intelligenza artificiale 35 g b il sistema serie di test ... · passi nel vicolo di una metropoli...

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35 F ABIO SINDICI N elle pagine di un libro giallo di ieri l’eco di passi nel vicolo di una metropoli era indice di peri- colo. Sul marciapiede ben cu- rato di una città intelligente dell’immediato futuro il ru- more delle suole sull’asfalto avrà un significato ancora più inquietante. Quell’eco po- trebbe essere registrato. I passi, seguiti da sensori na- scosti nel terreno. L’andatu- ra, analizzata da un software. Un percorso anomalo, un’indecisione nella passeg- giata potrebbe essere giudi- cata sospetta. Far scattare un allarme. Telecamere a ri- conoscimento facciale inqua- drerebbero ogni movimento. Un drone volante zoomereb- be dall’alto. Antenne aggan- cerebbero lo smartphone. Tutto verrebbe trasmesso a una nuvola di server, capaci di collegare l’individuo sulla strada a un profilo sfaccetta- to, che va dalle chat sui social allo shopping online. Ovvia- mente un algoritmo perlu- strerebbe stato di famiglia, relazioni personali ed even- tuali precedenti penali. In pochi secondi un supercom- puter, mimetizzato dietro le facciate di torri firmate da archistar, valuterebbe l’effet- tiva pericolosità del cittadino sul marciapiede. Fantascienza? O la realtà dei prossimi giorni? Il pro- getto «Big Glass Micropho- ne», realizzato dal laborato- rio californiano Stamen, ha reso sensibili i pavimenti del campus universitario di Stanford: le fibre ottiche uti- lizzate per le telecomunica- zioni nell’ateneo sono diven- tate sismografi di ogni azione e pressione, dal passaggio di un camion alla camminata di una coppia di studenti. Per ora è difficile pensare di tes- sere una rete del genere sot- to una città. Ma l’impresa è già possibile in una piazza o in un quartiere a rischio. Un’amministrazione potreb- be essere tentata di installa- re l’asfalto-spione in un quar- tiere abitato da migranti. Ed è già tecnologicamente «vecchio», pur se futuristica- mente disturbante, il sistema di sorveglianza «Gorgon Sta- re», lo sguardo della Gorgone. Si tratta di una sfera dotata di nove telecamere, elaborata dalla ricerca militare Usa nel 2009, il cui nome è ispirato alle creature della mitologia greca minoranze etniche da parte del software, che dopotutto si porta dietro i pregiudizi dei programmatori. Non siamo ancora ai «pre- cog» immaginati da Philip Di- ck: menti umane, elettroniche o chimicamente alterate capa- ci di calcolare futuri probabili. Ma quanto è probabile e possi- bile la «smart city» dagli sguardi incrociati e dai mille sensi, che registra tutto e non dimentica nulla, che regola e agevola, aggiorna e sorveglia? «Invece di essere piattaforme che funzionano alla velocità della luce, le “smart cities” sa- ranno delle “gated communi- ties”, con codici di sicurezza che diventeranno più impor- tanti del codice giuridico», ha scritto un altro autore di fanta- scienza, Bruce Sterling, fonda- tore del Cyberpunk, su «The Atlantic». Queste megalopoli intelligenti non avranno biso- gno di interrogare i propri cit- tadini, perché si baseranno sull’estrazione dei dati e sul- l’analisi dei comportamenti. L’apparenza è quella di una soffice prigione, una versione tecnologica del Panopticon, il carcere ideale progettato nel 1791 da Jeremy Bentham. No- nostante ciò, o forse per que- sto, cresce l’interesse per le «smart cities». Il governo in- diano si ripromette il traguar- do di 100 città intelligenti, mentre in Cina l’ossessione è arrivata a concepire bagni sor- vegliati dall’Intelligenza Arti- ficiale. Per i tecnolibertari, in- vece, queste urbanizzazioni monstre assomigliano alla cit- tà in stile «Matrix». Così è nata la filosofia della «sousveillan- ce»: è una sorta di sorveglian- za dal basso, fatta di telecame- re inserite nei vestiti per con- trollare l’occhio elettronico delle autorità e automonito- raggi video per avere sempre un alibi. Ma sono manie per pochi, da professori del Mit. «Per ora siamo nel selvaggio West - dice Albert Gidari, di- rettore degli studi sulla pri- vacy al “Center for Internet and Society” di Stanford -: lo sceriffo è anche il bandito o po- trebbe diventarlo». c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Smart City Spy City Le metropoli intelligenti diventano luoghi di sorveglianza totale E al Mit di Boston c’è chi prepara contromisure personalizzate «N on lo definirei tre- no. È un mezzo del tutto nuovo, che ri- voluzionerà i trasporti. È una capsula subsonica a sospen- sione magnetica: l’abbiamo chiamato Hyperloop». In effet- ti, è una sorta di aereo che viaggia su binari. Lo spiega, dall’India, una delle nazioni de- stinate ad accogliere Hyperlo- op, Bibop Gresta, imprendito- re italiano, tra i fondatori della società HyperloopTT e di Digi- tal Magics, il più importante incubatore di startup digitali «made in Italy». La società ha siglato accordi con 11 governi e ora il sistema si appresta a decollare negli Usa: viaggiando in un maxi-tubo al- la velocità del suono, percorre- rà oltre 500 km in 28 minuti. Così collegherà Cleveland e Chicago. «Abbiamo firmato accordi con la Northeast Ohio Coordination Agency e il di- partimento dei Trasporti del- l’Illinois per lo studio di fattibi- lità che ci permetterà di creare il primo collegamento intersta- tale negli Usa», conferma Gre- sta, un passato da artista pri- ma di mettere in pratica la sua passione per l’ingegneria e l’in- formatica. Ora vive ad Abu Hyperloop, ecco l’ibrido treno-aereo ANTONIO LO C AMPO Tecnologia GETTY Dhabi, «un’altra regione dove c’è interesse per il progetto». Ma cos’è Hyperloop? È un «siluro» che si libra, sospeso, in un tubo a bassa pressione: l’aria viene convogliata verso la parte posteriore del mezzo grazie a un compressore, rag- giungendo prestazioni che mandano in soffitta l’alta velo- cità ferroviaria. «Se il record è 570 all’ora, oltre non è possibi- le. Al di là di una certa velocità l’aria fa da barriera. Hyperlo- op, invece, può arrivare a 1200 km l’ora. E con un basso consu- mo di energia». «Non ci sono più binari e niente elettricità, per terra o sopra il treno, a vantaggio del- la sicurezza. Mi sento - conclu- de - come quelli che hanno cre- ato le prime ferrovie». c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI tutto SCIENZE & salute ... . P TUTTOSCIENZE MERCOLEDÌ 7 MARZO 2018 NUMERO 1783 A CURA DI: GABRIELE BECCARIA www.lastampa.it/tuttoscienze INTELLIGENZA ARTIFICIALE Sulla Stazione Spaziale arriva una mente sintetica n «È una specie di cervello volante»: così lo definisce Man- fred Jaumann, specialista di Airbus. A vederlo è un pallone, con schermo e voce, che sulla Terra pesa cinque chili. Si chiama «Cimon», acronimo di «Crew in- teractive mobile companion», e a giugno arriverà sulla Stazione Spaziale Internazionale, segnan- do una data storica: sarà la prima volta che una forma di Intelligen- za Artificiale collabora con gli astronauti. Creato grazie alla stampa 3D e reso «smart» dalle reti neurali di Watson dell’Ibm, interagirà con gli umani per una serie di test. Uno è la sfida per ec- cellenza: la soluzione più veloce per l’immortale cubo di Rubik. Hyperloop collegherà Cleveland e Chicago: 500 km in appena 28 minuti dall’occhio pietrificante: mon- tata su un drone, registra qua- lunque evento. Ora ne costrui- scono versioni più sofisticate, mentre nella città cinesi gli agenti di pattuglia hanno in do- tazione occhiali hi-tech in gra- do di riconoscere il volto di un ricercato alla prima occhiata. E presto scanner portatili per la lettura del Dna faranno par- te dell’equipaggiamento di me- dici e funzionari di sicurezza. Negli Usa e Regno Unito il Big Data ha permesso di elabo- rare mappe criminali preditti- ve. I software servono a identi- ficare i punti caldi dove è pro- babile che un crimine accada. E le ore più a rischio. Inoltre calcolano la capacità di conta- gio del crimine, come fosse un virus, da un quartiere all’altro. Nella contea del Kent una mappa predittiva, «Predpol», è nei computer della polizia dal 2013. Il sistema ha ricevuto ap- prezzamenti e diffidenze, que- ste ultime relative a una siste- matica discriminazione delle Come sarà Il sistema «Cimon» è una sfera smart GABRIELE BECCARIA

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Page 1: INTELLIGENZA ARTIFICIALE 35 G B Il sistema serie di test ... · passi nel vicolo di una metropoli era indice di peri-colo. Sul marciapiede ben cu-rato di una città intelligente dell’immediato

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FABIO SINDICI

Nelle pagine di un librogiallo di ieri l’eco dipassi nel vicolo di una

metropoli era indice di peri-colo. Sul marciapiede ben cu-rato di una città intelligentedell’immediato futuro il ru-more delle suole sull’asfaltoavrà un significato ancorapiù inquietante. Quell’eco po-trebbe essere registrato. Ipassi, seguiti da sensori na-scosti nel terreno. L’andatu-ra, analizzata da un software.

Un percorso anomalo,un’indecisione nella passeg-giata potrebbe essere giudi-cata sospetta. Far scattareun allarme. Telecamere a ri-conoscimento facciale inqua-drerebbero ogni movimento.Un drone volante zoomereb-be dall’alto. Antenne aggan-cerebbero lo smartphone.Tutto verrebbe trasmesso auna nuvola di server, capacidi collegare l’individuo sullastrada a un profilo sfaccetta-to, che va dalle chat sui socialallo shopping online. Ovvia-mente un algoritmo perlu-strerebbe stato di famiglia,relazioni personali ed even-tuali precedenti penali. Inpochi secondi un supercom-puter, mimetizzato dietro lefacciate di torri firmate daarchistar, valuterebbe l’effet-tiva pericolosità del cittadinosul marciapiede.

Fantascienza? O la realtàdei prossimi giorni? Il pro-getto «Big Glass Micropho-ne», realizzato dal laborato-rio californiano Stamen, hareso sensibili i pavimenti delcampus universitario diStanford: le fibre ottiche uti-lizzate per le telecomunica-zioni nell’ateneo sono diven-tate sismografi di ogni azionee pressione, dal passaggio diun camion alla camminata diuna coppia di studenti. Perora è difficile pensare di tes-sere una rete del genere sot-to una città. Ma l’impresa ègià possibile in una piazza oin un quartiere a rischio.Un’amministrazione potreb-be essere tentata di installa-re l’asfalto-spione in un quar-tiere abitato da migranti.

Ed è già tecnologicamente«vecchio», pur se futuristica-mente disturbante, il sistemadi sorveglianza «Gorgon Sta-re», lo sguardo della Gorgone.Si tratta di una sfera dotata dinove telecamere, elaboratadalla ricerca militare Usa nel 2009, il cui nome è ispirato allecreature della mitologia greca

minoranze etniche da partedel software, che dopotutto siporta dietro i pregiudizi deiprogrammatori.

Non siamo ancora ai «pre-cog» immaginati da Philip Di-ck: menti umane, elettronicheo chimicamente alterate capa-ci di calcolare futuri probabili.Ma quanto è probabile e possi-bile la «smart city» daglisguardi incrociati e dai millesensi, che registra tutto e nondimentica nulla, che regola eagevola, aggiorna e sorveglia?«Invece di essere piattaformeche funzionano alla velocitàdella luce, le “smart cities” sa-ranno delle “gated communi-ties”, con codici di sicurezzache diventeranno più impor-tanti del codice giuridico», hascritto un altro autore di fanta-scienza, Bruce Sterling, fonda-tore del Cyberpunk, su «TheAtlantic». Queste megalopoliintelligenti non avranno biso-gno di interrogare i propri cit-tadini, perché si baserannosull’estrazione dei dati e sul-l’analisi dei comportamenti.

L’apparenza è quella di unasoffice prigione, una versionetecnologica del Panopticon, ilcarcere ideale progettato nel1791 da Jeremy Bentham. No-nostante ciò, o forse per que-sto, cresce l’interesse per le«smart cities». Il governo in-diano si ripromette il traguar-do di 100 città intelligenti,mentre in Cina l’ossessione èarrivata a concepire bagni sor-vegliati dall’Intelligenza Arti-ficiale. Per i tecnolibertari, in-vece, queste urbanizzazioni monstre assomigliano alla cit-tà in stile «Matrix». Così è natala filosofia della «sousveillan-ce»: è una sorta di sorveglian-za dal basso, fatta di telecame-re inserite nei vestiti per con-trollare l’occhio elettronicodelle autorità e automonito-raggi video per avere sempreun alibi. Ma sono manie perpochi, da professori del Mit.«Per ora siamo nel selvaggioWest - dice Albert Gidari, di-rettore degli studi sulla pri-vacy al “Center for Internetand Society” di Stanford -: losceriffo è anche il bandito o po-trebbe diventarlo».

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Smart CitySpy City

Le metropoli intelligenti diventano luoghi di sorveglianza totaleE al Mit di Boston c’è chi prepara contromisure personalizzate 

«Non lo definirei tre-no. È un mezzo deltutto nuovo, che ri-

voluzionerà i trasporti. È unacapsula subsonica a sospen-sione magnetica: l’abbiamochiamato Hyperloop». In effet-ti, è una sorta di aereo cheviaggia su binari. Lo spiega,dall’India, una delle nazioni de-stinate ad accogliere Hyperlo-op, Bibop Gresta, imprendito-re italiano, tra i fondatori dellasocietà HyperloopTT e di Digi-tal Magics, il più importanteincubatore di startup digitali«made in Italy».

La società ha siglato accordicon 11 governi e ora il sistema siappresta a decollare negli Usa:viaggiando in un maxi-tubo al-la velocità del suono, percorre-rà oltre 500 km in 28 minuti.Così collegherà Cleveland eChicago. «Abbiamo firmatoaccordi con la Northeast OhioCoordination Agency e il di-partimento dei Trasporti del-l’Illinois per lo studio di fattibi-lità che ci permetterà di creareil primo collegamento intersta-tale negli Usa», conferma Gre-sta, un passato da artista pri-ma di mettere in pratica la suapassione per l’ingegneria e l’in-formatica. Ora vive ad Abu

Hyperloop, ecco l’ibrido treno­aereo ANTONIO LO CAMPO

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Dhabi, «un’altra regione dovec’è interesse per il progetto».

Ma cos’è Hyperloop? È un«siluro» che si libra, sospeso,in un tubo a bassa pressione:l’aria viene convogliata versola parte posteriore del mezzograzie a un compressore, rag-giungendo prestazioni chemandano in soffitta l’alta velo-cità ferroviaria. «Se il record è570 all’ora, oltre non è possibi-le. Al di là di una certa velocitàl’aria fa da barriera. Hyperlo-op, invece, può arrivare a 1200km l’ora. E con un basso consu-mo di energia».

«Non ci sono più binari eniente elettricità, per terra osopra il treno, a vantaggio del-la sicurezza. Mi sento - conclu-de - come quelli che hanno cre-ato le prime ferrovie».

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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TUTTOSCIENZEMERCOLEDÌ 7 MARZO 2018

NUMERO 1783

A CURA DI:GABRIELE BECCARIA

www.lastampa.it/tuttoscienze

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Sulla Stazione Spazialearriva una mente sintetican«È una specie di cervello volante»: così lo definisce Man­fred  Jaumann,  specialista  diAirbus. A vederlo è un pallone, 

con schermo e voce,  che sullaTerra pesa cinque chili. Si chiama «Cimon», acronimo di «Crew in­teractive mobile companion», e a giugno arriverà sulla Stazione 

Spaziale Internazionale, segnan­do una data storica: sarà la primavolta che una forma di Intelligen­za  Artificiale  collabora  con  gliastronauti.  Creato  grazie  alla stampa 3D e reso «smart» dalle reti neurali di Watson dell’Ibm, interagirà con gli umani per una serie di test. Uno è la sfida per ec­cellenza: la soluzione più veloce per l’immortale cubo di Rubik.

Hyperloop collegherà Cleveland e Chicago: 500 km in appena 28 minuti 

dall’occhio pietrificante: mon-tata su un drone, registra qua-lunque evento. Ora ne costrui-scono versioni più sofisticate,mentre nella città cinesi gliagenti di pattuglia hanno in do-tazione occhiali hi-tech in gra-do di riconoscere il volto di unricercato alla prima occhiata.E presto scanner portatili per

la lettura del Dna faranno par-te dell’equipaggiamento di me-dici e funzionari di sicurezza.

Negli Usa e Regno Unito ilBig Data ha permesso di elabo-rare mappe criminali preditti-ve. I software servono a identi-ficare i punti caldi dove è pro-babile che un crimine accada.E le ore più a rischio. Inoltre

calcolano la capacità di conta-gio del crimine, come fosse unvirus, da un quartiere all’altro.Nella contea del Kent unamappa predittiva, «Predpol»,è nei computer della polizia dal2013. Il sistema ha ricevuto ap-prezzamenti e diffidenze, que-ste ultime relative a una siste-matica discriminazione delle

Come saràIl sistema «Cimon»

è una sferasmart

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