la raffinazione dei rifiuti
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La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010Paolo Plescia CNR ISMN
La Raffinazione dei rifiuti urbani
Come trasformare i rifiuti in una risorsa per le Comunità
CNR Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati Area della Ricerca Roma -1 Montelibretti
l’esempio THOR
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Definizione di rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi
(Direttiva Europea 2008/98/CE)
La definizione di rifiuto definisce i contorni di un mondo sommerso molto vasto, una sorta di area
grigia, sotterranea al mondo superiore industrializzato dove le cose consumate, che hanno portato
benessere e felicità ed hanno terminato la loro vita operativa iniziano un nuovo percorso, diverso e più tortuoso, che spesso porta ad un danneggiamento
dell’ambiente e ad una riduzione della qualità di vita.
La gestione delle enormi quantità di rifiuti oggi prodotte nel mondo industrializzato implica una serie di pressioni
sull’ambiente:•a carico delle acque, come conseguenza dei percolati di
discarica e degli sversamenti di rifiuti in prossimità di acque superficiali o in falda
•a carico dell’aria, inquinamenti clima-alteranti dai gas serra emessi dai processi degradativi dei rifiuti organici, emissioni da
incenerimento e dai mezzi di trasporto •a carico del suolo, scarichi accidentali e discariche
incontrollate con conseguente generazione di siti contaminati a scapito dell’ambiente e della collettività
In definitiva, dato che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma la problematica dei rifiuti va affrontata ponendo al centro della pianificazione il recupero e il
riciclo delle materie, non la loro eliminazione (anche perché impossibile) o il loro occultamento in una discarica, perché
qualsiasi sistema di smaltimento che non prevede un recupero di materie prime o di prodotti genera esso stesso dei rifiuti,
moltiplicando così il fenomeno e rendendo ancora più complessa e ingovernabile la gestione
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Una città di 30000 abitanti consuma 103 MWh elettrici a giorno (3.04KWh/ab giorno*30000) e nello stesso tempo produce circa 45 tonnellate di rifiuti, dei quali il 30 % è acqua, il 10 % è metallo e vetro e il 5 % non è buono da utilizzare come combustibile per la presenza di S, Cl ..… Ma il resto è C e H, che se utilizzati al 25 % di rendimento producono 35 MWh a giorno, cioè il 34 % dell’energia elettrica necessaria alla comunità …
La Città Ideale
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
La premessa è utile per chiarire cosa si intende per RAFFINAZIONE dei rifiuti.
Il rifiuto urbano è una miscela eterogenea di materiali organici ed inorganici, composto da carta, plastiche, materiali vegetali e di origine animale, residui metallici e vetrosi e sporadici frammenti di ceramici, inerti e legno.
Una corretta gestione di queste miscele deve prevedere:
- la separazione a monte delle materie prime ancora utilizzabili
- la trasformazione della frazione non recuperabile in impianti che forniscano alla Comunità energia elettrica, calore e materie prime ripulite.
Queste ultime possono, a loro volta, dare origine a filiere produttive che impiegano materiali di scarto.
La RAFFINAZIONE è quindi un’azione basata su moderne tecnologie che permette di ottenere materie prime di elevata qualità e di combustibili dalla frazione non altrimenti recuperabile dei rifiuti
La premessa è utile per chiarire cosa si intende per RAFFINAZIONE dei rifiuti.
Il rifiuto urbano è una miscela eterogenea di materiali organici ed inorganici, composto da carta, plastiche, materiali vegetali e di origine animale, residui metallici e vetrosi e sporadici frammenti di ceramici, inerti e legno.
Una corretta gestione di queste miscele deve prevedere:
- la separazione a monte delle materie prime ancora utilizzabili
- la trasformazione della frazione non recuperabile in impianti che forniscano alla Comunità energia elettrica, calore e materie prime ripulite.
Queste ultime possono, a loro volta, dare origine a filiere produttive che impiegano materiali di scarto.
La RAFFINAZIONE è quindi un’azione basata su moderne tecnologie che permette di ottenere materie prime di elevata qualità e di combustibili dalla frazione non altrimenti recuperabile dei rifiuti
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Una montagna di RIFIUTI
Giornalmente, in Italia ognuno di noi produce 1.5 kg di
rifiuti, dei quali il 90 % è costituito da rifiuti “urbani”, cioè
materiali di scarto derivanti dalla cucina, dalla pulizia e
dalla gestione delle nostre abitazioni Dai dati dell’APAT
2008 si ricava che la produzione annuale 2007 di rifiuti
urbani si è attestata a 32.5 milioni di tonnellate. Di
questi, solo il 28 % è recuperato mediante la RD (9.1
Mton) mentre 23 Mton vengono smaltiti, ad un costo
medio di 90 €/ton.
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010La RD in Italia e gli obiettivi di Legge
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Come vengono gestiti i rifiuti “indifferenziabili” in Italia
(APAT 2009)
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
LA FRAZIONE DEI “NON RICICLABILI..”
La Norma ci chiede di produrre CDR (combustibile da rifiuto) a partire dalla frazione non riciclabile, il “sovvallo” della differenziata (Dlgs 22/97 “Legge Ronchi” e s.m.i.). Attualmente la via presa da questi materiali, in Italia, è perlopiù verso la discarica ..
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Selezione
RDRU
Trattamento/recupero
Valorizzazione/Commercializzazione
Valorizzazioneenergetica
Ripristini ambientaliFOS
CDR
Selezione
RDRSU
Trattamento/recupero
Valorizzazione/Commercializzazione
Valorizzazioneenergetica
Ripristini ambientaliFOS
CDR
Discarica
Incenerimento
La gestione RSU
Schema AMA, 2006
1. Come si tratta il rifiuto, oggi?
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Condizioni Emissioni tonnellate di “CO2
equivalenti” per ton/RSU
Anaerobicheriducenti
1.37
Combustione biogas
0.45
Totale emissioni da biogas
1.82
Aerobicheossidanti
1.20
Combustione (inceneritore)
6.50 – 8.50
Prima di considerare le tecnologie a disposizione per la gestione dei rifiuti, si vuole portare l’attenzione del
Lettore sulla problematica delle emissioni di gas clima-alteranti: il settore rifiuti contribuisce, da solo, al 6 % delle emissioni serra. In particolare, il biogas emesso dalle discariche ha un effetto 25 volte più intenso della
CO2
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Serbatoio biogas
Motore a combustione interna
CH4
COCO2
H2O
Energia elettrica
0.08/0.1 MWh/ton
Impianti di discarica con recupero di biogas
Rifiuti interrati
Condotte biogas
isolamento
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Residui non differenziabili
FermentatoreSerbatoio biogas Motore a combustione
interna
CH4
COCO2
H2O
Energia elettrica
0.17 MWh/ton
Residui secchi – tecnosuolo per discariche o fertilizzanti se il rifiuto è totalmente organico
Impianti di biostabilizzazione e meccanico-biologici
Metalli ferrosi e non ferrosi
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Elementi critici sulle discariche
Le discariche costituiscono dei bacini dove il rifiuto viene degradato dalle acque di percolazione e dall’attività batterica e produce effetti a breve, medio e lungo termine nefasti per l’area e la popolazione.
Effetti a breve termine: biogas e odori nauseabondi, percolato di discarica da smaltire (circa 20 – 30 €/ton), riduzione dell’uso dell’area per scopi agricoli, possibile immediato inquinamento di falde superficiali e sotterranee se il contenimento plastico/argilloso viene danneggiato da assestamenti interni
Effetti a medio termine: a pochi anni dall’apertura della discarica si verifica il cedimento delle strutture di contenimento, sia per fenomeni di corrosione elettrolitica/chimica, sia per fenomeni meccanici, con conseguente spandimento di percolato; le emissioni tendono a divenire sempre più importanti, con l’aumentare del tempo di maturazione del rifiuto
Effetti a lungo termine: indisponibilità dell’area, non sarà mai più possibile utilizzarne l’area per scopi agricoli o abitativi a meno di una BONIFICA a fine vita dell’impianto
Costo smaltimento
RSU in Discarica:
60 – 120 €/ton
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Residui non differenziabili
CDR
Ceneri volanti
5 % in peso
dei rifiuti
Ceneri di fondo
25 % in peso dei rifiuti
.. Recupero in cementerie .. Energia elettrica
1MWh / ton
Inceneritori A GRIGLIA
Pellettizzatore
Forno a griglia
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Residui non differenziabili
CDR Ceneri volanti
Ceneri vetrificate (20 % in peso)
.. Recupero in cementerie ..
Energia elettrica
(1.2 – 1.4 MWh/ton)
Torcia al plasma
Inceneritori AL PLASMA
Pellettizzatore
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
GLI INCENERITORI: REALMENTE SONO UNA SOLUZIONE ?
Nel 1896 entrò in funzione il primo inceneritore ad Amburgo e da allora nella maggior parte dei Paesi del Nord Europa si continua ad incenerire.
In Europa ci sono oltre duecento impianti di incenerimento, molti dei quali trasformati negli anni in impianti di termovalorizzazione.
In molti Paesi si guarda all’incenerimento come alla sola tecnologia proponibile e anche nel nostro Paese si parla di incenerimento come unica alternativa:
TALI AFFERMAZIONI SIANO DEL TUTTO SBAGLIATE, FUORVIANTI E PERICOLOSE
L’incenerimento praticato sui rifiuti non raffinati - in Europa non si parla di “termodistruzione” ma solo di INCENERIMENTO - è la forma meno razionale per trattare i rifiuti e si giustifica solo nelle seguenti condizioni:
- Volumi di rifiuti accumulati maggiori di 1 Mton / anno (Fonte Federambiente)
- Incentivi dello Stato per ridurre il costo di conferimento
Gli aspetti negativi dell’incenerimento sono l’occupazione permanente e definitiva di aree enormi, la produzione di 1 tonnellata di rifiuti, tra pericolosi e speciali, da smaltire, per ogni tre tonnellate di rifiuti urbani, la produzione di inquinanti gassosi e solidi
La dismissione di un inceneritore porta inevitabilmente ad una bonifica, spesso di dimensioni maggiori di quelle da attuare sulle discariche
GLI INCENERITORI: REALMENTE SONO UNA SOLUZIONE ?
Nel 1896 entrò in funzione il primo inceneritore ad Amburgo e da allora nella maggior parte dei Paesi del Nord Europa si continua ad incenerire.
In Europa ci sono oltre duecento impianti di incenerimento, molti dei quali trasformati negli anni in impianti di termovalorizzazione.
In molti Paesi si guarda all’incenerimento come alla sola tecnologia proponibile e anche nel nostro Paese si parla di incenerimento come unica alternativa:
TALI AFFERMAZIONI SIANO DEL TUTTO SBAGLIATE, FUORVIANTI E PERICOLOSE
L’incenerimento praticato sui rifiuti non raffinati - in Europa non si parla di “termodistruzione” ma solo di INCENERIMENTO - è la forma meno razionale per trattare i rifiuti e si giustifica solo nelle seguenti condizioni:
- Volumi di rifiuti accumulati maggiori di 1 Mton / anno (Fonte Federambiente)
- Incentivi dello Stato per ridurre il costo di conferimento
Gli aspetti negativi dell’incenerimento sono l’occupazione permanente e definitiva di aree enormi, la produzione di 1 tonnellata di rifiuti, tra pericolosi e speciali, da smaltire, per ogni tre tonnellate di rifiuti urbani, la produzione di inquinanti gassosi e solidi
La dismissione di un inceneritore porta inevitabilmente ad una bonifica, spesso di dimensioni maggiori di quelle da attuare sulle discariche
Da: Corso di aggiornamento Energia dai Rifiuti – Politecnico di Milano 2005
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Evoluzione percentuale incenerimento su totale RU
Fonte APAT 2006
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
L’importanza delle dimensioni di un Termovalorizzatore
Fonte Prof. Consonni – Convegno AMSA 08
190
160
130
100
70
€/ton
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Totale in inceneritori ( WTE) 3,951 Mt/a (RSU +CDR+Sovvalli ) 12,1 % della prod.RSU di cui 3,3 Mt/a da RSU+0,6Mt/a da CDR/Sovv. Potenza elettrica lorda 530 MWeInceneritori RSU funzionanti 50Totale rifiuti in inceneritori 4,5 Mt/a (inclusi i Rifiuti speciali) Produzione elettrica da rifiuti 2,90 TWh/aProduz.elettr.da rifiuti e biomasse 6,74 TWh/aPotenza elettr.da rifiuti e biomasse 1256 MWe = 6 % FER, 21332 MWe
= 1.8 % della prod.lorda Totale produzione elettrica da FER 52,27 TWh/aTotale produzione elettrica lorda 314 TWh/aTotali consumi elettrici lordi 359 TWh/aObiettivo FER-2010(2001/77/CE) 76 TWh/a
Incenerimento/Fonti Energetiche Rinnovabili (FER)
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Brescia800.000 Ton/anno30 % ceneri32 % efficienza
Ep= energia elettrica (X 2.6) e/o termica (X 1.1) prod. Annualmente (GJ/a)
Ei =Energia annuale importata dall’impianto (GJ/a)
Ef = energia annuale introdotta in impianto come combustibile per produrre vapore (GJ/a)
Ew = contenuto energetico dei rifiuti in base al p.c.i. (GJ/a)
Si considera RECUPERO ENERGETICO con eff.energetica > 0.6 (impianti funzionanti prima del 31/12/2008 e > 0.65 per impianti autorizzati dopo il 1/01/2008
Fonti rinnovabili o Incenerimento ?
La Commissione Europea ha varato la NUOVA DIRETTIVA QUADRO SUI RIFIUTI
(31/2008/CE) che prevede se un impianto di incenerimento di rifiuti è da considerarsi un recupero energetico o uno smaltimento.
La classificazione si basa su una FORMULA DI EFFICIENZA (chiamata R1/D10) dove R1 sono le operazioni di recupero come combustibile e D10 è lo smaltimento tramite incenerimento:
Eff. Energ. = Ep – (Ei-Ef)
0.97 *(Ew+Ef)
Di fatto nessun impianto in Italia rispetta tali parametri
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Energia elettrica dai rifiutiEnergia elettrica dai rifiuti
KWh/t RSU•Discarica controllata con rec.en. 60 ( 40% biogas – motori a ciclo otto )•Digestione anaerobica 170 (tecnol. a secco – motori a ciclo otto )•Termovalorizzatore
• Anni 75-85 350 ( ŋe=20%, pci=6,3 MJ/Kg)
• Anni 85-95 550 ( ŋe=23%, pci=8,5 MJ/Kg)
• Anni 95-05 700 ( ŋe=25%, pci=10 MJ/Kg)
•Termovalorizzatore ottimizzato• (2007) 834 (WFPP- AEB Amsterdam)
(WTE AZN Moerdijk – NL)
•Termovalorizzatore per CDR 1050* ( ŋe=25%, pci=15 MJ/Kg)
. Caldaia stessa capacità e rendimento, a carbone (ŋe=25%, pci=35 MJ/Kg)1533**
*per Ton. CDR** per ton carbone con p.c.i.: 35 MJ/kg•Con CDR Q micronizzato e raffinato 1375* (ŋe=25%, pci=22 MJ/Kg)
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
3. Una nuova ipotesi di
trattamento
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
L’ipotesi è basata sull’integrazione della
filiera esistente (incenerimento,
discarica e digestione anaerobica) con una
tecnologia che elimini o limiti al massimo le sostanze inquinanti (metalli, alogeni), gli
idrocarburi, i pesticidi e altre sostanze
pericolose, in modo da aumentare il
rendimento energetico e ridurre le condizioni
di rischio
Ciò si può fare a costo limitato adoperando una
tecnologia “povera”:
la meccanochimica
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Meccanochimica significa stimolare reazioni chimiche mediante energia impressa meccanicamente, da un mulino. Le reazioni che vogliamo provocare vanno dalla semplice essiccazione alla frattura di legami molecolari e alla ossidazione ed eliminazione di sostanze tossiche
Mediante un mulino di tipo classico si riesce normalmente a ridurre la dimensione della polvere. Ma quando l’energia utilizzata supera quella necessaria alla sola comminuzione, avviene qualche altra cosa: si innescano una serie di reazioni che degradano i materiali
Mediante questa tecnica si possono “vetrificare” metalli e materiali solidi, ossidare e distruggere PCB e idrocarburi., liberare metalli ..
Meccanochimica significa stimolare reazioni chimiche mediante energia impressa meccanicamente, da un mulino. Le reazioni che vogliamo provocare vanno dalla semplice essiccazione alla frattura di legami molecolari e alla ossidazione ed eliminazione di sostanze tossiche
Mediante un mulino di tipo classico si riesce normalmente a ridurre la dimensione della polvere. Ma quando l’energia utilizzata supera quella necessaria alla sola comminuzione, avviene qualche altra cosa: si innescano una serie di reazioni che degradano i materiali
Mediante questa tecnica si possono “vetrificare” metalli e materiali solidi, ossidare e distruggere PCB e idrocarburi., liberare metalli ..
MULINO ad ATTRITO
Utilizza masse macinanti libere di muoversi, accellerate dal movimento delle giare di macinazione, che imprimono forze di attrito superiori alle 1000 atmosfere. Sono indicati per materiali secchi e ricchi di polimeri teneri
MULINI ad URTO e ATTRITOStesse masse macinanti, ma mosse in modo da creare una componente di urto accoppiata ad una componente ad attrito; indicati nella gestione di materiali umidi (fino al 70 %) e molto ricchi di inerti e polimeri misti
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Liberare le particelle utili e separarle dal resto della miscela
Nei rifiuti solidi urbani troviamo materiale organico putrescibile, polimeri, legno, carta e accoppiati, metalli e inerti. Ciascuno di questi materiali hanno una loro densità, porosità, contenuto d’acqua e resistenza meccanica. Sfruttando differenze in parametri fisici si possono agevolmente separare le varie frazioni.
Organico combustibile: Per densità
Metalli: prop. magnetiche, correnti parassite, densità
Inerti: densità, colore, risposta IR
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Frazione pesante: inerti e
sali
Frazione pesante: inerti e
sali
Frazione leggera:
combustibile o filler
Frazione leggera:
combustibile o filler
Separazione dei ferrosi e non ferrosi
Separazione dei ferrosi e non ferrosi FrantumazioneFrantumazione
Separazione acqua
Separazione acqua
FeFe Cu, Zn, Sn..Cu, Zn, Sn.. Vetro inerteVetro inerte
Separazione inerti e vetro
Separazione inerti e vetro
MicronizzazioneMicronizzazioneSeparazione polveriSeparazione polveri
acquaacqua
Schema del processo di RAFFINAZIONESchema del processo di RAFFINAZIONE
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0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
% Moisture
30.0 60.0 120.0 240.0
Grinding Time (sec)
WM1 U =1
trattato
tal quale
L’eliminazione dell’acquaL’eliminazione dell’acqua
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CDR classico
LHV = 10 -13 MJ/kg
BET = 0.04 – 0.1 mq/g
U % = 35 – 40 %
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Rifiuto dopo raffinazione
LHV = 20 – 22 MJ/kg
BET = 47 mq/g
U % = 5 %
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
100 U / campo > 150 U / campo
0 U / campo 2 U / campo
Effetto di sterilizzazione
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Product Heat of combustion on as isKcal / kg (MJ/Kg)
Heat of combustio
n on medium
sizeKcal / kg(MJ/kg)
Heat of combusti
on on micro size
Kcal / kg(MJ/kg)
%
Paper 2376(9.94)
3003(12.56)
5134(21.48)
216
Wood 3503(14.65)
4154(17.38)
4680(19.52)
133
MSW + 20 % water
2750(11.51)
- 5356(22.41)
194
MSW + 45 % water +
paper 5 %
2130(8.91)
- 5122(21.43)
240
Le dimensioni ridotte del
combustibile e le modificazioni
chimiche indotte dalla
micronizzazione aumentano il
LHV anche del 240 %
Il prodotto contiene
mediamente 0.3 – 0.4 % di cloro,
partendo da un tal quale contenente
il 10-15 % di plastiche clorurate
(5.5 – 7.5 % di cloro iniziale),
0.25 % di solfo e una sommatoria di metalli pesanti inferiore ai 1000
ppm
Parametro Unità di misura CDR normale
CDR - Q UNI 9903
CDR – Q THOR
Size mm < 0.1 mm90% < 100 m
Heating Value Kj/kg > 15.000 >20.000 22400
Moisture Tal quale < 25 % < 18 % 7 %
Cl % sulla materia secca < 0.9 % < 0.7 % < 0.4 %
S % sulla materia secca < 0.6 % < 0.3 % < 0.2 %
Ashes % sulla materia secca < 20 % < 15 % 3 – 11 %*
Cr mg/kg < 100 < 70 < 10
Cu mg/kg < 300 < 50 < 10
Mn mg/kg < 400 < 200 < 50
Ni mg/kg < 40 < 30 < 10
As mg/kg < 9 < 5 < l.l.d.
Cd mg/kg < 7 < 3 < l.l.d.
Hg mg/kg < 7 < 1 < l.l.d.
Pb mg/kg < 200 < 100 < 50
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+ 1.18 m m
- 1.18 m m
HICO M 25
Feed 60 kg/h
Product 60 kg/h
Vibrating screen
Baghouse
Recirculating ratio 7:1
+ 1.18 m m
- 1.18 m m
HICO M 25
Feed 60 kg/h
Product 60 kg/h
Vibrating screen
Baghouse
Recirculating ratio 7:1
.. Il primo impianto utilizzato, Sidney (2002).. Il primo impianto utilizzato, Sidney (2002)
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Nel 2003 iniziò la progettazione e realizzazione di un mulino ad attrito completamente nuovo. Tale sistema, chiamato THOR 1, dette una pessima prova di sé nei test di funzionamento e successivamente venne abbandonato per il costo di sviluppo eccessivo
Nel 2003 iniziò la progettazione e realizzazione di un mulino ad attrito completamente nuovo. Tale sistema, chiamato THOR 1, dette una pessima prova di sé nei test di funzionamento e successivamente venne abbandonato per il costo di sviluppo eccessivo
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
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Nel 2005 la Società ASSING SpA, che aveva realizzato il brevetto del mulino, iniziò la progettazione e realizzazione del II prototipo, basato sullo schema di macinazione a planetario, più efficiente e meno costoso. E’ stato il primo mulino planetario di dimensioni industriali per produrre materiali nanostrutturati attraverso azioni meccanochimiche. Tale iniziativa, completamente italiana, ha permesso un notevole passo avanti ed è ora premiata dalla collaborazione con il Gruppo Buzzi UNICEM che ha la licenza di realizzare tali macchine per produrre CDR-Q per le cementerie
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Polvere in uscitaPolvere in uscita
Rotazione
eccentrica
Alimentazione rifiuto
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
MCDR viene usato IN PARTE per ALIMENTARE I MOTORI DELLA NAVE… ..
RifiutiRifiuti
Trattamento dei rifiuti con piattaforme su nave Trattamento dei rifiuti con piattaforme su nave
.. E IN PARTE PER ALIMENTARECENTRALI TERMOELETTRICHEO CEMENTERIE
.. E IN PARTE PER ALIMENTARECENTRALI TERMOELETTRICHEO CEMENTERIE
MICRO-CDR (MCDR)MICRO-CDR (MCDR)
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Il secondo sistema inventato dal CNR e reso industriale da una PMI nazionale è il REFOLO, un processo industriale per il recupero di rifiuti speciali, anche urbani, ad elevato contenuto di polimeri. Tale processo è stato impiegato con successo nel trattamento di BIOMASSE e CAR FLUFF.Cuore del processo REFOLO è il micronizzatore, un “pin mill”, cioè un mulino ad attrito dove le sfere di acciaio sono lanciate ad elevata velocità sul materiale, trasferendo così una grande quantità di energia. L’effetto è una forte riduzione della quantità di acqua (che viene espulsa sotto forma di vapore) e della granulometria. Nel mulino si ottengono anche reazioni di cracking molecolare e riduzione.
The REFOLO project
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
1= Feeder
2= shaft
3= hammers
4= launchers
5= powder exhaust
6= lifters
7= motor trasmission
8= electric motor
Lo schema illustra la struttura semplificata del TRITOR. I martelli che ruotano accellerano le sfere a 20 – 25 m/s. I granuli di rifiuto organico sono schiacciati e frammentati, fino ad ottenere delle polveri che vengono aspirate attraverso le pareti forate delle giare.
The REFOLO project
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Immagini degli urti delle sfere all’interno delle giare di macinazione
(www.sensorproducts.com)
Velocità max sfere: 21 m/s
Pressioni normali: 210 Mpa
Pressioni tangenziali: 30 - 100 Mpa
The REFOLO project
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Il primo impianto REFOLO presentato a ECOMONDO 2008
Si tratta di un pilota da 0.5 mc/ora, che servì a dimostrare la funzionalità di un sistema di questo genere
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Esempi di raffinazione: Eliminazione del cloro “organico” dal rifiuto e riduzione del rischio potenziale di generazione di diossine dall’incenerimento
Esempi di raffinazione: Eliminazione del cloro “organico” dal rifiuto e riduzione del rischio potenziale di generazione di diossine dall’incenerimento
E’ dimostrato che i composti della famiglia delle diossine si formano durante la fase iniziale della combustione dei rifiuti, quando la combustione di plastiche alogenate (PVC) o organoclorurati genera HCl gassoso, in presenza di catalizzatori, quali il rame e il ferro
E’ dimostrato che i composti della famiglia delle diossine si formano durante la fase iniziale della combustione dei rifiuti, quando la combustione di plastiche alogenate (PVC) o organoclorurati genera HCl gassoso, in presenza di catalizzatori, quali il rame e il ferro
Il cloro è così disponibile a formare diossine e furani con le molecole organiche presenti nello stream dei gas di uscita. Il primato nella produzione di HCl e nella realizzazione della reazione di Deacon è posseduto dal cloro organico a scapito del cloro inorganico per una semplice considerazione di tipo chimico fisico: il cloro organico è legato a polimeri che a 300°C dereticolano e formano HCl, mentre alla stessa temperatura il cloruro di sodio o di calcio non produce alcuna emissione gassosa di HCl, a meno che non si trovi assorbito sulla superficie di argille o di altre forme silicatiche, in condizioni tali da rendere più facile la dissociazione del cloro dai sali
Il cloro è così disponibile a formare diossine e furani con le molecole organiche presenti nello stream dei gas di uscita. Il primato nella produzione di HCl e nella realizzazione della reazione di Deacon è posseduto dal cloro organico a scapito del cloro inorganico per una semplice considerazione di tipo chimico fisico: il cloro organico è legato a polimeri che a 300°C dereticolano e formano HCl, mentre alla stessa temperatura il cloruro di sodio o di calcio non produce alcuna emissione gassosa di HCl, a meno che non si trovi assorbito sulla superficie di argille o di altre forme silicatiche, in condizioni tali da rendere più facile la dissociazione del cloro dai sali
Cu + ½ O2 CuO CuO + 2 HCl Cu + H2O + Cl2 Cu + Cl2 CuCl2
Cu + ½ O2 CuO CuO + 2 HCl Cu + H2O + Cl2 Cu + Cl2 CuCl2
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Sfruttando l’energia meccanica prodotta dalla macinazione per attrito si induce la dereticolazione dei polimeri e la precipitazione del cloro in forma di sali in presenza di idrossido di calcio (CaOH2) o di soda (NaOH). Il cloro che si forma per dereticolazione del PVC, evoluto sotto forma di acido cloridrico, viene catturato dall’idrossido alcalino e riprecipita sotto forma di sale di cloro. La reazione invocata per utilizzare l’idrossido di calcio come scavenger per il cloro è stata realizzata anche per lo solfo
Sfruttando l’energia meccanica prodotta dalla macinazione per attrito si induce la dereticolazione dei polimeri e la precipitazione del cloro in forma di sali in presenza di idrossido di calcio (CaOH2) o di soda (NaOH). Il cloro che si forma per dereticolazione del PVC, evoluto sotto forma di acido cloridrico, viene catturato dall’idrossido alcalino e riprecipita sotto forma di sale di cloro. La reazione invocata per utilizzare l’idrossido di calcio come scavenger per il cloro è stata realizzata anche per lo solfo
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Analisi termica del PVC tal quale
CO2
HCl
0
200
400
600
800
T°C
200
400
600
800
T°C
Analisi termica del PVC trattato
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Sali estratti dal rifiuto
(CaSO4 e CaCl2)
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
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In questo momento gli utilizzatori potenziali del combustibile da raffinazione sono le Cementerie e le centrali termoelettriche. Sia i primi che i secondi possono ricevere un combustibile molto simile al carbone che attualmente viene bruciato con evidenti risparmi, anche in termini di desolforazione
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Per riassumere: perché RAFFINARE?• Per l’elevata efficienza, assenza di emissioni e di rischi
ambientali e per il più basso costo di smaltimento attualmente esistente (< 50 €/ton)
• Perche’ aumenta la percentuale di materiale realmente differenziato e riutilizzabile
• Perché il prodotto finale può essere una valida alternativa (rinnovabile) al carbone nelle centrali, oppure costituire un suolo tecnico da utilizzare nei ripristini ambientali, senza pericolose formazioni di gas e percolati
La raffinazione dei rifiuti: l’esempio del THOR, Senigallia, 6 febbraio 2010
Grazie per la vostra attenzione !!