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1 LA PREVENZIONE DELLE DIFFICOLTA GRAFO-MOTORIE NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA: L’ESPERIENZA CONCRETA DI UNA SCUOLA DELL’HINTERLAND MILANESE Maria Matera, grafologa e rieducatrice della scrittura Raffaella Manfrin, coordinatrice scuola dell’infanzia Faenza 29 settembre 2012 Maria Matera: La pedagogia del gesto grafico nasce da una considerazione generale: spesso le difficoltà grafo-motorie sono legate da un lato alla scarsa acquisizione dei prerequisiti utili a scrivere a mano e dall’altro alla mancanza di una didattica specifica per l’apprendimento degli aspetti esecutivi della scrittura. Pertanto un progetto di seria prevenzione deve certamente far riferimento agli studi condotti sulle tecniche di insegnamento dei gesti grafici base e sull’incidenza di una corretta postura ed impugnatura, come elementi che facilitano gli apprendimenti, ma non deve dimenticare la correlazione che esiste tra sviluppo della motricità generale e della motricità fine del bambino, neurologia dell’atto scrittorio, con particolare riferimento alla coordinazione oculo-manuale e alla percezione, e tappe che contrassegnano lo sviluppo del segno grafico (quali sono i segni che per prima i bambini tracciano? perché proprio quelli? quale correlazione esiste tra competenza motoria, visiva, percettiva e prodotto grafico?). In altri termini non bisogna mai dimenticare che sviluppo del gesto e produzione del segno vanno di pari passo.

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LA PREVENZIONE DELLE DIFFICOLTA GRAFO-MOTORIE

NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA: L’ESPERIENZA CONCRETA

DI UNA SCUOLA DELL’HINTERLAND MILANESE

Maria Matera, grafologa e rieducatrice della scrittura

Raffaella Manfrin, coordinatrice scuola dell’infanzia

Faenza 29 settembre 2012

Maria Matera: La pedagogia del gesto grafico nasce da una

considerazione generale: spesso le difficoltà grafo-motorie sono

legate da un lato alla scarsa acquisizione dei prerequisiti utili a

scrivere a mano e dall’altro alla mancanza di una didattica specifica

per l’apprendimento degli aspetti esecutivi della scrittura.

Pertanto un progetto di seria prevenzione deve certamente far

riferimento agli studi condotti sulle tecniche di insegnamento dei

gesti grafici base e sull’incidenza di una corretta postura ed

impugnatura, come elementi che facilitano gli apprendimenti,

ma non deve dimenticare la correlazione che esiste tra sviluppo

della motricità generale e della motricità fine del bambino,

neurologia dell’atto scrittorio, con particolare riferimento alla

coordinazione oculo-manuale e alla percezione, e tappe che

contrassegnano lo sviluppo del segno grafico (quali sono i segni che

per prima i bambini tracciano? perché proprio quelli? quale

correlazione esiste tra competenza motoria, visiva, percettiva e

prodotto grafico?). In altri termini non bisogna mai dimenticare

che sviluppo del gesto e produzione del segno vanno di pari passo.

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Non è quindi sufficiente fornire al bambino indicazioni relative a

come si disegna un cerchio o un quadrato o a come si scrive la

lettera a, la b, la c e così via per ottenere buoni risultati.

Se non si tiene conto di che cosa vuol dire tracciare un segno

casuale prima (lo scarabocchio) e volontario poi (il disegno o la

scrittura) qualsiasi metodologia non può che ottenere risultati

mediocri.

Il Metodo Venturelli, di cui sono consulente e che utilizzo, ha il

vantaggio di proporre una metodologia completa, strutturata, che

tiene conto di tutti questi diversi fattori oltre che delle ricerce in

corso, degli studi più recenti e dell’esperienza, ormai più che

decennale, nelle scuole e che rende il metodo flessibile e dinamico.

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Cercherò di esporre la mia esperienza, spero in maniera chiara, con

l’ausilio di Raffaella Manfrin, coordinatrice della scuola dell’infanzia

Papa Giovanni XIII di Cormano, presso cui ho portato avanti il

progetto di prevenzione. Cercherò inoltre di mettere l’accento sui

diversi aspetti teorici e pratici che stanno alla base delle

sperimentazioni che ho condotto e, naturalmente, del metodo che

ho utilizzato.

Devo intanto premettere che le sperimentazioni non avrebbero

potuto fornire buoni risultati se non vi fosse stato da parte delle

insegnanti la piena convinzione e la consapevolezza del fatto che

lavorare in sinergia, modificando alcuni punti di vista e coordinando

maggiormente le attività che già vengono svolte all’interno di una

scuola dell’infanzia, potesse produrre risultati utili e valorizzare le

attività stesse.

E’ infatti vero che in tutte le scuole dell’infanzia vengono svolte per

esempio attività di ritaglio, di manipolazione, di disegno o esercizi

di pregrafismo, ma è pur vero che se queste attività non sono

condotte secondo criteri corretti si rivelano, se non inutili,

comunque inefficaci soprattutto per bambini in difficoltà che sono

quelli che a noi più interessano. Porsi cioè domande come, ad

esempio, se sto proponendo un’attività di ritaglio: “qual è la

corretta impugnatura delle forbici” o se sto proponendo un disegno:

“qual è la corretta impugnatura della matita?”, “a partire da che età

è possibile insegnarla ai bambini?”, “qual è l’eta che definisce la

scelta della mano scrivente?”, “essere ambidestri è vantaggioso o

svantaggioso?”, “il pregrafismo è un mero esercizio di compilazione

di esercizari o di schede più o meno casuale o esiste una gerarchia

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nella proposta degli esercizi?, “e quella gerarchia di esercizi ha una

sua logica o dipende dal gusto dell’editore di schede o eserciziari?”.

Per questo motivo è indispensabile che le insegnanti abbiano

seguito un corso di formazione che permetta loro di capire la

portata - e anche l’impegno – del progetto di sperimentazione.

Raffaella Manfrin: La decisione di seguire il progetto di

prevenzione secondo il metodo Venturelli è nata dalla semplice

osservazione dei bambini. Guardandoli spesso mi chiedevo: perché

fanno così fatica a colorare con le matite e si lamentano che hanno

male alle mani? Diversi sono i modi con i quali impugnano la

matita, ma qual è quella giusta e, se sbagliata, va corretta e

come? Quando iniziano a

scrivere il loro nome la

direzione con la quale

scrivono le lettere è

sbagliata: la “o” la scrivono

in senso orario e non in

senso anti-orario, per la

“m” partono dal basso e

non dall’alto e hanno una

grossa difficoltà nello scrivere la “s”. Inoltre i bambini dimostrano,

sempre di più, una difficoltà a livello motorio (sono impacciati, non

coordinati, rigidi, non veloci nel movimento) e in particolare sono

poco abili con la mano. Hanno cioè una scarsa motricità fine, a cui è

strettamente legata l’abilità scrittoria, non hanno una giusta

impugnatura della forchetta, fanno fatica ad infilarsi le scarpe, ad

infilarsi la giacca, a girare la pagina di un libro, a strappare un

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foglio. Da qui riconoscere come l’abilità legata al gesto grafico come

la postura, l’impugnatura e la scioltezza propria del gesto non siano

così naturali nei bambini come sembra, nonostante abbiano sempre

in mano gli strumenti come matite, pennarelli e forbici, è stato un

atto dovuto. Ma, soprattutto, ci siamo accorte della difficoltà di noi

insegnanti a rispondere in modo adeguato, preciso e consapevole a

tutte le domande sorte nell’osservare i bambini. Ecco le motivazioni

per le quali abbiamo sentito il bisogno di seguire un’esperta che

potesse darci non delle risposte generiche ma specifiche e precise

secondo un metodo strutturato, con l’ardente desiderio di aiutare i

bambini e facilitare la loro preparazione alla scuola primaria.

Maria Matera: Cercheremo ora di sintetizzare il lavoro che è stato

fatto per 2 anni con i bambini dell’ultima classe della scuola

dell’infanzia.

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Il progetto ha previsto un mio intervento da ottobre a maggio 1

volta al mese per 4 ore circa. Per 2 ore ho lavorato con i bambini in

classe (30/35 minuti per gruppetto) con il compito di supervisionare

il lavoro svolto dalle insegnanti, supervisionare i progressi dei

bambini e introdurre ogni volta nuovi esercizi, su cui le insegnanti

avrebbero dovuto lavorare fino all’incontro successivo.

Gran parte del mio lavoro è stato quello di “affinare lo sguardo”

delle insegnanti su postura ed impugnatura dei singoli bambini così

che le stesse fossero in grado di individuare le diverse

problematiche legate al singolo bambino, riportarle e programmare

insieme a me interventi specifici, comprendendo il perché di quegli

interventi.

L’osservazione è una delle fasi più importanti della metodologia.

Schiene rigide, spalle alzate, gomiti volanti, piedi sulle sedie, teste

piegate, ecc. non facilitano nel bambino una delle condizioni

indispensabili affinchè lavori bene, vale a dire la stabilità.

Talvolta, per ottenere risultati migliori, basta porre entrambi i

gomiti sul tavolo e

incoraggiare i bambini a

tenere la mano che non

scrive ferma sul foglio o

allontanare le dita dalla

punta della matita così che

si possa vedere quello che

si sta disegnando.

Al mio intervento di circa 2

ore in classe, è poi sempre

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seguito un incontro con tutte le insegnanti della scuola (tutte non

solo quelle che seguivano il progetto con i bambini dell’ultimo anno)

per la definizione delle attività da svolgere, per la discussione delle

problematiche generali e relative ai singoli bambini, per la

risoluzione di dubbi e perplessità.

Ritengo che questo momento di incontro e confronto sia

assolutamente indispensabile per la piena riuscita dell’intero

progetto.

Non è un caso che durante il II anno di sperimentazione io abbia

trovato le insegnanti, che avevano seguito gli incontri l’anno

precedente, anche se il loro gruppo di bambini non era all’ultimo

anno e quindi non seguiva la sperimentazione, decisamente più

preparate. Hanno per altro seguito qualche indicazione fornita per i

bambini grandi applicandola ai più piccoli (uso di matite triangolari,

impostazione dell’impugnatura, lavori in verticale) con risultati

decisamente buoni, come ho avuto modo di vedere quando ho

raccolto all’inizio

dell’anno le schede

che facciamo

compilare ai

bambini per la

valutazione delle

loro competenze e

per la

programmazione

del lavoro.

Come si può

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vedere la percentuale dei bambini in difficoltà nel II anno di

sperimentazione si è notevolmente abbassato, soprattutto quello

dei bambini con competenze gravemente scarse, mentre il numero

dei bambini con competenze sufficienti si è alzato.

Raffaella Manfrin: Proprio perché tutto è nato da un bisogno di

noi insegnanti, eravamo molto disponibili a seguire le indicazioni e a

far nostro il metodo di lavoro proposto da Maria e sopratutto

disposte a mettere in discussione le nostre conoscenze e

l’organizzazione delle attività didattiche di sezione L’incontro con

Maria, una volta al mese, era molto importante sia per noi

insegnanti che per i bambini. Per noi insegnanti perché, mentre

Maria proponeva le diverse attività, potevamo osservare i bambini e

imparare, guardandola, come impostava i lavori, correggeva,

valorizzava o chiedeva un impegno. Avevamo la possibilità di

imparare un metodo di educazione al gesto grafico. Ore le

insegnanti sono sicuramente più formate e capaci di intervenire sui

bambini in modo appropriato e sereno perché più consapevoli. A

mio avviso l’aspetto più interessante nel percorso di formazione

delle insegnanti è stato notare come, nel tempo, abbiano iniziato ad

acquisire la capacità di far coincidere le attività specifiche del

metodo Venturelli con le attività di programmazione didattica.

Perché la proposta educativa sia vissuta in tutta la sua unità.

Maria Matera: Nel frattempo le insegnanti hanno comunicato ai

genitori l’avvio del progetto e hanno consigliato loro l’acquisto di un

piccolo astuccio dove riporre le matite tringolari grosse che

avrebbero dovuto utilizzare durante l’anno.

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Una parentesi va aperta a proposito dei materiali da utilizzare e che

vengono consigliati non a caso, ma perché facilitano il bambino a

conseguire risultati buoni con uno sforzo che sia il più possibile

minimo.

Le matite tringolari vengono definite ergonomiche perché la loro

sezione triangolare facilita la posizione delle dita del bambino che

nella maggior parte dei casi non sa dove metterle.

Questa sezione rende per altro superflui i famosi gommini che

alcuni fanno apporre sulle matite.

La scelta dell’utilizzo di matite grosse è invece

dettata dal fatto che lo spessore facilita la presa

e dal fatto che generalmente tali matite hanno

una mina più morbida che evita l’effetto

graffiante – e di blocco - sulla carta. La mina

più morbida cioè scivola di più, facilitando il

movimento.

Le matite triangolari, di cui per altro esistono

più versioni fino ad arrivare a strumenti ergonomici sofisticati e di

alta qualità, talvolta persino differenziati per età, anche se più

costose, offrono il vantaggio di essere più funzionali nel facilitare

l’apprendimento di una presa corretta.

Raffaella Manfrin: Da subito abbiamo raccontato, nelle assemblee

di sezione, il contenuto del progetto. Man mano che cresceva la

formazione delle insegnanti e più erano in grado di documentare e

spiegare i diversi interventi, di pari passo cresceva l’interesse dei

genitori. Quando è venuta Maria a presentare il progetto a tutti i

genitori della scuola alcuni hanno trascritto gli appunti per poi

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distribuirli a tutti. Perciò quando abbiamo fatto la proposta di

cambiare il materiale didattico non hanno dimostrato difficoltà

proprio perché ne avevano capito le motivazioni e il valore.

Ma (esperienza ancora più significativa) abbiamo notato come, nel

tempo, la preoccupazione dei genitori sui loro figli non era più

centrata su un esito o un prodotto finale il “guarda come è bravo

perché a 5 anni sa scrivere” o “guarda che bel lavoretto” ma è

cresciuta un’attenzione e una valorizzazione di tutti quei giochi e

attività che i bambini fanno a scuola, come a casa,apparentemente

senza risultati, ma che hanno più valore perchè sviluppano e

migliorano le abilità legate

all’acquisizione dei

prerequisiti.

Faccio un esempio: in

occasione della festa della

mamma i bambini hanno

preparato delle collane con

la pasta e i genitori hanno

capito che non si trattava

solo di un gioiello, ma anche

e soprattutto di un lavoro di

motricità fine e la stessa

cosa vale per il gioco con i

lego piccoli o ancora a 5

anni dare spazio al gioco

con il dido o la pasta di sale per abituarli al movimento delle dita.

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Il mio primo intervento a scuola ha la funzione di raccogliere dati:

osservo i bambini e faccio rilevare alle insegnanti che cosa non va

(spalle sollevate, schiene eccessivamente rigide, gomiti penzolanti,

prese non funzionali, lateralizzazioni non decise), momento questo,

come ho già detto, importante e delicato.

Raccolgo quindi una scheda che mi serve per valutare il livello dei

bambini e i loro futuri miglioramenti e che è stata fatta compilata

precedentemente, seguendo criteri precisi che sono stati forniti alle

insegnanti.

La scheda che, ricordo, è parte integrante del Metodo Venturelli, si

compone di due parti: la prima riporta i tracciati rettilinei e obliqui e

la seconda i tracciati di pregrafismo.

La valutazione fa riferimento a diversi items (10 per la precisione)

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suddivisi in tre macro aree che sono spazialità, forma e motricità e

valuta, secondo protocolli precisi e condivisi, diversi parametri

relativi a questi tre principali aspetti grafici. Per esempio per la

spazialità si valuta la tenuta del rigo, la simmetria, il numero degli

elementi, per la forma la riproduzione corretta dei tracciati, per la

motricità la qualità del tratto, la curvilineità, la capacità di non

spezzare il gesto.

Queste schede saranno successivamente raccolte a metà anno e a

fine anno per la valutazione intermedia e finale. A metà anno i

bambini compilano solo la prima parte della scheda perché per

metà anno lavorano sui tracciati rettilinei e obliqui, mentre a fine

anno compilano l’intera scheda.

Dopo la prima osservazione e il primo incontro con le insegnanti il

lavoro può iniziare.

Si tratta di un lavoro che prevede 3 livelli di intervento

contemporanei.er

questioni espositive,

suddivido i 3 livelli

che, insisto, vengono

seguiti

contemporaneamente

e per tutto l’arco

dell’anno perché, mi

allaccio a ciò che ho

detto all’inizio della

mia esposizione, i progetti sperimentali nella scuola dell’infanzia

hanno loscopo di facilitare l’acquiszione dei pre-requisiti ed educare

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alla corretta esecuzione del gesto attraverso l’uso funzionale dello

strumento.

I tre livelli lavorano su questi obiettivi.

Il primo livello è quello della preparazione motoria degli arti

coinvolti nell’atto scrittorio, con particolare attenzione alla motricità

fine.

Si tratta di esercizi motori che hanno lo scopo di aiutare i bambini a

dissociare e coordinare i diversi segmenti del loro corpo.

Hanno anche lo scopo di rendere i bambini consapevoli, per quanto

possibile, dello stato del loro corpo (sono rilassato o sono teso?)

Ricordo, per inciso, che noi scriviamo con il nostro corpo.

Rendere i bambini consapevoli di tensione e rilassamento è

particolarmente importante per le parti più direttamente coinvolte

nell’atto dello scrivere. Una mano rigida che non permette la

rotazione del polso, dita rigide che premono eccessivamente sulla

matita non facilitano il bambino e contribuiscono per altro ad avere

dolore quando si scrive o si disegna o si colora. Far fare ai bambini

esercizi che li invitino, ad esempio, a premere forte forte sulla

matita e provare a disegnare, chiedendo loro se la mano è dura o

molle, se il braccio è duro o molle, e poi a tenere le dita morbide

sulla matita e provare a disegnare, chiedendo loro se la mano è

dura o molle, se il braccio è duro o molle, facendo così

sperimentare la tensione e subito dopo la rilassatezza, il blocco e

subito dopo la fluidità, chiedendo loro, dopo cher hanno

sperimentato entrambi gli stati, qual è lo stato che provoca minore

fatica, è un esercizio fondamentale perché lavora sulla

consapevolizzazione di ciò che avviene quando si scrive o si disegna

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e su quali sono i “trucchetti”, chiamiamoli così, per rendere meno

faticoso il lavoro.

Gli esercizi più squisitamente motori, di cui parlavo all’inizio, sono

invece esercizi di rotazione del braccio attorno alla spalla,

dell’avambraccio attorno al gomito, della mano attorno al polso.

Ci sono poi esercizi per la mobilità delle dita come i graffi di gatto, il

lancio delle palline, ecc.

Ma ci sono anche esercizi grafomotori che hanno la funzione di

rilassare gli arti facilitando anche la concentrazione.

Si tratta dei tracciati scivolati che possono essere fatti eseguire ai

bambini con un foglio di carta grande fissato sul banco con lo

scotch ad occhi aperti prima…

e ad occhi chiusi poi e che implicano lo scivolamento di tutto il

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braccio sul banco con una presa lunga e quindi morbida della

matita. I tracciati scivolati, per altro, non prevedono la precisione

del prodotto grafico finale e questo va detto ai bambini che così si

rilassano maggiormente perchè consapevolizzano che stanno

lavorando su un gesto e non su un segno.

Ma per facilitare gli apprendimenti vi sono attività altrettanto

importanti come, ad esempio, il ritaglio con corretta impugnatura

delle forbici (si lavora così sull’impugnatura della matita, sulla

conduzione del gesto, ecc.), infilare le perline che lavora sia sul

potenziamento della presa a pinza che sulla sequenza se si

utilizzano palline colorate, ecc. E non vanno dimenticati i tanti gesti

quotidiani (allacciarsi le scarpre, mangiare da soli, allacciare i

bottoni) fondamentali per il potenziamento della motricità fine,

della percezione oculo-manuale, ecc.

Inserisco sempre, nelle mie presentazioni, questa sequenza – si

tratta di mio

figlio che ha oggi

19 anni – per

sottolineare che

anche un’attività

apparentemente

semplice come

mettere il

cappuccio ad un

pennarello è per

un bambino

piccolo fonte di

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esperienza infinita per la coordinazione oculo-manuale e per

l’autostima (il sorriso dopo che l’operazione è finalmente riuscita!).

Lasciamo quindi che i bambini facciano queste esperienze senza

togliergli il gusto della riuscita con un nostro intervento per paura

che si sporchi o per facilitargli la vita.

Lascio a Raffaella il compito di elencare altre attività di

potenziamento delle competenze motorie che sono state effettuate.

Raffaella Manfrin: Secondo la mia esperienza il rendere il

bambino consapevole dello stato del suo corpo è il livello più

importante perché un bambino consapevole è un bambino sereno e

un bambino sereno è un bambino rilassato. Perciò considero la

preparazione motoria la fase più importante del progetto anche per

quel che dicevo all’inizio e cioè che i bambini sono sempre più

impacciati nei movimenti. Per es. quando, una volta alla settimana,

i bambini fanno giochi tipo “ginnastica” con la loro insegnante

all’inizio e alla

fine c’è sempre

un momento di

rilassamento e

di ascolto del

loro corpo. Li si

fa sdraiare,

occhi chiusi e

ascoltare una

musica dolce. Li

si chiede di

irrigidire e poi

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sciogliere e rendere molle una parte (solo le gambe, solo le braccia

ecc…) o tutto il corpo. Facciamo il gioco del Pupazzo di pezza con la

musica (braccia a penzoloni), il gioco dell’albero vivo-morto ( i

bambini stanno in piedi, rigidi per fare l’albero vivo poi l’insegnante

con un bambino alla volta prende il polso chiede di diventare molli e

improvvisamente lascia cadere le braccia e subito si vede chi è

rigido e chi no).

Si tratta cioè di giochi che hanno lo scopo di potenziare la capacità

di tensione e di rilassamento. Per lavorare sulla dissociazione del

braccio dal tronco ci sono invece il gioco del pittore, Il direttore

d’orchestra, giochi cioè che rendono sciolto il movimento ampio e

aperto del braccio. Per la motricità dell’ avambraccio c’è il gioco del

tergicristallo. Per migliorare il movimento delle dita tutti i giochi,

canzoncine o filastrocche da mimare appunto con le mani. Questi

esercizi sono utili se fatti con sistematicità: 10 minuti tutti i giorni.

E’ diventato un appuntamento atteso e divertente

Trovo che i bambini siano particolarmente impacciati nella motricità

fine cioè l’uso della mano e della dita. I giochi sono molti: travasi

con le granaglie varie e invitarli, con prensione a pinza, fare delle

cornici mettendo in fila il grano, fare le collane con perle via via

sempre più piccole così che la presa diventi precisa. In questi giorni

stiamo preparando la festa di inizio anno e i bambini hanno

decorato la corona per la festa incollando dei fiori di carta copiando

la sequenza di colori data dall’insegnante.

Maria Matera: Il secondo livello invece si riferisce al lavoro su

postura ed impugnatura.

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E’ importante insegnare ai bambini come si sta seduti quando si

disegna, come dico io, da grandi o quando si scrive. Io dico sempre

ai bambini di assumere la “posizione dello scrittore” per valorizzare

quello che stanno facendo sia che disegnino in verticale (sulla

lavagna) che in orizzontale (sul banco). Se le maestre lavorano su

questo punto già durante il mio secondo intervento basta dire: In

posizione! perché i bambini sistemino piedi, gambe, braccia, gomiti,

ecc. Certamente poi è necessario controllare uno per uno i bambini

e correggerli se è il caso, ma loro già sanno che esiste un modo

specifico per disegnare da grandi o fare il pregrafismo, come, con

molta competenza, dicono alle maestre o ai loro genitori. E,

sottolineo, non si tratta di avere un esercito di piccoli soldatini, ma

di avere un gruppo di bambini consapevoli che quando si stanno

facendo cose nuove o impegnative è necessario concentrarsi e

sfruttare al massimo tutti i trucchi che permettono di fare meno

fatica.

Se si insiste, se si lavora bene, le impugnature cambiano, ma

questo è un lavoro che devono fare le insegnanti tutti i giorni

perché il mio intervento, le osservazione che faccio, i consigli che

fornisco siano efficaci nel consolidare comportamenti che dovranno

diventare abituali.

Per facilitare questo tipo di apprendimento è però necessario tenere

sempre presente lo sviluppo naturale della motricità degli arti

interessati all’atto scrittorio e della loro correlazione con il prodotto

grafico finito.

Lavorare affinchè possa essere esercitata prima la rotazione della

spalla e solo successivamente quella del gomito e del polso vuol

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dire far riferimento a

quelle che sono le tappe

dell’apprendimento

motorio naturale del

bambino che procede

prima in direzione

prossimale e solo

successivamente in

direzione distale.

Per questo motivo noi lavoriamo con i bambini innanzitutto in

verticale (in piedi davanti alla lavagna), perché questa posizione

permette la rotazione della spalla e una più naturale impostazione

della corretta l’impugnatura perché con i gessetti è più facile

promuovere una presa a 3 dita, anziché palmare, e solo

successivamente in orizzontale (seduti al banco), perché questa

posizione prevede la rotazione del gomito e del polso e la mobilità

delle dita, acquisizioni successive a quelle della rotazione della

spalla. Oltre tutto in

verticale è più facile

acquisire concetti

topografici quali l’alto e il

basso che in posizione

orizzontale diventano

lontano (l’alto) e vicino

(il basso) al proprio

corpo, operazione

mentale questa

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senz’altro più difficile per un bambino. Più i bambini sono in

difficoltà, più è necessario lavorare in verticale.

Raffaella Manfrin: Per noi il lavoro in verticale è stato una ri-

scoperta. Utilizzavamo già questa posizione con i bambini di 5 anni

per dipingere con le

tempere. Avendo

scoperto l’importanza

della dissociazione

della spalla come prima

tappa dello sviluppo

grafo-motorio

l’abbiamo proposta più

spesso, invitando i

bambini di 5 anni a

disegnare in verticale

anche con le matite e ad utilizzare le lavagne, acquistate con l’avvio

del progetto, più liberamente senza vincolarne l’uso agli esercizi di

pre-grafismo . Abbiamo inoltre utilizzato la posizione in verticale

anche con i bambini di 3 e 4 anni. In particolare ci siamo rese

conto, proponendo ai bambini di 3 anni di disegnare sui fogli posti

in verticale sulla parete, che è per loro naturale eseguire un

movimento ampio e circolare con la dissociazione della spalla, che

corrisponde naturalmente al cerchio. I bambini hanno effettuato

spontaneamente questo gesto producendo spontaneamente il

cerchio. Da parte nostra non vi è stata nessuna richiesta: abbiamo

solo creato la condizione perché potessero fare questa esperienza.

L’ampio movimento rotatorio è facilitato dall’ampia superficie

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messa a disposizione e questa condizione permette l’acquisizione di

una buona scioltezza motoria e grafo motoria. Ci siamo anche rese

conto che lavorare in verticale con i gessetti e le matite permette di

lavorare più facilmente sull’impostazione della corretta impugnatura

perché accompagna il passaggio dall’impugnatura palmare, naturale

per i bambini piccoli, all’impugnatura digitale.

Maria Matera: Il terzo livello è quello dell’educazione del gesto

grafico. La prima parte dell’anno è dedicata all’apprendimento dei

tracciati rettilinei e obliqui (la prima parte della scheda), che per

altro servono per scrivere in stampatello e per la riproduzione delle

figure geometrichesecondo la progressione dei tracciati del Test di

Integrazione visuo-motoria di Beery già analizzata in un

precedente intervento.

Solo successivamente, nella seconda metà dell’anno circa, si passa

a lavorare sui tracciati di pregrafismo, proposti secondo uno

schema non casuale, ma che segue gli stessi criteri metodologici

che vengono utilizzati per i tracciati rettilinei e obliqui.

La metodologia utilizza 3 criteri base fondamentali:

1 Esecuzione del gesto indicando il punto di avvio e la direzione

facendolo prima

ripassare al bambino

(anche più volte se

necessario) il tracciato

proposto verbalizzando

quello che sta facendo e

solo successivamente

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facendolo eseguire in autonomia sempre accompagnando i

gesti con le parole perché il bambino impara per imitazione; in

questo modo, per altro, si fornisce al bambino un metodo di

riferimento che utilizzerà anche autonomamente

2 Educazione del bambino all’osservazione, all’autocorrezione e

alla valorizzazione del

prodotto grafico perché

il bambino sia in grado

di prendere

consapevolezza dei

propri errori e quindi di

non ripeterli. Questo

vuol dire, ad esempio,

quando si propone il cerchio chiedere inizialmente ai bambini

quali sono le caratteristiche del cerchio (è rotondo, non ha

angoli) e dopo l’esecuzione da parte di un bambino far

osservare e commentare il prodotto grafico realizzato (ha gli

angoli? Sembra un uovo? È bello liscio?, ecc.). Questo induce

l’autocorrezione e il tentativo, magari maldestro, di non

ripetere più un cerchio con gli angoli

3 Passaggio per ciascun

gesto dal piano

verticale al piano

orizzontale, dal

grande al piccolo, dal

semplice al

complesso, dalla

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pagina bianca al rispetto dell’appoggio su una riga di base per

facilitare gli apprendimenti accompagnando il bambino con

gradualità all’arricchimento delle competenze. Tengo a

sottolineare che quello che vedete nelle slides è solo l’ultimo

passaggio perché i bambini per ciascun segno grafico hanno

lavorato prima alla lavagna, poi su fogli grandi, poi su fogli più

piccoli e solo in ultimo sul quadernetto. Il quadernetto, senza i

passaggi graduali, di cui ho parlato, non serve praticamente a

niente. Ecco un esempio di esercizio proposto alla lavagna

E’ quindi seguendo questi tre criteri base che vengono proposti

esercizi graduali e non casuali per cui si passa dalla riga verticale a

quella orizzontale e solo successivamente al quadrato, dalla riga

obliqua a destra alla riga obliqua a sinistra e solo successivamente

al triangolo, dalla coppa semplice appesa ad una riga superiore alla

coppa semplice appoggiata su una riga di base, all’alternanza della

coppa grande e della coppa piccola appoggiate su una riga di base,

alla coppa complessa e così via.

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La differenza con gli esercizi di pregrafismo, proposti solitamente

nelle scuole, è evidente: manca la gradualità, si mettono insieme

segni curvi e segni angolosi, si propone il tratteggio che spezza la

fluidità del gesto e così via ma, soprattutto, non è previsto un

lavoro di preparazione preliminare.

Raffaella Manfrin: Il terzo livello che riguarda l’ educazione al

gesto grafico è sicuramente la fase più impegnativa per le

insegnanti perché devono ritagliare almeno 15 minuti al giorno per

seguire i bambini singolarmente nell’esecuzione dei tracciati,

riproduzioni delle figure geometriche ecc… E’ Importante che siano

proposti in modo preciso, quotidiano e sistematico e per ottenere

risultati è necessaria una notevole costanza e pazienza. Per i

bambini sono attività inizialmente faticose, ma nel tempo e con

l’esercizio scoprono di migliorare nel disegno o nello scrivere il

nome e vivono una sorta di soddisfazione e di piacere perché si

accorgono “di essere capaci di…” e quindi più sicuri di sé.

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Per questo l’incontro mensile con Maria era vissuto dai bambini con

trepidante attesa e molto entusiasmo per le cose nuove che ogni

volta imparavano. Sentivano d’essere grandi e reagivano con

serietà e impegno e nello stesso tempo con il desiderio di fare. ( i

genitori raccontavano che i bambini chiedevano qual era il giorno in

cui veniva Maria perché non dovevano mancare…)

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Maria Matera. L’esperienza fatta per due anni presso la scuola

dell’infanzia di Cormano è stata per me assolutamente gratificante

perché i risultati sono

stati più che

soddisfacenti, come

avrete modo di vedere,

perché la collaborazione

con le insegnanti è stata

strepitosa, perché i

bambini hanno sempre

mostrato un alto livello

di gradimento, perché

ho visto bambini in serissima difficoltà diventare sicuri e soddisfatti

e questo è stato per me il più bel regalo.In tal senso il mio grazie

più grande va a Diego,

un bambino che aveva

oggettivi problemi legati

a disturbi del linguaggio,

a cui mi sono

particolarmente

affezionata per

l’entusiasmo che ha

mostrato e per i risultati

incredibili che ha ottenuto. L’ho visto crescere e rafforzarsi ogni

volta sempre di più con un’autostima talmente alta che le maestre

mi hanno detto che si era messo a imitarmi facendo sedere i

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bambini più piccoli davanti alla lavagna e mostrando loro come si fa

il cerchio, la coppa, il giro della morte, ecc.

Anche il disegno della figura umana è migliorato moltissimo così

come l’esecuzione del nome, che mi ha mostrato tutto contento in

uno dei nostri incontri.

Ecco la tabella riassuntiva relativa ai risultati ottenuti nel I e nel II

anno di sperimentazione.

Come si può vedere sia nel primo che nel secondo anno tutti i

bambini hanno recuperato una buona competenza

nell’area

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della spazialità e della forma, tranne che per qualche incertezza

nella riproduzione dei tracciati di pregrafismo. Rimane qualche

problema nell’area della motricità, anche se va sottolineato come i

bambini con competenze non raggiunte erano deficitari in 1 o 2 dei

tre items (in particolare la qualità del tratto è l’item più

penalizzato).

Raffaella Manfrin: L’esperienza vissuta in questi due anni con

Maria anche per me è stata oltre che bella anche interessante. E’

stato un piacere vedere il grande coinvolgimento delle insegnanti

che evidentemente hanno vissuto la sperimentazione non come una

costrizione ma come una reale risposta alle loro tante domande e

come occasione di crescita professionale. L’aver visto come i

bambini siano cresciuti soprattutto in consapevolezza, autostima,

sicurezza e desiderio di fare e di imparare, più curiosi e

attenti,caratteristiche tipiche dei bambini di 5 anni che devono

iniziare una nuova avventura alla scuola primaria è stato molto

gratificante. Un grazie a Maria che ha comunicato a tutte noi il suo

amore per i bambini e la sua passione per il metodo che ci ha

insegnato sempre con uno sguardo valorizzatore ed entusiasta di

ogni piccolo passo fatto sia dai bambini che dalle insegnanti.Ora

leggo alcune osservazioni fatte da una insegnante della primaria

che ha avuto 4 bambini provenienti dalla nostra scuola 2 dei quali

con alcune difficoltà grafiche già riscontrate alla scuola dell’infanzia:

“Il lavoro iniziato alla scuola dell’infanzia ha sicuramente aiutato i

bambini nell’affrontare serenamente e con maggiore

consapevolezza i primi fondamentali e difficili apprendimenti nella

scuola primaria. Innanzitutto si nota una predisposizione a stare

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seduti composti, o comunque seguire le indicazioni date

dall’insegnante, a mantenere una postura corretta nell’atto dello

scrivere e una più facile presa dello strumento. I bambini eseguono

correttamente le lettere scritte seguendo la corretta direzionalità

del gesto che hanno interiorizzato: da sinistra a destra, dall’alto al

basso, senso antiorario per i movimenti circolari. Quando, a inizio

anno, ho sottoposto loro la prova iniziale del copiare le figure uno di

loro ha esordito dicendo:” l’abbiamo fatto anche alla scuola

materna!”, e questo si è verificato anche in altri episodi, come

durante gli esercizi di rilassamento spalla-braccio-polso-mano-dita.

Questo li fa sentire tranquilli e sicuri del fatto che “sono cose che

sono capaci di fare” e gli fa affrontare con serenità anche i nuovi

apprendimenti. I bambini con qualche insicurezza a livello grafico

(tratto tremolante, fatica a rimanere dentro al quadretto 1cmx1cm)

evidenziano già dei positivi miglioramenti rispetto all’inizio

dell’anno, maggiore precisione e maggiore sicurezza. Sin dall’inizio

si notava in loro una bella determinazione nel voler far meglio:

sapevano quello che dovevano fare e sapevano anche “come”

doverlo fare..era come se però la loro mano non rispondesse ai

comandi del cervello. Avevano ben chiaro in testa dove dovevano

arrivare qual’era l’esecuzione perfetta a cui mirare. Sottolineo

questo perché ho notato come tra due bambini che avevano seguito

il metodo Venturelli alla scuola dell’infanzia e un altro bambino della

classe che non ha seguito il metodo Venturelli , ci siano evidenti

differenze non solo nell’esecuzione (che in loro evidenzia

miglioramenti progressivi e abbastanza veloci nel tempo) ma anche

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nella facilità o meno di interiorizzare i movimenti che portano

all’esecuzione corretta dei segni grafici (lettere e numeri).”

Maria Matera: Ed ecco alcune schede eseguite dai bambini

all’inizio e alla fine dell’anno scolastico. Si tratta delle schede dei

bambini che presentavano maggiori difficoltà e che hanno

conseguito risultati simili ai compagni che avevano invece all’inizio

dell’anno migliori competenze.

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