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Stimate lettrici stimati lettori È a passi da gigante che ci avviciniamo alla fine dell’anno. Quando fuori il buio si annuncia più presto e le temperature si fanno più fresche, tutti noi tendiamo a raccoglierci nel calore accogliente dei nostri salotti a chiacchierare del più e del meno nella nostra amata cerchia famigliare o assieme agli amici migliori. Con una fetta di torta e una tazza di caffè passiamo in rivista i bei momenti che hanno caratteriz- zato l’anno che volge al temine, raccontandoci reciprocamente anche quelli più seri e meno allegri. Assieme, diamo vita a forza e speranza. Ci rallegriamo dell’attesa delle festività immi- nenti e ci auguriamo che il nuovo anno possa concedere a tutti noi fortuna e – soprattutto – buona salute. I contatti sociali fanno bene al corpo e allo spirito! Lo dimostrano numerosi studi inter- nazionali incentrati sull’invecchiamento e la demenza. Agire assieme favorisce il benessere e le nostre facoltà mentali. E per farlo, non occorre poi molto: incontrarsi con conoscenti e discutere di quanto accade nel mondo, fare una passeggiata pomeridiana con famigliari e amici, giocare a carte al calduccio con una buona tazza di tè. Trascorrere del tempo con i nostri cari non porta solo un po’ di cambiamento alla nostra quotidianità, ma contribuisce anche a mantenere freschi i nostri ricordi. Auguro a tutti voi di trascorrere delle buone Feste e il migliore ingresso nell’anno nuovo. Il vostro, Franco Rogantini Direttore info alzheimer Edizione dicembre 2019 | no. 5 Con abito da ballo, cappello e veletta: come è possibile accre- scere la qualità rela- zionale nelle persone affette da demenza Gabriele Kaes dirige l’unità specializzata in demenze dei centri per anziani della città di Zurigo. Suoi compiti sono il sostegno ai collaboratori nel campo della gerontopsicologia e la promozione della cultura dell’assistenza e delle relazioni. Nell’ambito del suo lavoro, Gabriele Kaes si presenta anche come clown intrattenitrice.

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Stimate lettrici stimati lettoriÈ a passi da gigante che ci avviciniamo alla fine dell’anno. Quando fuori il buio si annuncia più presto e le temperature si fanno più fresche, tutti noi tendiamo a raccoglierci nel calore accogliente dei nostri salotti a chiacchierare del più e del meno nella nostra amata cerchia famigliare o assieme agli amici migliori. Con una fetta di torta e una tazza di caffè passiamo in rivista i bei momenti che hanno caratteriz-zato l’anno che volge al temine, raccontandoci reciprocamente anche quelli più seri e meno allegri. Assieme, diamo vita a forza e speranza. Ci rallegriamo dell’attesa delle festività immi-nenti e ci auguriamo che il nuovo anno possa concedere a tutti noi fortuna e – soprattutto – buona salute.

I contatti sociali fanno bene al corpo e allo spirito! Lo dimostrano numerosi studi inter-nazionali incentrati sull’invecchiamento e la demenza. Agire assieme favorisce il benessere e le nostre facoltà mentali. E per farlo, non occorre poi molto: incontrarsi con conoscenti e discutere di quanto accade nel mondo, fare una passeggiata pomeridiana con famigliari e amici, giocare a carte al calduccio con una buona tazza di tè. Trascorrere del tempo con i nostri cari non porta solo un po’ di cambiamento alla nostra quotidianità, ma contribuisce anche a mantenere freschi i nostri ricordi.

Auguro a tutti voi di trascorrere delle buone Feste e il migliore ingresso nell’anno nuovo.

Il vostro, Franco Rogantini Direttore

infoalzheimerEdizione dicembre 2019 | no. 5

Con abito da ballo, cappello e veletta:

come è possibile accre-scere la qualità rela-zionale nelle persone affette da demenza

Gabriele Kaes dirige l’unità specializzata in demenze dei centri per anziani della città di Zurigo. Suoi compiti sono il sostegno ai collaboratori nel campo della gerontopsicologia e la promozione della cultura dell’assistenza e delle relazioni. Nell’ambito del suo lavoro, Gabriele Kaes si presenta anche come clown intrattenitrice.

Quale importanza hanno i contatti sociali in relazione alla demenza?Tra gli specialisti, l’importanza della qualità e della cultura relazionali nell’assistenza alle persone affette da demenza è molto considerata. Sempre più studi dimostrano quanto l’aspetto dei legami sociali sia importante ai fini del rilas- samento, del sentimento di sicurezza e dell’evacuazione dello stress. Questi legami sociali permettono di migliorare considerevolmente la qualità della vita: lo constato conti-nuamente nell’ambito del mio lavoro quotidiano.

Come mette in pratica i suoi compiti?Devo premettere che non tutte e tutti i nostri residenti soffrono di demenza. Più conosciamo le persone di cui ci prendiamo cura, più è probabile che riusciamo a notare quando in esse la demenza si manifesta. Tutti i collaboratori dei nostri centri per anziani seguono una formazione di base interdisciplinare, nell’ambito della quale vengono istruiti anche in merito ai workshop da svolgere assieme ai residenti. Quindi approfondiamo quanto appreso con corsi in sede e conferenze per le persone assistite, i famigliari e i volontari.

Come si favoriscono questi contatti sociali?Prima di iniziare i workshop presso i nostri centri, accompagno per una giornata i collaboratori durante il loro servizio. Ho elaborato una griglia per i rapporti incentrati sulla persona e insisto con i collaboratori: «Durante l’incontro prestate attenzione ai piccoli cambiamenti emotivi. Quando avete individuato una chiave che genera rilassamento, gioia o attenzione più intensa, condividetela e attenetevi a essa.»

Quanto è importante l’approccio ludico e umoristico nella cura delle relazioni con le persone affette da demenza? Assieme a una collega sono attiva anche come clown intrattenitrice. Anche qui, al centro c’è la costruzione delle relazioni. Indosso un abito da ballo e un piccolo cappello con la veletta, che rappresenta un primo accesso a un incontro sensoriale.Cantiamo molto e balliamo. Ciò ha un effetto rilassante. E improvvisamente accade qualcosa. Ecco che qualcuno comincia di nuovo a parlare, a raccontare. Assieme tra-scorriamo pomeriggi emozionanti. Coinvolgiamo anche il personale: più tardi, possiamo ripercorrere i momenti chiave. Di una donna ho scoperto che era olandese, e spontaneamente ho cominciato a cantare ‹Tulpen aus Amsterdam›. Ha cominciato a piangere, mi si è avvici-nata e mi ha detto che veniva da Amsterdam. Da allora, quando entravo nella sala, andavo da lei e accennavo la canzone. Lei risplendeva, mi abbracciava e diceva: «Eccoti qui.» Si è trattato di un vero e proprio riconosci-mento, non di me in quanto persona, ma come colei che cantava la canzone di collegamento.

Cosa le sta particolarmente a cuore nel suo lavoro?Spero vivamente che riusciremo ad abolire la paura di incontrare le persone affette da demenza. Inoltre, l’assistenza ai pazienti toccati da queste patologie dovrebbe godere di un maggior riconoscimento sociale e politico, anche attraverso servizi di assistenza remunerabili. In fin dei conti, tanto i famigliari quanto gli assistenti professionisti investono una quantità incredibile di tempo e di energie in questi compiti.

Gabriele KaesNel corso della sua vita professionale, Gabriele Kaes ha alter-nato a più riprese l’attività operativa al lavoro di formatrice e di consulente. Inizialmente attiva nelle cure intensive, è passata alla formazione in veste di insegnante di scuola professionale per poi tornare alla pratica, dapprima come responsabile di cure e, successivamente, come coamministratrice di un centro per anziani e Spitex.Parallelamente alla professione, si è ulteriormente formata come educatrice per adulti, coach, supervisore, mediatrice e formatrice nel campo della comunicazione. Con questo soddisfaceva al meglio ai requisiti necessari per partecipare alla costituzione del Schulungszentrum Gesundheit (centro di formazione per la salute) dei Centri di cure della città di Zurigo, presso il quale dirige oggi il reparto delle demenze. Gabriele Kaes è inoltre docente di gerontologia sociale presso la ZHAW (Scuola superiore di scienze applicate di Zurigo) nell’ambito del CAS (Certificate of Advanced Studies) e insegna alla Curaviva di Lucerna e alla Scuola di accompagnamento sociale. Info-Alzheimer ha intervistato l’esperta sulla tematica della qualità relazionale nelle persone affette da demenza.

Dal donatore al ricercatoreL’insorgenza della malattia di Alzheimer è una questione complessa. Dopo più di 20 anni, alla ricerca sull’Alzhei-mer accade ancora talvolta di brancolare nel buio. Per questo motivo, la Fondazione Synapsis sostiene giovani studiose e studiosi nella loro ricerca di nuove vie tese a sconfiggere questa insidiosa patologia.

Come è però possibile spiegare queste attività di ricerca altamente complesse in modo tale da renderle compren-sibili anche alle fasce più ampie della popolazione? Sotto il titolo «Meet the Researchers», la Fondazione Synapsis – Ricerca Alzheimer Svizzera RAS ha voluto raggruppare tutti gli attori coinvolti nella ricerca sull’Alzheimer in Svizzera: donatrici e donatori, rappresentanti di fondazioni finanziatrici e ricercatori. Non si è trattato tanto di una questione di efficienza agli occhi dell’opinione pubblica, quanto di ringraziare i donatori di lunga data per la loro fedeltà, confermando il loro impegno e consentendo loro di entrare in contatto diretto con gli scienziati. L’idea è che possano comprendere come vengano effettivamente utilizzate le loro donazioni e quale contributo apportino alla ricerca sulla malattia di Alzheimer.

Quattro centri di ricerca presso i quali la Fondazione Synapsis sostiene dei progetti di studio hanno ospitato

ognuno un evento: le università di Losanna, Basilea e Lugano, come pure il Politecnico di Zurigo. Per una volta, gli studiosi non hanno dovuto presentare il loro lavoro nell’ambito di un contesto scientifico, bensì di fronte a un interessato pubblico di profani. I donatori hanno così avuto il modo di conoscere la quotidianità della ricerca e la possibilità di porre domande concernenti i progetti, le conoscenze acquisite e i risultati attesi.

Gli ospiti si sono visti illustrare i settori della ricerca e sono rimasti impressionati dall’instancabile opera delle ricercatrici e dei ricercatori, in gran parte ancora gio-vani. Negli incontri personali con gli studiosi, donatrici e donatori hanno rafforzato la convinzione di sostenere una causa utile e sensata: un fatto, questo, che ha trovato espressione in numerosi colloqui personali e nelle molte lettere di ringraziamento.

Anche per gli studiosi gli eventi si sono rivelati un’espe-rienza preziosa. Per loro, il riconoscimento espresso dai donatori era cosa nuova. Secondo Nadia Rosenberg, dell’Università di Losanna, sentirsi ringraziare per il suo lavoro è stata una grande soddisfazione. Vedere come i mezzi finanziari che rendono possibili i loro progetti provengano da molte, piccole singole donazioni spinge gli scienziati a essere ancora più parsimoniosi nella gestione dei fondi messi a loro disposizione. «Ora, donatrici e donatori hanno un volto», ha affermato un ricercatore del Politecnico federale di Zurigo.

Il prof. Henning Stahlberg, Biocentro dell‘Università di Basilea

Il prof Jan Klohs, Politecnico di Zurigo, informa sul suo progetto di ricerca

Donatrici e donatori fedeli – il nostro bene più preziosoNel corso degli anni, un grande numero di donatrici e donatori hanno sostenuto in maniera importante il lavoro di ricerca della Fondazione Synapsis con piccoli e grandi contributi. Un grazie di tutto cuore!

A Dance to Remember – La Fondazione Synapsis ringraziaNel giugno 2019, la Basel School of Business ha organizzato un evento di beneficenza dal titolo «A Dance to Remember» in favore della Fondazione Synapsis – Ricerca Alzheimer Svizzera RAS.

Piergiorgio Regazzo, che in precedenza danzava come solista presso il teatro di Basilea, ha allestito un riuscito spettacolo di danza nell’ambito del suo lavoro di master. Il variegato programma offriva intermezzi di danza a ritmi vivaci, un romantico pas de deux e parole riflessive che richiamavano ripetutamente l’attenzione sulla problematica dei pazienti affetti da demenza.

Dopo la rappresentazione il ballo si è allargato agli ospiti. Una lezione di lindy hop ha trasportato i partecipanti nel mezzo degli anni venti. L’atmosfera dell’ex buffet della stazione Badischer Bahnhof di Basilea ha reso perfetto questo viaggio nel passato.

Grazie ai biglietti di ingresso e alle donazioni, l’evento di beneficenza ha consentito di raccogliere CHF 7’500.– in favore della ricerca sull’Alzheimer. Ringraziamo gli organizzatori e tutti gli ospiti che, con la loro partecipazione, hanno sostenuto il nostro impegno per un futuro senza Alzheimer!

Il team di Ricerca Alzheimer Svizzera RAS la ringrazia di tutto cuore per il suo sostegno e il suo interesse durante l’anno che sta per concludersi e

augura a lei e ai suoi famigliari giorni di festa sereni e felici!

Colophon

Info Alzheimeredizione no. 5, dicembre 2019Editore: Fondazione Synapsis – Ricerca Alzheimer Svizzera RASCompare 4 – 6 volte l’annoAl fine di poter beneficiare della tariffa postale ridotta, ci permettiamo di prelevare una tassa di fr. 4.50 all’anno.

Fondazione Synapsis ― Ricerca Alzheimer Svizzera RASJosefstrasse 92CH-8005 Zurigo+41 44 271 35 [email protected]

Conto donazioniPostfinance: 85-678574-7IBAN: CH31 0900 0000 8567 8574 7

Ricerca control’oblioOrganismo di pubblica utilità, la Fondazione Synapsis – Ricerca Alzhei-mer Svizzera RAS sostiene la ricerca sull’Alzheimer in Svizzera. Essa fornisce in tal modo un contributo essenziale al miglioramen-to della diagnosticabilità e della cura dell’Alzheimer e di altre forme di demenza in un futuro non lontano.