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INSEGNARE LA COSTITUZIONE
Perché è fondamentale la diffusione di una consapevole cultura cos7tuzionale nelle scuole
di Enrico Grosso Ordinario di diri<o cos7tuzionale presso l’Università di Torino
Qual è il «posto» della Cos>tuzione?
È la prima domanda che un insegnante dovrebbe porsi, quando si appresta a “portare la cos7tuzione sui banchi”
La Carta cos7tuzionale trova diverse collocazioni a seconda delle prestazioni pra7che che le vengono richieste: talvolta prima, talvolta sopra, talvolta so(o.
Qual è il «posto» della Cos>tuzione? PRIMA
Cos7tuzione come fonte di legiLmità del diri<o e della poli7ca. Affinché gli uomini possano vivere insieme, per evitare la guerra di tuL contro tuL di Hobbes, sono necessarie istanze regolatrici capaci di limitare i confliL e favorire la cooperazione. Questo è il DIRITTO, sinonimo di VIOLENZA DOMATA. Per molto tempo si è fa<o riferimento a istanze esterne all’uomo e a lui superiori: DIO, e da lì il SOVRANO per diri<o divino. Quando il re ci ha rimesso (le<eralmente) la testa, la sovranità è stata a<ribuita prima alla NAZIONE, poi al POPOLO (di cui, magari, un Duce o un Führer esprime e incarna la volontà sovrana). Solo dopo la vi<oria sul nazifascismo – in Europa – il fondamento del diri<o e della poli7ca è riconosciuto interamente nelle Carte cos7tuzionali, pa<o tra chi de7ene il potere e si impegna a rispe<are i diriL, e chi è 7tolare di ques7 diriL che riconoscono l’autorità in quanto si impegni a rispe<are il pa<o.
Qual è il «posto» della Cos>tuzione? PRIMA
Quindi lo scopo della Cos/tuzione resta sempre il medesimo: regolare e limitare il potere.
Ecco perché neppure la sovranità popolare può dispiegarsi liberamente: Art. 1: «La sovranità appar-ene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limi- della Cos-tuzione». Il che equivale a dire che la sovranità appar7ene alla Cos7tuzione, ossia non appar7ene a nessuno. Se ci fosse un sovrano assoluto, fosse anche il popolo, non ci sarebbe Cos7tuzione.
Qual è il «posto» della Cos>tuzione? SOPRA
La Cos7tuzione sta sopra quando la si fa valere come LEGGE DELLE LEGGI, ossia come norma gerarchicamente superiore alle altre. È l’uso che ne fanno le Cor/ cos/tuzionali, chiamate a controllare che le leggi non violino né aggirino i principi e le regole contenute nella Cos7tuzione. Il che equivale a dire che le maggioranze poli7che del momento non possono liberarsi dei vincoli che la Cos7tuzione pone, a tutela delle minoranze poli7che e sociali.
Qual è il «posto» della Cos>tuzione? SOPRA
Così, a<raverso l’invenzione giuridica di una Cos7tuzione rigida e garan/ta (dall’esistenza di un Corte cos7tuzionale) si implementa la grande idea liberale secondo cui, poiché la Cos7tuzione è di tuL, essa non è in realtà di nessuno, ossia non è nella disponibilità di una parte poli7ca, ancorché maggioritaria, o di un organo cos7tuzionale, ancorché di ver7ce.
Qual è il «posto» della Cos>tuzione? SOTTO
La Cos7tuzione sta so<o in quanto legge fondamentale, che cos7tuisce cioè la BASE dell’ordinamento, non diversamente dalle FONDAMENTA di un edificio, o dalle RADICI di una pianta. Non per caso la Cos7tuzione italiana è LUNGA, contenendo un ampio catalogo di diriL, di doveri, di principi che abbracciano, oltre ai tradizionali rappor7 civili, anche quelli economici ed e7co-‐sociali. Ebbene: TUTTE le disposizioni cos7tuzionali – nessuna esclusa – sono vincolan7 alla stregua di norme giuridiche. E quindi: • alle leggi deve essere data una interpretazione conforme alla Cos7tuzione, o meglio «COSTITUZIONALMENTE ORIENTATA»;
• nei casi di vuoto norma7vo, occorre colmare la lacuna ricavando la norma dai principi cos7tuzionali;
• l’a<uazione della Cos7tuzione è un con7nuo work in progress. Un processo diffuso cui sono chiama7 TUTTI. A cominciare dagli insegnan7 nelle scuole.
Qual è il «posto» della Cos>tuzione? ALTROVE?
XVIII DISPOSIZIONE TRANSITORIA E FINALE: Il testo della Cos4tuzione è depositato nella sala comunale di ciascun Comune della Repubblica per rimanervi esposto, durante tu(o l’anno 1948, affinché ogni ci(adino possa prenderne cognizione. Se la Cos7tuzione vuole vivere davvero, oltre che PRIMA, SOPRA, SOTTO, deve stare anche DENTRO. Dentro le coscienze di tuL i ci<adini, chiama7 a conoscerla, per rispe<arla, farla rispe<are e invocarla di fronte a qualsiasi abuso. Questa è la DIMENSIONE DIFFUSA della Cos7tuzione, che rende indispensabile il suo insegnamento in tu<e le scuole di ogni ordine e grado.
PIERO CALAMANDREI: “La scuola è un organo cos-tuzionale” Questo è il senso dell’introduzione dell’insegnamento di «Ci<adinanza e Cos7tuzione», previsto dalla legge 30 o<obre 2008, n. 169. Ma l’occasione che si è presentata per un più consapevole inserimento della Cos7tuzione tra gli insegnamen7 scolas7ci, può essere adeguatamente sfru<ata soltanto rispondendo alla domanda:
COME SI INSEGNA LA COSTITUZIONE NELLE SCUOLE?
Alcune avvertenze metodologiche
• La Cos7tuzione, da un punto di vista linguis7co, è un testo semplice. • La Cos7tuzione è un testo ordinato (in capitoli, paragrafi, so<oparagrafi). • Non è necessario conoscerla TUTTA. Importante me<ere in evidenza i meccanismi di fondo. E in par7colare i PRINCIPI FONDAMENTALI, che richiedono e s7molano riflessioni di ampio respiro. • Ricordare che la Cos7tuzione è, prima di tu<o, un catalogo di diriL e di doveri. Non insistere quindi, per prima cosa, sulla seconda parte, ma sulla prima, che può appassionare gli studen7 in quanto li me<e immediatamente a confronto con la loro esperienza quo7diana. • La domanda più ricorrente deve essere: “PERCHÈ?”. Il diri<o serve a risolvere problemi, e l’individuazione dei problemi è premessa irrinunciabile per la loro comprensione.
Alcune avvertenze metodologiche
Esempi di domande che dovrebbero emergere nella prima lezione: • Perché a un certo punto della Storia d’Italia è stata scri<a una Cos7tuzione? • Perché è stata scri<a in questo modo? • Su quali principi di fondo è stata poggiata? • A cosa serviva enunciare quei principi? • A cosa servono quei principi oggi?
Alcune avvertenze metodologiche
1. Individuare il significato delle regole à A cosa servono 2. Spiegare le modalità di formazione delle regole à Come si producono 3. Enucleare l’origine storica delle regole à Perché quelle e non altre 4. Analizzare la stru<ura del testo della Cos7tuzione à Par7re dal testo
1. A cosa servono le regole
La Cos7tuzione è un testo giuridico e in quanto tale con7ene una serie di regole, il cui rispe<o è necessario per garan7re la convivenza civile e l’ordinato funzionamento della Repubblica. Immaginando le fon7 del diri<o come una piramide, essa si colloca al suo ver7ce e condiziona tu<e le altre regole vigen7 sul territorio nazionale: nessuna norma del diri<o italiano, a par7re dalle leggi, può contraddire le prescrizioni cos7tuzionali.
Ma come si arriva a far capire tu<o ciò senza che sembri un dogma? Come evitare mo7 di noia o di repulsione?
1. A cosa servono le regole
La chiave è arrivarci per gradi, partendo dall’esperienza quo7diana degli studen7. a) Far elencare tu<e le regole che conoscono, o che incontrano;
Invitarli a non limitarsi alle regole scolas7che, ma a prendere in considerazione tuL gli ambi7 della loro vita (famiglia, sport, codice della strada, buona educazione, rispe<o dell’ambiente, ecc.). Prenderanno così coscienza del conce<o che VIVIAMO IMMERSI NELLE REGOLE, ANCHE QUANDO NON CE NE RENDIAMO CONTO.
1. A cosa servono le regole
b) Spingerli a domandarsi: a cosa servono tu<e queste regole? Sollecitare in tal modo la risposta che le regole servono in tu<e le situazioni in cui si è in due o più. Servono cioè a VIVERE IN COMUNITÀ.
c) Elencare tu<e le possibili (e molteplici) comunità in cui siamo immersi: famiglia, scuola, amici, confessione religiosa, gruppo spor7vo, Comune, Provincia, Regione, Stato, Unione europea, Mondo …
d) Introdurre così la nozione di “formazioni sociali” (art. 2), di cui sono state elencate le principali (famiglia: art. 29; scuola: art. 34; associazioni religiose: art. 20; associazioni in genere: art. 18 …).
e) Arrivare al punto: CHI DECIDE LE REGOLE PER OGNI COMUNITÀ?
1. A cosa servono le regole
Prime conclusioni: -‐ Anche lo Stato è una comunità, con le proprie regole; -‐ Esiste una differenza di fondo tra le regole poste dallo Stato (norme giuridiche) e quelle poste in altre comunità, come la famiglia o il gruppo di amici (norme sociali).
Per spiegare corre<amente tale differenza è bene far ricorso al conce<o di “forza legiPma”: solo le norme giuridiche possono essere fa<e rispe<are con il ricorso alla coercizione (anche fisica, come nel caso del diri<o penale). Nel caso della violazione di norme sociali il massimo della sanzione potrà essere l’espulsione dalla comunità di riferimento.
2. Come si producono le regole
Il tema qui è quello dei meccanismi a<raverso i quali si perviene all’elaborazione delle regole, ossia sul modo in cui vengono prese le decisioni circa il contenuto delle singole regole.
Come fa un gruppo di persone a prendere una decisione? a) Discussione come strumento di confronto pacifico; b) Necessità che, a un certo punto, la discussione finisca e si arrivi alla
decisione: PRINCIPIO DI MAGGIORANZA.
2. Come si producono le regole
La maggioranza può fare tu<o ciò che vuole? à ovviamente no Come si può impedirglielo? L’unico modo per impedire a una maggioranza di decidere sempre tu<o ciò che vuole è imporre PREVENTIVAMENTE le regole che stabiliscono a priori quali sono i limi7 entro i quali le maggioranze possono legiLmamente assumere le proprie decisioni.
E QUESTO È PER L’APPUNTO IL COMPITO DI UNA COSTITUZIONE Porre regole e limi7 all’esercizio del potere. In questo caso, del potere
numerico delle maggioranze
3. Come nasce la Cos>tuzione
• Spiegazione sull’origine storica della Cos7tuzione italiana. • La Cos7tuzione come risposta alla di<atura fascista, e dunque alla limitazione dei diriL e all’accentramento dei poteri;
• Dal 2 giugno 1946 al 1 gennaio 1948: il referendum monarchia/repubblica e la Cos7tuente;
• La Cos7tuzione come testo an7-‐di<atoriale e come limite al potere, scri<o da un gruppo di persone molto diverse tra loro per idee poli7che e condizioni sociali, ma accomunate da un comune obieLvo: CREARE LE CONDIZIONI AFFINCHÈ CIÒ CHE ERA ACCADUTO NON SUCCEDESSE MAI PIÙ.
• La Cos7tuzione come testo di perdurante valore e di perdurante vitalità.
• Collegamento tra nascita della Cos7tuzione e nascita della democrazia. • Collegamento tra nascita della Cos7tuzione e affermarsi dei diriL umani: la parte seconda è SERVENTE alla parte prima (principio PERSONALISTA).
4. Scoprire la Cos>tuzione, partendo dal testo
• È bene par7re dalla prima parte, dai diriL fondamentali • Si possono scegliere tre approcci diversi:
• Seguire l’ordine numerico degli ar7coli; • Scegliere un percorso che colleghi i singoli principi uno all’altro, al di là dell’ordine in cui sono disciplina7; • Concentrarsi “monograficamente” su un singolo conce<o (l’eguaglianza, il lavoro, la libertà della persona, ecc.) approfondendone tuL gli aspeL.
• Ciascuna delle tre strategie è autosufficiente, ma sarebbe forse u7le ado<arle tu<e e tre, in sequenza. Per la scuola superiore, questo potrebbe essere un u7le strumento di diversificazione negli anni.
Ricapitolando: le coordinate di un percorso didaRco 1. La Cos7tuzione non è un elenco ma un sistema: le disposizioni
cos7tuzionali possono essere rimescolate, saltando da una norma all’altra e partendo da qualsiasi punto, per arrivare a qualsiasi altro.
2. La parola chiave è quindi “SELEZIONE”: per costruire un percorso tema7co occorre privilegiare la sua coerenza interna, anche a scapito della completezza delle informazioni.
3. Non bisogna temere le ripe7zioni. La Cos7tuzione ne è piena. 4. È preferibile un metodo induLvo: par/re dall’esperienza
quo/diana dei ragazzi.
Due esempi: 1) La libertà di manifestazione del pensiero • Le<ura dell’ar7colo 21:
TuG hanno diri(o di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scri(o e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere sogge(a ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per a(o mo4vato dell'autorità giudiziaria. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempes4vo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ven4qua(ro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ven4qua(ro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effe(o. La legge può stabilire, con norme di cara(ere generale, che siano resi no4 i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spe(acoli e tu(e le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimen4 adegua4 a prevenire e a reprimere le violazioni.
Due esempi: 1) La libertà di manifestazione del pensiero • Analisi della sua stru<ura. Può essere scomposto in due par7:
a) Primo e ul7mo comma: riguardano la libertà di manifestazione del pensiero in generale;
b) I commi da 2 a 5 disciplinano (con un grado di de<aglio inusuale per questa parte della Cos7tuzione, indica7vo della sua importanza) la stampa, ossia il mezzo di comunicazione dominante al tempo in cui la Cos7tuzione fu scri<a
• Cosa protegge l’art. 21? Non il diri<o ad “avere” delle opinioni, ma ad “esprimerle” e comunicarle agli altri. Finché rimangono chiuse nella nostra testa, nessuno può conoscerle e nessuno può limitarle! • Perché è una libertà così importante? à PIETRA ANGOLARE DEL SISTEMA DEMOCRATICO
Due esempi: 1) La libertà di manifestazione del pensiero • Collegamen7 tra l’art. 21 e l’art. 15.
La differenza tra le due norme è la stessa che passa tra postare un messaggio nella bacheca di Facebook e fare due chiacchiere in chat con un amico. La bacheca è pubblica, e la potranno leggere in tan7; la chat invece è lo strumento di una comunicazione privata, di cui deve essere garan7ta la riservatezza. Nel primo caso si applica l’art. 21, che tutela il diri<o a DIVULGARE, nel secondo caso l’art. 15, che tutela il diri<o a NON DIVULGARE, ciò che si dice e si pensa.
• Come posso esprimere le mie idee? Con ogni mezzo di diffusione, espressione che consente di far rientrare so<o il medesimo ombrello la radio, la televisione, internet, e di far capire che la Cos7tuzione non è affa<o “vecchia”, ma assai ada<abile
Due esempi: 1) La libertà di manifestazione del pensiero • Cosa non si può dire?
Lavorare sul conce<o di “offesa”: in che modo le “parole” possono far male, e qual è la differenza tra le parole meramente “sconvenien7” o “maleducate” e le parole ingiuriose o diffamatorie. Sanzioni sociali e sanzioni giuridiche.
• Cos’è il “buon costume”? Si iden7fica con il pudore sessuale, la cui definizione però cambia a seconda dei momen7 storici. È una “clausola generale” che serve a dare flessibilità e prospeLva storica alla Cos7tuzione (come l’espressione “ogni altro mezzo di diffusione”). Deve però essere maneggiata con cura e a<enzione, perché proprio la flessibilità può consen7re un ampliamento a dismisura del divieto, fino a coprire del tu<o lo spazio di applicazione del diri<o. Le clausole generali limita7ve dei diriL vanno perciò sogge<e a “interpretazione restriLva” (o “stre<a interpretazione”).
Due esempi: 1) La libertà di manifestazione del pensiero • La libertà di stampa: autorizzazione, censura, sequestro.
La differenza tra ques7 conceL sta nel momento in cui la libertà di stampa viene toccata. L’autorizzazione interviene prima che il testo sia stampato; la censura interviene prima che il testo stampato sia diffuso; il sequestro, per sua natura, può avvenire solo dopo che il testo stampato sia già stato diffuso. La Cos7tuzione, dunque, mira ad impedire ogni forma di controllo PREVENTIVO.
• La libertà di stampa: obbligo di indicare un responsabile. Dato che la manifestazione del pensiero a<raverso la stampa avviene per iscri<o, è necessario sapere chi è l’autore di un certo ar7colo o di un certo libro, in modo che chi ritenga di essere stato offeso (nel senso spiegato sopra) possa sapere a chi si possa rivolgere per chiedere di farne valere la responsabilità. La stampa è dunque libera, ma non può essere anonima.
Due esempi: 2) L’organizzazione dello Stato
• Impostare il discorso per PROBLEMI e non per NOZIONI. • Lo Stato è una comunità, che in quanto tale ha le proprie regole. • Le regole (leggi) sono approvate dal Parlamento. • Il Parlamento deve rispe<are le prescrizioni della Cos7tuzione.
• Per quanto possa sembrare semplicis7co, tu<o il sistema is7tuzionale è stru<urato per garan7re il funzionamento oLmale di questo meccanismo. La comprensione di tale meccanismo è un più che soddisfacente obieLvo didaLco. Chiarito questo punto, la spiegazione dei singoli poteri dello Stato risulta molto più semplice.
Due esempi: 2) L’organizzazione dello Stato
Due esempi: 2) L’organizzazione dello Stato
• Par7amo dai ci<adini: a chi spe<a la sovranità? • Se è il popolo ad avere la sovranità, perché ci serve un Parlamento? • Se le decisioni sono prese dal Parlamento, a che ci serve un Governo? • Che rapporto c’è tra Parlamento e Governo? • Come fa il Parlamento a “dare la fiducia” al Governo? • Che relazione c’è tra “Governo” e “maggioranza parlamentare”? • Che funzione ha, in questo contesto, il Presidente della Repubblica? • Cosa succede se il Governo perde la fiducia del Parlamento?
• N.B. TUTTI I POTERI SONO LEGATI, TRANNE UNO à I GIUDICI • N.B. MANCA LA CORTE COSTITUZIONALE à DISCORSO A PARTE
Consiglio finale
La Cos7tuzione non è (comunque non è soltanto) un ogge<o di studio e non deve essere tra<ato (soltanto) come tale.
È in primo luogo uno strumento di educazione alla convivenza. Da qui deve par7re ogni percorso didaLco che abbia l’ambizione di insegnare ad usare (e ad amare) la Cos7tuzione. Evitare che diven7 una “materia” come tu<e le
altre, che si studia per dovere, o per o<enere un voto. È questo il principio ispiratore della proposta didaLca che ho delineato, forse in
controtendenza rispe<o al clima che si respira oggi nel Paese. Il mio augurio è che, radicando l’educazione cos7tuzionale nel lavoro scolas7co
quo7diano, integrando l’apprendimento di “nozioni” con un’auten7ca “formazione civile”, il sistema scolas7co contribuisca a riaffermare una legalità cos7tuzionale
capace di res7tuire l’Italia a se stessa, e ai ci<adini una rinnovata coscienza sociale, di cui talvolta sembra essersi smarrita ogni traccia.