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Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa IN QUESTO NUMERO Leno diventerà presidio ospedaliero territoriale Le case del nostro futuro: il cohousing sbarca a Rovigo Con la Mag, 26 progetti di microcredito a Verona Anno 14 3 marzo 2015

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Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

IN QUESTO NUMERO

Leno diventerà presidioospedaliero territoriale

Le case del nostro futuro:il cohousing sbarca a Rovigo

Con la Mag, 26 progettidi microcredito a Verona

Anno 14

3marzo 2015

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Popolis, periodico mensiledi Cassa Padana autorizzazione del Tribunaledi Brescia, n. 43/2000dell’8 agosto 2000

sede, Villa seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

Redazionemacri Puricelli, [email protected]

Lidia sbarbada, [email protected]

Armando rossi e Debora Zanini, [email protected]@popolis.it

sede: Villa seccamani, via Garibaldi 25, Leno-BresciaTel. 030 9040270 [email protected]

Comitato di redazioneFranco Aliprandi, stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, macri Puricelli, Armando rossi, Lidia sbarbada

Hanno collaborato a questo numero: stefano Boffini, Valentina Bragazzi, Alice Cherubini, Valerio Gardoni, simone mazzucco, Luca Paparella, Barbara Ponzoni, marco sacchi, Valentina Temporin, Paola Zani

Fotografie:Valerio Gardoni, Daniela iazzi, massimo Pinca

In copertina:Parco delle Valli del minciofoto di Valerio Gardoni

Stampa: staged, s. Zeno N. (Bs)

sfoglia questo numero e gli arretrati su:

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Quando, sfogliando la rivista, trovate un “riquadro” come quello riprodotto qui a lato, avrete scoperto un QRCode (dall’inglese “Quick Response”, risposta rapida) che vi permetterà, gra-zie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web.

Ma COME SI fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un program-ma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR app e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto.

QRCode contenuti multimediali su Popolis

3Sfide non convenzionali per tempi non convenzionali

4-5Leno diventerà presidio ospedaliero territoriale: riconosciuta la qualità della sperimentazione

6-7Casalasco, operazione volontariato

A Cremona un fondo di solidarietà per situazioni di fragilità

8-9Le case del nostro futuro: il cohousing sbarca a Rovigo

10-11Microcredito, Mag e Cassa Padana insieme per la bassa veronese: una convenzione per 26 prestiti

12-13Il sogno di mamma Paola: oltre l’autismo

14-15-16-178 marzo 2015. La felicità di un’attrice, la forza di una donna: Lucilla Giagnoni si racconta Elektra, dieci racconti per dieci protagoniste

18-19Carabinieri per sempre

20-21Destinazione Eden: Valli del Mincio

22 Agenda

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Le sFiDe NoN CoNVeNZioNALi Per TemPi NoN CoNVeNZioNALi

È sicuramente fonte di soddisfazione il recente riconoscimento da parte di Regione

Lombardia di Presidio Ospedaliero Territoriale (POT) per l’ospedale di Leno.

E’ stato apprezzato l’intenso e prolungato lavoro svolto dalla Cassa in 9 anni e

soprattutto si sono determinati i presupposti per una stabilizzazione e rafforzamento del servizio

offerto.

Era questo l’obiettivo originario del nostro intervento.

Non è importante che nel tempo la gestione sia stata della Cassa o di altri. E’ importante che un

servizio centrale per una comunità locale di oltre 100 mila abitanti sia stato attivato grazie alla

Cassa, ora funzioni bene e possa essere stabile in futuro.

In altre situazioni la Cassa si è presa l’onere di sperimentare iniziative innovative, in modo che

poi altri soggetti nei territori autonomamente potessero usufruire dell’esperienza.

E’ il contributo che pensiamo di poter dare in questa fase.

Sono già diversi i progetti di comunità alloggio per anziani nati in provincia di Brescia sul

modello di Villa Giuseppina. Non sono in connessione con la Cassa, ma in qualche modo si

avvalgono del know how creato.

Sono due esempi che testimoniano una visione proattiva della Cassa, che entra nelle situazioni

delle comunità per creare valore stabile – o per evitare che nel territorio si perda valore –

trovandosi anche, se serve, a gestire per il tempo necessario a raggiungere l’obiettivo, in

applicazione del principio di sussidiarietà.

Sviluppare concretamente questo atteggiamento non è facile nella pratica, né è privo di rischi.

Spesso si ha a che fare con campi nuovi e inesplorati per un contesto bancario.

Servono competenza, flessibilità, partner adeguati, investimenti.

E all’orizzonte si profila per la Cassa anche la necessità, in taluni casi, di entrare nella gestione

delle imprese, per tutelare da un lato l’azienda, un bene primario di un territorio per il valore e il

lavoro che crea e dall’altro le sue stesse ragioni di credito.

Difronte a noi ci sono sfide e misure non convenzionali, perché i tempi in

cui ci troviamo a vivere non sono convenzionali.

Luigi Pettinatidirettore generale Cassa Padana Bcc

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LeNo DiVeNTerÀ PresiDioosPeDALiero TerriToriALeriCoNosCiuTA LA quALiTÀ DeLLA sPerimeNTAZioNe

Dopo 9 anni dall’avvio dell’unità operativa di riabilitazione a Leno, la regione Lombardia ha espresso il suo parere favorevole sull’esito di questa sperimentazione. una successiva delibera regionale ha poi riconosciuto Leno come Presidio ospedaliero Territoriale (PoT). un progetto di Cassa Padana al servizio di una comunità di oltre 100 mila persone

È vero che nove anni fa i ven-ti della crisi non soffiavano ancora e tutto sembrava possibile. Pensare però che

una banca si ponesse l’obiettivo di far ripartire un ospedale era alquanto fuori dagli schemi e decisamente controcor-rente. E onestamente tuttora continua ad esserlo.

Il bisogno del territorio era chiara-mente avvertito e c’era la necessità di un soggetto con lo spirito giusto, senza finalità speculative, ma con spalle gran-di per affrontare l’impresa.

di Stefano Boffini | [email protected]

i N P r i m o P i A N o

Perché di un’impresa si è trattato, da ogni punto di vista, per le competenze necessarie, che la Cassa in partenza non aveva, per i rischi nuovi e inediti a cui si andava incontro e, non da ultimo, anche dal punto di vista economico.

La rete di partnership, costruita per avviare la gestione che fa perno su Villa Gemma Spa, nel tempo ha dimostrato tutto il suo valore e la sperimentazione ha prodotto risultati significativi, sia dal pun-to di vista della qualità che dell’apprezza-mento dei pazienti per il servizio svolto.

Negli anni Cassa Padana si è fatta un’esperienza in questo e altri progetti sanitari e socio assistenziali, anche se la Dominato Leonense Sanità rimane di gran lunga il più significativo.

Si è formato così un know how in-terno.

Il welfare di comunità oggi è visto come nuova frontiera. I territori si de-vono auto organizzare per generare con diverse modalità servizi che l’ente pubblico non riesce più a fornire diret-tamente. Se lo scenario futuro è questo, sappiamo che la Cassa potrà giocare un ruolo rilevante in questi processi terri-toriali, proprio in virtù delle esperienze che in questi anni ha maturato.

Dopo 9 anni dall’avvio dell’unità operativa di riabilitazione a Leno, il Co-mitato Regionale di Sorveglianza della Regione Lombardia ha espresso il suo parere favorevole sull’esito di questa sperimentazione. Una successiva deli-bera regionale ha poi riconosciuto Leno come Presidio Ospedaliero Territoriale (POT).

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uN serViZio Per uNA ComuNiTÀLoCALe Di oLTre 100 miLA PersoNe

Alcuni dati fondamentali sotto riportati riassumono l’attività svolta nel cor-so del 2014 dalla Dominato Leonense sanità e danno un’idea del servizio svolto per la comunità locale.

rePArTo Di riABiLiTAZioNe sPeCiALisTiCANumero posti letto n.50Pazienti ricoverati AsL Lombarde in accreditamento n.600Pazienti ricoverati Fuori regione in accreditamento n.11Giornate degenze maturate n.14.919Degenza media n.24,42Tasso di occupazione 84,28%GrADo Di soDDisFAZioNe uTeNTi DeGeNZAquestionari compilati n.535Totale “molto soddisfatti” 51,43%Totale “soddisfatti” 48,13%Totale “molto insoddisfatti” 0,44%serViZio Di riABiLiTAZioNeVisite specialistiche ambulatoriali convenzionate e private n.4.577Prestazioni ambulatoriali convenzionate e private n.43.956Prestazioni in acqua convenzionate e private (piscina riabilitativa) n.2.491elettromiografia convenzionate e private n.4.322GrADo Di soDDisFAZioNe uTeNTi serViZioquestionari compilati n.1.043Totale “molto soddisfatti” 45,93%Totale “soddisfatti” 53,87%Totale “molto insoddisfatti” 0,21%

Ma cos’è il POT che verrà attivato presso l’ospedale di Leno?

Si tratta di fatto di un “ospedale sa-tellite” nell’ambito delle reti ospedaliere esistenti, caratterizzato da prossimità territoriale e presa in carico proattiva per la continuità delle cure.

E’ una struttura di primo livello che eroga prestazioni, sia in regime di ri-covero che in regime ambulatoriale. Rappresenta un riferimento organizza-tivo nuovo per la presa in carico dei pa-zienti cronici, grazie ad una tipologia di offerta, anche specialistica, in grado di rispondere a 360 gradi ai bisogni della cronicità.

E la riabilitazione, oggetto della spe-rimentazione della Dominato Leonense Sanità, si inserisce quindi perfettamen-te all’interno del POT.

L’invecchiamento della popolazione è una tendenza che emerge in modo chiaro e inesorabile nella nostra socie-tà. Il peso dei cronici sul totale comples-sivo dei pazienti è destinato giocoforza ad incrementarsi. Dal livello di cura dei cronici dipenderà l’effettiva qualità della vita per una crescente quota della popolazione.

Diventare POT attribuisce quindi una vocazione rilevante al presidio ospeda-liero di Leno, per il suo stesso futuro e

per i territori serviti. Rappre-senta una tappa fondamentale nel percorso di rinascita intra-preso. Ora l’Azienda Ospeda-liera di Desenzano e la Regione studieranno un piano per dare un assetto definitivo alla strut-tura.

La strada per il futuro sembra trac-ciata. È giusto, però, fermarsi un attimo per esprimere la soddisfazione della Cassa. C’è un senso compiuto per gli sforzi fatti in questi anni e si raggiun-ge l’obiettivo iniziale immaginato per il progetto.

È altrettanto giusto manifestare un rin-graziamento aperto e forte per tutti coloro che a vario titolo hanno lavorato, metten-doci l’anima. Le grandi idee camminano grazie alle persone che, con passione e co-stanza, giorno per giorno, a poco a poco, le fanno diventare fatti concreti. ●

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Prosegue con il vento in poppa la collaborazione fra Cisvol e Cassa Padana. Funziona a pieno ritmo lo sportello decentrato al piano superiore della Filiale Cassa Padana di Gussola. e ci si sta preparando all’annuale Festa del volontariato in calendario il 15,16,17 maggio a rivarolo del re. sarà un video realizzato dalla redazione di Popolis ad aprire le danze.

Gussola - Non è certo da tutte le banche offrire gratuitamente degli spazi liberi di una filiale per creare un ufficio distaccato. E’ successo con il Cisvol cremonese nel casalasco perché Cassa Padana, si sa, il servizio per il territorio ce l’ha nel DNA. I rapporti con la “casa ma-

dre” del Centro Servizi per il Volontariato, a Cremona, erano attivi e proficui da tempo, quando è sorta la necessità di creare un presidio a Gussola. È stato, quindi, naturale proporre l’uso gratuito di un ufficio, al piano superiore della filiale e quin-di in qualche modo isolato dalla parte commerciale.

E’ dal 2012, dopo una festosa e molto partecipata cerimonia di inaugurazione, che Sara Ferrari, storica e competente referente del Cisvol, aiuta le associazioni del territorio accogliendole in via Garibaldi, preferibilmente tramite appuntamen-to per meglio gestire l’accesso allo sportello, vincolato da severe norme di sicu-

CAsALAsCo,oPerAZioNe VoLoNTAriATo

di Barbara [email protected]

I N O S T R I P R O G E T T Ia C R E M O N a

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rezza. Nel corso degli anni questo presidio è diventato un vero e proprio punto di riferimento, per numeri e presenze più frequentato persino del vicino ufficio di Casalmaggiore.

La formula si è rivelata vincente, anche se “si è dovuto attuare qualche piccolo accorgimento di ordine pratico per risolvere alcuni problemi. Come la gestione del telefono (con un centralino comune) e l’accesso spesso ‘autogestito’ da parte di alcuni referenti di associazioni, abituate a passare da me anche solo per un saluto. Ma la situazione è rientrata subito nei ranghi, consentendo un regolare svolgimento delle consulenze, senza gravare troppo sulla filale”, spiega Sara Ferrari, più che soddisfatta di questa sua nuova collocazione.

“Ora mi piacerebbe mettere maggiormente a frutto questa bella collaborazio-ne con Cassa Padana, magari coinvolgendo, come si diceva all’inizio, una ragazza della filiale di Gussola, che possa fare un po’ da segreteria organizzativa per i corsi di formazione, che si svolgono poi nella sede del Centro Natura Amica. Niente di particolarmente impegnativo, solo la consegna e il ritiro dei moduli di iscrizione e magari il pagamento tramite versamento sul conto corrente che abbiamo alla filiale di Cremona”, sottolinea con motivazione la referente del Cisvol.

Il coinvolgimento più sostanzioso sarà comunque per l’annuale Festa del Vo-lontariato che quest’anno si sposta a Rivarolo del Re, il 15, 16 e 17 maggio. Tre giorni all’insegna della solidarietà e del volontariato, ma anche della musica, dell’intrattenimento e delle tradizioni culinarie locali.

“L’idea è quella di partecipare alla festa turnandosi con i colleghi dell’area, di-rettamente all’info point all’ingresso della festa. Non certo per parlare di prodotti finanziari. Presenteremo il lato mutualistico della Cassa, la nostra faccia rivolta al bene comune e ai bisogni del territorio, raccontando i nostri innumerevoli progetti, spesso alternativi”, specifica Fabio Tambani, vice capo area del cremonese e ca-salasco.

Anche la comunicazione, con l’ufficio I.T Popolis, avrà un ruolo importante. Si è pensato infatti di creare un video che racconti come i fondi raccolti dalla prece-dente manifestazione siano stati impiegati. Il lavoro sarà proiettato il venerdì sera, come apertura della festa. E durante i tre giorni, un giornalista e fotoreporter do-cumenterà i momenti principali, per montare un filmato a ricordo di questa espe-rienza. All’info point, inoltre, verrà installato uno schermo dove passeranno tutte le notizie legate al programma e i video sulle associazioni casalasche realizzati da Valerio Gardoni, fotoreporter della redazione di Popolis. ●

A CremoNA uN FoNDo Di soLiDArieTÀ Per siTuAZioNi Di FrAGiLiTÀ

L’idea di un fondo dove rac-cogliere donazioni e contri-buti a beneficio dei cittadi-

ni cremonesi in difficoltà nasce dalla precedente amministrazione comuna-le. si è poi concretizzata a settembre 2014 grazie alla spinta e al coinvolgi-mento dell’assessore alla Trasparen-za e alla Vivibilità sociale, rosita Viola, e all’accordo e collaborazione con sin-dacati, aziende di servizi, associazioni e altre realtà del territorio. Per andare insieme, oltre il bilancio, tra bisogni e risorse disponibili e costruire una so-lidarietà comune. il Fondo si alimen-ta con l’aiuto di tutti, in primis gli stes-si amministratori che, a inizio manda-to, hanno deciso di destinare il 5% del proprio compenso a questa causa. in tanti rinunciano poi al gettone di pre-senza ai consigli comunali, mentre i dirigenti hanno versato parte del loro fondo sul conto corrente aperto per questa iniziativa. Per poter contribuire è necessario fare un bonifico a favore della Tesoreria Comunale, con la cau-sale “Fondo situazioni fragilità”: iBAN iT68Y0503411400000000103327 (Ban-ca Popolare di Cremona, Ag.8).

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I N O S T R I P R O G E T T Ia R O V I G O

Le CAse DeL NosTro FuTuro iL CohousiNG sBArCA A roViGo

Le attuali problematiche abi-tative del Polesine e le possi-bili soluzioni sono al centro di una collaborazione fra

Cassa Padana e il gruppo rodigino APE – Architetti per Esigenza. Insieme alla fi-liale rodigina della Banca, con il diretto-re Claudio Fiorenzato, l’associazione sta organizzando alcune iniziative di sensi-bilizzazione per portare all’attenzione del capoluogo polesano tali tematiche. Ultima iniziativa, in ordine di tempo, il convegno promosso lo scorso febbraio proprio a Rovigo.

Due i temi al centro della collabora-zione. Da una parte il social housing e

l’integrazione degli abitanti attraverso la creazione di spazi comuni in complessi abitativi nuovi ed efficienti dal punto di vista energetico, con alloggi che rispon-dono alle esigenze reali delle persone. Dall’altra una iniziativa virtuosa in favo-re degli anziani sostenuta da Cassa Pa-dana: una sorta di casa condivisa dove chi ci abita può restare autonomo pur avendo spazi comuni a disposizione per le relazioni sociali. Una sorta di “silver cohousing”, costruito secondo modelli europei che stimolano l’active aging e l’autonomia dell’anziano, evitando che venga trattato da paziente, come spesso accade nelle nostre case di riposo.

di Luca Paparella e Valentina Temporin associazione APE, Architetti Per Esigenza

oggi nel nostro territorio si notano con frequenza

sempre maggiore alloggi ed edifici vuoti, anche di recente

costruzione. un fenomeno non solo da imputare a

speculazioni edilizie e consumo di suolo – fattori peraltro in diminuzione a

causa della crisi economica degli ultimi anni – ma anche

e soprattutto alla scarsa capacità del mondo delle

costruzioni di rispondere a nuove esigenze abitative e

sociali.

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L’Associazione APE è convinta che anche a Rovigo tali modelli possano funzionare. Anzi, la dimensione con-tenuta della città può favorire questo tipo di esperienze abitative, costruite intorno ai reali bisogni dell’utente.

Fino a oggi, infatti, si è posta mag-giore attenzione alla “forma” degli edifici, poi anche gli aspetti energetici sono entrati a far parte delle caratteri-stiche di cui tenere conto. Con la me-desima considerazione oggi è necessa-rio analizzare sia le risorse a disposi-zione - di tipo economico e ambientale - sia quelle di chi quei luoghi abiterà.

Spazio, risorse, persone fanno quin-di parte di un unico sistema integrato: i nuovi interventi abitativi devono ana-lizzare simultaneamente questi diffe-renti aspetti per ottenere un progetto ottimizzato non solo in funzione del risparmio energetico, ma anche del-le persone che lì dovranno vivere nel tempo.

Il convegno di febbraio si è concen-trato su cohousing, un modo innovati-vo di intendere l’abitazione: ai classici

alloggi si abbinano spazi condivisi con gli altri condomini, scelti attraverso un percorso partecipato che intende unire gli abitanti in modo da formare un vi-cinato solidale. In qualche modo è un ritorno alla tradizione, dove le micro-comunità si aiutavano tra loro e i confi-ni della casa non finivano al portoncino di ingresso, ma si allargavano alla corte condivisa e ai portici dove incontrarsi a chiacchierare. Oggi il cohousing ab-bina la privacy di un alloggio costruito “su misura” alla comodità di servizi che non si potrebbero avere singolarmen-te, come la palestra, l’orto, il salone per cene condivise o lo spazio gioco per i bimbi dove, magari, condividere una baby sitter comune.

Questo approccio alla casa, nato in Danimarca negli anni ’60, sta avendo molto successo anche in Italia, dove è arrivato nel 2000. Il primo cohousing italiano, costruito a Milano, ha visto alzare il valore delle sue abitazioni in modo esponenziale e c’è una lista d’at-tesa per acquistare lì un appartamento.

Il convegno di Rovigo ha visto la partecipazione di alcuni abitanti che stanno costruendo la propria casa condivisa dopo aver fatto un percor-so partecipato insieme ai progettisti. Alcuni di questi già vivono all’interno del cohousing e hanno raccontato im-pressioni ed emozioni. Tra gli interventi anche quelli del cohousing Solidaria di Ferrara (attualmente in costruzione) e il cohousing Ecosol di Fidenza, composto da 13 famiglie. Durante il convegno si presenterà anche l’iniziativa di MI GHE VIVO, possibile progetto di cohousing a Rovigo.

Cassa Padana ha appoggiato fin dall’inizio l’iniziativa di APE, convinta che si debba promuovere lo sviluppo di forme di cooperazione, coesione sociale e crescita responsabile e sostenibile del territorio in cui si opera. ●

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APe (Architetti per esigenza) è un’associazione di promozione sociale apolitica e senza scopo di lucro, nata nell’agosto 2012 dall’esigenza di alcuni architetti e non (rodigini e non) di divul-

gare la cultura architettonica-urbanistica alla città al fine di migliorarla. APe vuole promuovere lo sviluppo urbano sostenibile; organizzare ini-

ziative ed eventi per divulgare la cultura urbanistico-architettonica anche nelle scuole; contribuire allo studio e alla risoluzione di problematiche legate alla città; dare vita a un’attività di “urbanistica partecipata”dando voce alle esigenze urbane dei cittadini; realizzare interventi di micro-ur-banistica per la valorizzazione di spazi urbani e la riattivazione della vita cittadina.

Per saperne di piùwww.architettiperesigenza.comwww.facebook.com/architettiperesigenza

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l a b a N C a a l T u O S E R V I z I Ol a b a N C a a l T u O S E R V I z I O

miCroCreDiTo, mAGe CAssA PADANA iNsiemePer LA BAssA VeroNese uNA CoNVeNZioNe Per 26 PresTiTidi Macri Puricelli e Simone [email protected]@cassapadana.it

Dopo Brescia, Valtrompia, Torre de’ Picenardi e reggio emilia, la banca si impegna nel microcredito anche a Verona. Grazie a un accordo firmato con la mag attiva in questo ambito da dieci anni. Disponibili 20 microcrediti d’emergenza per le spese delle famiglie (3500 euro l’importo massimo) e 6 per le imprese (fino a 20 mila euro).

È dal 2005 che la Mag di Ve-rona è impegnata nel mi-crocredito a sostegno di persone e imprese escluse

dal sistema tradizionale. In nove anni sono stati erogati aiuti per quasi 600 mila euro. Solo l’anno scorso lo spor-tello microcredito ha ascoltato 250 per-sone alla ricerca di un sostegno eco-nomico. 209 sono stati i nuovi casi: 50 per l’avvio di imprese e 159 per micro-credito necessario alla vita quotidiana delle famiglie. A oggi sono stati erogati 55 prestiti per un totale di 128.413 euro.

I prestiti vengono erogati sulla base di convenzioni sottoscritte con banche di credito cooperativo del territorio. Fino a ieri erano due gli istituti coinvol-

ti, Valpolicella Benaco Banca e Bcc di Cadidavid. Da qualche settimana sono diventati tre: è stata infatti stipulata una convenzione con Cassa Padana che prevede l’erogazione di 20 microcrediti alle famiglie e 6 per avvio di impresa.

Non è la prima volta di Cassa Pa-dana nel microcredito al territorio. La banca ha iniziato ancora nel 2008 gra-zie a un accordo con la Caritas diocesa-na di Brescia. Con il passare del tempo, l’iniziativa ha coinvolto altre Bcc lom-barde e si è sviluppato in modo soste-nibile in tutta la provincia, coprendo ormai 32 zone pastorali. Le richieste di finanziamento più ricorrenti sono per le spese d’affitto/condominiali, au-tomobili e simili, utenze domestiche,

costi di tipo sanitario. In questi anni Cassa Padana ha avviato altri progetti di microcredito. Nel 2013 ne è partito uno in Valtrompia, sempre in collabo-razione con la Caritas. E due anni pri-ma un’iniziativa analoga è stata avviata a Torre de’ Picenardi, nel cremonese, in collaborazione con l’amministrazione comunale e a Reggio Emilia in collabo-razione con l’Arci.

Nella bassa veronese, dove saranno destinate le 26 azioni di microcredito sottoscritte da Mag e Cassa Padana, un occhio particolare andrà a quegli im-prenditori che hanno bisogno di credi-to per poter avviare la propria azienda. Sei prestiti per sei progetti che saranno il cuore di altrettante start up.

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Cassa Padana ha messo a disposi-zione della Mag le proprie filiali come sedi dei futuri colloqui. Quindi Legna-go, San Pietro di Legnago, Cerea, Bo-volone, Sanguinetto, Villa Bartolomea, Carpi di Villa Bartolomea, Menà di Ca-stagnaro. Coinvolte anche le altre filiali del veronese: Verona, Alpo di Villafran-ca, Valeggio sul Mincio, San Giorgio in Salici.

Come accedere al microcredito Il microcredito è un’attività di pre-

stito di denaro rivolta a persona e mi-croimprese coinvolte in povertà di nuova generazione e che non trovano risposte al loro bisogno di credito nel circuito bancario tradizionale. A Ve-rona il servizio nasce nel 2005 con la collaborazione di associazioni del ter-ritorio veronese (MAG, ACLI, ARCI, Ronda della Carità) e con il Comune.

La creazione dello Sportello deriva dalla consapevolezza che oggi nell’area del Nord Est esiste una situazione dif-ficile che mostra, accanto ad aree di benessere e ricchezza, la presenza di sacche di nuove povertà. Questo avvie-ne proprio in un contesto economico-

sociale che sembrava poter dare sicu-rezze ai suoi abitanti. Il microcredito rappresenta una risposta, affinché gli esclusi dal credito possano accedervi grazie a modalità diverse dalle tradi-zionali e possano, pertanto, risolvere in modo felice una situazione problemati-ca di vita, di lavoro e di impresa auto-gestita.

Il percorso di microcredito si artico-la in queste fasi:• Accoglienza richieste di microcredi-

to;• Apertura e svolgimento istruttoria

sociale ed economica;• Condivisione percorso d’accompa-

gnamento con garanzie solidali;• Presentazione del mutuatario all’Isti-

tuto di Credito;• Delibera dell’Istituto di Credito;• Erogazione del prestito;• Monitoraggio del percorso. ●

miCroCreDiToD’emerGeNZAil finanziamento non può superare i 3500 euro. il periodo di ammortamento non può superare i 36 mesi.il tasso di interesse praticato è attual-mente del 2%.Non sono previste spese di istruttoria.La restituzione sarà su base mensile e avverrà tramite addebito della rata sul conto corrente acceso in Bcc o tramite pagamento di bonifici bancari o bollet-tini postali.

miCroCreDiToD’imPresAil finanziamento non può superare i 20.000 euro. il periodo di ammortamento non può superare i 60 mesi.il tasso di interesse praticato è del 5% più 50 euro per le spese di istruttoria solo in caso di erogazione del finanziamento.La restituzione sarà su base mensile e avverrà tramite addebito della rata sul conto corrente presso la banca conven-zionata.

INFO: Cassa Padana Bcc, filiale di Legnago (Verona)tel. 0442.607380mag Verona, tel. [email protected]

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“Mi sono accorta che Marco aveva qualche problema quando aveva un anno e mezzo. Quando lo portai a fare le prime visite sembrava fosse solo una mia immaginazione. Poi la diagnosi. Ma io non mi arresi”. incontro con Paola mattioli, direttrice della sezione di Fidenza della Fondazione Bambini e Autismo.

iL soGNo DimAmmA PAoLA,oltre l’ autisMo

I N O S T R I P R O G E T T Ia P a R M a

Di solito quando sento parlare di autismo, la mia mente corre al film Rain Man e non mi ricordo della trama, ma del protagonista, una persona chiusa in sé, con difficoltà di interazione col

mondo circostante, di un’intelligenza “speciale”, non banale e che viene valorizzata solo quando chi gli sta vicino inizia a guardarlo con altri occhi, da un’altra prospettiva, lontana dagli stereotipi di cui è fatta la quotidianità. Questi miei pen-sieri sono stati confermati da Paola Mattioli, direttrice della sezione di Fidenza della Fondazione Bambini e Autismo e mamma di Marco, 23 anni, autistico.

di Paola Zani | [email protected]

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“Mi sono accorta che Marco ave-va qualche problema quando aveva 1 anno e mezzo. Quando lo portai a fare le prime visite sembrava fosse solo una mia immaginazione. Non mi arresi e dopo la diagnosi di autismo venni in contatto con la Fondazione Bambini e Autismo onlus, che ha la sede nazionale a Pordenone, in Friuli Venezia-Giulia. Era una struttura fantastica che metteva al primo posto la centralità della persona con autismo, ma sapeva anche di dover dare il giusto e adeguato appoggio alla famiglia e a tutte le persone che entrano in contatto con la persona affetta da autismo. Non è stato facile affrontare la situa-zione in un periodo di ignoranza in cui i genitori, soprat-tutto le mamme, venivano etichettate come “colpevoli”, come “mamme-frigorifero”, incapaci di interagire a livello emotivo col proprio figlio”. È il 2003 quando Paola decide che il termine “mamma-frigorifero” non era per lei e con l’aiuto di altri genitori della zona di Fidenza e Parma sce-glie di aprire una sede della fondazione proprio a Fiden-za. All’inizio non è stato semplice. “Per poter realizzare il nostro sogno abbiamo dovuto reperire le risorse (nella prima fase solo private), aprire un dialogo con enti locali e istituzioni, individuare una sede adatta ad ospitare attivi-tà di tipo sanitario ecc ecc. Ma alla fine il sogno ha preso forma grazie alla serietà, alla professionalità e alle creden-ziali che la Fondazione possiede: ha il riconoscimento del Ministero della Sanità ed è una realtà no profit che opera all’interno di un Sistema di Qualità certificato UNI EN ISO 9001:2008”.

Dal 2005 il centro di Fidenza opera in convenzione con l’Asl di Parma ed eroga servizi riabilitativi e di parent trai-ning, educativo scolastico ed extrascolastico, formativo, attività culturali di informazione, divulgazione e fundrai-sing.

Quando chiedo a Paola se ci sono progetti per il fu-turo, subito mi racconta che oggi “l’obiettivo è quello di realizzare anche a Fidenza l’“Officina dell’Arte”, il centro lavorativo e per l’autonomia attivo da anni a Pordenone, che nella nostra sede si chiamerà “Atelier del Mosaico”. Qui le persone con autismo adulte, affiancate da operatori terapeutici e maestri mosaicisti, alterneranno momenti di lavoro ad attività di autonomia e uscite sociali.”

“Anche le persone adulte e giovani adulte con autismo” – spiega Paola – hanno diritto a una occupazione. Tuttavia, affinché tale diritto diventi reale, bisogna fare un salto cul-turale importante, che faccia superare a queste persone la

condizione di “assistiti” a vita e permet-ta loro di essere inserite in una attività lavorativa. Ovviamente le persone con autismo non sono tutte uguali e, quin-di, il progetto lavorativo va pensato sulla base delle potenzialità del singolo

individuo. Ma per tutti è possibile costruire percorsi che, oltre a migliorare la qualità della vita, ricadranno positiva-mente sulla famiglia, spesso unico baluardo nella gestione del congiunto con autismo in età adulta”.

Il progetto “Atelier del Mosaico” prevede la realizza-zione di un Centro diurno lavorativo per persone adulte con autismo che attualmente, a Parma e provincia, non possono contare su una continuità di presa in carico dall’età evolutiva all’età adulta e su un inserimento lavo-rativo confacente alle loro caratteristiche. La Fondazio-ne Bambini e Autismo, nella realizzazione del progetto dell’Atelier, si avvale delle competenze specifiche e spe-cialistiche maturate in 17 anni di attività nell’ambito dei servizi per l’autismo e, in particolare, delle competenze maturate nella progettazione, start up e gestione dell’Of-ficina dell’Arte di Pordenone, attiva dal 2004.

Gli obiettivi generali del progetto sono garantire agli adulti con autismo un inserimento lavorativo in una si-tuazione protetta confacente alle caratteristiche del loro handicap e in grado di valorizzare le loro potenzialità; of-frire supporto ai familiari e sollevarli dall’incombenza di un’assistenza continua; portare avanti progetti educativi sulla base dei bisogni e del livello di severità della sindro-me, al fine di educare all’autonomia e alla comprensione delle regole dell’interazione sociale. Se, infatti, di autismo non si guarisce, molto si può fare per migliorare la quali-tà della vita di chi ne è affetto, attraverso un processo di “abilitazione” che non deve cessare con il raggiungimen-to della maggiore età. La campagna di fundraising per finanziare lo start up dell’Atelier del Mosaico, avviata un anno e mezzo fa, continua. La realizzazione del sogno è sempre più vicina. ●

Fondazione bambini e autismo onlusCentro Operativo di Fidenza - Via Ferraris, 13/bFidenza (Parma) - Tel: 052.4524047www.bambinieautismo.org - [email protected] DONazIONI: c/c bancario presso Cariparma Crédit agricole – agenzia 3 di Fidenza IbaN IT25C0623065732000056799820

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Seb-bene conosca L u c i l l a

Giagnoni ormai da diverso tempo, l’idea di intervistarla mi mette un po’ in agitazio-ne. Chissà quante interviste avrà fatto nella sua vita. Non vorrei farle domande stupi-de. Lucilla Giagnoni è una delle attrici più quotate sulla scena italiana in questi ultimi anni. A 19 anni ha frequen-tato la Bottega di Gassman a Firenze e negli anni ha lavo-rato con lo stesso Gassman, con Paolo Giuranna, con la grande attrice francese Je-

LA FeLiCiTÀ Di uN’ATTriCe,LA ForZA Di uNA DoNNALuCiLLA GiAGNoNi si rACCoNTA

anne Moreau e ha collabora-to con Alessandro Baricco, Antonella Ruggiero e con l’indimenticata Paola Bor-boni. Ha deciso di non es-sere una di quegli attori che interpretano un copione già scritto, ma di mettere le sue riflessioni e il suo percorso umano negli spettacoli che porta in scena.

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di Marco [email protected]

“Vorrei evitarti domande stupide”, le dico. “Non c’è nes-suna domanda idiota e nessuna domanda sbagliata”, risponde. Ottimo, mi sento meglio. Ini-zio.

I tuoi spettacoli nascono da riflessioni intime, per-sonali. L’impressione è che dietro ci sia un lavoro di ricerca intenso, una voglia

8 m A r Z o 2 0 1 5

Ancora una volta 8 marzo. Facciamo allora parlare le donne. un’attrice, Lucilla Giagnoni, e una scrittrice, maria rosaria Di Domenico. entrambe coinvolte nelle attività culturali del-la Fondazione Dominato Leonense.

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LA FeLiCiTÀ Di uN’ATTriCe,LA ForZA Di uNA DoNNALuCiLLA GiAGNoNi si rACCoNTA

Due interviste in cui emerge la grande forza delle donne. La loro visione di futuro. La ne-cessità di una società più legata al femmile, alla cura, alla resistenza, alla pazienza.

di conoscere e di capire la vita… da dove nasce questo desiderio?

Mi ha sempre affascina-to conoscere l’origine di una parola, di un pensiero, di un’idea, capire cosa sta die-tro a un ideale, a un concetto. Ma soprattutto, mi ha sem-pre attratto conoscere l’ori-gine delle cose. Quando ero piccola ho praticato le arti marziali. Durante le lezioni, il maestro ci insegnava da dove nasce il movimento dell’av-versario: in questo modo, imparavamo a comprende-re ciò che avevamo davanti. Sai perché le chiamano arti? Perché sublimano la violen-za, che si trasforma e diven-ta quasi una danza, un’arte. Ecco: allo stesso modo, capi-re l’origine delle cose subli-ma il desiderio e la violenza che si genera dalla voglia di conoscere e di sapere.

Conoscere l’origine del-le cose dà un ordine di sen-so armonioso al percorso di ogni uomo. Non credi? Come facciamo a sapere dove stia-mo andando se non cono-sciamo le cose?

Sono d’accordo, Lucil-la. Nei tuoi spettacoli porti in scena riflessioni inten-se sull’uomo. Quale lavoro comporta il rendere così vi-cini, in modo comprensibi-le, il vissuto dell’uomo con le vite di personaggi del ca-libro di San Francesco o di Gesù?

Il segreto dell’arte è la semplicità. Insomma, ogni forma d’arte è molto com-plessa, ma deve essere anche nello stesso tempo semplice. Prendiamo Gesù, ad esempio. Quando parla-va, quell’uomo diceva cose grandiose, concetti densissi-mi; eppure parlava in modo semplice: parlava di uva, di pesci, di pane. Parlava di cose molto profonde, ma lo faceva per tutti, in modo che chiunque avrebbe potuto ca-pire.

Altra cosa fondamentale è che il mio percorso di arti-sta va di pari passo col mio percorso umano. Dunque è importante che quel che rac-conto, ciò di cui parlo, aiuti anche me stessa a crescere. Il mio non essere persona semplice mi aiuta: devo la-vorare molto per trovare un filo e una risposta a quello che mi abita. Specifico una cosa però: semplicità, non semplificazione. La semplicità è andare al cuore delle cose; la semplificazione è appiatti-mento e mistificazione.

Con i tuoi testi spingi l’uomo, lo spettatore, alla ri-cerca di se stesso, ma soprat-tutto della propria pienezza e della propria felicità. Cosa ti spinge in questa direzione?

Quel che mi muove è che credo davvero che la vita sia un percorso pos-sibile verso la felicità. Ov-viamente ognuno deve af-frontare passaggi dolorosi, perché è solo nel dolore che si apprende. Difficilmente si può conoscere attraverso la felicità. Ogni esperienza di dolore lascia spazio alla ricerca di felicità. E la feli-cità non è un appagamento per stupidi. L’unica caratte-ristica che non possiede la felicità è il non essere uno stato perenne.. però Marco, proprio per quello siamo vivi, no?

La felicità è una strada possibile e l’uomo ha an-cora tanto da costruire: ab-biamo ancora qualcosa da ricercare.

16 16

8 m A r Z o 2 0 1 5

Nelle tue riflessioni si sente forte la grande pas-sione per la donna, per l’es-sere femminile. Da dove ha origine?

Principalmente perché anch’io sono una donna e vivo l’esperienza di una mag-gioranza, quella delle donne, che è stata ridotta a mino-ranza nel corso del tempo. Il percorso della donna è sem-pre stato più faticoso rispetto a quello dell’uomo: il mon-do, fin da quando abbiamo testimonianze, ha messo la donna in uno stato di subal-ternità rispetto all’uomo. Ora la mancanza del femminile nel mondo si sente; non tan-to della donna in sé, quanto del femminile, dell’aspetto femminile delle cose: la cura, la resistenza, la pazienza, anche la passività se vuoi. Il femminile purtroppo non è operante oggi. Sono ancora le caratteristiche più maschi-li ad avere maggiore voce: la dominanza, il potere sopra le cose, la forza. Ma la forza non è una brutta cosa. La forza è resistenza, è impegno, è una cosa buona, giusto? Ma se la forza diventa dominio, allora degenera e diventa prevari-cazione. E questo lo si vede in ogni campo: in politica, nell’economia, nel rispetto della natura.

Credo che ci sia davvero bisogno di femminile. Ancora oggi, le donne nel mondo oc-cidentale devono mettere da parte il loro lato femminile e

E… cos’è per te la felici-tà? Insomma, più che cos’è, come si incarna?

La felicità è qualcosa che vive di istanti e sta a ognuno di noi saperli riconoscere.

Per me la felicità sono le cose semplici. Quando vado a correre tra le risaie della campagna novarese, in una campagna dunque che non ha nulla di speciale, talvolta mi capita di vedere la luce del sole che si riflette sul Monte Rosa innevato, i campi intor-no ricoperti di acqua… e io sono lì, con la libertà di po-ter correre, ma soprattutto di poter guardare e godere quel momento. Quella è felicità! E’ un ragazzo tra il pubblico che si alza, ti fa una domanda e sembra aver capito tutto il messaggio che volevo passa-re; è tua figlia che ti ascolta e ti comprende… essere com-presi è felicità! E’ sapere di poterla costruire, la felicità… E’ l’attesa del Natale, la vigi-lia… è sapere che stai per pre-gustare qualcosa di bello. E’ un insieme di tante cose, pic-cole e grandi, come può esse-re il successo professionale!

Felicità insomma è quan-do si compie la pienezza della propria umanità: quando tut-to trova la sua armonia. E la cosa bella è che abbiamo tutti la possibilità di essere felici!

Non dobbiamo lasciarla andare, la felicità. Bisogna essere pronti a coglierla, a co-struirla. Così, anche nel nulla, puoi sentirti vivo davvero.

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assumere caratteristiche ma-schili, dimostrare la loro forza per avere credito; non dovreb-be essere così. E in oriente o in altre parti del mondo, la mancanza di femminile si con-cretizza in ragazze che non hanno accesso alla scuola, che non possono fare le insegnan-ti, che devono coprire il loro corpo senza avere un’identità. Abbiamo davvero più bisogno di femminile: tutti, in tutto il mondo.

Ti lascio togliendomi una curiosità, Lucilla. Mi sono sempre chiesto cosa significhi, per un’attrice, conciliare le esigenze di un lavoro “non co-mune” con il desiderio di una vita comune, di una donna che è anche moglie e madre…

A una donna viene chiesto davvero tanto. Ci pensi mai? La famiglia intera chiede alla donna di costruire la felicità. E’ come se la costruzione del-la felicità venisse delegata alla donna. La donna predispone il nido di casa pronto e pulito, prepara cibo buono, organizza i tempi della convivialità; è ma-dre e moglie, detentrice degli affetti più caldi… insomma, è felicità. E questo richiede tem-po. Eppure, per i più, è tutto così scontato e semplice. E in-vece non è per nulla scontato. La felicità non deve essere in capo soltanto alla donna, ma è un percorso individuale, è una responsabilità soggettiva da condividere. Tutti insieme, in famiglia e nella società. ●

eLekTrA, DieCi rACCoNTiPer DieCi ProTAGoNisTe

È un libro particolare Ηλεκτρα (Elektra), la nuova raccolta tutta al femminile di Maria Rosaria Di Domenico, autrice bresciana di

Capriano del Colle.Dieci racconti per dieci protagoniste, che

ripercorrono, ognuna a modo suo, parte del cammino dell’universo femminile di que-sti anni. Contesti diversi, sentimenti e per-corsi umani differenti, ma tutti accomunati dall’universalità della forza emotiva della donna. Il volume sarà presentato, in occa-sione della Festa della Donna, domenica 8 marzo alle ore 20.45 in Villa Badia a Leno, alla Biblioteca Richeriana del Dominato Leonense (ingresso libero). Un modo diver-so per rendere omaggio all’universo femmi-nile e rappresentarlo in tutte le sue forme.

Maria Rosaria, cosa l’ha spinta a scri-vere questo libro?

La mia è stata una vera e propria esigen-za. Leggendo i fatti di cronaca che i giornali ci riportano quotidianamente e che vedono coinvolte le donne, ho avvertito il bisogno di mettere nero su bianco le emozioni che sentivo nel cuore. E così sono nate queste storie, nelle quali ho voluto raccontare le don-ne, la loro forza e la loro fragilità. Sono storie di dieci donne diverse, inserite in contesti geografici e temporali diversi, provenienti dai più disparati ambiti famigliari. Credo che tutto sia partito dal mio vissuto personale, dagli occhi di quella ragazzina che, da piccola, guardava la madre e le donne che la circondavano e ne ammirava la grinta nella lotta quotidiana per la famiglia.

Quali sono i temi principali che emergono dai racconti?

Le dieci storie sono in qualche modo concatena-te tra loro e sembra quasi che i temi si ricorrano. Il volume affronta il tema della forza della donna, ma emergono anche questioni più intime, come la ge-stione delle relazioni, l’attenzione della donna per la famiglia e il rapporto tra madre e figlia, di cui non si parla spesso.

Ogni donna è un po’ un’eroina, a modo suo.Esatto. Quel che emerge è sempre il messaggio

positivo collegato all’universo femminile: il riscat-to della donna nella società, la capacità di saper affrontare le diverse situazioni con grinta e capar-bietà. Sono storie comuni, di donne comuni, ma straordinarie ognuna a modo suo e sono certa che in queste figure, la lettrice potrà identificarsi e ritro-vare un po’ di sé.

a S S O C I a z I O N I

CArABiNieri Per semPre

essere carabinieri è una vocazione, una volontà di mettersi al servizio degli altri, che non finisce con il servizio militare, ma che dura tutta la vita. Con l’Arma Benemerita, la prima arma dell’esercito, si crea un legame ombelicale che nessuno riuscirà mai a troncare. D’esempio sono le associazioni di carabinieri in congedo ausiliari, fondamentale supporto agli organi di Pubblica sicurezza, all’amministrazione comunale, alle scuole. incontro con la sezione di Leno, una delle più antiche del bresciano.

Sono tutti volontari i com-ponenti delle associazioni dei carabinieri. Svolgono un’importante attività di

presidio del territorio, garantendo la sicurezza in occasione di eventi con elevati flussi di persone, come cerimo-nie religiose, manifestazioni sportive o civili. Spesso non si notano, ferme e attente in ogni angolo, sono presenze silenziose, quasi invisibili, come è nella loro natura, ma pronti ad intervenire in caso di necessità. La sezione di Leno è stata fondata nel 1950 ed è una delle più antiche della provincia bresciana, conta 170 iscritti, in costante aumento, e vanta ben 70 membri attivi.

di alice [email protected]

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Emilio Dada - Presidente

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Presidente attuale è Emilio Dada. L’abbiamo incontrato.

Cosa spinge un carabiniere in congedo ad associarsi?

Il senso di appartenenza e di grup-po direi, ma anche la volontà di con-tribuire a rendere la nostra società mi-gliore, più “sana” e sicura.

Tutti noi abbiamo impegni fami-gliari e lavorativi, ma quando la nostra “arma” chiama, siamo sempre pronti. Ci sentiamo carabinieri nel profondo, anche se non indossiamo una divisa uf-ficiale. Carabinieri si è per sempre.

Quali sono le principali attività a cui si dedica l’associazione?

Siamo sempre disponibili a rispon-dere alle chiamate del comandante Laurino della caserma di Leno e del co-mandante Caraffini della Polizia Loca-le, per qualsiasi tipo di supporto ci ven-ga richiesto. Interveniamo nelle scuole per educare i ragazzi al senso civico, alle regole della strada, per metterli in guardia dai pericoli che spesso com-porta un utilizzo improprio di internet e dei social network. Svolgiamo servi-zio di sicurezza in occasione di manife-stazioni civili e religiose.

Non mancano però le occasioni di festa.

Amiamo molto stare insieme e per questo non trascuriamo l’organizza-

zione di allegre feste estive, con cibo e musica ovviamente, ma sempre fina-lizzate a raccogliere fondi da destinare alla beneficenza. Il ricavato della festa organizzata quest’estate all’Oratorio di Leno, per esempio, è stato utilizzato per acquistare un defibrillatore che ab-biamo donato alla Croce Bianca Domi-nato Leonense.

Si, l’avevo letto sul giornale e mi sembra che la Croce Bianca abbia ri-cambiato il favore...

Direi che la Croce Bianca DL ha fatto sì che il nostro sogno diventasse realtà: ci ha regalato una sede, condi-videndo con l’associazione Carabinie-ri i locali di via Brescia, che la Croce Bianca ha in affitto dalla Cassa Padana, sempre così attenta alle necessità del territorio in cui opera da decenni e a cui va la mia profonda riconoscenza. Un ringraziamento particolare anche a Rinaldo Luppi, presidente della Croce Bianca, che si è prodigato per rendere possibile tutto ciò.

L’inaugurazione della nuova sede è stata il 30 novembre scorso, in oc-casione della festa della Virgo Fidelis, in una grigia giornata d’autunno, ral-legrata dai colori rosso, blu e argento delle divise dei carabinieri in corteo e delle bandierine che addobbavano il paese. Dietro le autorità sfilava anche un nutrito gruppo di Benemerite.

Devo dire, non senza una punta di orgoglio, che il corpo dei carabinieri è stato uno dei primi ad ammettere le don-ne nelle proprie file, a capirne e ricono-scerne, a ragione, il valore aggiunto.

Il nostro gruppo delle Benemerite – 22 al momento – è soprattutto atti-vo nel coordinamento della beneficen-za. Si dedicano alla realizzazione di oggetti, composizioni, decori che poi vendono in varie occasioni. Il più im-portante è il mercatino natalizio, alle-stito ogni anno nella hall dell’Ospedale di Manerbio. Il ricavato è sempre de-voluto a uno o più reparti, individuati di volta in volta.

Ci affiancano inoltre nell’organiz-zazione di eventi e manifestazioni e nel servizio di sicurezza. Impagabile è la loro costante presenza a fianco dei mariti, fidanzati o padri.

Il tempo stringe, il lavoro chiama, dobbiamo terminare qui la nostra in-tervista.

Il presidente però, prima di salu-tarmi, ci tiene in modo particolare a ringraziare pubblicamente i suoi “ragazzi” e collaboratori coordinati da Roberto Pennati, sempre presenti quando serve, in ogni ora del giorno e anche della notte. Mantengono sem-pre il sorriso quando sono in servizio, anche se stanchi dopo una lunga gior-nata di lavoro. ●

Gruppo delle benemerite

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I T I N E R a R I

In questi giorni che ci conducono alla

primavera, scivolano in un’armonia

di anse in fiore le acque del Mincio. Si

fanno strada tra le colline moreniche,

abbracciano Borghetto, prima di

impaludarsi al Santuario delle Grazie e

nei laghi della bellissima Mantova.

DesTiNAZioNe eDeN: VALLi DeL miNCio

di Valerio Gardoni | [email protected] PrimA GiTA Di PrimAVerA

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Viaggiando in que-ste terre si va ver-so la destinazio- ne dell’Eden che in

realtà nasconde due significati. Il primo più emozionale. “Rive ricoperte di tenere canne, di gi-nestre, pioppi e salici di glauca fronde chiari” come le ricor-da Virgilio nelle Georgiche, quando il fiume non era anco- ra stato imbrigliato a servizio del coltivo. Rivestito d’eleganza architettonica dalla corte dei Gonzaga. Merlettato di campi dal sudore dell’uomo e il resto lasciato alla fantasia del fiume. Il risultato richiama la bellezza del giardino della Genesi.

Il secondo significato sta nell’acronimo EDEN “Europe-an Destinations of Excellence” riconoscimento di destinazione turistica di eccellenza nell’am-bito del progetto comunitario Eden 2009 - Turismo e aree protette, assegnato al parco delle Valli del Mincio.

Non sai da dove iniziare la visita all’Eden. Se dalla riva veronese dove a primavera prorompe la fioritura dei frut-teti: rosa dei peschi e bianco dei meli illuminano i colori pa-stello delle case di Borghetto e dei suoi mulini. O dalla sponda opposta, quella mantovana dei Gonzaga, con le viti da vino al fianco dei campi di grano e mais, strade campagnole che sfiorano cascine con mucche da latte e portano inesorabil-mente al fiume, attraversando il ponte visconteo della “Rot-ta”. Da qui passa la ciclabile Mantova-Peschiera del Garda. A Borghetto, dal ponte, è un paesaggio da presepe: la sosta ai mulini è d’obbligo (ne abbia-mo scritto su Popolis di luglio 2014).

Le ultime colline moreniche sono un incanto, punteggiate di cipressi. Poco più a ovest c’è incastonato il borgo fortificato di Castellaro Lagusello, gioiel-lo medioevale che è anche uno

dei borghi più belli d’Italia. Sull’altra sponda c’è il parco Sigurtà, con piante esotiche, rari fiori e giochi d’acqua.

Le colline moreniche si fermano a Pozzolo. Si ferma man mano anche la corren-te. Il fiume s’allarga selvaggio nelle Valli del Mincio, sembra respingere l’uomo, impenetra-bile e fitto di canne e di carice, ma in realtà c’è una silente co-operazione che dura da seco-li. Come la raccolta invernale delle canne, poi fatte asciuga-re sulle sponde e vendute ai floricultori sino in Liguria per sostenere piante e fiori. Il cari-ce raccolto ed essiccato finisce ancora oggi nelle mani abili degli impagliatori di sedie. Nessuna paura se a primavera fumano focolai come geyser tra i canneti: è il patto secolare tra uomo e palude per favorire la crescita di nuove canne, tra le proteste di ecologisti e cac-ciatori. Le Valli ospitano mol-tissime specie di uccelli stan-ziali e migratori legati all’ac-qua e alla palude, per la gioia del birdwatching. Nidificano tra i canneti, notte e giorno si uniscono alle rane in concerti infiniti, specialmente nel pe-riodo primaverile dell’accop-piamento.

Sono due i centri visita storici del Parco del Mincio. Il parco Bertone a Goito è un polmone dove alberi secolari autoctoni ed esotici caratte-rizzano il parco romantico che ospita anche un garden bar, una ludoteca della natura, in-stallazioni ludico didattiche esterne. La palazzina con au-diovisivi è anche la “casa” del-le magnifiche cicogne bianche del centro di reintroduzione.

L’altro è il centro di Rivalta sul Mincio, un ex edificio ru-rale affacciato su un’ansa del fiume, nel cuore della riserva naturale delle Valli del Mincio, che ospita il museo dei mestie-ri del fiume e l’ostello.

A guardia delle Valli c’è il Santuario delle Grazie, eretto alla fine della peste del 1398 per voto di Francesco Gonza-ga. Chiuse nella buia navata inquietanti simbologie: un coccodrillo che pende dal sof-fitto e le nicchie laterali con gli ex voto di simulacri in cartape-sta. In agosto la piazza ospita il raduno nazionale dei madon-nari. Galleggiano dinnanzi al Santuario ninfee e castagne d’acqua, quest’ultime chiama-te “trigoli”, da cui si ricava una farina commestibile. Nei laghi di Mantova lasciano il posto da quasi un secolo ai fiori di loto, introdotti dalla naturali-sta Anna Maria Pellegreffi che, nel 1921, gettò dei tuberi del fiore esotico nel lago per ri-cavarne farina da panificazio-

ne. L’esperimento fallì e i fiori divennero un meraviglioso infestante. Nelle Valli del Min-cio c’è la foresta planiziale del Bosco della Fontana (Popolis, aprile 2014), riserva naturale di rara bellezza, che riporta il visitatore al tempo della fore-sta di pianura seguita all’ulti-ma glaciazione. Al centro, la palazzina di caccia dei Gonza-ga, piccolo capolavoro dell’ar-chitetto Antonio Maria Viani. E poi, l’approdo alla bellissima Mantova. Vino, olio, salumi e ancora: la zucca, i tortellini e la mostarda. Sono tutte spe-cialità tipiche del mantovano e chi si reca in visita al parco del Mincio non potrà rinunciare a gustarle. ●

PER SaPERNE DI PIùwww.parcodelmincio.it

Fiumi Di PrimAVerA

ogni anno, a fine marzo, la manifestazione “Fiumi di Primavera” celebra la Giornata mondiale dell’acqua promossa dalle Nazioni unite. il progetto “Le radi-

ci dell’Alimentazione”, collegando la quindicesima edizione di Fiumi di Primavera con eXPo 2015, traghetterà mantova verso la grande esposizione universale di milano attraverso una se-rie di eventi e attività ideati intorno a un elemento centrale: il mulino natante di revere. il mulino è una ricostruzione in sca-la reale, unica nel suo genere, di mulino natante perfettamen-te funzionante, a documentazione degli oltre 300 mulini natan-ti esistenti sul Po, da Cremona al delta, agli inizi del ‘900. Per l’occasione al mulino verrà fatta una manutenzione straordina-ria e sarà trasportato lungo il Po e il mincio, fino ad essere col-locato sul Lago inferiore di mantova il 20 marzo 2015, in occa-sione della Giornata mondiale dell’acqua. qui rimarrà fino al 31 ottobre, giorno di chiusura di eXPo 2015.

l a b a N C a a l T u O S E R V I z I Ol a b a N C a a l T u O S E R V I z I O

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a cura di Valentina Bragazzi [email protected]

aG

en

Da

> EVENTI

Ciaspolando con gusto8 marzo Cusio – Valle Brembana (Bergamo)

INFO: cell. 333.2858655

Corso di energia, cibo e vita, volta al benessere della salute individuale9 marzoCentro sociale di Bienno (Brescia)

INFO: [email protected]

Scrittori al chiaro di lunacon l’attore antonio Palazzo 12 marzo – ore 20.45Associazione ForArt Lato via Casazza, 34 - Brescia

INFO: [email protected]

la violenza nella famiglia24 marzo – ore 18.00Coop. il Cerchio via Brescia 59 - Cremona

INFO: Tel. 0372.431413

Percorsi didattici al Castello di Padernellofino a giugnoFondazione Castello di Padernellovia Cavour, 1 - Borgo san Giacomo (Brescia)

INFO: tel. 030.9408766

> MOSTREEugenio Mombelli in mostrafino al 4 aprile

istituto d’istruzione superiore Capirola Leno (Brescia)

INFO: www.capirola.it

l’arte per l’arte. Giovanni boldini e Filippo De Pisisfino al 31 dicembreCastello estense – Ferrara

INFO: www.castelloestense.it

Fuoco Nero: materia e struttura attorno e dopo burrifino al 29 marzosalone delle scuderiePalazzo della Pilotta - Parma

INFO: tel. 052.1033652

Il cibo nell’artefino al 14 giugnoPalazzo martinengo via musei 30 Brescia

INFO: Tel. 030.5785122

lubESStorie di donne – «’15 -’18»: fu anche guerra di donnemilena moneta, docente e giornalista

4 Marzo

Villa Badia – Leno (Brescia)

Protagonisti della brescianità Paolo VI: un uomo verso la santitàClaudio Fiorini, storico

11 Marzo

Villa Badia – Leno (Brescia)

uscita – Collezione Paolo VI – arte contemporanea18 Marzo

Concesio (Brescia)

Teologia – Il Papa a cosa serve?mons. Giacomo Canobbio25 MarzoVilla Badia – Leno (Brescia)

INFO: tel. 030.9038463

l’arte della relazione - seminario sulletecniche del teatro sociale e del coaching

22 marzo – dalle 10.00 alle 17.00 - Villa Badia - Via marconi, 28 - Leno (Brescia)

INFO: [email protected]

INCONTRO CON FabIO GEDagiornalista, scrittore 5 marzo - ore 11

istituto d’istruzione superiore Capirola Leno - Brescia

INFO: www.fondazionedominatoleonense.it

iNCoNTro CoN L’AuTore TomAso romANo

Tradisiù e superstisiù déla bàsa bresànaabitudini e credenze trasmesse e conservate di generazione in generazione:

un vero patrimonio culturale da non perdere!

15 marzo 2015 – ore 20.30 Auditorium scuola media “m. Buonarroti” - via Giovanni XXiii, 16 - san Paolo (Bs)

un appuntamento proposto dalla Fondazione Dominato leonense di leno (Bs)e dall’ amministrazione Comunale di san Paolo (Bs) l’ingresso è libero e aperto a tutta la cittadinanza

INFO: tel. 030.9038463 - mail: info@fondazionedominatoleonense.itwww.fondazionedominatoleonense.it

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