liberamente - n.6 maggio 2011

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- - L ibera M ente Il bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.6 maggio 2011 APPROFONDIMENTO Giustizia sì Giustizia no: ma quale Giustizia? Giustizia giu- sta o Giustizia ingiusta? Esiste la Giustizia giusta? Fino a che punto lÊuomo può emettere sentenze giuste? E giuste in relazione a cosa? AllÊetica dominante? Ai diritti della persona? Alla sicurezza so- ciale? E la Giustizia divina? Esiste davvero? In questo nu- mero la Giustizia secondo gli addetti ai lavori (magistrati, avvocati, presidenti di tribu- nale), la Giustizia secondo chi lÊha subita, dai ragazzi di Villa Dora agli operatori, la Giusti- zia secondo le scienze sociali e il teatro. Ma tu // credi nella Giustizia? Puoi raccon- tarci una tua esperienza? EDITORIALE Ad un anno di Mauro Aquino Il numero di maggio segna per LiberaMente il primo anno dÊattività quale organo dÊinforma- zione della Casa sulla Roccia. LÊentusiasmo di sperimentarci in una nuova esperienza ci ha con- dotto fino ad oggi, facendoci confrontare costan- temente con la realizzazione di unÊinformazione che ha avuto, sin dallÊinizio, lo scopo dÊillustrare sia lÊAssociazione che le tematiche che di volta in volta si sono affrontate possibilmente con uno sguardo oggettivo e non di parte. Anche LiberaMente ha rappresentato un altro modo per portare sia lÊAssociazione che le nostre iniziative, progetti, eventi al di fuori di noi e far in modo che questo potesse essere unÊulteriore strumento di comunicazione per poter raggiun- gere altri possibili interlocutori. LÊesperienza con- tinua e continua lÊentusiasmo che raccogliamo sia al nostro interno che da tutti coloro che si avvicinano in maniera continuativa o anche oc- casionale, per poter offrire un loro contributo fatto di partecipazione, parole, immagini ed idee. Il mese di aprile ha visto la ns. Associazione pre- sente in più dÊuno evento e nel corso di questo numero saranno approfonditi e trattati sia i con- tenuti che gli obiettivi di quanto si è proposto. Prima di giungere, però, al mese di giugno, che rappresenta un poÊ il giro di boa della prima metà dellÊanno, offriremo altre iniziative, antici- pandovene via via i contenuti: manifestazioni sportive, prevenzione con e per le scuole, il la- boratorio teatrale della Comunità „Villa Dora‰ che si spinge in altre realtà sociali sono solo al- cuni degli appuntamenti che abbiamo predispo- sto per perseguire la nostra attività, presenza e mission sul nostro territorio. LiberaMente oggi raggiunge 2.106 iscritti che si sono registrati al nostro sito (http://www.laca- sasullaroccia.it) e che hanno richiesto di ricevere direttamente nella loro email una copia della newsletter, ma molti altri visitatori occasionali o di passaggio si affacciano alla nostra comunica- zione „scaricando‰ direttamente il numero del giornale o le uscite precedenti, e su base bime- strale contiamo ulteriormente altre 450 pre- senze. Tralasciando le cifre e introducendovi al numero di questo bimestre, voglio sottoporre alla Vostra attenzione lÊapprofondimento che la reda- zione ha scelto quale tema centrale di analisi, in- dagine e di informazione : la giustizia. Un tema già di per sè sicuramente importante e altamente L’ASSOCIAZIONE Il primo con- vegno sulle adozioni pag.4 EVENTI Torna il teatro di Villa Dora pag.28 - 1 - Struttura Maschile - Sede della Comunità Terapeutica - Prata P.U. Noi e Don Riboldi la Pasqua 2011 pag.7 L’APPROFONDIMENTO Intervisita al giudice Amodeo pag. 12

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LiberaMente il bimestrale dell'Associazione La Casa sulla Roccia - Centro di Solidarietà

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Page 1: LiberaMente - n.6 maggio 2011

--LiberaMenteIl bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.6 maggio 2011

APPROFONDIMENTO

LA G IUST IZ IAGiustizia sì Giustizia no: maquale Giustizia? Giustizia giu-sta o Giustizia ingiusta? Esistela Giustizia giusta? Fino a chepunto lÊuomo può emetteresentenze giuste? E giuste inrelazione a cosa? AllÊeticadominante? Ai diritti dellapersona? Alla sicurezza so-ciale? E la Giustizia divina?Esiste davvero? In questo nu-mero la Giustizia secondo gliaddetti ai lavori (magistrati,avvocati, presidenti di tribu-nale), la Giustizia secondo chilÊha subita, dai ragazzi di VillaDora agli operatori, la Giusti-zia secondo le scienze socialie il teatro. Ma tu ⁄⁄ credinella Giustizia? Puoi raccon-tarci una tua esperienza?

EDITORIALE

Ad un annodi Mauro Aquino

Il numero di maggio segna per LiberaMente ilprimo anno dÊattività quale organo dÊinforma-zione della Casa sulla Roccia. LÊentusiasmo disperimentarci in una nuova esperienza ci ha con-dotto fino ad oggi, facendoci confrontare costan-temente con la realizzazione di unÊinformazioneche ha avuto, sin dallÊinizio, lo scopo dÊillustraresia lÊAssociazione che le tematiche che di voltain volta si sono affrontate possibilmente con unosguardo oggettivo e non di parte.Anche LiberaMente ha rappresentato un altromodo per portare sia lÊAssociazione che le nostreiniziative, progetti, eventi al di fuori di noi e farin modo che questo potesse essere unÊulteriorestrumento di comunicazione per poter raggiun-gere altri possibili interlocutori. LÊesperienza con-tinua e continua lÊentusiasmo che raccogliamosia al nostro interno che da tutti coloro che siavvicinano in maniera continuativa o anche oc-casionale, per poter offrire un loro contributofatto di partecipazione, parole, immagini ed idee.Il mese di aprile ha visto la ns. Associazione pre-

sente in più dÊuno evento e nel corso di questonumero saranno approfonditi e trattati sia i con-tenuti che gli obiettivi di quanto si è proposto. Prima di giungere, però, al mese di giugno, cherappresenta un poÊ il giro di boa della primametà dellÊanno, offriremo altre iniziative, antici-pandovene via via i contenuti: manifestazionisportive, prevenzione con e per le scuole, il la-boratorio teatrale della Comunità „Villa Dora‰che si spinge in altre realtà sociali sono solo al-cuni degli appuntamenti che abbiamo predispo-sto per perseguire la nostra attività, presenza emission sul nostro territorio.LiberaMente oggi raggiunge 2.106 iscritti che sisono registrati al nostro sito (http://www.laca-sasullaroccia.it) e che hanno richiesto di riceveredirettamente nella loro email una copia dellanewsletter, ma molti altri visitatori occasionali odi passaggio si affacciano alla nostra comunica-zione „scaricando‰ direttamente il numero delgiornale o le uscite precedenti, e su base bime-strale contiamo ulteriormente altre 450 pre-senze. Tralasciando le cifre e introducendovi alnumero di questo bimestre, voglio sottoporre allaVostra attenzione lÊapprofondimento che la reda-zione ha scelto quale tema centrale di analisi, in-dagine e di informazione : la giustizia. Un temagià di per sè sicuramente importante e altamente

L’ASSOCIAZIONE

Il primo con-vegno sulleadozionipag.4

EVENTI

Torna il teatro diVilla Dorapag.28

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Struttura Maschile - Sede della Comunità Terapeutica - Prata P.U.

Noi e DonRiboldi laPasqua 2011pag.7

L’APPROFONDIMENTO

Intervisita algiudiceAmodeo pag. 12

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sensibile, ma che da un poÊ di tempo vieneposto con maggiore enfasi, determinazionee anche strumentalmente viene fatto og-getto di discussione come il primo ed il piùimportante intervento governativo da rea-lizzare, modificare, ritagliare secondo spe-cifiche e singole esigenze.Certo vivere e sentirsi cittadini in uno statogiusto ed equo ci trasmette quella fiducianelle istituzioni che normalmente negli statidemocratici si vive, si percepisce. Pur-troppo lÊattuale nostra condizione è quellache le tematiche che la maggior parte di noireputa più importanti quali lÊeconomia, gliinterventi da realizzare nel mondo del la-voro, il sostegno alla sanità, scuola e allepolitiche sociali, ecc. rivestono per la nostrapolitica un interesse marginale da ripren-dere solo verbalmente ed esclusivamentenelle piazze, nei dibattiti televisivi, nellÊim-minenza delle campagne elettorali.

Noi viviamo apparentemente in uno Statolibero, non di regime, ma la penetrazionedella politica, quella „sporca‰, la si percepi-sce ai vari livelli della quotidianità, con delleleggi sempre più contrarie ai tanti e semprepiù favorevoli ai pochi, per cui noi singolicittadini ci chiediamo „ma la legge è sempreed ancora uguale per tutti ?‰Personalmente non ho questa sensazione,in quanto sono sotto gli occhi di tutti i ten-tativi per legittimare ciò che legittimo nonè, ogni giorno si sposta un poÊ di più il limitedellÊaccettazione di una giustizia che vienesvilita dei suoi contenuti democratici equello che solo un anno fa poteva esserecondivisibilmente rifiutato, oggi viene accet-tato facendo spallucce e tirando a campare.Ritengo che questa passività ci allontaneràsempre di più anche dai contesti Europeied Internazionali dovenon abbiamo rivali nelprimeggiare esclusivamente allÊinterno dei

loro talk-show che ripercorrono i luoghi co-muni sugli italiani qualunquisti, fatti di can-zoni, pizza e „sole mio‰.Noi tutti possiamo affrontare e subire ognitipo di sacrificio purchè sia condiviso echiaro lÊobiettivo da raggiungere. Sia con-diviso e chiaro che quel nostro sacrificio siaa vantaggio di un bene comune che significaequità e benessere per tutti. Sia condivisoe chiaro che per richiedere sacrifici e cre-dere nelle parole pronunciate occorre unqualcosa che oggi manca, ovvero la credi-bilità.Un uomo giusto, un giudice imparzialecome Rosario Livatino, vittima di mafia,dopo la sua uccisione nel suo diario perso-nale fu trovata una frase da lui scritta chediceva „⁄Quando moriremo, nessuno civerrà a chiedere quanto siamo stati cre-denti, ma credibili‰ e i nostri governantiquanto sono credibili ?.

L’ASSOCIAZIONEBreve presentazioneufficio adozionidi Anna De Stefano

La legge 476/98 ha reso obbligatorio lÊin-tervento dellÊente autorizzato in tutte le pro-cedure di adozione internazionale,modificando la precedente disciplina chepermetteva, invece di rivolgersi anche di-rettamente alle autorità straniere. Alla Casa sulla Roccia, nellÊambito del disa-gio e dellÊaiuto, è nato un percorso di soli-darietà aperto alle coppie che voglionoadottare bambini in paesi stranieri e questoprogetto è nato in collaborazione con il

Centro Adozioni „La Maloca‰ di Parma, as-sociazione di volontariato iscritta al RegistroRegionale del Volontariato dellÊEmilia Ro-magna dal 08/08/1996 -iscrizione n°5908- e dal 11/10/2000 che ha ottenutoil riconoscimento ufficiale ad operare dallaCommissione per le Adozioni Internazionalidella Presidenza del Consiglio - atto n°16/2000 AU/AUT/CC/DEL.La finalità di questÊufficio di Adozioni Inter-nazionali è quello di dare una famiglia ad unbambino in stato di abbandono nel pieno ri-spetto delle legislazioni vigenti in materia edella convenzione dellÊAja, offrendo un ser-vizio alle coppie per sostenerle nellÊ intra-prendere un percorso di genitorialitànellÊambito delle adozioni internazionali.Essendo la Casa sulla Roccia e La Maloca,associazioni di volontariato no-profit, ope-rano senza fini di lucro nei settori del soste-gno a distanza e della solidarietàinternazionale, finanziando progetti per mi-

gliorare le condizioni di vita dei minori neipaesi di origine.LÊufficio adozioni opera nella macroarea En.5 e quindi garantisce lÊesecuzione degliadempimenti e delle prestazioni necessarieper lÊinformazione, la preparazione e lÊassi-stenza alle coppie, nella procedura di ado-zione e lÊassistenza nel post adozione daparte delle coppie residenti nelle regioni:Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Si-cilia ed in quelle limitrofe : Lazio, MoliseI paesi esteri per la quale, la Maloca, de-tiene lÊautorizzazione a poter operare sonoolombia: Paese che ha ratificato la Conven-zione dellÊAja, ed in cui la maggior partedegli associati ha svolto le pratiche di ado-zione per questo motivo lÊAssociazione puòvantare una lunga e fruttuosa esperienza inquesto Paese.Nepal: Recente accreditamento a poter

operare in questo paese.

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ACCOGLIERELÊADO-ZIONE

Il primo convegnosulle Ado-zioni Internazionali organiz-zato dall’Ufficio Adozioni dellaCasa sulla Roccia

di Chiara Iannaccone

EÊ la prima volta che ho lÊoccasione di scri-vere su questo giornale e quello che mi èstato affidato è un compito arduo, ma sicu-ramente piacevole e gratificante: parlare delConvegno Adozioni Internazionali che Ve-nerdì 15 Aprile si è tenuto alla Camera diCommercio di Avellino. Il primo convegno nella nostra Città in unambito così importante e delicato, che amio avviso avrebbe meritato senzÊaltro unamaggiore partecipazione da parte non solodei cittadini, ma anche dei mass-media,ormai fondamentali per farsi e far cono-scere. Una partecipazione mancata chemolto probabilmente denota, in tuttÊItalia,una consapevolezza ancora poco spiccatadel problema, che si manifesta in manieralampante nelle forti lacune che lÊiter buro-cratcio delle Adozioni Internazionali conti-nua a dimostrare. Proprio questo è stato il tema dellÊultimaparte del Convegno, una Tavola rotonda diconfronto e delineamento di comuni obiet-tivi che si spera possano trasformarsi inazioni concrete, e mi riempe il cuore di gioiail poter affermare di aver assistito ad un di-battito in cui ogni singolo relatore, a suomodo e nel suo campo di intervento, abbiacercato di riconoscere gli errori passati per

farne tesoro e trasformarli in abilità future,sottolinenado la necessità di una maggiorepragmaticità di interventi e relazioni. Molto significativo a mio avviso è stato lÊin-tervento di Maddalena Poerio – DirigenteArea Minori e Responsabilità FamiliaridellÊAssessorato ai Servizi Sociali della Re-gione Campania – soprattutto per la sensi-bilità dimostrata nellÊaffermare che „Senzaresponsabilità non si produce niente dibuono‰, e che molto spesso, anzi la mag-gior parte delle volte, siamo noi stessi conle nostre parole ed i nostri atteggiamenti afar nascere problematiche che non avreb-bero ragione di esistere. Il problema è chetutti noi siamo portati a sottolineare e ri-marcare la diversità solo perché abbiamopaura di ciò che non conosciamo, ma la di-versità non è altro che lÊaltra faccia dellastessa medaglia; senza la diversità non esi-sterebbe neanche la normalità. La normalità è solo un modo per sancirelÊidentità personale allÊinterno di un gruppo,solo grazie ad essa possiamo in un certoqual modo sentirci „uguali‰, ma poi infondo „Un arcobaleno non è fatto di un solocolore‰. Trasporata da miei pensieri ho forse intro-dotto, senza volerlo, un argomento impor-tante, forte, corposo. Già, perché molti deiproblemi che questi bambini affontano nel

nostro paese derivano soprattutto dallamancata sensibilità al vissuto e alla culturaaltrui. Una problematica che ci è stata mi-nuziosamente presentata da Marcello Roc-chi, un bambino adottato, ormai adulto, cheal convegno ha saputo farci rivivere la suaesperienza con sapienza e tanta profondità,toccando il cuore di ognuno di noi con lesue parole. Parole che dovrebbero farci ri-flettere. Si perché è la riflessione, la discus-sione critica, lÊautoanalisi in primis, lÊunicastrada per riuscire a fare qualcosa di buono.Da buone idee nascono buone pratiche,come da buone maniere nascono grandicose, mettersi nei panni dellÊaltro è lÊunicomodo per comprendere, e comprendere si-gnifica mettersi sulla giusta strada. Non sono qui per fare una mera scaletta de-scrittiva del convegno, non perché non siautile, ma perché non ne sarei capace, presadalle mille sensazioni e dalle riflessioni chequesto convegno ha suscitato in me. Ed èper questo che vorrei soffermarmi sugliaspetti più emozionali e personali emersida questo confronto costruttivo: il problemadellÊaccettazione del lutto della sterilità,delle non soddisfatte aspettative genitoriali,delle sensazioni del bambino, ma soprat-tutto dellÊaccoglienza.Proprio questÊultimo tema, come eviden-ziato dal titolo stesso del Convegno „Acco-gliere lÊAdozione. Dalla famiglia alla scuola:testimonianze e riflessioni per progettarenuovi obiettivi e modalità nellÊadozione in-ternazionale‰, è stato il nodo focale del di-battito. Ho trovato particolarmente belle edesaustive le parole della Dott.ssa Maria Ca-labrese, che cito testualmente: „LÊacco-glienza è la prima forma di intervento inogni situazione, accogliere è informare, for-mare; è un modello organizzativo, uno stileeducativo, un valore sostanziale che implicauna corresponsabilità reale‰. Si perché,come è stato più volte ribadito, accogliereimplica lÊumiltà di essere a propria volta ac-colti ed è per questo che ci siamo ritrovatia parlare della coppia, del bambino, dellascuola e delle istituzioni che accolgono. Maprocediamo con ordine.

Anna De Stefano Resp. Uff. Adozioni Giuseppe Galasso - Sindaco di Avellino

Il tavolo dei relatori

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Per accogliere un bambino è necessario chela coppia rifletta, discuta e si confronti suquestioni di estrema importanza. Come ac-cennavo prima, la questione più rovente èsicuramente il lutto della sterilità, che va ela-borato e superato. ˚ sbagliatissimo, infatti,considerare lÊadozione un mero contenitoredi frustazioni da mancata maternità, oppureuna complessa alternativa al non restaresoli, o ancora peggio lÊultima spiaggia percementificare un rapporto ormai in crisi.LÊadozione è solo ed esclusivamente ungrande gesto dÊamore, un volersi dare in-condizionatamente con la consapevolezzadi poter vivere unÊesperienza diversa dacome lÊavremmo immaginata, lÊadozionenon è una favola, bisogna perciò cercare direstare sempre con i piedi ben saldati aterra, pronti ad affrontare tutto quello cheverrà in questa strana giostra che è la vita. Quando ci si accinge a compiere una sceltacosì importante bisogna essere coscienti didover rispettare il bambino che diventerànostro figlio, di impegnarsi nel riuscire acomprenderlo, di non caricarlo delle nostrepiù intime aspettative, non solo rigurdo alsuo futuro, ma anche e soprattutto riguardoalle modalità di relazione intrafamiliare. Untema questo delle aspettative genitoriali chesono convinta, va affrontato con le stessemodalità anche nel rapporto della coppiacon i figli naturali, perché come dicevaanche la Dott.ssa Monica Toselli: „I bambinisono di tutti‰. I nostri figli, naturali o adot-tati che siano, non sono il prolungamentodel nostro io o la nostra immagine riflessa,anzi sono tuttÊaltro da noi, ed è proprio laloro diversità a renderli unici e speciali, edè questa che deve portarci ad amarli e ri-spettarli per le loro specificità. Questo è solo uno dei muri di carta in cuila coppia deve imbattersi. UnÊaltra que-stione rilevante è sicuramente il dover es-sere sottoposti ad unÊesperienza unica, chevede coinvolti solo ed esclusivamente i ge-nitori adottivi, e che nessun genitore natu-rale si troverà mai a vivere:essere sottopostialla valutazione delle proprie attitudini e ca-

pacità genitoriali. Il dover essere analizzati,giudicati e infine passati al setaccio nonpiace a nessuno, ma credo che oggi graziealle competenze sviluppate dalle Associa-zioni che lavorano in questo settore, il per-corso che viene offerto a queste coppie più

che rappresentare un momento di proble-maticità debba essere valutato come unÊop-portunità unica. Il poter essere aiutati,seguiti, in un certo qual modo istruiti ad es-sere genitori non può che giovare alle cop-pie adottive, ma in realtà gioverebbe a tutti

i futuri o perché no attuali genitori. Perchèla famiglia può essere il seme di uno spen-dido fiore o rappresentare il veleno che locondannerà a non sbocciare; può essere ilnostro più segreto paradiso, ma può ancherappresentare lÊinferno in terra. Dunque;analizzarci, criticarci, interrogarci, imparare,sperimentare, cadere e rialzarci, non puòche farci essere persone migliori.La scuola come istituzione si dimostraancor oggi impreparata ad accogliere questibambini, perché troppo abitudinaria e poco

aperta ai cambiamenti. Proprio la scuola,motore primario di informazione e integra-zione, si trova a vivere una situazione para-dossale, ma che non dovrebbe stupirci;perché a pensarci bene questa non fa altroche riflettere lÊesatto andamento culturaledella società. Sarebbe opportuno creare motivazioninuove, dare spazio a nuove ideologie, eadottare nuove tecniche di aggiornamentoche possano dar vita a nuove metodologie

di insegnamento. Bisogna dare la possibiltàagli insegnanti di poter impiegare al megliola propria professionalità, fornendogli glistrumenti adeguati per poter confrontarsicon situazioni sostanzialmente diverse, mache oggi possono e devono convivere con

estrema spontaneità. Un aspetto questoche non può essere sottovalutato per lÊim-portanza che la scuola riveste nella forma-zione dellÊidentità di ogni singolo bambino.La scuola è una sorta di crocevia, unosnodo cruciale, in cui il bambino si trova acombattere con lÊinsorgenza di emozioniambivalenti, una parte di sé lo spinge ad in-trecciare relazioni con i pari e contempo-raneamente lÊaltra parte, quella che riflettela paura di non essere accettato, di sentirsidiverso, inadeguato e consapevole di nonpossedere gli stessi strumenti relazionalidegli altri bambini, funge da deterrente. Maciò che costituisce la magia del mondo deibambini, è proprio lÊabilità di riuscire a farprevalere nei rapporti con gli altri, la vogliadi aprirsi, di conoscere e di confrontarsi,passando attraverso numerose incompren-sioni, ma non portandosi mai dietro pesantirisentimenti; ed è per questo che si rendecosì importante la funzione svolta dagli in-segnati, come tutor e accompagnatori inquesto complesso percorso di vita. Questoincontro ha messo i primi mattoni di unmuro che mi auguro di vedere ben prestocostruito. Un augurio che si trasforma im-mediatamente in una reale speranza ripen-sando al buon esito ottenuto da questoprimo momento, in cui tutti gli enti presentihanno dato dimostrazione di grande aper-tura culturale e della presa in carico di unforte impegno per la costruzione di una reteche possa allargarsi e correre verso ununico obiettivo. Mi sento, quindi, di essere fiduciosa in uncomplessivo miglioramento dei servizi chepossa innanzitutto riuscire a rendere lÊiterburocratico meno fraudolento e più effi-ciente. Sperando che questo possa essere il primodi numerosi incontri su questo tema, incon-tri formativi ma anche e soprattutto fattivi,vorrei lasciarvi ritornando nel cuore deltema Adozione, e anche se forse ora staretepensando che sia un poÊ troppo ripetitiva,avrei il piacere di riportarvi le parole di Mar-cello Rocchi, che ribadiscono un concetto

più volte rimarcato in questo articolo, mache dette con la pancia hanno un suono di-verso di quando vengono dette con la testa: „˚ fondamentale adottare solo se è un mas-simo piacere, è fondamentale adottare solose si è capaci di essere adottati‰.

Maria Calabrese - Moderatrice

Ivana Pinardi e Marcello Rocchi

Carmela Casullo - ASL Avellino la platea A.Licciardiello, M. Poerio e C.Rossi

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UNA TRADIZIONECHE SI RINNOVAPASQUA 2011CON „LA CASASULLA ROCCIA‰Don Antonio Riboldi VescovoEmerito di Acerra ha celebratola messa di Pasqua per la Casasulla Rocciadi Fabio Petitto

Come ogni anno, anche per quello in corsosi è rinnovato lÊappuntamento con la SantaMessa di Pasqua, organizzata dallo stafftutto de „La Casa sulla Roccia‰, che stavoltaha visto come scenario, per la prima volta,la parrocchia di Maria SS. di Montevergine,in Rione Mazzini, e che è stata arricchitadalla presenza di Monsignor Antonio Ri-boldi, Vescovo Emerito della Diocesi diAcerra, che per lÊoccasione ha presiedutolÊintera liturgia. Un figura questÊultima che ha arricchito ul-teriormente di contenuti lÊintera celebra-zione che, come ogni anno, rappresenta unforte e vissuto momento dÊincontro tra i re-sidenti della fase dellÊAccoglienza, della Co-munità „Villa Dora‰ e della fase delReinserimento con i propri cari, parenti edamici, un momento di vicinanza e condivi-

sione unico, perché nelle mamme e neipadri di ciascuno dei ragazzi in programmasi intravvedono le lacrime per la nostalgiadi un figlio non più presente fisicamente,ma che sono anche lacrime di speranza af-finché quello stesso figlio possa portareavanti il proprio cammino di rinascita e re-cupero dopo sofferenze indicibili e un pas-sato tormentato, quello stessa rinascita cheè insita ed è il fulcro della Santa Pasqua;dallÊaltro la gioia dei ragazzi tutti, sia del-lÊAccoglienza che della Comunità, comeanche della fase del Reinserimento, che ve-dono nei propri cari il loro fondamentalepunto di sostegno, per proseguire nel lorocammino di recupero, un cammino che dàla possibilità a ciascuno di loro di poter co-struire nuove relazioni, basate su una con-divisione vera e sincera di valori e affetti.Una cerimonia, quella di questÊanno, che havisto i ragazzi di Villa Dora contornare i varimomenti salienti della celebrazione eucari-stica, con canti intonati da ciascuno di loro,con impegno, con fierezza e spirito vivace;lÊomelia celebrata da Monsignor Riboldiche, portatore di un bagaglio di enormeesperienza umana e cristiana, ha ricono-sciuto nellÊimpegno e nella testimonianzade „La Casa sulla Roccia‰ un baluardo edun esempio concreto di come si può ten-dere una mano e offrire aiuto solidale eforte a giovani e non, con le loro problema-tiche di droga e disagio sociale, accompa-gnandoli in un percorso di aiuto impregnatodi amore, di sostegno, in uno scenario na-zionale ed internazionale dove sÊinvestesempre meno nelle politiche di aiuto e sipone sempre meno attenzione allÊemargi-nazione sociale, su reali e tangibili iniziativedi recupero e sostegno a favore delle fascesociali più disagiate.Una testimonianza, quella di Mons. Riboldi,carica di significati: la sua stessa presenzache ha rappresentato un momento di vici-nanza vero e sentito verso lÊimpegno pro-fuso da „La Casa sulla Roccia‰, unatestimonianza di amore enorme verso ilprossimo, che è tutto racchiuso nel sensodella Pasqua, la stessa testimonianza pro-fusa durante lÊomelia e nei saluti finali, unatestimonianza che ha rappresentato un in-vito a non abbandonare mai la sete di giu-stizia e legalità di cui il nostro Paese, e noitutti cristiani, abbiamo bisogno, a non averpaura e timore e lottare con coraggio con-tro ogni forma di illegalità, ad essere cia-scuno di noi autentici testimoni di carità eamore verso il prossimo, la riscoperta di va-lori autentici che sono insiti in ognuno dinoi e che possono essere validi strumentiper porci in aiuto e ascolto per il prossimo,quella riscoperta di valori che mai come nelperiodo Pasquale si arricchisce del suopieno significato, quella riscoperta di valori

che ogni volontario, ciascuno dello staff de„La Casa sulla Roccia‰, ciascuno di noi nondeve mai perdere di vista per essere stru-menti di solidarietà e amore per chiunqueè intorno a noi, in particolar modo per chine ha più bisogno. La stessa Liturgia dellaParola, pronunciata durante la celebrazioneeucaristica, così recitava: „Io, il Signore, tiho chiamato per la giustizia e ti ho presoper mano; ti ho formato e ti ho stabilitocome alleanza del popolo e luce delle na-zioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi, efaccia uscire dal carcere i prigionieri, dallareclusione coloro che abitano nelle tene-bre‰. Ha offerto un valido spunto di rifles-sione su chi può essere ognuno di noi per

il suo prossimo, strumento di aiuto e sal-vezza, aiutare i più disagiati nella riscopertadi valori autentici che sono nellÊessenzadellÊessere umano e di ogni cristiano, ad es-sere portatori di pace e fraternità verso chivive nella solitudine e nella disperazione.Quella fraternità che ogni giorno contraddi-stingue il centro nella sua opera di soste-gno, di recupero e accompagnamento versoi suoi utenti, i volontari tutti, lÊequipe del-lÊAccoglienza, della Comunità e della fasedi Reinserimento, del Settore Famiglie, delProgetto Adozioni Internazionali, tanti am-

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biti diversi e molteplici che sono frammentidi un cuore pulsante, unico e grande, che èla realtà della Casa sulla Roccia, di cui iostesso sono fiero di essere parte, come unapiccolissima meteora in un universo stellato.La celebrazione, nella sua prosecuzione, siè ulteriormente arricchita della liturgia eu-caristica che si è espressa con lÊoffertoriocommentato, attraverso i doni pasquali delpane, vino e delle palme, come testimo-nianza viva del lavoro dellÊuomo espressorispettivamente come capacità di stringere

nuove amicizie e costruire segni di pace, cheattraverso il sangue di Cristo diventa soste-gno e nutrimento per la rinascita dellÊuomostesso, come segno di pace fra tutti i popolidella Terra. Suggestive le preghiere di Rin-graziamento recitate sullÊaltare da alcuni deiragazzi della fase del Reinserimento Sociale,che hanno rafforzato e dato vigore a quelloche è il reale senso della Pasqua: la risco-perta della fiducia in se stessi e lÊinestima-bile valore del dono della vita; chelÊesistenza stessa di ognuno di noi sia un co-

stante momento di rinascita, un ringrazia-mento vero verso tutte le persone che quo-tidianamente offrono il proprio servizioverso il prossimo; quello che è soprattuttolÊobiettivo costante del nostro centro, lÊac-compagnamento in un cammino di recu-pero nella riscoperta di valori autentici,gioia di vivere, amore, rispetto per se stessie per il prossimo, quello che è da sempre„La Casa sulla Roccia‰, una piccola grandevoce autentica nel silenzio assordante del

disagio sociale.

di Rofina Cafra e Anna Musto

Nessuno è colpevole per sempre!EÊ il manifesto che il „Settore Detenuti‰, costola del Settore Fami-glie, si è dato simbolicamente e che connota la modalità con cui la-voriamo. Avvicinarsi al mondo degli ultimi è lÊessenza dellÊAssociazione „La casa sulla roccia‰. E, dunque, nella volontà dipromuovere la speranza, ci si mette al servizio di chi speranza sem-brerebbe non averne più.La giustizia nazionale ha promosso negli anni tanti progetti a favoredei detenuti, con la finalità della riabilitazione e del recupero; matanto ancora resta da fare. Anche alla fine degli anni Ê60, quando si è iniziato a parlare nonpiù solo di „Detenuti‰, ma di persone che a causa di problemi ditossicodipendenza entravano nellÊillegalità, sono nate molte pro-poste di legge tese a costruire allÊinterno delle carceri varie attivitàche potessero favorire il reinserimento nella vita al termine delladetenzione. Solo nel 1975 è stata approvata una prima legge-quadro capacedi riordinare tanti disegni, singolarmente deboli. Con questa mo-zione, ed ancora di più con la successiva legge 162 del 1990, ènata una vera possibilità di aiutare il tossicodipendente detenutoad uscire da entrambi i legami. La Casa sulla Roccia, non poteva non posare il suo sguardo anchesu questa istanza e, fin dalla sua nascita, in sinergia con altre asso-ciazioni di Volontariato, ha iniziato a spendersi per offrire ascolto.Questo ci richiama, responsabilmente, ad una spinta verso unÊideadi civiltà basata sul diritto di tutti ad una vita dignitosa. Posare lo

sguardo su questa problematica può contribuire a riportare nellÊal-veo del sociale il trattamento di situazioni che, oggi, ristagnano pe-nosamente in carcere. Chi ha commesso reati connessi alladipendenza (in genere reati finalizzati al reperimento della sostanza)esprime in forma esemplare quel mutamento su come debbano es-sere trattati i „marginali‰: messi in carcere per tutelare la società!Per il tossicodipendente la carcerazione acquista spesso la formadi una detenzione sociale, che risponde più ad una „pericolosità‰stigmatizzata che ad unÊesperienza di recupero. Anzitutto perché non si trova nel carcere la possibilità di affrontarele problematiche connesse alla dipendenza, anzi queste vengonoacuite e maggiormente drammatizzate dallÊesperienza di reclusione.In secondo luogo perché si riducono sempre di più le possibilità diricorrere alle misure alternative alla pena come strumento per ac-compagnare percorsi di riabilitazione. In questi termini la deten-zione assume la connotazione di un luogo ed un tempo del castigo,mentre dovrebbe rappresentare una sosta per ripensare al proprioprogetto.La detenzione sociale è lÊantitesi della cultura dellÊinclusione, sucui, invece, noi per primi, in qualità di operatori sociali, intendiamoscommettere. Non si tratta semplicemente di una proposta di rin-novamento culturale o di una sensibilizzazione a favore di chi èemarginato e condannato da pregiudizi: credere nella dignità dellaPersona cÊimpone il dovere morale di guardare oltre le sbarre e ilreato, allÊuomo che può rinnovare la propria storia. Questo rap-presenta per noi il senso del recupero. Questa è la nostra fiduciasulle possibilità umane, che restituiscono nuove opportunità, inazioni ed emotività, allÊintera società.Per tradurre gli ideali in proposte concrete, recentemente La Casasulla Roccia ha stipulato un Protocollo di Intesa con il Ser.T. AreaPenale dellÊASL NA 1 ed altri Enti Ausiliari della Regione Campa-nia, che hanno aderito volontariamente con lÊintento di avviare unaccordo di collaborazione. Questa sinergia è tesa a creare un per-corso condiviso, nei criteri e nei principi, che orienti la proceduranecessaria alla misura alternativa alla detenzione per i detenuti tos-sicodipendenti.

OLTRE LE

SBARRE

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I Sert dellÊArea Penale si interfacciano con le Strutture di Acco-glienza, in un lavoro di rete, al fine di individuare la struttura idonea,collaborare nella presa in carico e coadiuvare il percorso di acco-glienza presso le diverse strutture aderenti. A tal proposito la pre-disposizione di una scheda informativa (anagrafica, clinica, penale)del detenuto tossicodipendente, unica e condivisa, mira a snellirele procedure per lÊaccesso e offrire un servizio maggiormente effi-ciente. Oltre a questo impegno fattivo, ulteriori riflessioni e considerazionici sollecitano le lettere di chi ci chiede aiuto, gli incontri con i fami-liari che cercano risposte⁄..La richiesta di accoglienza, generalmente si realizza attraverso unoscritto che il detenuto fa pervenire alla nostra Associazione; a volteè la famiglia, direttamente, o attraverso una mediazione legale, chesi attiva per individuare una possibilità di accoglienza. Poter scrivere o ricevere una lettera è un aspetto importante nellavita di chi è recluso: sapere di essere ascoltati da qualcuno e di con-tare per qualcuno aiuta a dare una dimensione di umanità ad unluogo spesso alienante, ma ancor più offre unÊoccasione di libertànellÊespressione di pensieri e affetti. E a ciò si lega il senso del rap-porto epistolare che si stabilisce: lÊesperienza della carcerazionepuò rivelarsi unÊoccasione, seppur inizialmente forzata, per fermarsia riflettere, e per iniziare a maturare un livello diverso di consape-volezza della propria condizione, su cui ri-pensare il proprio pro-getto di vita. Ed è nella modalità dellÊaccoglienza, ascolto che diventa dignità,che si connota il nostro esserci.Il miracolo del „gemellaggio‰ tra detenuti ed ospiti in fase avanzatadel programma terapeutico si svela ai nostri occhi ogni volta che

giunge una lettera indirizzata a loro.Va sottolineata la doppia valenza di questa iniziativa che racchiudein sé il senso dellÊauto aiuto: sperimentarsi nel dono dellÊascoltoarricchisce entrambi. Operativamente, dedichiamo il nostro tempo a corrispondere, in-contrare familiari e costruire lÊaccompagnamento in struttura.Perché „la speranza negata distrugge ed annulla la dignità del-lÊuomo‰.

Progetto per la dipendenza da gioco.

La Casa sulla Roccia - Avellino- 9 -

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Bruno TintiToghe rotte

Editore, Chiarelettere

Il cittadino che abbia voglia di capire perché moltepersone condannate per reati finanziari le ritro-viamo coinvolte in scandali successivi; perché per-fino i reati più comuni (rapine, estorsioni, sequestridi persona, omicidi) spesso sono commessi dagente che è già stata condannata per altri reati; per-ché il processo termina, nel 95% dei casi, con una

sentenza di non doversi procedere per prescrizione. Per capire perché accade tuttoquesto, è necessario sapere che cosa succede nelle aule dei tribunali e come si lavoranelle Procure. Ecco un libro che finalmente lo racconta. Se si supera lo choc di que-ste testimonianze offerte da vari magistrati e avvocati, sarà poi più facile valutare leesternazioni in materia di giustizia che provengono dal politico di turno, di volta involta imputato, legislatore, opinion maker, e spesso contemporaneamente tutte que-ste cose.

Gratteri NicastroLa Giustizia è una cosa seria

Editore, Mondadori

Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso laDirezione distrettuale antimafia di Reggio Cala-bria, ha dedicato alla giustizia la propria vita pro-fessionale e in questo libro, attraverso unaconversazione con Antonio Nicaso, offre il suopunto di vista su un tema molto discusso oggi inItalia, troppo spesso però senza la necessaria

competenza e a scopi di propaganda politica.Come funziona veramente il nostrosistema giudiziario? Quali leggi sono efficaci e quali invece intralciano lÊazione dellamagistratura? Quali provvedimenti potrebbero essere utili a rendere davvero ostileil terreno per la criminalità organizzata in Italia e nel mondo? Nicola Gratteri tornaa dialogare con Antonio Nicaso, studioso tra i massimi esperti mondiali di Ândran-gheta, per aiutarci a comprendere meglio gli ingranaggi di quella complessa mac-china del sistema giustizia, la cui riforma ormai non è più procrastinabile.

“Come Amnesty International, anch’io lotto per la giustizia e i diritti umani da molti anni. Ora mi sono ritiratodalla vita pubblica. Ma, dato che l’ingiustizia e l’ineguaglianza persistono, nessuno di noi può permettersi ditirarsi indietro.

Nelson Mandela

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l’APPROFONDIMENTO

La Giustizia, dal latino justitia che a suavolta deriva da justus, „giusto‰, e da jus, „di-ritto, ragione‰, è la virtù che riguarda il trat-tamento leale, morale e imparziale di tuttele persone. Essa determina lÊordine virtuosodei rapporti umani, ed è da sempre uno deipiù importanti obiettivi utopici degli uomini.In ogni periodo dellÊesistenza infatti, gli uo-mini hanno legiferato nel tentativo di fornireregole del vivere comune, traducibili in uninsieme di diritti e doveri attribuibili ad ognipersona. Simbolo della Giustizia nella storiaa partire dal Medio Evo e ancora oggi suoattributo costante, è la bilancia, emblema diEquità e di Ponderazione. Il valore simbolicodi questo utensile rammenta che: è giustorispondere al male con il male, è giusto chechi ha fatto del male „paghi‰, è giusto chechi ha offeso subisca una pena in termini disofferenza. La giustizia si gioca tutta in que-sto modo di vedere. Ma questa idea retribu-tiva che pesa il male e retribuisce con ilmale, non sembra essere conforme al verosenso della giustizia, perché dimentica chenon esiste una pena compensatoria checorrisponde al male commesso, dimenticache il sistema penale non riesce a farsi re-almente carico di tutti i reati e che vi sonoquindi necessariamente, processi di sele-zione dei crimini con ampi margini di „di-spersione criminale‰, dimentica infine ilpericolo di esercitare una giustizia assolutaper mano umana, con lÊeffetto di soddisfareunicamente il „bisogno di punire‰. La preoccupazione dello Stato per la sicu-rezza e lÊincolumità dei suoi cittadini spinge

di frequente a rispondere allÊallarme socialein termini di inasprimento sanzionatorio.Ma le politiche a „tolleranza zero‰ non ga-rantiscono necessariamente efficienza ed ef-ficacia al sistema penale. Al contrario, similistrumenti repressivi finiscono per dare solouna parvenza di garanzia di sicurezza, la-sciando molto spesso le cose come stannoo rischiando addirittura di farsi promotoridi nuova criminalità.La pena è per definizione, la conseguenzagiuridica della violazione di un precetto pe-nale, la cui caratteristica essenziale consistenella privazione o diminuzione di un beneindividuale, dove per bene individuale si in-tende: la libertà, la vita o il patrimonio. Lafunzione della pena, dipende dagli effettiche essa produce e in vista dei quali è adot-tata dallo Stato. Emblematico in tal senso èlÊart. 27 della nostra Costituzione, in cui èsancito il principio per cui le pene non pos-sono consistere in trattamenti contrari alsenso di umanità e devono tendere alla rie-ducazione del condannato. Belle parole, chemolto spesso però non trovano applica-

zione. Per alcuni infatti, la carcerazione rap-presenta ancora lÊunica forma di pena poli-ticamente corretta, nonostante per moltialtri costituisca una modalità punitiva irra-zionale, inumana per lÊintera società e per-sino inutile e dannosa, visto lÊelevato tassodi „recidiva‰ registrato tra gli ex-detenuti,fattore questÊultimo indicativo di quanto lapermanenza in prigione perpetui nel reo lacondizione di disadattato. Colui che ha vis-suto il carcere infatti, non solo non sembraessere stato „rieducato‰ in alcun modo dalsistema, ma soprattutto non sembra esserein grado di mostrare gli effetti della suapena sul resto della popolazione. LÊobiettivodichiarato dal carcere dunque, non corri-sponde ai suoi effetti risultati.Da tempo, la più accreditata dottrina pena-listica e criminologica segnala come la sicu-rezza dei cittadini non può ottenersiattraverso lÊinflizione della pena, tantomenoquella più severa, ma occorre considerare eagire su elementi di natura differente. Que-sto significa cominciare a pensare al reatocome un fenomeno naturale determinato dafattori „criminogenetici‰ e non da una sceltaindividuale suscettibile di un giudizio di re-sponsabilità morale. La tendenza al delitto, la capacità a delin-quere, in misura maggiore o minore esistein ognuno di noi. Ma ovviamente affinchéquesta propensione possa tradursi in azioneè necessario intervengano una serie di altrifattori, come ad esempio le credenze, i sen-timenti morali e sociali, il senso del dovere,dellÊonore e della dignità personale, il con-

La legge è uguale per tutti ?

LA GIUSTIZIA :REPRESSIVA O EDUCATIVA?di Anna Bellizzi

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testo di appartenenza, lÊintervento educa-tivo della scuola e la capacità formativa diogni situazione aggregante, compresequelle lavorative.In opposizione a tale propensione naturale,è sbagliato credere che il „castigo‰ sialÊunico strumento capace di trattenere gliuomini dal commettere atti delittuosi. Per-ché non immaginare un sistema penale mo-derno, efficiente, democratico, che superila sterile afflittività della pena detentiva, an-

cora dominante e centrale nel panoramasanzionatorio vigente, e si impegni nellaprogettazione di percorsi seri, anche severi,ma alternativi perché orientati al reinseri-mento sociale. Percorsi di umanizzazione edi sostegno ad attività di recupero che ab-biano al centro la dignità della persona. Questo ovviamente implicherebbe un cam-biamento culturale importante, che perònon trascende dallÊattenzione alle vittimedei reati e la legittima esigenza di sicurezza.

Una giustizia democratica è una giustiziache sostituisce alla forza della pena che sipuò solo subire, lÊefficacia significativa di unimpegno in prima persona che si può intra-prendere. Non una pena contro, ma un im-pegno per, per la persona offesa, per lacollettività, per la ricostruzione del legamesociale e il ripristino di quel patto di fiduciaoriginaria che deve necessariamente sussi-

stere in una „buona società‰.

INTERVISTA AL GIUDICESTEFANIA AMODEOdi Claudia Minocchia e Fabio Petitto

Nome: Stefania AmodeoEtà: 40Attività Professionale: Magistrato presso il Tribunale di S.MariaCapua Vetere (CE)Quando sÊimmaginava un lavoro, quale avrebbe voluto svolgere :Po-trei dire che da quando ero piccola sognavo di fare il magistrato,ma non è vero! Mi sono laureata in Giurisprudenza, ho incomin-ciato a fare pratica legale, ed ho capito che volevo fare il magistratoe non lÊavvocato. Perché mi sentivo prima di tutto portata per lÊat-tività di studio, non che la professione legale non comporti studio,ma mi angosciava andare nelle aule dÊudienza e combattere conavvocati, con le parti e poi mi sentivo persa nel senso che non cela facevo a difendere persone di cui non mi fidavo intimamente,che ritenevo avessero commesso dei fatti che non mi sentivo didover tutelare, e allora ho deciso di iniziare a studiare per il con-corso in magistratura, ho lasciato lo studio presso il quale facevopratica e mi sono messa a studiare.In riferimento al periodo storico attuale è ancora motivata a difen-dere i valori della giustizia in cui crede? Certo! Oggi ancora di piùdel passato. Bisogna lottare, credere, fare il proprio lavoro con di-gnità, onestà, e sperare insomma che il funzionamento della giu-stizia sia sempre migliore. Quale altra attività lavorativa Le sarebbe piaciuta fare? Il medico,è rimasto il mio sogno.Mi dia tre definizioni del concetto di „giustizia‰. Tre sono troppe,ne posso dare una omnicomprensiva: „a ognuno il suo‰. Sia insenso positivo che negativo, nel senso che chi ha ragione meritadi avere ragione e di vedersi riconosciuti tutti i propri diritti, chi hacommesso errori deve pagare. Questa è la definizione che sentodi dare.La legge in Italia è davvero uguale per tutti? No, non è uguale pertutti! CÊè un doppio binario tra abbienti e non abbienti, questa è ladistinzione fondamentale: cÊè chi si può permettere il lusso di unavvocato che difenda i propri interessi in maniera piena, e chiara-mente è avvantaggiato rispetto a chi ha un difensore dÊufficio.A suo parere cosa manca alla giustizia italiana per funzionare almeglio? Mancano soprattutto le risorse, mancano risorse umane,mancano risorse economiche, e manca una corretta distribuzionedelle risorse che attualmente vi sono. Mi spiego: è chiaro, ragio-nando in termini di risorse umane e quindi di forze magistratualiche le piante organiche attualmente esistenti sul nostro territorio

non consentono unÊadeguata ripartizione perché è sotto gli occhidi tutti che gli affari giudiziari che può trattare il tribunale di Aostao di Belluno non sono quelli che può trattare il tribunale di S.MariaCapua Vetere, e quindi occorrerebbe una redistribuzione di risorse.Occorre poi una consistente riduzione delle fattispecie di illecitopenale con una depenalizzazione importante e quindi una conver-sione in fattispecie amministrativa del reato, perché colui che sba-glia è forse più sensibile al danno pecuniario che gli deriva dal suosbaglio piuttosto che dalla sanzione penale che, molte volte, stantealla non effettività della pena, diventa una cosa aleatoria, con con-seguente sgravio e vantaggio per la giustizia penale, che si trova inquesto momento ad essere ingolfata da una miriade di reati diciamocosi bagatellari che invece meriterebbero altra sorte.A suo avviso la riforma della giustizia, proposta dallÊattuale go-verno, è davvero necessaria? La riforma della giustizia è sicura-mente necessaria; certamente i tempi della giustizia sono troppolunghi, non si risponde al bisogno di giustizia, però una riformacosì come è stata intesa non attenuerebbe le disfunzioni che ci sonoattualmente, perché il processo breve finisce per dare un colpo de-finitivo a reati anche gravi non risolvendo il problema generale; laresponsabilità civile dei magistrati finirà per determinare un au-mento del contenzioso su contenzioso senza poi ridondare in ef-fettivi benefici per il sistema, la questione della separazione fra lecarriere vorrebbe tendere a separare queste due categorie di magi-strati, pubblici ministeri e giudici, perché il potere politico presup-pone che vi siano commistioni ma non è vero. Questa riformafinirebbe solo per avvicinarci ad una sudditanza del potere giudi-ziario al potere politico che non fa bene, la divisione dei poteri èfondamentale.Qual è il modo per tutelare al meglio il cittadino? Con lÊattuale si-stema della giustizia non si tutela il cittadino, anche se poi la giu-stizia è lenta ma prima o poi arriva.I tempi della giustizia italiana sono effettivamente più lunghi rispettoa quelli di altri paesi europei? Sì.Per essere un buon magistrato nei tempi odierni cosa serve? Servequello che serviva prima: onestà, impegno e caratura morale, ca-pacità di discernimento, volontà di lavorare e di andare avanti no-

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LA GIUSTIZIA DIVINAdi Nicola De Rogatis

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticatee osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loroopere, perché essi dicono e non fannoŸ.Parole riportate dallÊevangelista Matteo circa duemila anni fa, pa-role in uso ancora oggi tra il popolo quando si parla dei preti: fatequello che dicono ma non fate quello che fanno. Parole ancoraoggi riferibili a legislatori, politici e magistrati a cui spetta il compitodi promulgare le leggi e di applicarle, ma la cui vita non sempre èconforme, nei fatti, alle norme che regolano il vivere civile. Quantidi noi sono incappati in leggi contraddittorie per non dire assurde,quanti sono stati difesi da avvocati in cerca solo della parcella egiudicati da magistrati ipocriti e prezzolati. Bisogna essere sinceri:le leggi umane e la loro applicazione sono ben lontane dallÊesseregiuste. Chi è del mestiere lo sa bene, così come pure chi con essedeve fare i conti. In nome della giustizia umana sono stati condan-nati innocenti, uccise persone che avevano lÊunico torto di somi-gliare al vero assassino, mamme private dei figli perché nonavevano un reddito ufficiale pur facendo mille lavori per portareavanti una famiglia, e chi più ne ha più ne metta.Secondo lÊetica vigente, di chiara origine cristiana, di fronte allalegge umana ci si può opporre in un solo modo: con la propria co-scienza. Ed ecco che di fronte a normative che toccano le coscienzeumane, lÊordinamento prevede lÊobiezione di coscienza. Ma puòdavvero, la propria coscienza, essere meno fallibile della leggeumana? ˚ lÊeterno dilemma tra lÊapplicare „sine glossa‰ la norma-tiva oppure interpretarla secondo i tempi, i momenti e le singolesensibilità. Anche in questo sbagliando ma almeno con la soddisfa-zione di avere tentato di ridurre i danni. Fin quando saremo su questa terra la giustizia dellÊuomo non potràmai essere infallibile perché è lÊuomo stesso a non essere infallibile.

Fanno sorridere quelle persone che si vantano di essere semprestati coerenti con la loro coscienza e di non avere niente di cui pen-tirsi: sono ancora allo stadio del bambino che crede di avere ilmondo in mano solo perché è in braccio alla madre. LÊuomo ma-turo sa bene che si può sbagliare, anzi che sbagliare è spesso unevento positivo per la propria crescita e per lÊaumento dellÊatten-zione verso persone che commettono gli stessi errori. ˚ per questoche Dio ha scelto di venire sulla terra, è per questo che si è fattouomo, anzi bambino, proprio per condividere lÊesperienza umana,lui che aveva creato lÊuomo ma che uomo non era stato mai. Per icredenti di ogni tempo, ma anche per i non credenti, questo rimaneun mistero assoluto al quale nessuno, tra studiosi, santi e uominidi qualunque estrazione sociale e culturale, ha mai saputo dare unarisposta definitiva. Soprattutto quando ci si sofferma a rifletteresulla „morte di Dio‰: va bene nascere in una stalla, va bene guada-gnarsi da vivere facendo il falegname, va bene percorrere in lungoe in largo la Palestina come un vagabondo con compagni di dubbiaqualità, va bene prendersi gli insulti e le incomprensioni ⁄⁄ mache bisogno cÊera di morire, e in croce, poi, della morte dei delin-quenti, degli assassini, dei nemici dello Stato. Quando GiovanniBattista, scandalizzato, non voleva battezzare Gesù, questi gli dice:ÿLascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giusti-ziaŸ. Adempiere la giustizia, sicuramente quella divina, non quellaumana. Ma qual è la giustizia divina? O meglio, di cosa è fatta? Di

nostante le difficoltà, crederci e andare avanti.Ha mai emesso una sentenza sbagliata?Dipende da cosa si intendeper „sbagliata‰: la sentenza è sbagliata perché uno incorre in unerrore tecnico/giuridico e a quel punto la sentenza è sbagliata sottoil profilo strettamente tecnico. Se si ricomprende in questa acce-zione la sentenza riformata nei gradi di giudizio successivi allora ildiscorso è diverso perché lÊinterpretazione giuridica, lÊinterpreta-zione del fatto o lÊapplicazione della pena non è ritenuta congruadal giudice superiore, ma poi questo non significa che la sentenza

sia sbagliata nellÊaccezione classica del termine. Dire che non hoemesso sentenze sbagliate nel caso di sentenze poi riformate neigradi successivi sarebbe una sciocchezza perché sicuramente ci sa-ranno state. Se devo dire che invece sono incorsa in errori grosso-lani, errori tecnici non mi è mai capitato di saperlo, non mi è statomai segnalato in modo tale da farmi annullare sentenze. Convinca i nostri lettori, attraverso uno slogan ad effetto, che bi-

sogna credere nella giustizia. EÊ lenta ma inesorabile, per tutti.

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LA GIUSTIZIASECONDOMEdi Umberto Di Lorenzo

Quando mi è stata chiesto se volevo scri-vere un articolo sulla giustizia , ne sono ri-masto subito affascinato. Anche se nonsono uno scrittore, per me ha rappresen-tato una bella occasione per osservare unaparola che si utilizza spessissimo nella no-stra quotidianità ma di cui a volte non sicomprende a pieno il significato. Allora hoiniziato a documentarmi e prendendo uncomune vocabolario ho trovato la parola eho letto il significato delle prime parole cheho letto e ne sono rimasto affascinato. Di-cevano: „ La virtù rappresentata dalla vo-lontà di riconoscere e rispettare il diritto diognuno „. Riflettendo su queste parole hopensato alla mia storia e pensavo se anchÊioavessi sempre rispettato questo principio.Sinceramente: no. Mi sono sempre limitatoa criticare ⁄ma chi?Voglio invitarvi a condividere con me que-sta riflessione: noi tutti critichiamo le leggiche dovrebbero garantire i nostri diritti ma

molte volte facciamo lÊerrore di non avereobiettività. Perché è facile andare dietro adinteressi personali ma se così non fosse mirendo conto che in ognuno di noi cÊè quellavoglia di sentirsi tutelati, protetti ma soprat-tutto rispettati. QuestÊultima parola per meviaggia di pari passo con il senso di giustiziache ognuno cerca. Perché secondo il mioparere la giustizia non è altro che quellÊele-mento che serve a dare garanzia alla per-sona mettendola al centro di tutto,tenendola al di fuori di ogni influenza. UnÊaltra domanda che spesso ci passa perla testa è se la giustizia sia uguale per tutti.La risposta più scontata sarebbe: no. Machi può affermare il contrario? E difficile im-maginare che una valutazione sia condivisadalla totalità delle persone, penso che così

non dovrebbe essere , perché sarebbe im-possibile. Ogni cosa deve essere giusta perla maggioranza delle persone.Penso che almeno nel nostro paese cÊè giu-stizia , anche se dai sondaggi che le varieagenzie internazionali stipulano ci inseri-scono a posti bassissimi nel mondo; pensoche in Italia ci sia la massima libertà diespressione e di pensiero e già questo perme è giustizia e quindi rispetto di ogni sin-golo individuo. Il mio rapporto con la giu-stizia non è stato dei migliori perché mirendo conto che ero io dalla parte sbagliata,mi sono sentito oppresso, limitato ma que-sto perché con i miei comportamenti e lemie scelte non potevo vedere altro. Pensoche su un argomento cosi importante ci siasempre da migliorare ma per far questo cideve essere da parte di ogni singolo citta-dino voglia di fare, di costruire, non si puòmigliorare una cosa cosi importante limitan-dosi a chiedersi a chi si debba dare il votoquando ci si trova nellÊurna elettorale, maanzi, quando si parla di GIUSTIZIA, noitutti ce ne dobbiamo fare carico e sceglierenella nostra quotidianità di essere delle per-sone oneste, rispettose, responsabili equindi giuste. Ho fatto spesso collegamenti tra la parolagiustizia e altri valori che quotidianamentemi trovo a riscoprire perché mi accorgo cheda quando sono in comunità sto facendo unlavoro su di me che mi sta facendo diventareuna persona migliore con il suo contributoda offrire in questa società cosi in crisi divalori.

regole e norme come quella umana? E chi la deve applicare? I preti,i vescovi o chi altro? Se pensiamo così, facciamo della giustizia di-vina un surrogato di quella umana. La giustizia divina non è com-posta di regole e norme, anche se molti la vorrebbero ridurre aidieci comandamenti. Non si applica nellÊimmediato come quellaumana. Non esistono amnistie, indulti e riti abbreviati. La giustiziadivina è, prima di tutto, la voce di un Dio che è padre e che parlanel profondo del cuore dei suoi figli. Poi è il tentativo dellÊuomo diseguire le orme del Figlio senza scartare nessuna tappa e puntandodritto allÊunico obiettivo: lÊamore. Infine, nella giustizia divina nonci sono codici, libri o testi di giurisprudenza. Essa si può racchiu-dere in una parola sola: misericordia . LÊamore non è la vetta piùalta dei sentimenti: oltre lÊamore cÊè la misericordia o, meglio, senzala misericordia non esiste lÊamore. Essa non si può descrivere com-piutamente con parole o con esempi. ˚ come lÊacqua che la senti

scorrere ma che non sai di dove viene e quali terre bagnerà; è comeil sole che ti riscalda ma che non puoi toccare o spegnere comeuna stufa a gas; è come il vento che soffia dove vuole e quandovuole, ma di cui non ne conosci la provenienza. In poche parole:la giustizia divina si ciba della misericordia. Solo chi lÊha sperimen-tata nella sua vita, lÊha sentita dentro di sé come una madre senteil bimbo che ha nel grembo ma che non conosce ancora, può timi-damente balbettare qualcosa; anche se non sa descriverla, però, laconosce e vive nella speranza che un giorno essa riempirà tutta lasua vita e che, allora, non avrà più bisogno della giustizia umanaper aver ragione dei suoi avversari, non dovrà più appellarsi a giu-dizi umani né, tantomeno, cercare compromessi: quel giorno Diosarà tutto in tutti e la sua sentenza definitiva sarà una parola sola:misericordia!

Progetto deLa Casa

sulla Rocciae del Teatrodi GLUCK

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LA GIUSTIZAMORALEdi Francesca Maddalena Pecchia

Al di là dell'azione giudiziaria istituzionaliz-zata, che opera con una giustizia impositivae codificata, esiste un senso della giustizia,definito talvolta naturale in quanto ritenutoinnato, che impegna ogni singolo individuoa tenere nei confronti dei propri simili ogruppi, correttezza e non lesività del pros-simo. ˚ in questo senso che la giustizia di-venta una virtù morale, quindi privata e noncodificata, in base alla quale si osservanoregole comportamentali che riguardano sée gli altri nei doveri e nelle aspettative.La giustizia, per sé, per gli altri e per chiun-que, si traduce comunque in un dovere e inun diritto che coinvolge chiunque appar-tenga a una certa comunità, in senso ridut-tivo, e ogni persona umana in generale, insenso estensivo. La giustizia è la costante eperpetua volontà, tradotta in azione, di ri-

conoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto;questo è l'ufficio, che il magistrato prepostodeve porre in atto nei luoghi deputati a ren-dere giustizia: i tribunali. La giustizia, che èmessa in atto sempre come volontà del po-polo, è anche azione repressiva, potere le-gittimo di tutelare i diritti di tutti, quindirendere a ognuno, nelle circostanze ricono-sciute, di accordare giustizia ascoltando ri-chieste per essa e in nome di essaaccordando ciò che è giusto quando è do-vuto e a chi è dovuto.Attualmente siamo tutti convinti di posse-dere un senso morale sufficientemente spic-cato da poter facilmente distinguere quelloche dovrebbe essere „giusto‰ o „legale‰, eciò, probabilmente, a causa delle evoluzioni,in senso democratico, che i paesi più svi-luppati hanno adottato.L'ordine morale in una comunità umana èfondato sulla capacità di ciascun individuodi agire liberamente e consapevolmente se-condo l'etica che conosce. La persona "giusta " è quella che pratica lagiustizia e - nell'ordine morale - è quellache agisce secondo un atteggiamento inte-riore fondamentale verso la vita, secondouna coscienza etica, cioè una verità e viaderisce „liberamente‰.Cosa fare quando la Legge Civile richiedecomportamenti che per la nostra coscienza

morale sono illeciti? CÊè una prevalenzadellÊetica sulla legge ? Ogni coscienza è coscienza morale ma esi-ste una legge morale universale, che è co-noscibile da ogni coscienza e che abbiamochiamato Legge Morale Naturale. Questa legge universalmente conoscibile erazionalmente condivisibile non è una leggepositiva, cioè non è oggettivabile una voltaper tutte in un elenco di leggi positive. Piut-tosto essa costituisce la chiamata della na-tura a scoprire tutte le capacità dellÊuomoorientate al bene personale e comunitario.Ci sono stati nella storia molti tentativi ,storicamente e culturalmente determinati, diesplicitare la legge naturale: la dichiarazioneONU del 1948 sui diritti universali del-lÊuomo ne costituisce un esempio significa-tivo. L' uomo giusto giuridicamente se agisceanche con una coscienza etica diventa l'uomo retto. In senso etico l'uomo retto, selo è verso gli altri, lo è anche verso sestesso.In senso giuridico lÊuomo giusto, se lo èverso gli altri non è detto che lo sia ancheverso se stesso. Concludo citando Voltaire: ‰Il sentimento digiustizia è così universalmente connaturatoallÊumanità da sembrare indipendente daogni legge, partito o religione‰.

l’Alcool non è un gioco

progetto di prevenzione e recupero - 15 -

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Elenco delle37 leggi "adpersonam",cioè sumisura.

di Mauro Aquino

1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governoBerlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata almassimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica ammi-nistrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concus-sione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanzaconfessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppoFininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sonopronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato letangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e pro-voca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signoraPierr Poggiolini, lÊex ministro Francesco De Lorenzo e AntoninoCinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Leproteste di piazza contro il „Salvaladri‰ inducono la Lega e An aritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlodecadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subitodopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscalidella Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Mas-simo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subitodopo un colloquio con Berlusconi.2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlu-sconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalleimprese, purchè riguardino lÊacquisto di „beni strumentali nuovi‰.Laneonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporatedal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza lalegge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sullÊacquisto didiritti cinematografici per film dÊannata: che non sono beni stru-mentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanarelÊillegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare „interpreta-tiva‰ Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò chediceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immate-riali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati allÊestero.3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consultadel 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvestdi possedere tre reti tv sullÊanalogico terrestre è incostituzionale:3.,presumibilmente Rete4, devÊessere spenta ed eventualmente pas-sare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Postee telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, con-cede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge„di sistema‰. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova pro-roga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la leggeMaccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non po-tranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili,dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tettodovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom),che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia „un con-

gruo sviluppo dellÊutenza dei programmi televisivi via satellite o viacavo‰. Che significhi „congruo sviluppo‰ nessuno lo sa, così Rete4potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.4. DÊAlema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette al-lÊopera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tve bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali.Rete4, essendo „eccedente‰ rispetto alla Maccanico, perde la con-cessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano.Ma il governo DÊAlema, nel 1999, concede a Rete4 una „abilita-zione provvisoria‰ a seguitare a trasmettere senza concessione, così

per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha dirittoper legge.5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzionedi giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vo-gliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossa-to, che ha fir-mato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati FininvestPacifico e Acampora, ma ha pure disposto lÊarresto di Previti (ar-resto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta aRossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei treprocessi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dallaprocura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su propostadellÊon. avv. Guido Calvi, legale di Massimo DÊAlema, il centrosi-nistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gipcon quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminarinon potrà più seguire lÊudienza preliminare e dovrà passarla a uncollega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un saccodi tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate di-nanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderannoa fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella perMondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro giudice,Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza diprove (poi, su ricorso della Procura, la Corte dÊappello li rinvierà a

giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescrittograzie alle attenuanti generiche).6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi efa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dal-

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lÊestero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamentequelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte diPreviti & C. Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunaledi Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancanoi numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro diconformità,o perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici el-vetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia.Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventanolegge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticatadal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge367 che stabilisce lÊinutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudicistranieri che non siano „in originale‰ o „autenticati‰ con appositotimbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in foto-copia o con qualche vizio di forma. Anche se lÊimputato non hamai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna,i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioniinternazionali ratificate dallÊItalia e tutte le prassi seguite da decenniin tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali,disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processiin corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggio-ranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governodi riformare i reati societari. Il che avverrà allÊinizio del 2002 con idecreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le societàquotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve,massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le nonquotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendonoil falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio odel creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falsonel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di

non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superareil 5% del risultato dÊesercizio, lÊ1% del patrimonio netto, il 10% dellevalutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilanciovengono cancellati: o perché manca la querela dellÊazionista (B.non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie („ilfatto non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reatoè ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo.8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dellÊUnioneeuropea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il „mandato dicattura europeo‰, ma solo relativamente ai reati finanziari e controla Pubblica amministrazione . Secondo „Newsweek‰, Berlusconi„teme di essere arrestato dai giudici spagnoli‰ per lÊinchiesta su Te-lecinco. LÊItalia otterrà di poter recepire la norma comunitaria sol-tanto dal 2004.9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gliitaliani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia RobertoCastelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassila proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro delcollegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua

„immediata presa di possesso‰ presso il Tribunale di sorveglianzadovÊè stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i di-battimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire dazero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidentedella Corte dÊappello con una nuova „applicazione‰ di Brambillain Tribunale fino a fine anno.10. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono allaCassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sosten-gono, a Milano lÊintero Tribunale è viziato da inguaribile preven-zione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo,reintroducono il vecchio concetto di „legittima suspicione‰ per mo-tivi di ordine pubblico , vigente un tempo, quando i processi sco-modi traslocavano nei „porti delle nebbie‰ per riposarvi in pace.

EÊ la legge Ci-rami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è se-reno e imparziale.11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Monda-dori si avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita An-tonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140,primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processiai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Con-siglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloc-cano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni diincostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. E ripartono nelgennaio 2004, quando la Corte boccia il „lodo‰.12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge exCirielli (misconosciuta dal suo stesso proponente), che riduce laprescrizione per gli in-censurati e trasforma in arresti domiciliari ladetenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70anni, Berlusconi sta per compierli). La legge porta i reati prescrittida 100 a 150 mila allÊanno, decima i capi di imputazione del pro-cesso Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) eannienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si pre-scrive non più in 15, ma in 10 anni).13. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata neldicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura chenon ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset neapprofitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro con-testate dallÊAgenzia delle entrate pagandone appena 35. AncheBerlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 eurounÊevasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giu-gno 2003, presunta „interpretazione autentica‰ del condono, il go-verno ci infila anche coloro che hanno „concorso a commettere i

L’HO SEMPRE DETTOANCH’IO...MOLTO MEGLIO UNA BELLA DITTATURA, CRIBBIO !

“BASTA LEGGI AD PERSONAM!”

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reati‰, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta.Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier,accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fat-ture false o gonfiate.15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme,grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello glivengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocatoGaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia dellaCamera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce lÊap-

pello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o pre-scrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, lÊimputatopotrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorellain quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la sca-denza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare(legge n.46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a fir-marla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.16. Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la leggeFrattini sul conflitto dÊinteressi: chi possiede aziende e va al go-verno, ma di quelle aziende è soltanto il „mero proprietario‰, nonè in conflitto dÊinteressi e non è costretto a cederle. Unica conse-guenza per il premier:deve lasciare la presidenza del Milan17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consultadel 2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta epassare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparrisulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere „ancorchè priva di titoloabilitativo‰, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; iltetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). DunqueMediaset può tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del „Sic‰, che includeun panel talmente ampio di situazioni da sfiorare lÊinfinito. Confa-lonieri calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardidi euro lÊanno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mit-tente: è incostituzionale.18. Berlusconi salva-Rete4 (2003). Mancano due settimane allospegnimento di Rete4. Alla vigilia di Natale, Berlusconi firma undecreto salva-Rete4 (n.352) che concede alla sua tv lÊennesima pro-roga semestrale, in attesa della nuova Gasparri.19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004,molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura che Rete4 nonsfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italianicapteranno il segnale del digitale terrestre, che garantirà loro cen-tinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi lÊAgcomdà unÊinterpretazione estensiva della norma: basta che in un certoluogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerarequel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è an-cora senza frequenze.20. Decoder di Stato (2004).Per gonfiare lÊarea del digitale, la finnaziaria per il 2005 varata nel

dicembre 2004 prevede un contributo pubblico di 150 euro nel2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuovatecnologia televisiva. Fra i principali distributori di decoder cÊè PaoloBerlusconi, fratello di Silvio,titolare di Solaris (che commercializzadecoder Amstrad).21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Me-diaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme ilmercato nero delle tassere taroccate: prontamente, il 15 gennaio2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta finoa 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart cardfasulle per le pay tv.22. Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in leggeil 18 febbraio, il governo Berlusconi consente alle società di calcio,quasi tutte indebitatissime, diammortizzare sui bilanci 2002 e spal-mare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei gio-catori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato datutti gli altri partiti di destra e di sinistra, per modificare il sistemadi vendita dei diritti tv del calcio in senso „collettivo‰ per non pe-nalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema restadunque „soggettivo‰ , a tutto vantaggio dei maggiori club: Juven-tus, Inter e naturalmente Milan.24. Tassa di successione (2001). Il 28 giugno 2001 il governo Ber-lusconi abolisce la tassa di successione per i patrimoni superiori ai350 milioni di lire (fino a quella cifra lÊimposta era già stata abrogatadallÊUlivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni sti-mati in 25mila miliardi di lire.25. Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo „Forbes‰,Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo con un patrimoniopersonale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° postocon 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa

le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, „LÊespresso‰ calcolache Berlusconi risparmierà 764.154 euro allÊanno.26. Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una ri-forma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. La ri-forma viene subito utilizzata dal premier nellÊaprile 2005 quandocede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardidi euro, risparmiando 340 milioni di tasse.27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentreÿLa Nuova SardegnaŸ svela gli abusi edilizi a Villa Certosa, Berlu-sconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce lÊapprovazionedel piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche un piano (se-gretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la

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residenza di Berlusconi in Sardegna come ÿsede alternativa di mas-sima sicurezza per lÊincolumità del presidente del Consiglio e perla continuità dellÊazione di governoŸ. Ed estende il beneficio anchea tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per lÊItalia.Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in CostaSmeralda. Poi nel 2005 il ministro dellÊInterno Pisanu toglie il se-greto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tuttafretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003anche alle zone pro-tette: come quella in cui sorge la sua villa.Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze pri-vate del Cavaliere, presenta dieci diverse richieste di condono edi-lizio. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro.Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimentoper gli abusi edilizi perchè in gran parte condonati grazie a un de-creto voluto dal mero proprietario della villa.28. Ad Mediolanum (2005).Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni,Forza Italia impone una serie di norme favorevoli alle compagnieassicurative nella riforma della previdenza integrativa e comple-mentare (dl 252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi dieuro verso le assicurazioni, alcune norme che forniscono fiscal-mente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche diMediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto loslittamento della normativa al 2008 per assecondare gli interessidella potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una dellecapofila). Intanto, nel gennaio del 2004, le Poste Italiane con unappalto senza gara hanno concesso a Mediolanum lÊutilizzo dei16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia.29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il ministro dellÊIstru-zione Letizia Moratti stipula un accordo con le Poste Spa per ilservizio ÿPostescuolaŸ: consegna e ordinazione – per telefono e online – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria.Le case editrici non consegneranno i loro volumi direttamente, matramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per centoda Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Ber-lusconi. LÊAntitrust esamina il caso, ma pur accertando lÊindubbiovantaggio per le casse Mondadori, non può censurare lÊiniziativaperché a firmare lÊaccordo non è stato il premier, ma la Moratti.30. Ad Mondadori-2 (2005). LÊ8 febbraio 2005 scatta lÊoperazione„E-book‰, per il cui avvio il governo stanzia 3 milioni. E a chi affi-dano la sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca (In-novazione)? A Monda-dori e Ibm: la prima è di Berlusconi, laseconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001.31. Indulto (2006). Nel luglio 2006 centrosinistra e centrodestra

approvano lÊindulto Mastella (contrari Idv, An, Lega, astenuto ilPdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del2 maggio di quellÊanno. Lo sconto vale anche per i reati contro laPubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della carcerinon incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria, altri-menti Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova leggead personam che regala anche al Cavaliere un „bonus‰ di tre annida spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva.32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenzanel processo Berlusconi-Mills, il Pdl tornato al governo approva illodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della Re-pubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto delConsiglio. NellÊottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello inquanto incostituzionale.33. Più Iva per Sky (2008). Il 28 novembre 2008 il governo rad-doppia lÊIva a Sky, la pay-tv di Rupert Murdoch, principale con-corrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%.34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il governoBerlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere entroil 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.35. Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare edetenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fi-ninvest per aumentare il controllo su Mediaset.36. Ad listam (2010). Visto che le liste del Pdl sono state presentatefuori tempo massimo nel Lazio e senza timbri di autenticazione aMilano, il governo vara un decreto „interpretativo‰ che stravolgela legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per co-stringere il Tar a riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio,la legge elettorale è regionale e non può essere modificata da undecreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuo-rilegge, dunque esclusa.37. Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloc-care i processi Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare il 10marzo 2010 una legge che rende automatico il „legittimo impedi-mento‰ a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri,il tutto per una durata di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà unacertificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovrannofermarsi, senza poter controllare se lÊimpedimento sia effettivo elegittimo. Il tutto in attesa della soluzione finale, cioè delle nuoveleggi ad personam che porteranno il totale a quota 40: „processobreve‰, anti-intercettazioni e lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè

incostituzionale.

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L’ITALIA

150 ANNI DI STORIA ITALIANA: BREVE ESCURSUS ACRITICO DA VITTORIOEMANUELE A BERLUSCONIdi Francesco Iannicelli

La ricorrenza dei 150 anni dallÊUnità dÊItalia mi porta ad alcune ri-flessioni che hanno il solo scopo di sviluppare unÊanalisi pragmatica

del nostro ordinamento giuridico-politico.Il nostro è uno stato ed una patria antica e giovane allo stessotempo. Da un lato sentiamo forte il concetto di „Patria‰, patria in-tesa nella sua etimologia latina e greca quale terra dei padri.DallÊaltro, in tutti noi è presente il concetto di Stato, ossia dellÊor-dinamento istituzionale che amministra un determinato territorio ei soggetti ad esso appartenenti.Quello che però realmente fa di noi un unicum è quel concetto di„Nazione Italiana‰ intesa come il complesso di persone che si ri-conoscono in una comune storia, lingua, territorio, cultura, etnia,e che vivono su un determinato territorio identificandosi in una co-mune visione a cui sentono di appartenere con sentimento solida-ristico. Questo senso diffuso di appartenenza nazionale, quandocollettivamente decide di autodeterminare la propria esistenza, danazione aspira a diventare stato, cioè a darsi un ordinamento giu-ridico che ne affermi la sovranità.Le vicende dello Stato italiano hanno inizio nel 1861 con la nascitadel Regno dÊItalia, che si forma mediante lÊannessione al Regno diSardegna di vari territori appartenuti nel passato ad altri Stati. Le

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leggi continuano ad essere quelle del Regno di Sardegna, basatesullo Statuto Albertino. „Statuto‰ e non Costituzione per prenderele distanze dagli altri paesi, considerati troppo avanzati nel processodi liberalizzazione delle monarchie assolute; „Concesso‰ unilateral-mente dal sovrano e „flessibile‰, modificabile, cioè da una leggeordinaria del Parlamento. Lo Statuto Albertino delinea un tipo dimonarchia costituzionale. Il re è titolare del potere esecutivo, no-mina e revoca i ministri, ed ha prerogative anche in campo legisla-tivo, in quanto le leggi del Parlamento devono avere

necessariamente anche il suo consenso. Rapidamente la monarchiasi trasforma da costituzionale in parlamentare. Il potere esecutivopassa nelle mani del Governo, che si organizza come un organocollegiale avente a capo un Presidente del Consiglio. Si afferma ilprincipio della fiducia parlamentare; il potere legislativo tende adessere esercitato dalla Camera dei deputati ed il ruolo del Senatosi fa sempre più modesto. Il Regno dÊItalia è, per tutto lÊOttocento,uno stato liberale, „non interventista‰ in campo economico e so-ciale.Questo indirizzo si attenua solo negli anni 1903-1913, quando èa capo del Governo Giolitti che cerca di favorire la collaborazionetra la classe imprenditoriale e quella lavoratrice ed instaura rapporticon le forze sociali nuove (cattolici e socialisti). Egli fu lÊautore delsuffragio universale maschile, dellÊampliamento dei diritti sociali infabbrica; delle riforme sociali e previdenziali e della nazionalizza-zione delle ferrovie. Alla fine del conflitto mondiale cÊè una situa-zione di grave instabilità sociale. Lo scontro tra le classi si fa semprepiù duro. Approfittando di questo clima di protesta e risentimento,Mussolini, fondatore nel 1919 di un movimento nazionalista, riescenel 1922 a farsi nominare Capo del Governo. Finisce lo Stato libe-rale, inizia lo Stato fascista, che termina nel 1943. Nel 1923 vienefatta approvare una riforma elettorale che assegna i 2/3 dei seggidel Parlamento al partito di maggioranza relativa. Tra il 1925 e il1926 alcune leggi eliminano lÊistituto della fiducia parlamentare;rafforzano il potere personale del Capo del Governo; sopprimonodi fatto i diritti di libertà, sciolgono tutti i partiti, tranne quello fa-scista. Nel 1934 sono istituite le Corporazioni per ciascun ramodellÊeconomia e con la partecipazione dei rappresentanti sindacalidei datori di lavoro. Nel 1939 viene sostituita la Camera dei depu-tati con la Camera dei fasci e delle Corporazioni. Di lì a poco lÊan-damento sempre più critico per lÊItalia della seconda guerramondiale provoca nel luglio del 1943 la caduta del fascismo. Il reVittorio Emanuele III revoca Mussolini come Capo del Governo edal suo posto nomina Pietro Badoglio. Sono soppressi il partito fa-scista a la Camera dei fasci e delle Corporazioni. LÊ8 settembre1943, viene firmato lÊarmistizio con le forze anglo-americane. Suc-

cessivamente lÊex-alleato tedesco invade le regioni centro-setten-trionali. Il re ed il Governo si rifugiano a Brindisi e poi a Salerno,dando vita al Regno del Sud. Nel frattempo Mussolini, liberato dainazisti, fonda al Nord la Repubblica sociale italiana, a Salò. La li-berazione completa del nostro paese dai nazi-fascisti avverrà nel-lÊaprile del 1945, grazie allÊavanzata dal sud delle forzeanglo-americane, e dal nord dellÊazione armata della Resistenza. Ilreferendum decisivo si tiene il 2 giugno 1946 ed è favorevole allaRepubblica. Lo stesso giorno sono eletti i membri dellÊAssembleacostituente, che redige la nuova Carta costituzionale. La democra-zia cristiana conquista il maggior numero di seggi, seguito dal par-tito socialista italiano e dal partito comunista italiano. LaCostituzione promulgata dal Capo provvisorio dello Stato, De Ni-cola, entra in vigore il 1° gennaio 1948 e vengono indette le primeelezioni a suffragio universale. Attualmente lÊItalia è uno Stato de-mocratico e regionale e, dal punto di vista della forma di governo,una repubblica parlamentare. La prima Repubblica va approssima-tivamente dal 1948 al 1992. Qui il partito di maggioranza relativa,Democrazia Cristiana, è ininterrottamente al Governo, con alleatidiversi.A partire dal febbraio del 1992 numerose inchieste della magistra-tura svelano lÊesistenza della cosiddetta „Tangentopoli‰, cioè la pra-tica sistematica della corruzione e del finanziamento illecito dipartiti, uomini politici e funzionari pubblici. Risultano coinvoltimolti partiti, in particolare quelli governativi. Dopo questi avveni-menti la prima Repubblica è finita; le istituzioni vivono attualmenteuna fase di transizione, che dovrebbe portare ad una riforma deldiritto pubblico italiano, quindi ad una seconda Repubblica. Il refe-rendum del 18 aprile 1993 modifica profondamente il sistema elet-torale per il Parlamento (da proporzionale a maggioritario). Nelmarzo del 2001 si realizza la revisione di tutte le norme costituzio-nali sulle autonomie locali, nella direzione di un potenziamento deipoteri di queste ultime; il 7 ottobre 2001, i cittadini italiani appro-vano la riforma.DallÊinizio della Seconda Repubblica fino ad oggi la vita democra-tica del nostro Paese ha visto lÊalternarsi di governi di centro-destrae di centro-sinistra, inseriti sempre in un senso di precarietà e in-compiutezza che spesso e volentieri ha alimentato il dibattito poli-tico in maniera sterile e strumentale. Tutto ciò non è riuscito a darvita ad un ordinamento statale che possa rispondere alle esigenzedella popolazione. Il processo riformativo, da tutti avvertito comenecessario ed indispensabile, è stato finora utilizzato come para-vento agli interessi di parte. Con tali premesse, la speranza che si

ritorni allo spirito del Ê48, quando tutte le forze politiche e civili die-dero vita alla Carta Costituzionale rispettando e sintetizzando tuttele sensibilità della società civile, viene francamente a mancare. LÊau-gurio che in questo momento si può fare per proiettarci nelle sfideche ci aspettano nei giorni a venire è quello di ricordare e imitarela voglia di ascoltare le ragioni degli altri e ragionare in termini di

„noi‰ anziché di „io‰...

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CONOSCERE

LÊUFFICIO ESECUZIONE PENALE ESTERNA U.E.P.E. INTERVISTA AL DIRETTOREDOTT.SSA ANNAMARIA DE GRUTTOLAdi Luigi Numis

Incontro la dottoressa De Gruttola nel suo ampio ufficio spartana-mente (poco) arredato, impreziosito soltanto da una bella scrivaniadÊaltri tempi. Siamo ad Avellino centro, al primo piano del numero64 di via Verdi (il piano terra ospita lÊAgenzia del Territorio ex Ca-tasto, il secondo anche), in uno dei palazzi a suo modo storici dellacittà, lÊex palazzo delle finanze col suo stile tracagnotto e vaga-mente razionalista, lascito e testimonianza del cupo „ventennio‰.In realtà la cosa più bella dellÊex palazzo delle finanze sarebbe ilgrande doppio portone dÊingresso seguito dal cortile interno, simileal chiostro di un convento. Uso il condizionale perché, come troppospesso accade ai nostri vecchi luoghi, tutto trasuda (senza condi-zionale) abbandono e incuria. Scritte banali e cubitali sui muri e sulportone, incredibili auto in sosta fra gli stretti vialetti del cortile (no-tevole una FIAT 1100 R BERLINA, quasi simbolicamente abban-donata a se stessa e al suo mito di boom-benessere), rifiuti e sozzurevarie accatastati (è il caso di dire⁄) in tutti e quattro gli angoli conmirabile geometrica perizia, fontana centrale di acqua sporca e fo-glie secche che fa tanto cimitero monumentale Père Lachaise. Lospettacolo è finemente lugubre, francamente un poÊ deprimente,decisamente rattristante, soprattutto per chi in questa città ci ènato e continua a viverci nonostante tutto. La consolazione è solo

quella di sentirsi migliori del posto in cui si tira avanti, ma durapoco⁄La dottoressa Annamaria De Gruttola è unÊelegante signora dimezza età, dai modi e dalla voce flebile e gentile, timidamentecapo, potenziale manifesto vivente di quella che dovrebbe esserela garbata autorità dei dirigenti pubblici. Mi chiede solo di non re-gistrare lÊintervista, e ciò non fa che certificare la mia impressione.Per il resto nessun problema, nessuna preclusione, nessun limite,nessun argomento aprioristicamente vietato. Chiacchiera di buonalena la direttrice, spiega, rispiega, aspetta che io finisca di scrivere,mi aiuta. CÊè poco da fare, spesso siamo migliori di chi ci governa.Iniziamo.

Direttrice De Gruttola, cosa sono gli U.E.P.E.?U.E.P.E. è una sigla che sta per Ufficio Esecuzione Penale Esterna,un ufficio periferico dellÊAmministrazione Penitenziaria. Infatti lÊor-ganizzazione penitenziaria si articola nel D.A.P. (Dipartimento Am-ministrazione Penitenziaria) e in una serie di strutture periferiche,ovvero Istituti di custodia preventiva, Istituti per lÊesecuzione dellepene, Istituti per lÊesecuzione delle misure di sicurezza detentive,Centri di osservazione, Uffici di esecuzione penale esterna, Istitutiper minorenni. Gli UEPE in particolare sono stati istituiti dalla legge27 luglio 2005, n. 154 che ha modificato la vecchia denominazionedi C.S.S.A. - Centri di Servizio Sociale per Adulti - affidandone ilcoordinamento ai Provveditorati regionali dellÊAmministrazione Pe-

nitenziaria.DÊaccordo. Ma cosa fa un U.E.P.E. in sostanza?Segue i detenuti in misura alternativa svolgendo attività di controlloe aiuto. Controllo sulla base delle disposizioni della magistratura disorveglianza cui propone eventuali interventi di modifica o di re-voca, aiuto finalizzato allÊinclusione e al reinserimento sociale. Inaltre parole tali uffici contribuiscono a realizzare percorsi di tratta-mento, riabilitazione e reinserimento sociale nei confronti di per-sone condannate.E per chi è condannato ed è in attesa dellÊesecuzione della pena?Svolge indagini socio-familiari per lÊapplicazione delle misure alter-native alla detenzione su richiesta del Tribunale di sorveglianza,offre informazioni sulle misure alternative alla detenzione, proponealla magistratura di sorveglianza il programma di trattamento per icondannati che chiedono di essere ammessi allÊaffidamento e alladetenzione domiciliare.E per chi è detenuto?Collabora con lÊèquipe dellÊIstituto penitenziario alle attività di os-servazione e trattamento, offre sostegno e assistenza alle famigliedelle persone detenute, cura la preparazione ed il sostegno per ladimissione dal carcere. Infine, anticipo la domanda, per chi è uscitodal carcere realizza interventi di assistenza post-penitenziaria perfavorire il reinserimento.ComÊè strutturato un U.E.P.E. al suo interno?Praticamente in tre aree: servizio sociale, amministrazione, conta-bilità. Ognuna con il suo capo-area.Perfetto. Adesso ci spieghi con chi lavora lÊU.E.P.E.Lavora con la magistratura di sorveglianza. E inoltre collabora contutti gli attori del territorio, vale a dire istituti penitenziari, enti localie servizi sociali di base, aziende sanitarie locali (soprattutto Ser.T edipartimenti di salute mentale), comunità terapeutiche, cooperativesociali, associazioni di volontariato.EÊ sempre bello parlare di territorio, soprattutto da un punto divista concettuale. Che spesso resta lÊunico⁄Purtroppo è vero. Il nostro territorio poi è desolato economica-mente e spesso anche socialmente, così diventa difficile trovare unvalido sostegno al nostro lavoro. Proprio in questi giorni stiamo la-vorando ad un tavolo di concertazione cercando di coinvolgere piùsoggetti possibile proprio per dare uno scossone al nostro territo-rio, pungolarlo, coinvolgerlo e responsabilizzarlo. Non è unÊopera-zione semplice ma ci stiamo provando.Domanda doverosa. Chi lavora allÊinterno degli U.E.P.E.?

Assistenti sociali nellÊarea di servizio sociale, quella, credo, che più

interessa il vostro giornale. In collaborazione con psicologi ed edu-

catori degli istituti. Lavoro di èquipe sempre e comunque, questo

è un caposaldo del nostro „modus operandi‰.

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Quando lÊargomento è lÊamministrazione penitenziaria, spesso si

parla di carenza di personale.

Non è un luogo comune, è una triste realtà. Faccio lÊesempio che

conosco più da vicino. La pianta organica dellÊU.E.P.E. di Avellino

prevede 13 assistenti sociali. Quella di Benevento 9. Sapete quanti

assistenti sociali sono effettivamente in servizio? Sei ad Avellino e

tre (!) a Benevento. Le conseguenze potete immaginarle da soli.

Forse non cÊè molta attenzione verso le misure alternative.

Al contrario, cÊè troppa attenzione. Solo che si tratta di unÊatten-

zione negativa, nel senso che prevale quasi esclusivamente ormai

la preoccupazione per la sicurezza. Le recenti campagne politico-

mediatiche hanno sortito i loro effetti, la gente è spaventata e in-

carognita, di conseguenza anche i giudici concedono le misure

alternative col contagocce. Un reato più o meno grave commesso

da un affidato o magari da un beneficiario di liberazione anticipata

diventa per molti organi di informazione una facile notizia da prima

pagina, un assist formidabile per innescare i soliti tormentoni „per-

ché li fanno uscire Âsti criminali?!‰ - „perché non li tengono dentro

e buttano via le chiavi?‰ - „tanto questi entrano ed escono quando

vogliono‰ e via così brutalizzando. In realtà le statistiche ci dicono

altro, ben altro.

Cosa dicono le statistiche?

Dicono che chi esce di galera dopo avere espiato lÊintera pena in

carcere, al 90% ci ritorna. Viceversa, il 90% di coloro che ottengono

una misura alternativa esce dal circuito deviante e in carcere non

ci torna più. Si tratta di dati importanti e per certi versi clamorosi

ma sembra che nessuno ormai ha il coraggio di renderli pubblici e

di spiegare come stanno veramente le cose. Tutti hanno paura di

una opinione pubblica pervasiva e aggressiva, giudici compresi.

Eppure lÊultimo indulto (Guardasigilli Mastella) risale al 2006, solo

cinque anni fa.

QuellÊindulto, la legge 241/2006, ha riguardato condanne fino a

tre anni in maniera generalizzata; sono usciti tutti o quasi senza

possibilità e necessità di accompagnamento dei servizi, e di molti

si sono perse le tracce salvo ritrovarseli di nuovo nelle questure e

nelle caserme dopo qualche tempo. LÊindulto, al di là dellÊaspetto

pietoso e caritatevole, significa comunque abbandonare i liberati al

loro destino senza nessun tipo di guida e aiuto. EÊ una misura fine

a se stessa, inevitabile che tanti tornino a delinquere. Bisogna pro-

muovere e potenziare le misure alternative, non indulti e indultini.

Restando in tema parliamo della legge 199/2010, la cosiddetta

„svuotacarceri‰.

La cosiddetta „svuotacarceri‰ è una norma con criteri molto rigidi,

forse troppo, sicuramente non ha svuotato un bel nulla. Tutto si ri-

solve in una detenzione domiciliare più o meno „allargata‰. Il pro-

blema è che possono beneficiarne solo pochi detenuti, dal mo-

mento che la legge dispone che la pena detentiva (non superiore a

12 mesi) sia eseguita presso lÊabitazione del condannato o altro

luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza, denomi-

nato „domicilio‰. Requisito minimo che in pochi possiedono, fermo

restando che restano esclusi i condannati per omicidio, terrorismo

e violenza sessuale. In pratica la legge non può applicarsi a tutta

la popolazione carceraria straniera, quasi il 40% del totale.

Statistiche ufficiali ce ne sono?

Certo, i dati sono semplici e chiari. Su 7000 detenuti che avrebbero

potuto tornare a casa con un anno di anticipo solo 744 sono stati

autorizzati dal giudice. Infatti, pur con tutti i suoi limiti, la „svuota-

carceri‰ potrebbe alleggerire un poÊ la situazione se venisse vista e

applicata in maniera meno „sospettosa‰ dai giudici. Ad esempio

la Caritas di Avellino ha messo a disposizione diversi posti letto e

quindi domicili in funzione della legge, ma molti giudici non ne ten-

gono conto⁄

Dottoressa, concluda lei⁄

Dovremmo avere il coraggio di proporre sempre più misure alter-

native, solo così si potrebbe risolvere il problema del sovraffolla-

mento delle carceri. Senza dimenticare lÊaspetto pur sempre

primario, quello psicologico ed educativo, che resta di fondamen-

tale importanza; infatti la misura alternativa è anche lÊoccasione

per il detenuto di fare una scelta di vita diversa, di responsabilizzarsi

di fronte alla società. Diciamocelo sinceramente: le carceri italiane

sono piene di poveri disgraziati senza speranze. Allora il dettato

dellÊart. 27 della Costituzione, le pene devono tendere alla riedu-

cazione del condannato, può concretizzarsi soltanto restituendo

alla vita collettiva persone risocializzate alla legalità e al lavoro,

meno incattivite.

Intende meno incazzate?

Esatto.

Abbiamo finito, grazie dottoressa.

Di nulla. Salutami la comunità.

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Il servizio di Consulenza Psicologica, della “La Casa sulla Roccia”, si rivolgead adolescenti e adulti con difficoltà di carattere psicologico, e a coppie enuclei famliari con problematiche di carattere coniugale o genitoriale.

Il servizio effettua: colloqui di consulenza psicologica, di psicodiagnosi, di con-sultazione psico-pedagogica, di psicoterapia in setting individuale, di coppiae di gruppo; gruppi di sostegno alla genitorialità; consulenze psico-pedago-giche rivolte ai genitori e agli insegnanti; interventi di orientamento allo stu-dio e di prevenzione della dispersione scolastica rivolto ad adolescenti;progetti di prevenzione primaria alle dipendenze e laboratori socio-educativiin collaborazione con le scuole secondarie di primo grado e di secondo grado;progetti per adolescenti con disabilità.

La modalità del servizio prevede la possibilità di effettuare un colloquio gra-tuito con uno psicologo dell’Associazione, con finalità conoscitive e di com-prensione della richiesta effettuata. Contestualmente si definisce con ilpaziente la tipologia di intervento per lui più idonea. Il contratto terapeuticoviene effettuato sulla base del Codice Etico della struttura e nella piena ga-ranzia dei diritti dell’utente. Si riceve su appuntamento presso la sede della Casa sulla Roccia, in rioneS.Tommaso n.85.

Sudio di Consulenza PsicologicaSegreteria - La Casa sulla Roccia

Rione San Tommaso, 85 - 83100 Avellinotel : 0825/72420 - 72419 fax : 0825/71610email : [email protected] : http://www.lacasasullaroccia.it

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LA LEGISLAZIONENELLE ADOZIONIdi Anna De Stefano

Adottare dei bambini, sentendoli e trattan-doli come veri figli, significa riconoscere cheil rapporto tra genitori e figli non si misurasolo sui parametri genetici. L'amore che ge-nera è innanzitutto dono di sé. C'è una "ge-nerazione" che avviene attraversol'accoglienza, la premura, la dedizione. Ilrapporto che ne scaturisce è così intimo eduraturo, da non essere per nulla inferiorea quello fondato sull'appartenenza biolo-gica. Quando esso, come nell'adozione, èanche giuridicamente tutelato, in una fami-glia stabilmente legata dal vincolo matrimo-niale, esso assicura al bambino quel climasereno e quell'affetto, insieme paterno ematerno, di cui egli ha bisogno per il suopieno sviluppo umano. (Tratto dal discorsodel 2000 di Giovanni Paolo II alle famiglieadottive)

1^ PARTELÊadozione è quellÊ istituto che, in virtù diun provvedimento giudiziale, crea un rap-porto di filiazione civile (o giuridica) fra per-sone non unite da vincoli di sangue; è unintervento disposto dal Tribunale per i Mi-norenni in favore di minori in stato di ab-bandono che sono stati dichiarati adottabili.Vengono dichiarati adottabili i minori prividi assistenza morale e materiale da parte deigenitori o dei parenti, quando questa man-canza non è dovuta a cause di forza mag-giore di carattere transitorio. L'adozione èun provvedimento definitivo e, per effettodell'adozione, il minore adottato acquista lostato di figlio legittimo degli adottanti, deiquali assume e trasmette il cognome. LÊistituto giuridico dellÊadozione è molto an-tico: in passato permetteva di avere un di-scendente quando non era possibilenaturalmente, oppure si accoglieva un mi-nore quando la sua famiglia dÊorigine nonera in grado di occuparsene per vari motivi.A partire, però dalla seconda metà del se-colo appena trascorso, da una parte sonoaumentate le coppie che per motivi vari(aumento della sterilità, migliori condizionidi vita, motivazioni solidaristiche) voglionoesaudire il loro desiderio di genitorialità,mentre dÊaltro canto sono diminuiti i bam-bini da adottare, in quanto è aumentato nelnostro paese il tenore di vita e ci sono stati

grossi cambiamenti culturali, di costume chehanno portato ad una diffusione dei con-traccettivi, una diminuzione delle nascite;la volontà e lÊaiuto da parte dello stato so-ciale alle madri nubili per tenere con sé ifigli, così come i bambini nati fuori dal ma-trimonio venivano sempre più riconosciuti.Questi fenomeni hanno fatto sì che i bam-bini in stato di abbandono appartenesserosoprattutto a famiglie multiproblematichelegate alla tossicodipendenza, allÊalcolismo,alla malattia mentale e fossero sempre piùgrandicelli; tutto ciò ha spinto in manieraprogressiva le coppie a rivolgersi verso iPaesi esteri dove ancora oggi ci sono situa-zioni di estrema povertà e, dunque, di ab-bandono di minori.Il legislatore, con la legge 431 del 1967,chiamata adozione speciale, prendeva inconsiderazione, per la prima volta, la neces-sità del bambino, fino agli otto anni, di es-sere adottato per avere una famiglia, nonabolendo, però, la preesistente adozione or-dinaria, quella cioè di una persona anchemaggiorenne che, venendo adottata, an-dava a sopperire alle mancanze di una cop-pia, ma anche di un single, per permettereallÊadottante la continuazione della discen-denza, trasmettendo il proprio patrimonioed il proprio nome, mentre lÊadottato, ac-quisendo lo status di figlio, poteva conti-nuare a mantenere i rapporti con la suafamiglia dÊorigine. Solo nel 1983, con lalegge n. 184, titolata „Disciplina dell'ado-zione e dell'affidamento dei minori‰, fu in-trodotto e regolamentato, per la prima voltain modo organico, lÊistituto dellÊadozione edanche quello dellÊadozione internazionale.Fino a quel momento, infatti, non esistevaun sistema completo di norme diretto a di-sciplinare l'adozione internazionale. Dal1983 in poi lÊadozione di minori stranieridivenne sempre più un fenomeno di massa,il quale, se da un lato consentiva la sottra-zione di minori in stato di abbandono pro-venienti soprattutto dai paesi poveri,dallÊaltro portava con sé lÊ inevitabile rischiodi vere e proprie compravendite dei bam-bini, originate dalla povertà ed incuria in cuiversavano nei Paesi d'origine. E fu proprioper ovviare a questa vergognosa pratica chela comunità internazionale nel 1993 arrivòalla stipula della Convenzione dellÊAja (Con-venzione Internazionale per l'adozione deiminori stranieri) ratificata dallÊItalia conlegge 476/98, „la quale allÊart. 29 recepi-sce in toto i principi della predetta conven-zione, introducendo profondi cambiamential sistema vigente e disegnando un piùcomplesso regime dell'adozione internazio-nale, che offre maggiore sicurezza al minoreed un migliore sostegno alle coppie e chelascia invariati i requisiti degli adottanti e glieffetti dellÊadozione‰(cit. „Moccia-Pensa‰).

Il titolo della Convenzione dellÊAja , già in-dicativo dei suoi principi ed orientamenti inmateria di adozione internazionale, „LÊAdo-zione dei minori e la cooperazione interna-zionale‰ diventa uno strumento necessarioper armonizzare le legislazioni degli Stati ra-tificanti, così che un bambino in stato di ab-bandono in qualsiasi parte del mondo sitrovi ed una coppia disponibile ad acco-glierlo e crescerlo, possano incontrarsi gra-zie a delle procedure omogenee, trasparentie corrette per garantire il diritto del minoread avere una famiglia. Per evitare poi che i Paesi ricchi possanoesercitare inevitabilmente il loro ruolo di su-premazia economica sui Paesi poveri delsud del mondo, facendo pressioni per sod-disfare la domanda di adozione che si veri-fica al loro interno, la Convenzioneproclama il principio di sussidiarietà, per cuivanno attivate prioritariamente tutti i mezziper aiutare la famiglia del bambino, laddoveci sia, il quale, in mancanza, potrà essereadottato da una coppia del suo stesso Paesee solo in ultima analisi verrà adottato da co-niugi stranieri, per garantirgli comunqueuna famiglia.Infatti la premessa della convenzione del-lÊAja del 29 maggio 1993 così recita: „Ri-conoscendo che l'adozione internazionalepuò offrire l'opportunità di dare una famigliapermanente a quei minori per i quali nonpuò essere trovata una famiglia idonea nelloro Stato di origine, convinti della necessitàdi prevedere misure atte a garantire che leadozioni internazionali si facciano nell'inte-resse superiore del minore e nel rispetto deisuoi diritti fondamentali, e che siano evitatela sottrazione, la vendita e la tratta dei mi-nori‰. Inoltre viene abolito nelle adozioni in-ternazionali il cosiddetto „fai da te‰ (lapossibilità da parte della coppia, attraversoun legale, un istituto religioso o, nella peg-giore delle ipotesi, attraverso un „faccen-diere‰ di procurarsi autonomamente unbambino), obbligando gli aspiranti allÊado-zione a passare attraverso gli Enti Autoriz-zati che si fanno garanti verso le Autoritàdei Paesi cosiddetti contraenti, nei quali èpossibile adottare bambini, i quali dovrannoavere alcuni requisiti fondamentali, qua l iad esempio essere associazioni non dilucro, essere gestiti da persone che, per in-tegrità morale, formazione o esperienzasono qualificate ad agire nel campo delleadozioni, essere sottoposti a controlli ri-guardanti il suo funzionamento e la sua si-tuazione finanziaria. La Convenzione prevede che ogni Paeseistituisca al suo interno un Autorità Cen-trale che ha il compito di essere un poÊ l'or-gano di riferimento e di contatto per leadozioni internazionali per tutti i Paesi con-traenti. In Italia è rappresentata dalla Com-

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missione per le Adozioni Internazionali, isti-tuita presso la Presidenza del Consiglio deiMinistri, la quale è competente per verifi-care la regolarità di ogni procedura di ado-zione pronunciata dalle competenti Autoritàdi un paese straniero; in aggiunta a questafunzione di controllo, la Commissione perle Adozioni Internazionali ha anche funzionidi raccordo tra le istituzioni coinvolte nelpercorso di adozione, nonché un ruolo diverifica e di vigilanza sugli Enti Autorizzati.Le Autorità centrali nei paesi di origine (de-nominati Paesi contraenti) devono garantirein primis che lo stato di adottabilità del bam-bino sia preparato da adeguate relazioni cheattestino: che i genitori naturali sono stati

informati delle conseguenze definitive del-l'adozione; che i genitori naturali, e in par-ticolare la madre, abbiano dato il loroassenso solo dopo la nascita delbambino;che il consenso degli istituti o delle personeresponsabili del bambino sia stato accordatospontaneamente prima dell'adozione esenza alcun compenso o pagamento; cheil bambino, a seconda dell'età e della matu-rità psicologica, deve essere preparato psi-cologicamente eadeguatamente informatosulle conseguenze e le sue opinioni e i suoidesideri sono stati presi in seria considera-zione. Attualmente,l'adozione dei mino-renni è disciplinata dalla legge 184 del1983 e successive modifiche apportate

dalla legge 149 del 2001 che ha ratificatola Convenzione dellÊAja del 1993 mentrenel Codice Civile è rimasta l'adozione deimaggiorenni, istituto che ha sostituito l'an-tica adozione ordinaria e che si perfeziona,come una sorta di "contratto di diritto fami-liare", con l'accordo tra adottante e adot-tato. La competenza a deciderenell'adozione dei maggiorenni spetta al Tri-bunale nel cui circondario l'adottante ha lasua residenza, mentre nell'adozione dei mi-norenni spetta al Tribunale per i Minorenni.2^ parte (prossimo articolo): Requisiti editer per lÊadozione. Modalità per lÊadozioneinternazionale

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LE COMUNIT¤PENALI MINORILIdi Anna Iovino

Se sfogliamo qualsiasi vocabolario della lin-gua italiana alla parola comunità troviamo:dal lat communitàtem- acc. di communitas– comunanza astratto di communis comune- più persone che vivono in comune sottocerte leggi e per un fine determinato. Unacomunità, quindi possiamo dire che è un in-

sieme di individui che condividono lo stessoambiente fisico e tecnologico, formando ungruppo riconoscibile, unito da vincoli orga-nizzativi, linguistici, religiosi, economici e dainteressi comuni. Un primo significato di co-munità si trova nel contesto dell'ecologia eindica l'insieme degli organismi che condi-vidono uno stesso ecosistema geografica-mente limitato (e interagiscono all'interno ditale sistema). Con riferimento agli umaniuna comunità può indicare nel linguaggiocomune una struttura organizzativa sociale,tipo un quartiere, un paese o una regione,

comunque di estensione geografica limitata,in cui gli abitanti abbiano delle caratteristi-che comuni.In un senso più propriamente sociologicoper l'appartenenza ad una comunità ser-vono caratteristiche più forti, tali da creareun'identità degli appartenenti, tramite unastoria comune, ideali condivisi, tradizionie/o costumi. A volte è la lingua l'elementopiù fortemente identificativo degli apparte-nenti ad una comunità. In questa accezione la parola comunità ap-pare legata alle associazioni con qualcheideologia comune e può essere vista comeun'estensione della famiglia. Partendo daqueste semplici definizione possiamo chia-ramente dedurre che esistono diversi tipi dicomunità. In questo articolo mi occuperòdi un tipo particolare di comunità, forsenon conosciute da tutti: le comunità penaliminorili. Scrivere questÊarticolo per me nonè molto semplice vista la mia esperienza di-retta in questo campo; cercherò comunque

di essere quanto più possibile imparziale la-sciando spazio anche a qualche nota giuri-dica per comprenderne megliolÊorganizzazione, anche se penso che tra lerighe mi scapperà qualche emozione! Ognivolta che qualcuno mi chiede „dove la-vori?‰, quello che più attira la mia atten-zione è il cambiamento di espressione deimiei interlocutori quando dico „lavoropresso una comunità penale minorile‰;quasi tutti assumono unÊespressione di tri-stezza, dispiaciuti per me e le miei sorti. Lerisposte tipiche sono quasi sempre „Ah! in

carcere‰, „Mamma mia e non hai paura?‰,„E se ti fanno del male?‰...... Prendendo proprio spunto da queste do-mande mi sento di dover precisare che que-sto tipo di comunità strutturalmente nonhanno nulla a che vedere con le carceri masono delle vere e proprie case dove i ragazzihanno le loro stanze che posso abbellirecome vogliono, cucina e bagno comunecon gli altri ospiti della casa come avvienenormalmente in qualsiasi famiglia. Ci sono regole di comportamento per unaserena convivenza e regole di gestione dellacasa: „si pranza tutti insieme‰, ‰ognunodeve rifarsi la propria stanza‰, ecc. In pra-tica non ci sono carcerieri ne carcerati! Si cerca (tra varie difficoltà) di ricreare unclima quanto più possibile familiare cer-cando (tra tante difficoltà) di dare ai giovaniospiti un senso a quello che fanno, unnuovo equilibrio e regole di vita, tenendosempre in considerazione la delicata fase delciclo di vita che i ragazzi attraversano: lÊado-lescenza. Infatti i minori che vengono inviatiin queste comunità hanno unÊetà compresa

tra i 14 e i 21 anni. Per essere più precisidiciamo che le comunità penali minorilisono strutture del Ministero della Giustizia- Dipartimento Giustizia Minorile - ed ac-colgono esclusivamente minori dellÊarea pe-nale sottoposti a misura cautelare. IlDipartimento per la Giustizia Minorile, co-stituito da una articolazione amministrativacentrale e territoriale, provvede ad assicu-rare lÊesecuzione dei provvedimenti dellÊau-torità giudiziaria minorile, garantendo lacertezza della pena, la tutela dei diritti sog-gettivi, la promozione dei processi evolutiviadolescenziali in atto e perseguendo la fi-nalità del reinserimento sociale e lavorativo

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EVENTI

MESE DELLA PREVE-ZIONE ALCOLOGICA:29 E 30 APRILE, GLIULTIMI DUE EVENTIDE „LA CASA SULLAROCCIA‰˚ giunto alla sua conclusione il Mese della Prevenzione alcolo-gica, indetto dalla Regione Campania, Assessorato alla Sanità -Settore Fasce Deboli, Servizio Tossicodipendenze ed Alcolismo.˚ stato un mese molto intenso in cui si sono volute mettere incampo diverse iniziative per produrre una costante attenzione,in tutto il territorio regionale, sui temi di interesse per le proble-matiche alcol correlate.

La Casa sulla Roccia ha partecipato attivamente a questa inizia-tiva nellÊambito di un progetto di intervento nei luoghi del diver-timento notturno da realizzare ad opera di Unità Mobilirappresentative delle realtà territoriali e delle esperienze specifi-che. Così lÊUnità Mobile „Con-tatto‰ de La Casa sulla Roccia si èvista impegnata sul territorio irpino, in diverse occasioni, lungotutto il mese di Aprile; per concludere questÊesperienza il 30Aprile dalle ore 22.00 in poi al Biblos e allo Smile di Benevento. Quello delle Unità Mobili è un progetto - evento realizzato perriuscire ad intercettare i giovani della movida e realizzare azioni diinformazione e sensibilizzazione sul tema del bere consapevole enon dannoso, che in questo mese speriamo abbia riuscito a darei suoi frutti.Inoltre sempre nellÊambito del Mese della Prevenzione alcologica,riveste sicuramente un estrema rilevanza il Convegno „Alcol, ter-ritorio e servizi in Regione Campania dalla legge 125 al PianoSanitario regionale‰, che si terrà il giorno 29 Aprile dalle ore9.00 - 14.00 presso lÊ ASL di Avellino nellÊAula Pastore, in viadegli Imbimbo; e a cui „La Casa sulla Roccia‰ parteciperà attra-verso la presenza del Direttore dellÊAccoglienza e delle ComunitàTerapeutica, il Dottore Franco Lo Priore. Il contributo de LaCasa sulla Roccia sarà dato dalla presentazione delle metodologiecon cui la Comunità Terapeutica affronta le problematiche alcolcorrelate e dallÊesposizione dellÊimportanza che il servizio diUnità Mobile svolge nellÊambito della prevenzione, analizzando inparticolare il servizio svolto dallÊUnità Mobile „Con-tatto‰ de La

Casa sulla Roccia.

dei minori entrati nel circuito penale. Si oc-cupa della tutela dei diritti dei minori e deigiovani-adulti, dai 14 ai 21 anni, sottopostia misure penali, mediante interventi di tipopreventivo, educativo e di reinserimento so-ciale.Le strutture territoriali che compongono ildipartimento sono: Centri per la GiustiziaMinorile (CGM) organi del decentramentoamministrativo che possono avere compe-tenza sul territorio di più regioni e in questicasi fanno riferimento a più corti d'appello.Ogni Centro opera sul territorio attraversoi servizi minorili della giustizia previsti dal-lÊarticolo 8 del decreto legislativo 28 luglio1989 n. 272.Istituti penali per i minorenni (IPM) che as-sicurano l'esecuzione dei provvedimenti del-l'autorità giudiziaria quali la custodiacautelare o l'espiazione di pena nei con-fronti di minorenni autori di reato. In taleambito vengono garantiti i diritti soggettividei minori, tra cui il diritto alla salute e allacrescita armonica sia fisica che psicologica,il diritto alla non interruzione dei processieducativi in atto e a mantenere i legami conle figure significative per la loro crescita.Gli Uffici di servizio sociale per i minorenni(USSM) forniscono assistenza ai minori au-tori di reato in ogni stato e grado del proce-dimento penale. Questi uffici raccolgono eforniscono elementi conoscitivi concernentiil minorenne soggetto a procedimento pe-nale e concrete ipotesi progettuali concor-rendo alle decisioni dell'autorità giudiziariaminorile. Gli uffici di servizio sociale per iminorenni svolgono attività di sostegno econtrollo nella fase di attuazione del prov-vedimento dell'autorità giudiziaria a favore

dei minori sottoposti a misure cautelari nondetentive in accordo con gli altri servizi mi-norili della giustizia e degli enti locali. I Centri di prima accoglienza (CPA) ospi-tano i minorenni in stato di arresto, fermoo accompagnamento fino all'udienza di con-valida che deve aver luogo entro 96 ore dal-l'arresto, fermo o accompagnamento,

assicurando la custodia dei minorenni purnon essendo strutture di tipo carcerario.L'équipe del servizio predispone una primarelazione informativa sulla situazione psico-logica e sociale del minorenne e sulle risorsedisponibili sul territorio per quel caso conl'obiettivo di fornire all'Autorità giudiziariacompetente, tutti gli elementi utili ad indi-viduare, in caso di applicazione di misuracautelare, quella più idonea alla personalitàdel minorenne. E può esserci lÊinvio pressouna comunità penale minorile sul territorio.In queste comunità si assicura lÊesecuzionedel provvedimenti dellÊAutorità giudiziarianei confronti dei minorenni autori di reatoai sensi degli art. 18, 18 bis, 22, 28, 36,37, del D.P.R. 448/88.

A tale scopo viene predisposto un pro-gramma educativo individualizzato, conlÊadesione del minore, tenuto conto delle ri-sorse personali e familiari dello stesso edelle opportunità offerte dal territorio. Inquesto modo si avvia il processo detto diresponsabilizzazione. Altra finalità è quelladi attivare programmi di studio e di forma-zione-lavoro, di tempo libero e di anima-zione, per assicurare una effettivaintegrazione dei minori con la comunitàesterna. Questo è tutto lÊiter che un ragazzo attra-versa prima di arrivare in una comunità!Quindi si può facilmente comprenderequanto impauriti, arrabbiati e disorientatisiano al loro ingresso. Sicuramente un ra-gazzo che viene arrestato per spaccio, ra-pina, furto e quantÊaltro non è un vero eproprio angioletto, sicuramente la rete so-ciale da cui proviene non è ⁄‰solida‰, sicu-ramente la famiglia di provenienza non è ...quella di una nota pubblicità di merendine⁄, sicuramente lavorare con loro non è perniente semplice, anzi forse è più giusto direche è davvero difficile. Ma loro sono SICU-RAMENTE degli adolescenti che possocambiare, se aiutati, il corso della loro vita.Vorrei aggiungere tante altre cose, adessoche le emozione crescono, ma concludosemplicemente dicendo che questo tipo dicomunità hanno una grande potenziale,posso essere, se ben organizzate, lo spuntodi riflessione per questi giovani-adulti, farvedere loro che nella vita cÊè anche altro.Sicuramente una noce in un sacco non farumore ma secondo me si vede quando cÊèanche una sola noce in un sacco!

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LAVI(S)TACIECAdi Elena Spiniello e Maurizio Picariello

Una nuova occasione dÊincontro con il laboratorio teatrale de „LaCasa sulla Roccia‰, che anche questÊanno, presso lÊHotel De LaVille, ha portato in scena lo spettacolo dal titolo „Lavi(s)tacieca‰.Protagonisti della pieces teatrale i 35 ospiti della Comunità Tera-peutica „Villa Dora‰, seconda fase del programma terapeutico pro-posto da „La Casa sulla Roccia‰, sostenuti e guidati dai collaudatiartisti dellÊAssociazione „Il Teatro di Gluck‰.La vi(s)ta cieca è una storia di oggi, una favola amara che racconta,di un „un piccolo mondo dove esisteva un piccolo popolo che vi-veva sereno nel piccolo mondo che il piccolo creatore gli aveva re-galato. Nel piccolo mondo regnava un grande re da tantegenerazioni, a lui era affidato il potere di gestire il piccolo popolo,

a lui spettava il compito di garantire la felicità nel piccolo mondo eda lui si recavano i piccoli cittadini per risolvere i piccoli problemiche quotidianamente affliggevano il piccolo mondo‰. La popola-zione del piccolo mondo, ormai "cieca", non riesce e non vuole ve-dere; diventa marionetta, schiava di un sistema corrotto, deformato,degenerato, senza rispetto, senza affetto, senza occhi. Ed attrattasempre più dal denaro, dall'apparire, dall'affermazione di sé, si di-mentica di un'altra parte del mondo, non riuscendo più a coglierela bellezza di un fiore che sboccia, la gioia di un sorriso negli occhi,la meraviglia di un bambino che gioca, lÊamore per un cucciolo checresce, la „passione‰ di una penna che scrive, lÊebbrezza del pro-fumo della primavera che arriva. Lo spettacolo è nato grazie al con-tributo autoriale degli allievi del laboratorio che stimolati a scriveresullÊargomento scelto per la performance, hanno dato vita a deitesti teatrali pregni di emotività e poesia, il risultato è stata una rap-presentazione quasi autobiografica che in chiave metaforica e grot-tesca è riuscita a rappresentare la situazione sociale e psicologica

della popolazione italiana.

RITORNA IL TEATRODI VILLA DORAdi Nicola De Rogatis

AllÊHotel de la Ville di Avellino, il 16 aprile si è aperta la stagioneteatrale 2011 della compagnia degli ospiti della Comunità „VillaDora‰, ragazze e ragazzi che stanno affrontando la seconda partedel programma terapeutico „Progetto Uomo‰ scommettendo sulleloro capacità di riconciliarsi con se stessi, con la propria storia, lafamiglia e la comunità civile. Oltre gli incontri di gruppo, i colloquiindividuali e le attività giornaliere di tenuta della struttura (pulizia,agricoltura, allevamento pollame, cucina, lavanderia, ecc.) anchequestÊanno il laboratorio teatrale costituisce un segmento impor-tante di rinascita e di risocializzazione. Inutile soffermarsi sul valoreterapeutico del cimentarsi nei panni di personaggi storici e/o in-ventati: proclamare un sonetto o dialogare su brani famosi e nondella cultura teatrale è unanimemente riconosciuto come strumentodi crescita e di ricerca introspettiva. Portare, poi, allÊesterno talepatrimonio è momento di confronto e di verifica del lavoro svoltooltre che di gratificazione per lÊimpegno profuso non senza grandi

sacrifici. Lo spettacolo del 16 aprile „La vi(s)tacieca‰ è stato, in parte, creatodagli stessi interpreti ed apprezzato dal folto pubblico presente. Lasala convegni dellÊHotel era piena in ogni ordine di posti costrin-gendo molti anche a stare in piedi. Presenti le istituzioni nelle per-sone del Questore e del Comandante della Guardia di Finanza diAvellino a cui si sono aggiunti amici vecchi e nuovi (il notaio Leo-nardo Baldari accompagnato da Elvira Festa). Dello spettacolo siparla dettagliatamente in un altro articolo; a me preme solo sotto-lineare il grande impatto emotivo suscitato dallo spettacolo stessoe dalla testimonianza finale di Raffaele che ha dimostrato, in modomolto sereno e senza lasciarsi andare a facili sentimentalismi, comesi può ricominciare a vivere con la schiena dritta gettandosi allespalle anni di contraddizioni, contrasti in famiglia e con gli amici,vivendo ai margini di una società che non fa molto per testimoniarevalori autentici ed universali quali lÊamicizia, la solidarietà e il ri-spetto delle regole. Raffaele, parlando anche a nome di tanti com-pagni di cammino, ha dimostrato che tali valori possono e devonoessere vissuti se davvero si vuole contribuire al cambiamento dellasocietà nei fatti e non a parole. Commovente per tutti lÊabbracciofinale con i genitori e la sorella, unÊimmagine che crea gioia e spe-ranza negli operatori, i volontari e in tutti coloro che hanno la for-

tuna di essere presenti a tali eventi.

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ASSEMBLEA FAMIGLIE PLENARIADI MARZO LA TESTIMONIANZA DELCENTRO „IL PONTE‰DI CIVITAVECCHIAdi Carlo Calvino

Il 2 marzo u.s. si è svolta presso il Centro Sociale „Samantha dellaPorta‰ di Avellino lÊassemblea plenaria per i familiari dei nostri ra-

gazzi, con un tema sempre attuale per tutto il loro programma direcupero: ‰Famiglie in percorso. Come riattivare il dialogo e le ri-sorse effettive‰. Due i relatori: la dott.ssa Cecere, responsabile del settore famigliedella Comunità „Il ponte‰ di Civitavecchia ed il sig. Pacchiarotti,operatore dello stesso settore. LÊoperatore è inoltre padre di un ra-gazzo che già da 8 anni ha terminato il suo percorso presso lastessa comunità. Il suo intervento è stato particolarmente seguitoed apprezzato, poiché molti dei familiari presenti si sono visti pro-tagonisti nel cammino da lui svolto e nei problemi e nelle difficoltàaffrontate giorno per giorno, per poter affiancare il programma direcupero del figlio.Al termine della plenaria qualcuno dei presenti, riuniti allÊuscita delCentro, ha espresso il suo giudizio, rivolto ad alcuni degli argo-menti trattati.- Nicola: essere insieme, anche se genitori separati, è un punto diforza importante per poter dimostrare il proprio interesse per lavita dei figli. Bisogna essere genitori, non solo coppia.- Assunta: se ci si trova impotenti di fronte ad un problema, dob-biamo avere la forza di chiedere aiuto.- Maria: dobbiamo avere la capacità di mettere da parte quei sen-timenti che ci rendono dipendenti dai nostri figli. Per loro è impor-tante scoprire che i loro genitori hanno una personalità decisa aseguirli e guidarli in questo nuovo cammino di vita.- Donatella: il relatore, da papà, ci ha detto „se ce lÊho fatta io, po-tete farcela anche voi‰. ˚ un input utilissimo ed una spinta potenteper farci andare avanti anche nei momenti di maggiore difficoltà.Queste interviste arricchiscono il valore di una assemblea plenariaindirizzata ai familiari dei nostri ragazzi. Gli interventi dei due rela-tori non sono state solo parole, ma la presentazione di fatti che ri-

specchiano il proprio cammino ed aiutano a superare gli ostacoliche spesso una famiglia si „inventa‰ o ama immaginare.La famiglia, per il „Progetto Uomo‰, ha un ruolo di protagonistanel percorso di recupero di questi ragazzi che sono alla ricerca deiveri valori della vita. E ogni famiglia è aiutata a scoprire quella col-laborazione che è stata superficialmente ignorata per anni, finchénon ci si è trovati di fronte ad una realtà amara che stava distrug-gendo un proprio figlio. Ed è sempre il „Progetto Uomo‰ chechiede a tutti di unirsi in questo programma di rinascita, e di im-pegnarsi affinché la vita di ogni familiare possa diventare parteintegrante della vita di tutta la famiglia. Tutto ciò è possibile solose si è convinti che la propria casa è il luogo sicuro dove poter vi-vere, amare, dare e ricevere con sincerità. Con la guida organizza-tiva, formativa e rieducativa della Comunità, ogni singolo familiare,da semplice spettatore, e spesso anche da ostacolo, diviene cosìreale protagonista del programma. In una famiglia nella quale unodei familiari sta vivendo un momento di devianza, si crea un am-biente di invivibilità, che potrà essere superato solo se tutti i mem-bri sapranno lottare uniti per riportarsi ad una regolare condizionedi vita.˚ questa la parte del „Progetto Uomo‰ rivolta alle famiglie e cor-rettamente presentata nellÊassemblea plenaria dagli amici della Co-munità „Il Ponte‰ di Civitavecchia.

Prossima Plenaria martedì 3 maggio ore 16,30 presso il Centro Sociale Samantha

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LiberaMenteLiberaMenteBimestrale de La Casa sulla Roccia

Registrazione presso :Tribunale di Avellino N. Reg. Stampa :5/10 R. del 15/07/2010

Direttore EditorialeDirettore EditorialeMauro Aquino

Direttore ResponsabileDirettore ResponsabileEnza Petruzziello

Capo RedattoreCapo RedattoreFrancesco Iannicelli

CoordinatoreCoordinatoreNicola De Rogatis

RedazioneRedazioneAnna BellizziAnna De Stefano Anna Iovino Anna MustoCarlo CalvinoChiara IannacconeClaudia Minocchia Elena SpinielloFabio PetittoFrancesca Maddalena PecchiaLuigi NumisMaurizio PicarielloUmberto Di Lorenzo

EditoreEditoreAssociazione La Casa sulla Roccia ONLUSVia San Tommaso, 8583100 Avellinohttp://www.lacasasullaroccia.it

Per contatti ed infoPer contatti ed infotel.: 0825/72420 - 72419fax: 0825/71610mail : [email protected]

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Io hodeciso E tu?

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