liberaroma n. 7 paginone

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Fabrizio Salvatori La tornata elettorale nel Lazio è una specie di fantasma. In realtà tutti pun- tano al risultato nazionale sperando che si traduca nelle stesse percentuali grazie alla complicità dell’election day... La tornata elettorale regionale è arrivata in maniera imprevista dopo lo scandalo. Anche questo contribuisce a renderla meno sentita. E poi oggettivamente il peso del voto politico schiaccia quello regionale. Bisogna far capire quanto im- portante sia per competenze la regione. Quanto sia necessario togliere la cappa dei commissariamenti governativi su ri- fiuti e sanità sul Lazio. Per quanto ci ri- guarda le regioni dovrebbero contribuire alla messa in discussione del Fiscal Compact e del disastro economico e so- ciale conseguente. A Roma e nel Lazio la crisi ha avuto una vera e propria impennata nega- tiva. Eppure quasi nessuno tra i partiti sembra preoccuparsene. La crisi è il tema. Non si può continuare a registrarne gli effetti. Si deve rispon- dere all’emergenza ad esempio con in- terventi di rifinanziamento del reddito minimo, oppure con il rilancio del soste- gno a quello indiretto. Insieme a questo deve riprendere il ruolo pubblico nella programmazione e nella gestione del- l’economia. Rilanciando i settori della ri- cerca e dell’innovazione, investendo sullo sviluppo connesso alle vocazioni produttive del territorio. Cultura, agricol- tura, dissesto idrogeologico, manuten- zione del territorio e della città. La stessa formazione professionale deve legarsi alle alte qualifiche e al modello produt- tivo che si intende promuovere. Ovvia- mente la pratica si questi obiettivi si deve connettere ad una critica generale del modo di produzione capitalistico e della sua crisi. La crisi del centrodestra invece di far aumentare i contenuti di sinistra sta impegnando il centrosinistra in una assurda gara verso il centro. C’è una subalternità agli interessi dei po- teri locali, nazionali ed internazionali. Una subalternità politica e culturale. Questa è la natura vera dello sposta- mento al centro. La sinistra e noi comu- nisti abbiamo il compito di metterci a disposizione di un percorso di ricompo- sizione che sappia contrastare tale subal- ternità. Il punto di partenza sono gli interessi di chi vive della propria fatica quotidiana. Difenderli e indicare una prospettiva per renderli egemoni è quello che dobbiamo fare. La sinistra antagonista ha scelto una formula nuova per presentarsi agli elettori. Possibilità e limiti? Certamente l’aver messo assieme sul piano elettorale una parte della sinistra e delle altre forze che si oppongono a Monti e a chi lo ha sostenuto è un merito e un limite allo stesso tempo. Un merito perché c’è bisogno, anche in Italia, di una forza in grado d’interloquire con la sinistra antiliberista che si oppone alla Bce e a Pse e Ppe che si esprimono come garanti politici. Il limite è che la lista comprende solo una parte di tale sinistra e il profilo deve qualificarsi con più forza in tale direzione. Insomma c’è ancora una distanza importante tra l’ opzione politica necessaria e l’offerta elettorale che risente di un processo troppo ogget- tivamente schiacciato sul piano eletto- rale. Tale distanza andrà colmata dentro le dinamiche reali che seguiranno le ele- zioni. Un’altra novità è il movimento di Grillo, anche se nel Lazio ha subito qualche defezione e non sembra così presente. Cosa ne pensi? Il movimento 5 stelle esprime il disagio sociale e l’assenza di un’organizzazione im grado di esprimere una concreta pro- spettiva di cambiamento. La debolezza della sinistra è il motivo essenziale del successo del fenomeno. Credo copra uno spazio la cui fluidità è la sua fortuna e il suo limite. Credo che tale fenonemo si polarizzerà nel futuro a destra e a sini- stra. Dipende da chi ha più filo. Nel Lazio si vedono poco. Ma a Roma il voto d’opinione è alto, anche se peserà soprat- tutto sulle politiche meno sulle regionali. L’unità dei comunisti, come l’hai sem- pre chiamata tu, sembra tenere nono- stante tutto. Quali futuro prevedi? Tale unità, in realtà, tiene a Roma. A li- vello nazionale è tutto congelato. Dopo il corteo del 12 maggio che ha visto sfi- lare 40000 comunisti uniti a Roma non si è prodotto il salto necessario. Si poteva essere da subito perno per quella sinistra di cui il Paese ha bisogno. Ma non è an- data cosi, anche se alla fine Pdci e Prc sono unitariamente nella lista rivolu- zione civile. Continuo a credere che in Italia il patrimonio organizzato dei co- munisti è una risorsa che va unita e allar- gata a coloro che si battono per trasformare la società a partire dall’op- posizione a Bce e alle sue scelte. Rilan- ciare la questione del socialismo del XXI secolo anche in Italia è un compito per il quale l’unità, ovviamente nella chiarezza strategica, è fondamentale. Ilaria Cucchi Ivano Peduzzi Fabio Nobile Cambiamo insieme il Paese Ivano Peduzzi: «I poteri forti puntano sull’area del centrosinistra» Ilaria Cucchi: «I cittadini sono stufi della giustizia al servizio dei potenti » Fabio Nobile: «Interloquire con l’antiliberismo» La campagna elettorale che si prospetta per tutto il primo quadrimestre del 2013 è davvero senza precedenti: primo, per- ché a Roma si svolgerà su ben tre fronti: locale, nazionale e regionale; secondo, perché è una sfida diretta all’esistenza del Prc come rappresentanza politica; terzo, perché si gioca anche sul terreno della comunicazione multimediale. O, per dirla in altre parole, la comunica- zione multimediale avrà molto più peso che nelle volte precedenti. Senza contare che l’antipolitica ha scavato in profon- dità regalando altri punti percentuali all’astensionismo. Il gruppo redazionale di Liberaroma ha proposto di arrivare quanto prima a una sorta di coordinamento tra militanti Fds che si occupi della propaganda eletto- rale, soprattutto quella comunale, in una forma nuova e parallela a quella Fds o comunque del nuovo soggetto politico che sta nascendo con Rivoluzione civile. L’idea del coordinamento sul piano dell’informazione e della comunicazione nasce non solo dal fatto che qualsiasi azione di propaganda è più efficace se parte da una azione collettiva (campa- gna) – pensiamo per esempio a quello che significa agire con questo stile nel- l’ambito del mondo web – ma anche dalla constatazione che in regime di ri- strettezza di mezzi e di forze il nostro obiettivo è innanzitutto quello di mettere a frutto le poche risorse di cui dispo- niamo. Massimo spazio alla creatività e all’invenzione, quindi, ma dentro un pe- rimetro di pratica collettiva. Si sono già svolti alcuni incontri assembleari. E altri verranno effettuati nelle prossime setti- mane. La filosofia ispiratrice prende le mosse dall’idea che ogni compagno possa attivarsi per fare campagna elet- tore facendo confluire poi tutta l’espe- rienza in una sorta di “cassetta degli attrezzi” collettiva. Una volta condivisa la cassetta degli attrezzi, si può scegliere se muoversi come gruppo locale oppure aderire di volta in volta alle campagne che vengono decise a livello collettivo. Le due modalità ovviamente non si escludono. Quello che chiediamo a tutti, anche a quelli che sceglieranno di essere completamente autonomi, è di parteci- pare alle campagne virali on line, e co- munque di prendere visione via via delle proposte che arrivano dal lavorìo collet- tivo. www.liberaroma.it INTERVISTA AI CANDIDATI DI PUNTA DI RIVOLUZIONE CIVILE ALLA REGIONE LAZIO E AL PARLAMENTO NAZIONALE PARLA LA SORELLA DI STEFANO, CANDIDATA NELLA CIRCOSCRIZIONE LAZIO 1 REGIONALI nel Lazio si vota così Fabio Sebastiani Nessuno si sta accorgendo di queste elezioni. Non avverti anche tu questa sensazione? Sì, mi sono fatto anche io la stessa idea. E’ uno dei riflessi del dramma che vive la nostra regione dal punto di vista dei servizi e del lavoro, del possibile sbocco verso un nuovo modello economico. Tutti questi non sono temi che sono di- scussi in campagna elettorale, come ele- menti su far pronunciare i candidati. Anche i mass media, che evitano di par- lare di contenuti a livello della competi- zione nazionale, immaginiamoci se prestano attenzione a quello che accade nel Lazio. Nemmeno si riesce a rappre- sentare l’elemento essenziale, ovvero una possibile contrattazione sul rientro del bilancio della sanità, per non essere costretti ai tagli. Eppure qualcosa si po- trebbe fare attraverso il taglio dei privi- legi e una analisi rigorosa e precisa degli sperperi. Se si liberano risorse da queste voci, oltre al costo della macchina regio- nale e della corruzione, si può ragionare politicamente e si possono prendere de- cisioni concrete. Per esempio sui rifiuti, per quanto riguarda la raccolta differen- ziata. Tra l’altro, c’è anche tutto il pac- chetto delle grandi opere che non vengono fatte e non viene messo in si- curezza praticamente nulla. Questi sono tutti temi che permetterebbero un con- fronto serio e articolato, e invece sono esclusi dalla discussione. Certo, li fac- ciamo noi nelle nicchie dei nostri incon- tri nei territori con i lavoratori e i cittadini, dalla Videocon al distretto della ceramica. Non si riesce a configurare un piano che metta con chiarezza la richie- sta di risorse pubbliche per dar corso a una politica attiva. E in tutto questo, ov- viamente, centrodestra e centrosinistra parlano d’altro. Ecco appunto, veniamo a centrodestra e centrosinistra. Dopo il caos della Polverini e il totale fallimento di Ale- manno, cosa sta accadendo nel quadro politico? Diciamo che il quadro ci fa prefigurare uno spostamento di rappresentanza dei poteri forti dal centrodestra al centrosi- nistra e quindi una ipotesi di riapertura di dibattito nell’area montiana e centri- sta. Ho avuto modo di ascoltare Zinga- retti in alcune iniziative della Cgil e della Federlazio. Ebbene, mai citata la parola operai e condizione operaia. E’ chiaro che il candidato del centrosinistra si tiene le mani libere per costruire alla fine una solida maggioranza di centro che in realtà non ha alcun profilo e serve solo a tirare a campare. Ma questo non è quello che vogliono i cittadini. La situazione impone delle scelte, a cui nessuno si può esimere. Sembra che non hanno bisogno di fare grandi campagne elettorali. Cre- diamo che sia difficile poter sostenere provvedimenti della Giunta con questa impostazione. Avevamo chiesto una in- terlocuzione ma non ci è stata data nem- meno l’occasione di un confronto. Quindi, ciò che stiamo facendo è svilup- pare le attività per avere una buona rap- presentanza in Consiglio. L’opposizione di sinistra questa volta parte con una formula inedita, quella della colazione invece che del partito. Rischi e opportunità? Il programma l’abbiamo scritto racco- Isabella Borghese Una campagna elettorale tra le gente quella scelta da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi, “il ragazzo morto ammazzato dalla polizia” nel 2009, ma la cui fine, per citare le parole di lei «è proprio iniziata nel loro quartiere, Tor Pignattara». E dopo due anni di vita che la Cucchi ha trascorso a fare politica da sola, proprio quest’anno in occasione delle elezioni, su invito di Antonio In- groia che l’ha incoraggiata a scendere in campo, Ilaria si è trovata davanti alla possibilità di procedere nel suo percorso politico, ma non più da soggetto sin- golo. La Cucchi ha chiesto prima di poterci pensare due giorni, poi ha incontrato il candidato leader, si è confrontata con lui e dopo non ha avuto più dubbi. “Ingroia ha una faccia pulita” ha dichiarato Ila- ria. Ed è stata questa sua considera- zione personale a metterla sulla scelta di cambiare percorso, a spingerla e senza alcuna esitazione, a intraprendere il per- corso politico con Rivoluzione Civile. Lei, Ilaria, non è solo la sorella di Ste- fano, ci tiene molto a specificarlo quando la si incontra. E’ anche una madre oggi e soprattutto una donna coraggiosa, forte, determi- nata. Ha deciso di “strumentalizzare” (verbo utilizzato per sbeffeggiare le spregevoli dichiarazioni di Giovanardi) la sua vicenda personale per metterla a servizio dei cittadini, con una candida- tura che si pone come obiettivo primo quello di tentare di evitare che la storia della sua famiglia diventi quella di altre. Tor Pignattara è il suo territorio, ma anche il quartiere dove è “iniziata la fine di Stefano, suo fratello”. Per due anni ha lottato e fatto politica da sola, oggi la sua strada è un’altra. Come sta vivendo questo cambiamento? La scelta di entrare in politica nasce dalla necessità di portare all’attenzione della nostra politica tematiche scomode che in questi anni sono state arricchite solo da parole. Occorrono invece nuove proposte perché sino ad oggi non si è in- tervenuti né sul problema delle carceri né su quello della giustizia. Ero bam- bina quando sentivo parlare di carceri. Mio fratello è morto di carcere. In pas- sato non ho sentito mai mio questo pro- blema legato alla giustizia e alle carceri. Oggi, invece, ho conosciuto e so quanto è sbilanciata la giustizia a favore del cit- tadino. So che il tema per il nostro paese è diventato un’emergenza. La sua entrata in politica avviene in un periodo molto particolare. Gli ita- liani sono stanchi di essere presi in giro. Molti non voteranno. Altri nean- che si interessano più di quello che ac- cade. Quali sono a suo avviso le emergenze? Credo che gli italiani siano stanchi e stufi di avere a che fare con una politica che non è più a loro servizio. Sono stan- chi di una giustizia che è solo a favore dei potenti. Anche per questo ho deciso di portare all’attenzione pubblica e della politica la necessità di controllo all’in- terno della magistratura, perché ven- gano tutelati i diritti dei cittadini quando nei processi entra la politica con i suoi processi. Passiamo alla campagna elettorale. Sì. Ho scelto di farla tra la gente. La po- litica per riottenere la fiducia da parte delle persone deve stare tra loro. Sto gi- rando molto, con grande soddisfazione e una partecipazione numerosa nei terri- tori. Questo ripaga la stanchezza. Una decreto legge contro la tortura. Sarà il suo primo impegno se verrà eletta? Certo. E’ scandaloso che ancora non sia stato introdotto. E’ scandaloso per il no- stro paese e per il senso di civiltà che tutti dovrebbero avere. Per questo chiedo a tutti di sostenere quest’introduzione. Credo che opporsi non solo sia sbagliato, ma se chi si oppone alla legge sulla cor- ruzione viene giudicato corrotto, lo stesso vale per la tortura. Cosa le resta oggi del passaggio nei Cie? E’ pesantissima la realtà dei Cie. En- trarci significa trovarsi davanti a uomini che vengono privati dei loro diritti e della loro libertà. Una realtà di gran lunga peggiore, dunque, di quella delle carceri. La legge elettorale del Lazio è piuttosto complessa. In sintesi: 40 seggi vengono ripartiti proporzionalmente tra le liste concorrenti. Le liste dei candidati sono provinciali: 29 seggi per la provincia di Roma; 4 seggi per la provincia di Latina, come per quella di Frosinone; 2 seggi per la provincia di Viterbo ed 1 solo seggio per la provincia di Rieti. Le liste provinciali sono collegate ad una lista regionale, cosiddetto li- stino, il cui capolista è candidato alla presidenza della Regione. La lista regionale è composta da 10 candidati. Il candidato presidente che ot- tiene più voti fa eleggere in blocco i candidati nel listino (premio di mag- gioranza pari al 20% dei consiglieri). Esistono due tipi di sbarramento: non hanno diritto alla ripartizione dei seggi le liste che non raggiungano il 3% dei consensi, a meno che non siano collegate ad una lista regionale che ottiene almeno 5% dei voti. La legge prevede la possibilità del voto disgiunto. E’ possibile votare per una lista, esprimere la preferenza per uno dei candidati in lista e poi votare per un candidato presidente non collegato a quella stessa lista. In breve, il voto alla lista viene attribuito al candidato presidente colle- gato a quella lista, a meno che l’elettore non indichi un altro candidato presidente. gliendo l’esperienza di questi anni, che è stata sempre in funzione della rappre- sentanza degli obiettivi di lotta, nella scuola, nella sanità, rispetto alla grande questione del trattamento dei rifiuti, senza parlare dell’occupazione e del- l’uso del territorio. Siamo portatori di quello che si è mosso ed è maturato sul piano della politica alternativa. Detto questo, non credo che in una coalizione si possa perdere la rappresentanza, e la sensibilità di origine. Questo però non ostacola assolutamente che il gruppo mantenga e corrisponda al bisogno di rinnovamento della società civile, che è poi la nostra pratica. Il numero dei consiglieri è diminuito, però se i sondaggi danno la giusta in- dicazione Rc potrebbe ottenere un buon risultato. Diciamo che si può ragionare di una for- bice tra i due e i quattro consiglieri, su cinquanta. Una pattuglia notevole. Prima eravamo due su settanta. La mia paura è che tutta l’operazione di denuncia scan- dalistica che ancora è tutta in piedi credo che possa rischiare di delegittimare il ruolo del Consiglio. C’è questa imma- gine negativa che di fatto immobilizza l’attività di quella che dovrebbe essere l’istanza primaria dei poteri della Re- gione. Ci sembra che Zingaretti, però, abbia in mente questo modello, così come l’ha praticato la Polverini. Alla fine, il Consiglio regionale diventa un fastidio per la Giunta e nient’altro. Pare di capire da quello che dici che l’election day di fatto ha sterilizzato il confronto elettorale, perché tutti fanno affidamento sulla tornata na- zionale. Anzi, per la destra è una par- tita che avrà un esito anche per il Campidoglio… Storace potrebbe pure usare questa cam- pagna per poi giocarsi tra qualche mese la partita romana. Il gioco che pongono i tre componenti del centrodestra è il ri- compattarsi dal punto di vista della con- trapposizione al centrosinistra, contare sul risultato regionale e poi riaprire la partita romana. Zingaretti? Ho paura che Zingaretti con questo suo sentirsi autosufficiente e vittorioso rischi di avere un’aula in cui la sua maggio- ranza sarà risicata. E il rinnovamento tanto sbandierato? Assolutamente nulla. Il centro politico cambia, non è che si rinnova. In più c’è questa apertura ai moderati che è spa- ventosa. Ed è spaventoso che tutto que- sto passi nel silenzio, addirittura con i sindaci di centrodestra in piena campa- gna acquisti. Lui non ha bisogno di rap- presentare un rinnovamento ma solo di lavorare nelle retrovie per costruire una maggioranza che poi diventerà una sua dependance. Informazione in rete per fare rete 4 5 «Il punto di partenza sono gli interessi di chi vive della propria fatica quotidiana. Difenderli e indicare una prospettiva per renderli egemoni è quello che dobbiamo fare» «E’ chiaro che il candidato del centrosinistra si tiene le mani libere per costruire alla fine una solida maggioranza di centro che in realtà non ha alcun profilo e serve solo a tirare a campare» «Occorrono invece nuove proposte perché sino a oggi non si è intervenuti né sul problema delle carceri né su quello della giustizia. Mio fratello è morto di carcere»

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Paginone con le interviste ai candidati Cucchi, Nobile, Peduzzi

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Page 1: Liberaroma n. 7 Paginone

Fabrizio Salvatori

La tornata elettorale nel Lazio è unaspecie di fantasma. In realtà tutti pun-tano al risultato nazionale sperandoche si traduca nelle stesse percentualigrazie alla complicità dell’electionday...La tornata elettorale regionale è arrivatain maniera imprevista dopo lo scandalo.Anche questo contribuisce a renderlameno sentita. E poi oggettivamente ilpeso del voto politico schiaccia quelloregionale. Bisogna far capire quanto im-portante sia per competenze la regione.Quanto sia necessario togliere la cappadei commissariamenti governativi su ri-fiuti e sanità sul Lazio. Per quanto ci ri-guarda le regioni dovrebbero contribuirealla messa in discussione del FiscalCompact e del disastro economico e so-ciale conseguente.A Roma e nel Lazio la crisi ha avutouna vera e propria impennata nega-tiva. Eppure quasi nessuno tra i partitisembra preoccuparsene.La crisi è il tema. Non si può continuarea registrarne gli effetti. Si deve rispon-dere all’emergenza ad esempio con in-terventi di rifinanziamento del redditominimo, oppure con il rilancio del soste-gno a quello indiretto. Insieme a questodeve riprendere il ruolo pubblico nellaprogrammazione e nella gestione del-l’economia. Rilanciando i settori della ri-cerca e dell’innovazione, investendosullo sviluppo connesso alle vocazioniproduttive del territorio. Cultura, agricol-tura, dissesto idrogeologico, manuten-zione del territorio e della città. La stessaformazione professionale deve legarsi

alle alte qualifiche e al modello produt-tivo che si intende promuovere. Ovvia-mente la pratica si questi obiettivi si deveconnettere ad una critica generale delmodo di produzione capitalistico e dellasua crisi.La crisi del centrodestra invece di faraumentare i contenuti di sinistra staimpegnando il centrosinistra in unaassurda gara verso il centro.C’è una subalternità agli interessi dei po-teri locali, nazionali ed internazionali.Una subalternità politica e culturale.Questa è la natura vera dello sposta-mento al centro. La sinistra e noi comu-nisti abbiamo il compito di metterci adisposizione di un percorso di ricompo-sizione che sappia contrastare tale subal-ternità. Il punto di partenza sono gliinteressi di chi vive della propria faticaquotidiana. Difenderli e indicare unaprospettiva per renderli egemoni è quelloche dobbiamo fare.

La sinistra antagonista ha scelto unaformula nuova per presentarsi aglielettori. Possibilità e limiti?

Certamente l’aver messo assieme sulpiano elettorale una parte della sinistra edelle altre forze che si oppongono aMonti e a chi lo ha sostenuto è un meritoe un limite allo stesso tempo. Un meritoperché c’è bisogno, anche in Italia, diuna forza in grado d’interloquire con lasinistra antiliberista che si oppone allaBce e a Pse e Ppe che si esprimono comegaranti politici. Il limite è che la listacomprende solo una parte di tale sinistrae il profilo deve qualificarsi con più forzain tale direzione. Insomma c’è ancorauna distanza importante tra l’ opzionepolitica necessaria e l’offerta elettoraleche risente di un processo troppo ogget-tivamente schiacciato sul piano eletto-rale. Tale distanza andrà colmata dentrole dinamiche reali che seguiranno le ele-zioni.Un’altra novità è il movimento diGrillo, anche se nel Lazio ha subitoqualche defezione e non sembra cosìpresente. Cosa ne pensi?Il movimento 5 stelle esprime il disagiosociale e l’assenza di un’organizzazioneim grado di esprimere una concreta pro-spettiva di cambiamento. La debolezzadella sinistra è il motivo essenziale delsuccesso del fenomeno. Credo copra unospazio la cui fluidità è la sua fortuna e ilsuo limite. Credo che tale fenonemo sipolarizzerà nel futuro a destra e a sini-stra. Dipende da chi ha più filo. NelLazio si vedono poco. Ma a Roma il votod’opinione è alto, anche se peserà soprat-tutto sulle politiche meno sulle regionali.L’unità dei comunisti, come l’hai sem-pre chiamata tu, sembra tenere nono-stante tutto. Quali futuro prevedi?Tale unità, in realtà, tiene a Roma. A li-vello nazionale è tutto congelato. Dopoil corteo del 12 maggio che ha visto sfi-lare 40000 comunisti uniti a Roma nonsi è prodotto il salto necessario. Si potevaessere da subito perno per quella sinistradi cui il Paese ha bisogno. Ma non è an-data cosi, anche se alla fine Pdci e Prcsono unitariamente nella lista rivolu-zione civile. Continuo a credere che inItalia il patrimonio organizzato dei co-munisti è una risorsa che va unita e allar-gata a coloro che si battono pertrasformare la società a partire dall’op-posizione a Bce e alle sue scelte. Rilan-ciare la questione del socialismo del XXIsecolo anche in Italia è un compito per ilquale l’unità, ovviamente nella chiarezzastrategica, è fondamentale.

Ilaria Cucchi

Ivano Peduzzi Fabio Nobile

Cambiamo insieme il PaeseIvano Peduzzi: «I poteri forti puntanosull’area del centrosinistra»

Ilaria Cucchi: «I cittadini sono stufidella giustizia al servizio dei potenti »

Fabio Nobile: «Interloquirecon l’antiliberismo»

La campagna elettorale che si prospettaper tutto il primo quadrimestre del 2013è davvero senza precedenti: primo, per-ché a Roma si svolgerà su ben tre fronti:locale, nazionale e regionale; secondo,perché è una sfida diretta all’esistenzadel Prc come rappresentanza politica;terzo, perché si gioca anche sul terrenodella comunicazione multimediale. O,per dirla in altre parole, la comunica-zione multimediale avrà molto più pesoche nelle volte precedenti. Senza contareche l’antipolitica ha scavato in profon-dità regalando altri punti percentualiall’astensionismo.Il gruppo redazionale di Liberaroma haproposto di arrivare quanto prima a unasorta di coordinamento tra militanti Fdsche si occupi della propaganda eletto-rale, soprattutto quella comunale, in unaforma nuova e parallela a quella Fds ocomunque del nuovo soggetto politicoche sta nascendo con Rivoluzione civile.L’idea del coordinamento sul pianodell’informazione e della comunicazionenasce non solo dal fatto che qualsiasiazione di propaganda è più efficace separte da una azione collettiva (campa-gna) – pensiamo per esempio a quelloche significa agire con questo stile nel-l’ambito del mondo web – ma anchedalla constatazione che in regime di ri-strettezza di mezzi e di forze il nostroobiettivo è innanzitutto quello di metterea frutto le poche risorse di cui dispo-niamo. Massimo spazio alla creatività eall’invenzione, quindi, ma dentro un pe-rimetro di pratica collettiva. Si sono giàsvolti alcuni incontri assembleari. E altriverranno effettuati nelle prossime setti-mane. La filosofia ispiratrice prende lemosse dall’idea che ogni compagnopossa attivarsi per fare campagna elet-tore facendo confluire poi tutta l’espe-rienza in una sorta di “cassetta degliattrezzi” collettiva. Una volta condivisala cassetta degli attrezzi, si può sceglierese muoversi come gruppo locale oppureaderire di volta in volta alle campagneche vengono decise a livello collettivo.Le due modalità ovviamente non siescludono. Quello che chiediamo a tutti,anche a quelli che sceglieranno di esserecompletamente autonomi, è di parteci-pare alle campagne virali on line, e co-munque di prendere visione via via delleproposte che arrivano dal lavorìo collet-tivo.

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INTERVISTA AI CANDIDATI DI PUNTA DI RIVOLUZIONE CIVILE ALLA REGIONE LAZIO E AL PARLAMENTO NAZIONALE

PARLA LA SORELLA DI STEFANO, CANDIDATA NELLA CIRCOSCRIZIONE LAZIO 1

REGIONALInel Lazio si vota così

Fabio Sebastiani

Nessuno si sta accorgendo di questeelezioni. Non avverti anche tu questasensazione?Sì, mi sono fatto anche io la stessa idea.E’ uno dei riflessi del dramma che vivela nostra regione dal punto di vista deiservizi e del lavoro, del possibile sboccoverso un nuovo modello economico.Tutti questi non sono temi che sono di-scussi in campagna elettorale, come ele-menti su far pronunciare i candidati.Anche i mass media, che evitano di par-lare di contenuti a livello della competi-zione nazionale, immaginiamoci seprestano attenzione a quello che accadenel Lazio. Nemmeno si riesce a rappre-sentare l’elemento essenziale, ovverouna possibile contrattazione sul rientrodel bilancio della sanità, per non esserecostretti ai tagli. Eppure qualcosa si po-trebbe fare attraverso il taglio dei privi-legi e una analisi rigorosa e precisa deglisperperi. Se si liberano risorse da questevoci, oltre al costo della macchina regio-nale e della corruzione, si può ragionarepoliticamente e si possono prendere de-cisioni concrete. Per esempio sui rifiuti,per quanto riguarda la raccolta differen-ziata. Tra l’altro, c’è anche tutto il pac-chetto delle grandi opere che nonvengono fatte e non viene messo in si-curezza praticamente nulla. Questi sonotutti temi che permetterebbero un con-fronto serio e articolato, e invece sonoesclusi dalla discussione. Certo, li fac-ciamo noi nelle nicchie dei nostri incon-tri nei territori con i lavoratori e icittadini, dalla Videocon al distretto dellaceramica. Non si riesce a configurare unpiano che metta con chiarezza la richie-

sta di risorse pubbliche per dar corso auna politica attiva. E in tutto questo, ov-viamente, centrodestra e centrosinistraparlano d’altro.

Ecco appunto, veniamo a centrodestrae centrosinistra. Dopo il caos dellaPolverini e il totale fallimento di Ale-manno, cosa sta accadendo nel quadropolitico?Diciamo che il quadro ci fa prefigurareuno spostamento di rappresentanza deipoteri forti dal centrodestra al centrosi-nistra e quindi una ipotesi di riaperturadi dibattito nell’area montiana e centri-sta. Ho avuto modo di ascoltare Zinga-retti in alcune iniziative della Cgil e dellaFederlazio. Ebbene, mai citata la parolaoperai e condizione operaia. E’ chiaroche il candidato del centrosinistra sitiene le mani libere per costruire alla fineuna solida maggioranza di centro che inrealtà non ha alcun profilo e serve solo atirare a campare. Ma questo non è quelloche vogliono i cittadini. La situazioneimpone delle scelte, a cui nessuno si puòesimere. Sembra che non hanno bisognodi fare grandi campagne elettorali. Cre-diamo che sia difficile poter sostenereprovvedimenti della Giunta con questaimpostazione. Avevamo chiesto una in-terlocuzione ma non ci è stata data nem-meno l’occasione di un confronto.Quindi, ciò che stiamo facendo è svilup-pare le attività per avere una buona rap-presentanza in Consiglio.

L’opposizione di sinistra questa voltaparte con una formula inedita, quelladella colazione invece che del partito.Rischi e opportunità?Il programma l’abbiamo scritto racco-

Isabella Borghese

Una campagna elettorale tra le gentequella scelta da Ilaria Cucchi, la sorelladi Stefano Cucchi, “il ragazzo mortoammazzato dalla polizia” nel 2009, mala cui fine, per citare le parole di lei «èproprio iniziata nel loro quartiere, TorPignattara». E dopo due anni di vita chela Cucchi ha trascorso a fare politica dasola, proprio quest’anno in occasionedelle elezioni, su invito di Antonio In-groia che l’ha incoraggiata a scendere incampo, Ilaria si è trovata davanti allapossibilità di procedere nel suo percorsopolitico, ma non più da soggetto sin-golo.La Cucchi ha chiesto prima di potercipensare due giorni, poi ha incontrato ilcandidato leader, si è confrontata con luie dopo non ha avuto più dubbi. “Ingroiaha una faccia pulita” ha dichiarato Ila-ria. Ed è stata questa sua considera-zione personale a metterla sulla scelta dicambiare percorso, a spingerla e senzaalcuna esitazione, a intraprendere il per-corso politico con Rivoluzione Civile. Lei, Ilaria, non è solo la sorella di Ste-fano, ci tiene molto a specificarloquando la si incontra.

E’ anche una madre oggi e soprattuttouna donna coraggiosa, forte, determi-nata. Ha deciso di “strumentalizzare”(verbo utilizzato per sbeffeggiare lespregevoli dichiarazioni di Giovanardi)la sua vicenda personale per metterla aservizio dei cittadini, con una candida-tura che si pone come obiettivo primoquello di tentare di evitare che la storiadella sua famiglia diventi quella di altre.

Tor Pignattara è il suo territorio, maanche il quartiere dove è “iniziata lafine di Stefano, suo fratello”. Per dueanni ha lottato e fatto politica da sola,oggi la sua strada è un’altra. Comesta vivendo questo cambiamento?La scelta di entrare in politica nascedalla necessità di portare all’attenzionedella nostra politica tematiche scomodeche in questi anni sono state arricchitesolo da parole. Occorrono invece nuoveproposte perché sino ad oggi non si è in-tervenuti né sul problema delle carceriné su quello della giustizia. Ero bam-bina quando sentivo parlare di carceri.Mio fratello è morto di carcere. In pas-sato non ho sentito mai mio questo pro-blema legato alla giustizia e alle carceri.Oggi, invece, ho conosciuto e so quantoè sbilanciata la giustizia a favore del cit-

tadino. So che il tema per il nostro paeseè diventato un’emergenza.

La sua entrata in politica avviene inun periodo molto particolare. Gli ita-liani sono stanchi di essere presi ingiro. Molti non voteranno. Altri nean-che si interessano più di quello che ac-cade. Quali sono a suo avviso leemergenze?Credo che gli italiani siano stanchi estufi di avere a che fare con una politicache non è più a loro servizio. Sono stan-chi di una giustizia che è solo a favoredei potenti. Anche per questo ho decisodi portare all’attenzione pubblica e dellapolitica la necessità di controllo all’in-terno della magistratura, perché ven-gano tutelati i diritti dei cittadini quando

nei processi entra la politica con i suoiprocessi.

Passiamo alla campagna elettorale.Sì. Ho scelto di farla tra la gente. La po-litica per riottenere la fiducia da partedelle persone deve stare tra loro. Sto gi-rando molto, con grande soddisfazione euna partecipazione numerosa nei terri-tori. Questo ripaga la stanchezza.

Una decreto legge contro la tortura.Sarà il suo primo impegno se verràeletta?Certo. E’ scandaloso che ancora non siastato introdotto. E’ scandaloso per il no-stro paese e per il senso di civiltà chetutti dovrebbero avere. Per questo chiedoa tutti di sostenere quest’introduzione.Credo che opporsi non solo sia sbagliato,ma se chi si oppone alla legge sulla cor-ruzione viene giudicato corrotto, lostesso vale per la tortura.

Cosa le resta oggi del passaggio nei Cie?E’ pesantissima la realtà dei Cie. En-trarci significa trovarsi davanti a uominiche vengono privati dei loro diritti edella loro libertà. Una realtà di granlunga peggiore, dunque, di quella dellecarceri.

La legge elettorale del Lazio è piuttosto complessa. In sintesi:40 seggi vengono ripartiti proporzionalmente tra le liste concorrenti. Leliste dei candidati sono provinciali: 29 seggi per la provincia di Roma; 4seggi per la provincia di Latina, come per quella di Frosinone; 2 seggiper la provincia di Viterbo ed 1 solo seggio per la provincia di Rieti.Le liste provinciali sono collegate ad una lista regionale, cosiddetto li-stino, il cui capolista è candidato alla presidenza della Regione. La listaregionale è composta da 10 candidati. Il candidato presidente che ot-tiene più voti fa eleggere in blocco i candidati nel listino (premio di mag-gioranza pari al 20% dei consiglieri).Esistono due tipi di sbarramento: non hanno diritto alla ripartizione deiseggi le liste che non raggiungano il 3% dei consensi, a meno che nonsiano collegate ad una lista regionale che ottiene almeno 5% dei voti. La legge prevede la possibilità del voto disgiunto.E’ possibile votare per una lista, esprimere la preferenza per uno deicandidati in lista e poi votare per un candidato presidente non collegatoa quella stessa lista.In breve, il voto alla lista viene attribuito al candidato presidente colle-gato a quella lista, a meno che l’elettore non indichi un altro candidatopresidente.

gliendo l’esperienza di questi anni, cheè stata sempre in funzione della rappre-sentanza degli obiettivi di lotta, nellascuola, nella sanità, rispetto alla grandequestione del trattamento dei rifiuti,senza parlare dell’occupazione e del-l’uso del territorio. Siamo portatori diquello che si è mosso ed è maturato sulpiano della politica alternativa. Dettoquesto, non credo che in una coalizionesi possa perdere la rappresentanza, e lasensibilità di origine. Questo però nonostacola assolutamente che il gruppomantenga e corrisponda al bisogno dirinnovamento della società civile, che èpoi la nostra pratica.

Il numero dei consiglieri è diminuito,però se i sondaggi danno la giusta in-dicazione Rc potrebbe ottenere unbuon risultato. Diciamo che si può ragionare di una for-bice tra i due e i quattro consiglieri, sucinquanta. Una pattuglia notevole. Primaeravamo due su settanta. La mia paura èche tutta l’operazione di denuncia scan-dalistica che ancora è tutta in piedi credoche possa rischiare di delegittimare ilruolo del Consiglio. C’è questa imma-

gine negativa che di fatto immobilizzal’attività di quella che dovrebbe esserel’istanza primaria dei poteri della Re-gione. Ci sembra che Zingaretti, però,abbia in mente questo modello, cosìcome l’ha praticato la Polverini. Allafine, il Consiglio regionale diventa unfastidio per la Giunta e nient’altro.

Pare di capire da quello che dici chel’election day di fatto ha sterilizzato ilconfronto elettorale, perché tuttifanno affidamento sulla tornata na-zionale. Anzi, per la destra è una par-tita che avrà un esito anche per ilCampidoglio…Storace potrebbe pure usare questa cam-pagna per poi giocarsi tra qualche mesela partita romana. Il gioco che pongonoi tre componenti del centrodestra è il ri-compattarsi dal punto di vista della con-trapposizione al centrosinistra, contaresul risultato regionale e poi riaprire lapartita romana.

Zingaretti?Ho paura che Zingaretti con questo suosentirsi autosufficiente e vittorioso rischidi avere un’aula in cui la sua maggio-ranza sarà risicata.

E il rinnovamento tanto sbandierato? Assolutamente nulla. Il centro politicocambia, non è che si rinnova. In più c’èquesta apertura ai moderati che è spa-ventosa. Ed è spaventoso che tutto que-sto passi nel silenzio, addirittura con isindaci di centrodestra in piena campa-gna acquisti. Lui non ha bisogno di rap-presentare un rinnovamento ma solo dilavorare nelle retrovie per costruire unamaggioranza che poi diventerà una suadependance.

Informazionein reteper fare rete

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«Il punto di partenzasono gli interessi di chi vive della propriafatica quotidiana. Difenderli e indicare una prospettiva per renderli egemoniè quello che dobbiamo fare»

«E’ chiaro che il candidatodel centrosinistra si tiene le mani libere per costruirealla fine una solidamaggioranza di centro che in realtà non ha alcunprofilo e serve solo a tirare a campare»

«Occorrono invece nuoveproposte perché sino a oggi non si èintervenuti né sul problemadelle carceri né su quello della giustizia.Mio fratello è morto di carcere»