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SETE di PAROLA SETE di PAROLA dal 29 dicembre 2013 al 4 gennaio 2014 VANGELO del GIORNO COMMENTO PREGHIERA IMPEGNO PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO dal MESSAGGIO DI NATALE Cari fratelli e sorelle, in questo mondo, in questa umanità oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore. Fermiamoci davanti al Bambino di

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SETE di PAROLASETE di PAROLAdal 29 dicembre 2013 al 4

gennaio 2014

VANGELO del GIORNOCOMMENTOPREGHIERAIMPEGNO

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO dal MESSAGGIO DI NATALE

Cari fratelli e sorelle, in questo mondo, in questa umanità oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore. Fermiamoci davanti al Bambino di Betlemme. Lasciamo che il nostro cuore si commuova: non abbiamo paura di questo. Non abbiamo paura che il nostro cuore si commuova! Abbiamo bisogno che il nostro cuore si commuova. Lasciamolo riscaldare dalla tenerezza di Dio; abbiamo bisogno delle sue carezze. Le carezze di Dio non fanno ferite: le carezze di Dio ci danno pace e forza. Abbiamo bisogno delle sue carezze. Dio è grande nell’amore, a Lui la lode e la gloria nei secoli! Dio è pace: chiediamogli che ci aiuti a costruirla ogni giorno, nella nostra vita, nelle

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nostre famiglie, nelle nostre città e nazioni, nel mondo intero. Lasciamoci commuovere dalla bontà di Dio.

Domenica della Santa Famiglia

Domenica 29 dicembre 2013Festa

Liturgia della ParolaSir 3,2-6.12-14; Sal 127; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».…È MEDITATAUna famiglia perseguitata quella di Gesù, Maria e Giuseppe. Una famiglia che non incontra il favore delle autorità. C'è, però, il Signore a prendere le difese di questa famiglia, a non permettere che l'interesse, l'arroganza e il potere distruggano un sogno grande come quello che Maria e Giuseppe avevano fatto proprio. Chi pensava che la scelta di Maria e di Giuseppe di obbedire alla Parola del Signore,

sarebbe stata una scelta facile dopo aver detto il loro sì, non solo si sbagliava, ma non sa bene che Dio ai suoi amici non risparmia nulla. Dio, da quello che ci racconta il vangelo, non edulcora la realtà, non sottrae nessuno dalla fatica, ma fa molto di più: a chi confida in Lui, Dio, offre la sua solidarietà e offre, nella fatica, la possibilità di poter fare un'esperienza sempre più grande del suo amore. La

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famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe può sperare in Dio e con Lui, può costruire, giorno dopo giorno, nel banale quotidiano, nella fatica dell'ordinario una famiglia dove a regnare è l'amore. Tutto questo passa attraverso un cuore sempre all'ascolto, sempre pronto all'obbedienza fiduciosa della Parola. Quando pensiamo alla Santa famiglia siamo sempre tentati di credere che per loro non ci sono state difficoltà, che la loro vita è stata una passeggiata, che Maria trascorreva il suo tempo in estasi, Giuseppe riempiva le sue giornate a fare tavoli e sedie e Gesù, tra un miracolo e l'altro, cresceva in età, sapienza e grazia. Niente di più falso: la Santa famiglia è una famiglia normale anche se chi la compone ha qualcosa di speciale. Lo speciale di questa famiglia, a ricordacelo è Giuseppe, è l'aver messo al centro la Parola del Signore, l'obbedienza ad una Parola che per compiersi ha bisogno di mandare un intero nucleo familiare in esilio, buttato fuori dalla Giudea e costretto a rifugiarsi in un piccolo paese, sconosciuto a tutti. In questo nostro tempo in cui molte famiglie soffrono, sono costrette magari ad andare lontano per trovare un po' di lavoro, devono fare enormi sacrifici per far studiare i loro figli che, diventati grandi, continuano a vivere del lavoro dei genitori e non hanno i mezzi per fare scelte di autonomia, in questo tempo Gesù, Maria e Giuseppe sono una promessa, una speranza. Maria e Giuseppe con la loro vita e le loro

scelte, ma soprattutto con la loro fede ci invitano a non scoraggiarci, a non mollare, a non pensare che è meglio mandare tutto all'aria, smettendo di credere che l'unica vera soluzione è banalizzare le relazioni e rinunciare al sogno di una famiglia. A farne le spese sono soprattutto i giovani che non credono più nella famiglia, che preferiscono non assumersi più la responsabilità di un impegno gravoso come quello del matrimonio o come quello di mettere al mondo dei figli. A noi tutti Gesù, Maria e Giuseppe annunciano che il Signore è sempre pronto a promuovere, a sostenere, a difendere la famiglia, ogni famiglia. Molti hanno interesse, fratelli e sorelle, a vedere la famiglia disgregarsi perché una famiglia che si sfascia è fonte di guadagno per molte persone, perché due single spendono di più di una coppia. Contro costoro la Santa famiglia alza la voce e annuncia: Dio ama la famiglia!-----------------------------------------------Care famiglie, voi lo sapete bene: la gioia vera che si gusta nella famiglia non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose, dalle circostanze favorevoli… La gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di

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Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi. Amore paziente.  Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia

della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società. Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la santa Famiglia di Nazaret. La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi! Papa Francesco

…È PREGATATi prego, o Padre, per la mia famiglia e per ogni famiglia, affinché diventino il luogo dove il tuo progetto di bene per le persone e l'intera umanità viene riconosciuto e attuato.

…MI IMPEGNAFratelli rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

Lunedì, 30 dicembre 2013Liturgia della Parola

1Gv 2,12-17; Sal 95; Lc 2,36-40LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, c’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

…È MEDITATA

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Dopo Simeone, Anna. Potenza della par condicio biblica. Anche Anna aspetta, è una delle preziose signore che aprono la chiesa e dicono il rosario prima della messa, una vedova con molto zelo, una persona semplice. Anche lei vede, vedendo Simeone, e benedice. La nostra fede è sempre contagiosa, sempre feconda, fidatevi. Simeone benedice, e Anna si accoda. Se noi benediciamo questo natale, se lasciamo nascere ancora Dio in noi, altri vedranno e benediranno per ciò che vedono accadere in noi. Secondo Luca i genitori salgono in Galilea. Più probabilmente, secondo Matteo, dovranno prima fare la tragica esperienza dell'esilio in Egitto. Gesù, annota Luca, cresceva. Che Gesù cresca dentro di noi, che non resti un ricordo infantile, un'emozione del passato, un felice ricordo dei natali passati aspettando i doni del barbuto Babbo Natale. Adulti abbisognano

di incontrare un Dio adulto, non infante. A noi di crescere nella preghiera, nella conoscenza della parola, nella saggezza della vita interiore. Intanto consumiamo gli ultimi giorni dell'anno, in attesa di un nuovo anno, dono della misericordia di Dio. Affidiamolo sin d'ora al Signore, ritagliamoci qualche minuto per fare il punto della situazione di quello che è successo nell'anno trascorso.Anna aveva consacrato a Dio la sua vedovanza, divenendo un modello per molte vedove cristiane. La sua vita illustra alcune verità importanti: tutti hanno il loro posto nel progetto divino di salvezza; Dio fa spesso appello a persone che non se lo sarebbero certo aspettato perché siano suo strumento scelto; le virtù di distacco e di umiltà ottengono sempre l’approvazione di Dio, perché egli può colmare solo un cuore puro da ogni attaccamento materiale. 

…È PREGATAI due santi Simeone e Anna hanno riconosciuto nel bimbo di quaranta giorni presentato al tempio da due giovani sposi, Maria e Giuseppe, il salvatore del mondo. Dammi la vista della fede che mi consenta di vedere la tua presenza nei segni poveri in cui continui a manifestarti: la parola, il pane, il fratello. E fa’ che, come loro, annunci a tutti i miei fratelli che tu sei l’unico salvatore degli uomini. Amen.

…MI IMPEGNAC’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti. È la predicazione informale che si può realizzare durante una conversazione ed è anche quella che attua un missionario quando visita una casa. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene

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spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. (PAPA FRANCESCO)

Martedì, 31 dicembre 2013Liturgia della Parola

1Gv 2,18-21; Sal 95; Gv 1,1-18LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesú Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato».

…È MEDITATAAl termine dell'anno la Liturgia proclama il prologo del vangelo di Giovanni. Il "Verbo", ovvero "Parola", si è fatta carne. L'evangelista afferma che è venuta ad abitare in mezzo a noi la Parola stessa di Dio. Di fronte a tale mistero d'amore di Dio, l'evangelista sottolinea la mancata

accoglienza degli uomini: la Parola era la luce, eppure gli uomini hanno preferito le tenebre; la Parola venne tra i suoi, ma essi non l'hanno accolta. Coloro però che l'hanno accolta sono diventati figli di Dio. A Natale ci è stata annunciata la prima pagina del Vangelo; oggi ci viene ripetuta

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ancora una volta. E' perché impariamo ad aprire il Vangelo giorno dopo giorno, pagina dopo pagina. Così facendo cresceremo nella conoscenza e nell'amore del Signore. Possiamo dire che la Parola che ascoltiamo deve diventare carne anche nella nostra vita. La frequentazione del Vangelo è il modo migliore per ringraziare il Signore del suo continuo amore per noi.-----------------------------------------------

Vola in alto, Giovanni, e vede il progetto di un Dio che sceglie di piantare la sua tenda in mezzo a noi per poterci fare diventare come lui... Noi, che abbiamo accolto la luce, pur nel nostro limite, diventiamo figli, entriamo nel misterioso mondo dell'intimità divina. E la nostra vita diventa una progressiva scoperta di ciò che siamo e che ancora possiamo diventare.

…È PREGATACantate al Signore un canto nuovo,cantate al Signore, uomini di tutta la terra.Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

…MI IMPEGNAProviamo, in questo ultimo giorno, a ritagliarci dieci minuti, e ripercorrere ciò che abbiamo vissuto, trovando le tracce di luce che ci hanno condotto a Dio.

Mercoledì, 1 gennaio 2014MARIA SS.MA MADRE DI DIO

47a Giornata Mondiale della PaceLiturgia della Parola

Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I

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pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesú, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.…È MEDITATAOtto giorni dopo Natale ritorna lo stesso racconto di quella notte: Natale non è facile da capire. Facciamoci guidare allora da Maria, che custodiva e meditava tutte queste cose nel suo cuore; che cercava il filo d'oro che tenesse insieme gli opposti: una stalla e «una moltitudine di angeli», una mangiatoia e un «Regno che non avrà fine». Come lei, come i pastori, anche noi salviamo almeno lo stupore: a Natale il Verbo è un neonato che non sa parlare,

l'Eterno è appena il mattino di una vita, l'Onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Dio ricomincia sempre così, con piccole cose e in alto silenzio.----------------------------------------------O Dio, che nella tua provvidenza dai inizio e compimento  a tutto il bene che è nel mondo,  fa’ che in questa celebrazione  della divina Maternità di Maria  gustiamo le primizie del tuo amore misericordioso per goderne felicemente i frutti. 

…È PREGATAO Maria Madre di Dio e Madre nostra. Madre di misericordia, implora perdono per noi che, resi ciechi dall'egoismo, ripiegati sui nostri interessi e prigionieri delle nostre paure, siamo distratti nei confronti delle necessità e delle sofferenze dei fratelli. Rifugio dei peccatori, ottieni la conversione del cuore di quanti generano guerra, odio e povertà, sfruttano i fratelli e le loro fragilità, fanno indegno commercio della vita umana. Modello di carità, benedici gli uomini e le donne di buona volontà,  che accolgono e servono: l'amore ricevuto e donato sia seme di nuovi legami fraterni e aurora di un mondo di pace. Amen.

…MI IMPEGNAOgni gesto di perdono e di amore è un seme di pace. Moltiplichiamo ogni giorno questi gesti per seminare la pace. Maria, la Madre di Gesù, ci aiuti a comprendere e a vivere tutti i giorni la fraternità che sgorga dal cuore del suo Figlio, per portare pace ad ogni uomo su questa nostra amata terra.

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Giovedì, 2 gennaio 2014Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa - Basilio (Cesarea di Cappadocia, attuale Kaysery, Turchia, 330 – 1 gennaio 379), vescovo della sua città natale (370), fu una delle figure più significative della Chiesa nel sec. IV: geniale guida dei suoi fedeli, difensore tenace della fede e della libertà della Chiesa,

instauratore di nuove forme di vita comunitaria, creatore di istituzioni caritative, promotore di liturgia (vedi l’anafora che porta il suo nome) e autore fecondo nel campo ascetico (Le Grandi e Piccole Regole), teologico e omiletico. Gregorio (Nazianzo, attuale Nemisi in Turchia, 330 – 25 gennaio 389/390) condivise con l’amico Basilio la formazione culturale e il fervore mistico. Fu eletto patriarca di Costantinopoli nel 381. Temperamento di teologo e uomo di governo, rivelò nelle sue opere oratorie e poetiche l’intelligenza e l’esperienza del Cristo vivente e operante nei santi misteri.

1° giovedì del mese: preghiera per le vocazioniLiturgia della Parola

1Gv 2,22-28; Sal 97; Gv 1,19-28LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAQuesta è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.…È MEDITATAIl Battista si confronta con i sacerdoti e i leviti, legati al gruppo dei farisei, gli stessi con cui si confronterà anche Gesù durante il suo ministero. Alla domanda riguardante la sua identità, egli non

risponde facendo riferimento alle sue origini, alla famiglia, come sarebbe logico. La sua risposta, «Non sono io il Cristo», sposta subito l'attenzione verso il Messia, colui che Giovanni attende. Dopo

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aver spiegato chi non è, ecco la risposta positiva: egli è la voce che fa risuonare l'annuncio salvifico del profeta Isaia. È la voce che grida perché sia preparata la via del Signore. Gli interlocutori del Battista sembrano non dar peso a queste parole. Rispondendo, Giovanni sottolinea che il suo è solo un battesimo nell'acqua, il cui scopo è preparare la venuta del Signore, ma poi sposta nuovamente l'attenzione su Cristo, di cui svela la presenza ancora nascosta, una presenza che può essere rivelata solo da Dio Padre. Il ruolo di Giovanni, dunque, è quello del testimone. Spesso Dio si rivela lì dove non si pensa di trovarlo. Per questo, coloro che hanno il dono di cogliere il suo agire, come il Battista, sono chiamati a testimoniarlo, ad essere questa "voce" che grida, perché anche nel deserto delle nostre città, nelle zone desertiche delle nostra vita, sia possibile preparare la via del Signore.-----------------------------------------------È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di

società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane. Lì «il mondo cristiano sta diventando sterile, e si esaurisce, come una terra che si trasforma in sabbia». Anche la propria famiglia o il proprio luogo di lavoro possono essere quell’ambiente arido dove si deve conservare la fede e cercare di irradiarla. Ma «è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi, uomini e donne. Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza».

 …È PREGATASignore Gesù, il tuo precursore, Giovanni Battista, si è fatto voce per preparare la tua venuta nella vita degli uomini. Egli è stato l’eco fedele della tua Parola che veniva nel mondo. Fa’ che tutta la mia vita sia una testimonianza autentica del tuo Vangelo e prepari la tua venuta nella vita degli uomini di questo tempo.

…MI IMPEGNA

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Mi sforzerò in questo giorno di essere testimone di Gesù in tutte le circostanze che si presentano. O Dio donaci uno spirito umile e ardente, per conoscere la tua verità  e attuarla con un coraggioso programma di vita.

Venerdì, 3 gennaio 2014Liturgia della Parola

1Gv 2,29 – 3,6; Sal 97; Gv 1,29-34LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Giovanni vedendo Gesú venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».…È MEDITATAIl vangelo continua ad accompagnarci nei primi passi della manifestazione pubblica di Gesù con la narrazione relativa al suo Battesimo. Giovanni lo vede venire verso di sé e riconosce in lui il Messia. Anche senza averlo conosciuto gli stava preparando la strada con la sua parola e con il battesimo di penitenza. Ha sperato di incontrarlo. E il momento è arrivato. Fu così anche per il vecchio Simeone, di cui ci parla Luca. In verità, è Gesù che va incontro a lui, come viene incontro a noi. Giovanni, appena lo vede, dichiara: "Io non lo conoscevo". L'affermazione potrebbe sembrare poco credibile, visto che sono

presentati dai Vangeli come parenti e coetanei. In realtà, Giovanni non conosceva il vero volto di Gesù. Ora lo riconosce perché illuminato dallo Spirito e gli rende testimonianza: "Ecco l'agnello di Dio". È l'esperienza religiosa di ogni credente. C'è un momento nella vita di ciascuno, povero o grande che sia, in cui quel Signore che non si conosceva viene conosciuto e amato. E questo accade quando riconosciamo Gesù come il Signore della nostra vita. Il credente, appunto come il Battista, gli renderà testimonianza davanti agli uomini. Giovanni proclama che Gesù è l'agnello che porta il

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peccato del mondo: in quell'uomo mischiato tra la folla di penitenti, riconosce la caratteristica di Gesù che viene e si mette alla pari con i peccatori, che non si sente migliore, pur essendolo, che non giudica dall'alto ma sostiene i pesi e le fragilità e, non avendo tenebra, si fa carico della nostra tenebra.

----------------------------------------------Voglio vivere perché tutti i disperati del mondo possano scoprire che Cristo è la gioia che vince ogni sofferenza, che Cristo è la vita che vince ogni morte, che Cristo è la pace che vince ogni angoscia. Chiara Amirante

…È PREGATAO Padre, nel battesimo del tuo Figlio al Giordano e nell’effusione dello Spirito su di lui, ci hai mostrato il mistero della nostra definitiva adozione a figli e il dono dello Spirito che ci fa nuove creature. Fa’ che camminiamo sempre tenendo alta la nostra dignità di figli e nella docilità allo Spirito nel quale chiamiamo te “Abbà – Padre”, Gesù Cristo “Signore” e che ci spinge a camminare sempre nelle vie dell’amore. Amen.

…MI IMPEGNAInvocherò spesso lo Spirito Santo e, guidato dalla sua luce, mi sforzerò di fare ogni cosa con amore.

Sabato, 4 gennaio 2014Beata Angela da Foligno, terziaria francescana

Liturgia della Parola1Gv 3,7-10; Sal 97; Gv 1,35-42

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesú che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesú. Gesú allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo

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trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesú. Fissando lo sguardo su di lui, Gesú disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.…È MEDITATAAndrea e Giovanni seguono il consiglio che dà loro il Battista e si mettono a seguire il Nazareno. Gesù li vede, si volta, e invece di accoglierli sorridente e contento di avere finalmente due discepoli li gela con una domanda birichina: chi (che) cercate? Già... che cerchiamo quando cerchiamo Dio? Cosa (davvero) vogliamo quando ci mettiamo a seguire il Vangelo? Certezze? Protezione? Consolazione? Cosa davvero ci spinge a seguire il Signore Gesù? I due sono spiazzati e pongono, a loro volta una domanda. Gesù replica: Venite e vedrete. La fede non è sapere o pregare o convincere o non peccare. La fede è andare a vedere, fare esperienza, incontrare, conoscere Gesù. Fino a quando,

nella nostra vita, non avremo davvero incrociato lo sguardo di Cristo, come i due discepoli del Battista, non avremo davvero fatto esperienza del Dio di Gesù. I due si fidano, vanno e vedono. E rimangono. Giovanni scrive il suo Vangelo sessant'anni dopo quell'incontro e si ricorda ancora l'ora: le quattro del pomeriggio. È stato un solco quell'incontro, uno schiaffo, un colpo di fulmine, una follia. E tu, amico lettore, che ora era quando hai incontrato Dio?---------------------------------------------- «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva»

…È PREGATAÈ dolce pensare all’incanto di quell’incontro che ha cambiato la vita dei tuoi primi discepoli. Dammi, Signore Gesù, di sperimentare la dimora dove tu abiti in comunione col Padre e facci gustare che stare con te è già paradiso. Fa’ che non tenga per me questa gioia, ma che contagi con umile semplicità e coraggiosa decisione i fratelli che incontro. Amen.

…MI IMPEGNATutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per attrazione». Possa il mondo del nostro

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tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo.

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PAPA FRANCESCO OMELIA NOTTE DI NATALE 2013

1. «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1).Questa profezia di Isaia non finisce mai di commuoverci, specialmente quando la ascoltiamo nella Liturgia della Notte di Natale. E non è solo un fatto emotivo, sentimentale; ci commuove perché dice la realtà profonda di ciò che siamo: siamo popolo in cammino, e intorno a noi – e anche dentro di noi – ci sono tenebre e luce. E in questa notte, mentre lo spirito delle tenebre avvolge il mondo, si rinnova l’avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: il popolo in cammino vede una grande luce. Una luce che ci fa riflettere su

questo mistero: mistero del camminare e del vedere.Camminare. Questo verbo ci fa pensare al corso della storia, a quel lungo cammino che è la storia della salvezza, a cominciare da Abramo, nostro padre nella fede, che il Signore chiamò un giorno a partire, ad uscire dal suo paese per andare verso la terra che Lui gli avrebbe indicato. Da allora, la nostra identità di credenti è quella di gente

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pellegrina verso la terra promessa. Questa storia è sempre accompagnata dal Signore! Egli è sempre fedele al suo patto e alle sue promesse. Perché fedele, «Dio è luce, e in lui non c’è tenebra alcuna» (1 Gv 1,5). Da parte del popolo, invece, si alternano momenti di luce e di tenebra, fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione; momenti di popolo pellegrino e momenti di popolo errante.Anche nella nostra storia personale si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l’orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi. «Chi odia suo fratello – scrive l’apostolo Giovanni – è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi». Popolo in cammino, ma popolo pellegrino che non vuole essere popolo errante.

2. In questa notte, come un fascio di luce chiarissima, risuona l’annuncio dell’Apostolo: «È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini».La grazia che è apparsa nel mondo è Gesù, nato dalla Vergine Maria, vero uomo e vero Dio. Egli è venuto nella nostra storia, ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi.

3. I pastori sono stati i primi a vedere questa “tenda”, a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. E’ legge del pellegrino vegliare, e loro vegliavano. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in

silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù, e con loro lasciamo salire dal profondo del cuore la lode della sua fedeltà: Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole.

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In questa Notte condividiamo la gioia del Vangelo: Dio ci ama, ci ama tanto che ha donato il suo Figlio come nostro fratello, come luce nelle nostre tenebre. Il Signore ci ripete: «Non temete». Come hanno detto gli angeli ai pastori: «Non temete».

E anch’io ripeto a tutti voi: Non temete! Il nostro Padre è paziente, ci ama, ci dona Gesù per guidarci nel cammino verso la terra promessa. Egli è la luce che rischiara le tenebre. Egli è la misericordia: il nostro Padre ci perdona sempre. Egli è la nostra pace. Amen.

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MESSAGGIO “URBI ET ORBI” NATALE 2013

Guardando il Bambino nel presepe, bambino di pace, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati… Le guerre spezzano e feriscono tante vite! Troppe ne ha spezzate negli ultimi tempi il conflitto in Siria, fomentando odio e vendetta. Continuiamo a pregare il Signore perché risparmi all’amato popolo siriano nuove sofferenze e le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari. Abbiamo visto quanto è potente la preghiera! E sono contento che oggi si uniscano a questa nostra implorazione per la pace in Siria anche credenti di diverse confessioni religiose. Non perdiamo mai il coraggio della preghiera! Il coraggio di dire: Signore, dona la tua pace alla Siria e al mondo intero. E invito anche i non credenti a desiderare la pace, con il loro desiderio, quel desiderio che allarga il cuore: tutti uniti, o con la preghiera o con il desiderio. Ma tutti, per la pace.

Dona pace, bambino, alla Repubblica Centroafricana, spesso dimenticata dagli uomini. Ma tu, Signore, non dimentichi nessuno! E vuoi portare pace anche in quella terra, dilaniata da una spirale di violenza e di miseria, dove tante persone sono senza casa, acqua e cibo, senza il minimo per vivere. Favorisci la concordia nel Sud-Sudan, dove le tensioni attuali hanno già provocato troppe vittime e minacciano la pacifica convivenza di quel giovane Stato. Tu, Principe della pace, converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo. Guarda alla Nigeria, lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi. Benedici la Terra che hai scelto per venire nel mondo e fa’ giungere a felice esito i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi. Sana le piaghe dell’amato Iraq, colpito ancora da frequenti attentati. Tu, Signore della vita, proteggi quanti sono perseguitati a causa del tuo nome. Dona speranza e conforto ai profughi e ai rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Fa’ che i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto. Tragedie come quelle a cui abbiamo assistito quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!

O Bambino di Betlemme, tocca il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia. Signore del cielo e della terra, guarda a questo nostro pianeta, che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini sfrutta in modo indiscriminato. Assisti e proteggi quanti sono vittime di calamità naturali, soprattutto il caro popolo filippino, gravemente colpito dal recente tifone.

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