403sufficienti: con esse tu stesso puoi conoscere il resto.404E infatti come i cani spesso col fiuto scoprono il covile405coperto di fronde di una fiera che vaga sui monti,406una volta che si son messi sulle tracce d’una via sicura,407così in tali questioni potrai tu stesso, da solo, passare408da una conoscenza all’altra e addentrarti in tutte409le cieche latebre e trarne fuori il vero.410Ma se sei pigro o ti ritrai un poco dalla cosa,411questo posso senz’altro prometterti, o Memmio:412così larghi sorsi, attinti alle grandi fonti,413la lingua soave verserà dal mio petto colmo,414ch’io temo che la tarda vecchiezza serpeggi415per le membra e sciolga in noi i vincoli della vita,416prima che su una qualsiasi singola cosa tutta la quantità417delle prove ti sia coi versi trasmessa per le orecchie.418

    Ma ora, perché io riprenda a intessere con le parole il lavoro419intrapreso, tutta la natura dunque, come è per sé stessa,420consiste di due cose: ci sono infatti i corpi e il vuoto,421in cui quelli son posti e attraverso cui si muovono per diverse vie.422Infatti, che il corpo esista, lo indica di per sé il senso423di cui tutti siamo dotati; se non avrà anzitutto valore424la fede in questo, ben fondata, non esisterà, quando tratteremo425di cose occulte, nulla a cui riferendoci possiamo provare qualcosa426col ragionare della mente. E poi, se non esistesse l’estensione427e lo spazio, che chiamiamo vuoto, i corpi non potrebbero esser posti428in alcun luogo, né assolutamente muoversi verso alcun punto,429per diverse vie: ciò che già sopra, poc’anzi, ti abbiamo dimostrato.430Oltre a questi, non c’è cosa che tu possa dire disgiunta431da ogni corpo e separata dal vuoto,432e che risulti costituente quasi una terza natura.433Infatti, qualunque cosa esisterà, dovrà essere qualche cosa per sé stessa.434E se essa sarà tangibile, per quanto in modo leggero ed esiguo,435accrescerà, con un accrescimento grande o anche piccolo,436purché esista, il numero dei corpi e si aggiungerà alla loro somma.437

  • Se invece sarà intangibile, perché da nessuna parte potrà impedire438a una cosa, che cerca di passare per essa, di attraversarla,439evidentemente questo sarà ciò che chiamiamo libero vuoto.440Inoltre, qualunque cosa esisterà per sé stessa, o farà qualcosa441o, agendo altri, dovrà essa stessa subire, oppure sarà tale442che in essa le cose possano esistere e svolgersi.443Ma fare e subire non può alcuna cosa senza corpo, né offrire444luogo può alcuna cosa, tranne lo spazio vuoto e libero.445Dunque, oltre il vuoto e i corpi, non si può lasciare nel novero446delle cose nessuna terza natura esistente per sé stessa,447né tale che cada in alcun tempo sotto i nostri sensi,448né tale che qualcuno possa giungervi col ragionare della mente.449

    Infatti tutte le cose che hanno un nome, o le troverai proprietà450di queste due cose o vedrai che sono loro accidenti.451Proprietà è ciò che in nessun caso si può disgiungere452e separare senza un distacco distruttore: tale è la pesantezza453per i sassi, il calore per il fuoco, la liquidità per l’acqua,454la tangibilità per tutti i corpi, l’intangibilità per il vuoto.455Al contrario, servitù, povertà e ricchezza,456libertà, guerra, concordia, e tutte le altre cose di cui457l’arrivo e la partenza lasciano incolume la natura della cosa,458siamo soliti chiamarle, come è naturale, accidenti.459Anche il tempo non esiste per sé, ma dalle cose stesse460deriva il senso di ciò che si è svolto nel tempo,461poi di ciò che è presente, infine di ciò che segue più tardi.462E bisogna riconoscere che nessuno avverte il tempo per sé,463separato dal movimento e dalla placida quiete delle cose.464Ancora, quando dicono che «il ratto della Tindaride» e il «soggiogamento465delle genti troiane in guerra» esistono, bisogna badare466che per avventura non ci costringano a riconoscere che queste cose467esistano per sé, poiché quelle generazioni di uomini, di cui queste468furono accidenti, le tolse via, irrevocabile, l’età già passata.469Giacché qualunque cosa si sarà compiuta, potrà essere detta470accidente, in un caso † ...... †, in un altro delle regioni stesse.471Infine, se non fosse esistita la materia delle cose,472né il luogo e lo spazio in cui tutte le cose si svolgono,473giammai il fuoco dell’amore, suscitato dalla bellezza della Tindaride,474divampando profondo nel frigio petto di Alessandro,475avrebbe acceso le famose battaglie della crudele guerra,476né di nascosto ai Troiani il ligneo cavallo avrebbe477incendiato Pergamo col notturno parto dei Greci;478sì che tu puoi ben vedere che gli avvenimenti, tutti, senza479eccezione, non sussistono per sé, né esistono così come i corpi,480né si può dire che siano allo stesso modo in cui sussiste il vuoto;481

  • ma piuttosto son tali che giustamente puoi chiamarli accidenti482dei corpi e del luogo in cui tutte le cose si svolgono.483

    I corpi poi sono in parte i primi principi delle cose,484in parte le cose costituite dall’aggregazione dei primi principi.485Ma quelli che effettivamente sono primi principi delle cose, nessuna486forza può estinguerli; infatti per la solidità del corpo son essi487che vincono alla fine. Sebbene sembri difficile credere488che tra le cose se ne possa trovare qualcuna di corpo solido.489Passa infatti il fulmine del cielo attraverso i muri delle case,490come il grido e le voci; nel fuoco il ferro diventa incandescente,491e le pietre si spaccano a un calore che fiero ferva;492come la rigidità dell’oro cede alla vampa e si scioglie,493così il ghiaccio del bronzo, vinto dalla fiamma, si fonde;494attraversano l’argento il calore e il freddo penetrante,495poiché l’uno e l’altro comunemente sentiamo tenendo in mano, come s’usa,496le coppe, quando dall’alto vi è stata versata l’acqua che le irrora.497A tal segno sembra che nelle cose non ci sia nulla di solido.498Ma poiché, tuttavia, la verità e la natura delle cose lo impongono,499presta attenzione, finché dimostriamo, in pochi versi,500che esistono cose costituite di corpo solido ed eterno,501che noi mostriamo essere i semi delle cose e i primi principi502da cui fu creato tutto l’universo quale ora è costituito.503

    Anzitutto, poiché abbiamo scoperto che sussiste504una duplice natura, di gran lunga dissimile, di due cose,505la materia e lo spazio, nel quale tutte le cose si svolgono,506è necessario che ognuna delle due esista per sé e scevra di mescolanza.507Difatti, dovunque si stende libero lo spazio, che chiamiamo508vuoto, lì non v’è corpo; d’altra parte, dovunque sta un corpo,509li non v’è assolutamente uno spazio sgombro, vuoto.510Sono dunque solidi e senza vuoto i corpi primi.511Inoltre, poiché nelle cose generate c’è il vuoto,512è necessario che tutt’intorno stia materia solida;513né si può con giusto ragionare provare che alcuna cosa514nel proprio corpo celi vuoto e l’abbia nel proprio interno,515se non ammetti che ciò che lo racchiude è solido.516D’altra parte, nient’altro può essere che aggregato di materia,517qualcosa che sia capace di racchiudere il vuoto delle cose.518La materia dunque, che consta di corpo solido,519può essere eterna, mentre tutto il resto si dissolve.520E poi, se non esistesse nulla che fosse sgombro e vuoto,521il tutto sarebbe solido; per contrario, se non esistessero522determinati corpi per empire tutti i luoghi che occupano,523tutto quanto esiste sarebbe spazio sgombro, vuoto.524Alternamente, dunque, senza dubbio il corpo è intramezzato525

  • dal vuoto, poiché il tutto non è totalmente pieno, né, d’altronde,526è totalmente vuoto. Esistono dunque corpi determinati,527tali da potere intramezzare col pieno lo spazio vuoto.528Questi né possono dissolversi percossi da colpi529dall’esterno, né inoltre, penetrati a fondo, disgregarsi,530né possono in altro modo attaccati vacillare;531ciò che già sopra, poc’anzi, ti abbiamo dimostrato.532È infatti evidente che senza vuoto nessuna cosa può essere533schiacciata, né infranta, né scissa in due parti con un taglio;534né può ricevere in sé acqua e neppure il freddo che pervade,535né il fuoco penetrante, che sono i fattori d’ogni distruzione.536E quanto più ogni cosa in sé racchiude vuoto,537tanto più da queste cose a fondo attaccata vacilla.538Dunque, se i corpi primi sono solidi e senza vuoto,539così come ho dimostrato, è necessario che siano eterni.540Inoltre, se la materia non fosse stata eterna, prima d’ora541tutte le cose sarebbero tornate interamente al nulla,542e dal nulla sarebbero rinate tutte quelle cose che noi vediamo.543Ma poiché sopra ho dimostrato che nulla si può creare dal nulla544e ciò che fu generato non può essere ridotto al nulla,545di corpo immortale devono essere i primi principi,546in cui tutte le cose possano risolversi nel momento supremo,547sì che la materia sia bastante a ristorare la perdita delle cose.548Sono dunque di solida semplicità i primi principi,549né in altro modo possono essersi conservati attraverso le età550e ristorare le perdite delle cose, da tempo ormai infinito.551Ancora, se la natura non avesse fissato alcun limite552allo spezzarsi delle cose, ormai i corpi della materia,553spezzati dalle età passate, sarebbero ridotti a tal punto554che da essi nulla potrebbe, entro un tempo determinato,555esser concepito e raggiungere il sommo limite della vita.556Infatti vediamo che qualunque cosa può più in fretta dissolversi557che di nuovo rifarsi: pertanto ciò che la lunga durata558dei giorni, l’infinita durata di tutto il tempo già trascorso,559avrebbe fino ad ora spezzato, sconvolgendolo e dissolvendolo,560non potrebbe mai essere rinnovato nel tempo che resta.561Ma ora, senza dubbio, all’azione dello spezzare è fissato562un limite determinato, immutabile, poiché vediamo che ogni cosa563si rifà e, insieme, per le cose, secondo le specie, sono fissati564tempi limitati in cui possano attingere il fiore dell’età.565A ciò si aggiunge che, sebbene i primi corpi della materia566siano solidissimi, tuttavia tutte le cose molli che si producono,567l’aria l’acqua la terra i vapori, si può spiegare in che modo568si producano e per qual forza tutte si svolgano,569

  • una volta che nelle cose è commisto il vuoto.570Ma per contro, se supponiamo molli i primi principi delle cose,571non si potrà spiegare donde possano crearsi le dure572rocce e il ferro, giacché radicalmente tutta la natura573sarà priva d’un principio che ne costituisca il fondamento.574Esistono dunque corpi possenti di solida semplicità,575ed è per il più compatto aggregarsi di essi che tutte le cose576possono farsi più salde e dimostrare valide forze.577Inoltre, se nessun limite è assegnato allo spezzarsi578dei corpi, tuttavia è necessario che dall’eternità sopravanzino579ancora, per ciascuna specie di cose, corpi che finora580non siano stati assaliti da alcun pericolo.581Ma, giacché sono dotati di natura fragile, con ciò non s’accorda582che abbiano potuto continuare a sussistere in eterno,583travagliati da innumerevoli colpi nel corso di tutte le età.584Infine, poiché per le cose è secondo le specie fissato585un termine di crescita e di conservazione della vita,586e giacché risulta sancito da leggi di natura che cosa possa587ognuna e che cosa non possa, né alcunché si muta,588anzi tutto rimane così costante che i variopinti uccelli,589di generazione in generazione, tutti mostrano590presenti nel corpo i colori propri di ciascuna specie,591evidentemente devono anche avere un corpo di materia592immutabile. Infatti, se i primi principi potessero593in qualche modo esser vinti e mutarsi,594in tal caso sarebbe incerto anche che cosa possa nascere,595che cosa non possa, infine in qual modo ciascuna cosa596abbia un potere finito e un termine, profondamente confitto;597né tante volte potrebbero le generazioni secondo ciascuna specie598riprodurre natura, costumi, modo di vivere e movimenti dei genitori.599E ancora: poiché c’è una punta estrema, in ogni caso,600di quel corpo che i nostri sensi non possono più601discernere, essa evidentemente è senza parti602e consta di natura minima, né esistette mai603per sé separata, né tale potrà essere in futuro,604poiché di un’altra cosa essa stessa è parte e prima e una;605poi altre ed altre parti simili, susseguendo in ordine,606in schiera compatta, completano la natura del corpo primo,607e, poiché non possono esistere per sé, è necessario608che aderiscano là donde non possono in alcun modo esser strappate via.609Sono dunque di solida semplicità i primi principi,610essi che compatti di parti minime hanno stretta coesione,611non aggregati per il concorso di quelle,612ma piuttosto possenti di eterna semplicità.613

  • Da essi la natura, riservando i semi alle cose, non concede614che alcunché sia strappato via o venga ancora detratto.615D’altronde, se non ci sarà un minimo, tutti i corpi616più piccoli consteranno di parti infinite,617giacché in tal caso la metà di una metà avrà sempre618una propria metà, né alcuna cosa porrà un termine.619E allora, che differenza ci sarà tra la somma delle cose e la cosa più piccola?620Non sarà possibile alcun divario: infatti, per quanto621l’universo in tutto il suo insieme sia infinito, tuttavia622le cose più piccole consteranno egualmente di parti infinite.623Ma, poiché la verità protesta contro ciò e non ammette624che l’animo possa credervi, è necessario che tu, vinto, riconosca625che esistono quelle cose che non sono più costituite di parti626e constano di natura minima. E poiché esse esistono, è necessario627che tu riconosca che esistono anche quegli elementi, solidi ed eterni.628Infine, se la natura creatrice fosse solita costringere629tutte le cose a risolversi nelle parti minime,630nulla più essa sarebbe in grado di ricomporre con queste,631perché le cose che sono prive di parti non possono avere632le qualità che deve avere la materia generatrice,633le varie connessioni, i pesi, gli urti,634gl’incontri, i movimenti, per cui tutte le cose si svolgono.635

    Perciò coloro i quali pensarono che materia delle cose fosse636il fuoco e che di solo fuoco fosse costituito l’universo,637appare evidente che molto si allontanarono dalla verità.638Loro duce, entra primo in battaglia Eraclito,639illustre per l’oscura lingua più tra i fatui640che tra i seri Greci ricercatori del vero.641Gli sciocchi infatti più ammirano e amano tutte642quelle cose che scorgono nascoste sotto parole stravolte,643e tengono per vero ciò che può titillare gradevolmente644le orecchie ed è colorato di una piacevole sonorità.645

    Come potrebbero infatti le cose essere tanto varie, io domando,646se si suppone che siano nate dal solo e puro fuoco?647Nulla, in verità, gioverebbe che il caldo fuoco si condensasse648o si rarefacesse, se le parti del fuoco avessero649la medesima natura che ha anche il fuoco intero.650Più violento sarebbe difatti l’ardore per la concentrazione delle parti,651e, d’altro canto, più languido per la loro disgiunzione e dispersione652Che con tali cause possa avvenire più di questo,653non ti è dato credere; tanto meno, poi, tanta varietà di cose654può provenire da fuochi densi e radi. E aggiungi questo:655soltanto se ammettono che alle cose è misto il vuoto,656i fuochi potranno condensarsi o rarefarsi.657

  • Ma, poiché † ...... † vedono molte cose opporsi a loro658e rifuggono dall’ammettere nelle cose il vuoto puro,659mentre temono la via ardua, smarriscono la via giusta;660né d’altronde vedono che, tolto dalle cose il vuoto,661tutto si condensa e di tutto si fa un corpo solo,662tale che da sé non può emettere nulla istantaneamente,663nel modo in cui il fuoco avvampante getta luce e calore,664sì che vedi che non consta di parti compatte.665Ma, se per caso credono che in altro modo possano666i fuochi nell’addensamento estinguersi e mutar sostanza,667è evidente che, se non si asterranno dal far ciò in nessuna parte,668tutto l’ardore naturalmente cadrà appieno nel nulla,669‹e› dal nulla saranno prodotte tutte le creature.670Infatti ogni volta che una cosa si muta ed esce dai propri671termini, sùbito questo è la morte di ciò che era prima.672Quindi è necessario che alle creature qualcosa sopravanzi incolume,673perché tutte le cose non ti si riducano appieno al nulla,674e dal nulla rinasca e prenda vigore l’insieme delle cose.675Ora, dunque, poiché ci sono certi corpi ben determinati,676che conservano una natura sempre uguale,677e per il cui distaccarsi o accostarsi e mutare di ordine678mutano natura le cose e si trasformano i corpi,679si vede che questi corpi primi non sono di fuoco.680Non farebbe infatti differenza che alcuni si disgiungessero681e partissero, e altri si aggiungessero, e alcuni mutassero ordine,682se tuttavia tutti quanti conservassero natura di fiamma:683infatti, qualunque cosa creassero, sarebbe in ogni modo fuoco.684Ma, a quel ch’io penso, la cosa sta così: esistono certi corpi,685di cui gl’incontri, i movimenti, l’ordine, la disposizione, le forme686producono i fuochi, e col mutare ordine mutano natura,687né sono simili al fuoco, né ad alcun’altra cosa688che possa emettere corpi ai sensi689e con l’accostarsi colpire il nostro tatto.690

    Dire, poi, che fuoco sono tutte le cose e che nel novero691delle cose non esiste nulla che sia reale tranne il fuoco,692come fa questo medesimo Eraclito, pare essere mero delirio.693Infatti contro i sensi, partendo dai sensi, egli stesso combatte,694e infirma quelli da cui dipendono tutte le opinioni,695da cui egli stesso apprese questo che chiama fuoco.696Crede infatti che i sensi conoscano realmente il fuoco,697ma non tutte le altre cose, che per nulla son meno chiare.698E questo a me sembra falsità e delirio.699A che ci riferiremo infatti? Che mai può essere per noi700più sicuro degli stessi sensi per discernere il vero e il falso?701

  • E d’altronde, perché uno eliminerebbe tutte le altre cose702e vorrebbe lasciare la sola natura del fuoco, piuttosto che negare703l’esistenza del fuoco e lasciare tuttavia sussistere un’altra natura?704Uguale demenza sembra, infatti, dire e l’una e l’altra cosa.705

    Perciò coloro i quali pensarono che materia delle cose fosse706il fuoco e che di fuoco potesse essere costituito l’universo,707e coloro che posero l’aria quale principio generatore708delle cose, o quanti pensarono che l’acqua di per sé sola709formasse le cose, o che la terra creasse tutto710e si trasformasse in ogni natura di cose,711sembrano essersi sperduti molto lontano dal vero.712Aggiungi anche coloro che duplicano i primi principi713delle cose, unendo l’aria al fuoco e la terra all’acqua,714e coloro che credono che da quattro cose possa crescer tutto,715dal fuoco, dalla terra e dall’aria e dall’acqua.716Fra questi primeggia Empedocle di Agrigento,717che entro le sue rive triangolari produsse l’isola718intorno a cui fluttuando negli ampi anfratti il mare719Ionio spruzza dalle onde glauche le salse spume,720e per angusto stretto acque impetuose dividono721con le onde le rive della terra Eolia dal suo territorio.722Qui è la devastatrice Cariddi e qui i boati dell’Etna723minacciano di raccogliere di nuovo le ire delle fiamme,724sì che ancora la sua violenza vomiti fuochi prorompenti725dalle fauci e al cielo lanci di nuovo folgori di fiamma.726E se questa regione appare in molti modi grande, meravigliosa727alle genti umane, e si dice che sia degna di essere veduta,728opima di cose buone, munita di molta forza di uomini,729pure sembra che in sé non abbia avuto nulla di più glorioso730che quest’uomo, nulla di più santo e mirabile e caro.731E invero i canti del suo petto divino732svelano a gran voce ed espongono gloriose scoperte,733sì che a stento sembra nato da stirpe umana.734

    Egli, tuttavia, e quelli che abbiamo menzionati sopra,735notevolmente inferiori sotto molti aspetti e molto minori,736benché scoprissero molte cose bene e in maniera divina,737e quasi dai penetrali del cuore dessero responsi738più santamente e con molto maggiore certezza739che la Pizia, che parla dal tripode e dal lauro di Febo,740tuttavia nei primi principi delle cose rovinarono,741e gravemente ivi caddero, grandi in grande caduta;742prima perché, tolto dalle cose il vuoto, asseriscono743il movimento, e lasciano cose morbide e porose,744l’aria l’acqua il fuoco la terra gli animali le messi,745

  • e tuttavia non mescolano nel loro corpo il vuoto;746poi perché credono che non ci sia alcun termine747alla divisione dei corpi, né esista arresto al loro spezzarsi,748né resti assolutamente alcun minimo nelle cose;749mentre vediamo che di ciascuna cosa esiste quel vertice estremo750che si vede essere il minimo rispetto ai nostri sensi,751sì che puoi inferirne che il punto estremo esistente nei corpi752che non sei in grado di scorgere è in essi la minima parte.753E a ciò s’aggiunge ancora questo: poiché suppongono754come primi principi cose molli, che noi vediamo soggette755alla nascita e dotate di corpo mortale, l’universo756dovrebbe in tal caso ritornare interamente al nulla,757e dal nulla rinascere e prender vigore l’insieme delle cose;758ma tu già saprai quanto e questo e quello siano lontani dal vero.759Poi, quelle cose sono in molti modi nemiche ed hanno l’una760per l’altra effetto di veleno: perciò o accozzatesi periranno761o fuggiranno qua e là, così come, per addensamento di tempesta,762vediamo fuggire qua e là fulmini e piogge e venti.763

    Infine, se da quattro cose tutto si crea764e in esse cose tutto di nuovo si dissolve,765come possono queste esser chiamate primi principi piuttosto766che, al contrario e inversamente, le cose principi di queste?767Alternamente infatti si generano e cambiano colore768e l’intera loro natura reciprocamente, da sempre.769Ma se per caso credi che il corpo del fuoco e quello della terra770e i soffi dell’aria e il rorido umore si congiungano771così che nell’unione per nulla muti la loro natura,772da essi non ti si potrà formare nessun essere,773né animato, né con corpo inanimato, come un albero.774Difatti nella congiunzione del vario coacervo ciascuna cosa775mostrerà la natura propria, e si vedrà l’aria mista insieme776con la terra, e il fuoco permanere insieme con l’acqua.777Ma nella generazione delle cose bisogna che i primi principi778apportino una natura occulta e invisibile,779perché non spicchi qualcosa che contrasti, e precluda780a quanto vien creato la possibilità di un’esistenza propria.781

    Anzi, risalgono sino al cielo e ai suoi fuochi,782e suppongono che prima il fuoco si trasformi nei soffi dell’aria,783di qui si generi la pioggia, e dalla pioggia si crei la terra,784e dalla terra tutto ritorni indietro,785prima l’acqua, poi l’aria, quindi il calore,786e che queste cose non cessino di mutarsi tra loro,787di passare dal cielo alla terra, dalla terra agli astri del cielo.788Cosa che i primi principi non devono fare in alcun modo.789

  • È necessario, infatti, che qualcosa sopravanzi immutabile,790perché tutte le cose non si riducano appieno al nulla.791Infatti ogni volta che una cosa si muta ed esce dai propri792termini, sùbito questo è la morte di ciò che era prima.793Perciò, poiché le cose che abbiamo dette poc’anzi794subiscono mutamento, è necessario che esse constino795di altre che non possano assolutamente cambiarsi,796se non vuoi che tutte le cose si riducano appieno al nulla.797Perché non supponi piuttosto certi corpi dotati798di tale natura che, se per caso hanno creato il fuoco,799possano anche, tolti pochi di essi ed aggiunti pochi altri,800mutati ordine e moto, produrre i soffi dell’aria,801e che così tutte le cose si mutino le une nelle altre?802

    «Ma fatti manifesti», dici, «mostrano apertamente che tutte803le cose nei soffi dell’aria crescono e s’alimentano dalla terra;804e se la stagione non prodiga in tempo propizio le piogge,805sì che gli alberi vacillino per lo sciogliersi dei nembi,806e il sole per parte sua non li ristora e dispensa il calore,807non possono crescere messi, alberi, esseri viventi».808Naturalmente! E, se cibi secchi e teneri liquidi809non ci sostenessero, senz’altro, deperito il corpo,810anche tutta la vita da tutti i nervi e le ossa si scioglierebbe.811Infatti senza dubbio noi siamo sostentati e alimentati da cose812determinate, come da cose determinate altri esseri e altri ancora.813Certo perché molti principi primi, comuni a molte cose814in molti modi, nelle cose son misti,815per questo cose diverse si alimentano di cose diverse.816E spesso importa molto con quali altri i medesimi primi817principi, e in quale disposizione, siano collegati,818e quali movimenti a vicenda imprimano e ricevano;819giacché gli stessi costituiscono il cielo, il mare, le terre, i fiumi,820il sole, gli stessi le messi, gli alberi, gli esseri viventi,821ma si muovono commisti ad altri e in altro modo.822Anzi qua e là nei nostri stessi versi tu vedi823molte lettere comuni a molte parole,824mentre tuttavia devi ammettere che versi e parole distano825tra loro, e per significato e per modulazione di suono.826Tanto è il potere delle lettere, solo che se ne muti l’ordine.827Ma i primi principi delle cose sono in grado di apportare828più mezzi, perché se ne possano creare tutte le varie cose.829

    Ora scrutiamo anche l’omeomeria di Anassagora,830come i Greci la chiamano, mentre a noi la povertà del patrio831linguaggio non concede di denominarla nella nostra lingua;832ma tuttavia la cosa stessa è facile esporla con parole.833

  • Anzitutto - ciò che egli denomina omeomeria delle cose -834evidentemente crede che le ossa siano formate di ossa835piccolissime e minute, e di piccolissime e minute836carni la carne, e che il sangue si crei da molte837gocce di sangue che si uniscano tra loro,838e che l’oro possa esser costituito di briciole d’oro,839e che la terra si componga per aggregarsi di particelle di terra,840di particelle di fuoco sia fatto il fuoco, d’acqua l’acqua;841e in simile maniera immagina e crede tutte le altre cose.842Né tuttavia in alcuna parte egli concede che nelle cose ci sia843il vuoto, né che esista un limite alla divisione dei corpi.844Perciò in entrambe le dottrine mi sembra che egli erri845allo stesso modo di coloro di cui parlammo sopra.846Aggiungi che troppo deboli s’immagina i primi principi;847se effettivamente sono primi principi, quelli che son dotati848di natura simile a quella che è propria delle cose stesse, e ugualmente849soffrono fatica e morte, e nulla ne arresta il disfacimento.850Quale di essi infatti sotto una pressione violenta resisterà851tanto da sfuggire alla distruzione, tra i denti stessi della morte?852Il fuoco o l’acqua o l’aria? Quale di questi? Il sangue o le ossa?853Nessuno, a parer mio; quando in egual modo ogni cosa, senza eccezione,854sarà mortale, tanto quanto i corpi che manifestamente vediamo855scomparire, vinti da qualche forza, sotto i nostri occhi.856Ma che le cose non possano ricadere nel nulla, né, poi,857crescere dal nulla, chiamo a testimoniarlo le cose già provate.858Inoltre, poiché il cibo accresce il corpo e lo alimenta,859se ne può concludere che in noi le vene e il sangue e le ossa860*861o, se diranno che tutti i cibi sono di sostanza mista862ed hanno in sé piccoli corpi di nervi863e ossa e generalmente vene e parti di sangue,864ne conseguirà che ogni cibo, sia secco sia liquido,865si debba credere costituito esso stesso di cose d’altra natura,866di ossa e di nervi e di siero e di sangue commisti.867Inoltre, se tutti i corpi che crescon dalla terra son contenuti868nelle particelle di terra, la terra deve essere composta869delle cose d’altra natura che sorgono su dalla terra.870Trasporta lo stesso ragionamento a un altro oggetto: potrai usare871le stesse parole. Se nel legno stan nascosti fiamma e fumo e cenere,872è necessario che il legno consti di cose d’altra natura.873Inoltre, tutti quei corpi che la terra alimenta, accresce874*875delle cose d’altra natura che sorgono su dal legno.876

    Resta qui una tenue scappatoia: è quella di cui s’avvale877

  • Anassagora, supponendo che in tutte le cose878si celino commiste tutte le cose, ma appaia879solo quella di cui nel miscuglio esistano più particelle,880e siano più in evidenza e collocate in prima linea.881Ma questo si discosta molto dalla verità.882Giacché in tal caso anche le messi dovrebbero spesso, quando883son frantumate dalla minacciosa forza della pietra, emettere traccia884di sangue o qualcuna di quelle cose che si alimentano nel nostro corpo;885quando le stritoliamo con pietra su pietra, il sangue dovrebbe versarsi.886Similmente dovrebbero anche spesso le erbe e le acque887stillare gocce dolci e di sapore simile a quello888che ha il grasso latte delle pecore lanute;889e certo dovremmo anche, sminuzzate le zolle di terra,890vedere spesso varie specie di erbe e messi e fronde891disseminate tra la terra nascondersi in particelle minute;892infine, nella legna spezzata si dovrebbero vedere893cenere e fumo e minuti fuochi nascosti.894Ma, poiché fatti manifesti mostrano che nessuna895di tali cose accade, è chiaro che nelle cose non sono in quel modo896mischiate le cose, ma semi comuni a molte cose897devono celarsi nelle cose, commisti in molti modi.898

    «Ma spesso», tu dici, «sui grandi monti avviene899che le vicine cime degli alti alberi si sfreghino le une900contro le altre, quando a far ciò le costringono gli austri possenti,901finché rifulgono d’uno sbocciato fiore di fiamma».902Certo; eppure nel legno non si annida il fuoco,903ma ci sono molti semi di calore, che, confluiti904per lo strofinìo, producono incendi nelle selve.905Che se la fiamma si nascondesse nelle selve già formata,906non potrebbero per alcun tratto di tempo restar celati i fuochi,907divorerebbero dappertutto le selve, brucerebbero gli alberi.908E dunque non vedi ora che, come dicemmo poc’anzi,909spesso importa moltissimo con quali altri i medesimi910primi principi, e in quale disposizione, siano collegati,911e quali movimenti a vicenda imprimano e ricevano,912e che i medesimi, di poco mutati tra loro, producono913i fuochi e il legno? Appunto come anche le parole stesse914constano di lettere di poco mutate tra loro,915mentre con distinti vocaboli significhiamo ligneo e igneo.916E infine, se tutto quanto discerni nelle cose visibili917credi che non possa avvenire senza che tu supponga918dotati di natura consimile i corpi primi della materia,919con questo criterio i primi principi ti vanno in rovina:920avverrà che sghignazzino, scossi da tremulo riso,921

  • e di lacrime salse inumidiscano i volti e le guance.922E ora, suvvia, apprendi ciò che resta e ascolta più chiaro canto.923

    Né sfugge al mio pensiero quanto queste cose siano oscure;924ma una grande speranza di gloria ha trafitto il mio cuore925con tirso penetrante e insieme mi ha infuso nel petto un dolce926amore delle Muse, dal quale ora incitato con mente vivida927percorro remote regioni delle Pieridi, ove nessuno prima928impresse orma. Godo ad appressarmi alle fonti intatte929e bere, e godo a cogliere nuovi fiori930e comporre per il mio capo una corona gloriosa,931di cui prima a nessuno le Muse abbiano velato le tempie;932anzitutto perché grandi cose io insegno, e cerco933di sciogliere l’animo dagli stretti nodi della superstizione;934poi perché su oscura materia compongo versi tanto luminosi,935tutto cospargendo col fascino delle Muse.936Infatti anche questo appare non privo di ragione;937ma, come i medici, quando cercano di dare ai fanciulli938il ripugnante assenzio, prima gli orli, tutt’attorno al bicchiere,939cospargono col dolce e biondo liquore del miele,940perché nell’imprevidenza della loro età i fanciulli siano ingannati,941non oltre le labbra, e intanto bevano interamente l’amara942bevanda dell’assenzio e dall’inganno non ricevano danno,943ma al contrario in tal modo risanati riacquistino vigore;944così io ora, poiché questa dottrina per lo più pare945troppo ostica a coloro che non l’hanno coltivata,946e il volgo rifugge lontano da essa, ho voluto esporti947la nostra dottrina col canto delle Pieridi che suona soave,948e quasi cospargerla col dolce miele delle Muse,949per provare se per caso potessi in tal modo tenere950avvinto il tuo animo ai miei versi, finché penetri tutta951la natura, in quale forma sia disposta e ornata.952

    Ma, poiché ho insegnato che gli atomi sono solidissimi953e in perpetuo volteggiano, invitti attraverso ogni tempo,954ora investighiamo se la loro somma abbia o non abbia955alcun limite; e parimenti, il vuoto di cui abbiamo scoperto956l’esistenza, o luogo o spazio, in cui tutte le cose si svolgono,957scrutiamo se sia tutto assolutamente finito958oppure si apra immenso e smisuratamente profondo.959

    Tutto quanto esiste, dunque, non è limitato in alcuna960direzione; altrimenti dovrebbe avere un’estremità.961È evidente, d’altra parte, che niente può avere un’estremità,962se al di là non esiste qualche cosa che lo delimiti, sì che appaia963un punto oltre il quale questa natura di senso non possa più seguirlo.964Ora, poiché dobbiamo ammettere che niente c’è al di fuori del tutto,965

  • questo non ha un’estremità: manca, dunque, di confine e di misura.966Né importa in quali sue regioni tu ti fermi;967perché sempre, qualsiasi luogo uno abbia occupato,968per ogni verso lascia altrettanto infinito il tutto.969E inoltre, supponiamo ora che tutto lo spazio esistente970sia limitato e che qualcuno corra avanti, all’estrema971riva, spingendosi fino all’ultimo punto, e scagli un dardo volante:972preferisci tu pensare che esso, lanciato con valide forze,973vada ove è stato vibrato e voli lontano,974o credi che qualcosa possa arrestarlo e ad esso opporsi?975O l’una o l’altra ipotesi occorre infatti che tu ammetta e scelga.976Ma sia l’una che l’altra ti preclude ogni via di scampo977e ti obbliga a riconoscere che il tutto si estende senza confine.978Infatti, sia che esista qualcosa che l’arresti e gl’impedisca979di giungere ove è stato vibrato e di conficcarsi nel segno,980sia che più oltre esso voli, il punto donde è partito non è il confine estremo.981In tal modo ti incalzerò e, dovunque porrai l’estrema982riva, chiederò: «che sarà poi del dardo?».983Avverrà che in nessun luogo si potrà fissare il confine,984e la possibilità della fuga sempre allontanerà la scappatoia.985Inoltre, se tutto lo spazio dell’intero universo986fosse chiuso da ogni parte e stesse entro certi confini,987se fosse limitato, già la massa della materia per il peso988dei suoi corpi solidi sarebbe confluita da ogni parte nel fondo,989né alcuna cosa potrebbe svolgersi sotto la volta del cielo;990e assolutamente non ci sarebbe cielo, né luce di sole,991ché in tal caso tutta la materia giacerebbe accumulata,992già da tempo infinito depositandosi.993Ma ora, certamente, nessuna requie è data ai corpi994dei primi principi, perché non c’è un ultimo fondo,995ove possano quasi confluire e porre le loro sedi.996Sempre in continuo moto si svolgono tutte le cose,997per ogni dove, e anche dal basso vengono forniti998i corpi della materia che muovono dall’infinito.999Infine, palesemente appare agli occhi che una cosa delimita1000un’altra cosa: l’aria fa da confine ai colli, e i monti all’aria;1001il mare confina con la terra e, a loro volta, tutte le terre col mare;1002ma il tutto, invero, non c’è nulla che lo delimiti dall’esterno.1003La natura dello spazio , dunque, e la distesa dell’abisso è tale1004che i fulgidi fulmini non potrebbero percorrerla nella loro corsa,1005volando per un tratto ininterrotto di tempo, né procedendo1006potrebbero affatto ottenere che resti meno cammino da fare:1007a tal segno s’apre dovunque alle cose un’immensa estensione,1008senza confini da ogni punto verso qualunque parte.1009

  • Che poi tutto l’insieme delle cose possa porsi da sé stesso1010un limite, lo vieta la natura; la quale costringe la materia1011a essere limitata dal vuoto, e quanto è vuoto a essere limitato1012dalla materia, sì che con la loro alternanza rende infinito1013il tutto, o altrimenti l’uno o l’altro dei due, se non lo delimita1014l’altro, con la semplice sua natura si stende tuttavia illimitato.1015*1016né il mare, né la terra, né la volta luminosa del cielo,1017né la stirpe mortale, né i santi corpi degli dèi1018potrebbero sussistere per l’esiguo tratto di un’ora:1019dispersa fuori dalla sua compagine la massa della materia1020vagherebbe dissolta per il vuoto immenso,1021o piuttosto non si sarebbe mai aggregata per formare1022alcuna cosa, perché, sparpagliata, non avrebbe potuto adunarsi.1023Ché certo non secondo un deliberato proposito i primi principi1024delle cose si collocarono ciascuno al suo posto con mente sagace,1025né in verità pattuirono quali moti dovesse produrre ciascuno;1026ma, poiché molti di essi, in molti modi trasmigrando per il tutto,1027da tempo infinito sono stimolati e travagliati dagli urti,1028sperimentando ogni genere di movimenti e aggregazioni1029pervengono finalmente a tali disposizioni,1030quali son quelle per cui s’è formato e sussiste il nostro universo,1031e, per molti lunghi anni conservatosi,1032una volta che si combinò in movimenti concordanti,1033fa che i fiumi con le onde abbondanti delle loro correnti1034alimentino l’avido mare e, riscaldata dalle vampe del sole, la terra1035rinnovi i parti e, sorte dal suo grembo, fioriscano le generazioni1036degli animali e vivano i fuochi che scivolano nell’etere.1037Ciò che in nessun modo farebbero, se dall’infinito1038non potesse affluire in abbondanza la materia1039con cui sogliono riparare a tempo tutte le perdite.1040Infatti, come, privati del cibo, gli esseri viventi1041si sfanno perdendo i corpi, così tutte le cose devono1042dissolversi appena ha cessato di rifornirle la materia,1043deviata per qualche cagione dal giusto cammino.1044E gli urti dall’esterno, provenienti da ogni parte, non hanno il potere1045di conservare tutto l’insieme di qualunque mondo si sia aggregato.1046Possono bensì battere spesso e trattenere una parte,1047fin quando ne vengano altri e l’insieme si possa completare;1048tuttavia talora sono costretti a rimbalzare e ad accordare1049frattanto ai principi delle cose spazio e tempo di fuga,1050sì che possano volar via, liberi dall’aggregazione.1051Perciò, ancora e ancora, è necessario che molti atomi affluiscano;1052e d’altronde, perché possano essere sufficienti gli stessi urti,1053

  • da ogni parte abbisogna infinita quantità di materia.1054A tale proposito, tieniti lontano dal credere, o Memmio,1055

    a quello che dicono: che tutte le cose convergono verso il centro1056dell’universo, e che la natura del mondo resta salda senza sostegno1057di colpi dall’esterno, e l’alto e il basso non possono dissolversi1058da nessuna parte, per questo: perché tutte le cose premono verso il centro1059(se a te pare possibile che qualcosa poggi su sé stessa);1060e che i corpi pesanti che sono sotto la terra, convergono tutti1061verso l’alto e riposano poggiati all’inverso sulla terra,1062come le immagini che adesso noi vediamo nell’acqua.1063E similmente sostengono che animali camminano supini1064e tuttavia non possono cader via dalla terra1065nelle regioni inferiori del cielo, più di quanto i corpi nostri1066possano di per sé stessi volare verso le plaghe del cielo;1067e che, quando quelli vedono il sole, noi scorgiamo gli astri1068della notte, e alternamente dividono con noi le stagioni1069del cielo e trascorrono notti corrispondenti ai nostri giorni.1070Ma un vano ‹errore ha fatto approvare› ad uomini sciocchi tali ‹assurdità›1071perché hanno abbracciato ‹una teoria con falso ragionare›.1072Infatti non può esserci un centro, ‹perché l’universo è›1073infinito. Né assolutamente, se pure ‹ci fosse un centro›,1074alcuna cosa potrebbe ivi star fissa ‹per questo,›1075anziché ‹essere›, in qualsiasi altro modo, ‹respinta› lontano.1076Infatti tutta l’estensione e lo spazio, che ‹chiamiamo vuoto›,1077per il centro come fuori dal centro, ‹deve› ugualmente lasciare1078il passo ai corpi pesanti, dovunque tendano i loro movimenti.1079Non c’è alcun luogo, ove i corpi, quando siano giunti, possano,1080perduta la forza del peso, restar fermi nel vuoto;1081né, d’altra parte, ciò che è vuoto deve sussistere quale base sotto1082alcuna cosa senza continuare a cedere, come esige la sua natura.1083Dunque non possono le cose in tal modo esser tenute1084insieme in un’aggregazione, vinte dalla brama del centro.1085

    Inoltre, poiché s’immaginano che al centro tendano,1086non già tutti i corpi, ma solo quelli della terra e dell’acqua,1087i flutti del mare e le grandi onde che scendono giù dai monti,1088e quelle cose che sono contenute, per così dire, nel corpo1089terrestre, ma al contrario dicono che i tenui soffi dell’aria1090e i caldi fuochi insieme si irradiino dal centro,1091e che tutto l’etere all’intorno tremoli di stelle1092e la fiamma del sole pascoli attraverso i ceruli spazi del cielo1093perché, fuggendo dal centro, il calore si raccoglie tutto là,1094e che agli alberi le cime dei rami non potrebbero affatto1095frondeggiare, se dalla terra a poco a poco cibo a ciascuno1096

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    .1104che le mura del mondo, al modo delle fiamme volanti,1105fuggano via improvvisamente dissolte nel vuoto immenso,1106e tutte le altre cose tengano loro dietro in modo consimile,1107e crollino in alto le volte tonanti del cielo,1108e la terra si sottragga rapidamente ai nostri piedi, e tutta,1109fra le frammiste rovine delle cose terrene e del cielo1110dissolventi i corpi, si inabissi attraverso il vuoto profondo,1111sì che in un istante nessun avanzo resti,1112tranne lo spazio deserto e i primi principi invisibili.1113Infatti, da qualunque parte supporrai che prima vengano a mancare1114i corpi, questa parte sarà per le cose la porta della morte,1115per questa si riverserà fuori tutta la folla della materia.1116

    Queste cose così conoscerai, condottovi con poca fatica;1117e infatti da una cosa un’altra cosa si chiarirà, né la cieca notte1118ti toglierà il cammino, sì che tu non giunga a vedere gli ultimi confini1119della natura: così le cose accenderanno la luce su altre cose.1120

  • LIBRO IIÈ dolce, mentre nel grande mare i venti sconvolgono le acque,1

    guardare dalla terra la grande fatica di un altro;2non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo piacere,3ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia immune.4Dolce è anche contemplare grandi contese di guerra5apprestate nei campi senza che tu partecipi al pericolo.6Ma nulla è più piacevole che star saldo sulle serene regioni7elevate, ben fortificate dalla dottrina dei sapienti,8donde tu possa volgere lo sguardo laggiù, verso gli altri,9e vederli errare qua e là e cercare, andando alla ventura,10la via della vita, gareggiare d’ingegno, rivaleggiare di nobiltà,11adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica12per assurgere a somma ricchezza e impadronirsi del potere.13O misere menti degli uomini, o petti ciechi!14In che tenebre di vita e tra quanto grandi pericoli15si consuma questa esistenza, quale che sia! E come non vedere16che nient’altro la natura latrando reclama, se non che il dolore17sia rimosso e sia assente dal corpo, e nella mente essa goda18di un senso giocondo, libera da affanno e timore?19E dunque vediamo che alla natura del corpo sono necessarie20assolutamente poche cose, quelle che tolgono il dolore,21e sono tali che possono anche procurare molte delizie;22né la natura stessa talvolta richiede cosa più gradita -23se in casa non ci sono auree statue di giovani24che tengano nelle mani destre torce fiammeggianti,25sì che sia data luce ai notturni banchetti,26né il palazzo rifulge d’argento e brilla d’oro,27né alla cetra fanno eco i soffitti a riquadri e dorati -28quando tuttavia, familiarmente distesi sull’erba morbida,29presso un ruscello, sotto i rami di un albero alto,30con tenui mezzi ristorano giocondamente i corpi;31soprattutto quando il tempo arride e la stagione32cosparge di fiori le erbe verdeggianti.33Né le ardenti febbri, se ti dibatti tra drappi ricamati34e porpora rosseggiante, lasciano il corpo più presto35che se devi giacere su un tappeto plebeo.36Perciò, poiché nulla al nostro corpo giovano i tesori,37né la nobiltà, né la gloria del regno, per il resto38si deve pensare che anche all’animo nulla giovino;39salvo che, per avventura, quando vedi le tue legioni40

  • ardentemente agitarsi per il campo suscitando simulacri di guerra,41appoggiate da potenti riserve e da forze di cavalleria,42e le schieri fornite di armi e parimenti animose,43‹quando vedi la flotta ardentemente agitarsi e vagare per largo spazio,›44allora, intimorite da queste cose, le superstizioni45ti fuggano via dall’animo trepidanti, e i timori della morte46lascino allora sgombro il petto e sciolto dall’affanno.47Ma, se vediamo che questi pensieri son ridicoli e meritano scherno,48e in realtà i timori degli uomini e gli affanni incalzanti49non temono i fragori delle armi, né i crudeli dardi,50e audacemente si aggirano tra i re e i potenti del mondo,51né riveriscono il fulgore che si irraggia dall’oro,52né il luminoso splendore di un vestito di porpora,53come puoi dubitare che questo potere sia tutto della ragione?54Specie se pensi che tutta nelle tenebre la vita si travaglia.55Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono56nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura57di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli58nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire.59Questo terrore dell’animo, dunque, e queste tenebre60non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi61del giorno, ma l’aspetto e l’intima legge della natura.62

    Ora, bada, spiegherò con quale movimento i corpi generatori63della materia generino le varie cose e dissolvano le cose generate,64e da quale forza siano costretti a far questo, e quale velocità65sia ad essi data per percorrere il vuoto immenso:66tu ricorda di por mente alle mie parole.67Ché certamente la materia non ha compattezza e coesione,68giacché vediamo che ogni corpo diminuisce, e discerniamo69che tutte le cose quasi fluiscono nel lungo corso del tempo70e la vecchiezza le sottrae ai nostri occhi;71mentre l’insieme si vede permanere intatto,72perché i corpi che si distaccano da ogni cosa, diminuiscono73ciò da cui si allontanano, dove giunsero danno accrescimento,74quelle cose fanno invecchiare, queste al contrario fiorire,75né si arrestano là. Così l’insieme delle cose si rinnova76sempre, e i mortali vivono di vicendevoli scambi.77Si accrescono alcune specie, altre diminuiscono,78e in breve tratto si mutano le generazioni degli esseri viventi79e, simili a corridori, si trasmettono la fiaccola della vita.80

    Se pensi che i primi principi delle cose possano star fermi81e, stando fermi, generare nuovi moti delle cose,82forviato vai errando lontano dalla verità.83Infatti, poiché vagano per il vuoto, è necessario84

  • che i primi principi delle cose si muovano tutti, o per il loro peso85o talora per l’urto di altro corpo. Infatti, quando nell’incalzante86movimento spesso si sono incontrati e han cozzato, avviene che in opposte87direzioni d’un tratto rimbalzino; né, certo, ciò è strano, giacché sono88durissimi nei loro solidi pesanti corpi, e nulla fa ad essi ostacolo da tergo.89E, perché meglio tu discerna l’agitarsi di tutti i corpi90della materia, ricòrdati che in tutto l’universo91non c’è un fondo, né i corpi primi hanno un luogo92ove possano posare, poiché lo spazio è senza fine e misura,93e che immenso esso s’apra da ogni punto verso qualunque parte,94con parecchie parole ho mostrato e con sicuro ragionare è stato provato.95Poiché questo è certo, certamente nessuna requie è data96ai corpi primi attraverso il vuoto profondo,97ma piuttosto, travagliati da un movimento continuo e vario,98parte, dopo essersi scontrati, rimbalzano per lunghi intervalli,99parte anche per brevi tratti son travagliati dal colpo.100E quanti, aggregati con maggiore compattezza,101dopo essersi urtati rimbalzano entro intervalli esigui,102impacciati come sono dalle loro stesse figure intrecciate,103questi costituiscono le dure radici della pietra e le indomite104masse del ferro e le altre cose dello stesso genere.105Degli altri, che anche vagano attraverso il vuoto immenso,106pochi bàlzano lontano, e lontano retrocedono107a grandi intervalli: questi l’aria sottile108ci forniscono e la splendida luce del sole;109ma per il vuoto immenso vagano molti altri,110che furono esclusi dalle aggregazioni, né in alcun’altra sede111poterono essere accolti e collegare i movimenti.112Di questo fatto, come lo descrivo, un simulacro e un’immagine113innanzi ai nostri occhi sempre si aggira e incalza.114Osserva infatti, ogni volta che raggi penetrati115infondono la luce del sole nell’ombra delle case:116molti minuti corpi in molti modi, attraverso il vuoto117vedrai mescolarsi nella luce stessa dei raggi,118e come in eterna contesa attaccar battaglie e zuffe,119a torme contendendo, e non far sosta,120da aggregazioni e disgregazioni frequenti travagliati;121sì che da ciò puoi figurarti quale sia l’eterno agitarsi122dei primi principi delle cose nel vuoto immenso;123almeno per quanto una piccola cosa può dare un modello124di cose grandi e vestigi di loro conoscenza.125E per questa ragione più conviene che tu ponga mente126a questi corpi che vediamo agitarsi nei raggi del sole:127perché tali agitazioni rivelano che ci sono movimenti128

  • di materia anche al di sotto, segreti ed invisibili.129Molte particelle infatti ivi vedrai stimolate da urti ciechi130cambiar cammino e indietro respinte ritornare,131or qui or lì, da ogni punto verso qualunque parte.132Certo questo errante movimento ha per tutti origine dagli atomi.133Primi infatti si muovono da sé i primi principi delle cose;134quindi quei corpi che constano d’una piccola aggregazione135e son quasi prossimi alle forze dei primi principi,136spinti dai ciechi colpi di quelli, si mettono in movimento,137ed essi stessi a loro volta stimolano i corpi un poco più grandi.138Così dai primi principi ascende il movimento e a poco a poco139emerge ai nostri sensi, sì che si muovono anche quelle cose140che possiamo discernere alla luce del sole;141e tuttavia, per quali urti lo facciano, non appare apertamente.142

    Ora, quale velocità sia data ai corpi della materia,143di qui si può in breve conoscere, o Memmio.144Anzitutto, quando l’aurora cosparge le terre di nuova luce,145e i vari uccelli, volando attraverso i boschi inaccessi,146per l’aria tenera empiono i luoghi di limpide voci -147come subitamente soglia il sole, sorto in quel momento,148inondare e vestire della sua luce tutte le cose,149vediamo che a tutti è prontamente percepibile e manifesto.150Eppure quel calore che il sole emette e la luce serena151non per lo spazio vuoto si diffondono; sì che son costretti152ad andare più lenti, mentre fendono, per così dire, le onde dell’aria.153Né separatamente si diffondono i singoli corpuscoli154di calore, ma intrecciati tra loro e conglobati;155perciò ad un tempo si trattengono tra loro e sono ostacolati156dall’esterno, sì che son costretti ad andare più lentamente.157Ma i primi principi, che sono di solida semplicità -158quando traversano lo spazio vuoto, e nessuna cosa li rallenta159dal di fuori, ed essi stessi, costituendo ciascuno, con le sue parti, un tutto unico,160nell’unico verso in cui cominciarono ad andare, procedono con lo stesso slancio -161devono evidentemente primeggiare per velocità,162e muoversi molto più rapidamente che la luce del sole,163e correre per una distesa di spazio molto più grande, nello stesso164tempo in cui le folgoranti luci del sole si diffondono per il cielo.165né tener dietro ad ogni singolo primo principio,166per vedere in che modo si svolga ogni cosa.167

    Ma contro queste cose alcuni, ignari della materia,168credono che la natura non possa senza l’intervento degli dèi,169tanto armoniosamente accordandosi ai bisogni degli uomini,170mutare le stagioni e produrre le messi e inoltre tutte171le altre cose cui la guida della vita, il divino piacere,172

  • induce i mortali a volgersi, ed esso stesso li conduce173e con gli atti di Venere li alletta a propagare le stirpi,174perché il genere umano non perisca. Ma, quando immaginano175che gli dèi abbiano disposto tutte le cose per causa degli uomini,176sotto ogni aspetto si vede che molto s’allontanano dalla verità.177E infatti quand’anche ignorassi quali siano i primi elementi delle cose,178questo tuttavia oserei affermare in base agli stessi fenomeni179del cielo e comprovare in forza di molte altre cose:180che la natura del mondo non è stata per nulla creata181dal volere divino per noi: di così grande difetto essa è dotata.182Ma queste cose di poi, o Memmio, ti faremo manifeste.183Ora esporremo quanto resta da dire sui movimenti.184

    Ora è il luogo, credo, di dimostrarti in tale riguardo185anche ciò: che nessuna cosa corporea può di sua propria forza186muoversi verso l’alto e procedere verso l’alto;187in questo non ti traggano in inganno i corpi delle fiamme.188Sì, verso l’alto sono prodotti e prendono sviluppo189e verso l’alto crescono le splendide messi e gli alberi,190mentre i corpi pesanti, per quanto è in loro, tutti si muovono verso il basso.191Né, quando i fuochi bàlzano su fino ai tetti delle case192e con celere fiamma van lambendo assi e travi, bisogna credere193che lo facciano spontaneamente, senza una forza che spinga dal basso.194Come quando il sangue emesso dal nostro corpo195spiccia in alto d’un tratto e spande il suo getto.196E non vedi anche con quanta violenza il liquido dell’acqua197risputi fuori assi e travi? E infatti, quanto più a fondo le abbiamo spinte198in senso perpendicolare e con gran forza in molti le abbiamo premute a fatica,199con tanto maggiore impulso le rivomita in su e le rigetta,200sì che emergono e bàlzano fuori più che per metà.201E tuttavia non dubitiamo, mi pare, che queste cose, per quanto è in loro,202cadano tutte attraverso lo spazio vuoto verso il basso.203Così, dunque, anche le fiamme devono potere, una volta che per pressione204siano sprizzate attraverso i soffi dell’aria, montare verso l’alto,205benché il peso, per quanto è in esso, lotti per trarle verso il basso.206E le notturne fiaccole del cielo che volano nell’alto,207non vedi come traggono lunghe scie di fiamme208in qualunque parte la natura diede loro un passaggio?209Non vedi cader sulla terra stelle e costellazioni?210Anche il sole dal culmine del cielo diffonde il suo calore211in tutte le direzioni e dissemina la sua luce per i campi:212dunque anche verso le terre si volge il calore del sole.213E attraverso le piogge vedi volare i fulmini;214or di qui or di lì erompendo dalle nubi i fuochi corrono;215comunemente la forza della fiamma cade sulla terra.216

  • A tale proposito desideriamo che tu conosca anche questo:217che i corpi primi, quando in linea retta per il vuoto son tratti218in basso dal proprio peso, in un momento affatto indeterminato219e in un luogo indeterminato, deviano un po’ dal loro cammino:220giusto quel tanto che puoi chiamare modifica del movimento.221Ma, se non solessero declinare, tutti cadrebbero verso il basso,222come gocce di pioggia, per il vuoto profondo,223né sarebbe nata collisione, né urto si sarebbe prodotto224tra i primi principi: così la natura non avrebbe creato mai nulla.225

    Ma, se per caso qualcuno crede che i corpi più pesanti,226più celermente movendosi in linea retta per il vuoto,227cadano dall’alto sui più leggeri e così producano urti228capaci di provocare movimenti generatori,229forviato si discosta lontano dalla verità.230Difatti tutte le cose che cadono per le acque e l’aria sottile,231esse, sì, bisogna che accelerino le cadute in proporzione dei pesi,232perché il corpo dell’acqua e la tenue natura dell’aria233non possono egualmente ritardare ogni cosa,234ma più celermente cedono se son vinti da cose più pesanti.235Per contrario, da nessuna parte e in nessun tempo236lo spazio vuoto può sussistere quale base sotto alcuna cosa,237senza continuare a cedere, come esige la sua natura:238perciò attraverso l’inerte vuoto tutte le cose devono muoversi239con eguale velocità, quantunque siano di pesi non eguali.240Giammai, dunque, le più pesanti potranno cadere dall’alto241sulle più leggere, né potranno per sé stesse generare urti242che mutino i movimenti con cui la natura compie le sue operazioni.243Perciò, ancora e ancora, occorre che i corpi primi declinino244un poco; ma non più del minimo possibile, perché non sembri245che immaginiamo movimenti obliqui: cosa che la realtà confuterebbe.246Infatti ciò vediamo che è alla portata di tutti e manifesto:247che i corpi pesanti, per quanto è in loro, non possono muoversi obliquamente,248quando precipitano dall’alto, almeno fin dove è dato scorgere.249Ma, che essi non declinino assolutamente dalla linea retta250nella loro caduta, chi c’è che possa scorgerlo?251

    Infine, se sempre ogni movimento è concatenato252e sempre il nuovo nasce dal precedente con ordine certo,253né i primi principi deviando producono qualche inizio254di movimento che rompa i decreti del fato,255sì che causa non segua causa da tempo infinito,256donde proviene ai viventi sulla terra questa libera volontà,257donde deriva, dico, questa volontà strappata ai fati,258per cui procediamo dove il piacere guida ognuno di noi259e parimenti deviamo i nostri movimenti, non in un tempo determinato,260

  • né in un determinato punto dello spazio, ma quando la mente di per sé ci ha spinti?261Difatti senza dubbio in ognuno dà principio a tali azioni la sua propria262volontà, e di qui i movimenti si diramano per le membra.263Non vedi anche come, nell’attimo in cui i cancelli del circo264sono aperti, non possa tuttavia la bramosa forza dei cavalli265prorompere così di colpo come la mente stessa desidera?266Tutta infatti, per l’intero corpo, la massa della materia267deve animarsi, sì che, una volta animata, per tutte le membra268segua con unanime sforzo il desiderio della mente.269Quindi puoi vedere che l’inizio del movimento si crea dal cuore,270e dalla volontà dell’animo esso procede primamente,271e di là si propaga poi per tutto il corpo e gli arti.272Né ciò è simile a quel che accade quando procediamo spinti da un urto,273per la forza possente e la possente costrizione di un altro.274Infatti allora è evidente che tutta la materia dell’intero corpo275si muove ed è trascinata contro il nostro volere,276finché non l’abbia raffrenata per le membra la volontà.277Non vedi dunque ora che, sebbene spesso una forza esterna278molti spinga e costringa a procedere senza che lo vogliano,279e a lasciarsi trascinare a precipizio, tuttavia c’è nel nostro petto280qualcosa che può lottar contro ed opporsi?281È pure a suo arbitrio che la massa della materia282è costretta talora a piegarsi per le membra, per gli arti,283e nel suo slancio è raffrenata, e torna indietro a star ferma.284Perciò anche negli atomi occorre che tu ammetta la stessa cosa,285cioè che, oltre agli urti e ai pesi, c’è un’altra causa286dei movimenti, donde proviene a noi questo innato potere,287giacché vediamo che nulla può nascere dal nulla.288Il peso infatti impedisce che tutte le cose avvengano per gli urti,289quasi per una forza esterna. Ma, che la mente stessa290non abbia una necessità interiore nel fare ogni cosa,291né, come debellata, sia costretta a sopportare e a patire,292ciò lo consegue un’esigua declinazione dei primi principi,293in un punto non determinato dello spazio e in un tempo non determinato.294

    Né la massa della materia fu mai più compatta,295né, d’altra parte, ebbe mai intervalli maggiori;296giacché nulla s’aggiunge ad accrescerla, niente se ne perde.297Perciò il movimento che agita ora i corpi dei primi principi,298è il medesimo da cui essi furono agitati in passato,299e d’ora in poi sempre si moveranno ugualmente;300e quelle cose che di solito sono nate, nasceranno allo stesso301modo ed esisteranno e cresceranno e varranno per vigore,302quanto a ciascuna fu accordato dalle leggi di natura.303Né alcuna forza può mutare la somma delle cose;304

  • e infatti non c’è ‹di fuori› alcunché, in cui alcun genere305di materia possa fuggir via dal tutto, o da cui306una nuova forza possa sorgere e irrompere nel tutto307e mutare tutta la natura e sovvertirne i movimenti.308

    Di questo non c’è, a tale proposito, da stupire: che, mentre309tutti i primi principi delle cose sono in movimento,310la loro somma tuttavia sembra starsene in somma quiete,311salvoché qualcosa si muova col proprio corpo.312Infatti la natura dei corpi primi sta tutta molto lontano313dai nostri sensi, al di sotto della loro portata: perciò poiché essi314non si posson discernere, anche i loro movimenti devon sottrarci;315tanto più che le cose che possiamo discernere, tuttavia spesso,316separate da noi per distanza di luoghi, celano i loro movimenti.317E certo spesso su un colle, brucando i pascoli in rigoglio,318lente si muovono le lanute pecore, ognuna dove la chiama319l’invito delle erbe ingemmate di fresca rugiada,320e sazi gli agnelli giocano e gaiamente cozzano;321ma tutto ciò a noi di lontano appare confuso322e come un biancore poggiato sul verde colle.323Inoltre, quando possenti legioni in corsa riempiono324le distese dei campi suscitando simulacri di guerra,325quando un fulgore s’innalza al cielo, e tutta, dintorno,326risplende di bronzo la terra, e di sotto solleva col calpestìo327un rimbombo la forza degli uomini, e i monti percossi328dal clamore rimandano le voci agli astri del cielo,329e dintorno volteggiano i cavalieri e d’improvviso attraversano330il centro dei campi scotendoli con impeto poderoso -331pure c’è un luogo sugli alti monti ‹di dove› sembrano332star fermi e sui campi star poggiati come un fulgore.333

    E ora, continuando, apprendi quali siano i principi334di tutte le cose, e quanto siano differenti nelle forme,335quanto siano variati per figure di molti generi;336non perché pochi siano dotati di forma simile,337ma perché non sono tutti generalmente uguali a tutti.338Né c’è da meravigliarsene; e infatti, essendo la loro massa339tanto grande che, come ho mostrato, non ha fine, né totale,340senza dubbio non devono avere assolutamente tutti dei tratti uguali341a quelli di tutti gli altri, né essere improntati della stessa figura.342Inoltre, il genere umano e i muti, nuotanti branchi343dei pesci squamosi e gli opimi armenti e le fiere344e i vari uccelli, che popolano le amene dimore345delle acque intorno a spiagge e fonti e laghi,346e che percorrono i boschi inaccessi volandovi attraverso -347prendine uno qualunque in rapporto agli altri della stessa specie:348

  • troverai tuttavia che differiscono tra loro nelle figure.349Né altrimenti la prole potrebbe conoscere la madre,350né la madre la prole; mentre vediamo che lo possono,351e che non meno degli uomini si conoscono tra loro.352Così, spesso davanti agli splendidi templi degli dèi un vitello353cade immolato presso gli altari su cui brucia l’incenso,354esalando dal petto un caldo fiume di sangue.355E la madre orbata, vagando per verdi pascoli,356cerca sul terreno le orme impresse dai piedi bisulchi,357fruga con gli occhi ogni luogo, per vedere se possa358in qualche parte scorgere la creatura che ha perduta; e riempie359di lamenti il bosco frondoso, sostando; e sovente ritorna360alla stalla, trafitta dal rimpian