la favola di cristo

269
LUIGI CASCIOLI LA FAVOLA DI CRISTO LIBRO-DENUNCIA Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù www.luigicascioli.it

Upload: alfraed

Post on 25-Nov-2015

146 views

Category:

Documents


12 download

DESCRIPTION

Un'opera di Luigi Cascioli

TRANSCRIPT

  • LUIGI CASCIOLI

    LA FAVOLA DI CRISTO

    LIBRO-DENUNCIA

    Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Ges

    www.luigicascioli.it

  • Dedico questo libro al Cavalier de la Barre

  • INDICE Cap. 1 La Bibbia pag. 4 Cap. 2 Seconda entrata in Egitto pag. 17 Cap. 3 Periodo dei Re pag. 27 Cap. 4 Il Dio della Bibbia pag. 40 Cap. 5 Gli Ebrei dopo l'invasione della Palestina pag. 50 Cap. 6 Culto dei Misteri pag. 55 Cap. 7 Rivolta dei Maccabei pag. 64 Cap. 8 Situazione demografica della Palestina sotto l'occupazione romana

    pag. 77

    Cap. 9 Gli Esseni figli della luce pag. 86 Cap. 10 Rivoluzioni e guerre esseno - zelote pag. 96 Cap. 11 Gli Esseni dopo il 70 pag. 107 Cap. 12 I vangeli canonici pag. 117 Cap. 13 Giovanni il Nazoreo pag. 135 Cap. 14 Crocifissione pag. 143

  • CAPITOLO I LA BIBBIA

    Se il tempo da me previsto per scrivere questo libro stato molto pi lungo di quanto avessi immaginato, ci dipeso dal fatto che ho voluto dare ad ogni mia affermazione una giustificazione logica e ponderata, in maniera che anche i pi restii possano convenire con la conclusione che mi sono prefisso di raggiungere: dimostrare la non esistenza di Ges.

    Resomi conto che la figura di Cristo non altro che il risultato di un'evoluzione religiosa che si verificata nel popolo ebraico, ho cercato le cause che l'avevano prodotta nel libro che tratta della loro storia: la Bibbia. Poich non si pu capire Cristo se si ignora la Rivolta dei Maccabei e non si pu parlare dei Maccabei se si disconoscono le cause che la determinarono, mi sono ritrovato a partire da quel "In principio creavit Deus caelum et terram" che da inizio alla storia biblica.

    E' per merito di questa analisi dei fatti, eseguita nella mia pi grande indipendenza di ragionamento, che sono giunto a conclusioni che sento di poter difendere nella maniera pi decisa contro ogni critica che mi si possa rivolgere.

    Non bisogna essere dei geni per comprendere, sin dalle prime pagine, che la Bibbia non altro che un castello di stupidaggini, di contraddizioni e di assurdit la cui costruzione stata possibile perch messa sulle spalle di un popolo di pastori che, fra tutti gli altri, era il solo a non avere una storia documentata che avrebbe potuto impedirlo. Praticamente la Bibbia ha attribuito una cronaca agli ebrei come quegli istituti di araldica che attribuiscono alberi genealogici a persone prive di un casato verificabile. Se si fosse dovuto dire soltanto la verit su ci che si conosce realmente del popolo ebraico, il suo passato si sarebbe potuto riassumere, stando alle confuse documentazioni pervenuteci, in una sola frase: "C'erano una volta dei nomadi che, lasciate le zone semi-desertiche della Mesopotamia, invasero la Palestina depredando per secoli i popoli che l'abitavano". Punto e basta !

    Ma ci che pi mi ha colpito della Bibbia che essa, a differenza di tutti gli altri libri epici che riportano personaggi e fatti precedentemente celebrati, quindi gi esistiti nel passato, sia pur sotto forma di leggenda, costruisce la propria storia, la storia della sua trib, facendola derivare da un eroe da tutti sconosciuto, da un eroe che non essendo mai stato prima nominato, risulta del tutto inventato. Mi riferisco al Dio biblico, a quel Dio senza nome che, via via che andavo avanti nella lettura della Bibbia, sempre pi mi appariva come un'entit la cui esistenza veniva imposta relazionandola fraudolentemente ad una trib di nomadi che in realt lo aveva sempre ignorato.

    Troppe circostanze ci dimostrano che il Dio della Bibbia non ha mai fatto parte del culto di questi pastori che, da quanto risulta dai fatti, hanno sempre professato un politeismo caratterizzato da un insieme di idoli tribali e di divinit pagane tratte dagli altrui culti. Nulla ci conferma che questo Dio sia esistito prima di essere nominato dalla Bibbia che fu scritta nel VI secolo avanti la nostra era. Nessuna testimonianza, neppure sotto forma di traccia, che attesti un suo culto, nulla che ci parli di lui, come avviene invece per tutte le altre divinit che ebbero un nome e che ci dimostrano la loro esistenza con quei templi, quelle statue e quelle steli che furono eretti in loro onore. Del Dio degli Ebrei, prima del VI secolo, c' il vuoto pi assoluto. Hanno voglia a dire i sostenitori della Bibbia che se il loro Dio non ebbe un nome perch egli stesso aveva proibito di nominarlo e che se di lui non ci sono pervenute effigi o statue ci dipeso dal fatto che era stato severamente proibito ai suoi seguaci di riprodurne la figura...io non ci credo, non posso crederci. E i templi allora, quei templi che la Bibbia afferma che furono costruiti per ospitare l'Arca

  • Santa, che fine hanno fatto? Dove finito quel tempio di Gerusalemme che Salomone, a dare ascolto alla Bibbia, fece costruire con pietre tre volte pi grandi di quelle del Pantheon e del quale non ci pervenuto nulla, neppure un frammento?

    E' evidente che siamo di fronte a una storia inventata nel VI secolo dai redattori della Bibbia per raggiungere, attraverso la riunificazione degli Ebrei sotto un solo Dio, quegli scopi nazionalisti che si erano prefissi dopo la liberazione dalla prigionia di Babilonia.

    D'altronde, quale altro sistema avrebbero potuto usare per sostenere l'esistenza di un Dio estemporaneo se non quello di ricorrere all'anonimato? Anonimato sostenuto da quella famosa sigla "HJWH", che nessuno ha mai saputo cosa significhi, e da quel "Yahv" che non affatto un nome, ma un semplice appellativo che, significando genericamente "Io-sono", tutto pu dimostrare meno che la sua esistenza? Il dare un nome a un Dio mai esistito, ad un Dio inventato, avrebbe comportato una verifica storica che avrebbe fatto crollare nel ridicolo tutta l'impalcatura, quell'impalcatura che si sarebbe potuta reggere soltanto grazie all'anonimato. Un Dio messo su esclusivamente con visioni e sogni riferiti da personaggi immaginali vissuti in epoche non controllabili che si perdono nel buio dei secoli, privo di ogni accenno o testimonianza che si riferisca all'esistenza di un suo culto, in quale altro modo poteva essere sostenuto se non sfruttando nella maniera pi arrogante l'impossibilit che ha la ragione di dimostrare l'inesistenza dell'inesistente? Come altro potrebbe concludersi una ricerca storica fatta per stabilire se veramente sia esistito il Dio degli ebrei prima del VI secolo, se non con la frase: "Siccome nulla dimostra la sua esistenza e altrettanto nulla dimostra la sua inesistenza, non si pu escludere che sia veramente esistito", che poi la stessa conclusione a cui giunse quella commissione incaricata di accertare se veramente era vissuto il gigante Gargantua che mangiava dieci uomini a pasto e che per farsi le scarpe aveva bisogno della pelle di dodici vacche?

    E' su questa impossibilit di poter dimostrare l'inesistenza dell'insistente che il Cristianesimo, religione basata esclusivamente sulla rivelazioni e sui sogni, imporr i suoi dogmi, far passare per veri i miti costruiti su immaginari personaggi che elever agli onori degli altari, quali le migliaia di martiri dell'era neo-cristiana e tanti altri nei secoli che seguirono tra cui, senza andare troppo lontano, Santa Rosa da Viterbo a proposito della quale il biografo Paolo Cenci, dopo averne ricostruito la vita arrampicandosi sugli specchi, conclude cos, a pagina 206: " Non possiamo rifiutare ci che di lei scritto nella "Seconda Vita " dal momento che nessuno ha potuto dimostrare essere falso"... nessuno, tranne il buon senso!

    In sintesi, posso concludere che, se gli Ebrei non avessero scritto la Bibbia nel VI secolo in seguito alla decisione presa di costruirsi un Dio, Yahv sarebbe rimasto in quel limbo dell'attesa dove venivano relegati gli dei sconosciuti a cui la citt di Pergamo, in Asia minore, aveva elevato una stele per un senso di piet che provavano verso di essi, verso la loro frustrazione. L'immagine di questi dei che attraverso la stele di Pergamo vediamo in attesa di uomini che li evochino perch possano scendere dal cielo per poter occupare finalmente un trono sulla Terra quanto mai significativa per mettere tutte le religioni nel ridicolo. Dopo le piccole divinit, dopo quella miriade di spiriti che furono invocati dagli uomini primitivi, venne il turno dei grandi. I primi ad essere prescelti, fra questa massa di dei in attesa, furono Brahama, Horu, Osiride, Iside, Marduk e Aura Mazda; in seguito vennero via via tutti gli altri ed io, in questa scena mostrante divinit che lasciano il cielo per scendere sulla terra, via via che gli uomini li eleggessero a proprie divinit, immagino l'impazienza di Allah che dovette attendere fino al V secolo prima che qualcuno lo chiamasse, ma gli dei rimasti in attesa sono certamente ancora tanti, direi addirittura miliardi se si pensa che, oltre a quelli che vengono continuamente invocati dalle tante sette che giornalmente si formano, ogni essere umano ne abbisogna di uno tutto suo.

    Dal momento che la storia ci parla soltanto in forma molto generica delle trib di

  • nomadi che vivevano nell'immenso deserto del Medio Oriente, tutto ci che sappiamo della trib di Yahv, dei suoi profeti, delle sue battaglie, dei suoi condottieri e dei suoi re ci viene esclusivamente dalla Bibbia, cio da un libro che, come unica garanzia dei suoi "credo", invoca le rivelazioni. In nessun documento storico troviamo il pi piccolo riscontro dei personaggi e degli episodi di cui parla. Essi, come vedremo in seguito, o sono inventati o interamente ricopiati da leggende altrui. E cos, come per i personaggi, altrettanto non troviamo riscontri di nessun genere che ne attestino l'esistenza di quei due regni, di Israele e di Giuda, che saranno usati dagli ebrei come base delle loro rivendicazioni sulla Palestina.

    Le sacre scritture, lontane dall'essere un'opera d'ispirazione letteraria o poetica, sono un vero trattato di insegnamento di guerriglia e di incitamento alla rivolta armata. Esse furono scritte unicamente per raggiungere degli scopi politici ben precisi, scopi che appariranno evidenti quando ci troveremo davanti a quel Partito Giudaico che porter gli Ebrei, in un crescendo di esaltazione nazionalista, a concepire un programma di imperialismo universale.

    Che lo scopo della Bibbia sia quello di riunire un popolo, un popolo frustrato, facendo leva su quei sentimenti di odio e di vendetta che erano andati accumulandosi in esso durante i secoli per via di quell'emarginazione a cui era stato costretto dall'inizio dei tempi, appare evidente da come gli Ebrei si sono costruiti il loro Dio, quel Dio che ci viene mostrato sin dalle primissime pagine come capace soltanto di punire, maledire e ordinare stragi.

    La Bibbia divide la storia umana in due parti. La prima, che comincia con Adamo e Eva e termina con il diluvio, e la seconda che riprende dopo No per continuare fino alla fine del mondo. Sulla prima parte si intrattiene molto poco, soltanto tre pagine e per di pi in forma quanto mai confusa e estremamente fantastica.

    Dopo averci detto che Dio cre Adamo soffiando nel naso di un pupazzo di creta, averci raccontato l'aneddoto della mela, detto che Caino si rifugi, carico di rimorsi per aver ucciso suo fratello Abele, nel paese di Nod, dove dette origine ad una stirpe accoppiandosi con una donna che non poteva essere che sua sorella, e fatto un elenco di Patriarchi dalla vita media di 750 anni, essa conclude con l'affermazione: " C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichit, uomini famosi". (Gn. 6/4).

    Sapendo che la stesura della Bibbia ebbe inizio nel VI secolo prima della nostra era, appare chiaro, dai fatti che essa riporta, che non il risultato di un'ispirazione divina, come affermano i suoi sostenitori, bens la trascrizione di tutte quelle nozioni che i suoi redattori appresero dalle leggende e dalle mitologie medio-orientali e mediterranee durante i cinquant'anni di esilio passati nel regno di Babilonia. L'accenno che la Bibbia fa circa questi uomini illustri dell'antichit non che una ripetizione frettolosa di quelle mitologie che tutti conosciamo nelle quali gli eroi erano spesso figli di un Dio e di un umano quali Achille, Perseo, Polifemo ecc.ecc., ripetizione opportunamente riportata per poter giustificare l'esistenza di propri eroi propri da collocare in una storia inventata, eroi che faranno nascere anche loro da donne fecondate da Dio, come Isacco, Sansone, Giacobbe, Esa e tanti altri per giungere alla costruzione di quel Ges che faranno partorire a una donna vergine resa incinta dallo Spirito Santo, quel Ges che sar preceduto e annunciato da quell'altro eroe, Giovanni Battista, che a sua volta il prodotto di un altro accop-piamento tra una donna sterile e Dio.

    La prima prova che la Bibbia sia un testo d'ispirazione pagana e non divina, l'episodio riguardante Eva e la mela, tratto da una leggenda sumera che faceva dipendere l'origine dei mali dalla prima donna che, indotta da un serpente a disobbedire al

  • Dio creatore, convinse il suo compagno a mangiare il frutto dell'albero proibito. La favola sumera viene raccontata in un documento chiamato "Cilindro della

    Tentazione" che conservato presso il British Museum di Londra. Questo documento, scritto nell'anno 2500, esisteva gi venti secoli prima che venisse redatta la Bibbia.

    Terminata la prima parte con la spiegazione circa la natura degli eroi dell'antichit, la Bibbia ci dice che Dio, insoddisfatto di ci che aveva creato sulla Terra, decise di distruggere tutto per ricominciare da capo.

    "Il Signore disse: Sterminer dalla Terra l'uomo che ho creato: con lui anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo perch sono pentito di averli fatti. Ma No trov grazia agli occhi del Signore ". (Gn.6/7).

    Tutti conosciamo la storia del diluvio che, sommergendo la terra, estinse ogni essere vivente eccetto No, la sua famiglia e i pesci, i quali, Dio, per quanto lo volesse, non riusc a far morire affogati.

    A questo punto, prima di passare alla seconda parte, che quella che segue lo sterminio del diluvio, voglio soffermarmi a fare delle considerazioni sulle date e i fatti riportati dalla Bibbia nel periodo che va da Adamo alla nascita di Cristo, secondo essa durato 4.000 anni.

    Stando a quanto afferma la Bibbia che il diluvio avvenuto nell'anno 2350, se pu sembrare assurdo che la terra si sia potuta popolare la prima volta in maniera completa in soli 1750 anni partendo da una sola coppia, Adamo ed Eva, apparir addirittura ridicolo che al tempo di Abramo (1900), cio soltanto dopo 450 anni dal diluvio che comport la distruzione totale di tutti gli esseri viventi, si siano potute formare delle popolazioni cos numerose e progredite quali erano gli Egiziani, i Persiani, i Babilonesi, i Greci e tutte quelle altre etnie formanti le civilt mediterranee, africane, indoeuropee, asiatiche ecc. ecc. senza poi parlare dei lapponi del polo nord, degli indiani d'America, degli aborigeni dell'Australia che la Bibbia, escludendoli dalla propria storia, li pone in un altro mondo come se appartenessero a un'altra barzelletta. Un mondo che quando fu scoperto pose dei grossi problemi ai teologi cristiani i quali dovettero decidere se coloro che vi appartenevano, dal momento che non risultavano essere stati generati da Adamo e Eva, avessero o meno l'anima.

    A questo punto sono certo che molti saranno i lettori che muoveranno critiche alle mie osservazioni, sostenendo che queste scansioni temporali non debbono essere prese alla lettera, ma solo come espressione simbolica di epoche non determinabili. Ebbene, questi lettori sappiano che, sostenere queste date come non reali significa contraddire la Chiesa che le difende condannando come miscredenti coloro che rifiutano di accettarle come verit dogmatiche. Rifiutare queste date, attribuendo ad esse un senso lato, significa sostituire la fede con il ragionamento, quella fede che porta gli Ebrei a festeggiare l'anno in corso, il 2000, quale 5760 anniversario della nascita del primo uomo e i Cristiani a sostenere ferma mente che Adamo fu creato da Dio esattamente Venerd 24 marzo dell'anno 4004 av.n.e. secondo quanto, dopo approfonditi studi, ha affermato l'arcivescovo inglese Mons. Usher nel suo libro " La Creazione dell'uomo". Se la Chiesa ha accettato, sia pur con molte riserve, la teoria Darwinista sull'evoluzione delle specie vegetali e animali perch costretta dall'evidenza dei fatti, ha per rifiutato nella maniera pi categorica di applicarla sull'uomo il quale secondo essa, si sarebbe presentato sulla terra gi formato e completo come lo attualmente. In sostanza la Chiesa sostiene che a dare inizio all'umanit siano stati due esseri apparsi seimilaquattro anni fa, gi completi nella loro sembianza umana, per opera della volont creatrice di Dio. Questa teoria creazionista contrariamente a quanto si possa credere, sostenuta, oltre che dai teologi, anche da una certa branca di studiosi di scienze naturali. Infatti il consiglio che presiede alla pubblica istruzione dello Stato del Kansas (USA) ha votato nel mese di giugno del 1999 (con una maggioranza di sei voti su dieci) l'abolizione della teoria evolu-

  • zionista darwinista nei programmi scolastici di biologia e scienze naturali per mettere al suo posto il "creazionismo" sostenuto dalla Bibbia, il quale asserisce come ho gi detto, che l'umanit promani dall'accoppiamento di due esseri apparsi sulla terra, come per caso, senza origine, senza infanzia, completi e perfetti, in et adulta e gi in grado di usare tutti i propri organi nella maniera pi soddisfacente, compresi quelli della riproduzione...

    Per tranquillizzare coloro che potrebbero rimanere sgomenti nell'apprendere tale notizia, dir che i rettori di tutte le altre universit americane hanno subito reagito non riconoscendo validi i diplomi di biologia e di scienze naturali rilasciati dalle universit del Kansas. Nella certezza che la decisione presa dai professori dell'universit del Kansas sia stata determinata non da una loro personale convinzione ma da un'imposizione ricevuta dal potente clero locale, dobbiamo seriamente riflettere su ci che diventerebbero le scuole se fossero affidate alle autorit cristiane. Mettere i nostri figli in mano ai religiosi significherebbe ritornare in pochi lustri nel pi buio oscurantismo medioevale e sicuramente a quella inquisizione che nel passato ha condannato alla tortura e al rogo chiunque osasse contestare le "verit" della Chiesa. Non dico una sciocchezza se affermo che la Chiesa ripristinerebbe il rogo, qualora riprendesse il potere avuto in passato, dal momento che in Francia, nonostante le richieste di perdono del Santo Padre stata rico-stituita da parte dei cattolici un'associazione a fini inquisitori come risulta nel seguente documento: CREAZIONE DI UNA NUOVA ASSOCIAZIONE.

    Dichiarazione alla Prefettura di Polizia di Parigi: Associazione per la ricostituzione dell'inquisizione. Oggetto: ricostituire l'inquisizione che dovr soprattutto distruggere gli scritti opposti alla dottrina cattolica e impedire la propagazione attraverso altri mezzi di questo genere d'idee, cosa che comporta, naturalmente, la lotta contro le eresie, le false religioni e ideologie.

    Data della fondazione dell'associazione: 17/09/1996. Se qualcuno avesse dei dubbi sulla costituzione di questa associazione, non ha che

    da rivolgersi a codesto indirizzo per accertarsene: "Sede sociale: K.J.J. von Hirschfield, 2237225, rue de Charenton - Parigi. "

    Fallito nel suo primo tentativo, l'infallibile e l'onnisciente Dio creatore dell'universo a cui tutto permesso e nulla negato, ordin il diluvio che sommerse la terra. Tutti gli esseri viventi morirono affogati eccetto un certo No che rest a galleggiare sopra le acque per oltre ventiquattro mesi al chiuso di un'Arca dove si era rifugiato insieme alla propria famiglia e a una coppia di ciascun animale esistente sulla terra. Due animali per ogni variet, un maschio e una femmina, secondo quanto aveva ordinato il Signore. Ordine che, per, per quanto autoritario fosse stato, No non pot rispettare alla lettera per via di tutte quelle piccole creature che purtroppo gli sfuggirono di mano quali le pulci, i pidocchi e le piattole che rimasero saldamente attaccate addosso a lui e ai suoi familiari, senza contare tutti gli altri parassiti che gli animali di grossa taglia si portarono dietro quando entrarono nell'Arca, come le zecche, i vermi dell'intestino, i tafani e quelle mosche cavalline che riuscirono a superare il controllo nascondendosi sotto le code; e di mosconi, di quei grossi ditteri che attirati dalla sporcizia hanno la capacit di entrare dappertutto, anche a porte chiuse, come lo Spirito Santo, credete che ce ne fossero davvero soltanto due in quell'Arca che, disponendo soltanto di quella finestrella da cui No fece uscire la colomba, possiamo immaginare cosa fosse diventata dopo due anni considerando i bisogni fisiologici di quel qualche miliardo dei suoi occupanti? Con questa battuta scherzosa ho voluto mettere in evidenza tutti quei problemi conseguenti all'alimentazione

  • degli animali e alla costruzione della stessa Arca che, se veramente avesse dovuto contenere tutte le coppie degli esseri esistenti sulla terra e le derrate per nutrirli, avrebbe dovuto avere dimensioni tali che No e i suoi tre figli, per costruirla, considerando i mezzi di allora, avrebbe dovuto impiegare, secondo calcoli fatti, non meno di duemila anni.

    Dopo quattordici mesi di galleggiamento, abbassatosi il livello delle acque, l'Arca finalmente si adagi su quel monte Ararat dove degli esaltati, nella convinzione che ci sia ancora, continuano a cercarla. Ma non poterono uscire poich la Terra era ancora tutta sommersa da un livello che, stando all'altezza del monte Ararat, doveva essere di almeno cinquemila metri. A questo punto Dio fece alzare un vento che soffiando ininterrottamente per dieci mesi prosciug le acque permettendo cos ai sopravvissuti di rimettere i piedi a terra "nel primo mese dell'anno seicentuno della vita di No". Gli animali, tutti in ottima salute, uscirono a pariglie come erano entrati e, tenendosi per le code, si misero in marcia per ritornare nei luoghi da dove erano venuti per rigenerare le rispettive razze, specie e variet secondo come il Signore le aveva create il (Gioved di quella settimana nella quale aveva fatto tutte le cose. Le scimmie platirrine partirono per l'America del sud, le scimmie alonate ritornarono all'equatore, le scimmie delle nevi in Cina, l'elefante indiano in Himalaia e quello africano in Kenya. Molta strada la dovette fare anche la coppia di orsi bianchi, venuta dal polo nord, e le lumache dei tropici che, per quanto giganti fossero, impiegarono pi di duecento anni prima di giungere a casa.

    Anche No usc dall'Arca con la moglie e i suoi tre figli Sem, Cam e Iafet e la prima cosa che fece fu quella di erigere un altare di pietra per offrire al Signore, come segno di ringraziamento, ogni sorta di animali mondi come olocausti da arrostire sulla brace. (Dove abbia preso poi questi animali, dato che tutti quelli salvati, contati coppia per coppia, dovevano servire per ripopolare la terra, un mistero destinato a rimanere eternamente insoluto).

    Il Signore s'intener tanto "alla soave fragranza dell'arrosto" ( Gn. 8/21), che, pentitosi di ci che aveva fatto, disse fra s: "Non maledir pi la Terra a causa dell'uomo perch finalmente ho capito che il cuore umano incline al male fin dall'adolescenza n colpir pi essere vivente come ho fatto ". E noi, commossi davanti a questo quadretto che vede No in ginocchio davanti a un Dio che annusa e lacrima, prendiamo atto di queste belle parole che il Signore disse quel giorno nella sua infinita bont di Essere onnisciente e onnipotente.

    Come la cerimonia di ringraziamento fu terminata Dio, scendendo dalle altezze, altezze comunque molto limitate se gli arrivavano gli odori delle carni che arrostivano su un barbecue, si rivolse a No e ai suoi figli e disse: " Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra ".

    Obbedienti all'ordine, i tre figli di No, salutato il vecchio genitore, se ne andarono ciascuno con la propria femmina prendendo direzioni differenti, come avevano fatto gli animali, per ripopolare la terra. Assegnatosi ciascuno un settore, praticando accoppiamenti basati su inevitabili incesti e porcherie del genere, come era gi avvenuto la prima volta con Adamo ed Eva, i figli di No prolificarono tanto da lasciarci sbalorditi per come riuscirono in appena quattro secoli e mezzo, che il tempo intercorso tra la fine del diluvio (2350) e il tempo di Abramo (1900), a ripopolare i continenti. Da Sem vennero i Semiti rappresentati dai Persiani, Egiziani, Fenici, Babilonesi, Etiopi e tanti altri tra cui gli stessi Ebrei, da Cam i Camiti, che sono gli Africani, e da Iafet tutto il mondo restante, costituito dalla razza indoeuropea comprendente nel suo insieme gli abitanti dell'estremo oriente e i popoli europei, inclusi i Greci.

    Prima di riprendere con la favola biblica, ci tengo a far sapere che, come l'episodio di Eva, anche quello di No la ripetizione esatta di una favola sumero-babilonese nella quale si racconta di un certo Ziusudra che, rimasto il solo uomo giusto in un'umanit

  • divenuta malvagia, fu salvato dal dio Enlil che, avendo deciso di distruggere gli uomini con un diluvio, gli ordin di costruirsi un'Arca per ripararvisi con la sua famiglia. Questa leggenda sumero-babilonese, appresa, come tutto il resto, durante i cinquant'anni di prigionia in Babilonia, venne ripetuta dai redattori della Bibbia in maniera cos fedele da non essere trascurato nessun particolare, neppure quello della colomba che il buon Ziusudra liber dalla finestrella per rendersi conto della situazione esterna. Le uniche differenze esistenti tra i due racconti le troviamo nelle dimensioni delle Arche, essendo quella di No quasi il doppio di quella di Ziusudra, e nella durata delle piogge che, se in una di quaranta giorni, nell'altra soltanto di sette.

    Saltando tutte le stupidaggini che seguirono il diluvio, come quella riguardante la torre di Babele che nasce anch'essa da leggende di altri popoli, riprendiamo l'esposizione del racconto nel punto in cui la Bibbia, trascurando tutto il resto dell'umanit, comincia a interessarsi espressamente della storia ebraica facendola partire dagli inizi del XX secolo. Essa comincia con una visione divina che ebbe un certo Abramo che, stando alla Bibbia, era il capo di una delle tante trib di pastori erranti che vivevano nei territori desertici della Mesopotamia.

    A questo punto sar utile, per avere le idee chiare sui fatti che seguiranno, soffermarci un attimo a analizzare, almeno a grandi linee, le popolazioni nomadi che vivevano in quell'oceano di sabbia che comprendeva il deserto degli Accadi, il deserto Arabico e il deserto del Negheb, dalle quali fu estratta la trib (l'immaginaria trib), che sar la protagonista della favola biblica.

    In questo sterminato deserto, costituito da circa un milione e mezzo di chilometri quadrati, la cui vegetazione era rappresentata da arbusti radi e rinsecchiti, vivevano numerosi raggruppamenti di nomadi che, nel loro insieme, venivano chiamati Ebrei dalla parola "eber", che in aramaico significa errante.

    Credo che non ci sia bisogno di spiegare come si svolgesse la vita di questi pastori, costretti a vagare in quell'immenso deserto nel quale erano stati relegati dalle potenti nazioni limitrofe che impedivano loro nella maniera pi energica di entrare e invadere le loro terre; una vita randagia, carica di tutte le tribolazioni che possono derivare, soprattutto, dalla mancanza di acqua e dalle continue epidemie. Costretti a continui spostamenti per il rinnovo dei pascoli, ogni trib conduceva una vita autonoma e indipendente dalle altre sia per quanto atteneva le leggi e i regolamenti, basati su tradizioni tribali, sia relativamente alla religione, rappresentata da un politeismo costituito da piccoli idoli ancestrali a carattere prevalentemente superstizioso, come il serpente di bronzo eretto contro il veleno delle vipere, e da divinit maggiori provenienti da culti di altri popoli, come Astarte e Moloc della civilt fenicia.

    Astarte e Moloc, "adottate" da tutte le trib ebraiche, erano divinit sanguinarie alle quali venivano offerti olocausti umani e soprattutto di bambini tra i quali i primogeniti erano i preferiti per quel principio che rende il dono tanto pi apprezzato per quanto pi amato da colui che lo offre.

    Durante il secondo millennio si verificarono frequenti emigrazioni da parte di queste trib che nella ricerca di terre meno aride lasciavano le zone desertiche della Mesopotamia per dirigersi verso il Mediterraneo. Speranza che veniva per ogni volta frustrata perch il viaggio, arrestandosi di fronte ai confini dell'Egitto e della Palestina, si concludeva in quel deserto del Negheb che di diverso da quello che avevano lasciato aveva soltanto il nome. Da documenti giuntici sia in graffiti che in caratteri cuneiformi risulta che, come conseguenza di questo afflusso generato dalle immigrazioni, si formarono nel deserto Arabico e ancor pi nel deserto del Negheb bande di predoni le quali, oltre ad attaccare i popoli palestinesi con scorribande e razzie, si vendevano come mercenari alle grandi nazioni, come gli Ammoniti, gli Ittiti, i Fenici e gli stessi Egiziani, impegnate in continue

  • lotte di egemonia. E' in questo clima di emigrazioni, di delusioni e di scorribande che la Bibbia

    comincia il proprio racconto facendolo partire dalla visione che ebbe un certo Abramo, capo di una di queste trib. Gli apparve un Vegliardo che, dopo essersi rivelato come il Dio creatore dell'universo, gli disse che, se lui e la sua trib avessero rinnegato le divinit che avevano seguito fino ad allora per adorare e servire lui come unico Dio, li avrebbe ricompensati eleggendoli come suo popolo prediletto e regalandogli una terra nella quale, sistemandosi definitivamente, sarebbero divenuti una grande nazione.

    In questo contratto basato sul "do ut des", le clausole furono espresse con tanta precisione da stabilire addirittura che la terra sarebbe stata quella di Canaan in Palestina che tanto era fertile da scorrevi latte e miele.

    Cos, a differenza di tutte le altre trib ebree che si trasferivano cariche di tutti quei dubbi che hanno coloro che si affidano soltanto alla fortuna, quella di Abramo fu la sola che affront il suo viaggio nella certezza del successo per quella garanzia che gli veniva da una promessa fattagli dal Dio creatore e padrone di tutte le cose.

    A parte il fatto che poi tutto si riveler, come vedremo, un vero fallimento, quello che pi mi ha stupito di questa storia stato il vedere come questo Dio, nonostante la Bibbia affermi che il suo nome era stato tramandato di generazione in generazione a tutti i pronipoti di No, e soprattutto alla discendenza di Sem, da cui si fa derivare direttamente Abramo, sia stato cos dimenticato dagli uomini in soli quattro secoli e mezzo da essere costretto a ricorrere a una visione per farsi riconoscere come divinit e a proporre un contratto per farsi eleggere come tale. Quel Dio che soltanto qualche pagina prima ci era stato mostrato come il Kosmocrator, come l'onnipotente che aveva distrutto tutti gli esseri viventi in quaranta giorni e l'onnisciente a cui No aveva elevato un altare riconoscendolo come unico viene in realt ridotto, attraverso il baratto di cui si fa artefice, alla stregua di un faccendiere. Possibile che in quei quattro secoli e mezzo che erano seguiti al diluvio sia stato messo cos da parte di fronte a tutti gli altri di, scesi dal cielo nel frattempo, da cadere in un oblio cos profondo da non essere ricordato da nessuno?

    Se Abramo avesse respinto la sua proposta di Alleanza, cosa d'altronde possibile, rispondendogli che si era gi impegnato con Astarte e Moloc e che a lui e alla sua trib ben gli confacevano gl'idoli ancestrali che avevano seguito fino ad allora, cos'altro avrebbe potuto fare questo Dio, se non ritornare deluso e frustrato nel mondo da cui era venuto, cio in quel mondo delle divinit sconosciute alle quali la citt di Pergamo aveva eretto una stele?

    Ebbene, lasciando da parte ogni ipotesi su come sarebbero potute andare le cose, continuiamo con la versione del racconto che d la Bibbia. Abramo, accettata la proposta per la fiducia che poneva nella parola di Dio, riuniti gli armenti, si diresse con la sua trib verso la terra promessa.

    L'itinerario seguito da Abramo nel suo viaggio gi di per s un assurdo pi che sufficiente per dimostrare che questo Dio che gli aveva promesso di guidarlo o era soltanto un sogno oppure di geografia se ne intendeva davvero poco. Il viaggio infatti risulter un continuo cambiare di direzione del tutto simile al vagare degli uccelli che hanno perso l'orientamento. Dal deserto degli Accadi (Kuwait), seguendo i confini della Mesopotamia verso nord lungo l'Eufrate, Abramo e la sua trib proseguirono finch, obbligati a ripiegare verso sud perch si trovarono la pista sbarrata dai confini della Fenicia, attraversati i deserti della Siria (Irak e Arabia Saudita), dopo aver fatto un mezzo giro, continuarono finch non furono costretti a fermarsi, dopo 2000 chilometri di marcia, nel deserto del Negheb, come esattamente avveniva per gli altri che partivano senza l'aiuto di Dio.

    Contrariamente a quanto Dio gli aveva promesso non riuscirono ad entrare nella terra di Canaan. Essa era l, bella e fertile che si stendeva oltre il Giordano, ma essi, nulla

  • potettero fare oltre che contentarsi di guardala dalla vetta di una montagna perch coloro che l'abitavano, fregandosene della promessa che loro avevano ricevuto da Dio, erano disposti a tenersela e difenderla, nella loro legalit di proprietari, nella maniera pi decisa e accanita.

    Itinerario del viaggio seguito da Abramo (Deserto di Engaddi - Negheb=2000 km.

    Decimati dalla fame, dalla sete e dalle pestilenze, facile immaginare quello che dovettero provare quando si resero conto che la loro situazione, invece di migliorare, era addirittura peggiorata. Scoraggiati e delusi per l'impossibilit di impossessarsi di Canaan decisero di entrare in Egitto. Ma abituati come erano a prendere bastonate ogni volta che oltrepassavano il confine di uno Stato, pensarono di rabbonire gli Egiziani offrendogli tutto in cambio dell'ospitalit. Tutto senza limiti, comprese le donne, le quali senza nessuna remora, decisero di darsi agli Egiziani per quella morale che originava dal culto della dea Astarte che considerava il meretricio un'attivit tanto nobile da imporre ad ogni donna di prostituirsi almeno una volta durante la vita per offrire il ricavato ai sacerdoti della dea.

    "Quando Abramo fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sara: Vedi, io so che sei donna di aspetto avvenente. Quando gli Egiziani mostreranno di desiderarti, non dire che sei mia moglie, ma che sei mia sorella, cos essi non solo non mi uccideranno per averti ma mi ricompenseranno per quello che riceveranno da te . (Gn. 12/1).

    La Bibbia prosegue poi sull' argomento "prostituzione " aggiungendo, quasi temesse di non essere stata sufficientemente chiara: " Appunto, quando Abramo arriv in Egitto, gli egiziani videro che la donna era molto avvenente. La osservarono gli ufficiali del Faraone e ne fecero le lodi al Faraone; cos la donna fu presa nella casa del Faraone. Per riguardo a lei, egli tratt bene Abramo, che ricevette greggi, armenti ed asini e cammelli".

    Fu cos che, mentre la moglie di Abramo esercitava la sua attivit di "donna

  • avvenente" tra le autorit egiziane e gli alti ufficiali, le altre donne della trib concedevano le loro grazie agli Egiziani di ordine inferiore. Ma il Signore, dice la Bibbia, colp il Faraone e la sua casa con grandi calamit per cui il Faraone stesso, fatto chiamare Abramo, gli chiese: Che mi hai fatto? Riprenditi questa donna e vattene . Poi il Faraone lo affid ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme a sua moglie e a tutti i suoi averi . (Gn.12/18).

    Considerando la povert, la profonda miseria di questi nomadi, cos'altro possono essere questi "suoi averi" non le greggi, gli asini e i cammelli che Abramo aveva ricevuto come ricompensa del meretricio della moglie e delle altre donne della trib?

    C' da rimarcare comunque la generosit del Faraone che, nonostante le calamit arrecategli da questi pastori rappresentate sopratutto dalla blenorragia con la quale le donne avevano infettato gli Egiziani, li espulse pacificamente dall'Egitto affidandoli a guide egiziane e lasciandogli tutto ci che avevano incassato.

    Fu in seguito a questa espulsione, dovuta al contagio che le loro donne avevano arrecato agli Egiziani, che gli Ebrei cominciarono a praticare la circoncisione per combattere quella formazione di pus nel glande che fino ad allora avevano creduto, avendola avuta da sempre, che facesse parte della fisiologia umana. Praticamente, avendo compreso dalla reazione degli Egiziani che in realt era una malattia, nella convinzione che fosse causata dalla sporcizia che si accumulava sotto la pelle, risolsero di combatterla tagliandosi il prepuzio.

    Ma l'attivit di Abramo basata su certi discutibili sistemi di guadagno non fin con questa espulsione perch, lasciato l'Egitto, continu a far lavorare l'avvenente Sara presentendola come propria sorella ad Abimelech, re di Gerar, dal quale ricevette come ricompensa, ancora una volta, greggi, armenti, schiavi e schiave e in pi una somma di mille pezzi d'argento.

    Cos, tra traffici d'ogni genere, litigi con i popoli vicini, nascite miracolose di figli partoriti da donne fecondate da Dio e altre avventure, la trib di Abramo rimase nel deserto del Negheb per circa due secoli.

    Appartengono a questo periodo alcuni dei passi pi conosciuti della Bibbia, come quello di Esa che cedette la primogenitura per un piatto di lenticchie, quello di Sodoma e Gomorra che vennero distrutte dal fuoco per il libertinaggio che praticavano, quello della moglie di Lot che divenne una statua di sale per essersi voltata a guardare le due citt che bruciavano sotto una pioggia di fuoco e di zolfo, e le tante battaglie che Abramo combatt contro i Cananei per impossessarsi di quella terra che la sua trib insisteva a considerare come propria in virt di quel contratto che aveva stipulato con Dio. Ma, certamente, il pi farneticante fra tutti gli episodi di questo periodo quello che si riferisce a quel Giuseppe, figlio di Giacobbe, che divent, per la sua capacit di interpretare i sogni del Faraone, nientemeno che vicer d'Egitto. Quello che pi mi ha indignato della Bibbia la sfron-tatezza che usa nell'affermare le cose pi assurde, nella convinzione che gli altri siano degli imbecilli. Comunque, gli stessi ebrei, consci che questa vicereggenza dell'Egitto si sarebbe prestata a grosse critiche per la sua mancanza di riscontri storici, cercarono di giustificare la sua mancata trascrizione sui documenti dicendo che se ci era avvenuto era dipeso dal fatto che il Faraone del tempo di Mos non lo aveva inserito nella storia perch "essendo nuovo" non conosceva nulla del passato dell'Egitto.

    "In quel tempo sorse in Egitto un Nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe" (Es. (1/8) scrissero sulla Bibbia, come se volessero attribuire all'ignoranza degli Egiziani il fatto che del personaggio Giuseppe, vicer d'Egitto, non fosse rimasta traccia.

    Se fra tutti gli episodi accaduti durante questo periodo riteniamo che quello che ci mostra Abramo sul punto di immolare a Dio il suo primogenito Isacco sia tra i pi importanti, non tanto per l'efferatezza che esprime, quanto perch attraverso di esso possiamo avere la conferma che presso quei pastori si compivano ancora sacrifici umani

  • secondo il culto di Astarte e di Moloch. Questa cosa viene ulteriormente confermata da quel passo in cui il Signore della Bibbia che, nella realt non altri che la personificazione delle divinit pagane adorate realmente dagli Ebrei, ordina a Mos che gli siano riservati, oltre ai migliori capi del bestiame, anche i primogeniti del suo popolo: " II primo parto di ogni madre tra gli Israeliti, di uomini o di animali, esso appartiene a me". (Es. 13/3). Come si vede, i primogeniti, di qualsiasi natura fossero sia animale che umana, erano messi alla stessa stregua per ci che riguardava la loro offerta a Dio come olocausti.

    E ancora pi avanti, anche se in forma di condanna, ci viene un'ulteriore conferma, di come gli Ebrei praticassero questi riti, dal versetto 1 del cap. 20 dell'Esodo: "II Signore disse a Mos: Dirai agli Israeliti che chiunque tra di essi sacrificher qualcuno dei suoi figli a Moloc, dovr essere messo a morte per lapidazione . Ma l'episodio riguardante il periodo di Abramo che pi brilla su tutti gli altri per la sua insensatezza, certamente quello che narra di una lotta tra Dio e Giacobbe. Tra le tante cose che i redattori della Bibbia dovettero inventarsi, per assumere una dignit di popolo e di nazione, ci fu quella di darsi un nome dal momento che quello di ebrei aveva in realt un significato, oltre che declassante, troppo generico per stimolare quell'orgoglio di razza necessario per costituire un movimento rivoluzionario nazionalista.

    Per comprendere come arrivarono a darsi il nome di Israele che significando "colui che lotta e vince", non pu che racchiudere un significato di rivendicazioni guerriere, la cosa migliore di citare il passo come la Bibbia lo riporta: " Durante quella notte Giacobbe si alz, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e pass il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lott con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, quest'uomo misterioso lo colp nell'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slog mentre continuava a lottare con lui. Questi disse: Lasciami andare perch spuntata l'aurora . Giacobbe rispose: Non ti lascer se non mi avrai benedetto . L'uomo misterioso chiese: Come ti chiami?. Rispose: Giacobbe e l'uomo misterioso aggiunse. Non ti chiamerai pi Giacobbe, ma Israele, perch hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto! .. Giacobbe allora gli chiese: Dimmi il tuo nome , gli rispose Perch mi chiedi il nome? . E qui lo benedisse. Spuntava il sole quando Giacobbe pass Penuel e zoppicava all'anca. Per questo gl'israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che sopra l'articolazione del femore, perch quell'uomo aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico ".

    Per chi non lo avesse capito dir che quest'uomo che aveva combattuto con Giacobbe era nientemeno che Dio. Di conseguenza, avendo Dio dato al Patriarca Giacobbe il nome di Israele, gli ebrei da quel giorno si attribuirono il nome di Israeliti.

    Questo passo, di per s cos banale da risultare addirittura offensivo per un dio a cui si fa recitare la parte di un pazzo che gira di notte per aggredire il primo che incontra, contrariamente a quanto possa sembrare, deve essere tutt'altro che trascurato, perch attraverso di esso potremo renderci conto dell'evoluzione religiosa che porter gli Ebrei, nei secoli che seguiranno, a trasformare il proprio Dio, da personaggio meschino e rozzo come era concepito nel VI secolo, a un essere metafisico in seguito all'assimilazione dei concetti pagani.

    Un altro episodio trattato dalla Bibbia nel Genesi, che il libro in cui si parla di Abramo e dei suoi diretti discendenti, quello che riguarda suo figlio Lot che ospita dei viandanti in casa propria perch vi passino la notte. Anche se la base dell'argomento il sesso, se riporto questo fatto non tanto per dimostrare come l'omosessualit facesse parte dei costumi di questi nomadi, quanto per mettere in evidenza il discredito che essi avevano per la donna.

    "Lot, nipote di Abramo, era seduto alla porta di Sodoma quando arrivarono due

  • angeli. Non appena li ebbe visti, Lot si alz, and loro incontro e si prostr con la faccia in terra. E Disse: Miei Signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada. . Quelli risposero: No, passeremo la notte sulla piazza . Ma egli insistette tanto che li convinse ad entrare nella casa sua. Egli prepar loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e cos mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della citt, cio gli abitanti di Sodoma, si affollarono intorno alla sua casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi perch possiamo abusarne ! .

    Lot usc verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di s, disse: No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purch non facciate nulla a questi uomini perch sono entrati all'ombra del mio tetto . Ma quelli risposero: Tirati via! Quest'uomo venuto qui come straniero e vuol fare il giudice. Ora faremo a te peggio che a loro . E spingendosi violentemente contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. Allora dall'interno quegli uomini (gli angeli ) sporsero le mani e, fatto rientrare Lot in casa, colpirono quelli che erano fuori con abbaglio accecante cos che non poterono pi trovare la porta." (Gn. 19).

    A questo punto vorrei chiedere ai teologi, che di queste cose sicuramente se ne intendono avendo lungamente discusso sul sesso degli angeli, cosa sarebbe accaduto a quei due se fossero ritornati in Paradiso riempiti di sperma sodomita. Sarebbero stati respinti e messi alla porta, o sarebbero stati riconfermati nel loro ruolo di messaggeri divini, magari dopo avergli fatto dei bagnoli e dei microclismi?

    Ma la storia del probo Lot per ci che riguarda il suo coinvolgimento nel sesso, non finisce qui. Rimasto solo con le due figlie vergini in seguito alla salificazione della moglie, and con esse ad abitare sulla montagna di Zoar. Fu qui, nella caverna dove si era stabilito, che fu violentato da esse durante il sonno, a turno, prima la maggiore e poi la pi piccola, che si coricarono con lui dopo averlo fatto ubriacare.

    "Cos le due figlie di Lot concepirono dal padre. La maggiore partor un figlio che chiam Moab che fu il padre dei Moabiti e la pi piccola partor un figlio che chiam "Figlio del pio popolo, che fu il padre degli Ammoniti" (Gn.39/36)....e tutto sotto la benedizione del Signore!

    Un altro episodio che ha molte analogie con quello riguardante Lot, gli angeli e le figlie vergini, lo troviamo nel libro dei Giudici, capitolo 19. Questa volta il fatto ambientato a Gabaa, citt della trib di Beniamino.

    Era sera, quando un viandante, proveniente da Betlemme e diretto verso le montagne di Efraim in compagnia della sua concubina e di un servo, si ferm sulla piazza della citt di Gabaa. Un vecchio, di cui la Bibbia non dice il nome, avvicinatosi ad essi, dopo averli sconsigliati di passare la notte sulla piazza, li invit a casa sua. Il viandante, accettato l'invito, entr nella casa del vecchio insieme alla sua concubina e al suo servo. " Mangiarono e bevvero tutti insieme e mentre aprivano il cuore alla gioia, ecco gli uomini della citt, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: " Fa uscire quell'uomo che entrato in casa tua, perch vogliamo abusare di lui . Il padrone di casa usc e disse loro: No, fratelli, non fate una cattiva azione: Ecco mia figlia vergine, io ve la condurr fuori, abusatene e fate quello che vi pare: ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia . Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il viandante, che apparteneva alla trib di Levi, afferr la sua concubina e la port fuori da loro. Essi la presero e abusarono di lei fino al mattino: la lasciarono andare allo spuntare dell'alba. Quella donna sul far del mattino venne a cadere all'ingresso della casa del vecchio, presso il quale stava il suo padrone e l rest finch fu giorno chiaro. Il suo padrone si alz la mattina, apr la porta della casa e

  • usc per continuare il suo viaggio: ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia.

    Le disse: Alzati, dobbiamo partire! . Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caric sull'asino e part per tornare alla sua abitazione.

    Come giunse a casa, si mun di un coltello, afferr la sua concubina e la tagli a pezzi, membro per membro, in dodici pezzi, poi li sped per tutto il territorio d'Israele. Agli uomini che inviava ordin: Cos direte ad ogni uomo d'Israele: E' forse mai accaduta una cosa simile da quando gl'israeliti sono usciti dal paese d'Egitto fino ad oggi? Pensate, consultatevi e decidete! . (Gd. Cap.19/20).

    Poich questo fatto era avvenuto presso la trib di Beniamino, le altre undici trib d'Israele si riunirono e per punirla si armarono contro di lei. Su ordine del Signore si scaten una guerra in cui perirono in una successione di stragi, a quanto risulta dai numeri riportati dalla Bibbia, complessivamente 106.130 soldati senza contare le vittime civili che non vengono quantificate.

    Che il fondoschiena costituisse un'attrazione per quei selvaggi ci viene confermato da un altro passo della Bibbia, in cui lo stesso Dio a darcene prova con il consiglio che d a Mos di comportarsi in modo da non indurre in tentazione il suo popolo. Esso tratto dal Capitolo 20 dell'Esodo che stabilisce le leggi riguardanti i riti: " Se tu mi farai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perch alzando la tua lama su di essa la renderesti profana. Non salirai sull'altare per mezzo di gradini, perch non si scopra la tua nudit".

    Peccato che fra i tanti artisti che hanno riprodotto scene sacre nessuno abbia dipinto un quadro ispirandosi a un Mos messo in cima a una scala circondato da Israeliti che dal basso gl'infilano gli occhi sotto la veste per guardargli il culo!

  • CAPITOLO II SECONDA ENTRATA IN EGITTO

    Quando gli Ebrei rientrarono in Egitto per la seconda volta, dopo aver passato due secoli nel deserto del Negheb in seguito all'espulsione che subirono con Abramo, questa nazione stava attuando un piano imperialistico basato sull'espansione demografica. I Faraoni che necessitavano quindi di una popolazione la pi numerosa possibile, oltre a favorire l'incremento delle nascite degli autoctoni, cercarono di aumentare il numero dei sudditi favorendo l'immigrazione di altri popoli attraverso una garanzia di benessere materiale e morale che non avrebbero trovato altrove. Sociale, attraverso un lavoro costante e duraturo garantito da un'agricoltura che era stata portata al massimo della produzione attraverso le tecniche pi avanzate disponibili a quei tempi e dai cantieri delle piramidi che, restando aperti tutto l'anno, assicuravano una continuit di occupazione a tutti, compresi i braccianti agricoli che si riversavano su di essi quando dovevano lasciare i campi a causa delle inondazioni del Nilo, e morale, attraverso un comunismo religioso che rendeva tutti gli uomini spiritualmente uguali tramite quel sacramento del battesimo che, esteso anche ai ceti pi umili, permetteva a tutti di accedere alla vita eterna dopo la morte.

    Che il motivo principale per il quale furono costruite le piramidi sia stato quello di garantire una continuit di lavoro alle collettivit lavorataci ci viene, oltre che dal fatto che molte di esse, costruite in eccedenza, rimasero inutilizzate, anche dal tempo che fu impiegato per portarle a termine che risulta essere stato mediamente di tre o quattro volte superiore a quello che normalmente ci sarebbe voluto se fosse stato imposto al lavoro un ritmo perlomeno normale.

    Eliminata cos ogni condizione di urgenza che avesse potuto giustificare un lavoro forzato, quanto mai inaccettabile ammettere che le piramidi siano state costruite sotto il regime di una schiavit che inoltre da escludersi se consideriamo che, oltre ad essere stata condannata nella forma pi decisa dopo l'avvento del battesimo, le autorit egiziane volevano ottenere tramite la costruzione delle piramidi un affiatamento tra le masse lavoratrici che era indispensabile per amalgamare le varie razze dei lavoratori immigrati tra di loro e queste a loro volta con il popolo egiziano. Affiatamento che le autorit favorivano organizzando sui posti di lavoro, secondo quanto viene riportato da documenti dell'epoca, continui festini in onore di Iside e di Osiride durante i quali venivano consumati fiumi di birra di cui l'Egitto era grande produttore. Il contributo che queste mastodontiche costruzioni apportarono alla grandezza egiziana fu cos determinante, nel loro pacifico ruolo di cantieri sociali, da portare gli egittologi moderni a concludere che non fu l'Egitto a fare le piramidi, ma le piramidi a fare l'Egitto.

    Incoraggiati da questa politica che favoriva l'immigrazione di lavoratori stranieri, anche gli ebrei entrarono in Egitto per installarvisi definitivamente. Ma a differenza degli altri che cercarono di integrarsi con gli Egiziani accettandone gli usi, i costumi e la religione, queste trib di nomadi, a cui la Bibbia ha dato il nome di Israeliti, rimasero autonome nei loro accampamenti dove continuarono ad esercitare l'attivit di allevatori di bestiame in un regime d'indipendenza che port le due etnie ad una situazione conflittuale che vide per secoli questi pastori relegati al rango di emarginati dagli egiziani che con disprezzo li chiamavano "figli della sabbia".

    Vivendo in accampamenti fatti di pelli di capra e in promiscuit con gli animali, ignorando le regole pi elementari dell'igiene questi pastori furono spesso causa di infezioni epidemiche che contagiarono sia gli Egiziani che il loro bestiame. In questo isolamento nel quale si erano ermeticamente chiusi per difendere la loro indipendenza sociale vissero come uno Stato in seno ad un altro Stato per ben cinque secoli, cio fino a quando, in seguito ad un'ennesima pestilenza di gravit eccezionale, furono

  • definitivamente espulsi dal Faraone che, stando alle epoche a cui si riferiscono i fatti, doveva essere Akhenaton anche se alcuni sono propensi per il Faraone Menaptah, successore di Ramses II. (La possibilit di poter attribuire due Faraoni esistiti in epoche distanti l'una dall'altra di circa due secoli dimostra quanto i fatti riportati dalla Bibbia siano privi di ogni sostegno storico).

    E' a questo punto che appare la figura di Mos che la Bibbia ci presenta come colui che condusse fuori dall'Egitto questa orda di primitivi per riportarla in quel deserto del Negheb nel quale gli ebrei poi rimasero accampati, istallandosi sulla riva occidentale del mar Morto, per quarant'anni prima di prendere la decisione di invadere la Palestina.

    Fu durante questo trasferimento che fecero partendo dall'Egitto per ritornare al deserto del Negheb da cui erano partiti cinquecento anni prima che avvenne la famosa spartizione delle acque che permise agli ebrei di attraversare il mar Rosso a piedi asciutti e ai redattori della Bibbia di dimostrare la potenza del loro Dio. I quarant'anni che essi passarono nel deserto del Negheb prima di invadere definitivamente la Palestina possono essere riassunti nei seguenti episodi: 1) La consegna delle leggi da parte di Dio a Mos sul monte Sinai. 2) La costruzione di due idoli pagani rappresentanti uno un vitello d'oro voluto dal sommo sacerdote Aronne che viene presentato come fratello di Mos, e l'altro da un serpente di bronzo che lo stesso Dio consiglia a Mos di adottarlo contro il veleno dei serpenti. 3) Il continuo ripetersi di epidemie. 4) L'invio della manna da parte del Signore che, cadendo tutti i giorni per quarant'anni assicur l'alimentazione del suo popolo. 5) la morte di Mos che chiude questo ciclo per dare inizio al successivo che inizia con l'elezione di Giosu in qualit di suo successore.

    Soffermiamoci ora a fare qualche commento circa i fatti principali riguardanti l'Esodo che la Bibbia considera come l'episodio chiave di tutta la storia ebraica e i quarant'anni che lo seguirono. Come prima cosa cerchiamo di stabilire chi fosse realmente questo Mos la cui figura di liberatore di un popolo ridotto in schiavit comincia a vacillare in seguito a un esame storico dal quale risulta come gli Ebrei mai parteciparono alla costruzione delle piramidi, n come schiavi n tanto meno come uomini liberi: non come schiavi, perch la schiavit, mai applicata dagli egiziani, fu addirittura severamente condannata in seguito all'introduzione del battesimo che considerava gli uomini tutti uguali di fronte a Dio, e non come uomini liberi, perch furono sempre loro a rifiutare ogni lavoro offertogli dagli Egiziani, preferendo rimanere autonomi allevatori di bestiame. Che il motivo per cui gli Ebrei furono espulsi dall'Egitto tragga origine dalle calamit di cui erano continuamente causa ci viene confermato da recentissimi studi fatti in collaborazione da egittologi e scienziati che hanno voluto gettare luce su quelle piaghe che la Bibbia fantasiosamente afferma essere state inviate da Dio per costringere, attraverso un ricatto, il Faraone a lasciare libero il suo popolo. E' risultato in maniera indiscutibile che questo popolo di nomadi fu espulso dall'Egitto con provvedimento d'urgenza per aver provocato l'ennesima epidemia di colera nella popolazione e di afta epizootica e carbonchio negli allevamenti. Cos come la schiavit e le dieci piaghe sono delle pure invenzioni, altrettanto risulteranno esserlo tutte le altre affermazioni che la Bibbia sosterr in seguito, a partire dalla spartizione delle acque del mar Rosso che, oltre ad essere respinta dalla ragione e dal buon senso, non trova riscontro neppure come favola dal momento che stato dimostrato che gli ebrei uscirono per l'estuario del Nilo e non attraverso il mar Rosso come la Bibbia ci racconta.

  • E Mos, questo grande condottiero biblico, sempre ammesso che sia esistito, dal momento che non viene nominato in nessun passo della storia, chi altri potrebbe essere stato se non un funzionario egiziano al quale il Faraone affid l'incarico di condurre fuori dall'Egitto quel popolo di pastori ribelli e indisciplinati che con il loro primitivo comportamento, oltre ad essere un ostacolo alla realizzazione di un imperialismo basato sull'unit della nazione, erano causa di calamit come gi in precedenza quando erano entrati in Egitto per la prima volta con Abramo? Tanti sono gli indizi che ci portano a concludere che Mos non fosse un ebreo ma un funzionario egiziano: 1) Il nome Mos che non fa parte dell' onomastica ebraica. 2) Un conoscitore di leggi e di governo del suo rango non poteva provenire da un popolo retrogrado e primitivo di pastori analfabeti. 3) Il Faraone non avrebbe mai affidato l'incarico di espellere un popolo ribelle a qualcuno che appartenesse a quella stessa razza, soprattutto considerando che doveva impedirne nel modo pi assoluto il rientro. 4) Mos, oltre a non essere circonciso, era cos contrario a questa pratica che se vi si assoggett lo fece perch costretto dagli ebrei che si rifiutarono, se non l'avesse fatto, di riconoscerlo come loro capo.

    Se questi potrebbe essere il Mos storico, cio l'incaricato dal Faraone, chi allora il Mos biblico salvato dalle acque, il prestigiatore che trasforma il proprio bastone in serpente, il grande condottiero che fa sgorgare l'acqua dalle rocce con un tocco di bacchetta? Ebbene, questo Mos biblico non che il clone di un'altra leggenda sumerobabilonese che racconta di un certo Sargon che, nato da una donna di umili condizioni, fu messo da questa in un cesto di vimini ed affidato al fiume Eufrate con la speranza che incontrasse un destino favorevole quale lei non avrebbe potuto dargli. Il neonato galleggi lungo la riva finch non fu salvato da un pescatore di nome Akkis che lo allev come un figlio finch, fattosi grande, ebbe la fortuna di entrare alla corte del regno della Mesopotamia dove divenne gran funzionario dopo aver passato un periodo come coppiere del re Kis. Forte del rango raggiunto, organizz un esercito con il quale riusc a sottomettere il popolo sumero divenendo cos nel 2528 il fondatore del primo regno di Babilonia, 1550 anni prima che nascesse Mos e, tanto per ribadire gli anacronismi della Bibbia, possiamo aggiungere, 250 anni prima del diluvio.

  • Siamo cos di fronte ad un'altra prova che ci dimostra quanto la Bibbia non sia altro che una fucina di miti che, per giunta, mutua e ricopia da leggende altrui...altro che un libro ispirato da Dio, come vogliono darci ad intendere prendendoci per grulli ! La mela di Adamo ed Eva, la torre di Babele, No e Mos non sono che la ripetizione di leggende apprese durante l'esilio di Babilonia come tutti gli altri fatti, quali quelli che fanno riferimento ai poteri di quel bastone che hanno messo in mano a Mos perch attraverso di esso facesse zampillare sorgenti dalle rocce, apparire serpenti e spartire le acque di un mare, che non sono altro che la fantasiosa applicazione di quelle arti magiche ed esoteriche che venivano praticate nelle religioni pagane del Medio Oriente nei loro Culti dei Misteri da almeno 1500 anni prima che venisse scritta la Bibbia.

    Un episodio ancora strabiliante che troviamo nella Bibbia rappresentato da quel passo in cui Mos si rivolge a Dio, che gli aveva ordinato di liberare il suo popolo dalla schiavit d'Egitto, per chiedergli: " Quando mi presenter per dirgli che il loro Dio ha deciso di liberarli e loro, chiedendomi chi questo Dio, vorranno sapere come si chiama, cosa gli risponder dal momento che essi non ti conoscono? e il Signore rispose a Mos: Dirai agli Israeliti che il mio nome "Io-Sono " ". (Es.3/13). ( E' da qui, da questa dichiarazione che il Signore fa a Mos a proposito del suo nome che egli prender il nome di Yhav che in ebraico significa appunto " io sono").

    Come possibile che gli Ebrei, o meglio gl'Israeliti, non conoscessero questo Dio con il quale, secondo la Bibbia, si erano confrontati precedentemente e per ben due secoli, cio da quando nel 1900 erano partiti dalla Mesopotamia con Abramo fino al 1700, anno in cui entrarono in Egitto dove furono fatti schiavi? Come possibile che fra questo Dio onnisciente e onnipresente e il suo popolo prediletto fosse finita ogni relazione tanto da portare gl'Israeliti al punto di ignorare la sua esistenza e Dio da parte sua si fosse talmente disinteressato del suo popolo che se intervenne per liberarlo dalla schiavit d'Egitto, durava oltre cinquecento anni, lo fece perch si ricord di loro soltanto perch il caso volle che sentisse i loro lamenti?

    " Dio ud il loro lamento, si ricord della sua Alleanza fatta con Abramo, e prese pensiero per la loro condizione" (Era ora!).

    Escludendo che tutto fosse dipeso da una distrazione di un Dio onnisciente e dalla trascuratezza di un popolo, non ci pu essere altra soluzione per spiegare questa situazione che di supporre che i due secoli di storia ebraica che fanno parte del cicli attribuito ad Abramo, non esistevano nella prima redazione della Bibbia.

    Troppe sono le circostanze che mi hanno portato alla convinzione che la storia di Abramo fu inserita nella Bibbia soltanto in un secondo tempo. Salta agli occhi che il libro Genesi nella prima edizione della Bibbia terminava con la quella dispersione degli uomini che veniva fatta dipendere dalla confusione di lingue che si produsse con la costruzione della torre di Babele. Dalla visione di una moltitudine che si spandeva sulla terra, visione che chiudeva il libro Genesi nella prima edizione della Bibbia, riprendendo la sua storia con il libro "Esodo", dava inizio alla storia del popolo ebraico facendola cominciare con una visione nella quale Dio appariva a Mos per eleggerlo capo e fondatore del suo popolo su imitazione di quel re Sargon che aveva fondato il grande impero di Babilonia riunendo un popolo sotto una sola legge e un unico Dio. Su questa impostazione della prima Bibbia, che rispettava una certa coerenza nel mostrarci un popolo, quello ebraico, che veniva estratto dalla confusione delle razze umane conseguente alla dispersione generata dalla torre di Babele, Abramo appare un'evidente intromissione illogica sia per la mancanza di collegamento storico esistente tra lui e i fatti che lo precedono e che lo seguono, sia perch le vicende che gli si riferiscono non sono che una ripetizione di quelle che vengono attribuite a Mos. In entrambe c' la stessa circostanza di un Dio che si presenta ad un popolo che non lo conosce, la costituzione della stessa Alleanza, lo stesso

  • raggruppamento di un popolo che intraprende un viaggio verso una terra promessa, quella terra di Canaan che, se pu risultare accettabile come terra di conquista nel libro Esodo, perch confinante con l'Egitto, appare piuttosto fantasiosa in un Abramo che, vivendo in Caldea, si trova da essa nientemeno che a millecinquecento chilometri di distanza. Una terra cos lontana tanto da risultare, nella sua ubicazione, disconosciuta dallo stesso Abramo secondo quanto risulta dall'itinerario che egli segu per arrivarvi.

    Che l'episodio di Abramo sia un inserimento eseguito in un secondo tempo ci viene confermato anche dal fatto che esso non ha nessun collegamento biblico n con il diluvio, che lo precede di quattrocento anni, n con l'Esodo, che lo segue di circa settecento. Abramo e i fatti a lui relativi sono un'evidente aggiunta, sospesa tra due vuoti storici, che la Bibbia ha cercato di riempire attraverso la costruzione di immaginarie generazioni. Se appare semplicistico il ripiego usato per riempire il vuoto di settecento anni che separano Mos da Abramo, in quanto vengono sommariamente riassunti con la frase: "tutte le persone che nacquero da Giacobbe, nipote di Abramo, furono settanta", l'altro, quello usato per colmare il vuoto di quattrocentocinquanta anni intercorrente tra Abramo e No, quanto mai inverosimile dal momento che si pretende di riempirlo con sole sette generazioni. Considerando che con sette generazioni si possono coprire duecentodieci anni, ne rimangono scoperti ben duecentoquaranta anni di buio che sono pi che sufficienti per dimostrare ancora una volta che la Bibbia un libro basato su fatti e personaggi del tutto immaginari.

    I motivi per cui gli ebrei aggiunsero Abramo (si presume tra il V e il IV secolo, cio quando il movimento rivoluzionario si stava solidificando) all'interno della loro storia sono diversi: 1) Darsi, attraverso la persona di Abramo, un fondatore d'origine controllata facendolo discendere direttamente da Sem, figlio di No; cosa questa che non avrebbero potuto fare con Mos che era stato ormai presentato come figlio d'ignoti...e gl'ignoti, si sa, non sono i pi adatti per suscitare un nazionalismo basato sull'orgoglio di razza. 2) Dare alla loro religione un'origine la pi antica possibile per poter competere con le religioni pagane vecchie di millenni. 3) Togliersi di dosso quell'appellativo di Ebrei, che oltre ad essere privo di carattere per la sua genericit era anche declassante, per darsene uno proprio che gli avesse permesso di costruirsi in un popolo storicamente ben definito, quel nome di Israeliti che trassero dalla lotta che organizzarono tra Dio e Giacobbe.

    Ma tra tutte le prove, quella che dimostra pi di ogni altra che la storia ebraica era inizialmente cominciata con l'esodo, ci viene dalle leggi che furono dettate da Dio a Mos. Soltanto attraverso l'istituzione di un codice essi avrebbero potuto cominciare la loro storia di popolo che, finalmente liberatosi da una schiavit, da massa eterogenea che era, cominciava una nuova vita nella compattezza che gli veniva da un Dio che aveva loro promesso un terra se avessero rispettato le sue leggi.

    Se il testo della prima edizione della Bibbia, quella che vide la luce nel VI secolo, fosse cominciata veramente con quella trib che lasci la Mesopotamia per dirigersi verso la terra promessa, perch Dio non dette in quell'occasione le sue leggi al popolo che aveva prediletto? Perch attese sette secoli per darle a Mos?

    Dunque non possono esserci dubbi sul fatto che la prima narrazione biblica del popolo ebraico cominciasse da quella visione con la quale il Signore propose un'Alleanza ad una massa eterogenea di uomini senza leggi perch si costituisse popolo in seguito alla liberazione da una schiavit. Ma, allora, mi si potrebbe chiedere: Abramo, Giacobbe, Esa e tutti gli altri che animarono quei due secoli di storia biblica relativa ad Abramo, sono personaggi inventati? Certo che sono inventati, come lo sono Adamo, Eva, Mos,

  • Giosu, Saul, Davide e Salomone e lutti gli altri che in seguito faranno parte del Nuovo Testamento.

    Tutto il Vecchio Testamento, come il Nuovo, non che una congerie di aggiunte, correzioni, censure e contraffazioni a cui furono costretti a ricorrere i religiosi per ovviare a tutte quelle inesattezze e contraddizioni che emergevano da una storia che, completamente inventata e improvvisata, era continuamente soggetta alle critiche della ragione e del buon senso. Non a caso stato detto che i Libri Sacri non sono che il risultato delle continue rettifiche operate sui testi in seguito alle contestazioni e alle obiezioni che gli furono mosse dagli avversari.

    Fatte queste considerazioni, riprendiamo con il Mos biblico che come liberatore del popolo israelita, una volta divenuto il suo conduttore, entra in contatto giornaliero con Yahv il quale, a partire dall'Esodo, seguir il proprio popolo in lutti gli spostamenti standosene sdraiato su una nuvola che rester costantemente sull'attendamento fatto di pelli di capra.

    E' da questo quadretto che riproduce un accampamento di pecorai sovrastato da una nuvoletta con sopra il Creatore dell'universo, avente come cornice la sabbia del deserto del Negheb, che la Bibbia fa partire il suo romanzo circa le avventure di un popolo di pastori erranti a cui ha dato il nome di Israeliti. Sar da questa nuvola che vedremo Dio scendere ogni volta che dovr comunicare i suoi ordini a Mos e a tutti i Patriarchi che seguiranno, quegli ordini con i quali autorizzer i suoi "figli prediletti" a invadere le terre altrui, a compiere le stragi pi efferate e le pi sanguinarie vendette contro i suoi nemici e ogni volta che decider d'infligger loro le punizioni pi severe per avergli disobbedito.

    Stando a quanto dice la Bibbia, Mos rimase al comando di questi nomadi per i quarant'anni che essi restarono nel deserto del Negheb, cio fino alla sua morte che sopraggiunse all'et di centoventi anni.

    Fedele alla consegna ricevuta dal Faraone, Mos cerc di tenere sotto controllo questa orda di selvaggi cercando di inculcare in loro una mentalit sociale attraverso il rispetto delle leggi. Perfezion i loro regolamenti atavici, si prodig ad insegnargli i rudimenti della civilt egiziana soprattutto per ci che riguardava l'igiene la cui mancanza era causa di continue epidemie dalle quali venivano sistematicamente decimati.

    Siccome erano abituati a defecare accanto alle tende, impose loro di allontanarsi dall'accampamento imponendo un espresso regolamento che fu poi riportato cos nel Pentateuco: "Avrai un posto fuori dell'accampamento e l andrai per i tuoi bisogni. Nel tuo equipaggiamento avrai un piuolo, con il quale, nel ritirarti fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi. Perch il Signore tuo Dio passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e mettere i nemici in tuo potere; l'accampamento deve essere dunque santo, perch egli non veda in mezzo a te qualche indecenza e ti abbandoni". (Dt. 23/13).

    Questo passo assume un significato di particolare importanza perch dimostrandoci quale fosse il concetto che avevano gli ebrei del loro Dio nel VI secolo un Dio che viene ridotto alla stregua di un caporale che ispeziona le latrine di una caserma, ci permetter di comprendere come nel giro dei quattro secoli che precederanno la rivolta dei Maccabei, gli ebrei, appropriandosi delle teologie pagane, riusciranno a trasformarlo in un Essere essenzialmente spirituale.

    Ma, nonostante "la legge del piuolo" imposta da Mos e la promessa di Dio di non inviare pi malattie, "Il signore allontaner dal suo popolo ogni infermit e non mander pi alcune di quelle funeste malattie d'Egitto, ma le mander a coloro che lo odiano" (Dt. 7/15-), le pestilenze continuarono a far strage degli ebrei tanto che Giosu, il grande condottiero che succedette a Mos, continuando a credere che i morbi dipendessero dal fatto che gli ebrei avevano sospeso la circoncisione, ordin di nuovo a tutti di tagliarsi il prepuzio.

    Durante quei quarant'anni, da quanto si pu comprendere con chiarezza dalla

  • Bibbia, gli ebrei vissero per lo pi di rapine eseguite ai danni dei popoli che si trovavano nel sud della Palestina. Se la prima terra che attaccarono fu quella di Canaan non lo fecero perch gli era stata promessa da Dio, come sostiene la Bibbia nella sua abitudinaria falsificazione dei fatti, ma soltanto perch era la pi prossima al deserto del Negheb. In un susseguirsi di razzie oltrepassavano il Giordano per riportare agli accampamenti quelle refurtive che, permettendogli di vivere, furono di fatto quella manna che Dio faceva scendere dal cielo per alimentare il suo popolo, quella "manna" che nessuno ha saputo mai spiegarsi cosa fosse, compresa la Bibbia che la chiam appunto cos facendola derivare dall'espressione di sorpresa che emisero gli ebrei quando, vedendola la prima volta, si chiesero: Man-hu? che in ebraico significa "che cos' ? "

    Mos, oltre che dare delle leggi cerc, di conseguenza, anche di farle rispettare istituendo un corpo di tutori dell'ordine costituito da persone prescelte che dovevano collaborare con le autorit civili per ci che riguardava la vita sociale e con i sacerdoti per ci che riguardava la pratica dei culti. Gli appartenenti a questo ordine, a cui fu dato il nome di "Nazireato", furono chiamati "Nazir o Nazorei" che significa "consacrati".

    I Nazir s'impegnavano, attraverso un voto, a rimanere casti, a non bere bevande alcoliche e a non tagliarsi i capelli per tutto il corso d'indottrinamento che durava tre anni, dopo di ch, per ci che riguardava la tonsura, gli era facoltativo proseguire nel voto o romperlo. Questa istituzione, che col tempo and sempre pi rinforzandosi tanto da divenire una vera e propria casta, assunse con la rivolta dei Maccabei un'importanza determinante su quella che fu l'evoluzione religiosa in seno al Partito Nazionalista Giudaico.

    Certamente il pi famoso Nazir del Vecchio Testamento fu un certo Sansone che fu designato ad assumere questa carica ancor prima che nascesse. Come accade spesso nella Bibbia, dove gli eroi vengono partoriti da donne sterili fecondate da Dio, cos anche Sansone nacque da donna infeconda resa incinta per opera divina.

    Questo sistema di costruire gli eroi trova giustificazione in quel passo della Genesi, sempre traendo le sue affermazioni da leggende altrui, in cui si asserisce: " C'erano sulla terra i giganti a quei tempi- e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi i figli dell'antichit, uomini famosi ".

    E' in base a questo riferimento che la Bibbia sforna molti dei suoi personaggi pi famosi facendoli nascere da un accoppiamento tra Dio e quelle donne che si erano dimostrate sterili con gli uomini.

    Cos, come Sansone, furono partoriti per fecondazione divina Isacco da Sara, moglie di Abramo, Esa e Giacobbe da Rebecca, moglie di Isacco, Giuseppe, che diventer vicer d'Egitto, da Rachele, moglie di Giacobbe e tanti altri fino ad arrivare a quel Giovanni Battista, figlio di Elisabetta moglie di Zaccaria, a cui venne affidato dai redattori dei vangeli l'incarico di annunciare l'avvento di colui che sar l'eroe degli eroi, cio quel Ges che se faranno nascere da una vergine anzich da una donna sterile sar per dei motivi ben precisi che vedremo a suo tempo.

    A questo punto sono certo che a molti venuto spontaneo rapportare questo tipo di miracolo divino a quelle acque minerali che rendono fertili le donne sterili. Ma sapendo quale sia la vera origine della fecondit raggiunta attraverso queste cure termali, almeno nella gran parte dei casi, non si pu escludere che le nascite di questi eroi, ritenute prodigiose per quella convinzione che si aveva sulla sterilit che si faceva dipendere esclusivamente dalla donna, in realt non fossero altro che un prodotto di corna. Per cui, nella convinzione che il tutto dipendesse dal soprannaturale, il figlio che nasceva non poteva essere considerato che un eletto predestinato a diventare un eroe. Un angelo si present alla moglie di Manoach e le disse: Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati bene dal bere vino o bevanda inebriante. Poich ecco, tu concepirai un figlio, sulla cui tetta non passer rasoio, perch il

  • fanciullo sar un Nazoreo consacrato a Dio fin dal seno materno . Il figlio che nacque fu chiamato Sansone. Cresciuto in virt e saggezza, divenne fisicamente cos gagliardo da fare strage dei Filistei con una mascella d'asino, da scardinare la porta della citt di Gaza sollevandola come una piuma, da demolire un tempio spezzandone le colonne con le braccia e tante altre cose che lo resero il terrore dei nemici d'Israele, anche se intellettualmente si mostr cos debole e sprovveduto da rivelare alla prima baldracca che gli concesse le sue grazie il segreto della sua forza che risiedeva nei capelli. Se qualcuno a questo punto volesse giustificare la debolezza di Sansone attribuendola all'astinenza sessuale a cui era stato costretto dal voto durante il seminario, non fa che ribadire quanto la continenza, lo confermano gli psicologi, sia un ostacolo alla normale formazione intellettuale. (Ogni riferimento ai preti non affatto casuale!)

    Fatta questa breve disquisizione sui Nazir e sul Nazireato, che sar molto utile da ricordare in seguito, riprendiamo con quel Mos che, per quanto si adoperasse, fall nell'intento di trasformare in popolo civile questa accozzaglia di nomadi primitivi i quali privi di concetto sociale comunitario, si divisero di nuovo in gruppi autonomi e indipendenti, eleggendo ciascuno dei capi trib che chiamarono Giudici.

    Queste trib, ritornate alla primitiva indipendenza, distribuitesi nel deserto Arabico lungo i confini della Palestina fino a toccare la Siria, intensificarono le rapine ai danni dei popoli che pacificamente vivevano di agricoltura e di allevamento di bestiame oltrepassando spesso anche il Giordano. Questo andamento di cose si protrasse finch, morto Mos, non subentr al suo posto quel Giosu che, fattosi interprete della volont aggressiva che era maturata negli Ebrei, riunite tutte le trib, invase definitivamente le terre palestinesi. Cominciata l'invasione con la terra di Canaan, questi nomadi avanzarono verso il nord depredando, terrorizzando e incendiando i villaggi che incontravano e trucidando spesso i loro abitanti. Via via che avanzavano si dichiaravano padroni delle terre occupate facendo, come prova del possesso avvenuto, dei mucchi di pietra che la Bibbia, per dimostrarne la legalit, dopo averli dichiarati monumenti commemorativi, insolentemente afferma che esistevano ancora al tempo in cui essa fu scritta. Inizia cos quel periodo di lotta tra invasori e popoli occupati che, ricordato dalla Bibbia nel libro dei Giudici, dura all'incirca due secoli.

    Essendo uno degli scopi principali dei redattori della Bibbia quello di attestare che gli ebrei fossero i legittimi proprietari della Palestina, essi costruiranno una teoria di rivendicazioni basata su battaglie nelle quali, invertendo i ruoli, faranno passare per occupanti abusivi i popoli indigeni e per legali proprietari gli ebrei, grazie a quel diritto che gli derivava dal fatto di averle ricevute da Dio attraverso il contratto stipulato con lui nell'Alleanza.

    E' su questo contratto, stipulato tra Dio creatore e padrone del mondo e il suo popolo prediletto, che la Bibbia costruir il suo programma di rivendicazioni sulla Palestina. Tutti i fatti che seguiranno l'Esodo non avranno altro scopo che quello di inculcare negli Ebrei quel sentimento di nazionalismo guerriero che sar alimentato nel corso dei secoli dall'attesa di un messia condottiero il quale, prescelto da Dio fra gli uomini, si metter alla loro testa per conquistare definitivamente la Palestina, quale terra promessa. Come conseguenza la Bibbia, per preparare gli Ebrei a sostenere quella che sar la battaglia finale, assumer il ruolo di fomentatrice di guerre, stragi, vendette, s'imporr come un vero manuale di guerriglia dove gli eroi, a partire da Giosu, saranno mostrati come invincibili conduttori di eserciti anche seppure, nonostante tutte le vittorie e le conquiste che loro saranno attribuite, lasceranno sempre le situazioni come le avevano trovate. E' questa immutabilit della realt la prova principale a dimostrarci che tutto ci che si racconta nella Bibbia soltanto il prodotto della fantasia. E tanta sar l'esaltazione che useranno i compilatori della Bibbia per raggiungere i loro scopi di propaganda nazionalista da trasformare il tutto in una tragicommedia talmente ridicola da risultare

  • offensiva alla ragione e al buon senso. Vi si narrer di eserciti composti di decine di migliaia di soldati armati fino al collo e di migliaia di cavalieri che si affrontano in battaglie epiche da far impallidire Waterloo. Appartengono a questo periodo le narrazioni riguardanti la distruzione di Gerico, la sconfitta di cinque re in quella famosa battaglia in cui Giosu ordin al sole di fermarsi affinch, prolungandosi le ore di luce, potesse egli portare a termine la strage dei Filistei, l'uccisione di altri trentuno re in una battaglia combattuta per la conquista della Transgiordania e tante altre, senza contare poi tutte le imprese che saranno attribuite in seguito, dopo questo periodo dei Giudici, a Saul e a quel re Davide che diventer il simbolo dell'invincibilit dell'esercito d'Israele.

    Ma senza dilungarmi su questo argomento, per dimostrare l'inverosimiglianza dei fatti biblici, basti dire che, mentre in una pagina si parla di guerrieri armati di spade affilatissime capaci di fare stragi di decine e decine di migliaia di nemici in un solo combattimento, in un'altra si dice che gl'Israeliti per circoncidersi si tagliavano il prepuzio usando attrezzi primitivi fatti di selce e usavano dei bastoni appuntiti per fare buche in cui occultare gli escrementi. In realt, queste battaglie tra le trib ebree e gli autoctoni che la Bibbia ci descrive come apocalittiche, non erano altro che scontri tra poveri, sostenuti da una parte dai contadini indigeni (abitanti in villaggi di casupole fatte di un impasto di sterco animale e fango seccato al sole e ricoperte di paglia) che si difendevano a colpi di bastone e dall'altra da pastori invasori che, sorpresi a derubare, reagivano tirando pietre con le fionde o usando il primi rudimentali oggetti che gli capitavano tra le mani, quali potevano essere un corno di bue o una mascella d'asino. Che ci siano state in quel periodo bande di predoni organizzate alle quali si unirono anche elementi israeliti non c' dubbio, dal momento che la storia parla di esse; ma queste non hanno nulla a che vedere con le ruberie operate dai nomadi. Esse attaccavano le citt per le loro riserve di derrate e per i loro allevamenti, portavano via i tesori dei templi, facevano prigionieri per rivenderli come schiavi e attaccavano le carovane che trasportavano il rame che veniva dalle miniere del Negheb. Tra i pastori che avevano invaso la Palestina con i loro pascoli abusivi e questi predoni organizzati in bande di guerriglieri c'era la differenza che ci pu essere tra i ladruncoli rionali di una citt e le grandi cosche mafiose. Ma la Bibbia, collezionando tutto ci che veniva riportato a quel tempo attraverso i cantastorie, costru la sua trama usando i pastori che avevano invaso la Palestina per sostenere le sue pretese di propriet su di essa dandogli il nome di israeliti e le bande dei predoni per costruire le sue epiche battaglie e i suoi condottieri come si serv della figura degl'indovini e dei chiromanti per costruire i suoi profeti secondo quanto la stessa Bibbia sostiene: " In passato in Israele, quando uno andava a consultare Dio, diceva: Su, andiamo dal veggente, perch quello che oggi si dice profeta allora si diceva veggente".(ISm. 9/9).

    Dal quel calderone del passato ricolmo di tutte quelle storie e leggende tramandate al suono dei salteri la Bibbia, facendo di ogni erba un fascio, trasse gli argomenti necessari per inventarsi una storia tutta sua, attribuendola a degli anonimi pastori ebrei che trasform in protagonisti dei propri piani politici dando loro il nome di Israeliti, nome che, privo di ogni riscontro storico, essa trasse da una lotta combattuta tra Dio e un uomo immaginario ed ipotetico a cui dette il nome Giacobbe.

    I palestinesi, divisi in decine di etnie autonome che vivevano di agricoltura e di allevamenti di bestiame, non avvezzi all'uso delle armi e quindi incapaci di mettere in atto una resistenza collettiva, si ritrovarono presto occupati da questi pastori resi aggressivi dal bisogno e da quella rabbia che si era accumulata nei secoli derivante dall'emarginazione patita da parte degli altri popoli che dall'inizio dei tempi li avevano relegati nei deserti a condurre una vita di sofferenze e di stenti. Divenuti cos sempre pi arroganti e baldanzosi per la debole resistenza che incontrarono, arrivarono ben presto a sentirsi talmente padroni di quelle terre da spartirsele fra loro in modo che ogni trib ne avesse una su cui

  • poter pascolare il proprio gregge senza entrare in conflitto con le altre. Per comprendere la situazione in cui venne a trovarsi la Palestina in seguito alle invasioni riporto una cartina con la posizione dei vari popoli indigeni e un'altra che mostra come le dodici trib si erano abusivamente sistemate. Osservando la sovrapposizione tra i vari popoli non c' bisogno di spiegazioni per comprendere di quali lotte divenne teatro la Palestina nei secoli che seguirono.

    Se tra tutti i popoli indigeni quello che pi validamente si oppose agli

    Israeliti fu quello Filisteo ci dipese dal fatto che esso, oltre ad essere il pi socialmente avanzato e quindi organizzato per il grado di civilt che si era portata dallisola di Creta da cui proveniva, era mosso dall'orgoglio di razza che gli veniva dal fatto che quelle terre avevano preso il nome di Palestina dal loro di "Pelistin".

    Divisasi abusivamente la Palestina, le trib di questi nomadi, che se la Bibbia dice essere dodici per rispettare la simbologia che questo numero rappresentava nella cabala ebraica, seguirono una vita autonoma, ciascuna sotto il comando di un proprio Giudice, per ben due secoli finch le trib del nord, separatesi da quelle del sud, non decisero di riunirsi sotto un unico capo che chiamarono "Re". Si presentarono a Samuele, l'allora Patriarca, dicendogli : Dacci un re che ci governi, un re come lo hanno tutte le altre nazioni .

    Samuele, dopo averli ascoltati, rifer tutto al Signore il quale, temendo la concorrenza di un re, subito si oppose a questa richiesta facendo osservare a Samuele che essa rappresentava in realt la propria detronizzazione: Il popolo mi ha rigettato perch vuole che io non regni pi su di lui. Cosa d'altronde che c'era da aspettarsela dal momento che mi hanno abbandonato dal giorno che lasciarono l'Egitto fino ad oggi per seguire altri di .(Sm. 8/7) .

    Lasciando da parte ogni commento circa questa risposta del Signore (che non fa che confermare che gli Ebrei mai conobbero questo Dio che gli attribuisce la Bibbia), concludiamo il capitolo dicendo che dopo ripetute ed accese discussioni, alla fine, Dio cedette alla richiesta del popolo che voleva un re, ma ponendo due condizioni: la prima che fosse lui a sceglierlo e la seconda che il re gli giurasse fedelt riconoscendolo al contempo come suo unico Dio.

  • CAPITOLO III PERIODO DEI RE

    In seguito alla morte di Giosu che avvenne dieci anni dopo l'invasione della Palestina, le trib, ritornate autonome sotto il comando di un proprio capo, dettero inizio a quel periodo lungo due secoli che la Bibbia raccoglie nel libro dei "Giudici". Di tutto ci che la Bibbia riporta circa periodo possiamo trovare dei riscontri storici soltanto in quelle tavolette e in quei graffiti che vagamente accennano a bande di predoni formatesi in seguito alle migrazioni dalla Mesopotamia. Bande di predoni che, dopo essere rimaste per secoli nel deserto Arabico e del Negheb limitandosi ad attaccare le popolazioni che erano oltre il Giordano con incursioni periodiche, a