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Page 1: La costituzione pastorale “Gaudium et spes” · Gaudium et spes, soprattutto perché rappresenta un’assoluta novità nel corso dei duemila anni di storia dei Concili. Già la

Quaderno del Concilio – Gaudium et Spes

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La costituzione pastorale “Gaudium et spes”

“Devo confessare che la Gaudium et Spes mi è particolarmente cara, non solo per le tematiche che sviluppa, ma anche per la diretta partecipazione che mi è stato dato di avere alla sua elaborazione». Con queste parole Giovanni Paolo II ha voluto esprimere il suo particolarissimo legame con la Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II. L'occasione riguardava una solenne ricorrenza: i 30 anni dalla promulgazione.

1. Che cos'è una costituzione pastorale?

Il Concilio Vaticano II ha prodotto sedici documenti in tutto, alcuni dei quali molto ampi: quattro costituzioni, nove decreti e tre dichiarazioni. Tra questi spicca la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, soprattutto perché rappresenta un’assoluta novità nel corso dei duemila anni di storia dei Concili.

Già la dicitura è nuova, tanto che il Concilio ha dovuto introdurre prima del testo una lunga nota, in cui si spiega cos’è una costituzione pastorale e quale può essere il suo carattere vincolante. Questa costituzione, infatti, non espone soltanto principi generali di fede, ma si esprime anche in merito a questioni concrete del mondo contemporaneo, esamina i “segni dei tempi”: parla della scienza e della cultura, del matrimonio e della famiglia, dell’ordine sociale, del lavoro, dell’economia, della pace e della guerra, evocando persino quella nucleare.

Con questo documento sulla “Chiesa nel mondo contemporaneo”, il Concilio

non si rivolge soltanto ai propri fedeli, ma a tutta la famiglia umana. Se vogliamo essere esatti, però, la costituzione pastorale non si rivolge al mondo contemporaneo”, ma parla della “Chiesa nel mondo contemporaneo”, che cioè si pone come una realtà facente parte del mondo: basti citare la frase con cui inizia il documento: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”

Ciò significa che la Chiesa si pone in dialogo: con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, con le religioni non cristiane e con il mondo d’oggi. Essa getta uno sguardo realistico sugli aspetti critici del mondo moderno, ma sa

riconoscere anche ciò che esiste di positivo. Parlando degli aspetti negativi, non vede la colpa soltanto negli altri, ma mette in luce la corresponsabilità

dei cristiani, per esempio nel fenomeno dell’ateismo moderno (cf. n. 19). Il Concilio lo affronta sforzandosi di cogliere le ragioni che ne stanno all'origine. Lo fa con il coraggio della verità nel denunciare l'errore, ma insieme con l'atteggiamento di comprensione verso gli erranti, non esitando a riconoscere le colpe che non di rado hanno, al riguardo, gli stessi credenti quando, per inadeguatezza dottrinale e soprattutto per incoerenza pratica,

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finiscono col «nascondere, più che manifestare, il genuino volto di Dio e della religione» (GS, 19). Così il Concilio ha già anticipato coraggiosamente il “mea

culpa” di Papa Giovanni Paolo II.

Il Concilio affronta tematiche concrete. È proprio questo che si intende con l’aggettivo “pastorale”: esso non costituisce un’alternativa al termine “dottrinale”. La pastorale non vuole sostituirsi alla dottrina , ma impiegarla

nelle situazioni concrete ed in esse valorizzarla, perchè il campo d’azione della Chiesa non può ridursi soltanto alle faccende interne, per così dire di “sacrestia”. La Chiesa rivendica una voce pubblica, non nel proprio interesse, ma nell’interesse degli uomini. Dice infatti: “È l'uomo dunque, l'uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, l'uomo cuore e coscienza, pensiero e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione” (n. 3).

Il Concilio si interroga sulle questioni fondamentali dell’esistenza: “Cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo? Che apporta l'uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?” (n. 10).

In ogni tempo e luogo tali interrogativi sollecitano il cuore umano e lo spingono a cercare una risposta piena e definitiva; tale risposta si trova soltanto in Gesù Cristo, il quale è «la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana» (GS,10)

2. Quanto rimane della prospettiva storica adottata dalla Gaudium et spes?

Le situazioni possono cambiare rapidamente: quando la costituzione fu pubblicata, nel 1965, il mondo era diviso in blocchi, mentre oggi lo scenario

mondiale è decisamente mutato. E' finita la guerra fredda, la scienza e la tecnica hanno realizzato progressi inauditi, l'enorme incremento dei mass-media influenza sempre di più la vita quotidiana degli uomini in ogni angolo della terra. Tuttavia, nel processo di secolarizzazione odierno, i frutti positivi del tempo moderno si sono staccati dalle loro radici cristiane, perdendo così il loro stabile fondamento.

Naturalmente, la costituzione pastorale non poteva prevedere il passaggio dal periodo moderno all’attuale situazione post-moderna, con le sue nuove sfide ed i suoi nuovi problemi. Tale sviluppo ha messo in discussione non solo l’eredità cristiana, ma anche le grandi ideologie del passato, sostituendo ad esse uno sfrenato individualismo.

Di fronte a tanti elementi di novità, rispetto alla situazione degli anni sessanta, ci si potrebbe chiedere quanto la Gaudium et spes sia ancora

attuale: in realtà, se si va al cuore dei problemi, acquista attualità persino maggiore l'interrogativo di fondo che allora la Costituzione poneva: i cambiamenti intervenuti nell'età contemporanea sono tutti utili al vero bene

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dell'umanità? In particolare, si può avere un «ordine temporale più perfetto, senza che cammini di pari passo il progresso spirituale?» (GS, 4).

E' pertanto legittimo tornare a riflettere sulle analisi e sulle indicazioni offerte dalla Gaudium et spes, per verificarne il valore e coglierne la sapienza.

3. Come vede la costituzione pastorale il mondo odierno?

Ma la Gaudium et Spes non si limita agli interrogativi di fondo. Nel desiderio

di rendere un più concreto servizio all'uomo del nostro tempo, essa scende anche sul terreno dei problemi immediati che lo assillano.

Tra questi ha certamente particolare rilevanza la necessità di promuovere la dignità e la santità del matrimonio e della vita familiare. Negli anni successivi al Concilio, l'ulteriore evoluzione del costume ha mostrato quanto la Chiesa avesse visto nella giusta direzione, ponendo con chiarezza questa urgenza all'attenzione della comunità cristiana e di tutta l'umanità. La

famiglia è oggi messa a repentaglio non solo da fattori esterni, quali la mobilità sociale e le nuove caratteristiche della organizzazione del lavoro, ma anche e soprattutto da una cultura individualistica, priva di un saldo ancoraggio etico che dia tenuta ai nuclei familiari, nella comunione e nella pace. In molte occasioni il magistero della Chiesa è intervenuto a ribadire e ad illustrare il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia. E' un cammino di riflessione e di testimonianza che proprio nella Gaudium et spes ha trovato una costante e inesauribile fonte di ispirazione.

La costituzione riconosce l’autonomia legittima delle realtà terrene, della scienza, della cultura e della politica;(cf. n. 36, 41, 56, 76), affermando che “le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare”. Con tali affermazioni,il Concilio respinge l’integralismo che, volendo trarre una risposta automatica dai principi della fede per le questioni del mondo, ha spesso causato conflitti inutili con le scienze, la cultura e la politica moderne. Il riconoscimento della legittima autonomia delle diverse realtà terrene è fondamentale per la libertà

dei laici nella Chiesa; perché sono loro gli esperti in questi vari campi e dispongono delle competenze necessarie per il cui impiego il Vangelo è fonte di “luce e forza”, anche se non direttamente fonte di conoscenza (n. 42).

Un secondo orientamento si muove in questa stessa direzione: la promozione dei diritti umani e la condanna di ogni forma di discriminazione (cf. n. 21, 26, 29, 41 s, 59, 73, 76).

II Concilio affronta tali tematiche mettendo in primo piano il messaggio di

Gesù Cristo, perchè solamente in Gesù Cristo il mistero dell’uomo trova la vera luce. “Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (n. 22).

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La riflessione che la Gaudium et spes ha dedicato alla vita economico-

sociale è ancora oggi attuale.

Fin dall'esposizione introduttiva essa richiama l'attenzione sul grande scandalo della società odierna: «Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, possibilità e potenza economica, e tuttavia, una grande parte degli abitanti del globo è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria, e intere moltitudini non sanno né leggere né scrivere» (GS, 4).

C'era da sperare che questa amara constatazione dovesse essere superata dallo sviluppo successivo, specialmente dopo che la caduta del comunismo e la fine della guerra fredda hanno messo l'umanità in grado di affrontare con nuova energia il problema della povertà, ma ancora oggi esistono inaccettabili situazioni di miseria, aggravate dalle guerre tra poveri, a cui il mondo dell'opulenza spesso fornisce armi micidiali, invece dell'aiuto efficace e solidale.

Il problema della povertà e del suo superamento mediante una economia rispettosa del valore primario della persona rimanda così a un discorso più ampio di etica politica. Giustamente pertanto, la Gaudium et spes, dopo aver considerato l'ambito economico, dedica pagine eloquenti alla fondamentale necessità di promuovere, nelle nazioni e tra le nazioni, una vita politica ispirata ad irrinunciabili valori morali (cf GS 73-90). L'appello del Concilio a

promuovere la pace è tuttora quanto mai vivo . I credenti hanno in questo una speciale responsabilità!

4. “Gaudium et spes” come punto di partenza: le prospettive future

Nonostante alcuni limiti storici, la costituzione pastorale può ancor oggi delineare un importante orientamento per il cammino della Chiesa nel terzo millennio. In questo senso la costituzione ci ha mostrato che noi cristiani non abbiamo nessun motivo di giudicare gli sviluppi moderni soltanto in modo negativo, seguendo così l’invito dell’Apostolo Paolo: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Tess 5,21). È necessario saper rileggere la costituzione pastorale Gaudium et spes in modo nuovo, riferendosi ai principi che essa ha indicato.

In effetti, chiunque legga il documento con animo attento e sereno non può non concludere che il suo messaggio ultimo è Cristo stesso, Redentore dell'uomo. E' lui che il Concilio addita come «il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di

ogni cuore, la pienezza delle sue aspirazioni» (GS, 45). Gesù Cristo rimane

presente come Luce del mondo, che illumina il mistero dell'uomo non solo per i cristiani, ma anche per l'intera famiglia umana; rivela l'uomo a se stesso; chiama tutti all'identico destino e, mediante lo Spirito Santo, «offre a tutti la possibilità di venire a contatto con la sua definitiva vittoria sulla morte »(GS, 22). Le speranze per un mondo più umano espresse dalla Gaudium et spes

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non potranno essere realizzate senza Cristo, senza l'accoglienza della sua grazia, che invisibilmente lavora nel cuore di ogni uomo di buona volontà (GS,22).

Questa convinzione guida e sorregge il cammino della Chiesa.

_________________________________________________________________ Documenti : Cardinale Walter Kasper - LA COSTITUZIONE PASTORALE “GAUDIUM ET SPES”

Giovanni Paolo II: E IL CONCILIO SI FECE SPERANZA PER IL MONDO: - Discorso, tenuto nel pomeriggio di

mercoledì 8 novembre 1995, nell'Aula del Sinodo.