la lingua degli " ichneutai " di sofocle

18
La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle Author(s): Giuseppe Guarini Source: Aegyptus, Anno 6, No. 4 (Dicembre 1925), pp. 313-329 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41214880 . Accessed: 14/06/2014 21:13 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Upload: giuseppe-guarini

Post on 20-Jan-2017

232 views

Category:

Documents


4 download

TRANSCRIPT

Page 1: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

La Lingua degli " Ichneutai " di SofocleAuthor(s): Giuseppe GuariniSource: Aegyptus, Anno 6, No. 4 (Dicembre 1925), pp. 313-329Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41214880 .

Accessed: 14/06/2014 21:13

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR todigitize, preserve and extend access to Aegyptus.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 2: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle.

el dramma satiresco che, verso il 1912, una fortunata

¡g scoperta di papiri ad Ossirinco ha offerto all'esame 'B laborioso di non pochi studiosi nostri e d'oltre con-

™| fine (1), Sofocle ancora una volta ci ha offerto una prova convincente del suo alto valore, del suo ingegno versatile e della sua inesauribile attività per il teatro greco. Prescindendo da tutti gli elementi che danno al componimento uno sfondo ed un colorito veramente tragici, fermeremo più che altro la nostra attenzione su quanto Fautore dei « Cercatori di traccie * ha attinto specie nel campo della commedia. Indubbiamente Sofocle, con la fusione ed il contrasto delle qualità divine ed umane di Apollo, di Sileno, di Gliene e dei Satiri, che sono i protagonisti dell'azione, ha raggiunto quegli effetti di sana comicità che non avrebbe con- seguito se avesse conservato in ciascuno di essi le caratteristiche personali di ogni personaggio. Se talvolta Sileno, ad esempio, as- sume un contegno di persona superiore, come un vero personaggio tragico, egli non riesce ad altro che a parodiare questo e a ren- dere ridicolo sé stesso. Così quando i Satiri si rivolgono a Cillene chiamandola: « Signora di quei luoghi », « Dea basso cintuta », « Veneranda » (2) e via dicendo, noi crediamo che Sofocle abbia

(1) Cfr. Calderini, Lexicon suppletorium in Sophoclis fragmenta papy- racea nunc reperta confectum (Studi scuola di Papirologia n. 1); Valgimioli, Osservazioni sul dramma satiresco di Sofocle, n cente men te scoperto (Athe- neum 1913; pp. 382 ssg.); Bignone, Studi critici sugli к hne uta i di Sofocle (Atti Accad. di Torino 1912-13; pp. 774 ssg.); Terzaqhi, / cercatori di traccie (Testo, traduzione e comment) Sansoni, Firenze 1913); Wilamowitz, Neue Jahrbücher (XXIX, 7, pp. 449 ssg.); Ko igen, Quae rato intercédât inter Inda gato r es fabular um Sophocleam et hymnům in Mercurium qui fertur Homericus (Bonn 1914); Diehl, Supplementum Sophocleum (Bonn 1913; pp. 1-20).

(2) Ai versi 237, 252, 331 etc. Il Te»zaghi in proposito dice : « In questa strofe (vv. 237 ssg.) e nella breve replica (vv. 252-55) non sono

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 3: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

314 GIUSEPPE GUARINI

fatto ciò non con Г intenzione di dare un tono di grave solennità alle loro parole (sebbene questi termini in campo tragico abbiano sempre tale valore), ma più che altro per aggiungere una nota di comicità al loro modo di comportarsi sulla scena, in precedenza reso ancor più ridicolo dalla loro paura per lo strano suono udito (1) e dal continuo mutar di sentimenti, di gesti, di parole.

Dal momento in cui essi iniziano la loro azione, sia per la vivacità di movimento delle singole scene, sia per la spigliata rapidità dei dialoghi, sia1 per i ridicoli loro atteggiamenti e sia infine per il modo con cui Sileno e Gliene prendono a disputare su Ermes ed a discutere sulla lira da lui creata (2), non è fuor di luogo affermare che il dramma satiresco di Sofocle trovi in ciò molti punti di contatto con la commedia. La stessa commoda fa- cilità con cui essi tutti, sul più bello di un'azione, si mettono a discutere (3) e senza, tanti complimenti ad insultarsi a vicenda, dilungandosi talora in particolari verbali, detti più che altro per prolungare l'azione, come la lunga chiacchierata di Sileno che rac- conta le sue prodezze (4) e tutti gli altri elementi linguistici di cui fra poco ci occuperemo, portano ben lungi dall'arte tragica. La presenza e le parole di Gliene, anche con la sua comparsa improvvisa, non danno effetti drammatici, poiché neppure con tutta la sua abilità di donna astuta, con le sue confidenze e col suo tentativo di ingraziarsi il vecchio Sileno ed i Satiri, riesce a far mutare il corso sereno degli eventi e la sfavorevole situazione di Ermes, suo protetto. Pur essendo un essere semi-divino ella non scioglie il nodo del dramma, come accade nelle tragedie quando interviene la divinità. L'unico effetto da essa raggiunto è quello di ritardare la marcia dei Satiri, almeno per il momento, verso la

rare le forme dell'epopea (äre<j7ttv aòoxv; кл»ХХг,уу); arrsvo;) che nella rap- presentazione dovevano avere una certa burlesca solennità, facendo con- trasto sia con Г apparenza, sia con la gesticolazione poco tranquilla dei Satiri » (О. С pag. 108, nota).

(1) Vedi i vv. 125 ssg; 170 ssg. E il rumore di cui si parla anche ai vv. 138-39, vale a dire lo »focpo; prodotto dalla lira fabbricata da Mercurio, per i Satiri tanto più causa di paura in quanto che era per essi inspie- gabile ed ignoto.

(2) Cfr. vv. 192 ssg. (3) Ai vv. 140 ssg. : 215 ssg 343 ssg. e via via. (4) Egli infatti, dopo avere rimproverato i Satiri per la loro pigrizia

e dopo averli definiti (лаХ^гу); ávayva aióixata . . . non può fare a meno di esaltare se stesso e le sue prodezze giovanili ed i trionfi ottenuti (vv. 148 ssg).

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 4: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAl » DI SOFOCLE 315

scoperta definitiva del ladro : mezzo più tecnico che stilistico quindi ed il poeta in ciò non ha avuto torto, che altrimenti Fazione finale sarebbe giunta troppo presto.

Mentre in genere nella tragedia vera e propria e nello stesso Ciclope di Euripide il coro non assume mai netta posizione di offesa e di difesa verso questo о quel personaggio, negli Ichneutaì vediamo che esso si schiera col migliore entusiasmo (anche se per opportunismo egoistico, in seguito alla promessa di libertà fatta da Apollo ali' inizio dell' azione) in favore del derubato : tutti gli sforzi di Sofocle sono perciò rivolti a mettere in risalto V incrol- labile desiderio che essi anno di superare, con i mezzi propri о con l'aiuto di Sileno, qualsiasi ostacolo che si opponga al raggiun- gimento della meta desiderata.

Se con Gliene essi assumono un contegno che in certo senso può sembrare passivo e favorevole alla Ninfa (1), in realtà è sol- tanto momentaneo, tendente più che altro a propiziarsi la sua fiducia e ad ottenere da lei quelle informazioni necessarie per la continuazione della ricerca e per potersi render conto delle cause del suono misterioso. Che quando hanno ottenuto il loro scopo non esitano molto a rivelarsi interamente, assumendo un contegno aggressivo anche verso la protettrice di quei luoghi (2).

Confrontando questo con il coro delle tragedie si vede che in entrambi è composto di gente inferiore (servi, donne, vecchi, fanciulli etc.), ma se esaminiamo fra gli altri il coro dell' Edipo a Colono, in cui appunto troviamo che vi partecipano personaggi i quali vogliono ad ogni costo difendere Antigone dalle mire di Cleone, noi vediamo che laddove i Satiri, negli Ichneutai, riescono a compiere ciò che sta loro a cuore, nella tragedia succitata, per la difesa più formale che reale del coro, Cleone riesce nel suo in- tento. Ciò può confermare la nostra opinione sul contegno energico dei Satiri nel nostro dramma, in cui essi, considerati come veri e propri personaggi, riescono a tenerci allegri ed a farci ricordare

(1) Cfr. vv. 237 e sgg. (2) Ai versi 362 ssg. dicono infatti :

ffTscpou XoytCou те [xúürotc, óiroť- av ^геХец ßal-iv eöpiax' йлсб-

^tjxtov • ou Y*P К*6 таита ireiWç ¿irwç то XPW' ob-zoç etpYaqxsvo; pivoxoXXrjTov olXXcov exXe-

vj/ev ßowv irou Sropàç y¡ 'tuo twv AoÇfou. ut) (ле тата* il 68ou ßcßaCe.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 5: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

316 G'USEPPE GUARINI

le situazioni comiche delle commedie greche e latine quando si trovano di fronte servo e padrone Senza dubbio gli Ichneutai, al contrario del Ciplope di Euripide, hanno una intonazione che dal verso 39 alla fine può considerarsi comica, anche se ricordiamo il fatto che la disperazione di Apollo, le sue parole gridate: riv y.Tjpùyaaci ортьоьаь, (v. 40) la sua intesa con Sileno, non sono per nulla elementi di vera tragedia. Da quando compaiono Sileno e i Satiri prima e Gliene poi, lo stile, la forma del dialogo, il modo di esplicazione delle attività a ciascuno inerenti, hanno un parallelismo continuo con la commedia, in particolare modo con quella di Aristofane Facendo poi astrazione dal fatto che negli Ichneutai troviamo anche termini usati molto di frequente nella tragedia (1), non si può disconoscere che Sofocle per la riuscita del componi- mento, che doveva sopratutto dilettare, molto spesso ha dovuto dimenticare di essere poeta tragico e ricorrere a molteplici espres- sioni di cui la commedia abbondava. Accanto a queste occorre tenere presenti tutte quelle forme di periodare, quei giochetti di parole, quelle esclamazioni, quelle ripetizioni di frasi e di concetti che, tolti dalla lingua comune, hanno assunto forma letteraria specie presso i comici.

Il Mancini, a proposito della lingua usata nei componimenti satireschi (2), ricorda Fuso frequente di metafore, comuni allo stile popolare di cui maggiormente si è servita la commedia e che noi possiamo rilevare anche nei frammenti dei drammi satireschi del nostro poeta (3). Degna di nota è quella del frammento 140 del * Dionisisco » : où ¡лирой tcvsov, où yikn оарт. Aristofane le usa con molta frequenza, anche se con evidente esagerazione, traendo so- pratutto lo spunto dagli esempi che gli offriva la vita reale (4). Nel dramma sofocleo tali forme di linguaggio figurato compaiono di rado. Ricordiamo tuttavia i vv. 66-67 : тссо; тЛ tí Xá3pi[a vu^ia] | vCkijj.jj.X4x [TCOTffí] ; il v. 140: [JÂ'Sr'ç, avayva сената; i vv. 321 ssg. :

(1) Rimando il lettore all'Appendice che il Terzaghi ha posto in fine al suo testo critico sugli Ichneutai.

(2) // dramma satirico greco (Annali della R. Scuola normale di Pisa, XI, 1897), pag. 78.

(3) Ricordo i fr. 107, 128, 161, 162, 255, 265, 2У4, 306, 800,974, 102O. della seconda edizione del Nauck, Tragicorum graecorum fragmenta.

(4) Cfr. Acarnesi, vv. 20, 180, 381, 574, 696, 843; Cavalieri vv. 96, 137; 570; 696, 843; Lisistrata vv. 549, 663; Nubi v. 1047; Pace vv. 273, 496; Rane vv. 105, 621. 637, 1050; Uccelü vv. 463, 829; Vespe vv. 10, 548. 884, etc.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 6: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

i.A LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 317

op^o^áXafcTÓ; ть; oaoíi %aToty-|vsř tóttou тгргтста о*' у/j Sia tovo'j |

Il Ciclope invece ce ne offre moltissimi esempi: y>.auxi)v àXa | ¿оЗчоьэд >4£'jfcatvûvT£ç (vv. 16-17); fcâV/jv уг /-p^v/jv etza; 7$stáv та èjAot (v. 148); (iÓTp'Jo; s;/.oi zoij/.1 àvxtSóvTs; sùio'j (v. 192); çy.evvwv a<7TSpwv ofotov e&oa; (v. 353); yiyvwT/.STat yoSv a¡¿t;sXo; ту};х7) /v)pí (v. 567);

xarrjvS'paKcójAfi.Sr1 ò-p^aXjAoO irsXaç - (v. 663) etc. Il popolo d'Atene, così argutamente fine nelle sue espressioni

figurate e proverbiali, doveva influire non poco sulle opere lette rarie che meglio rispondevano al suo spirito faceto, quali erano appunto il dramma satiresco e la commedia. Perciò era naturale che in questi componimenti anche le sentenze ed i proverbi com- parissero non di rado e che tali 7;apoi¡¿¿ai avessero un tono di spigliata ironia, pur se spesso non molto elevato, come quello che Aristofane pone in bocca ai personaggi delle sue commedie. E di queste, fra i tanti, ricordiamo i passi dei Cavalieri al v. 321, delle Nubi ai vv. 910-1273, della Pace al v. 1084, della Tesmoforiazuse al v. 928, degli Uccelli al v. 61 e delle Vespe ai w. 280-435 etc. Negli Ichneutai tali espressioni, sebbene scarse e soltanto verso la fine del componimento, assumono uno stile sentenzioso, tatora ri- spondendo ad una sana coneezione di sentimenti religiosi : oOx èv .$-$(♦> v t>. ¡Afópx Y.y.1 yáXo'-y. yyr' | yjxxòvTx yAoct£tv (v. 360) ; xxxfó; a/.o*j£4v oò -qìzz: Aio; yóvw (v. 376), tal' altra alludendo alla con- dizione in cui viene a trovarsi chi ruba : й uh кХоъъ tí; £<tti, tòv jtXs77Tr,v mimi ' [¿TTopov, aJKxpTTov (vv. 353-354), al quale concetto è ispirato anche il verso del fr. 847 (Stob. Flor. 28-5) ; ópy.o; у ар GòSsi: àv&pì çiXtqttj (¿арб;.

Trascurando i frammenti di Eschilo, di Euripide e di tutti quelli che hanno svolto drammi satireschi, dei quali ben poco ci è rimasto, si può tener presente che Licofrone, Sositeo ed Isidoro, poeti drammatici alessandrini di cui, al par degli altri, sono noti solo scarsi frammenti, offrono esempi di proverbi veramente in- tonati al frasario popolare (1), con una forma molto più affine alla commedia di quel che non sia quella di Sofocle, che se ne serve con tono molto più dogmatico (2). La spiegazione migliore di ciò

(1) Licofrone (fr. 4) : 6 ttjv ш x%Xfóv | y.ate'Xocjkv opvt; ... ; Sosi- teo (fr 2): iVrsiv треТ; ovou; xxv^Xtou; ; Isidoro (fr. 1): il e^tòve; eyfòva

(2) Tuttavia in Sofocle il detto del fr. 293 (Poli. X, 34): ¿viqXoct* ÇúXx | Toiyou/^y. 5 '.агор eu 7ул 7£ 8бТ, è certamente d'intonazione popolare. Né si deve escludere che la parte perduta del dramma ne offrisse altri esempl.

Aegyptus - Anno VI - 21

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 7: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

318 GIUSEPPE GUARINI

va ricercata nel fatto che il nostro genere drammatico era ormai in pieno declinare al tempo dei tre autori suddetti e che tendeva a scostarsi sempre più dal prim tivo indirizzo, ispirato naturalmente più a quello delle composizioni tragiche che a quello del genere coni'co. Negli Ichneutai un altro esempio di forme dello stile co- mico о popolare è dato dalh similLu lini che traggono lo spunto dall'ambiente della vita comune: è/tvo; to; tic ev Xó^javj /.stoat 7T£(7túv, I y¡ tic, тсьЪу)зсэ; X'jfiX1 à.To^rujAaívst; tive (vv. 121-122); ....

avsupa /.axójJiťJTa xàviuXsib-spa | utxzovouvTs; [<7](о[(ла]т' stfftXstv

;xóvov | /.at уХотта xai <p[aX]r¡Ts; (vv. 143-145); [ov] X/) (poßsto^s, TtatSs; ¿к, wpiv statSsiv ... (v. 155); [yutot]; spstŠsi тга^о; etç г'$щ àx.{AiQv - (v. 274) ; xtoycovt «sáXXwv (b; трауо; xv/jxô ̂XbSaç (v. 358).

Espressioni proverbiali о forme di comparazione anche per il Ciclope se ne possono citare: r¡ уеО»ха т/jv wv/jv xaXsî (v. 150); fierre st; axpou; ys тои; ovj^a; açtxsTo (v. 159); entrambe dette dal vecchio Sileno ; ocxpóuv ¡xoXstv s<7a> (v. 196) ; àzoiitSóvai Ttvť | Tusxpou; [AO^Xsústv, ü' S ¡7.uXciva /taxa^aXsîv (vv. 239-40) ; UT-sp <T<py))ttiv èjc56ifoj/.ev (v. 475 ■ ; ffjcáço; òXxi; w; ysfxt^sí; | ttotì 7sty.x yacrrpò; axpa; (vv. 505-506) ; ¿y xá -si v xiâéw yvá^ot; (v. 629) ; èv то Kápl xtvStvs^cr^at (v. 654), alludendo al fatto che, i Carii essendo soldati mercenari, i Satiri non potevano correre alcun pericolo.

Sofocle toglie dal linguaggio comune quelle forme di bisticci di parole che presso gli Attici erano note col nome di тсараурар- ¡лата: sforsp exTsXst;, a-sp Хеугц . . . . (v. 48) ; f/ixoov £*¡¿2[Tpo6]¡¿svov (v. 104); б-екХхуг;, ù-s^tys; (v. 171); èv ^cotío tí; o^s тро-[а>] (v. 173); ó Spa*'.;, ó ypá-t; (v. 176); s-t5' 1т%'9 efe:5' Ï5t .... (v. 195); ov [Ttv] s[vříov] (v. 206) ; vocrstv vó[tov] .... (vv. 2J5-36) (1) ; ¿yyù; syvw; (v. ЗЭ1). A quello del verso 241 degli Ichneutai (¡atj ¡xs рт) fa riscontro la negazione ¡л/) 'aot ¡jlóvw d» 1 verso 187 del Ciclope e più ancora ¡луз 'j.q' [xr¡ del verso 361 di questo stesso dramma. Per affinità di termini ricordiamo poi : vs¡¿ou<7t véa v£ot del v. 28 di Euripide e: èv vé*.> vsóv foyov d-1 v. 350 di Sofocle. Nel Ciclope di questi giochetti di parole ne compaiono altri : Trot oto-o>ûv (v. 74) ; <pOvat yuvatjtwv (v. 187) ; £/.¿>v éxoCidi (v. 258) ; xaxoç . . . . xfltxoí (v. 267) e : x*xov хгзсф (v. 633) ; p.óvo; ¡jt.óvo> (v. 362) ; íllnv, t.-f у.Хкъ (424) etc., per non itare poi quei passi in cui il verso è non poco confuso e disordinato (2).

(1) Ci richiama alla mente quello degli Uccelli ai vv. 31, 42. (2) Cir. ad esempio, i versi 121, 1 28, 280, 281, 302, 356, 357, 383, 608 etc.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 8: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 319

"Avsys, rcdbsys del v. 203 del Ciclope ricorre anche nella Li- sistrata al verso 217 e nelle Vespe al v. »326. In campo latino ritroviamo lo stesso concetto nei Captivi (v. 783), nel Curculeus (v. 280) e nello Sthicus (v. 285). Aristofane di tali bisticci fa uso continuamente. Nella Pace, per esempio, c'è ^wpst yaťpcov (v. 154) e negli Uccelli al verso 319: ttov t.tX -co; <p?j;. Nel frammento 711, che ci è stato tramandato da Fozio e da Suida, il celebre comme- diografo ci offre indubbiamente l'esempio migliore, quando dice : та TxvTáXou тоСкмтх TavraXiCsTat .... È anche degno di menzione quello del coro degli Uccelli al verso 1720: avays bizyz, Tuápaye

Si può credere che questi bisticci fossero molto frequenti nelle espressioni del popolo che dovette provarvi grande diletto, tanto nel pronunziarli esso stesso, quanto nel sentirseli ripetere a teatro. Anche i latini, che li hanno definiti « Nomen ioculare » ce ne danno esempl. Cicerone e Velleio Patercolo, fra i molti ricordano: « Quae rara cara », « Leones lenones » che dovevano essere molto comuni.

Questo scambio fonetico di vocali, di consonanti e di desinenze trova rispondenza con i termini affini per concetto se non per forma, dei quali si serve, ad esempio, Sileno ai vv. 75 ssg. degli lchneutai, esprimendo in diverse maniere il suo pensiero nei ri- guardi del furto (kzix - фЛ/)(7ь; - Porcaio;). Di tali sinonimi in Sofocle ne abbiamo ancora : sts^w, ¡латгйо^ (v. 13) ; oux, sicaxoústç, •rç y.v/.(úyf'<7xi (v. 198); -póçatvs, ¡7/^vuá ¡лоь (v. 250); gtêçou, ЪуьСои (v. 362); che ci riportano a quelli del Ciclope: yey7)3x, [ла^о[/.£ггЗа (v. 465) ; (o^sïxs, (tttsuUsts .... (v. 656) ; tj^et' w xateT* w ....

(v. 659) etc. Aristofane ne ha in gran copia: tí tzí~/ziç; tí xájxvetç; iXk' 13ч, {iáS.C "¿¡/.SV (Nubi vv. 708-860); &; rSopxi, зсас yaťpo;/.at, xsù<ppa ¿votoci (Pace v. 291); fftya, ткотга, тгроте^е tov voOv (Tesmof. v. 381); 7:au2, ja/j ßoa ; ?íya, ¡j/h xo&et (Uccelli vv. 1504-1505); •jcauì, ¡a/i Xsye (|/<?s^ v. 37) etc.

Accanto a tali sinonimi possiamo ricordare le frasi ripetute degli Ichneutai : <p/)<7¿v çtqtív (v. 85) ; Asó;, detto 4 volte al verso 94 (1); tòo-ì, йои ... (v. iOi) (>); sVA^s/, è^X'jôsv (v. 174); oúptx;, o'j^ia; (v. 178); ст-агю;, driáx-.o; ... (v. 183); écpe-ou, куеъои (v. 190) etc., che »i orrono con altrettanta frequenza nel Ciclope, specie nei canti corali. Ci iamo fra i tanti : yevvatoov .... yevvatcov

(1) Cfr. Uccelli vv 228, 259 etc. (2) Come nei Cavalieri al verso 972.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 9: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

320 GIUSEPPE GUARINI

(vv. 42-43); итгау' w, Оттау* .... (v. 52); où' ¡лоь j/iXsi .... ou ¡лоь j/iXei (v. 322) ; až* 5&т, *žv ¡y/ò 5s)//| (v. 332) ; y atoado у а'- cèrio (v v. 363-64) ; йте /рг^гт1, гьт' oí» £ру)£етг (v. 428) ; çépe »jw>i .... <ргр' (ло1 (v. 510); 'layyov 'layy&v (v. 69), come soprannome di Bacco nei suoi rapporti coi Misteri Eleusini e che troviamo ugualmente espresso in Aristofane (1). il quale di questi termini ripetuti nello stesso verso ne ha moltissimi (2).

Né son da trascurare te parole che capitano a breve distanza : yó(po; (3), per esempio, negli Ichneu+ai, fra i versi 152-162 è ripe- tuto tre volte, come avviene per il concetto del ladro e del furto (w. 75 ssg.) che compare ancora altrove nell'ultima parte del com- ponimento i xXotvìq (vv. 352-62) e зЛеттг/,; (vv. 351-53). Così ¿ком» tra i versi 133-Í38 ci si presenta quattro volte. Quando Cillene al verso 334 dice a Sileno : zi уг т&ъ&п ).еугц ed il vecchio le ri- sponde in modo simile (тх'пЭу' Xsyto), questo stesso modo di svolgimento del dialogo compare in molti luogi di Aristofane Anche lui ripete la stessa parola nello spazio di pochi versi 7:epi lo troviamo non poche volte consecutive fra i versi 1005 e 1010 dei Cavalieri; nelle Nubi, dal verso 718 al verso 722, fpoftòo; è ripetuto cinque volte e appsva sei о sette fra i versi 659-688 Altrettanto decade nel Ciclope: <píXo;, fra il verso 529 e il 537; yévo; fra il 268 ed il 275, compaiono quattro volte ; tre volte in-*' vece: ш'6с (w. 511-512), Sso; (vv. 521-527), ovìtoc (vv. 552-571) ed artóMujM (w. 665-678) (4). т4<р*о; c'è in due versi consecutivi: 672-673.

L'invocazione che, in Sofocle, Sileno rivolge ad Apollo: coi, Фо$' "AwoMiov (v. 42), ¿j Л(#а (v. 436) e ad altre divinità : tfsoi, TÓ^Y), (¿al ftaípw iduvT^ptY) (v. 73), dando indubbiamente al suo appello un sapore comico non privo di ironia, ci riporta a quelle aucor più comiche del Ciclope: ¿> lipó[Ms (v. 1), co ИаПас, ¿> &*т- TCQiva Xtoysvè; 5éa (v. 350), 'Hcpais' ava£ 'Atxvais (v. 599), й (¿eXatv^ Ndktòç èxTCatXsufA' °Т7С7г (v. 601); ed ancora: co ¿eoo HovTtou yevvate гаг .... ív. 286) che ricorda il giuramento fatto ai versi 262 e ssg. da Sileno in nome di tutte le divinità marine, al fine di esaltare la stirpe di Poliremo. La falsa intonazione tragica di quesť ul- tima invocazione si riconnette a quella Hei versi 237 è 252 degli

(1) Rane vv. 234, 325, 342 e oltre. (2) Acarnesi v. 477; Lisistrata vv. 710, 711 ; Nubi vv. 181, 657, 1145;

Pace vv. 82; Vespe v. 995; Uccelli vv. 1222, 1743 etc. (3) Cfr. Uccelli vv. 53, 55. (4) Come nelle Nubi ai vv. 710, 715.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 10: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 321

Icb"eutai, dove i Satiri, rivolgendosi a Gliene in tal maniera (1), vogliono ingraziarsela con qualsiasi mezzo. Aristofane per questo modo di richiedere l'intervento divino a scopi egoistico-personali dei suoi protagonisti, ricorre alle forme più comuni di invocazione che, naturalmente, in lui acquistano un tono di comicità di indubbio valore artistico. Fra le tante riportiamo : Iu5' t/*oSzl'ti то p/jpQv» ò> Zsu Užffzoxa (Lisistrata v. 940), ¿> Zsö ßaat^sO (Nabi vv. 2, 153), w sorvia S?.r77uotv 'Arrivata; w tcótvi1 Kìp^v/i <p(Xv) (Pace vv. 272. 1055), "AvaE "Atto^Xov zai 3*го( ; "AtîoXXov àroTpózats xat 3-soi <pOvOi . , . . (P/tf/ö v v. 538, 854), covai; vAw<AXov; w ZsO тсоЪт^З-' .... (Uccelli vv. 295, 667) etc., per non citare tutti quei passi in cui ci sono invocazioni alle áaťfAovs; più о meno propizie (2).

La formula ď asserzione : vai ¡¿i àia, tanto usata in prosa e presso i comici (3), ci si presenta una sola volta, se non erriamo, negli Ichneutai (v. 112), più spesso nel Ciclope (vv, 9, 555, 558, 586), accanto a o»j ¡xà àia degli lehn. (v. 331) e del CicL (v-. 560). Sileno poi in questo dramma giura per una serie non breve di divinità, preferendo naturalmente quelle del mare (vv. 262^-265) j

чА tov lIoGStStö, tòv TSxóvTa <j9 'o Wr/.'o)ù

yÀ tov ¡Asyav TptToya >cai tov Nyjpéa •Л7. t/)v KaX'j|c!> та; те Nyjpsw; /.ópa;

¡лл 5' UpÀ /jjjxaT* t^3^ìtov тг ~ãv у évo; ....

Continuando il nostro esame su queste forme comuni tanto ai due tragici quanto ad Aristofane, non si possono trascurare quelle esclamazioni che servivano a riprodurre bene (in certo modo tut- tavia parodiandoli) i vari sentimenti di dolore, di allegrezza, di sdegno, di paura etc.

Л, A (lehn. v. 170) trovano riscontro nel Ciclope dove com- paiono fra i vv. 156 e 157 ed al v. 5Ö5: ricorrono anche nel Pluto al v. 1052 Con fonetica quasi eguale troviamo in Euripide due volte aia? (vv. 347, 696), frequente anche in Aristofane. 'Атг/тта-аг del v. 60 (lehn.) ha molta attinenza con à-axai delle Rane (v. 57), con аттата? delle Nubi (v /07) e delle Tesmof. (v. 223) ed anche con le voci ттатсяС (che ricorda il « papae » latino) e zarcataS (che nelle Rane, al v. 63, diventa [¿«paia!;) della Usis. (v. 924) e del

(1) NújACpT) BotòúÇojvs . . . e totcìov òtvaccoc twvSs, KuXX^vr,; c^evo;. (2) KovfaaXo; (Lisis..v. 982) ; KaXXiYevsťa, Киротрбсро; (Tesmof or. v. 297),

quelli dei Cavai, (vv. 634, 635), i KoßaXoi del Pluto (v. 279) etc. (3) I quali usano non di rado anche щ tòv Ata.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 11: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

322 GIUSEPPE GUARINI

Pluto (v. 220). Anche nel Ciclope troviamo queste due ultime forme ai vv. 110 e 572 la prima ed al v 153 la seconda, accanto a [¿«[¿aï (v. 156) e тта-а-аь (v. 503). Tutte queste forme ci riportano anche a р-тиатгаь che era il grido dei rematori (Rane v. 1073) e ad •sTTXToi che sempre in questa commedia (v. 649) sostituisce meglio тхттатул (то аттатаь).

"Ma, Ka del v. 94 (lehn.) di cui il teatro di Aristofane ci offre continui esempi (1), sono molto simili a si«, sta della Pace (vv. 18 ssg. ; 459 ssg.). In Euripide non compaiono.

Quanto al v. 170 degli lehn, il coro, eccitato com' è dal suono incomprensibile e dallo фо<рос pauroso, erompe in alte grida di meraviglia, mista a terrore, le stesse espressioni (0, 0, 0) ce le ripete Aristofane nel Pluto (v. 895), per citarne una, con leggera variante nel numero delle vocali e nell'accento (tf, 0, u, 0). In forma un tantino modificata (toò, toù) le ritroviamo al v. 431 di Sofocle, dove esprimono la gioia dei Satiri ed al v. 569 del Ciclope con eguale significato. Invece in Aristofane, che ne fa uso continuo, manifestano dolore (2).

Le due W del v. 170 degli lehn, crediamo che soltanto qui siano state adoperate, forse per dar maggior vivacità al gridio dei Satiri. L'espressione фбтта del Ciclope (v. 49) ci fa supporre d'altra parte che, dato l'ambiente e chi la pronuncia fosse termine dei pastori per guidare il gregge (forse una specie di fischio) e ci ricorda tutte le voci onomatopeiche delle commedie di Aristofane, specie nelle Rane e negli Uccelli.

il, Q* (lehn. v. 61) che con l'accento variato (co) sono nella Pace (vv. 517 ssg.) si possono considerare varianti di "Ico, Чсо del v. 656 del Ciclope e, fra gli altri, dei vv. 82, 207 delle Nubi (3).

Euripide ha anche le forme ot aot (v. 193) ed cojaoi (vv. 228, 663, 661) delle quali anche Aristofane fa grande uso, spesso unen- doli a та>>ас. Il concetto del v. 61 (lehn.) : co, co vi Tot è espresso quasi nella stessa maniera anche negli Uccelli al v. 274 : oítoç, ò) ni Tot.

Come in Aristofane, così anche nei nostri drammi, sebbene nel Ciclope ciò avvenga un po' di rado, troviamo un uso rilevante di pronomi personali e dimostrativi di cui sarebbe troppo lungo citare tutti i casi. Tanto in Sofocle poi, che in Euripide è degna di rilievo l'abbondanza di pronomi interrogativi ed a tal proposito

(1) Cfr. Nubi v. 1260; Pace v. 60; Tesmof. v. 699; Uccelli v. 327 etc. (2) Nubi v. 1 e Pace v. 110. (3) Nella Pace c'è una forma affine & ù (v. 468).

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 12: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 323

ricordiamo che Aristofane (pur riconoscendo che anche in lui tali pronomi non scarseggiano) per burlarsi di coloro, che non facevano altro che interrogare continuamente ha foggiato il verbo téÇsiv, Negli lehn, di té; - xt'va - té ce n' è una lunga sfilata dal v. 118 al v. 129 e dal v. 170 al v. 186. Ricordiamo anche quei luoghi in cui sono ripetuti a brevissima distanza l'uno dall'altro : vv. 97, 98, 99; 215, 217, 226, 237; 302, 304, 306 ; e poi ancora due volte ai vv. 114, 118, 127, 129, 330 etc.; tre volte al v. 126. Molti ne ha anche il Ciclope: vv. 84, 86, 90, 99 117, 119, 126, 204, 222, 223, 229; due volte ai vv. 113, 203, 483; tre volte al v. 310 ed una serie non breve fra i vv. 539 e 559. Accanto a questi c'è, naturalmente, una successione continua e rapida di domande seguite da risposte, che trovano riscontro in molti luoghi di Aristofane, il quale le pone quasi sempre in bocca ai personaggi più ridicoli (1). Negli lehn. noi abbiamo forme di interrogazione, con rapida vicenda, ai vv. 97 ssg. ; dal 126 al v. 129; ai vv. 172, 173, ai v v 197-98-99. Un'altra con più lunga durata è quella dei vv. 215 ssg.

Le interrogazioni del Ciclope sono in maggior numero, o suc- cedentisi di seguito in più versi (144-45; 193-94; 203-04; 222-23; 275-76; 376-77-78; 671-72-73-74-75; 681-82-83-86 etc.), oppure due contemporaneamente nello stesso verso (107, 117, 119, 129, 210, 229, 528, 539, 552, 691). Una lunga raccolta possiamo farla dal v. 106 al v. 149, dal v. 206 al v. 223, dal v. 521 al v. 554 e dal v. 669 al 691. Una ciascuno ne hanno i vv. 84, 174, 177, 231, 241, 243, 319, 381, 450, 471, 485, 502, 585, 640, 645, 685.

Altrettanto frequenti che in Aristofane sono le forme: té таОта {lehn, v v. 56, 123; Ciel. v. 37); té toute (lehn. v. 114); té s<ttév (lehn. vv. 114, 199, 302; Ciel. v. 77 etc.); té; y)v (lehn. v. 129); tí tÓvSs (lehn. v. 265) ; Ciel. v. 22 ; té, tó (lehn. v. 302). Nel Ciel. poi abbiamo té тайе (v. 309) che non compare in Sofocle.

Le espressioni té Xpcty,sv, té X^a;, té XpáTo^ev (lehn. vv. 98, 184; Ciel. vv. 193, 552) Aristofane le adopera ogni momento (2), talora sostituendole con té woielç, etc. (3).

Il dialogo in genere è espresso con stile sciolto e conciso (4) ed insieme al movimentato ritmo dèi canti corali, anche se talora

(1) Cfr. Acarn. vv. 580 ssg.; Cav. vv. 240 sgg.; Lists, vv. 70 sgg. ; Nubi vv. 723 ssg. ; Pace vv. 185 ssg. ; Uccelli vv. 67 sgg., Vespe vv. 185 ssg.

Í2) Nubi vv. 35. 494, 694, 842 (3) Nubi v. 1495; Pace v. 157. (4) Cfr. lehn. vv. 94, 105, 130, 135, 197, 200/291, 305, 330, 335, 373, 394.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 13: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

324 GIUSEPPE GUARINI

mutili (1). ha un sapore di comica familiarità che non ricorre mai nella tragedia e di cui il grande commediografo si è servito per colorire lo scambio di interrogazioni e di affermazioni fra i pro- tagonisti delle sue commedie (2). La forma volgare di invettiva di Sileno contro i Satiri (vv. 140 ssg.) e quelle di Gliene (vv. 357, 359) sono prese dal linguaggio del popolo, che per esprimere un con- cetto indeterminato di cose da nulla о degne di disprezzo, si serviva anche di similitudini concrete tolte dalla realtà. Aristofane ne ha moltissime: Acarn. vv. 1150, 1171; Cavai vv. 927, 940; Lisis. vv. 971, 979; Pace vv. 182 ssg.; Vespe v, 1 etc. E senza dubbio quando Polifemo (CicL v. 326) si adira contro i Satiri animando la sua sfuriata con solenni smargiassate, la stessa into- nazione irosa e le stesse minacce, in realtà soltanto a parole, ce le vediamo ricomparire, fra gli altri passi di commedie di Aristofane, nelle Acarn. (v. 60), nei Cavai, (v. 235) e nel Pluto (vv. 415, 421). Forse queste hanno relazione, almeno per la forma, con le stico- mitie tragiche, ma non mancano esempi con le vivaci discussioni cui assistiamo negli lehn, ai vv. 15-17, 19-25, 102-157, 214-220, 521-562, 669-690.

Molto frequenti sono in entrambi i tragici le particelle del linguaggio comune, che ripetute a breve distanza servono più che altro a rinforzare ed a dare maggior colorito alla vivacità del discorso. E mentre in Sofocle troviamo usata spesso тг (3) e molto meno &rh (4), yé e toi compaiono due volte soltanto, rispettiva- mente ai vv. 207, 334 e vv. 361, 375. Euripide, oltre a yáo (che troviamo quattro volte dal v. 431 al v. 437), ne fa un uso ancor più continuo ed abbondante. Ti la troviamo spesso ripetuta, tras- curando gli altri in cui ricorre di rado,«nei passi fra i vv. 30 e 42 205 e 213, 234 e 249, 559 e 580 e poi ai vv. 166-67, 264-65, 292- 93-95, 306-7, 348-49, 39Э-93-94-95, 579-80; due volte di seguito ai vv. 226 e 293. Гг compare nei vv. 159, 164, 168, 199, 202, 217, 233, 247, 296, 558, 561 etc.; in continuazione о quasi l'abbiamo ai vv. 176-78, 250-51-52, 572-73, 669-70 etc. Al v. 224 la tro,- viamo unita a то( che, al pari di br¡ (vv. 43, 590), è qui usata molto di rado.

(1) lehn. vv. 58-72, 82-84, 170-196, 283-290, 321-329, 431-435. (2) Specialmente nelle Nubi. Rane ed Uccelli. (3) Cfr. vv. 4, 6, 14, 22, 31, 32, 57, 78, 79, 201, 202, 220, 2^6, 261,

432 etc. (4) Cfr. vv. 87, 132, 155, 353.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 14: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 325

Al v. 147 degli lehn, с1 è l'espressione ù /.ívj.gtol S7¡pí<ov che si riconnette a зсахюта S-vipiwv ovtsç del v. 141. Questo termine (Ãfjpe;) che, sempre rivolto ai Satiri, ricompare ancora al v. 215 (1) Aristofane lo usa senza parsimonia (2). Nel Ciclope, salvo errore, c'è una sola volta al v. 624 : аьуате тгрос 3xwv, 3"/)рг;, ifc'j^aÇsT?.

Nello stesso tono misto a commiserazione sono pronunciati : (ù xav (lehn. v. 98), a ¡льарг (v. 191) ed ù 7róvyjp (v. 389). I primi due compaiono anche nel Ciclope (3) ai vv. 536, 677, accanto a (» T>á¡jLov (v. 368) ed w ̂ aXafowpe (v. 381) anche se con intonazione tragica leggermente ironica. Anche Aristofane se ne serve spesso (4) ma preferisce £> ¡jìXs (Cavai, v. 671; Eccles. vv. 120, 133, 245); Nubi v. 33 etc.) ed w ттзгоойруг (Cavai, v. 902). Degno di rilievo è l'esempio delle Rane ai vv. 465 ssg. nei quali c'è una lunga serie di tali termini. Il Ciclope poi, al contrario degli lehn, dove non ne abbiamo trovato alcuno, ha forma di vezzeggiativi (5) di -cui Aristofane si giova in più luoghi per dare maggior efficacia di comicità ai dialoghi dei personaggi suoi. Un esempio tipico, seb- bene parli di oggetti comuni, è quello della Pace (v. 202): jr>Tptòia '/.cui cravrôta xa<popst'8ta, al pari di quelli dove il termine è espresso nella stessa forma per accarezzare l'amor proprio delle persone alle quali è rivolto (6).

Giovandoci dell'Appendice che il Terzaghi ha posto in fine al suo testo, possiamo ricordare altre forme ed altri vocaboli che ci si presentano anche nella commedia. L'asindeto dei vv. 13 ssg. (cfr. ClcL vv. 20 e 34) ci rammenta che nel linguaggio comune, tranne nei casi in cui si oppone un' azione attiva ad una passiva (come nelle Rane ai vv. 857-861) ed in quelli in cui sono espressi termini affini che ci riportano al caso nostro ed, ancora, al v. 1173 delle Rane, tale uso è molto raro.

In relazione con /?%z (lehn. vv. 44, 136, 223, 365; Cicl. vv. 99,

(l) eyjps;, ti tóvSe /Xospòv OXtooT) Tiáyov | ev^yjûov 1ор;лт)^'/;т£ tjv тгоЛлг,

fio7i ;

(2) Vedi : Uccelli vv. 87, 336 e Vespe v. 448. (3) fO [Àtapoç, Euripide tuttavia lo adopera con significato di sven-

turato, mentre Sofocle gli da il valore del nostro « birba matricolata ». (4) Cfr. Nubi vv, 450, 1388; Pace vv. 183, 494;- Uccelli v. 2. (5) Osserva al v. 185 àvSpoWcov; v. 266 KuxAwtuov ; v 267 Sssttotitxs;

v. 316 avSptoTuaxs etc. (6) Acarn. v. 816; Cavai v. 833; Nubi v. 233; Rane vv. 37, 00, 581,

584 etc.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 15: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

326 GIUSEPPE GUARINt

232, 669 etc.), Aristofane, che ricorre spesso a questo termine, ha anche Ssiva nel medesimo senso indeterminato (1).

L'allusione per effetti comici ad animali in genere ed alla scimmia in particolare, come accade in Sofocle al v. 122, di fre- quente si trova anche nel commediografo (2). Negli lehn, soltanto troviamo Г immagine del riccio nascosto fra i cespugli (v. 121), sebbene anche nella commedia non manchino esempi simili, m relazione alle abitudini particolari di certi animali (3).

Anche il termine IxKìgtoctoi (lehn. v. 129), nel significato più antico di ciarloni trova rispondenza nelle Rane (4), dove appunto è posto in bocca a Dionisio che allude ad Eschilo e più avanti (5) è ripetuto quando parla questo poeta in persona. Al v. 954 della stessa commedia, invece, ítzzitx touto<7¿ XaXeřv ... va inteso nel senso più recente di « parlare », appunto perché pronunziato da Euripide.

In contrapposizione a questo epiteto di ХоЛиггатен, sempre ri- volto a Sileno cialtrone ed ai Satiri chiacchieroni (6), noi leggiamo negli lehn.: ffíya - dtyare - <лу*)?эстг (vv. 97, 129, 130, 197, 199) che ricompaiono anche nel Ciclope (vv. 82, 476, 489, qui ripetuto per dargli maggiore intensità; vv. 624, 629) e che anche in Ari- stofane sono molto usati (Pace vv. 61, 91 etc.).

Sileno al v. 143 di Sofocle rimprovera i figli perché fanno le cose avsupa. Con tale parola (vsupá) venivano più che altro definite le nervature sulle quali si basava la trama della tragedia, in op- posizione a та ¡/ìXy), canti lirici ed a та е-у), (тхтгт)), dialogo con ritmo giambico: elementi, tutti, costitutivi del dramma vero e proprio. Aristofane si serve di questi tre termini, fra i tanti passi, nelle Rane al v. 862.

MfGTjiijiá^sbv лоусо (lehn. v. 166), usato spesso anche in prosa, c'è anche negli Uccelli al v. 425 con significato identico.

Ilaparcaistv del v. 235 lo ritroviamo nella Pace al v. 90 e nel Pluto al v. 508. Al verso 291 di Sofocle c'è гроауАасо che anche

(1) Lisis. vv 921, 926; Pace v. 268; Tesmof. vv. 206, 622; UcceUi v 648 e via via.

(2) Acarn. vv. 120, 907; Eccles. v. 1072; Rane v. 1085; Uccelli v. 441. (3) Acarn. vv. 866, 1011 ; Cavai, vv. 129, 1344; Eccles. vv. 127, 1072;

Pace vv. 641, 743; Pluto v. 575; UcceUi vv. 39, 40; Vespe vv. 129, 1172 etc. (4) Cfr. v. 917: y) vuv di XxXouvxeç . . . (5) Al verso 1069: «Тт* аи XocXiáv . . . (6) Cfr. anche il Ciclope ai vv. 65, 175, 315.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 16: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 327

Aristofane usa, fra le altre, nella Pace al v. 600. Nel senso di -bc'jpToc le Rane hanno <7тэе{&о; ; ecco un esempio al v. 878:

šX8(o<7i <7трг[4)чо1<71 raXatT^ástv àvTiXoyouvTsç...

X'jTpóSyj del v. 295 ricompare nella forma comune уу-ирт. an- cora nelle Rane al v. 983. Ci è noto che da essa prendeva nome il mercato delle pentole (aï /,4т:аь).

ГоуубХо; (v. 297) assume in Sofocle lo stesso valore che ha nella Pace al verso 28 : йттгер yuvaixi yoyyúV/jv ¡¿saayjxévYiv...

A proposito del хЕэаатУ)? хауЭаэос 'AtXvatoç... (v. 300) è d'uopo tener presente che in Aristofane questo scarafaggio è l'animale di cui si giova Trigeo per salire alla sede degli dei.

Nelle Vespe al v. 721 compare P 'Ey^áraw del v. 344 di Sofocle, con lo stesso significato di « prendere in giro, facendo boccacce ».

"Hxeiv ттро; riva del v. 355 degli lehn, corrisponde alla stessa frase del Pluto al v. 919 ; ¿Stt' si; sja ixei тг,с tuóXso; та 7ирау(лата-

La trasformazione della yéb>ç in lira, con la descrizione che ne fa Gliene, assume, sotto certi riguardi, che si spiegano con la meraviglia dei Satiri, quel ridicolo motivo di cui si compiace molto anche Aristofane dando a cosa da nulla, senza mutarne la sostanza, un valore ben più grande di quello che in realtà non abbiano.

Da quanto abbiamo esposto finora si può arguire a suffi- cienza che tutti gli elementi sopra citati ci avvicinano non poco al modo di esprimersi della commedia, in cui non si è trascurato alcun particolare linguistico che permettesse di raggiungere il tono di esuberante comicità voluto dal genere in parola. Quella comicità che fece ottener non pochi successi a chi seppe servirsene con una opportunità, della quale però non potremo oggi condivi- dere le simpatie allora godute presso ¡1 pubblico del teatro.

Tuttavia tanto nel dramma di Sofocle che in quello di Euri- pide, termini sconci non ne compaiono che di rado (1). Ciò non toglie però che lo stile di entrambi i componimenti (anche se in tono molto minore quello del Ciclope) segua con indubbio pa- rallellismo quello della commedia. Con tutta evidenza infatti le

(1) Vedi lehn. vv. 122: xußSot; poi: ruXsSot; ßou>v, riportato dal gram- matico Teone nella colonna XVIa del papiro e ftxvouorat del fr. 295. Anche cpocXSjxe; del v. 145, è certamente espressione triviale. In proposito cfr. il v. 771 della Usistrata.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 17: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

328 GIUSEPPE GUARJNI

espressioni usate più di frequente nella tragedia e che si trovano anche negli Ichneutai (1) non danno un saldo contributo per poter affermare che siamo di fronte ad uno stile che ha molta attinenza con le caratteristiche di quello della tragedia.

Anche per il Ciclope che ci riporta più del componimento sofocleo ed in più luoghi alla solennità del vero dramma, oltre al diretto confronto linguistico con la commedia possiamo stabilire un'affinità di intonazione con le commedie di Aristofane. Se per esempio, osserviamo i Satiri, servi di Polifemo, che non pos- sono fare a meno di accoppiare la loro istintiva volgarità con lo spontaneo sentimento di predilezione per la vita semplice, la quale ci fa risalire tanto alle prime cerimonie degli аитозсаф&зЛоь, quanto al coro delle rappresentazioni fliaciche, non si può fare a meno eh* accostarli alla numerosa schiera di servi petulanti e ghiottoni ridicoli e pieni di paura, che tanto comunemente Aristofane ci presenta. Il fatto poi che, come questo poeta il quale ci conferma la sua viva simpatia per le bellezze naturali e per la vita dei campi, anche Euripide si serve qui di scene liriche (2), non può che dare una prova attendibile di quanto andiamo affermando. Anche la minaccia di bastonature, più о meno solenni (3), di cui Sofocle non fa cenno alcuno, ci richiama alla mente moltissimi luoghi di Aristofane nei quali la minaccia sorte veramente il suo effetto. Frequenti sono inoltre le espressioni volgari о gli accenni a fatti ludicri, in Euripide (4), dei quali la commedia fa uso continuo, sopratutto per gli effetti comici di tali e tante rimerib branže.

Al verso 502 del Ciclope è da rilevarsi l'allusione alle ~xu x^autft'S-upa che in Aristofane riccorrono nei vv. 960 ssg. delle Ee- clesiazuse: Ssupo) Sví, Ssöpto Йг, | у.ул ?'j ¡agi /.атэсХр7л/.о0|та ту; v 3-Opav žvoi£ov... e nelle Nubi al v. 133 : tí: ìa.b9 ¡> yjsIolc ту; v Ъчоум. Tut- tavia non si può dimenticare che la tragedia (più ancora che per glj Ichneutai) ha avuto una parte di non scarso rilievo ed un

(1) Vedi nota 1 a pag. 314. Per il Ciclope si possono confrontare i vv. 68 e 378 dei Persiani ; 204 e 168 da'V Andrò/naca ; 182 ssç. e 991 ssg. delle Troadi; 218 e 116 del Prometeo di Eschilo; 398 e 772 dtU'Elettra ; 438 e il primo verso dell' Antigone.

(2) Cid. vv. 41 ssg., 204 ssg. e Cori delle Nubi, Pace ed Uccelli, rispettivamente ai vv. 571 ssg., 1130 ssg., 535 ssg. Né son da dimenticare i fr 100 e 111 dei VzopyoL

(3) Ciel. vv. 210, 227, 228, 229, 237 ssg., 534, 643 etc. (4) Cfr. vv. 158, 261, 340, 439, 440, 533, 583, 584, 592, 643.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 18: La Lingua degli " Ichneutai " di Sofocle

LA LINGUA DEGLI « ICHNEUTAI » DI SOFOCLE 329

influsso importante anche in molti passi di Euripide. E si può aggiungere ed osservare che accanto al linguaggio licenzioso e comicamente colorito di Poliremo, di Sileno e dei Satiri si ritrova quello, quasi sempre solenne e ricco di dignitosa fermezza, di Olisse, stirpe non degenere dalla moltitudine degli eroi greci (1). Ma se il dramma satiresco conserva nel nostro caso uno sfondo drammatico di cui evidentemente l'esempio più bello ci è dato da queste figura grave e dignitosa dell'eroe, nel Ciclope, ed in certo senso da quella di Gliene negli Ichneutai, in genere il componimento, anche per l'intreccio non complicato, ha una spiccata tendenza alla vivace spigliatezza, alla familiarità ed al tono non elevato della commedia, sopratutto quando si trovano ed agiscono sulla scena i noti personaggi del coro.

Nei riguardi dello stile dunque per entrambi i componimenti (naturalmente molto meno il Ciclope in cui abbondano le situa- zioni ed i motivi tragici) è lecito credere che si mantengono più che fra l'austerità d'espressione della tragedia, nel linguaggio di livello inferiore della commedia. È ovvio d'altronde che con l'uso di termini ed espressioni spesso affini e simili a quelle che erano care al popólo, il dramma satiresco assume una caratteristica non sgradita di naturale comicità alla quale è dovuto il favore che, specialmente presso la gente di Atene, godette il genere in parola.

Vicenza. Giuseppe Cjuarini.

(1) Ricordiamo a tal uopo i v v. 198 ssg., 290 ssg., 347, 355, 375 ssg,, 382 ssg., 599 e 607. In questi passi il carattere ed il temperamento del signore di Itaca sono mirabilmente delineati.

This content downloaded from 62.122.73.17 on Sat, 14 Jun 2014 21:13:06 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions