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Antico sentiero delle genti
La Via BittoLa Via BittoAntico sentiero delle genti
MOLINO DEL DOSSOContenitore di cultura e saperi tradizionali della Valtellina,recupero della storia molinaria, salvamento dei mestieri,
salvagurada delle piante e sementi autoctoneAperto da Aprile a Ottobre, Sabato e Domenica dalle 14:00 alle 18:00Gradite prenotazioni giornaliere per singoli, gruppi o scolaresche
Telefono: 349-8180900oppure via mail: [email protected] - [email protected]
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Ricco di storia e famoso per i personaggi che vi hanno abitatoApre al visitatore alla scoperta dei suoi tesori
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PROMOTORE
ASSOCIAZIONE PER LA SALVAGUARDIA
DEL GRANOTURCO DA POLENTA - QUALITÀ - VALTELLINA
Sulle sementi che stanno scomparendo
L’idea di creare questa associazione promotrice, nasce guardando le rare famiglie
di agricoltori che ancora seminano e coltivano il granoturco da polenta, con
vecchie varietà pregiate di granoturco autoctono. Al tempo regalavano farine
saporite ed appetitose. Le importazioni e disseminazione, ci ha fatto dimenticare
il gioia della fragranza di un piatto tipicamenteValtellinese.
Lo stesso è successo con le sementi del grano Saraceno e della segale, varietà ben
acclimatate in Valtellina, ora disperse dalla non seminagione.
Il progresso tecnologico è da tutti auspicato e goduto, ma alle nostre sementi no-
strane: colture secolari di specie un tempo fiorenti, scompaiono definitivamente.
L’agricoltore preferisce la comodità dei il semi calibrati e ibridi, più produttivi de-
cretando senza volerlo la dispersione e scomparsa delle nostre varietà locali.
Fatto che si potrebbe eludere, reintegrando almeno in parte la coltura specifica della
tradizione: tu pianta la mia semente nostrana! In cambio pago a te il valore che
produci piantando il tuo mais. Scambio che salverebbe le sementi di buona po-
lenta autoctona.
Cosi succede anche nella filiera della grande distribuzione, per praticità tutto si
acquista dal grande molino, che vende seguendo strategie del marketing, impo-
nendo confezioni e ricette non sempre legate alla tradizione, che ammazzano
il palato dei consumatori e, fanno dimenticare la buona polenta gialla nostrana,
di forte gusto, che non lascia bruciori di stomaco essendo pregna del fiore che
la tonifica.
Nei supermark gli stand le farine nostrane della tradizione, rimangono ancora lon-
tani, introdursi ed occuparli, il contadino moderno ne trarrebbe utili impensabili.
Impari è la lotta di pochi, che per far sopravvivere la continuità della tradizione,
di fronte all’invasione di altre farine di granoturco. Innutile la selezione di pre-
ziosi vini che decanta il buongustaio, se poi brinda davanti ad una tavola imban-
dita con polente gradevoli solo se imbottite di burro e formaggi.
Il molino del Dosso coltiva una varietà di granoturco, ormai disperso che si se-
minava nell’ottocento; per salvarlo abbiamo creato un marchio di origine deno-
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minato RossoValtellina Agrivan® per proteggerlo e salvarne la la qualità,
come si è saputo fare con altri prodotti tipici.
Questa giovane azienda agricola sorta nel 2004, ha capito subito che la qualità
della polenta di granoturco RossoValtellina paga il dispensatore e trova il favore
del commensale.
Questa varietà di granoturco di lunga pannocchia a dodici righe, dai chicchi color-
sangue, ha qualità e profumo intenso, regala agli estimatori, stuzzicanti polente.
Il nostro intento è quello di trovare amici, contadini, appassionati che vogliono
associarsi e aumentare il movimento pro specie per salvare buone sementi di un
piatto tipicamente Valtellinese
Per piccoli coltivatori, c’è l’opportunità di riprendere nicchie di mercato impor-
tanti per varietà esclusive, come la gialla e l’originale polenta taragna della
Valle del Bitto, dimenticata per introduzione di farine miste mai o poco semi-
nate nel territorio.
La storia riporta che i valligiani fin dall’arrivo del granoturco alla fine del set-
tecento lo anno seminato nei loro terreni di pianura sacrificando il fieno, perché
il granoturco da forti rese di raccolto, a differenza dei villaggi di alta montagna
dove si coltivava il granosaraceno nei terreni poco fertili, come seconda semina
dopo il raccolto della segale.
La bassa valle per la sua ricchezza di risorse nelle colture, ha sempre cucinato
l’impasto giallo! Serbiamola questa usanza prima che sia definitivamente da
tutti dimenticata.
Nel nostro intento, non dimentichiamo la castagna! Troppi hanno cessato di
coltivare le varietà Valligiane, i tipici procedimenti di essiccazione tradizionale,
che con leggerezza disperdiamo!
Manteniamo almeno gli alberi centenari, che fanno ambiente nelle vallate della co-
stiera, essi per la loro arcaica figura, rappresentano un patrimonio di tradizione e, at-
tirano ancora un qualche genere di turismo, nel periodo della croda del frutto.
Si corre invece dal vivaista ad acquistare varietà di castagno giapponesi, che matura
si, frutti di pezzatura superiore, ma senza il gusto delle nostre qualità valligiane, in-
teressanti solo per creare meraviglia nel mostrandole al pubblico.
Cosi succede per altre piante autoctone, usiamole alcune almeno per ornare i nostri
giardini, senza andare alla ricerca di qualità tropicali che ci portano solo malattie.
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Molino del Dossostoria delle attrezzature per la lavorazione del cibo
Pietra concava neolitica Pila Medioevale Frantoio delle noci XVI sec.
Molino rotatorio manuale Molino ad acqua Ruota a pale del Molino
LA POLENTA GIALLALA POLENTA GIALLANella cucina Lombarda difficile trovare un cibo cotto
di straordinaria valenza simbolica, con gusto e pregnanza come la polenta.Da noi arrivò nell’ottocento, subito si diffuse e sostituì tutte le altre farine,
risolse il problema della fame,tanto da essere chiamata il piatto dei poveri,
ma conquistò anche le classi più ricche.Pietanza elementare, carica di fastosità e abbondanza, quando viene rovesciata sultagliere al centro dei commensali: gialla, fumante, rustica o più setacciata, restituisce
a tutti luce ed allegria.La polenta non è solo vivanda, è paesaggio e rappresentazione
di un piccolo sole della casa.Colore e profumo si fondono, anticipano ed eccitano
la pregustazione del suo saporeLa polenta non è un piatto da mangiare in solitudine è d’assieme e conviviale,
si accompagna solo all’amicizia, ed al buon vivere della famiglia.Serafino Vaninetti – Molinaio molino del Dosso
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Museo all’apertoa Sacco Inferiore
Riccio bello
Noceto
Marroncino pianta madre
Case rurali XVII sec.
Tutti i diritti grafici, letterari e fotografici sono riservatiproprietà MUSEOVANSERAF Molino del Dossocopiryght - Serafino Vaninetti - Via Borgosalvo n. 15
Morbegno - (SONDRIO)
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Trafila per la produzionedi granoturco da polenta
Maggio primi germogli Granoturco pronto da zappare Pronto da raccogliere a Ottobre
IL MOLINO DEL DOSSO segnala la trafila ad appassionati che si vogliono ci-mentarsi alla semina del granoturco da polenta autoctono. E’ un lungo percorsoche comincia ad Aprile con l'aratura e concimazione del terreno - Seminagionea Maggio - Sarchiatura e dirado a Giugno - raccolta ad Ottobre - sfogliatura eesposizione ad essicazione solare - sgranatura e cernita manuale Febbraio/Marzo. Se la macinazione avviene con molino a pietra, si otterrà una farina con tutti i va-lori del Chicco. La conservazione del granoturco, se ben secco e, ben riposto incontenitori sigillati, dura più anni.
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Ricette del Molino del DossoLA POLENTA CLASSICALA POLENTA CLASSICA
Ricetta tradizionale per 6 persone consigliata dal mugnaio del DossoIngredienti:
700 gr. di farina esclusivamente gialla di granoturco da polenta macinato a pietra.3 litri scarsi di acqua, 30-40 grammi di sale grosso
In un paiolo di rame versare l’acqua e salare, quando è al punto di ebollizione (attenzione! Sebolle si formeranno i grumi) si versi la farina a pioggia e a piccole manciate, mescolando col fru-stino ed amalgamare. Dopo aver versato tutta la farina, se il composto diventa consistente, tenerea portata un pentolino o bicchiere con acqua calda di riserva, che nel caso di troppo indurimentoaggiungerne. Qui sta il segreto buona riuscita della polenta. Rassodarla con spatola apposita,girarla in senso orario a brevi intervalli., per chi ama la tradizione. Altrettanto ottima e comodada apprestare sul gas o piastra elettrica, con pentola “tara da sé”. Ciò è possibile anche nei moderniappartamenti di città. La macinazione a pietra, a differenza di quella macinata a cilindro, fran-tuma il chicco in granuli prismatici, per questo , ha bisogno di cuocere di più, sbuffando per circaun ora, fino a quando si staccherà facilmente dal paiolo. Per chi ama distinzioni e possibile una variante con il latte al posto di tutt’acqua, mezzo emezzo, che la renderà più gustosamente gradevole.
Ricette del Molino del Dosso
LA POLENTA TARAGNALA POLENTA TARAGNARicetta per 6 persone
3 litri di acqua (circa) 700 /800 gr. di farina gialla di granoturco ROSSO VALTELLINA®3Ingredienti:
300 gr. di formaggio Bitto giovane, 100 gr. di casera vecchio/250 gr. di burro, 40 gr. di sale grossoPortare quasi in ebollizione l’acqua nel paiolo di rame, miscelare a manciate la farina e far gi-rare l’impasto su fuoco lento . Stessa pregnanza su gas con il moderno “tara da sé”.Far cuocere per circa 50’ poi aggiungere il burro a pezzi fino alla giusta mescita.A questo questo punto aggiungere i formaggi a piccola pezzatura mescolando a piacere 3/5minuti, per servire calda. Si fa presente che usando farina gialla macinata nella tradizione., si consiglia di non eccederecon burro e formaggi, perché la farina è già sapida e nello stesso tempo oltremodo digeribile.Nel caso di eccedenza di burro l’impasto lo respinge. Esistono varianti per forti appetiti, con un terzo di farina di grano saraceno (fraina).Nel caso si potrà aumentare a iosa burro e formaggi per dare sapore all’impasto. Ma atten-zione? L’impasto con la farina Saracena è eccezionalmente assorbente di grassi.
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Ricette esclusive Vanserafcon la farina tostata di granoturco ROSSO VALTELLINA®
MUSEOVANSERAF MOLINO DEL DOSSO presenta:ricette esclusive e ricostituenti, per grandi e piccini, composte con la “farina dolcetostata”, d’uso abituale e, ancora conservate dal molino del Dosso.Un tempo quando le merendine erano aldilà da venire, era tradizione usare questaspeciale farina, per confezionare colazioni e merende di sapore intenso e gustoso,dette proprio: cenefosse di “farina dulza”.La preziosa farina veniva poi racchiusa in vaso e destinata alla preparazione di piattienergetici e stimolanti per grandi e piccini.Zabaglione di farina buna – in una tazza di latte freddo aggiungere 4 cucchiai difarina buna tostata e mescolare. Oppure vino e zucchero al posto del latte.La pantèca de lacc e buteer – Versare la farina dulza nell’acqua calda fino a rag-giungere un certa densità, condire poi con burro. Oppure: sostituire l’acqua al latteo con vino.Pantèca al levècc - Nel lavèggio in ebollizione aggiungere sale, burro e “farinadulza tostata” bastevole a sufficienza. Per chi vuole la tradizione, al tempo questapoltiglia era d’uso mangiarla dentro una scodella di legno.Pantèca al lacc buii – Mescolare la “farina dulza tostata” al latte bollito, aggiungendosale e burro. Ricetta particolarmente molto cremosa e nutriente, adatta per ibambini.Mach trascott – Aggiungere alla “farina dulza tostata” Fragole e mirtilli, assieme allecastagne cotte.Polenta Sèca – Ricetta simile alla polenta normale con la differenza di usare “farinadulza tostata” richiede una cottura più breve e lenta. Si può servire anche con lapanna o con il latte. Piatto molto adatto per la prima colazione.
CENEFOSSE®marchio depositato
Polenta avanzata con fagioli e cornettiFriggere in padella burro e cipolle, agiungere.a ggiungere la polenta avanzata, conle patate e fagiolini a cornetto, appena bolliti in pentola. Schiacciare tutto in padellae friggere. Servire caldo.
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Foto Maglio della ditta artigiana di BUZZETTI PAOLO di Morbegno che per tre generazioniha battuto il ferro, producendo gli attrezzi per ogni mestiere nel territorio: quello dei boscaioliper leve ed elementi importanti nelle costruzioni delle teleferiche, per le ditte di costruzioni sparsenel territorio, era indispensabile battere picconi, badili le livere. Per i minatori la tempratura diferri e stampi per forare le gallerie. Non meno ai contadini: a loro forgiava le zappe, vanghe e tuttigli elementi in ferro per case e stalle. Attrezzature poi passate e battute con Maglio. Il MUSEOVANSERAF Molino del Dosso non si è fatto scappare l’antico macchinario: filmandodal vivo, l’ultimo battere. Poi l’acqusizione del reperto, ora esposto presso il Molino del Dosso.
Acqua…..passataUna chiesa lasciata alle spalle…Un sentiero che scende nella piccola valleLa voce del torrente più giù ti conduce…Il sole danza fra i rami,con delicati giochi di luce.Odore di terra… di muschio… di pino…Acque preziose che fa muovere il mulino.Questo torrente, una volta fu chiamato Rionel Rumoroso silenzio. Se lo cerchi. C’è Dio.Sospinta dall’acqua gira la ruota.un vento lieve la tua anima svuota…di tutti i problemi che ti pesano addossoti senti rilassato… quì al molino del Dosso.Chicchi di grano che il tempo ha macinato.Il museo Vanseraf ti parla del nostro passato. Lidia C/L
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Dove siamo
Come si raggiungeComodamente con il bus di linea Morbegno-Gerola (fermata Dosso), dopo aversceso una scalinata che porta alla frazione, pochi passi sulla destra si scopre ilMolino. Da Rasura: a piedi, scendendo su agevole mulattiera. E’ possibile arrivarcicon auto da Sacco, seguendo la strada paronamica del Picco sino alle immediatevicinanze del Molino.
Le visite sono gratuiteÈ un tuffo nel passato che fa riscoprire i saperi dell’arte mugnaia in Valtellina, gliusi e costumi, personaggi come l’Homo Salvadego, Bona Lombarda - luoghi ilPozzo delle Streghe - Attrezzature antiche come il frantoio della Costa .
PASSEGGIATA de l’HOMO SALVADEGOcomoda camminata, con tracciato lungo km 5 che partendo dal Molino del
Dosso - Rasura - si sale a Mellarolo, seguendo poi il sentiero fino a Sacco.
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Pubblicazioni librarie di Serafino Vaninetti edizioni Mulino del Dosso
facebookI gruppi presenti su:
e il Mulino del Dosso
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VISITA AL MUSEOVANSERAF MOLINO DEL DOSSORASURA - VALGEROLA - SONDRIO
STORIA - Territorio dell’homo Salvadego e di Bona Lombardi MONTAGNA – Vedute paesaggistiche – Passeggiata de l’hum salvadech.SUPPORTI LOGISTICI – BED & BREAKFAST “HOMO SALVADEGO”
in Sacco Inferiore cell. 349-8180900. Albergo San Marco (Sacco) aperto tutto l’anno a 800 metri dal molino.
tel. 0342-617100 (posteggio bus).SUPPORTO INFORMATIVO – INTERNET Prenota una visita:www.museovanseraf.com – [email protected] - [email protected]: 0342 610460- 612788 - cell. 349 8180900.
Progamma n. 1Aperto Sabato e Domenica dalle ore 14 alle ore 18, da Aprile a Novembre.
Programma n. 2: (euro 20 a persona) comprende:Visita molino del Dosso con guida – storia dell’arte mugnaia e dei mestieri – mo-litura di granoturco – Visione: Pietra di pesta neolitica - pila medioevale a doppiomortaio – frantoio della Cösta per trarre olio dalle noci XI sec. – macina scopertaa Sacco datata 1667. Visita della sezione all’aperto del museo a SACCO INFE-RIORE (distante 1000 metri). Visione di vecchie abitazioni rurali del XV – XVII– XVIII sec. Visita alla casa Vaninetti che contiene il telaio ottocentesco di OrsolaZugnoni di Mellarolo. Visita al noceto su prativo abbandonato e, castagneto chesalva la varietà del “marroncino di Sacco”. Inoltre il programma comprende, pressoAlbergo San Marco, pranzo a base di prodotti nostrani come la polenta CONCIAcon farina di granoturco raro “Rosso Valtellina”. La visita è possibile ogni giorno suprenotazione telefonica o via internet. per gruppi di almeno 3/4 persone.
Programma n. 3 per scolarescheTutti i giorni previo tel. o imail – visita con guida - possibilità gustare la polenta di“Rosso Valtellina” (varietà di granoturco raro) per un desinare al sacco: con compa-natico portato dai ragazzi in visita.
Programma n. 4A Morbegno in via borgo Salvo 15, a 6 km dal molino - mostra di supporti delsuono “dal grammofono al digitale”. Visita a richiesta.
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