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Le leggende, l'iconografia, i santuari, i miracoli e gli ex voto nello Zodiaco di Maria di Serafino Montorio di Elisabetta Ciancio Nel 1715 Serafino Montorio, predicatore generale e priore del convento napoletano di S. Maria della Sanità, pubblica lo Zodiaco di Maria dedicandolo a colei il cui nome è «venerabile agli angioli, dolcissimo agli uomini e tremendo ai dimoni», poiché la Vergine con le sue prodigiose grazie ha «acquistato special dominio sopra il regno di Napoli» le cui dodici province vengono paragonate dall'Autore ai segni di uno zodiaco illuminato dalla Vergine l . L'opera del domenicano Montorio disegna la geografia devota mariana nel Mezzogiorno moderno d'Italia, frutto della politica controriformistica della Chiesa, condotta tra Sei e Settecento attraverso l'opera del clero regolare: domenicani, francescani, carmelitani, celestini, agostiniani ecc., si distribuiscono in grandi e piccoli centri di culto sparsi nel meridione, ___________ * Da: E. CIANCIO, Lo Zodiaco di Maria di Serafiino Montorio, tesi di laurea in Letteratura popolare, Università degli Studi di Bari, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea in Lettere, a.a. 1990-91, relatore Prof.ssa Elisa Miranda. 1 - S. MONTORIO, Alla gran Madre di Dio in: ID., Zodiaco di Maria, ovvero le dodici Provincie del Regno di Napoli, Come tanti Segni , illustrate da questo Sole per mezo delle sue prodigiosissime Immagini, che in esse quasi tante Stelle risplendono, pp. s. nn., Napoli, tip. Severini, 1715. Su Montorio cfr. R. T. MILANTE, De viris inlustribus Congregationis S. Mariae Sanitatis ejusdem Ordinis libri tres, Napoli, tip. Mutiana, 1745; C. MINIERI RICCIO, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli, tip. dell'Aquila di V. Puzziello, 1844. Sul convento di S. Maria della Sanità e sull'attività dei missionari cfr. M. ROSA, Pietà mariana e devozione del Rosario nell'Italia del Cinque e Seicento, in Id., Religione e società nel Mezzogiorno tra '500 e '600, Bari, De Donato, 1976, pp. 217-243; sul convento della Sanità quale centro della riforma domenicana cfr. M. MIELE. O. P . Riforma Domenicana a Napoli nel periodo post-tridentino (1583-1725), Santa Sabina-Roma, Istituto Storico Domenicano, 1963; R. VILLARI, La rivolta antispagnola a Napoli. Le origini. 1585/1687, Bari, Laterza, 1976, pp. 73-81. 85

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Le leggende, l'iconografia, i santuari, i miracolie gli ex voto nello Zodiaco di Maria di Serafino Montorio

di

Elisabetta Ciancio

Nel 1715 Serafino Montorio, predicatore generale e priore del conventonapoletano di S. Maria della Sanità, pubblica lo Zodiaco di Maria dedicandolo acolei il cui nome è «venerabile agli angioli, dolcissimo agli uomini e tremendo aidimoni», poiché la Vergine con le sue prodigiose grazie ha «acquistato specialdominio sopra il regno di Napoli» le cui dodici province vengono paragonatedall'Autore ai segni di uno zodiaco illuminato dalla Vergine l.

L'opera del domenicano Montorio disegna la geografia devota mariananel Mezzogiorno moderno d'Italia, frutto della politica controriformistica dellaChiesa, condotta tra Sei e Settecento attraverso l'opera del clero regolare:domenicani, francescani, carmelitani, celestini, agostiniani ecc., si distribuisconoin grandi e piccoli centri di culto sparsi nel meridione,___________

* Da: E. CIANCIO, Lo Zodiaco di Maria di Serafiino Montorio, tesi di laurea inLetteratura popolare, Università degli Studi di Bari, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso dilaurea in Lettere, a.a. 1990-91, relatore Prof.ssa Elisa Miranda.

1 - S. MONTORIO, Alla gran Madre di Dio in: ID., Zodiaco di Maria, ovvero le dodiciProvincie del Regno di Napoli, Come tanti Segni, illustrate da questo Sole per mezo delle sueprodigiosissime Immagini, che in esse quasi tante Stelle risplendono, pp. s. nn., Napoli, tip.Severini, 1715. Su Montorio cfr. R. T. MILANTE, De viris inlustribus Congregationis S.Mariae Sanitatis ejusdem Ordinis libri tres, Napoli, tip. Mutiana, 1745;C. MINIERI RICCIO, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli, tip.dell'Aquila di V. Puzziello, 1844. Sul convento di S. Maria della Sanità e sull'attività deimissionari cfr. M. ROSA, Pietà mariana e devozione del Rosario nell'Italia del Cinque e Seicento,in Id., Religione e società nel Mezzogiorno tra '500 e '600, Bari, De Donato, 1976, pp. 217-243;sul convento della Sanità quale centro della riforma domenicana cfr. M. MIELE. O. P.Riforma Domenicana a Napoli nel periodo post-tridentino (1583-1725), Santa Sabina-Roma,Istituto Storico Domenicano, 1963; R. VILLARI, La rivolta antispagnola a Napoli. Le origini.1585/1687, Bari, Laterza, 1976, pp. 73-81.

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da cui guidano le forme con cui si esprime il sentimento religioso dellepopolazioni del regno2

Il pellegrinaggio nei santuari mariani sarà seguito con facilità dal devotolettore poiché il nostro Autore presenta lo Zodiaco con «candidezza», senzaallontanarsi dallo «stile storico» nelle descrizioni «per non alterarne la verità, sìanche per dar pabolo agl'idioti che forse ne caveranno più frutto» e senza faruso di certi termini di Dante, del Bembo o del Boccaccio «perché la linguainsegnata dalla Crusca reca maggior diletto, come meno affettata». Il lettorenon avrà dunque «bisogno d'esser astronomo, o maneggiar mappamondi»:potrà divertirsi con le descrizioni dei luoghi e al contempo appassionarsi aiprodigi di Maria, rafforzando la sua fede3.

Le narrazioni dei miracoli mariani nelle città del regno sono contenutenelle stelle (indicate con numero romano) dei dodici segni zodiacali cherappresentano le province. Ad ogni stella corrispondono un'immagine diMaria, la chiesa in cui la si custodisce e in cui la si venera, la città o il paese che laospita. In ogni stella Montorio fornisce brevi notizie storiche e geografiche delluogo4, narra la storia dell'origine della devozione per quella effigie,descrivendola quando gli è possibile, e racconta dei miracoli, aggiungendo lastoria della cura della chiesa in cui la Vergine è venerata. Ritroviamo pure certestelle in cui manca la narrazione dell'evento prodigioso che ha dato l'avvio allacostruzione del santuario e all'instaurazione del culto. In questi casi l'Autore nonpossiede dati in merito e il racconto verte sulla descrizione dell'immagine e suimiracoli da essa operati di cui invece ha notizie più o meno ampie e dettagliate.___________

2 - M. Rosa definisce lo Zodiaco una vera e propria «guida»: cfr. M. ROSA, La Chiesameridionale nell'età della Controriforma, Storia d'Italia, Annali 9, Torino, Einaudi, 1986, pp.293-345. Nella ricca bibliografia in materia socio-religiosa, oltre alle citate opere di M. Rosa,cfr. per un primario approccio: G. DE ROSA (a cura di), La Società religiosa nell'età moderna,Napoli, Guida, 1973; C. RUSSO (a cura di), Società, Chiesa e vita religiosa nell'Ancien Règime,Napoli, Guida, 1976; G. GALASSO, C. RUSSO (a cura di), Per la storia sociale e religiosa delMezzogiorno, voll. 2, Napoli, Guida, 1980-82; in particolare per Napoli e la Terra di Lavorocfr. R. DE MAIO, Società e vita religiosa a Napoli nell'età moderna (1656-1799), Napoli, ESI,1971 e C. RUSSO, Chiesa e comunità nella Diocesi di Napoli tra '500 e '700, Napoli, Guida,1984.

3 - S. MONTORIO, Amico e divoto lettore in Zodiaco cit., pp. s. nn.4 - Per le descrizioni delle province Montorio attinge in particolare da G. B.

PACICHELLI, Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci province, Napoli, tip. LuigiMutio, 1703 e dalle opere di G. C. Capaccio, C. Celano, T. Costo, P. Sarnelli, G. A.Summonte.

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Inoltre, come «in ciaschedun segno del Zodiaco celeste oltre le stelleprincipali, che sono di varia grandezza, vi sono ancora alcune stelle [ ... ] detteinformi, forse perché non perfezionate nel lume, non ben si discernono», allostesso modo vengono denominate alcune immagini mariane dì cui non sihanno distinte notizie circa la loro origine e i loro prodigi5.

Le leggende

Le narrazioni dello Zodiaco costituiscono un grande corpus di leggende difondazione dei santuari mariani del Mezzogiorno d'Italia in età moderna. Sitratta difatti di leggende, perché, prescindendo dalla più o meno ampiaintroduzione storico-geografica fiferita al paese che ospita la sacra immagine,nell'ambito della narrazione del motivo epifanico e degli avvenimentiprodigiosi, vi sono elementi aderenti alla realtà storica e topografica: è sempreindicato ìl luogo dell'epifania mariana e spesso di essa se ne conosce anche ladata. Talvolta sono forniti alcuni dati che caratterizzano, sia puresuperficialmente, i personaggi del racconto: i loro nomi, la loro professione e laloro devozione (o incuria) nei confronti della Vergine.

In particolare sono leggende di fondazione dei santuari perché ilprodigio è l'avvio per la costruzione del santuario e per la nascita del culto. Sitratta di leggende locali, generalmente diffuse nell'area di influenza del santuario,che attestano il culto relativo all'immagine e che solitamente venivano lette inoccasione della festa, appuntamento fisso dei fedeli con l'immagine davenerare6. Nello Zodiaco sono riferite non soltanto ai santuari mariani, ma anchea più modesti centri cultuali (una cappella o un'edicola), o a chiese checustodiscono la santa effigie senza prendere il titolo da essa. Queste leggendepossono considerarsi luoghi comuni dell'agiografia universale e, non hannonecessariamente origine cristiana. Sono diffuse soprattutto nell'Europa cattolicaper la forte presenza del culto mariano e di quello dei santi, ma si riscontranoanche in altri domini religiosi antichi e contemporanei. La somiglianza delleleggende esclude tuttavia qualsiasi fenomeno di poligenesi. Può accadere infattiche una___________

5 - S. MONTORIO, Zodiaco cit., p. 826 - La leggenda è «la storia da leggersi per la festa del santo»: H. DELEHAYE, Le

leggende agiografiche, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1906, p. 21.

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leggenda riferita a un determinato culto, diffondendosi, venga poi applicata adun altro culto preesistente o successivo, divenendo stereotipo7.

Nello Zodiaco si individuano due gruppi fondamentali di leggende: quelloin cui la costruzione del santuario è determinata dalla volontà di Maria, e l'altro,dove l'iniziativa umana promuove il culto8. Nel primo gruppo emerge lafrequenza delle seguenti situazioni, di cui si riportano alcuni esempi9:

1) La Vergine appare a un individuo (o a più persone) chiedendo lacostruzione di una chiesa, indicando il luogo in cui deve essere edificata e in cuiè nascosta una sua immagine.

Il 23 aprile dell'anno 1100, nel piano delle Fratte, vicino Gaeta, Mafiaappare verso mezzogiorno a Remigarda, guardiana di maiali, fanciulla____________

7 - Per l'elaborazione della leggenda Montorio si serve delle relazioni di vescovi,parroci, o dei religiosi che curano la chiesa dedicata alla Vergine, come lui stesso dichiara allafine di ogni stella. Queste relazioni fanno capo a documenti notarili, ad atti testimoniali, aicataloghi delle chiese e comprovano l'evento prodigioso o informano sui miracoli operatiin quel luogo. Talvolta le fonti sono costituite da libri devozionali di cui si ha unanotevole fioritura, favorita dalla Chiesa, in età post-tridentina, essendo la stampadevozionale un efficace mezzo di comunicazione e di conquista spirituale, al pari dellapredica e delle arti figurative. Sulle stampe popolari religiose cfr. L. BALDACCHINI,Bibliografia delle stampe popolari religiose del XVI-XVII secolo. Biblioteche vaticana alessandrina,estense, Firenze, Olschki, 1980. Sulle leggende cfr. H. DELEHAYE, Le leggende agiografiche,cit.; G. COCCHIARA, Genesi di leggende, Palermo, Palumbo, 1949; sulle leggende difondazione cfr. G. PROFETA, Leggende di fondazione dei santuari, «Lares», XXXVI, 1970,pp. 245-258; E. GULLI, Il santuario e la leggenda di fondazione, «Lares», XXXVIII, 1972,pp.157-167.

8 - Per una classificazione delle leggende di fondazione dei santuari cfr. P.TOSCHI, D. GRASSO, La Madonna nei grandi santuari, in Mater Christi, Roma, CatholicaFides Edizioni, 1959, pp. 361-430; A. VECCHI, Il culto delle immagini nelle stampe popolari,Firenze, Olschki, 1968, pp. 25-26, E. GULLI, L'innocente mediatore nelle leggende dell'«Atlantemariano», «Lares», XLI, 1975, pp. 5-29.

9 - La scelta operata tende a fornire un panorama completo delle dodici provincedel Regno. Le leggende verranno d'ora in avanti indicate in parentesi con il segno zodíacalee il numero della stella, rinviando, per la completa citazione, all'elenco qui annesso, cuisegue la trascrizione di brani tratti dalle leggende della Provincia di Capitanata. Latrascrizione dei brani tratti dallo Zodiaco è stata eseguita fedelmente, ma per ammodernareil testo sono stati operati interventi ortografici come: l'eliminazione delle maiuscole, degliaccenti gravi, dell'apostrofo e delle doppie laddove risultino superflui; per quanto riguardale doppie, la loro aggiunta laddove queste siano invece indispensabili; e l'uso della -v- alposto della -u-, che in testi del genere, com'è noto, vale per -v- e per -u-.

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molto devota, dicendole: «Tu dunque vanne alla tua patria e racconta alparroco, ed a tutto quel popolo quanto hai veduto, e da parte mia loro diraiche io voglio in questo luogo mi si fabbrichi una chiesa, come la troverannodisegnata» (Ariete XXV). A Castellamare di Stabia, dopo essere più volteapparsa sotto le sembianze di una splendente fiamma, la Vergine appare ad ungruppo di pescatori, svelando loro che in un antico pozzo, presso le rovine diun tempio anticamente dedicato a Diana, è nascosta una sua immagine. «Itedunque al vescovo», ordina, «e da parte mia ditegli che bramo ivi essere com'èdovere, da questo popolo venerata» (Toro X). A Caulonia appare ad un santoeremita e al governatore del luogo, ordinando la costruzione della chiesa egarantendo continua protezione (Vergine X). Appare vicino Penne, nel 1417, aPaolo, pastore alla ricerca dei suoi buoi, svelandogli il luogo dove si trovavanole bestie e richiedendo giusta venerazione (Capricorno XIII) e ad Andria appareal devoto Giannantonio di Tucchio «d'anni sessanta in circa, dell'arte da farcarri», e al suo amico Annibale, indicando la sua presenza in una grotta(Scorpione VI).

2) Un individuo ( o la popolazione di un paese) chiede alla Vergine diintervenire in suo aiuto e Maria accoglie la preghiera ricevendo in cambiocontinua venerazione.

Invocata dal vescovo Pomponio nel 524 (o 525) la Vergine salva Napolidal diavolo che con l'aspetto di un maiale, spaventa la popolazione durante lanotte. Maria appare a Pomponio e gli ordina: «Vanne dunque dove di notteapparisce quel porco infernale, e dove troverai un pezzo di panno azzurro, iviscaverai, fino che vedrai una pietra di marmo. In quel luogo appunto a gloriadel mio divino Figliolo, ed a mio nome edificherai una chiesa, che in tal modopartirà per sempre spaventata quella bestia d'inferno» (Ariete VI). Nel 1612 aFondi, Gabriello, giovane suonatore di «colascione», ricorre «nel meglio del suoarmonico divertimento» all'aiuto della Madonna dipinta in una cappella dove losventurato, durante una passeggiata, viene bloccato dal sopraggiungere di unaripugnante «larva». Alla Vergine promette devozione e una chiesa che costruiràcon le elemosine raccolte (Ariete XXIV). Maria soccorre un pastorelloabruzzese, ricorso al suo aiuto dopo aver perso la mandria in un bosco dellaPuglia (Capricorno VI) e nel 1528 salva il popolo di Mesagne dalla peste (LibraVII).

3) Un evento prodigioso viene interpretato come richiesta di venerazioneda parte della Madonna. Protagonista l'immagine della stessa Vergine.

Intorno al 1690, vicino Carinola, sgorga latte dall’immagine dellaMadonna dipinta su muro (Ariete XXII). Nel 1500, il giorno della festa

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di S. Maria dell'Arco della terra di S. Anastasia (Napoli), due giovani sfidano algioco della pallamaglio. Il vinto, persa la pazienza, scaglia violentemente la pallacontro l'effigie della Vergine, colpendola sotto l'occhio sinistro, «donde connon udito portento, come se fosse di vi carne, scatorì molto sangue» (ArieteXXXV). Ad Andria un soldato francese di guardia, avendo perso tutti i denarial gioco, colpisce il voi mariano con il suo pugnale. La Madonna «quandoricevette il colpo scellerato, raccolse prodigiosamente come se fosse animata, ladestra, portandola sopra la ricevuta ferita, quasi volesse mitigarne il dolore»(Scorpione VII). A Lavello un sarto lancia le forbici contro la tavoletta dellaVergini con il bambino, affissa nella sua bottega, dopo aver perso moltodenaro al gioco. Per evitare il colpo, il bambino volta altrove la testa e se prima«stava colla faccia voltata alla Vergine Madre, ora sta tutto all'oppostovoltandole le spalle». Grazie a questo «caso meraviglioso» l'immagine è venerata«con singolarità» nella chiesa dei padri minori osservanti di S Francesco, fuori lemura del paese (Cancro III). A Mesagne una devota in preghiera dinanzi ad unapiccola cappella della Madonna, abbandonata, all'inclemenza delle piogge nelmezzo di un folto spinaio, vede nel giomo di giovedì santo del 1598 il voltodella Vergine «ricoperto di abbondante sudore» (Libra IX). A L'Aquila la statuadi S. Maria dei Santi incomincia a manifestarsi prodigiosa nel 1582, quandoviene vista dai fedeli aprire e chiudere gli occhi e impallidire nel volto(Capricorno I). Prodigiosamente in una stalla di Civita Retenga, vicino L'Aquila,si accende la lampada posta dinanzi l'effigie di Maria (Capricorno VIII).

4) Un'immagine della Madonna si ferma prodigiosamente in un luogodiventando oggetto di culto da parte del popolo.

L'effigie viene dal mare e viaggia all'intemo di una cassa (Ariete XXVI),su una nave che si ferma senza poter ripartire se non dopo aver lasciato la sacraimmagine (Vergine IX), sul dorso di un grosso pesce (Scorpione V), su unazattera (Scorpione XIII).

5) Un dipinto della Vergine viene rinvenuto sopra un albero (ToroXIII)10, sotto terra (Aquario IV), in una grotta (Leone VII), da un indivi-____________

10 - E. Gulli evidenzia lo stretto rapporto Madonna-Albero nelle leggendesantuariali. Oltre il contesto biblico a cui si riferisce, quello «popolare» rivela i legami con lacultura agricola e pastorale, in cui l'albero occupa un fondamentale ruolo nella vita e nelrito. Il prodigioso ritorno della sacra effigie all'affiero su cui è stata ritrovata, dimostrainoltre come l'albero richiami l'ambiente del «santuario naturale», recuperando in tal modo«la

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duo o da un gruppo di persone, guidato talvolta da un animale11 - un cane(Toro XVII), un cavallo (Pesci IX), un toro (Gemini IX) - che prodigiosamentescompare o si inginocchia dinanzi l'immagine, o dalla visione di luci e fiamme(Pesci XII).

Un «quanto semplice» e «costumato pastore» guida al pascolo un brancodi capre sul monte di Dattoli. Nota con meraviglia che una capra in particolareabbandona il gregge ogni mattina, tornando poi all'ovile sempre molto ricca dilatte. Stupito, il pastore decide di seguire la bestiola. La vede entrare in unafoltissima macchia di spine e bere tra i sassi in una fontanella. Vicino allasorgente scorge una cassa non molto grande e ben chiusa e con grandespavento vede «un grosso serpente che portando in bocca due chiavi d'oroligate insieme con una fettuccia, lasciolle ivi d'appresso, ritirandosi velocementenelle sue caverne». Avvisato il vescovo, nella cassa viene rinvenuta un'immaginedi Maria (Ariete XXVIII). Un cacciatore di Chiaromonte vede un giorno unabellissima cerva, prende una freccia, carica l'arco e punta verso l'animale. Ma lafreccia torna indietro, «corne se respinta da altra mano», colpendo il cacciatore,senza fargli, tuttavia, alcun male. Il prodigio si ripete altre due volte. L'uomoviene raggiunto dai compagni e dai cani e questi invece di addentare la cerva, lacircondano, «facendole molti vezzi ed ella indi a poco, quasi sazia di averscherzato con velocissimo corso sparve». Vicino al luogo da cui la cerva erafuggita, nell'apertura di «un antichissimo tronco», i cacciatori trovano la statuadella Vergine, scomparsa nel 1060 dalla loro chiesa matrice (Cancro I).

Nel secondo gruppo di leggende, quello in cui il culto nasce grazie adiniziativa umana, i promotori possono essere il popolo devoto e bisognoso(Toro VI), un santo (Ariete I), i religiosi del luogo (Gemini VIII), i nobili (PesciIV), un semplice devoto (Ariete XXXIV).____________sua personalità strutturale di captatore di ierofanie»: E. GULLI , Il santuario cit., pp. 165-167. Sulla sacralità dell'albero cfr. M. ELIADE, Trattato di storia delle religioni, Torino,Einaudi, 1954, pp. 275 e ss.

11 - Nelle antiche religioni l'animale svolge un'importante funzione nella ricercadello spazio sacro: cfr. M. ELIADE, Il sacro e il profano, Torino, Boringhieri, 1967, pp.29-30. La simbolica «perdita dell'animale», nota ancora E. Culli potrebbe riferirsi ad unrituale sacrificale decaduto. Inoltre, l'animale «collaboratore», ha forti corrispondenze conl'animale «aiutante» presente nel mondo favolistico (cfr. V. J. PROPP, Le radici storiche deiracconti di fate, Torino, Boringhieri, 1985, pp. 246 e ss.): E. GULLI, L'innocente mediatorecit., pp. 21-22.

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Spesso la premessa delle situazioni precedentemente osservate èabbandono del culto mariano da parte della popolazione per una seriecircostanze come epidemie di peste, terremoti o guerre12. Quando ciò èspecificato si deve comunque presupporre assenza di venerazione.

Tutti gli eventi su delineati, che si concludono sempre con l'instaurarsidella devozione, sono inoltre sempre interpretabili come richieste divenerazione da parte di Maria, anche quando l'iniziativa di edificare un santuariosembra esclusivamente umana. Il successivo intervento della Vergine e la serie dimiracoli che opera nel luogo, sembrano infatti dimostrare che la volontà umanaè comunque guidata da una forza soprannaturale. Esemplare il seguente caso.«Un tale Eligio di Ruggiero», non meglio definito, decide di porre una suaicona raffigurante la Madonna degli Angeli nella chiesa dei frati minoridell'osservanza di S. Francesco, in Traetto. Il muratore incaricato di costruire lanicchia, «mastro Tommaso», «sfabbricando quel muro, appena giunse apenetrare dentro circa un palmo, scoprì la figura dipinta di S. Giovannil'Evangelista ed a questo vicino un velo sovrapposto che copriva il capo diun'altra immagine che appunto era della Vergine». Tommaso continua il lavoro,ma un grosso masso gli cade sul piede, senza ferirlo e portandocompletamente alla luce l'effigie di Maria, alla quale il muratore si eraraccomandato nel corso dell'incidente, giudicato successivamente vero miracolodella Vergine dall'attuario del vescovo di Gaeta. L'immagine, raccontaMontorio, è degnamente venerata e «sarebbe un tentare l'impossibile» se sidecidesse dì raccontare tutti i prodigi da lei operati (Ariete XXVII).

Accogliendo la proposta di Profeta13, le leggende dello Zodiaco sistrutturano nelle seguenti funzioni:

1) BISOGNO: l'immagine della Madonna non è degnamente venerata.____________

12 - La grotta dove un tempo era venerata l'ìmmagine di S. Maria della Sanità edove anticamente alcuni santi vi avevano vissuto, «essendo nei passati secoli la città diNapoli molto tempo molestata e dalla pestilenza e dalle guerre [...] restò abbandonata»(Ariete II).

13 - Attraverso il metodo adottato da Propp, per le fiabe di magia (V. J. PROPP,Morfologia della fiaba, Torino, Einaudi, 1966) G. Profeta ha elaborato, per le leggende difondazione dei santuari abruzzesi, uno schema di otto funzioni che consente di coglierel'omogeneità di struttura delle leggende. Tale schema risulta applicabile alle leggende delloZodiaco. Cfr. G. PROFETA, Leggende di fondazione cit, pp. 250-255.

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Ciò può accadere per trascuratezza de parte della popolazione,situazione non sempre chiarita, ma che spesso è punto iniziale dellanarrazione14; perché l'immagine è oggetto di culto privato (Vergine XI); perchéessa, in chiesa, viene spostata dal suo posto originario (Ariete IV); perchél'effigie è nascosta in una grotta (Scorpione VI), nel bosco (Aquario III)15 fra gliscogli (Vergine IV), nel lago (Pesci XI); oppure è occultata da calcinacci (ArieteXXVII), o sterpaglia (Toro XV).

2) RICHIESTA EPIFANICA: la Vergine manifesta il suo desiderio diessere venerata in un determinato luogo.

Come si è già visto, Maria appare chiedendo la costruzione di unsantuario; l'immagine si anima (sanguina, suda o piange); l'effigie giunge dalmare o viene prodigiosamente rinvenuta. Talvolta la Madonna lascia un segnoche attesti la veridicità della sua richiesta. A Paolo, pastore abruzzese, dice:«acciocché tu sia creduto dirai che siccome ora sto colla faccia rivolta verso laterra di Tocco, mi troveranno voltata verso Alanno» (Capricorno XIII). ANilo, eremita di Rossano, la Vergine consegna un anello come segno diriconoscimento. Questo «anello celeste [ ... ] non è d'oro, non di argento, néd'altro inferiore metallo, né in esso si vede qualche gemma terrena, benchépreziosa; la sua materia è nota solamente a quel Dio che lo formò ed allaVergine che al romito donollo, che fino ad oggi conservasi nel comunereliquiario di quel magnifico tempio, atto a medicare ogni più grave infermità,purché vi concorra la fede di chi vuole avvalersene» (Leone IV)16.____________

14 - Difatti «la preesistenza della mancanza di un santuario, pur essendo concettologicamente necessario, non è sempre esplicitamente espresso nella trama del racconto, maè chiaro che esso costituisce l'avvio latente della vicenda e del progresso logico che lo regge»:ivi, pp. 253-254.

15 - Il bosco è ambiente predisposto alle manifestazioni del sacro per la presenzadi una natura incontaminata. Frequentemente vi furono volutamente nascoste, per la lorosalvaguardia, le immagini della Vergine e dei santi. Spesso le foreste furono consacrate conle sante immagini appese agli alberi o poste al loro interno per combattere la presenza diesseri diabolici. Cfr. in proposito M. ELIADE, Il sacro cit., pp. 75 e ss.; E. GULLI,L'innocente mediatore cit., p. 20.

16 - Sull'anello nel mondo mitologico e in quello favolistico cfr. ivi, p. 26.

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3) MEDIAZIONE: l’individuo17 o il gruppo di persone che assiste alsacro evento diffonde la richiesta mariana. Questo momento può anche esseresottinteso nella trama del racconto. Quando è invece chiarito si nota che lanotizia viene comunicata a parenti, amici, ai religiosi del luogo, all'interapopolazione.

Giovanna, di famiglia nobile (Ariete III) e una donna chiamata«Caramari» (Toro XI) comunicano l'apparizione della Vergine ai loro mariti. Latriste e devota fanciulla di Oppido Casale, costretta a dure fatiche dalla famiglia,viene dolcemente consolata dall'aiuto mariano e sparge la fama dei prodigiosieventi in tutto il paese (Ariete XXI). A, Monopoli Maria appare ad un uomo«molto dabbene» ordinandogli di riferire il suo messaggio al vescovo(Scorpione XIII). Lucia, cieca e sordomuta, viene graziata dalla Vergine che leappare di notte dicendole: «Io sono la Madre di Dio che vengo ad assicurartiche sei già libera di ogni tuo male, perché vedrai, udirai e parlerai a tuo talento.In contraccambio voglio da te che vadi alla provincia di Capo d'Otranto, eproprio nel luogo detto Cutrino, territorio della terra detta Laziano, ed ivitroverai una mia immagine nascosta sotto alcune macchie, alla quale voglio misi fabbrichi nello stesso luogo una chiesa». La fortunata donna chiama il marito,«il quale stupefatto nel sentir parlare la moglie, interrogolla come avesse ellaricuperata la perduta favella, al che rispondendo speditamente la donna,raccontogli quanto aveale comandato la Vergine» (Libra XXIV).

4) TRASGRESSIONE: il mediatore non è creduto o la richiesta mariananon è compresa.

Quando Giovanna riferisce al coniuge che la Vergine le ha promesso ilbramato figlio (il futuro S. Agnello), suo marito le risponde: «Allora crederòche ti abbia parlato la Vergine, quando vedrotti gravida del desideratofigliuolo» (Ariete III). Stessa sorte tocca a Caramari: il marito «perché moltoprudente, sospettando più tosto fosse femminile leggierezza, la riprese dicendo:Che sogni, che visioni? Attendi se vuoi alle faccende di___________

17 - Il mediatore possiede certi requisiti che lo rendono il tramite ideale perraggiungere la corrispondenza con il divino. Spesso è un fanciullo o una giovanissimavergine, per lo più appartenenti al mondo agro-pastorale; soprattutto si caratterizza perl'innocenza e la verginità, requisiti indispensabili per la purezza dello spirito e del corpo. Ilfanciullo mediatore si inserisce inoltre in un contesto etnografico e folklorico, mitologico epsicologico che presenta i motivi della «fanciulezza prodigiosa» e del «culto dellafanciulezza»: ivi, pp. 9-14.

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casa, ed avverti a non parlare di tali tue sciocche chimere con anima vivente, senon vuoi provare gli effetti dell'ira mia» (Toro XI). L'uomo di Monopoli cheriferisce al vescovo il messaggio non viene creduto (Scorpione XIII). Attilia (oAutilia) Scala, «semplicetta e devota donzella», pastorella di Nola, mentre fapascolare il suo gregge nel bosco, lei «filando con le mani e con la mentepascendosi delle cose celesti», vede la «regina del paradiso» circondata di luce.Dalla Vergine riceve il comando di riferire al conte Enrico Orsini la suarichiesta, ma questi «non diede alcun credito ai detti della fanciulla, cacciandoladalla sua presenza» (Ariete XXXVII).

5) AMMONIZIONE: la Vergine manifesta nuovamente la sua volontà,concedendo segni o prove che confermino il suo volere.

Giovanna resta gravida del figlio predetto (Ariete III). Caramari vedenuovamente la Vergine in sogno, due anni dopo la prima visione. Questa voltala donna diffonde il messaggio tra la popolazione, ma non avendo bencompreso il luogo dov'è nascosta l'immagine, non riesce nella sua missione.Maria le appare per la terza volta in compagnia di due «verginelle», dicendole:«E che fa questo popolo che non cerca il qui nascosto tesoro? Signora (parvech'ella rispondesse), si dolgono di essere stati delusi, onde per ricondurveli vi èdi bisogno altra certezza che dei miei sogni, dei quali tutti si fanno beffe, né piùmi credono. Non temere (soggiunse la Vergine) io ci rimediarò; e così dicendo,cavossi un preziosissimo anello dal dito, e mostrandolo alla dormiente, cosìseguitò a dire: vedi tu questa gemma bella al pari di una stella? Ecco la scuotodal suo luogo e la fò cadere in terra; osserva bene dove ella cade, perché dellanascosta immagine è infallibile contrasegno». Giunta al campo per la mietitura,Caramari «per non incorrere nell'altrui disprezzi» non racconta il suo sogno. Perpunizione, perde la vista. Rendendosi conto del grave errore, raccontafinalmente la sua visione alle sue compagne di lavoro, una donna e duefanciulle, una delle quali trova la gemma (Toro XI).

La Vergine appare una seconda volta ad Attilia invitandola a portarenuovamente la sua ambasciata al conte e «acciocché fosse infallibilmentecreduta, toccandole leggermente il volto con la sua mano, impresse in una dellesue guancie, tutte le cinque dita della sua mano beata e con essa uno splendoreche abbagliava mirabilmente i riguardanti» (Ariete XXXVIII)18.____________

18 -Nella fiaba la «marchiatura» è la XVII funzione definita da Propp, quandoall'eroe del racconto viene impresso il marchio: V. J. PROPP, Morfologia della fiaba, cit., p.57.

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6) FEDE: il messaggio mariano viene accolto. Questo momento èpresente in tutte le leggende dello Zodiaco.

Federico, il marito di Giovanna, «assicurossi non molto dopo della veritàquando osservolla gravida, onde pentito della sua poca fede in compagnia dellamoglie andò a chiederne perdono alla Madre di Dio (Ariete III). Ritrovata lagemma, Caramari recupera la vista; il parroco di S. Fortunato, giuntotempestivamente sul luogo con l'acqua santa, «benedicendo prima il suolo,raccolse la gemma e baciolla». Nello scavare, vengono alla luce i resti diun'antica chiesa e la tanto bramata icona (Toro XI). Attilia «colla splendida eautentica dei mariani comandamenti» si presenta al conte Orsini, il quale,ammirando il prodigio, «non seppe, né, poté ostinarsi nella sua incredulità»(Ariete XXXVII). Il pastore di Alanno «riferì [ ... ] alli suoi paesani [ ... ] e quelli,per accertarsi del vero» andarono al luogo indicato dal «semplice bifolco» edeseguirono il sacro comando (Capricorno XIII). Quando Nilo consegnal'anello di Maria a Ruggiero Guiscardo, «vedendo il conte la rarità, la bellezzaed il prezioso di quella gemma, assorto dalla maraviglia così rispose: Degni difede sono i tuoi detti, o padre, mentre vengono autenticati da questo anellonella materia e nel lavoro impareggiabili» (Leone IV).

7) ESECUZIONE: si esegue la richiesta della Vergine. Le leggenderaccolte da Montorio si concludono tutte con la costruzione del santuario ocon la cura del luogo sacro che ospita la sacra effigie.

Il conte Ruggiero si occupa personalmente della costruzione delsantuario di S. Maria del Patirion a Rossano, poiché, nell'anno 1090, navigandoin quella zona e trovandosi in pericolo di naufragio, fece voto alla Vergine dicostruirle una chiesa laddove sarebbe sbarcato salvo. Ma la tempesta che assaleRuggiero sembra proprio voluta dal cielo: Maria aveva infatti predetto a Nilola sventura del Guiscardo e gli aveva affidato l’incarico di consegnare l'anello alconte. All'eremita, Maria aveva pure indicato il luogo da lei scelto per la chiesa,segnando il terreno con il bastone del santo. «Eccoti il disegno del tempio»,dice Maria a Nilo, «ma sappi io voglio siccome hai veduta me fuori da questogiro, così non ardisca in perpetuo donna alcuna di entrare in questo sagroluogo e se vorranno ascoltare la messa, ciò faranno comodamente dall'atrio, alquale sarà loro conceduto l'accesso.» Ma Nilo le ribatte: «Eccovi piuttosto ilcuore che già è un pezzo che fu dedicato da me per tempio, benché indegno,alla maestà del vostro Figlio ed alla vostra grandezza, ove sagrifico di continuotutte le mie passioni, tutti i miei vani pensieri ed inutili desideri». E la Vergine:«non mi basta il tuo cuore, voglio da te in questo luogo un tempio

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non di carne ma di pietre». Presto sarebbe sbarcato un principe sulla spiaggia diRossano con l'intento di dedicarle una chiesa. «Sarà tuo pensiero di significarliche non ivi, ma qui sarà di mio gusto il tempio ch'egli disegnerà nella suamente.» Il conte Orsini, sbarcato con i suoi, uomini, comincia a far costruire lachiesa. Incontra l'eremita e dopo aver riconosciuto l'anello, ordina lacostruzione del santuario sul monte, nel luogo desiderato e indicato dallaVergine (Leone IV).

8) SODDISFAZIONE: si instaura e si assesta il culto mariano. E ilmomento conclusivo di tutte le leggede ed è spesso ben evidenziato dall'Autoreche fornisce un dettagliato elenco dei miracoli operati da Maria in quel luogo,dando pure notizia degli ex voto in mostra.

L'iconografia

Le leggende di fondazione dei santuari fanno riferimento alla tradizionescritta; a quella orale poiché all'origine del racconto c'è sicuramente una matricepopolare, ossia una vicenda narrata oralmente dal popolo e utilizzata dalletterato per la composizione della leggenda; alla tradizione figurativa, essendola leggenda la traduzione letteraria del culto dell'immagine. I due fattoriprincipali della leggenda sono costituiti dal popolo e dal letterato, il redattoredel testo che entrerà a far parte del circuito culturale19.

Le leggende dello Zodiaco rappresentano per lo storico della letteratura eper quello della mentalità un prezioso e ricco documento per l'analisi storica eantropologica della devozione mariana nel Mezzogiorno del Sei e Settecento.Raramente però una produzione narrativa viene ripetuta: essa è sempre unanuova creazione che si arricchisce o meno nel corso della sua esistenza. Inarratori come Montorio sono i massimi artefici della diffusione e dellatrasformazione di fiabe e leiggende. Difatti l'Autore sfrutta le fonti a suadisposizione sottoponendole ad un processo di adattamento che mira aschematizzare il racconto. Eppure i «motivi» contenuti nelle leggende sono laproiezione e il riflesso delle manifestazioni attraverso cui si esprime lareligione20.____________

19 - Cfr. G. PROFETA, Leggende di fondazione cit., p. 247 e H. DELAHAYE, Leleggende agiografìche cit., p. 23.

20 - Cfr. in proposito G. COCCHIARA, Genesi di leggende, cit., pp. 13-17.

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Vediamo dunque, attraverso lo Zodiaco, come viene delineata la Vergine,quali sono le prerogative a lei attribuite dalla Chiesa seicentesca e quali sono iprincipali modelli iconografici che si presentano al visitatore delle chiese delMezzoggiorno moderno d'Italia.

«Molto grande, anzi smisurata gigantessa descrivesi dall'evangelistaGiovanni quella donna che fu espressa figura della Madre di Dio. La lunasecondo luminare del cielo, serviva come di scabello ai suoi piedi, givaammantata di sole e fra le stelle innalzava qual regina il suo capo [ ... ] Eracoronata da dodici asterismi o segni di stelle. Non altera Giovanni il sito el'ordine dei cieli, imperciocché la luna che sta nell'ultimo cielo le si pone ai piedi;il sole che sta nel mezzo, l'ammanta di luce; e le stelle che sono nel firmamento,le forman corona. Ma se nel firmamento non vi sono dodici stelle che forminocorona, e dall'altra parte lo zodiaco forma di se stesso un cerchio composto dadodici asterismi, o segni di stelle, bisognerà dire che di questo parlò l'apostolo eperciò questa sia la maggior dignità che riceve la fascia del zodiaco, mentreadorna e fa corona al capo Maria»21.

«Che Maria sia un sole non mi occorre provarlo sì perché tale larappresento in questo mio Zodiaco, sì perché di lei si verifica ciò che fu scrittonei sacri cantici Pulchra ut luna, electa ut Sol»22. Così Montorio presenta laMadonna al lettore, facendo sua l'identificazione accettata dalla Chiesa con il«segno grandioso» visto da Giovanni nell'Apocalisse che apparve sotto forma di«una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una coronadi dodici stelle»23.

Avvolta nel sole e seduta sulla luna, Maria prefigura l'Assunzioneesprimendo al tempo stesso la sua partecipazione alla vittoria di Cristo suSatana. La comparsa della Vergine annuncia, infatti, la battaglia tra Michele, isuoi angeli e il dragone, in cui il dragone viene catturato e fatto precipitare dalcielo. Il bambino dato alla luce viene messo in salvo, mentre la madre si rifugianel deserto. La Chiesa ha assorbito il simbolismo planetario dei neoplatonicivolgendolo a scopi cristiani: con la luna si identifica la Chiesa e poi, peranalogia, la Vergine, mentre il sole viene associato a Cristo. Il costante rapportotra la luna e il sole suggerisce ai____________

21 - S. MONTORIO, Amico e devoto lettore, cit., pp. s. nn.22 - ID., Zodiaco di Maria cit., p. 549.23 - Giovanni, Apocalisse, 12:1, in La Sacra Bibbia, Roma, Ed. ufficiale della CEI,

1974.

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cristiani greci la relazione della Chiesa con Cristo. Metodio d'Olimpo identificala donna dell'Apocalisse con la Chiesa che, come la luna, riflette l'abbagliante lucedi Cristo (il sole), riversandola sui fedeli. Nel Medioevo la Chiesa vieneidentificata con la Vergine attraverso i simboli tratti dall'Apocalisse e dal Cantico.La Madonna acquista allora quei tratti che precedentemente erano della Chiesae con l'intensificarsi del suo valore di intermediaria si fortifica l'idea che Maria,come la Chiesa, invia i raggi della grazia di Dio nell'anima dei cristiani24.

A ragione Montorio può quindi affermare che «sole senza dubbio èMaria, perché tutti i benefici che quel pianeta comparte ai mortali, ella conmaraviglia maggiore comparte ai fedeli [...] Siccome il sole spande i suoi raggiindifferentemente sopra i buoni e i cattivi, così Maria senza fare distinzioni dipersone a tutti si dimostra Madre pietosa e si fa conosceremisericordisissima»25.

E ancora: «L'essere Maria Madre dell'unigenito Figlio di Dio è unadignità partecipante dell'infinito» e con l'autorità di S. Tommaso d'Aquino,Montorio spiega che «tre cose partecipano dell'infinito dopo Dio e queste sonola umanità santissima del Redentore, la gloria del paradiso e la maternità diMaria, e tutto perché si uniscono strettamente con Dio infinito»26.

Il mondo divino e quello terreno trovano in Maria un ponte dicongiunzione, una «scala»: con S. Pier Darniani e S. Fulgenzio, l'Autore definiscela Vergine «vera scala del cielo, per cui essendo calato in terra fatto uomo ilverbo divino, per essa ancora sia lecito a noi salire alla patria beata». S.Francesco «vide due scale, una rossa, alla di cui cima stava appoggiato ilRedentore; e l'altra bianca, alla quale assisteva Maria». Il santo invitava i suoireligiosi a salire per la prima, ma quelli non vi riuscivano, tornando a terrasfiniti. In lacrime, Francesco viene consolato da Cristo: «vadano […] a Mariamia Madre che saliranno senz'altro». Così, senza grande fatica, quei buonireligiosi furono accolti. Per questo «la Vergine vedendo molti fedeli pocoaffezionati a salire la scala rossa dei patimenti di Cristo si fa conoscere spessoprodigiosa nelle sue immagini in ogni parte, per allettarli a salire per essa alcielo, e per mezzo suo ponersi in possesso del____________

24 - Cfr. in proposito M.WARNER, Sola fra le donne. Mito e culto di Maria Vergine,trad. it. con una nota di F. Jesi, Palermo, Sellerio, 1980, pp. 284-295.

25 - S. MONTORIO, Zodiaco di Maria cit., p. 549.26 - Ivi, p. 467.

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paradiso, e quando li vede spensierati, ella stessa con prodigi li stuzzica avenerarla»27.

Ci si accosta a Maria come ad una amorevole madre umana. Le suequalità sono caratterizzate dalla misericordia, benevolenza, indulgenza e dalperdono. Maria non guarda «i nostri demeriti, ma a tutti si fa conoscereamabile, clementissima e misericordiosa»29. Montorio prega affinché la Verginevoglia essere sempre «Madre d'amore» e «protettrice», e spera che sia lei acondurre gli uomini «sul retto sentiero dell'eterna salute» soprattutto nelmomento della morte, preservandoli dai «mostri infernali». L'aiuto di Mariaquale «avvocata» delle anime umane, sarà speciale «nel tremendo giudizio chefarà il sommo e giusto giudice». In attesa della fine del mondo, l'Autore invita avenerare le prodigiose immagini mariane al fine di goderne il «prototipo»29. Leimmagini stabiliscono difatti un contatto con il mondo divino e Montorio,«senza favoleggiare», afferma che «Maria veramente sia un Proteo, mentre sestessa trasforma in mille guise nelle sue immagini, e di continuo acquista permezzo delle sue grazie nuovi titoli e prerogative»30.

Ogni stella dello Zodiaco fa dunque riferimento ad un'effigie. Difattil'immagine rappresenta l'autodocumentarsi della devozione e il suo manifestarsiobiettivo. Soprattutto, proporsi un'immagine santa significa, da parte deldevoto, consegnare i propri pensieri e le proprie azioni ad un ideale di vita piache il soggetto dell'immagine, in questo caso la Vergine, quale modello perfetto,rappresenta ed ispira31.

Il concilio di Trento affronta il problema del culto delle immaginiinsieme a quello dei santi nelle ultime sessioni: la valida venerazione deve essereindirizzata a ciò che le immagini rappresentano. Le icone di Cristo, dellaVergine e dei santi devono quindi essere venerate nelle chiese, ma, senza crederein un loro potere ultraterreno, né si deve pensare di poter chiedere e ottenereloro direttamente qualcosa. La divinità vi è infatti raffigurata solo per diventareaccessibile agli occhi e al pensiero del fedele.____________

27 - Ivi, pp. 572-573.28 - Ivi, p. 480.29 - Ivi, p. 728.30 - Ivi, p. 570.31- Cfr. A. VECCHI, Il culto delle immagini cit., pp. 2 e ss. Sul valore pedagogico

delle immagini sacre cfr. pure P. EVDOKIMOV, L'ortodossia, Bologna, Il Mulino, 1985,pp 315-316.

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Come suggerisce bene Montorio le immagini devono sempre rinviare alprototipo e non devono essere venerate per se stesse32.

Secondo i canoni conciliari il popolo, nella venerazione della santaimmagine, non deve abbandonarsi ad alcuna forma di superstizione,soprattutto nelle manifestazioni rituali del culto. Di fatto il Tridentino incoraggiae approva le «immagini di culto» distinguendole da quelle «di devozione». Nelculto la prospettiva privata della devozione è decisamente superata poiché «ilmomento pubblico o addirittura ufficiale non è punto iniziale, ma metaconclusiva»33.

Se nella venerazione privata il rapporto tra la pittura e l'individuo si basasulla spiritualità del fedele, nel culto tale rapporto poggia esclusivamente sullasingolarità dell'immagine. Per la Controriforma la pittura sacra deve quindiessere soltanto «popolare»: i canoni sinodali impongono l'intellegibilitàimmediata del dipinto da venerare, verificabili nelle forti emozioni che è ingrado di suscitare e nei sani propositi morali che suggerisce34.

In questa prospettiva la Chiesa del Sei e Settecento propone l'immaginesacra, presente in modo sempre più determinante nella liturgia ufficiale. Pio IVa conclusione del concilio invita alla costruzione di nuovi edifici sacri o alrinnovamento degli antichi, al rispetto della dignità e della decenza dell'altaretramite il decoro dell'icona. L'altare, la cui consuetudine visiva si è consolidataormai attraverso più generazioni, restituisce dignità al santuario. Sull'altare,specie su quello maggiore, si celebra la messa domenicale a cui la parrocchiapartecipa e assiste. Ciò comporta l'ampia diffusione delle immagini: nel XVIIsecolo non c'è chiesa priva della sua icona posta in gran pompa sull'altaremaggiore e su quelli laterali35.

Tutte le immagini dello Zodiaco sono oggetto di particolare cura eattenzione da parte dei religiosi competenti e della popolazione che quo-____________

32 - Su questo argomento cfr. A. VECCHI, Il culto delle immagini cit., pp. 29-31; V.TAPIÈ, Iconografia barocca e sensibilità cattolica, in C. RUSSO (a cura di), Società, Chiesa e vitareligiosa cit., pp. 309-350, in partic. 313-314; M. WARNER, Sola fra le donne cit., pp. 331 ess.

33 - A. VECCHI, Il culto delle immagini cit., p. 23.34 - Ivi, p. 24. Su questi aspetti dell'iconografia religiosa nel Mezzogiorno d'Italia

cfr. R. DE MAIO, Pittura colta e pittura popolare in ID., Pittura e Controriforma a Napoli, Bari,Laterza, 1983, pp. 175-204.

35 - Cfr. V. TAPIÈ, Iconografia barocca cit., pp. 316-318.

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tidianamente ne sperimenta la speciale protezione. Come già si è avuto mododi vedere, le leggende prendono avvio dalla necessità di veneraredignitosamente la Vergine o di impiantare ex novo la devozione. Il racconto siconclude con la soddisfazione della richiesta epifanica espressa da Maria stessa:l'immagine o la statua vengono poste in una chiesa che nel corso del tempo,come Montorio tende a precisare, sarà soggetta ad ulteriori ampliamenti e aparticolari opere di abbellimento. A tale proposito si presenta singolare il casodi Mesagne dove gli abitanti, benché in possesso di altre prodigiose immaginidella Vergine, durante un'epidemia di peste che faceva strage in tutto il regno,ma soprattutto in Puglia, rivolgono le loro preghiere a S. Maria in Betlemme,dipinta a fresco in un'alquanto rozza immagine e venerata da alcune devote inun'angusta cappella rovinata dal tempo. Alla processione organizzatapartecipano il clero secolare, quello regolare, il popolo «in abito da penitenza» e«un numero grande di fanciulle nubili d'ogni condizione, quali senza pompa escapillate andavano in profusissime lagrime». Cessata l'epidernia, la chiesa vienemomentaneamente ingrandita con le elemosine raccolte e il tetto viene riparatocon le tavole dei letti nuziali delle giovinette. Sull'altare viene sistemato «un granquadro colla proporzionata apertura nel mezzo, per la quale vedesi la sagraeffigie. Nella parte inferiore del quadro grande sono dipinti alcuni santi, forseloro protettori, e nella superiore molti angioli con fiori nelle mani in atto distupore e riverenza; avanti alla Vergine poi un altro angiolo che tiene con ambole mani un cartoccio». La Vergine muta il suo titolo in S. Maria della Sanità e lachiesa passa alla cura dei padri celestini che vi costruiscono accanto ilmonastero. Successivamente, poiché la chiesa necessita di restauri, donGregorio di Lecce, abate dei celestini, fa edificare il nuovo edificio «usandotutte le opportune diligenze acciocché restasse intiera la santa e miracolosaeffigie della Vergine accomodandovi il suddetto quadro come prima» (LibraVII).

Al pari dell'omelia, del cantico e del libro le immagini mariane sonovalido strumento pedagogico: servono ai predicatori, ai direttori di coscienza, aicatechisti perché consentono ai fedeli di impossessarsi di qualcosa dimnemonicamente duraturo e di apprendere gli elementi giusti della pietà edell'etica cristiana. Del resto la Chiesa tridentina favorisce le immagini che«raccontano» meravigliosi esempi e istituzionalizza l'icona con i riconoscimentidell'autorità diocesiana o della curia romana, sottoponendola sempre alcontrollo del clero locale. L'insegnamento dell'immagine si rivela vincenteperché essa rinvia sempre ad uno spirito superiore: «l'intento è chiaro:sottomettere tutti i fedeli alla Chiesa perché

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ovunque il valore essenziale diventa l'obbedienza»36. Con queste premesse èpossibile leggere nelle immagini dello Zodiaco il passaggio dalla devozioneprivata al culto, reso ufficiale dalla costante ed evidente presenza dell'autoritàreligiosa preposta alla cura del santuario che ospita la sacra effigie. Difatti, ciòche segna il passaggio delle immagini dalla devozione privata a quella pubblicaè soprattutto «una credenza collettiva che si rende intelleggibile come leggenda esi raffigura, pertanto, nell'immagine venerata». L'effigie è degna di culto perchépossiede una storia particolare che la rende diversa dalle altre e che la consegnaalla devozione locale. Essa, termine medio tra il fedele e il modellosoprannaturale, è particolarmente bella, sembra viva, attenta, parlante37.

Il più delle volte l'effigie è opera di S. Luca: «queste sagratissimeimmagini [ ... ] non è gran fatto che siano moltissime, sì perché il santo, comeeccellente in quell'arte, potea farne più d'una in pochi giorni; sì anche percorrispondere alla gran devozione di quei primi cristiani infervoratinell'ossequiare la gran Madre di Dio; onde possiamo credere che persoddisfare il loro fervoroso desiderio stesse applicato a quest'opera di tantagloria di Maria e del suo benedetto Figliolo»38. La linea di demarcazione trauomo e Dio non si spezza se le immagini vengono prodigiosamente ritrovate ese sono state dipinte da S. Luca mentre la Vergine era in vita. Il fedele puòcontemplare il vero volto della Vergine che in questo modo continua a viverein un tempo eterno39.

Chi dipinse l'immagine di S. Maria della Bruna «non alterò il suo colorenaturale, appunto come la descrisse Niceforo [ ... ] Tale appunto vedesi lapresente immagine, di colore simile al frumento, di capelli biondi, di cigliainarcate e negre; gli occhi son vivaci colle pupille olivastre; il naso è lunghetto, lelabbra floride, il volto e le mani proporzionatamente lunghe. Dal che sicognettura con gran probabilità, ch'ella fosse dipinta da S. Luca, benché noncon tutta certezza, o che almeno sia antichissima____________

36 - C. RUSSO, La religiosità popolare nell'età moderna. Problemi e prospettive,«Prospettive Settanta», n. s. I, 1979, pp. 345-379; 358-359. Ma per la pedagogiadell'immagine cfr. A. VECCHI, Il culto delle immagini cit., pp. 19-23 e 29-31; V. TAPIÈ,Iconografia barocca cit., p. 319.

37 - A. VECCHI, Il culto delle immagini cit., pp. 25-27.38 - S. MONTORIO, Zodiaco cit., p. 5.39 - Per questi aspetti del culto dell'immagine mariana cfr. M. WARNER, Sola fra le

donne cit., pp. 333 e ss.

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copia di qualche originale dipinto del medesimo» (Ariete IV). Spesso Montorio insiste sulla bellezza dell'immagine descrivendola e soffermandosi soprattutto sulla dolcezza del rapporto tra la Madre e il Bambino. S. Maria Intercede, venerata nella chiesa di S. Agnello a Napoli, è «dipinta alla greca in tavola con volto maestoso, e non meno il Bambino Giesù, spirano divozione e muovono nei cuori gli affetti» (Ariete III). S. Maria della Bruna «ha fra le braccia il Bambino Giesù e par che se lo accosti caramente nel seno, in modo che il Figlio dimostra voler baciare la cara Madre e questa il suo diletto Figliolo, il quale stendendo al collo della Vergine il suo sinistro braccio, coll'altra mano le tocca il mento, quasi voglia con grato affetto accarezzarla. E’ così simile alla sua genitrice nei suoi lineamenti che ben dimostra essere generato dal suo purissimo sangue. Posa il piede sinistro sul destro braccio di Maria e l'altro quasi cadente in aria fa un curiosissimo scurcio» (Ariete IV). La tavola della Vergine dei Miracoli mostra Maria «di mezzo busto in campo d'oro, col manto azzurro e veste vermiglia, come anche è vestito il divino suo Figliuolo che le siede alla destra, col mondo in mano e colla sinistra tengono l'uno e l'altra per mano» (Ariete IX).

S. Maria di Gerusalemme, venerata sul monte Tifata, è «dipinta nel muro» ed è così intitolata perché è simile a quella dipinta da S. Luca portata da Gerusalemme a Tancredi conte di Capua. «Sta ella in atto di sedere col suo Figliuolo Bambino in piedi su le sue ginocchia, sostenuto dal braccio sinistro della Vergine Maria che nella destra tiene, come glorioso vessillo, una croce con due ordini di traversi o braccia, forse per alludere alla passione del Figlio ed alla compassione della Madre » (Ariete XVIII).

«Ben si vede dalla maestà e modestia di quel volto santissimo» della Vergine di Casaluce «che l'artefice non potea essere altri se non l'evangelista S. Luca (che con tanta confidenza praticò colla Vergine ancor vivente) o un beato pittore della corte celeste». Maria è dipinta su una tavoletta di cerro «con veste alla greca e manto di color lionato oscuro; ha nella spalla destra una rosa indorata; il capo è coperto da un panno simile al colore del manto, il di cui estremo vedesi fregiato di un profilo d'oro e nel mezzo a diritto della fronte vi si vede un'altra rosa consimile. Le maniche sono composte di molte faccette di oro ed azzurro guarnite con molta vaghezza ed i capelli involti ed in modo che non compariscono di: sotto il manto, il quale circondato da regio diadema la rende assai venerabile [ ... ] Sostiene col sinistro braccio il Bambino Giesù che vestito d'abito cangiante tra rosso, arancio ed oro strigne colla sinistra mano un

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Tav. I^ - Frontespizio dello Zodiaco di Maria.

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cartoccio involto e piegato, segno evidente che egli riceve volentieri a nostro prò le suppliche della Madre; e tenendo la destra alzata verso il petto della

Vergine con due dita in atto di benedire, tra di loro amorosamente si guardano » (Ariete XIX).

L'effigie di S. Maria della Consolazione dipinta su una pietra alta «due palmi in circa», mostra la «Vergine col manto alla greca di poco più di mezzo busto, in atto di sedere che tenendo il Bambino Giesù sul diritto ginocchio, colla destra accoglievalo dalla parte di dietro, chinando il capo su la destra del divino Figliuolo, il quale con la sinistra tiene un libro aperto, ove da una parte stan registrate le seguenti parole: Ego sum spes tua e dall'altra: et Consolatio tua; e colla destra par che accenni ed inviti ciascheduno a leggere le suddette parole » (Toro III).

L'immagine della Vergine venerata nella cattedrale di Rossano è detta «Acheropoeta»: «Non manufacta, senz'opera umana». Tutti i pittori che si cimentarono nell'impresa di dipingere Maria vi rinunciarono perché il dipinto, una volta incominciato, veniva prodigiosamente cancellato. Uno di loro, non sospettando l'intervento divino, lasciò di guardia un suo discepolo. «Mentre dunque colui custodiva la principata pittura, vide a sé venire una dama di sovrumana bellezza tutta ammantata di bianche vesti che fattogli cenno che andasse a dormire, egli non poté non ubbidire, obbligato da forza superiore». La mattina seguente l'immagine fu ritrovata del tutto compiuta: in quella miracolosa e celeste pittura dimostra la Vergine sedere sopra alcune nubi ammantata alla greca: strigne colla destra la sinistra del Figlio e l'abbraccia coll'altra mano. Il Bambino mostra stare in piedi con veste sino al ginocchio, tiene colla sinistra un mazzetto di gigli ed ambi sono coronati» (Leone II).

Anche un'immagine di S. Luca è stata prodigiosamente dipinta da mano invisibile. Mentre dipingeva l'immagine di S. Maria di Monte Vergine, l'apostolo «spaventossi e diffidò di finirla per li raggi e splendori che rilucevano in quello; indi addormentatosi e dopo breve tempo risvegliandosi trovolla da mano invisibile compita». Il dipinto rispecchia il vero volto di Maria e lo autentica «il farsi vedere quel santissimo volto con maggior chiarezza da chi l'adora con coscienza monda dalle colpi mortali dove al contrario ritrovandosi in peccato non può mirarla senza spavento» (Gemini II).

Talvolta la Madonna appare dipinta assieme ad altre sante figure: l'immagine di S. Maria a Puzzano rappresenta la Vergine «assisa sopra un guanciale e che in braccio tiene il suo Figliuolo bambino a cui porge la poppa verginale e dall'altro lato dipinti, quasi che corteggiano la celeste

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imperadrice, gli apostoli santi» (Toro X). S. Maria del Soccorso, venerata nella terra di Castel di Franci, presenta la Madonna che «sedendo come in trono tiene nel seno il Bambino Giesù; sotto i suoi piedi vedesi delineato il dimonio che mostra insidiare un'anima la quale in atto di ricorrere a Maria sotto il suo manto nascondesi. Dalla parte destra vi è un angiolo che con un bastone mostra scacciare lo spirito insidiatore e la Madre di Dio siede in mezzo a due santi; cioè dalla destra il valoroso martire S. Sebastiano e dalla sinistra S. Rocco» (Gemini V).

Fra le statue della Vergine venerate nelle chiese del Mezzogiorno, ricordiamo quella di S. Maria di Piedi Grotta, rinvenuta, grazie alle indicazioni della stessa Vergine che apparve nel 1353 alla stessa ora ad un monaco, un'eremita e ad una monaca di Napoli, distanti tra loro, comandando «che sarebbe stato gratissimo se vicino all'antica grotta fosse edificato un tempio in onore di Dio e suo» (Ariete V). Fra le altre statue, quella di S. Maria a Mare giunta nella terra di Maiuri viaggiando su una nave, prodigiosamente arrestatasi senza poter più proseguire se non dopo aver lasciato a terra la statua mariana, ritrovata in una balla di bambagia trasportata dalla nave (Toro IV); la «statoetta in marmo molto miracolosa» di S. Maria a Vico (Ariete XXXIX); quella in alabastro di Trapani di S. Maria di Nicotera detta «delle Grazie» (Vergine VIII); le numerose statue in legno fra cui quella in legno dorato con la testa della Vergine e il Bambino in cartapesta, rinvenuta nel 1401 sul monte Taburno da Agnese Pepe, una fanciulla che «su le scoscese balze di quell'asprissimo e selvoso monte guidava la sua gregge». Alla fortunata la stessa statua le parlò da una grotta: «Torna abbasso a tua casa e da parte mia dirai a tuo padre che con altre persone del paese venga a levarmi di qua». Agnese «avviddesi che quantunque nata muta e perciò ancor sorda, nulladimeno avea udito ciò che degnossi dirle la Vergine e conobbe che potea articolar le parole». Eseguito il comando mariano, ben presto la statua della Vergine si rivelò «nuova officina di grazie» (Gemini X).

I santuari La politica riformatrice della Chiesa seicentesca riavvicina nelle

manifestazioni devozionali tutti i ceti sociali in un comune slancio verso il divino, nella speranza di un superamento della precarietà esistenziale a cui l'individuo è condannato. Il tono trionfalistico usato, soprattutto nella liturgia e nelle forme rituali del culto, il cui dispendio economico urta con

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la miseria delle popolazioni meridionali, va incontro all'esigenza dei più umili di sentirsi partecipi, al fianco dei ceti abbienti, di un mondo di ricchezze dal quale concretamente sono esclusi.

La liturgia tridentina rassicura difatti il fedele circa la salvezza, garantendogli continua assistenza della Vergine e dei santi, ma al tempo stesso evidenzia la grandezza di tutto ciò che appartiene al mondo divino, sottolineando la profonda differenza tra mondano e soprannaturale. Lo splendore e le lodi di Dio, di Cristo, della Madonna e dei santi, declamati nelle prediche dei missionari, abituano inoltre l'uditorio allo straordinario e all'insolito. Ciò si concretizza nella magnificenza del santuario che ospita l'icona, la santa salma o la preziosa reliquia, la cui cura si accentua nel periodo post-tridentino e in cui trova piena espressione un gusto per la bellezza di tipo rinascimentale40.

Il santuario, centro di irradiazione cultuale, determina un'area, lo spazio sacro, in cui si diffonde la devozione e in cui i fedeli usufruiscono della protezione garantita dalla presenza dell'oggetto sacro nella chiesa. Come attestano le leggende di fondazione, la costruzione del santuario scaturisce da un evento che implica l'intervento mariano, ben evidenziato dalla storia devota e che determina la sacramentalità del luogo.

La sua realizzazione realizza la richiesta di venerazione della Vergine e spesso fa fronte al bisogno di protezione della popolazione salvandola dalle catastrofi di cui è oggetto (inondazioni, siccità, carestie, terremoti, epidemie ecc.). La chiesa diventa quindi fondamentale punto di riferimento nella vita del devoto: rispetto allo spazio profano che costituisce l'ambiente circostante, si caratterizza per il suo essere organizzato, consacrato e purificato attaverso il rituale, proponendosi agli occhi dell'individuo religioso come un «punto fisso», assoluto, un «centro» nel caos del mon- ____________

40 - Sulla politica perseguita dalla Chiesa post-tridentina a proposito delle manifestazioni cultuali cfr. C. RUSSO, La storiografia socio-religiosa e i suoi problemi, in C. RUSSO (a cura di), Società, Chiesa cit., pp. XIII-CCXLIV, in particolare pp. CXLIX e ss.; sull'arredo santuariale cfr. V. TAPIÈ, Iconografia barocca cit., pp. 326 e ss.; sul dispendio economico a favore del culto nella città di Napoli cfr. R. DE MAIO, Società e vita religiosa cit., pp. 153 e ss.

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do41. Nel processo di cristianizzazione condotto dalla Chiesa può accadere che il santuario mariano venga edificato su antichi templi pagani42: la chiesa di S. Maria del Faro, a Posilipo, sorge sul tempio dedicato alla dea Fortuna (Ariete XIV); sul tempio della dea Minerva è stato invece costruito, a Massa Lubrense, il santuario di S. Maria della Lobra (Ariete XLI); su quello dedicato a Diana, a Castellamare di Stabia, sorge la chiesa di S. Maria a Puzzano (Toro X) e il noto santuario di Monte Vergine è edificato sul monte anticamente dedicato a Cibele (Gemini II); nella terra di Viggiano, sul luogo di ritrovamento della statua della Vergine, rinvenuta nel 304 grazie ad alcuni pastori che avvistarono sul monte un gran lume, furono ritrovati pure «molti idoli come diversi nella forma cosí distinti nella materia, quali come cose superstiziose furono immediatamente fatte consumare dal fuoco, distruggendo così le reliquie del gentilesimo in quelle parti» (Toro XVI).

Nel santuario Dio visita il suo popolo attraverso l'epifania mariana. Qui è recuperata la presenza di Dio, nella certezza, da parte dei fedeli, di poter corrispondere direttamente con il Signore: il segno divino implica la ripetizione dell'epifania primordiale, assicurando per il futuro il perdurare della sacralità e garantendo ai devoti una costante protezione43.

Apparizioni e altri prodigi determinano sempre il luogo in cui la Vergine richiede il suo santuario, ma come abbiamo visto, il suo volere non è sempre rispettato o compreso. Quindi Maria interviene con nuovi segni. A Salerno, l'immagine di S. Maria di Costantinopoli viene ritrovata, adorata da due cavalli, nella stalla attigua la cappella in cui era stata posta (Toro I). S. Maria di Romania, dopo qualche anno dal suo prodigioso arrivo a Tropea, appare al frate Antonio di Cordova per chiedere degna venerazione sull'altare maggiore della cattedrale. In cambio promette ai cittadini la sua protezione durante l'imminente terremoto (Vergine IX). ____________

41 - M. ELIADE, Il sacro e il profano, cit., pp. 19 e ss.; sul santuario cfr. F. R. MERXEL, Santuario, «Enciclopedia italiana» XXX, Roma, Treccani, 1949; fondamentale in proposito A. VECCHI, Il culto delle immagini cit., pp. 67-77; P. EVDOKIMOV, L'ortodossia, cit., pp. 326 e ss.. Sui santuari mariani cfr. P. TOSCHI, D. GRASSO, La Madonna nei grandi santuari cit.; C. CRACCO, Tra santi e santuari, in J. DELUMEAU (a cura di), Storia vissuta del popolo cristiano, ed. it. a cura di F. Bolgiani, Torino, SEI, 1985, pp. 249-272.

42 - Su questo argomento cfr. H. DELEHAYE, Le leggende agiografiche, cit., pp. 239 e ss.; A. BRELICH, Un culto preistorico vivente nell'Italia centrale, «Studi e materiali di storia delle religioni», XXIV, 1953-54, pp. 36-59.

43 - Cfr. C. CRACCO, Tra santi e santuari, cit.

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Singolare il caso di Viggiano, in cui la Vergine pretende di essere venerata in due luoghi distinti. Trovata la statua sul monte, clero e popolo la portano in processione in una chiesa dedicata a Maria con l'intento di costruirne una nuova sullo stesso monte. Terminata dunque la cappella (prima domenica di maggio del 304), la statua viene posta sull'altare. Dopo un anno dal ritrovamento (prima domenica di settembre del 305), mentre i sacerdoti si preparano a solennizzare l'anniversario, vedono «sollevarsi da se medesima la sacra statua e portata per aria da mano invisibile trasferirsi alla terra di Viggiano fra lumi splendidissimi e posarsi nella chiesa appunto dove la prima volta fu depositata», la chiesa di Sasso. La prima domenica di maggio, giorno della prima traslazione, a vista di tutto il popolo, la statua si solleva nuovamente in alto, volando sulla cima del monte. Consultato il pontefice, questi decide che «avendo dimostrato la Vergine con tal transito che bramava essere venerata nella chiesa di Sasso la prima domenica di settembre e nella chiesa di sopra la prima domenica di maggio, toccasse ad essi trasferirla secondo ne aveano l'esemplare dalla stessa regina del paradiso che voleva essere riverita nell'uno e nell'altro luogo» (Toro XVI).

A Lanciano la scelta del difficile sito in cui Maria vuole essere venerata non spaventa i devoti cittadini. Con le elemosine raccolte viene infatti costruita una chiesa dal costo «esorbitante». La statua di S. Maria del Ponte «ritrovata miracolosamente (come corre fama) sopra d'un merlo d'un gran ponte» viene tolta tre volte dal suo primo luogo per essere collocata nella cattedrale e altrettante volte viene ritrovata sul ponte. Il magistrato di Lanciano, volendosi accertare del miracolo, decide di mettersi lui stesso di guardia e durante la notte vede la statua «in mezzo ad un gran lume da se stessa o portata dagli angioli invisibili ritornarsene sul merlo, da se eletto per trono di meravigliosi portenti». La realizzata chiesa «reca stupore a vedersi»: «sta ella fondata sopra tre ponti, sotto dei quali è la strada carrozzabile. Ella è tutta fabbricata di mattoni con un vasto e alto campanile [ ... ], sta in isola e solamente da un lato ha un alto ponte che serve di piano alla chiesa e alla sagrestia [ ... ] Nel succorpo della chiesa si ammira un gran numero di stanze: tutta quella gran macchina […] vien sostenuta da detti tre ponti» (Sagittario VII).

Nella vicina Chieti la statua di S. Maria Mater Domini torna più volte nel luogo da se stessa prescelto, fino a quando non le si costruisce la chiesa vicino le porte della città (Sagittario II). La statua di S. Maria del Sagittario, in Chiaromonte, torna al castagno nella quale era stata rinvenuta e dove vuole essere venerata (Cancro I). La statua di Maria Sipontina,

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depredata dai turchi e da sola ritornata a Manfredonia, non viene più spostata dall'antica cattedrale perché ogni qual volta il popolo trasporta la statua in città per collocarla in una degna chiesa, si scatena una furiosa tempesta (Pesci II). Così a Belcastro, l'effigie della Madonna delle Grazie, spostata dall'altare maggiore della chiesa, provoca un violento temporale (Vergine II).

Talvolta la scelta del sacro luogo è espressa dal percorso dell'animale che trasporta l'immagine: «il mulo sopra del quale stavano con la sagra immagine altre reliquie da se stesso prese la strada del monte (Gemini II); o dal suo improvviso arrestarsi per la gravità del peso, come racconta la storia di Rossano: il 15 giugno del 1545 Maldonado, esattore regio, si fa donare dal clero del paese l'effigie di S. Maria della Pietà. Comanda di caricarla su di un mulo, ma questo non riesce a incamminarsi. Caricato un altro mulo, il prodigio si ripete. Riconosciuto il miracolo, lo spagnolo si convince a lasciare la sacra immagine a Rossano (Leone III).

Maria interviene nelle contese tra le popolazioni per la scelta di quella che deve custodire il prezioso simulacro. La statua della Vergine venerata nel piano delle Fratte, vicino Gaeta, un tempo apparteneva alla città di Castro, i cui cittadini reclamano con insistenza la loro statua e, sospettando il furto, la riportano nel loro paese. Ma la Vergine «ritornossene ben presto alla chiesa di Fratte». I castresi ci ritentano, ma la terza volta si convincono, sia pure a malincuore, a lasciare la statua a Fratte poiché essa «si rendé talmente grave che non fu possibile portarla più oltre» (Ariete XXV). Gli sfortunati abitanti di Gaeta tentano più volte di rubare l'effigie di S. Maria della Civita, ma invano, perché l'immagine torna sempre sul monte (Ariete XXVI). Tra gli abitanti di Avigliano e quelli di Campagna nasce un'aspra contesa per il possesso della statua di Maria, rinvenuta da un cacciatore di Campagna e dal suo cane sopra un sambuco, e precedentemente venerata in Avigliano. Per ben tre volte la Vergine torna al suo albero e finalmente la corte romana chiude il caso riconoscendolo «opera divina», dandola vinta agli abitanti di Campagna (Toro XVII). La statua di S. Maria di Fontigliano viene rubata con «divota invidia» dagli abitanti di Bagnoli e prodigiosamente viene ritrovata al suo posto, nella chiesa dei monaci benedettini (Gernini VIII).

Prodigiosi eventi intervengono nella costruzione del santuario mariano ad ulteriore dimostrazione che gli uomini non sono mai liberi di scegliere il sito dello spazio sacro. Nel 1300 il popolo di Novi, nel Cilento, comincia a costruire la chiesa alle falde del vicino monte, «ma quanto fabbricavasi di giorno la mattina seguente trovavasi rovinato». Temendo il dispetto di

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«qualche privata malevolenza», resta di guardia alla costruzione un gruppo di custodi ai quali viene consegnato un agnello vivo per i loro pasti. «Quando pen-savano sagrificar quell'animaletto alla loro fame, quell'innocente agnellino tirato da forza celeste loro scappò dalle mani e con velocissima carriera incamminossi verso l'erta scabrosa di detto monte». Inseguendolo, i custodi giungono sull'or-lo di un precipizio su cui scorgono «una chiesetta che dalla parte dell'oriente esponeva una statua di Maria scolpita in legno [ ... ]; genofiessi adorarono il prodigioso simolacro che non poterono cognetturare da altra mano ivi colloca-to se non da quella degli angioli». Inoltre, durante la benedizione della chiesa, «ecco, all'orecchie di tutti si fa sentire una celeste voce, che proibendo loro il ciò fare assicurolli che la prodigiosa cappella era stata consagrata dagli angioli per, ordine di Maria. Ciò viene affermato per antichissima tradizione, raccontandosi da padre a figlio» ed è attestato dall'iscrizione sulla porta de la chiesa (Toro VII). A Napoli la devozione di alcuni fanciulli che affiggono sul muro della strada «dei coltrari» un'immaginetta di Maria su carta induce i cittadini a racco-gliere elemosine per la costruzione della chiesa. Sostituita l'immagine di carta con una su tela, l'edificazione del santuario si interrompe, perché, sostiene Mon-torio, il popolo tumultuoso viene punito con la peste «per giusto giudizio di Dio». Cessata l'epidemia si rinnova la devozione a Maria e si ricomincia a co-struire il santuario. Questo viene trovato in parte già edificato: «una donna, che ancora oggi vive», racconta l'Autore, «abitante dirimpetto a detta chiesa osser-vava di notte che molte donne vestite all'uso contadinesco li affaticavano, altre in portar calcina, altre acqua ed altri simili materiali» (Ariete XII). Nel piano del-le Fratte il vescovo ordina di costruire il santuario ingrandendo il «disegno» ma-riano. Il giorno seguente ciò che era stato costruito viene trovato distrutto. Il progetto della Vergine viene così rispettato e questa volta «fu trovata la fabbri-ca assai più avanzata con stupore di quanti ivi concorsero» (Ariete XXV).

Nel santuario è possibile guadagnare indulgenze. A Capua S. Maria delli Surici viene consacrata dal pontefice, il quale, durante la solenne messa, trova un messaggio celeste a vantaggio di tutti i fedeli. Sull'altare vede «una carta nella quale trovò scritte queste formali parole: ciascheduno cristiano che verrà a que-sta chiesa con divozione al primo canto del gallo, fino alla fine del giorno pri-mo del mese di agosto sia mondato da ogni peccato, e ciò sia detto dalla stessa bocca di nostro Signore Gesù Cristo» (Ariete XVII).

La devozione che nasce intorno al sacro e prodigioso oggetto custodito

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nel santuario passa dagli iniziali momenti di esaltazione e di stupore collettivi alla organizzata tradizione che stabilisce appuntamenti fissi, richiamando intorno alla chiesa un gran numero di fedeli, alimentando costantemente il potere del pre-zioso simulacro. In quanto tradizione essa si riferisce alla leggenda di fondazio-ne santuariale diffusa nella zona e si organizza in manifestazioni regolari come processioni, feste e pellegrinaggi promosse con particolare slancio dalla Chiesa post-tridentina, vere e proprie forme di comunicazione di massa della propa-ganda devozionale che pubblicizzano il luogo di culto accrescendone la fama. Difatti se il confuso accorrere dei devoti si organizza in una ordinata processio-ne, il riconoscimento pubblico del valore taumaturgico della sacra immagine è già avvenuto. La processione definisce il culto mariano consentendo alla devo-zione di autoesprimersi, anche successivamente, nella sua struttura di organismo maturo: la folla dei fedeli che sfila guidata dalla miracolosa effigie è già deter-minata in atteggiamenti, manifestazioni ed intenti44. A tale proposito notiamo che a Viggiano il pontefice, venuto a conoscenza dello «splendore» avvistato sul monte «alli 25 di agosto» del 304, ordina «che il popolo col clero, confessati e cibati dell'eucaristico pane, andassero in processione sul monte» per osservare da dove venisse quel bagliore, per segnarne il sito e per scavare il giorno se-guente (Toro XVI). Nel piano delle Fratte il vescovo «convocando tutto il clero di Fratte e con esso anche il popolo, processionalmente si condusse» nel luogo indicato da Maria per costruire il santuario (Ariete XXV). Nel 1650 a Somma, per ordine della Vergine, viene costruita la nuova chiesa dal gentiluomo Anto-nio Orsino «ove processionalmente fu dal clero e popolo trasportata la bene-detta statoa nel giorno appunto dell'ottava di Pasqua di Resurrezione e perciò in quel giorno se ne solennizza con gran pompa e concorso la festa» (Ariete XXXIV).

Poche tracce nello Zodiaco dell'organizzarsi della devozione nelle feste e nei pellegrinaggi, in cui il fedele si lega profondamente al santuario, ____________

44 - Sulla tradizione devota cfr. A.VECCHI, Il culto delle immagini cit., pp. 89 e ss.; sul santuario come centro di culto ufficiale a cui si legano le manifestazioni della tradizione cfr. P. CLEMENTE, La ricerca della grazia. Tutela pubblica e comprensione intellettuale degli ex voto, in Pittura votiva e stampe popolari, Milano, Electa, 1987, pp. 1245, in particolare p. 2l; sulla poliica di evangelizzazione della Chiesa attraverso le manifestazioni cultuali cfr. C. GINZBURG, Folklore, magia e religione, in Storia d'Italia, vol. I: I caratteri originali, Torino, Einaudi,1972, pp. 603-676.

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rompendo la monotonia della routine quotidiana e impegnandosi in prima per-sona nella conquista propiziatoria dell'oggetto sacro. Ma se il pellegrinaggio possiede «il duplice modello cristiano del viaggio simbolico e del viaggio reale, come peregrinatio, con tutte le avversità quotidiane che acquistano valore mitico e con tutta la sapienza mitologica del viator ad Deum che diventa esperienza del viandante pellegrino»45, l'opera del domenicano Montorio conduce il cristiano lettore, metaforicamente, lontano dalla sua terra, per diventare l'ideale pellegri-no dei santuari mariani del regno. Insieme agli altri fedeli, egli affronta il duro percorso della vita, l'esistenza misera, precaria, in ogni momento problematica delle popolazioni meridionali, in uno stato di devozionalità che si conserva tale in tutto il libro (quasi un viaggio) grazie all'azione rielaboratrice dell'Autore il quale rendendo note le circostanze che inducono Maria ad intervenire e i fedeli a richiedere il suo aiuto, fa acquisire al suo lettore, ad ogni tappa, la certezza di poter contare sull'aiuto divino.

I miracoli

Nel Mezzogiorno d'Italia del primo Settecento la figura della Vergine si

caratterizza per una pluralità di appellativi affatto casuali, ma profondamente legati alla storia del culto locale. Nello Zodiaco la Vergine, indicata sempre con S. Maria, accanto ai numerosi titoli geo-topografici (del Faro, dell'Arco, del Colle, del Piano, della Strada, del Pozzo, a Castello ecc.) o a quelli, meno frequenti, che la nominano riferendosi ad una famosa località miracolosa (di Costantino-poli, di Gerusalemme, in Betlemme, del Carmine ecc.) o a particolari fonne di devozione (del Rosario), o agli episodi che sono all'origine del locale culto (del-l'Agnone, delli Surici, del Sagittario, Orsoleo ecc.) o alla sua protezione delle campagne (delli Resini, della Madia, Spica ecc.) vi sono non molti titoli che nel-l'espressione la esaltano (degli Angeli, della Bella, della Luce, della Stella, della Bruna, Incoronata, Madonna Grande ecc.) e numerosi invece sono quelli che evidenziano le sue capacità miracolistiche, intermediarie e taumaturgiche (Mater Gratiae, della Sanità, dell'Aiuto, della Pietà, del Soccorso, della Consolazione, Avvocata, della Misericordia, Avvocata dei Peccatori, di ogni Grazia, del Popo-lo, della Salute, dei Bisognosi, della Perseveranza ____________

45 - Sul pellegrinaggio cfr. G.B. BRONZINI, Religione dei pellegrinaggi e religiosità garganica, «Lares», II, 1980, pp. 167-184: 179.

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ecc.). La ricchezza di appellativi testimonia la capillare diffusione del culto ma-riano nel sud Italia e non attesta un suo eventuale depotenziamento nella fatti-specie locale. Questa varietà di titoli esprime infatti «un processo di appropria-zione, di determinazione, di sublimazione collettiva e individuale della figura di Maria», grazie al quale la Madonna acquista un inconfondibile specificità cultua-le, garentendo la massima disponibilità al devoto46. Esemplare a questo propo-sito la vicenda di Fabrizio Sanseverino, gentiluomo di Catanzaro. Il 16 agosto del 1640 Fabrizio va a Miano per rendere le dovute grazie alla Vergine dell'Ar-co. Lui stesso racconta che durante la grave malattia che lo aveva colpito, si ricordò che un suo amico, Giambattista Confalone, gli aveva raccontato di aver ricevuto una grazia dalla Vergine di Miano. Questo ricordo lo aveva portato ad invocare quella miracolosa Madre di Dio e non ricordandosi il nome «la invocò in questo modo: Madonna mia di Confalone, aiutami che prometto venire alla tua chiesa a riverirti ed ivi confessarmi e comunicarmi» (Ariete XV). Il processo di appropriazione raggiunge qui la massima espressione. Difatti questa invoca-zione spontanea e alquanto semplicistica nella stessa formulazione, in cui è pro-nunciata anche la promessa di voto, esprime l'esigenza del fedele di individuare la 'propria' Madonna a cui rivolgersi nel momento di estremo bisogno e attesta un rapporto di fiducia tra il devoto e la Vergine basato su una definizione stret-tamente personale, ma al tempo stesso condivisa dagli altri protetti.

A livello collettivo le epifanie che si succedono nelle leggende dello Zo-diaco, piuttosto che conferire fisicità alla figura della Vergine, testimoniano un momento fondamentale della sua venerazione. Se non è possibile individuarvi un livello di estasi privata, è però chiaro che il miracolo mariano è un messag-gio pubblico di approvazione e di assistenza che garantisce al popolo il favore di Dio esaltando, al tempo stesso, la fiducia della comunità nella istituzione ec-clesiastica.

Il miracolo è pertanto una manifestazione del sacro a cui partecipano tutti indistintamente, ma la sciagura arginata non può essere considerata impre-vista. Nella società meridionale del Sei e Settecento, fondamentalmente contadi-na, c'è una normale disponibilità alla catastrofe. «Il miracolo, quindi», spiega Bronzini, «non è un fatto eccezionale rispetto a una ____________

46 - G. GALASSO, Santi e santità, in ID., L'altra Europa, Milano, Mondadori, 1982, pp. 86 e ss.

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norma di equa linearità che la vita contadina non conosce, né concepisce. Esso è [ ... ] un evento meraviglioso, inserito nel quotidiano, da cui, quanto più la situa-zione determinatasi appare umanamente insolubile, tanto più è stimolato a spie-garsi e a ripetersi»47.

Alla ricchezza dei titoli mariani corrisponde dunque in tutto il regno la costanza delle prerogative attribuite alla Vergine che si esprimono nella varietà delle sue capacità salvifiche, in cui trovano risposta le esigenze sociali, economi-che e culturali della popolazione.

La protezione di Maria è esemplare durante le epidemie48: Napoli si sal-va dalla peste, come pure Aversa e Carinola (Ariete VII, XIX, XXIII). S. Maria del Monte Civita, nella terra d'Itri, il 2 luglio del 1527 fa strage del morbo «non solo in quella terra, ma in tutto il regno, quando ispirati dal cielo, calarono la santa effigie processionalmente dal monte fino alla terra e questo bastò per li-berarsi dal male; perché la maligna influenza, a vista di tutti disparve in forma di un tetro e caliginoso vapore e si disperse alla presenza del volto sagratissimo di Maria riducendosi in nulla» (Ariete XXVI). La statua di S. Maria della Libera, portata anch'essa in processione, salva la terra dì Cerreto dal male contagioso (Ariete XXXII). Pregata dai monaci di S. Basilio, a Nocera dei Pagani, S. Maria Mater Domini interviene durante la peste del 1656 a favore del popolo fedele: «non solo cessò il male, ma molti morti resuscitavano mentre andavano a sep-pellirli» (Toro XI). La piccola terra di Castel di Franci, nella diocesi di Monte-marano, viene anch'essa risparmiata dall'epidemia del 1656, come pure la terra di Bagnoli (Gemini V, VII). Per fare ancora qualche altro esempio, Maria pro-tegge dalla peste gli abitanti di Montalto, Castrovillari, Rotonda, Leuca, Bari, Morcone (Leone I, IV, VIII, Libra X, Scorpione I, Aquario V).

Nel 1701 S. Maria del Carmine, la cui effigie viene deposta vicino al tor-rente di lava del Vesuvio, blocca l'eruzione in corso (Ariete XXXVI); __________

47 - G.B.BRONZINI, Fenomenologia dell'ex voto, in E. ANGIULI (a cura di), Puglia ex voto, Galatina, Congedo, 1977, pp. 249-271: 251.

48 - Nelle società agrarie del tempo, in cui gli uomini sono esposti a calamità natu-rali che la scienza non spiega e non riesce a combattere, la religione si propone come la principale fonte di salvezza contro i pericoli. Diventa quindi spontaneo ricorrere al potere dei taumaturghi e della Vergine, invocati per chiedere aiuto e giustizia e per placare la diffu-sa immagine di un Dio incollerito che punisce in modo tremendo i peccatori. Cfr. J. DE-LUMEAU (a cura di), Il peccato e la paura, cit.

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durante l'eruzione del 1631 Manfredonia resta oscurata dalla pioggia di cenere del Vesuvio, ma invocata S. Maria dell'Orto, un raggio di luce venuto fuori dal petto della Vergine riporta lo splendore e il sereno (Pesci IV).

Maria protegge dal terremoto gli abitanti dì Montalto, Castrovillari, Bi-signano, Rotonda, Tropea, Morcone (Leone I, IV, V, VIII, Vergine IX, Aqua-rio V); interviene nei periodi di siccità e di inondazione a Napoli, Mondragone, Somma, Lavello, Bisignano, Cotrone, Brindisi, Leuca (Ariete VII, XXIII, XXXII, Cancro III, Leone V, Vergine IV, Libra IV, XI).

Il 25 novembre del 1343 S. Maria del Principio salva Napoli da una tempesta (Ariete I); con lo stesso titolo la Vergine oltre proteggere Lavello da siccità e inondazioni, la preserva anche dalle tempeste e dalle violente grandinate (Cancro III).

Quale protettrice delle campagne, a Francavilla S. Maria della Fontana protegge gli ulivi. La sua festa infatti si celebra il 24 gennaio in memoria del miracolo avvenuto quando a causa della neve caduta gli abitanti pregarono la Vergine di proteggere le loro piante. (Libra XXI). A Brindisi i contadini riuniti in una confraternita curano la venerazione della Vergine dipinta sul muro di una chiesetta poco distante. E’ S. Maria delli Resini, detta così perché libera le cam-pagne «da una certa esalazione che ivi chiamano resina, cagionata dalla nebbia che danneggia a tal segno i seminati, che alle volte invece di mietere grano, mie-tono paglia» (Libra IV). La Vergine di Lavello è prodigiosa anche «quando i bruchi o cavallette, come sogliono spesso divorano i seminati ed in caso di numerosa mortalità di uomini o di animali» (Cancro III).

Maria moltiplica i frutti della terra. Salvatore, uno dei due «romiti» a cui è affidata la chiesa di S. Maria della Motta di Bisignano, spettatore nel 1703, cin-que anni prima di prendere l'abito, della moltiplicazione delle sue fave in parte precedentemente date in elemosina a frate Marco della medesima chiesa, garan-tisce un villano timoroso del suo padrone della moltiplicazione del grano richie-sto per carità. «Sappi fratello - dice Salvatore al contadino - che la beatissima Vergine al quale darai poca quantità di grano, non lo farà mancare alla tua misu-ra.» Poco dopo il peso del grano aumenta prodigiosamente (Leone V). A Ca-strovillari, rievocando l'episodio delle nozze di Cana, la Vergine moltiplica il pane e il vino da offrire ai muratori impegnati nella ricostruzione della sua chie-sa (Leone IV). A Belcastro S. Maria della Pietà soccorre una povera vedova ricorsa al suo aiuto «altrimenti sarebbe ella colle figlie forzata o a morire per la fame, o in pericolo di perdere il proprio onore». Dopo la supplica la

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fortunata donna trova un cesto di bianchissimo pane vicino all'altare (VergineII). Nella terra di Cerchiara S. Maria delle Armi moltiplica il pane, il vino e l'olioche arde nella sua lampada (Leone VII).

Le premurose cure di Maria per i suoi fedeli si estendono anche suglianimali di loro proprietà: a Caianello una donna chiede a Maria, allora dipintasulla parete di una stalla, di intervenire in favore dei suoi maiali malati. Ottenutala grazia, la devota costruisce un'edicola per l'immagine della Vergine (ArieteXXIX). A Brindisi «ogni qual volta qualche bove, vacca, pecora, capra o altrasorte di animali viene aggravata da qualche male, appena il padrone fa celebrareuna messa avanti la prodigiosa immagine [di S. Maria del Ponte], indi benedettele inferme bestiole e girando attorno la detta chiesa, restano affatto libere daogni infermità (Libra III). S. Maria della Favana, la cui tradizione narra che fuprodigiosamente rinvenuta da un toro nel vicino bosco di Mesagne, protegge lebestie affette dal «male della fava» (Libra IX). A Castellaneta quando i cavalli siammalano vengono portati in giro intorno alla chiesa della Vergine dell'Aiutoottenendo pronta guarigione (Libra XII); nelle campagne della Capitanata l'oliosanto della lampada di S. Maria Maggiore, venerata nell'antica cattedrale diSiponto, preserva le pecore da eventuali disgrazie (Pesci I). A Castelvetere il 13febbraio del 1675 Salvatore Follo si salva insieme al suo gregge da una violentatempesta di neve facendo voto a S. Maria delle Grazie di donarle tutte lepecore, vive o morte. Le bestiole vengono poi ritrovate vive con i loro piccoliappena nati. Testimone del prodigio un contadino di Cassano che, riparatosi inuna casa abbandonata, durante la nevicata vide «un gran lume più risplendented'ogni gran lampana sopra le dette pecore» (Gemini IV).

La Vergine, come il «Palladio di Troia», difende dalle invasioni turche.Una volta «quei barbari armati» sbarcarono sulle coste di Mondragone, «maquando furono a quella vicini videro uscirne un esercito di gente armata dibianco, preparata alla difesa della terra protetta dalla Madre di Dio» (ArieteXXIII).

Maria libera i prigionieri cristiani in mano ai turchi (Libra XXVIII) edifende le sue stesse chiese dagli infedeli: nel 1638 i turchi sbarcati a Nicoteraprendono d'assalto la città depredando il convento e la chiesa dei francescani,custodi della statua di S. Maria delle Grazie. «Due di quelli maomettani, avendospogliato del migliore il detto convento e chiesa di Maria sempre Vergine, efattene due grossi fardelli, se li portavano verso le navi; ma nello uscire da queltempio non poterono dare un passo più oltre della sua porta, trattenuti nonsolo da mano invisibile, ma anche

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perché vedevano avanti la porta due fierissirni leoni che minacciavano sbranarlise non lasciavano la sagra preda» (Vergine VIII)

Nel 1544 S. Maria a Mare interviene in difesa della costa di Amalficontro il temibile corsaro Barbarossa sbaragliando la sua armata con unaviolenta tempesta. In quell'occasione Maria viene vista «con una torcia accesa inmano quasi così volesse farsi guida contro quegli infedeli, alle copiose squadredi milizie celesti che comparvero armate d'armi bianche a difesa di quellaspiaggia» (Toro IV).

I naviganti trovano in Maria una valida protettrice. Ai marinai di Capripiù volte Maria appare di notte come «lucentissima fiaccola» (Toro IX). ABrindisi le numerose tabelle votive attestano la protezione di S. Maria del Casale(Libra II) e di S. Maria Mater Domini (Libra IV) per marinai e naviganti inpericolo di naufragio o di infrangersi contro gli scogli. A Castellaneta S. Mariadel Pesco muta il suo nome in S. Maria della Luce quando il capitano di unanave le chiede di salvarlo da una violenta tempesta, promettendole una chiesanel luogo dove sarebbe sbarcato salvo (Libra XIV).

Numerosi sono i casi in cui Maria soccorre i fedeli malati. Nella terra diS. Susanna ogni volta che un infermo viene graziato, suonano da sole lecampane della chiesa di S. Maria del Galaso, come segno della recuperata salute(Libra XXIII). Masone, schiavo turco, viene convertito e salvato dalla Verginein punto di morte (Ariete XIII); Giuseppe, paralitico, guansce grazie allaMadonna dell'Arco che salva pure il piccolo Prospero «rattratto quasi dalla suanascita» (Ariete XV); Anna Maria di Vico, marchesa della Petrella, recupera lasalute grazie alla Madonna del Carmine a cui dona il suo abito da sposa e i suoigioielli (Ariete XVI); Enrico, figlio di un imperatore di cui non si cita il nome,viene salvato dalla lebbra grazie alla Madonna delli Surici (Ariete XVII);Caterina Prisco, dama genovese, guarisce grazie all'olio di S.Maria delle Grazie,venerata vicino Carinola, e in segno di grazia ricevuta percorre scalza il tratto distrada che va da Napoli a Carinola per otto giorni e alla sua morte lascia unasomma di mille scudi alla sua protettrice (Ariete XII). A Napoli due donnedonano i loro capelli a S. Maria dei Miracoli per gratitudine (Ariete XI); unvecchio cieco recupera la vista grazie a S. Maria di Monte di Core (Ariete XL);il 30 dicembre del 1639 un bimbo di quattro anni muore, ma la Vergine,intenerita dal dolore dei genitori, resuscita il piccolo (Ariete XXXV). Zoppi,ciechi, sordi e ossessi sono salvati a Fondi (Ariete XXIV).

A Nocera dei Pagani S. Maria del Carmine si rivela prodigiosa controtutte le malattie e i cittadini, con le loro elemosine, arricchiscono la sua

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chiesa. L'ottava di Pasqua, giorno in cui ricorre la festa della Vergine, i fedeli -in particolare le donne - donano galline: nel 1710 ne sono state donate mille «edoggi son più» sostiene Montorio. Una volta una gallina «quasi […] avesseconosciuto il mancamento della sua padrona» che aveva deciso di donare aMaria la bestiola più magra, da sola si recò al santuario e avendolo trovatochiuso passeggiò dinanzi sino all'apertura. Altro caso prodigioso, adimostrazione che questa offerta «quanto vile ed impropria apparisce agli occhidel mondo, tanto più è gradita alla Madre di Dio» è quello di una devota checostretta a partire, affida ad una vicina l'incarico di donare alla Vergine la suagallina. Questa decide di tenerla per sé, il giorno di sabato santo, durante lamessa «ecco la gallina da sé sola parti di casa, portandosi a detto tempio epostasi sopra il presbiterio dell’altare di Maria non volle mai partire di là finoall'ora dei vespri, non solo senza cibarsi, ma anche senza sporcare quelvenerabile luogo; indi uscita di la, andò girando per la chiesa, come se stasse nelproprio covile». Il vescovo, monsignor Sebastiano Parissi, «giudicò non essercosa casuale, ma disposta dalla divina provvidenza per confondere l'altruiavarizia e per ingrandire le glorie di Maria: onde diede ordine che la gallinafosse in una gabbia esposta il giorno della festa alla vista di tutti [ ... ] Mentrevisse la gallina fu esposta davanti la chiesa e osservandosi che mentre stavaall'aspetto della sagra effigie mai voltava altrove lo sguardo». Le sue uova sirivelarono prodigiose per gli infermi e per le donne in allattamento (Toro XII).

A Bagnoli ricchi doni di oro e di argento, lampade, vesti di seta e di lanae soprattutto denaro testimoniano i prodigi di S. Maria della Pietà che salva imalati e libera gli indemoniati (Gemini VIII). A Cerchiara S. Maria delle Armi,la cui immagine viene prodigiosamente rinvenuta in una grotta da un gruppo dicacciatori, restituisce la salute a ciechi, sordi, muti e ossessi, come attestano inumerosi voti (Leone VII).

Spettacolare la liberazione degli indemoniati: Carlo Cappello diMugnano, da quindici anni invasato e costretto al riposo «ecco un giorno s'alzadal letto speditamente (bisogna dire che quei spiriti fossero forzati da potenzasuperiore) ed a velocissimi passi s'incammina verso Caianello, dove avanti laVergine unto dell'olio della sua lampana, buttò per la bocca alla presenza dimolto popolo una borsa di seta torchina con alcune verghe di piombo ligatecon un filo bianco, come anche alcuni capelli, un aco, una spilla e molte altresimili fattocchierie» (Ariete XXIX).

Nell'832 la Vergine libera Napoli dalla presenza di un mostruososerpente «che insaziabile divorava non solo quanti animali bruti gli capitavanofra gli artigli, ma anche insidiava la vita e divorava gli uomini dopo

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averli avvelenati cogli occhi e col pestifero fiato». Gismondo, nobile moltodevoto, attraversa illeso la palude abitata dal mostro raccomandandosi a Maria.La notte seguente la Vergine gli appare in sogno richiedendo «incontraccambio» una chiesa nel luogo in cui il mostro è stato da lei stessaabbattuto (Ariete X).

La sconfitta del diavolo da parte di Maria ha una storia nella memoriadei napoletani. La chiesa di S. Maria Maggiore, richiesta dalla stessa Vergine incambio della liberazione della città, viene consacrata nel 533 da Giovanni II cheassegna diecimila giorni di perdono a tutti i fedeli «che recitando pria un Patered un Ave avanti la suddetta pietra, la baciassero in nome della santissimacroce». In memoria dell'avvenimento i cittadini fecero fondere «un piccoloporco di bronzo, che oggi si vede collocato sul cupolino della cappella di S.Antonio, ed ordinò che in ciascheduno anno per l'avvenire si uccidesse uno diquelli animali accompagnando la cerimonia il clero» in una processione dallacattedrale alla chiesa. Nel tempo, «per degni rispetti», questa consuetudine vieneabbandonata «e solo donavansi all'arcivescovo una porchetta che poi l'anno1625 fu commutata in uno scudo d'oro» (Ariete VI).

Le donne sono aiutate da Maria nel parto o quando non riescono adavere la desiderata prole: a Nicastro Giovanna Greca dona a S. MariaAddolorata un velo dopo aver partorito un maschio (Vergine V); in Calabria ilbarone di Casobuono fa voto a S. Maria delle Armi che se avesse avuto unfiglio maschio le avrebbe donato tanto argento quanto il peso del bambino.«Divenuta gravida la baronessa partori a suo tempo un figliuolo ed eglisecondo avea promesso soddisfece al suo voto come fin ora si vede in quellachiesa in compagnia di altri voti d'argento per simili grazie» (Leone VII).

Sono protetti anche i condannati: a Napoli un poveretto ingiustamentecondotto alle carceri viene liberato grazie a S. Maria della Pietatella alla quale siera raccomandato promettendo una lampada d'argento e una tabella (Ariete,stella informe). A Caivano Maria soccorre «dalle mani del boia» un condannato,la cui salvezza era stata implorata da sua madre: la Vergine «mossa a pietà diquella povera donna, per darle un segno che già aveale fatta la grazia, chinò latesta staccandosi la tonaca dal muro [ ... ] in quella parte dove la testa è dipintaed è restata in tal atto fino ai nostri tempi» (Ariete XX).

Maria interviene con i suoi poteri in incidenti di vario tipo: a Napoli«mentre un muratore sedeva, lavorando, sopra d'un pezzo di piperno,credendolo ben fermo ed intiero, quello spezzossi ed egli cadde con evi-

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dente pericolo per l'altezza del luogo; ma invocando Maria dei Mirac trovossisenza saper come afferrato ad una tavola». Maria dei Miracoli salva purequattro sorelle converse dalla caduta del batacchio della campana e Montorionarra di aver assistito personalmente ad un prodigioso evento. Il 30 giugno del1714, verso le undici di mattina, quando, chiamato dalla madre abadessa delmonastero per «confluire insieme» ciò che doveva scrivere nello Zodiaco sullamiracolosa immagine, rientrando nel suo convento vide un fulmine entrare nellachiesa della Madonna dei Miracolo. Solo grazie all'intervento della Vergine la«minacciosa saetta» si andò spegnere in un lavatoio (Ariete XI). S. Maria dellaForma salva la «signora prefetessa» dalla caduta nelle acque di un fiume e ladonna, per riconoscenza, fa edificare la chiesa per la Vergine (Ariete XLIV). ACava il 19 maggio del 1703 il piccolo Romualdo, a cavallo di un somaro caricodi grano, precipita nel dirupo adiacente la grotta di S. Maria Avvocata deiPeccatori. Suo cugino, presente all'incidente, invoca la Vergine pronta aintervenire (Toro XIV). A Bisignano S. Maria della Motta risparmia il grano didue poveri massari da un improvviso incendio (Leone V); a Cerchiara unadonna cade portando il pranzo agli operai intenti alla costruzione della chiesa diS. Maria delle Armi, ma si salva invocando la Vergine (Leone VII). Nel 1705,durante la festa della Vergine Addolorata un giovane, nello sparare alcuni colpiin onore della Madonna, resta illeso dall'accidentale esplosione del suoarchibugio. Grato a Maria e in memoria del miracolo, appende nella cappella ilsuo stesso schioppo (Vergine V). Angelo Camassa, contadino nella campagnadi Cutrino, mentre vende le sue fave al mercato di Brindisi viene assalito da ungruppo di soldati armati di spada perché aveva osato richiedere il denaro dellefave prese da uno di loro. Il poveretto si salva grazie a S. Maria di Cutrino, allaquale si era votato ingaggiando la lotta (Libra XXIV).

Maria interviene nelle discussioni familiari proteggendo in particolare ledonne vittime delle violenza dei mariti o dei loro congiunti. Una donna diCava, di facili costumi, colta in flagrante con il suo amante, viene percossa amorte dai fratelli a colpi di accetta. Abbandonata in fin di vita, la disgraziata sivota a S. Maria di Costantinopoli, alla quale promette il digiuno del martedì e lapenitenza delle sue colpe. Agli ultimi respiri, la donna sente una voce: «Nontemere figlia che già sei guarita, levati e vanne a riverire la tua liberatrice Maria;osserva quanto hai promesso ed emanda sopra ogni altra cosa i tuoi sozzicostumi» (Toro I). Vicino Avellino «avendo partorito una donna un figliomaschio e sospettando il marito che non fosse parto da sé generato, determinòcon barbaro decreto occidere

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la madre ed il figlio e col sangue di ambedue lavare le macchie sognate dallasua cieca gelosia; onde avventossele con un pugnale nelle mani. A tal pericoloinvocò la Vergine di Costantinopoli la innocentissima donna, quando il ferropiegossi, come se fosse di cera ed il bambino appena nato miracolosamenteparlando proferì questi accenti: padre caro non offendere la mia madre perchéella è innocente ed io son tuo vero e legittimo figlio. Al raddoppiato miracolo ilgenitore, liquefacendosi in lagrime, domandò perdono alla moglie, né ilbambino parlò più fino all'età atta a parlare» (Gemini II). A Capurso «un certoartista nativo di Bari» decide di uccidere la moglie ingiustamente sospettata diadulterio e con il pretesto di andare a venerare la Vergine del Pozzo la conducefuori di casa. Durante la notte, in un casolare abbandonato tenta di accoltellarla.Atterrita, la donna invoca S. Maria del Pozzo e il marito «sentì da invisibilemano strapparsi dalla destra il pugnale». La mattina seguente, giunti a Capursoper rendere le dovute grazie alla Vergine, trovano sull'altare della chiesa ilcoltello (Scorpione III). Nel luglio del 1704 la devota Giovanna Gozza vieneridotta in fin di vita dal marito che «essendo di scellerata indole o mal gradendoper i suoi iniqui fini la sua compagnia o per fantastica gelosia che colorisce peradultera una donna dabbene, pensò sciogliersi da questo vincolo a lui di noiacol darle la morte, benché innocentissima». Giovanna non scampa, ma prima dispirare, chiamando la Vergine Addolorata, riesce ad ottenere la confessione edil perdono da un sacerdote casualmente di passaggio (Vergine V). Gli episodi incui la Vergine punisce i sacrileghi non sono numerosi a vantaggio della suaimmagine misericordiosa e materna. Esemplare a questo proposito la vicendadi S. Maria della Misericordia, venerata in Mesagne. L'effigie della Vergine, untempo denominata S. Maria delle Olive, resta livida in volto a causa dell'ira diun giocatore che, avendo perso la partita, le scaglia contro una delle sue bocce.Il peccatore viene mandato alla forca e, in memoria del prodigioso evento, laconclusione capitolare del 20 aprile 1579 decide di titolare l'immagine S. Mariadella Giustizia. Poco tempo dopo, nel luglio dello stesso anno, un'altraconclusione capitolare muta il nome della Vergine in S. Maria della Misericordiaperché, sostiene Montorio, «non conveniva un titolo che porta seco severità,non confacente alla Madre di Dio che è stata conosciuta sempre inclinatissimaalla clemenza» (Libra VIII). Pertanto nello Zodiaco le punizioni sono sempreraccontate per accrescere la gloria e la risonanza delle virtù miracolistichemariane. Infatti è sufficiente a credere prodigiosa S. Maria del Monte Verginesapere che non vuole sul monte cibo di carne o latticini, né «candele di sevo, nécapelli unti di grasso, perché facendo

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il contrario immediatamente s'intorbida l'aria, cadono saette, piogge e grandini,in modoché par dovere in quel punto rovinare il mondo e nello stesso puntoquanto si è portato di grasso s'inverminisce [ ... ] Le donne che portano unti icapelli restano in quello istante immobili, finché rivelando il loro difetto ai piedidegli stessi padri loro li fanno tagliare e mol ben esporgati s'appendono nelladetta cappella» (Gemini II). A Belcastro un giovane scaglia una pietra control'effigie della Vergine dipinta soto un arco nell'atto di allattare il figlio. Dal senodi Maria sgorga subito sangue, ma il sasso torna al percussore, colpendoloviolentemente in viso. A tal miracolo il giovane chiede perdono e implora laVergine di toglierli la cicatrice dal volto. Viene esaudito, ma il segno, per divinavendetta resta sulla guancia del suo figliolo, a vista di tutti (Vergine I). Il 3Maggio 1557 un sacerdote, tale don Francesco Alfonsi, diretto a caccia dicolombi con la sua balestra, si rifiuta di aiutare i religiosi del santuario intentispostare la sacra effigie mariana per meglio sistemarla. Francesco inventa unascusa, ma la Vergine per punirlo gli spezza la corda del suo arco, (Vergine III).Una donna di Bitonto, cieca, recupera la vista grazie a S. Maria del Pozzo diCapurso a cui dona i suoi orecchini. Tornata al paese, racconta ad una parentedel prodigio, lamentandosi, tuttavia, della perdita dei monili. Il mattinoseguente, al risveglio, trova gli orecchini sul cuscino, «ma non poté vederli,essendo i suoi occhi aridi in modo che non aveano la forma di prima»(Scorpione III). Peggior sorte tocca ad Aurelia del Prete, una donna «di pocobuoni costumi e quel che era peggio, bestemmiatrice», abitante nella terra di S.Anastasia. Il giorno della festa di S. Maria dell'Arco del 1500, la donna,portando con sé un porcello, si reca dalla Vergine per offrirle un voto in cera insegno di una ricevuta grazia. Spaventato dalla folla, il maialino fugge ed Aureliacade nell'inseguirlo, bestemmiando la chiesa di Maria. Dopo un anno, come ilmarito le aveva predetto, alla donna le si staccano i piedi. Aurelia e il maritotentano di dare loro sepoltura, ma la Vergine si oppone, impedendo la loroestrazione dal canestro in cui erano stati riposti. Reso noto il prodigio, perrendere i dovuti onori a Maria, i piedi vengono esposti dinanzi la cappella(Ariete XXXV). Più bonariamente, a Bari S. Maria del Deserto, dignitosamentevenerata in una piccola chiesa a due miglia dalla città, sposta la sua immaginenella parte superiore della nicchia nella quale è dipinta per sfuggire al bacio diuna peccatrice. La donna, una serva, «quasi fosse invidiosa che la padronabaciasse prima di sé la miracolosa effigie», si era accostata per prima alla pittura,precedendo in tal modo la signora in preghiera (Scorpione II).

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«E perché può ben servire di documento a chiunque leggerà questolibro» Montorio narra «ciò che fece la Vergine per dichiarare qual rispetto eriverenza devesi alla chiesa e al sagrificio tremendo della messa». Ad Ostuni,nella chiesa di S. Maria della Stella, sul tetto della quale la Vergine è stata vistapiù volte passeggiare vestita d'azzurro, una donna «essendo gravida, mentreascoltava la messa, prese da se stessa licenza di starvi a sedere». Le apparveallora Maria che, tirandola per un braccio, le disse: «La messa si ascolta inginocchioni e non a sedere». Ammonimento per tutti, spiega Montorio:«imparino da ciò coloro che con tanta irriverenza si portano alla casa di Dio esenza alcuna necessità ascoltano la messa sedendo, come se stassero in una casada festino e non nel tempio del Signore; come se assistessero ad una commediae non al sagrificio incruento del Figlio di Dio, alla presenza del quale siprostrano gli angeli: onde pensino bene, qual pena loro starà riserbata per laloro sfacciataggine» (Libra XXVII).

Gli ex voto

La stella dello Zodiaco si propone al devoto come la documentazioneletteraria della storia taumaturgica della Vergine venerata nel particolaresantuario, visualizzata all'interno della chiesa dall'esposizione degli ex voto che ilfedele ammira in occasione della visita al santuario e riportata nella stella dopola leggenda di fondazione a dimostrazione della continuità del valoremiracolistico della sacra effigie. Montorio tiene infatti ad evidenziare che «Marianon manca dalla sua parte di dispensare di continuo ai suoi divoti le sueprodigiose grazie» (Ariete XVIII). Anche quando non possiede notizie in meritosa che i miracoli operati sono cosi numerosi da renderlo purtroppo «mendiconella stessa abbondanza» (Libra VIII) e, sostiene non senza una certa ironia,talvolta i prodigi mariani sono stati così numerosi che «stancarono la mano dichi dovea registrarli» (Capricorno IX). Può però accadere che i registri siano «itia male», come quelli di S. Maria dell'Arco di Napoli, di cui l'Autore narra duesole grazie e la cui principale fonte della stella è costituita da un processo acarico di un dilapidatore di elemosine, registrato nell'archivio dell'arcivescovadodi Napoli (Ariete XV). Per la stella dedicata a S. Maria Incaldana diMondragone Montorio sopperisce alla mancanza di informazioni (la chiesa èstata incendiata dai maomettani e tutto è andato disperso tranne l'immagineprodigiosamente salvatasi), ricordando i miracoli da lui stesso narrati

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in un panegirico della Vergine, quando nel 1692 predicò a Mondragone laQuaresima (Ariete XXIII).

Talvolta la testimonianza del miracolo di fondazione è nel qua custoditonel santuario. Nella relazione del reverendo Antonio Figliola, parroco di S.Giorgio di Somma, Montorio legge che la prodigiosa storia di cui fuprotagonista il vecchio Giancamillo Fusco, è attestata «per eterna memoria diquanto avvenne» in un quadro esposto nella chiesa di S. Maria del Pozzo. Ilnostro Autore può quindi sostenere che «da quella pittura si conosce non esserealtrimenti favoloso, ma vero quanto fin ora abbiamo narrato» (Ariete XXXIV).

Nella stella dedicata a S. Maria a Parete di Liveri Montorio narra che lastoria della pastorella a cui apparve Maria «è così accertata presso quel popoloche senza alterazione di circostanze è stata tradotta da padri a figli da più secolifino ai nostri tempi. Oltrecché alla detta miracolosa immagine sta dipinta tuttala detta storia, quale pittura, quantunque faccia continua testimonianza dellaverità del fatto prodigioso viene non però corroborata da un'antica iscrizioneposta sul frontespizio di detta chiesa» di cui riporta il testo (Ariete XXXVII).Nella storia di S. Maria del Refugio, venerata a L'Aquila, l'Autore concludeaffermando che «quanto fin ora si è raccontato, leggevasi in un quadro finoall'ultimo tremuoto del 1703, e con poco divario leggesi nella storia sagradell'Aquila composta da Gian Gioseppe Alfieri che si conserva manoscrittapresso i suoi eredi ed a me trasmessane la copia dal vicario capitolare»(Capricorno IV).

Ad attestare la guarigione dei baresi dall'epidemia di peste del 1656 cheportò la città alla perdita, in poco meno di un anno, di circa diecimila persone,il prezioso tesoro d'oro e di argento donato dai fedeli a S. Maria diCostantinopoli, quando, il primo martedi di marzo del 1657, giorno festivodella Vergine, «cadde dalla mano della morte la falce crudele». Il miracolo fugiustamente registrato «non in carta corrottibile, ma in tavole di bronzo pereternare la memoria nei posteri» (Scorpione I).

Nello Zodiaco Montorio elabora pertanto i dati forniti da testimonianzedirette, dai libri devozionali, dai dipinti e dalle iscrizioni esposti in chiesa.Accanto a queste fonti, la ricostruzione della storia taumaturgica dell’ immaginesi basa anche sulla lettura degli ex voto affissi nella cappella mariana.

Gli ex voto, emblemi dell'esigenza dell'uomo di sentirsi assistito da unaforza soprannaturale alla quale, rivolgendosi nel momento di massima urgenza,promette la testimonianza della propria riconoscenza, rappresentanoun'ulteriore forma di partecipazione del devoto alla tradizione cultua-

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le. Egli infatti si assicura la propria presenza nel santuario attraverso la prova digratitudine per la speciale protezione di cui gli è consentito usufruire49. L'analisidegli ex voto fornisce una serie di informazioni di notevole interesse per laricostruzione storica delle aree di provenienza e costituisce un elementofondamentale nello studio delle forme religiose fornendo la documentazionedella visione del mondo terreno e di quello divino delle società a cui siriferiscono. Il dono testimonia un comportamento del fedele di antichissimaorigine e di grande diffusione e attesta la familiarità del devoto con l'immaginevenerata, il suo rapporto immediato e corrente. Difatti, sostiene Bronzini, «laquotidianità, come forma consunta e sottomessa del vivere, è condizione per ilmanifestarsi del miracolo. Sono le situazioni più comuni, occorse ed occorribilinel tempo meno libero e nel luogo più consueto che fanno sentire all'uomo lasua finitezza [ ... ] e quindi il bisogno del soccorso soprannaturale»50.

Indissolubilmente legati al pellegrinaggio e al santuaruio, gli ex votocostituiscono la documentazione tangibile della storia taumaturgica dell'effigiesacra e della relativa tradizione devota che vive nella speranza del continuomiracolo. Il singolo ex voto acquista valore e significato religioso solo inriferimento al prodigio della prima apparizione a cui è legato il culto. Il fedele èconsapevole di non essere un privilegiato e di far parte della serie di miracolatiil cui modello è rappresentato dal primo testimone dell'epifania. La suatestimonianza espone pubblicamente le virtù salvifiche della Vergine ed è unatto obbligato, a lui esplicitamente richiesto51. Al piccolo Prospero la verginedell'Arco gli appare dicendogli: «Fatti portare a casa mia che ti farò la grazia»(Ariete XV). Un atto di fede e gratitudine che rappresenta anche una «preghieravisibile, un ringraziamento registrato»52, comportamenti peraltro codificati nelsistema di vita____________

49 - Cfr. P. TOSCHI, L'arte popolare negli ex voto, in Id., Saggi sull'arte popolare,Roma, Ed.i It.e, 1945, pp. 45-53; G. B. BRONZINI, Fenomenologia degli ex voto, cit.; Id.,«Ex voto» e cultura religiosa popolare. Problemi d'interpretazione, «Rivista di Storia e LetteraturaReligiosa», XV, 1979, pp. 3-27; Id., Stratigrafia dei piani di storicità dell'ex voto dipinto e deipossibili livelli di analisi, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», XXIII, 1987, pp. 128-132;E. ANGIULI, Puglia ex voto, cit.; PITTURA votiva e stampe popolari, cit., alla cui ampiabibliografia si rimanda.

50 - G. B. BRONZINI, Fenomenologia dell'ex voto, cit., p. 253.51 - Ivi, p. 255.52 - Ibid.

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delle società agricole, a cui il fenomeno dell'ex voto si collega nei suoi livelli dianalisi antropologica, morfologica e territoriale53.

Le didascalie che accompagnano le tavolette e che informano suiprotagonisti del caso prodigioso, fornendo utili dati a chi si propone una letturacritica degli ex voto in mostra, possono essere ridondanti rispetto al dipinto,oppure esprimere lo stato d'animo del fedele ricco di meraviglia e stupore perl'avvenuto miracolo. La scrittura non sostituisce il valore testimoniale dellaraffigurazione, ma la personalizza, accrescendone l'emotività. Insieme, essesembrano provocare l'intervento divino poiché «l'invenzione dell'ex voto nascee si sviluppa con l'episodio, precedendo la sua effettiva composizione»54.

Il santuario è il «contenitore naturale» di ex voto attinenti ad un'unica ecomune entità sacra, visualizzata dall'icona, emblema a sua volta caratterizzantedella serie esposta55. La ricostruzione della storia dell'immagine, prescindendodai documenti d'archivio e dalle testimonianze storiche e letterarie, può esserequindi condotta attraverso l'analisi delle tavolette e in generale dei voticonservati nel santuario.

Di doni in cera, tavolette, raffigurazioni di parti anatomiche, cuori inargento, abiti, gioielli, omaggi in natura e animali dati alla Vergine in segno digrazia ricevuta, abbiamo notizia da Montorio nella sua opera. Nella pagina dellibro viene così trasferita la storia taumaturgica dell'effigie: la descrizione dellaraffigurazione di Maria e del Bambino, negli atteggiamenti e nei colori, ilracconto del prodigioso ritrovamento e la pubblicazione delle sue eterne virtùattraverso un processo che recupera il livello artistico, comunicativo e narrativodel dipinto in chiesa, sia esso sacra effigie che tavoletta votiva. Per un processospontaneo il lettore può individuare visivamente scene di vita, pericoli scampati,miracoli avvenuti: l'Autore narra le fasi del prodigio dall'occasione del bisognoall'invocazione e al rimedio.

Così la lettura di una tavoletta affissa sulla destra dell'altare maggioredella chiesa di S. Maria a Parete racconta l'esperienza di un uomo che «essendocondannato alla vergognosa morte di forca per non so qual delitto, mentre ilboia gli diede l'ultima spinta invocò la beatissima Ver-____________

53 - Cfr. G. B. BRONZINI, Stratigrafia dei piani di storicità dell'ex voto cit.54 - ID., Fenomenologia dell'ex voto, cit., p. 260.55 - P. CLEMENTE, La ricerca della grazia. Tutela pubblica e comprensione intellettuale

degli ex voto, cit., p. 21.

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gine a Parete e fu subito esaudito, rompendosi il capestro; perlocché ottennedai giudici in dono la vita onde egli andò a ringraziarne la sua benedettabenefattrice». Dei numerosi miracoli operati dalla suddetta Vergine non c'èaffatto traccia perché non furono registrati: ne fanno testimonianza le tabelle e ivoti, «dei quali si è presa confusa notizia». Per esempio «nella lunga serie deglianni» si è mantenuto intatto un fantoccio di paglia sospeso ad una trave da unmuratore graziato. Nella stella è inoltre riportata integralmente la didascalia diuna tabella: «Al 1534 a dì 3 di aprile io conte de Santo Valentino e Parmafacendo cavare li pedamenti de lo mio palaggio a Parma, essendo stato cavatosotto 14 palmi e casca parte dello pedamento de la ripa, e coperse tre huominisotto ed io invocati a S. Maria Apparete, de subito cavati vivi, la quale sialodata» (Ariete XXXVII).

Talvolta è sufficiente sostenere che «vi è un'infinità di tabelle chependono a perpetua ed autentica memoria dalle mura di quella chiesa» perattestare le glorie mariane (Ariete XIX). Nella chiesa di S. Maria di Monte Sagrosi vedono «tabelle votive di legno, di argento e d'oro, oltre infinite membraformate di cera» e la chiesa è circondata da «accese cerette» portate dai devotiche, benedette, proteggono dai fulmini e dalle tempeste, soccorendo anche lapartorienti in difficoltà. Tra i voti, uno in particolare: una catena di ferro, dallaquale, grazie alla Vergine, uno schiavo cristiano in mano ai turchi fu liberatosentendosi «miracolosamente riportato alla sua patria» (Toro VII).

Che l'immagine di S. Maria della Motta venerata in Bisignano siaprodigiosa, «non può negarsi, facendone testimonianza i voti appesi ed i registricopiosi che ivi si conservano. Qui non però per sfuggire la prolissità»,Montorio narra undici miracoli «dei più classici e più moderni dei quali potrassida chi legge far conseguenza degli altri». Fra questi la storia di don GiovanniBoscarelli che, libero dal dolore di testa di cui era stato vittima per quindicigiorni, affigge una tabella nella chiesa (Leone V).

Dei miracoli di S. Maria delle Armi, in Cerchiara, si è persa notiziaperché il catalogo della chiesa, dato ad un gentiluomo che intendeva farlostampare, è andato disperso. Montorio «per soddisfare al devoto desiderio dichi legge» ne narra alcuni ricordando che le grazie elargite a don Pietro Antoniodi Sanseverino della casa di Bisignano e al suo schiavo, sono attestaterispettivamente da un'iscrizione che ricorda i doni di don Pietro (un mulocarico di denaro e la costruzione di un palazzo accanto la chiesa) e dalla testa incera, simile a quella dello schiavo, «che ancora ivi conservasi» (Leone VII).

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A Belcastro un infermo miracolosamente guarito fa dipingere la soffittadella chiesa di S. Maria della Sanità iscrivendovi «VOTUM FECIT» e ponenella cappella una tabella in cui è raffigurato il suo miracolo (Vergine I).

L'antica e splendida tavola di S. Maria del Fonte, in cui Maria appareavvolta in un manto azzurro stellato, e la cui tradizione narra che giunse a Trani,probabilmente nel giorno di sabato santo, «dentro una fonte di marmo di granpeso, sopra la schiena di uno smisurato pesce», è tenuta in gran considerazioneda tutta la città «che venera ossequiosa con tenerezza divota la detta effigiequotidianamente». Nei nove sabati che precedono la Pasqua, «dall'aurora fino ache tramonta il sole, è un continuo flusso e riflusso dell'uno e l'altro sesso checoncorrono a riverire la sacra immagine di nostra Signora». In quei giorni siaccendono nove lampade dinanzi l'effigie, si ascolta la messa, si recitano lelitanie che si concludono sempre con la supplica «Santa Maria Fons gratiarumora pro nobis». S. Maria del Fonte è venerata nella chiesa dei carmelitani e la suaimmagine è posta nella cappella di destra insieme alla fonte in cui fu ritrovata ea un pezzo di osso del pesce sul quale viaggiò fino alla costa di Trani. E’prodigiosa in occasione delle piogge, ma dei suoi miracoli non c'è registro. Perla sua storia si propone utile la descrizione di alcune tabelle votive. L'immagineè difatti posta «dentro un gran quadro e per esso trasparisce come da unafinestra e tiene nei cantoni espressi in pittura alcune tabelle votive». In una sivedono «quattro ciechi ginocchiati ed oranti avanti la Vergine e vi si leggonoqueste parole: Libera quattro ciechi». In un'altra è dipinto un uomo che cade dacavallo e reca la scritta: «Libera un cascato da cavallo»; nella terza «tre personeginocchiate dalle bocche dei quali escono a truppa molti e deformi spiritiinfernali col motto: Libera tre spiritati»; nella quarta sono dipinti «tre uominitrapassati da freccie colla sottoscrizione: Libera tre uomini frecciati dai turchi»;nella quinta si vede «un infermo nel letto in atto di orare e vi si legge: Libera uninfermo da morte»; nella sesta è dipinta «una nave agitata dalle onde tempestosedel mare e vi è scritto: Libera una nave dalla fortuna». Altre tabelle si vedonosul muro laterale della cappella e portano la scritta V. F. G. A. a testimonianzadel valore prodigioso di S. Maria del Fonte (Scorpione V).

«Tra scampati di evidenti pericoli di morte uno fu d. Raimondo Orsino,già duca di Gravina nel 1439. Trovandosi egli assaltato da molti nimici e conprossimo pericolo di perdere la vita soperchiato, né vedendo altro scampo perliberarsene, ricorse di cuore alla Madre di Dio che sotto il titolo dei Martiri inMolfetta si adora e di cui era divotissimo e ne ottenne la grazia: perché trovossisenza saper come fuori del pericolo. Andò egli

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di persona a Molfetta a soddisfare al suo voto, portandosi una sua statoa dilegno genoflessa che si vidde fino all'anno 1700 con un'altra di una sua figliuola,in memoria di un'altra grazia da quella ricevuta, scrivendovi sotto tutto quantos'è detto» (Scorpione XII).

S. Maria delle Grazie di Francavilla, efficace contro le violenti grandinate,ha salvato nel 1628 Andrea d'Ancona, in pericolo di naufragio con la sua nave,come attesta la tabella (Sagittario V). Fra le numerose tavolette di S. Maria dellaCona, nella chiesa ad un miglio distante da Civitella Casanova, si vede quella diCatarina scampata miracolosamente ad una tempesta di neve (Capricorno XV).

L'elenco potrebbe continuare, ma qui importa soprattutto considerareche come la pubblicazione del miracolo nel santuario attraverso la mostra degliex voto non fa perdere l'individualità all'offerente, attestando piuttosto il suobisogno di «riconoscimento collettivo del fatto», la sua esigenza di vedersiriconoscere «lo straordinario dell'evento quotidiano e con esso il ruolo che egliha avuto di protagonista e però anche di testimone in senso cristiano»56, cosìnello Zodiaco egli è al tempo stesso eroe, protagonista e testimone del miracolomariano.

Nell'opera di Montorio il primo livello di presenza del devoto è quellomitico di mediatore, ossia di tramite tra la richiesta di venerazione manifestatadalla Vergine e l'invocazione collettiva, il bisogno sociale di protezione. Aquesto livello è l'eroe della fiaba a cui è affidato il compito di realizzarel'equilibrio religioso e sociale. Lo ritroviamo più umano, nelle vesti del favoritodei successivi interventi mariani: il suo recupero tutto terreno è proprio neimiracolati di cui Montorio si preoccupa di fornire notizia. Questo processoprosegue la leggenda nella storia vera del locale culto - quella delle circostanzedella vita in cui ognuno può avvertire l'esigenza di rivolgersi a Maria - e libera lafigura del devoto dal vincolo del modello del mediatore, concretizzandolo efacendo così tornare a vivere nel miracolato di ogni giorno.

Il valore del culto mariano come cosa utile ai bisogni della vita è dunqueattestato e offerto al lettore dal domenicano Montorio ad un ampio livellosociale (se ne evince l'interclassismo del culto) e non nel privatistico rapporto trala Vergine e il fedele. Difatti è la massa dei fedeli che garantisce il perdurare delclima taumaturgico consentendo alla collettività____________

56 - G. B. BRONZINI, Stratigrafia dei piani di storicità dell'ex voto, cit., p. 130.

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di usufruire dell'assistenza mariana, e ad una devozione di massa mira la Chiesameridionale del Sei e Settecento.

ARIETE (Terra di Lavoro)I: S. Maria del Principio nella chiesa di S. Restituta [Napoli], pp. 7-18.II: S. Maria della Sanità in questa città di Napoli, e nella sua propria

chiesa sotto la cura dei padri predicatori, pp. 19-31.III: S. Maria Intercede che si venera nella chiesa di S. Agnello di Napoli

canonici regolari detti del Salvatore, pp. 31-36.IV: S. Maria della Bruna nella regal chiesa del Carmine maggiore di

Napoli pp. 36-41.V: S. Maria di Piedi Grotta dei padri canonici regolari lateranensi in

Napoli pp. 41-45.VI: S. Maria Maggiore, detta della Pietra Santa dei padri chierici regolari

minori [Napoli], pp. 45-47.VII: S. Maria di Costantinopoli in Napoli, pp. 48-52.IX: S. Maria della Vita dei padri carmelitani nel borgo delle Vergini

[Napoli], pp. 56-60.X: S. Maria dell'Agnone nella chiesa di S. Gaudioso di Napoli delle

monache basiliane, pp. 61-66.XI: S. Maria dei Miracoli nella chiesa di S. Maria della Provvidenza delle

monache del terz'ordine di S. Francesco d'Assisi nel borgo della Montagnola diNapoli, pp. 67-75.

XII: S. Maria dello Aiuto nella strada dei coltrari in Napoli, pp. 75-79.XIII: S. Maria della Perseveranza fuora le mura di Napoli, pp. 79-82.Stelle informi: varie immagini di Maria sempre Vergine dentro e fuori le

mura di Napoli, pp. 82-90: I: S. Maria della Pietà volgarmente detta dellaPietatella nella sua chiesa in piazza S. Domenico Maggiore, a Napoli, pp. 82-83.

XV: S. Maria dell'Arco in Miano casale di Napoli dei padri domenicani,pp. 93-97.

XVI: S. Maria del Carmine nella Torre del Greco dei padri dello stessoordine [domenicano], pp. 97-105.

XVII: S. Maria delli Sulici o Surici in S. Maria di Capoa terra dellamedesima città, pp. 105-110.

XVIII: S. Maria di Gerusalemme nel monte Tifata dei servi di Mariadiocesi di Capua, pp. 111- 113.

XIX: S. Maria di Casaluce villa di Aversa dei padri celestini, pp. 113-120.XX: S. Maria di Campiglione in Caivano villa d'Aversa dei padri

predicatori, pp. 120-122.

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XXI: S. Maria volgarmente detta a Pisciarello poco distante dalla città diCarinola, pp. 123-126.

XXII: S. Maria delle Grazie nella medesima diocesi [Carinola], pp.126-128.

XXIII: S. Maria in Caldana in Mondragone della diocesi di Carinola, pp.129-131.

XXIV: S. Maria del Colle nel territorio della città di Fondi, pp. 132-135.XXV: S. Maria del Piano delle Fratte territorio della città di Gaeta, pp.

136-141.XXVI: S. Maria della Civita nella terra d'Itri diocesi di Gaeta, pp.

141-146.XXVII: S. Maria degli Angioli dei padri francescani della città di Traetto

diocesi di Gaeta, pp. 147-149.XXVIII: S. Maria di Dattoli in Rocca Monfina dei padri minori nella

diocesi di Teano, pp. 149-153.XXXII: S. Maria della Libera nella terra di Cerreto, S. Maria della

Foresta in Castel Vetere della stessa diocesi di Telese, pp. 164-165.XXXIV: S. Maria a Castello nel territorio di Somma, pp. 168-172.XXXV: S. Maria dell'Arco nella terra di Santa Anastasia diocesi di Nola

dei padri predicatori, pp. 173-180.XXXVI: S. Maria della Pietà o della Scala, con due altre informi in

Ottajano, diocesi di Nola, pp. 181-186.XXXVII: S. Maria a Parete dei canonici lateranensi [Liveri], pp. 186-189.XXXIX: S. Maria a Vico nel casale che porta lo stesso nome e nella

chiesa dei padri predicatori, pp. 192-195.XL: S. Maria di Monte di Core dei padri conventuali detti quintini, pp.

196-197.XLI: S. Maria della Lovra ed altre informi nella città di Massa Lubrense,

pp. 198-201.XLIV: S. Maria della Forma nella terra dell'Isola con altre informi nella

stessa diocesi di Sora, pp. 210-214.

TORO (Prencipato inferiore)I: S. Maria di Costantinopoli dei padri agostiniani nella città di Salemo,

pp. 222-228.III: S. Maria della Consolazione nella terra di Solofra diocesi di Salerno,

pp. 233-238.IV: S. Maria a Mare nella terrà di Majuri diocesi di Amalfi, pp. 238-244.VI: S. Maria delle Grazie nella città di Acerno, pp. 249-252.VII: S. Maria di Monte Sagro vicino alla terra di Novi nel Cilento,

diocesi di Capaccio, casa dei padri celestini, pp. 253-257.IX: S. Maria della Libera nell'isola di Capri, pp. 262-265.X: S. Maria a Puzzano nella chiesa dei padri minimi della città di Castello

a Mare di Stabia, pp. 265-268.XI: S. Maria Mater Domini, nel territorio di Nocera dei Pagani sotto la

cura dei padri basiliani, pp. 269-276.

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XII: S. Maria del Carmine nella medesima città di Nocera, pp. 277-281.XIII: S. Maria dell'Olmo nella città della Cava, pp. 281-286.XIV: S. Maria Avvocata dei Peccatori nella stessa città della Cava, pp.

286-294.XV: S. Maria del Ponte fuori le mura di Marsico Nuovo, pp. 294-298.XVI: S. Maria del Monte nella terra di Viggiano della diocesi di Marsico

Nuovo, pp. 298-302.XVII: S. Maria di Avigliano nel teritorio della città di Campania, pp. 303

309.

GEMINI (Prencipato ulteriore)II: S. Maria di Monte Vergine dei padri della congregazione di S.

Goglielmo, della diocesi di Avellino, pp. 318-330.IV: S. Maria delle Grazie in Castelvetere terra della diocesi di

Montemarano, pp. 333-338.V: S. Maria del Soccorso nella terra di Castel di Franci della stessa diocesi

[di Montemarano], pp. 338-344.VII: S. Maria della Pietà nella terra di Bagnulo della diocesi di Nusco, pp.

347-348.VIII: S. Maria di Fontigliano della medesima diocesi di Nusco, pp.

349-350.IX: S. Maria delle Fratte di Castello della Baronia della diocesi di

Trevico, pp. 351-358.X: S. Maria di Monte Taburno dei padri domenicani [Airola], pp.

356-359.

CANCRO (Basilicata)I: S. Maria del Sagittario in Chiaramonte diocesi di Anglona e Tursi, pp.

361-365.III: S. Maria del Principio con altre cinque nella città di Lavello, pp.

368-371.

LEONE (Calabria inferiore)I: S. Maria del Serrone nella città di Montalto diocesi di Cosenza, pp.

373-379.II: S. Maria Archeopoeta nella cattedrale di Rossano, pp. 379-383.III: S. Maria della Pietà nel duomo di Rossano, pp. 383-385.IV: S. Maria del Patirion nella chiesa dei padri basiliani nel territorio di

Rossano, pp. 385-388.V: S. Maria della Motta nella città di Bisignano, pp. 389-393.VII: S. Maria delle Armi nella terra di Cerchiara nella diocesi di Cassano,

pp. 402-408.VIII: S. Maria della Consolazione nella terra di Rotonda diocesi di

Cassano, pp. 408-412.

VERGINE (Calabria ulteriore)I: S. Maria della Sanità fuori le mura di Belcastro, pp. 422-424.

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II: S. Maria della Pietà nella città di Belcastro ed un altra nel duomo, pp.424-426.

III: S. Maria Annunziata nella propria sua chiesa in Belcastro, pp.426-428.

IV: S. Maria del Capo nella città di Cotrone, pp. 429-432.V: S. Maria Addolorata nella città di Nicastro, pp. 433-439.VIII: S. Maria delle Grazie nella chiesa dei padri francescani della città di

Nicotera, pp. 442-444.IX: S. Maria di Romania nella cattedrale della città di Tropea, pp.

445-448.X: S. Maria delli Crochi di Castelvetere [Caulonia] diocesi di Gierace, pp.

448-450.XI: S. Maria della Renda, o Sinopoli terra di questo nome, diocesi di

Mileto, pp, 451-455.

LIBRA (Terra d'Otranto)I: S. Maria di Otranto nella città di questo nome, pp. 457-461.II: S. Maria del Casale fuori le mura di Brindisi, pp. 461-465.III: S. Maria del Ponte nella città di Brindisi, pp. 465-467.IV: S. Maria Mater Domini nel territorio di Brindisi, pp. 467-470.VII: S. Maria in Bettelemme, ovvero della Sanità nella medesima terra

[Mesagne], pp. 477-479.VIII: S. Maria della Misericordia fuori le mura della stessa terra

[Mesagne], pp. 480-482.IX: S. Maria Mater Domini fuori le mura della stessa terra [Mesagne],

pp. 482-487.X: S. Maria di Leuca detta di Finibus Terrae nella diocesi di Alessano,

pp. 488-498.XII: S. Maria dell'Aiuto nella città di Castellaneta, pp. 500-501.XIV: S. Maria del Pesco, o della Luce fuori le mura della stessa città

[Castellaneta], pp. 502-504.XXI: S. Maria della Fontana nella terra di Francavilla diocesi di Oria, pp.

517-520.XXIII: S. Maria di Galaso nella terra detta Torre di S. Susanna diocesi di

Oria, pp. 526-529.XXIV: S. Maria di Cutrino vicino la terra di Laziano diocesi di Oria, pp.

529-533.XXVII: S. Maria della Stella nella medesima città di Ostuni, pp. 537-540.XXVIII: S. Maria di Belvedere vicino Carovigno terra della diocesi di

Ostuni, pp. 541-542.

SCORPIONE (Provincia di Bari)I: S. Maria di Costantinopoli nella cattedrale della città di Bari, pp.

544-549.II: S. Maria del Diserto nel territorio della stessa città di Bari, pp.

549-551.

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III: S. Maria del Pozzo in Caporso della diocesi stessa di Bari, pp. 551-553

V: S. Maria del Fonte nella chiesa dei carmelitani della città di Trani, pp. 554-557

VI: S. Maria dei Miracoli nel territorio della città di Andria, pp. 557-567 VII: S. Maria della Pietà nella medesima città di Andria, pp. 568-570. XII: S. Maria dei Martiri fuori le mura della città di Molfetta, pp.

578-584 XIII: S. Maria della Madia nella cattedrale della città di Monopoli, pp.

584-588.

SAGITTARIO (Abruzzo citeriore) II: S. Maria Mater Domini nella medesima città di Chieti, pp. 595-596. V: S. Maria di San Pietro nella città di Chieti, pp. 590-594. VII: S. Maria del Ponte nella città di Lanciano, pp. 610-616.

CAPRICORNO (Abruzzo ulteriore) I: S. Maria dei Santi quattro Martiri nella città dell'Aquila, pp. 625-630. V: S. Maria del Refugio dei padri riformati di S. Bernardo nella stessa

città [L'Aquila], pp. 633-635. VI: S. Maria della Croce di Rojo diocesi dell'Aquila, pp. 637-639. VIII: S. Maria dell'Arco nella terra di Civita Retenga della stessa diocesi

[dell'Aquila], pp. 641-644. IX: S. Maria di Costantinopoli nella medesima diocesi dell'Aquila, pp.

644-649. XI.XII.XIII: S. Maria del Popolo, S. Maria delle Grazie ed un'altra senza

nome nella città e ristretto di Cività Ducale, pp. 654-656. XIV.XV.XVI: S. Maria delle Grazie, S. Maria della Cona, ed altra delle

Grazie nella città e diocesi di Cività di Penne, pp. 657-659.

AQUARIO (Contado di Molise) III: S. Maria delle Grazie nella diocesi di Trivento vicino Castiglione, pp.

668-670. IV: S. Maria di Libera nella chiesa dei padri predicatori di Cerze Mag-

giore, pp. 670-671. V: S. Maria dè Stampatis, ovvero della Pace nella terra di Morcone, pp.

671-677.

PESCI (Provincia di Capitanata) I: S. Maria Maggiore nell'antica cattedrale di Siponto, oggi Manfredonia,

pp. 679-685. II: S. Maria Sipontina dentro la stessa antica cattedrale di Siponto, pp.

686-687. IV: S. Maria dell'Orto nel monistero di S. Chiara di Manfredonia, pp.

690-694.

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IX: S. Maria del Carmine di Torre Maggiore diocesi di S. Severo, pp. 709-710.

XI: S. Maria Icone Vetere nella diocesi di Troia, pp. 720-723. XII: S. Maria Incoronata nelle campagne di Foggia, pp. 723-728.

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Tav. II^ - Pesci, segno zodiacale della Capitanata

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STELLA I* Santa Maria Maggiore nell'antica cattedrale di Siponto, oggi Manfredonia [ ... ] Nell'antica cattedrale, che sta un miglio distante dalla nuova città,

conservasi, e si venera la miracolosa immagine di S. Maria Maggiore [ ... ]. La santissima immagine non è dissimile dall'altre, che sono riconosciute

per opere di S. Luca, ed è a mezzo busto, con fronte larga, naso lungo, occhi grandi, e tutto il volto bruno, il quale, quantunque sia cosi antico, apparisce co-me colorito da pochi anni [ ... ]. La pittura è sopra finissimo bisso collocato su grossa tavola di legno. Tiene il suo Bambino Giesù sopra il sinistro braccio a sedere, che stende le sue mani verso il volto della Vergine Madre, come se vo-lesse abbracciarla, il che apporta tenerezza insieme, e divozione. E per venire ai miracoli, questi sono tanti, e tali, che a narrarli tutti, vi bisognarebbono grossi volumi, onde per brevità se ne racconteranno alcuni più singolari, dai quali si farà argomento degli altri. [ ... ] circa quarant'anni a questa parte, una vecchiarel-la assai povera, e piagata da mezzo in giù, andò (come è costume di tutte le donne sipontine) alla detta chiesa a visitare la miracolosa effigie di Maria, ed ivi mentre faceva orazione, (permettendo ciò il Signore per far pompa di un gran prodigio) vide su l'altare un pezzo di tela finissima, e come che la povertà, e la fame le dettasse il togliere anche le cose dedicate a Dio per ristorarsi, se la prese celatamente, e portossela a casa [ ... ]. Ma perché, come si disse, era tutta piena di piaghe, e non avendo più tele da far fascie, ed altro a quello necessario si servì di quella rubata, quindi sfilandola, di quei sfilacci avvalsesi per medicarsi. Cosa maravigliosa! appena ebbe ella medicata una piaga, al tocco di quei sagri lini, restò guarita, e così successivamente una dopo l'altra chiudendosi, restò del tutto sana, come se mai avesse patito simile male. [ ... ]

[ ... ] un certo inquisito di non so qual delitto, né si sa come, introdottosi in chiesa, rubò il cassettino, nel quale conservavansi le limosine offerte dal po-polo divoto per li bisogni dell'altare di Maria: ma mentre egli voleva nasconde-re il furto, suo malgrado fu forzato a palesarlo, punito dalla Vergine con un subitaneo accidente, o mal caduco che lo fè cadere come morto in mezzo alla chiesa. Accorsero al caso, creduto naturale, molti del popolo ivi congregato, ed in particolare alcuni del clero per aiutarlo quanto allo spirituale dell'anima; ecco s'avviddero, ch'egli teneva in mano il detto cassettino, che conosciuto essere della Madre di Dio, gli fu ritolto, ammirando tutti la sua temerità: ma appena fu ____________

* I brani delle leggende relative, alla Provincia di Capitanata sono tratti da S. MONTORIO, Zodiaco di Maria, ovvero le dodici Provincie del Regno di Napoli, Come tanti Segni, illustrate da questo Sole per mezzo delle sue prodigiosissime Immagini, che in esse quasi tante Stelle risplendono, Napoli, tip. Severini, 1715 (edizione modema in preparazione).

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nelle mani di colui, a chi s'apparteneva di quel denaro la cura, il ladro senza ma-no alcuno rinvenne ai sensi, e confessò pubblicamente, ch'egli per quel furto era stato punito dalla Vergine, non avendo mai patito di simile male. Di quanto si è qui narrato fanno testimonianza tutti quelli, che si trovaron presenti, ed ora vi-vono. Una delle grazie più singolari, colle quali fa conoscere la Vergine la pro-tezione, che tiene di tutto quel popolo, e convicini, si è dare secondo il bisogno abbondanti le pioggie del cielo, le quali sono molto rare in quelle campagne [ ... ].

Non meno liberale sperimentano la Vergine i guardiani di pecore, di ca ed altri simili animali campestri, dei quali vengono, o sono in gran copia in quel-le parti, perché a prò di quelli, benché irragionevoli, per la fede dei padroni, fa loro sperimentare la sua potenza in tutte quelle disgrazie, alle quali sono sogget-ti. Per questa cagione grati alla Madre delle misericordie sogliono in un giorno determinato dell'anno offerirle le primizie dei loro armenti, e questi da un sa-cerdote apparato di sagre vesti sono unti in fronte coll'olio delle lampane, che incessantemente ardono avanti la prodigiosa effigie, e con quello, quasi contra-segnati coll'impronta della Vergine son preservati da tutti quei mali, che soglio-no in tal sorte di bruti cagionarsi da qualche intemperie di stagione […].

STELLA II

Santa Maria Sipontina dentro la stessa antica cattedrale di Siponto [ ... ] Sotto l'antica chiesa di Siponto [ ... ] adoravasi da immemorabile

tempo una statoa della Vergine, scolpita secondo l'uso di quei tempi col volto bruno ed occhi negri, e grandi, posta a sedere sopra una sede similmente di legno colla sua spalliera, e col Bambino Giesù parimente assiso nel seno della Madre, sopra di cui mostra ella appoggiare le mani. [ ... ]

L'anno dunque 1620, fu invasa da turchi la città di Manfredonia […]. Gli altari non restarono illesi da quelle sagrileghe mani [ ... ] e vilipesero le sagre immagini. Tra queste numerossi la sopradetta statoa di Maria, alla quale colle sciabole troncarono due dita della destra mano, cioè il pollice, e l'auricolare: né contenti d'averla così sfregiata, staccandola a viva forza dall'altare, tra l'altre rapine seco se la portarono trionfanti ai loro paesi. Non piacque però alla Ver-gine stare molto tempo tra quegli empi nimici della cattolica fede; onde da se stessa tornossene a quelle spiagge; e perché fosse assai più chiaramente cono-sciuta la sua protezione, e perciò con più fervore venerata, non portossi nella propria chiesa, ma tra giunghi delle vicine paludi [ ... ].

STELLA III

Santa Maria di Pulsano sul Monte Gargano Diocesi di Manfredonia [ ... ] Sulla cima di questo monte non molto lungi dalla detta città di S.

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Angiolo scorgesi, un altrettanto maestoso, quanto antico tempio, detto l'abba-dia di Pulsano [ ... ]. In questa chiesa conservasi, ed è con gran concorso venera-ta, una immagine di Maria sempre Vergine, dipinta anch'ella su finissimo lino sovrapposto a grosse tavole perfettamente tra sé commesse. Il suo volto è al-quanto bruno, ed è molto simile all'altre, che diconsi dipinte dall'evangelista S. Luca. [ ... ] credesi venuta da Costantinopoli a far pompa in quel monte della sua gran potenza, e patrocinio a favore di quei popoli, li quali la sperimentano sempremai liberalissima delle sue prodigiose grazie [ ... ].

STELLA IV

Santa Maria dell'Orto nel monistero di S. Chiara di Manfredonia [ ... ] Questa miracolosa effigie conservasi dentro la clausura di S. Chiara

[…]. La detta miracolosa immagine di Maria ogni anno, nella vigilia della na-

scita della stessa Madre di Dio, viene estratta dalla clausura con solenne proces-sione dell'uno, e l'altro clero collocandosi sull'altare maggiore di detta chiesa, e vi si cantano li primi vespri, col concorso di tutto quel popolo tanto nobile, quanto ignobile, e coll'assistenza del magistrato, e di tutto il capitolo, dal quale la mattina seguente cantasi la messa della solennità; indi terminato l'ottavario, collo stess'ordine si ripone nel monistero, consignandola all'abbadessa, ed all'al-tre monache, dalle quali con eccessiva divozione è collocata nel primo suo luo-go. Il volto di quella sagratissima effigie è alquanto piccolo, ed ella è di piccole membra, rappresentandosi nascente, e di tenera età. E’ delineata in tela ordina-ria, e conservasi in una cassa lavorata a cancelli, indorata, e vi è di sopra il cristallo.

Il numero dei prodigi, e grazie, concedute ai suoi divoti è così grande, che se ne potrebbono formare più volumi; ma per brevità basterà apportarne alcuni più singolari [ ... ].

[ ... ] l'anno accennato del 1631 essendosi oscurata l'aria [per l'eruzione del Vesuvio ... ], la densità delle tenebre tolse la luce al sole di Manfredonia per lo spazio di tre giorni continui, in modoché spaventati quei cittadini, ricorsero, come ad unico loro rifugio alla chiesa delle monache, dalle quali esposta la sa-gratissima immagine di Maria, fu tale la sua pietà verso quel lagrimante popolo, che per fare conoscere al loro beneficio la sua efficace protezione, mostrollo visibilmente con un raggio di luce uscito dal vergineo suo petto, che col suo splendore fugò in uno istante le tenebre cagionate da quelle ceneri, che densis-sime cadevano dall'aria. [ ... ] dal suo volto si videro scorrere alcune goccie di sudore, quali raccolte dalle monache autenticarono tal prodigio con un'altra grazia ammirabile, perché applicate alcune di esse goccie al fianco di una sorella conversa, acerbamente tormentata da intollerabili dolori, al tocco di quelle im-mediatamente restò libera da quel martirio.

[ ... ] quando caddero alcune muraglie del monistero […] e precipitando su la piccola cappella della prodigiosa effigie di Maria tutta la conquassarono, e la

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ridussero in polvere […]; ma, oh prodigio ammirabile! Ella non solo restò in-tatta sotto quei sassi, ma (quel che fu portentoso) né meno si ruppe il cristallo avanti di essa, come anche le lampane, che pendevano accese, restarono intiere, e senza lesione alcuna […]

In oltre, pochi anni sono, udironsi in detta chiesa di notte, mentre vi sta-va esposta la sagra immagine, suoni, e canti soavissimi, e quel tempio risplende-va ai riverberi di un chiarissimo, e celeste lume [ ... ]. Circa lo stesso tempo un tal gentiluomo di Manfredonia, avendo un suo figliolo infermo, con pericolo gravissimo della vita, spinto dal paterno amore, andò al monistero; [ ... ] poté chiedere, ed ottenere da quelle [monache] un poco di bambagia bagnata nell'o-lio della lampana di Maria [ ... ]; ed in segno che alla sua fede corrispondeva Vergine colla grazia desiderata, appena l'ebbe nelle mani, quella bambagia di-venne rosa non solo gratissima all'odorato, ma vaghissima alla vista.

[ ... ]L'olio della detta lampana, si è più volte trovato cresciuto, benché se ne mandasse gran quantità a diversi luoghi del regno; anzi col mezzo di quello si moltiplicarono quasi in infinito le grazie di Maria, sanando varie sorti d'infermi-tà […].

STELLA V

Santa Maria della Pietà nella città di Lucera dè Saraceni […] Fra le più antiche, e più miracolose immagini della Vergine, che a-

doransi in Lucera, quella porta il vanto di singolare, che vien detta della Pietà, e venerata dentro la chiesa, che ne prende il nome, efficiata da padri francescani detti dell'osservanza. Dietro l'altare maggiore […] vedesi una cappeluccia, nel di cui altarino sta dipinta in tela la detta prodigiosa effigie della Vergine, che tiene in seno il morto suo Figliuolo, mentre ella siede sotto la croce; alla destra è di-pinto S. Francesco d'Assisi, ed alla sinistra S. Antonio di Padoa. [ ... ]

[ ... ] Cominciò in quella prodigiosa effigie la Vergine a far un numero senza numero di miracoli, l'anno del Signore 1554. E primieramente restituì la vista ad un cieco [ ... ].

Alla fama di questo, ed altri miracoli, vi concorreva infinita moltitudine di divoti da tutte le parti della Puglia, o per offerir voti, o per porger preci alla Madre di Dio, dalla quale venivano prontamente consolati secondo il loro de-siderio. E crebbe a segno l'affetto nei lucerini verso quel santo luogo, che de-terminarono ingrandirlo, come in fatti colle limosine lo ridussero in forma di un grandissimo tempio [ ... ].

STELLA VI

Santa Maria della Spica nella stessa città di Lucera […] Nell'altare maggiore di questo tempio da mano francese, ma anti-

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sima, nel muro fu dipinta la sagra immagine col suo Bambino in braccio, il qua-le mostra scherzare con uno uccellino ligato nel piede con un filo. Si è fatta co-noscere prodigiosissima, e specialmente tiene protezione sopra le biade; [ ... ] portando il soprannome della Spica abbia special cura delle campagne, salvan-dole dalle tempeste, e rendendole fertilissime; che però quei paesani in rendi-mento di grazie dell'ottenuta buona raccolta, tributano alla sua chiesa ogni anno nella prima domenica di luglio, come primizie, manipoli di fromento nobil-mente, e con vago modo intrecciati.

[…] La sperimentano propizia tutti quelli, che sono aggravati da febbre quartana […].

E perché la brevità, e scarsezza delle notizie non mi dan campo di dare particolare ragguaglio di due altre immagini [….] colle dinanzi narrate le annet-to. La prima porta il titolo di S. Maria Padrona […] vien rappresentata in una statoa di legno, sedente in una sede della medesima materia, col suo Figliuolo Bambino fra le braccia, e tiene in testa una corona d'argento, adorata in un gran cappellone lavorato di finissimi marmi nella cattedrale di Lucera. Dal re Carlo d'Angiò [ ... ] in rendimento di grazie per una insigne vittoria nel giorno quinto-decimo di agosto, dedicato alla Vergine Assunta, scacciando quei saraceni, che per lo spazio d'anni settanta aveano tiranneggiato in quella città, fu edificata la cattedrale nell'anno 1300 in circa, collocandovi la statoa di Maria come Padrona della città, a cui tolse il nome dei saraceni, chiamandola città di S. Maria; e per-ciò la detta statoa (che è alquanto bruna di volto, e con panneggiamento colori-to di rosso ed azzurro) tiene nelle mani due grosse chiavi d'argento, quasi che come Padrona di quella, tocchi a lei tenerle la custodia.

La cappella in cui adorasi è ricchissima, e vi si celebrano ogni mattina per obbligo almeno cinque messe [ ... ]. La sua festa si celebra nel giorno stesso dell'accennata vittoria [ ... ] si è fatta sperimentare sempre miracolosa, e preci-samente tiene protezione di quel popolo nel tempo di tremuoto [ ... ]: onde non vi è casa in Lucera, che non tenga attaccata alle porte, colle solite cartoline contro i tremuoti, anche quella della Vergine [ ... ].

[ ... ] vedesi un'altra statoa di Maria nell'antica cattedrale […] e la Vergine è adorata sotto l'invocazione di Santa Maria della Vittoria […] per l'ottenuta vittoria dal suddetto re Carlo [ ... ]. La sua festa si celebra la prima domenica dopo l'ottava di Pasqua con gran solennità, e concorso, perché in essa la Vergi-ne è miracolosissima, specialmente per ottenere la pioggia in tempo di lunga siccità […].

STELLA VII

Santa Maria della valle di Stignano territorio di Lucera [ ... ] Un tal Lionardo di Falco dell'antica terra di Castelpagano, oggi di-

strutta, essendo cieco, per poter vivere, procacciavasi il vitto chiedendo limosi-ne dalle

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persone caritative. E perché forse non trovava tutto quello, che bisognavagliper detto effetto, portavasi talora altrove mendicando, poco lungi dalla suapatria. Un giorno dunque passando. per detta valle di Stignano, stanco dalviaggio, per riposare alquanto, si pose a sedere sotto di una quercia, e pocodopo coricatosi in terra, prese profondo sonno. Ma quando tenevadoppiamente serrati gli occhi per sua fortuna ricuperò la bella luce del giorno,perché, mentre dormiva apparvegli la Madre di Dio, e graziosamente gli restituìla vista. Svegliossi lieto Lionardo, [ ... ] raccontò fedelmente quanto in luioperato dalla Vergine. A tal novella il clero, ed il popolo [ ... ] ordinata unadivota processione, colà portaronsi a ringraziarne la Vergine, la quale, per farloro conoscere a qual fine avea operato sì bel prodigio, volle, che trovassero suquella quercia una sua statoa, tutta simile a se medesima, e come veduta l'avea ilcieco illuminato.

E quella statoa di modello antichissimo, siede in una sedia formata dallegno della stessa quercia [ ... ]. Trovato sì prezioso tesoro, da molti divoti collelimosine fu principiata la chiesa per collocarvela, ed appunto nello stesso luogo,dove fu trovata la detta statoa [ ... ]. Li miracoli, che ha operati la Vergine inquella sua prodigiosa immagine, sono senza numero […].

STELLA VIII

Santa Maria della Pietà nella città di S. Severo[ ... ] Era in questa città nel 1536 uno spedale, detto comunemente S.

Maria della Pietà la di cui immagine vedevasi dipinta in un muro di quello. Inquesto spedale, essendo in quel tempo stati introdotti alcuni pellegrini peralloggiarvi, questi, come sogliono moltissimi spensierati, si posero a giocare allecarte [ ... ]. Ad uno di loro [ ... ] toccò la mala sorte di perdere quanto avea;perlocché l'empio sdegnato, in vece di punire se stesso, come troppo procliveallo sbaratto del tempo, e del denaro, istigato dal nimico comune, rivoltò lacolpa del proprio danno in Maria, ch'egli vedeva ivi dipinta [ ... ] cavando fuorauno stile, la percosse sacrilegamente nel volto. Ed ecco un portento: cominciò ascatorire come da viva ferita in grande abbondanza il sangue, il che vedutodagli altri compagni, spaventati dal non mai più veduto prodigio, dopo avereagramente ripreso il percossore, si diedero alla fuga.

[ ... ] più tempo sarebbe stato celato, se uno dei predetti ospiti nonritornava in detta città: perché volendo egli pernottare nello stesso spedale, checredeva ancora in piedi, trovollo rovinato [ ... ] stimolato egli dal rimorso dellapropria coscienza, ricordevole del fatto prodigioso, pensò palesarlo al Preside [... ] rivelando ciò che era avvenuto venti anni addietro. Ciò udito da quel buoncavaliero [ ... ] vedendo, che il muro, nel quale era dipinta la Verginemiracolosa, era sepolto tra le rovine, ordinò, che si togliessero i sassi infrantifino che si trovasse l'effigie ferita.

Ciò fatto, in brieve scoprissi il miracoloso volto della Vergine colla feritacosì

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recente e fresca [ ... ] in una viva carne ancor grondante di sangue [ ... ]. Sparsala fama di un sì stupendo prodigio, fu tale il concorso dei popoli, e tante lelimosine offerte per le grazie di Maria ottenute, che vi fu in poco tempoedificata una non molto grande chiesa [ ... ].

STELLA IX

Santa Maria del Carmine di Torre Maggiore diocesi di S. Severo[ ... ] Gloriasi questa terra di conservare nella chiesa dei padri carmelitani,

una maravigliosa immagine di Maria sotto lo stesso nome del Carmine, perchécoll'abito di quell'ordine fu trovata dipinta, e la sua invenzione sortì nel seguentemodo. Cavalcava per quelle campagne [ ... ] nell'anno 1567 un tale AntonioMelchiorre per suoi affari, quando gionto vicino ad una boscaglia, il cavallopiegò verso quella le sue ginocchia in atto di adorare cosa sovrumana, che vi sinascondesse. Ammirato il fatto Antonio [ ... ] ritrovò la sagra immagine [ ... ] nediede parte al Prencipe, ed al Vescovo, il quale congetturando da ciò, che laVergine volesse in quella effigie praticare le sue maravigliose grazie, ed esseretenuta con maggior venerazione; ordinando una divota, e lunga processione delclero, e popolo, colà si condusse per darle il dovuto ossequio […].

STELLA X

Santa Maria dell'isole di Tremiti sotto la cura dei padri lateranensi[...] Quivi ritiratosi il santo solitario, mentre godeva con animo tranquillo

le dolcezze del cielo, e menava in terra una vita celeste, un giorno in particolareorando con più fervore, vide elevato in spirito, ed in un'estasi di paradiso, lagran Madre di Dio, che ammantata di splendidissima luce, così gli disse: Sùcaro servo del mio Figliuolo prendi la zappa, và scava nel tal luogo, né perdertempo, perché ivi troverai una non ordinaria quantità di monete; quelle sfossateti serviranno per comprare quanto sarà di bisogno alla fabbrica di un grantempio, che innalzerai a mio onore, e del mio divino Figliuolo.

[ ... ] Fé scorrere due giorni senza ubbidire: quando di nuovo, mentreorava comparendogli la Madre di Dio col volto alquanto sdegnato, lo ripresedella sua poca fede [ ... ]. Da questa nuova visione animato il servo di Dio,applicossi immediatamente al lavoro [ ... ]. Lieto quindi del ritrovato tesoro nontardò punto a perfezionare quanto imposto aveagli la santissima imperadricedei cieli […].

STELLA XI

Santa Maria Icone Vetere nella diocesi di Troja[ ... ] E’ questa immagine sagratissima [ ... ] dipinta in tavola di lauro

selvaggio da S. Luca, e fu preservata, e tolta da Costantinopoli l'anno delSignore 485 [ ... ].

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Fu dunque da un divoto cristiano trasmessa a S. Lorenzo, vescovo allora diSiponto [ ... ]. Da questo santo prelato fu ella donata alla chiesa principale del-l'antichissima città d'Arpe [ ... ]. Distrutta quindi la terza volta quell'infelice città,da un cittadino arpense fu la santa effigie ravvolta in alcuni panni, e sepoltasotto terra in un luogo vicino dove ora sta situata la città di Foggia, lontanadalla distrutta Arpe non più che tre miglia. Questo luogo in progresso ditempo ricoperto da una gran quantità d'acqua stagnante a modo di laghetto al1062 […].

[ ... ] un toro […] ginocchiatosi in mezzo dell'acque la cavò fuora colcorno; o [ ... ] tutte le vacche bevendo genoflesse, diedero motivod'ammirazione alli vaccari, li quali congetturando per ciò ivi nascosta qualchecosa sagra, fattavi la dovuta diligenza, la scavarono. [ ... ]

[ ... ] Quell'acqua stava appunto, dove ora è il largo, detto dei Saggesi,dei baroni di Roseto, e da quel luogo la sagra immagine fu trasferita, dove oraè la suddetta parrocchia, sotto il titolo di S. Tommaso; che però nel di 14 diagosta ogni anno, facendosi con quella immagine una solennissima processione,quella si ferma appunto nel medesimo largo o piazza, ove cantasi diversiresponsori, ed orazioni, per conservare così la memoria della suddettainvenzione […].

STELLA XII

Santa Maria Incoronata nelle campagne di Foggia[ ... ] Venuto dunque a quella selva circa il fine di aprile il detto conte

Guevara [di Ariano] con buon numero dei suoi famigli, e cani; l'ultimo sabatodel detto mese, avendo consumato un giorno intiero nel cacciare, stanco la seraad una casa non lungi dalla selva ricovrossi, e dopo aver cenato, si pose a lettoper dormire.

Era ancora nel primo sonno, ancorché buona parte della notte fossetrascorsa, quando levatosi un gran rumore tra i suoi servi, ed uno di essi entratonella sua stanza, gli interruppe il sonno con voce tremante per la paura, che lorendeva quasi balbuziente: Ah mio signore (disse) non è più tempo di dormire,duop'è, che ci salviamo dal vicino pericolo. Che fuggire (levatosi di mala vogliaa sedere sul letto il conte rispose) che fuggire? che pericolo?, và dormi, chesogni. […] (replicò l'altro) la selva tutta va a fuoco [ ... ].

Vestitosi frattanto il conte, benché a lui paresse assai strana tal novella, adogni modo niente impaurito avviossi [ ... ]. Uscito quindi dall'albergo, e nonvedendo né fuoco, né altra cosa da temersi, cominciò a dar animo ai suoi,comandando loro, che lo seguissero arditamente. Ma parendo ad essi di vederele stesse fiamme, invece di seguitarlo si diedero alla fuga, disperati, che ilpadrone volontariamente andasse ad incontrare la morte nel fuoco; e quel chefu peggio, stimandolo già morto, ne portarono la falsa nuova alla sua contea[...].

Frattanto il buon signore […] verso la selva, da cui vedeva spuntare unagran

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luce, che ai suoi pareva fuoco [ ... ]; anzi vedea, che quella selva, prima orridoricettacolo di belve, era divenuta un nuovo paradiso di delizie, perché uscivaneuna fragranza inesplicabile, ed udivansi gli uccelli formare una melodiasoavissima. [ ... ] per osservare qual fosse la scatorigine di tanta luce, in essaappunto si abbatté [ ... ]. Era questa una quercia di smisurata grandezza, allaquale, quasi regina dei boschi, faceano corteggio molte altre più piccole, e daogni lato di essa uscivano quei raggi infocati.

[ ... ] vidde nel mezzo di quella due leggiadrissime, e nobili fanciulle, chenelle vesti, e nelle fattezze erano similissime, se non che una era bruna, e l'altrasplendea nella propria bianchezza. La prima parea immobile, l'altra nel varioatteggiamento mostrava avere spirito, e vita, e questa rivolta al conte [ ... ] cosìgli disse: Conte non temere, io sono Maria, e questa, che meco vedi, è una miastatoa. Ella non è di lavoro umano, ma per ordine del mio Figliuolo scolpitadagli angioli nel cielo, e da medesimi riportata, perché con essa voglio essere ladispensatrice di grazie a tutta la Puglia. Qui voglio, che nel mio nome, col titolodi Incoronata, si fabbrichi un tempio, ed elessi te esecutore dei miei voleri;avverti non però, che non voglio in questo edificio adornamenti di marmi, néche sia di magnifica architettura; sarà solamente di semplice disegno, mentre adogni suo adornamento suppliranno le mie grazie […] eseguisci il tutto senzadimora: e così dicendo elevatasi in alto con una sciscia di luce si ricondusse nelcielo, cessando quel gran splendore, che parea volesse avvampare la selva.

Restò allora il conte estatico come una statoa per qualche tempo, e piùnell'estasi durato avrebbe, se sovraggionto ivi non fosse un contadino [ ... ] ilconte [ ... ] credendolo un angiolo, abbracciollo caramente, raccontandosi avicenda le maraviglie vedute. [ ... ] il contadino al conte rivolto cosi disse:Signore, giacché la Vergine sovrana vi comandò, che qui si fabbricasse unasemplice chiesa, mi parrebbe bene non indugiare, ma che riconducendovi allavostra città, facciate qui venire i muratori colli materiali per fabbricarla, che io viprometto con ogni fedeltà guardarla da ogni insulto.

[ ... ] Ed ecco un nuovo prodigio. Calò dal cielo uno splendore, checircondando la quercia, viddesi l'olio traboccare di fuori; donde argomentò ilconte, che quell'olio non avrebbe mancato, mentre così presto cresceva.

Lasciando dunque il bifolco, ad Ariano si ricondusse [ ... ]. Avea egli duefigliuoli gemelli, li quali ingannati dalla falsa voce della sua morte, già litigavanofra di loro [ ... ] bisognò che il conte lasciasse da parte ogni altra cura, e tutto siapplicasse a rappacificarli [ ... ]. Questa negligenza costogli cara, perchéammalossi di un morbo non conosciuto dai medici [ ... ].

[ ... ] la Vergine non dimenticossi della sua misericordia verso di lui; ondeapparendogli circondata da schiere di angioli, ma turbata, e minacciante nelvolto, rivolta a quei cittadini del cielo, così lor disse: [ ... ] del suo male nongodo, perché mi vanto di esser Madre di pietà, e mi basta che egli dei suoierrori si emendi.

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[…] il conte, volendo gridare per chiederli perdono, trovossi impeditodalla mutolezza […]. Quindi fatto a sé portare da scrivere, quanto dispostoavea, scrisse in un foglio. Chiamati i muratori egli si fè portare in una lettica allamiracolosa quercia, acciocché si principiasse la fabbrica della commessa chiesa.

Frattanto erasi sparsa la fama del primo prodigio, ed era ivi concorso damolte parti un popolo innumerabile a riverire quella immagine [ ... ] quantiinfermi ivi portaronsi, unti con l'olio della prodigiosa lampana, ottennero in untratto la sanità. Ed appunto quando vi giunse il conte eravi un popolonumerosissimo, e tra essi il divoto contadino, il quale vedendo il conte in quelmiserabile stato, mosso a compassione, così gli disse: Non temete signore, sietevenuto a tempo; spero alla gran Madre di Dio Maria, che coll'olio della sualampana, corne è avvenuto a tanti altri, sarete prestamente guarito; voi frattantoinvocate la Ver gine in vostro aiuto. Ed ecco, come se la Vergine volesse fareco alle parole del contadino si snoda la lingua al conte, chiamandolo Maria[…] unte le sue piaghe coll'olio miracoloso, sparirono immediatamente […]. Atanta grazia corrispose egli col voto di non partirsi da quel luogo fino allamorte, promettendo applicarsi al servizio di quella prodigiosa immagine, finoche fosse vissuto nel mondo.

Scelto il luogo proporzionato per la nuova chiesa, fu tolta dalla quercia lasagra statoa; quando vedendo il numeroso popolo, che quella annosa pianta eragià scarica di quel preziosissimo peso, mosso da divota impertinenza, in untratto la fè in pezzi, benché smisurata ella fosse, e tanto avrebbe fatto deltronco, se l'autorità del conte non l'avesse impedito, comandando agli artefici,che ne formassero una colonna su della quale fu collocata la miracolosa statoa,la quale in questo modo vedesi fino ai tempi nostri, facendo infiniti miracolicon quell'oglio portentoso, che fino in Roma ha fatto conoscere quanto vaglia afavore dei suoi servi la Vergine [ ... ].

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