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07/07/15 0 3 La storia del Cervino – parte 3 (3-6) Enzo Benedetti e Amilcare Cretier ebbero quasi contemporaneamente l’idea di salire la parete sud; essa è pericolosa, ma solcata da profondi canali, per cui, se ci si tiene sugli speroni, si possono evitare le scariche di sassi meglio che sulla parete nord. Il 9 agosto 1931 Cretier sale da solo fino a 4000 m c. Il 15 ottobre 1931 Enzo Benedetti, con Luigi Carrel detto «Carrellino» e Maurizio Bich salgono brillantemente la parete, con un itinerario abbastanza diretto e molto logico. A tutt’oggi, se si esclude la salita invernale, questo itinerario ha solo due ripetizioni: verrà il giorno della rivalutazione di questo splendido itinerario. I primi salitori usarono solo 5 chiodi, ma le difficoltà nella fascia di rocce sottostante la Testa del Cervino e nel camino che solca quest’ultima sono costantemente sul IV grado: e arrampicavano con scarponi ferrati! La parete est del Cervino L’uniformità della parete est è causa di massima pericolosità. LA STORIA DEL CERVINO – PARTE 3

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  • 8/7/2015 La storia del Cervino – parte 3 ‹ BANFF

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    07/07/15 0 3

    La storia del Cervino – parte 3 (3-6)

    Enzo Benedetti e Amilcare Cretier ebbero quasi

    contemporaneamente l’idea di salire la parete sud; essa è

    pericolosa, ma solcata da profondi canali, per cui, se ci si tiene

    sugli speroni, si possono evitare le scariche di sassi meglio che

    sulla parete nord. Il 9 agosto 1931 Cretier sale da solo fino a

    4000 m c. Il 15 ottobre 1931 Enzo Benedetti, con Luigi Carrel

    detto «Carrellino» e Maurizio Bich salgono brillantemente la

    parete, con un itinerario abbastanza diretto e molto logico. A

    tutt’oggi, se si esclude la salita invernale, questo itinerario ha

    solo due ripetizioni: verrà il giorno della rivalutazione di questo

    splendido itinerario. I primi salitori usarono solo 5 chiodi, ma le

    difficoltà nella fascia di rocce sottostante la Testa del Cervino e

    nel camino che solca quest’ultima sono costantemente sul IV

    grado: e arrampicavano con scarponi ferrati!

    La parete est del Cervino

    L’uniformità della parete est è causa di massima pericolosità.

    LA STORIA DELCERVINO – PARTE 3

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    Difatti fu l’ultima parete ad essere affrontata e vinta. Per i primi

    900 metri si sale di notte su pendii nevosi non ripidissimi, ma

    solcati da innumerevoli «rigole». La Testa si drizza per gli ultimi

    300 metri, con una friabile parete verticale. L’impresa riesce a

    Luigi Carrel (Carrellino), colui che si avviava a diventare la più

    grande guida del Cervino: il 18 e 19 settembre 1932 conduce in

    vetta i due milanesi Enzo Benedetti e Giuseppe Mazzotti, con

    l’aiuto di altre tre guide: Maurizio Bich, Luciano Carrel e Antonio

    Gaspard. L’ultima parte dell’itinerario presenta difficoltà

    continue di IV e V grado più impegnative di qualsiasi altro

    itinerario sulla montagna.

    Dopo la prima, la prima invernale e la prima solitaria, ecco che

    qualcuno pensa alla prima solitaria invernale: Giusto

    Gervasutti. L’impresa gli riesce, perfetta, in 3 giorni: dal 23 aI 25

    dicembre 1936. Conseguenza logica di 71 anni di alpinismo

    sulla cresta del Leone.

    A ciò poté succedere solo l’invernale notturna (15 e 16 febbraio

    1949) di Achille Compagnoni e Modesto Patrolini! A quando la

    solitaria, invernale, notturna, come fece Cesare Maestri sullo

    spigolo nord del Crozzon di Brenta?

    La parete sud del Cervino

    Un’altra stranezza fu, il 25 settembre 1941, il circuito totale

    della Testa del Cervino: Alberto Deffeyes, Luigi Carrel, Pietro

    http://www.banff.it/wp-content/uploads/2015/07/Cervino3-SI._VA.Cervino.jpg

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    Maquignaz, con partenza dalla cresta dell’Hörnli. Il 13 agosto

    1942 Elvira Gianotti, con Luigi Carrel e Giulio Bich, sale la cresta

    De Amicis, prima femminile. L’11 settembre 1942 Alberto

    Deffeyes e il solito Luigi Carrel salgono sulla parete sud fino al

    Pic Tyndall, per un nuovo itinerario: un lungo sperone che

    dall’Enjambée scende fino alle morene, parallelo alla Cresta De

    Amicis, ma meno rilevato. Poco valore logico, roccia cattiva, mai

    nessuna ripetizione. 43 chiodi piantò Luigi Carrel il 23

    settembre 1942 con la guida Giacomo Chiara e il cliente Alfredo

    Perino, per il superamento diretto degli strapiombi di Furggen.

    Una variante, ma ancora una volta è Luigi Carrel a far

    progredire il livello tecnico sul Cervino. Mentre le scariche di

    sassi destano molte perplessità in Giacomo Chiara che temeva

    il peggio, «cosa ti preoccupi!» gli urla Carrel «perché i sassi do-

    vrebbero piombarci addosso quando hanno tanto posto da passarci

    a fianco?». Il 20 agosto 1944 Loulou Boulaz, con Pierre Bonant,

    compie per la via Piacenza la prima femminile di Furggen e nel

    1947 Anna Pelissier con Camillo e Arturo Pelissier la prima

    femminile della diretta di Luigi Carrel.

    Luigi Carrellino Carrel

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    Rimane il problema di una via diretta alla parete ovest. La via

    Imseng non soddisfa le moderne esigenze di dirittura e così il

    24 e 25 luglio 1931 Amilcare Cretier e Leonardo Pession

    provarono: seguirono il canalone Penhall, poi deviarono a

    destra con un’epica traversata sotto la bufera fino alla cresta

    del Leone, raggiunta circa a q. 3750 m. Il 20 agosto 1947 Luigi

    Carrel e Carlo Taddei attaccano il canalone Penhall, seguono

    per un tratto la via Cretier, poi proseguono diretti usando

    qualche chiodo. La parete è pericolosissima per le scariche.

    Dopo 90 ore di parete escono all’Enjambée, il 22 agosto. Ancora

    manca una diretta alla parete ovest. Non è assolutamente

    consigliabile una ripetizione di questa via, di importanza solo

    storica. Il 25 marzo 1948 la Cresta di Zmutt è percorsa in

    http://www.banff.it/wp-content/uploads/2015/07/Cervino3-Verres_da-pannelli-con-fotovarie_DSC2051.jpg

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    inverno da Henri M. Masson ed Edmund Petrig.

    Amilcare Cretier

    Nel 1905 Ettore Canzio, Giuseppe e Giovan Battista Gugliermina,

    Giuseppe Lampugnani volevano aprire la prima via senza guide

    sul Cervino. La scelta cadde sul crestone (interamente in

    territorio italiano) che dalla vetta del Pic Tyndall scende a sud

    verso le morene. Sulla prima spalla (q. 3558) si fermò il loro ten-

    tativo. Il 10 e 11 agosto 1906 altri due alpinisti, Ugo De Amicis e

    Arrigo Frusta tentarono: superarono anche la seconda spalla (q.

    3991) e giunti sotto la testa del Pic Tyndall non proseguirono

    direttamente e tagliarono a sinistra sulla Cravate fino alla Cre-

    sta del Leone. Impresa che pochi giorni dopo, il 26 e 27 agosto

    1906 fu ripetuta con prosecuzione, raggiunta con la Cravate la

    Cresta del Leone, fino alla vetta del Pic Tyndall e Cervino.

    Occorre attendere il 7 e 8 luglio 1933 per avere la salita

    integrale al Pic Tyndall: fu l’ultima impresa di Amilcare Cretier.

    http://www.banff.it/wp-content/uploads/2015/07/Cervino3-a06-02175.jpg

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    Con lui erano Basilio Ollietti e Antonio Gaspard. Dopo aver

    raggiunto la vetta del Pic Tyndall caddero infatti durante la

    discesa per la cresta del Leone. Fu il primo itinerario «senza

    guide» e perciò merita una sua importanza. È indubbiamente

    più sicuro della salita normale italiana, perché si svolge su uno

    sperone anche nella prima parte, evitando quindi il canalone

    della via solita. Chi volesse salire il Cervino per un itinerario più

    sicuro, possedendone le capacità, potrebbe scegliere questa via

    di salita, che del resto è abbastanza ripetuta. Solamente

    l’ultimo tratto, sopra la Cravate, è effettivamente difficile e molti

    preferiscono deviare per la Cravate.

    (continua)

    Giuseppe Bepi Mazzotti

     

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