intervista al maestro giacomo mezzalira
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Estratto intervista a Giacomo Mezzalira A più Voci Quadrimestrale d’informazione musicale corale dell’USCI Lombardia Anno III N° 1 Gennaio – Aprile 2014TRANSCRIPT
“La gioia del ricordo del cammino”
Intervista al M° Giacomo Mezzalira
A cura di Francesco Barbuto
Nato a Cantello (Va) nel 1959, ha
compiuto i propri studi musicali presso il
Conservatorio "G. Verdi " di Milano
diplomandosi in pianoforte con U.
Amadei, in composizione con G. Giuliano,
in organo e composizione organistica con
L. Molfino e G. Parodi. E' docente di ruolo di teoria musicale
presso l'Istituto Musicale Pareggiato "G.
Puccini " di Gallarate (Va).
Ha pubblicato con le Case Editrici Carrara,
Rugginenti e Carus. Nel 2007 ha ottenuto
la menzione speciale al Concorso di
Composizione Corale Sacra Liturgica
“Ricordando Giulio e Gian Paolo Tonelli”
di Brescia e il primo premio al Concorso
Internazionale di Composizione Sacra
Liturgica organizzato da Creator Faenza e
Accademia Bizantina.
Nel 2013 ha vinto il secondo premio al
Concorso Internazionale di Composizione
“Guido d'Arezzo”.
Dirige la Corale della Basilica di S. Vittore
di Varese e il coro 7 laghi di Varese.
Caro maestro Mezzalira, intanto le faccio i
miei complimenti vivissimi per il suo
prestigioso secondo posto (primo premio
non assegnato) al 40° Concorso
Internazionale di Composizione “Guido
d’Arezzo” 2013, con la sua composizione
Memoràre, valutata da una giuria di
altissimo livello con i maestri J. Busto, D.
Clapsson, C. Galante, J. Paradell e V.
Runchak. È un risultato questo che
certamente contribuisce a confermare e a
onorare le nostre eccellenze musicali
lombarde.
Le faccio una prima domanda diretta ed
emotiva a questa importante esperienza.
Cos’ha provato quando le è stato
comunicato il risultato di questo
prestigioso concorso? Quello che si prova è senz'altro la gioia e
l'emozione; sentimenti questi, che un po'
tutti possiamo comprendere e che ognuno
può esternare in modi diversi.
Se è vero che i premi arrivano dopo le
fatiche, allora devo dire che dopo la
felicità è arrivato anche il ricordo del
cammino e del lavoro che hanno
accompagnato la composizione che ho
presentato.
Personalmente questa “gioia del ricordo
del cammino” la gusto sempre
interiormente senza però coinvolgere
quelli che mi stanno intorno. Tutto ciò mi
aiuta a costruire un metodo di lavoro più
efficace evitando certi errori e facendo
nascere nuove idee.
Ci spiega un po’ che cos’è la sua
composizione Memoràre, che ha
partecipato al concorso internazionale
di Arezzo? Memoràre o piissima Virgo Maria” è
un'antifona mariana attribuita a Bernardo
di Chiaravalle. Formalmente, il brano che
ho scritto è diviso in tre
Il coro è impegnato fino ad un massimo di
otto voci e ciò mi ha consentito di
utilizzare una ricca tavolozza di colori
unitamente ad una molteplicità di
combinazioni.
Entriamo ora invece nella sua dedizione
compositiva e artistica.
Come ha scoperto la sua vocazione per
la scrittura? Si scrive per fare i compiti di
composizione e poi ci si ritrova a
comporre i salmi, le antifone e i mottetti
per la Corale San Vittore di Varese. La
scoperta è avvenuta prestando servizio
parti che sono poi
suggerite dal testo
stesso. E' un po' un
cammino sofferto di
avvicinamento alla
nostra Madre celeste.
La prima parte nasce
Personalmente questa “gioia del
ricordo del cammino” la gusto
sempre interiormente.
dalla timida richiesta alla Vergine Maria
di ricordarsi che tutti coloro che si sono
rivolti a lei per chiedere aiuto sono stati
ascoltati. La seconda parte è un vero e
proprio rinfrancato passo in avanti per
chiedere di essere accolti alla sua
presenza .
Questo passo è seguito dalla
prostrazione, il cadere in ginocchio che
riconosce il limite dei propri peccati:
ritengo questo momento, la vera parte
centrale del brano musicale. La terza
parte è la preghiera vera e propria che
sale con sempre maggiore certezza e
chiede di essere esaudita sfociando nel
vigoroso “sì certamente, così sia”
dell'Amen.
come direttore di un coro da chiesa,
tenendo conto appunto delle
caratteristiche e delle potenzialità del coro
a disposizione.
Quali sono stati i maestri che hanno
rappresentato un punto di riferimento
per il suo percorso artistico e
compositivo? Cosa le hanno in
particolare insegnato? Il mio primo maestro è stato il sacerdote
coadiutore dell'oratorio di Cantello: Don
Alessandro Longoni. Fu lui in un lontano
pomeriggio degli anni '60 a prelevarmi dal
campo di calcio dell'oratorio e a condurmi
con una certa decisione sull'organo a
canne della chiesa parrocchiale.
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Avevo nove anni . Dovrei poi continuare
con la profonda riconoscenza e stima per
il caro maestro di pianoforte Ugo Amadei.
A seguire, l'allora direttore del Liceo
Musicale di Varese Riccardo Malipiero e
gli insegnanti di armonia e composizione
Angelo Mazza, Silvia Bianchera Bettinelli,
Pippo Molino e Giuseppe Giuliano. Per lo
studio dell'organo ho incontrato Luigi
Molfino e Giancarlo Parodi. Ciascuno di
questi insegnanti, in misura diversa, mi
ha aiutato nel percorso scolastico. In
seguito, con i corsi di improvvisazione
organistica di Arcore tenuti da K.
Ostrowski, F. Blanc, M. Clerc, T. Flury e
W. Seifen ho avuto modo di raggiungere
quel di più che mi interessava soprattutto
per il proseguimento della ricerca di uno
stile personale.
Ancora una domanda sull’ispirazione.
Come sceglie i testi su cui impostare e
dedicare la sua scrittura compositiva?
Scrive anche su committenza? Un testo di musica ti attrae per la
profondità di significato, per la musicalità
già contenuta nei versi e per la possibilità
offerta di essere impiegato in alcune
circostanze legate al calendario liturgico.
Altre volte il testo diventa un tarlo che
rode e che non ti lascia in pace e così,
magari da un intuizione su come rendere
musicalmente un concetto, un'espressione
o un'invocazione, nasce il primo nucleo di
quella che poi diventerà la piccola o
grande composizione. E' accaduto così per
il Memorare . Penso che un testo per
essere compreso debba appunto diventare
un amico, un compagno di strada. Per
quanto riguarda la scrittura su
committenza devo dire che giunge dal
Seminario di Venegono per gli inni dei
nuovi candidati al sacerdozio e poi dalle
Edizioni Rugginenti di Milano, dalle
Edizioni Carrara di Bergamo e dalle
Edizioni Carus di Stoccarda.
Molto dibattuto, ancora oggi, è il
problema dell’interpretazione musicale.
Vi è ancora un’ampia disputa sulla sua
natura se sia un’attività creativa oppure
semplicemente tecnica.
Qual è il suo rapporto con le sue opere,
da questo punto di vista? E ancora, una
volta rese pubbliche le sue composizioni,
ritiene che non appartengano più al
compositore, ma all’esecutore, oppure
vuole che le esecuzioni rispondano ad
una idea precisa riscontrabile dalla
partitura? Non so se è azzardato affermare che per la
musica si incontrano tre libertà: quella del
compositore, quella dell'interprete e quella
dell'ascoltatore. Molti grandi interpreti
con la loro libertà rendono pienamente ciò
che è stato scritto dai grandi compositori e
molte volte accade che arrivi anche
qualcosa in più. Per quanto riguarda
l'appartenenza delle opere penso che ci si
debba regolare come con i figli. Una volta
generati bisogna lasciare che incontrino il
mondo con tutto quello che di positivo e
negativo comporta (per la musica
dobbiamo intendere ovviamente interpreti
bravi e meno bravi). In fondo bisogna
mettere poi la libertà degli ascoltatori di
gradire e non gradire ciò che viene
proposto.
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I veri valori in ogni caso devono superare
la prova del tempo.
Dicevamo che la conosciamo molto
soprattutto per la sua dedizione alla
musica corale.
intraprendere il mestiere di
“compositore”.
Quale consiglio darebbe da seguire?
Quando si danno consigli ci si sente già
vecchi e quando si dicono dei no a questo
Qual è il suo rapporto
col “coro”? Ritiene
che debba esserci un
approccio e un
I veri valori in ogni caso devono
superare la prova del tempo. trattamento di scrittura diverso tra la
composizione per coro amatoriale e per
coro professionale? Io ho dovuto necessariamente considerare
questa diversità tra il professionale e
l'amatoriale proprio per poter camminare
serenamente con i miei coristi. I cori che
dirigo sono a tutti gli effetti cori
amatoriali. Pertanto la scrittura che
impiego deve permettere di lavorare con
serenità attorno ad un progetto che lasci
intravedere la piena possibilità di riuscita.
Per le pagine più difficili bisogna
aspettare l'impegno di compagini corali
più preparate.
Cosa ne pensa della musica corale di
oggi? Per quel che riguarda la composizione
penso che sia molto più libera, senza
pregiudizi, affascinante e sorprendente.
Pensando invece alla musica corale come
coralità ed espressione culturale trovo che
in Italia stiamo cercando di adeguarci a
chi in Europa è molto più avanti, ma il
cammino è ancora lungo.
Come ultima domanda, le chiedo se può
lasciarci qualche suggerimento per i
giovani che desiderano oggi
o quello è perché forse noi ci siamo
cascati. Proviamoci lo stesso sorridendo
un po'. Per quello che ho vissuto e che è
valso fin qui per me, direi che non bisogna
avere fretta, non bisogna mai smettere di
studiare, non bisogna sottovalutare anche
la più piccola delle esperienze musicali
che si incontrano.
Bisogna cercare poi di essere felici di
quello che si fa, sforzarsi di capire qual'è
veramente il proprio carisma, riconoscere
serenamente i propri limiti e i meriti degli
altri, accettare con molto realismo le
opportunità che la musica offre, accettare
il confronto con gli altri per nuovi stimoli
e progetti senza cedere a invidie e gelosie.
Non so se è tutto, ma per me questo è già
tantissimo.
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