industria 4.0: un passo avanti, ma non basta
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Industria4.0:unpassoavanti,manonbastainEconomiaeuomini/Top.meta-category.post-header-meta.post-headerdiMarcode’Francesco♦Mancaunapoliticaindustrialeec’èbisognodileadership.IlpianodiCalendaè l’inizioatteso,mabisognadefiniregliambitidoveconcentrare lerisorse.Ildibattitoallapresentazionedellibro“Industriamol’Italia”Non solounaquestionedi inerzia.Dellapolitica industriale è statanegata l’idea, più che lafunzione.QuestoèemersoconchiarezzaeunitàdiconsensidaldibattitoalVegadiMestrenelcontesto della presentazione del libro “Industriamo l’Italia! Viaggio nell’economia reale checambia” (Magenes Editoriale, Milano), del Direttore di Industria Italiana, Filippo Astone. Iltema della politica industriale è stato cancellato dall’ordine del giorno diMontecitorio e diPalazzo Madama, nonché, più in generale, dal dibattito politico. È stato rimosso, e forse acausa di unmalinteso: è diffusa la convinzione che ogni intervento pubblico finalizzato adorientare l’attivitàeconomicaversoareeritenuteamaggiorvaloreaggiuntonasconda,sottofalseapparenze,l’anticapraticadeldirigismo,checontemplainvecel’ingerenzadirettadelloStato sui settori produttivi. Forse. Ma l’assenza di una regia ha fatto danni e condanna arestarenellacrisi.Astone:prosegueildeclinogeneralizzatodelPaese«Lamancanzadipoliticaindustrialeètraleprincipalicausedellanostracrisieconomica,–haaffermato il direttore di “Industria Italiana” Filippo Astone, – della crescita delladisoccupazioneedell’impoverimentoprogressivo.MentrenegliStatiUniti, inGermaniae inFrancialoStatoagiscesullelevedellaricercaedellosviluppo,ementreloshalegashapotutoaffermarsisolograzieapolitichepubbliche,l’Italia,conlasuainerzia,nonhasuperatolacrisi.Rispettoalsuoinizio,ilPilèancorasottodi8,3punti;elaproduttivitàèinferioreaquelladel1995».Undeclinogeneralizzato,dicuihafattolespeselamanifattura.
FILIPPOASTONE,DIRETTOREDIINDUSTRIAITALIANA
«Lamanifatturacontavaperil23%delPil,nel2000–hacontinuatoAstone–controil16%diquindiciannidopo.Mailmanifatturieroèilcroceviadituttiiprocessieconomici,eanzi,senzaquestononc’èmercato.Cilegaalledinamichemondiali,inuncontestointernoprivodiservizi(anche finanziari) ad alto valore aggiunto. E senza politica industriale non c’è crescita».L’indolenzaitalianasiscontrafatalmenteconilmondoinrapidatrasformazione.«Nel2018,nel settore delle costruzioni di apparecchiature elettroniche i robot saranno meno costosidellamanodopera umana – ha chiarito Astone -; e in realtà, fra qualche anno, le fabbricheavrannobisognodi tecnicipiùchedioperai.Maanche l’odontoiatrasparirà,vistoche i suolavoropuòesseresostituitodaquellodiunastampante3D.Esivaverso l’interconnessioneglobale».Baban:senzaleadershipc’èilrischiodirestarefuoridalmercatoEanche lageografiaeconomicastacambiando;anzi, lohagià fatto.«SipensiallaCina–haaffermato il vicepresidente di Confindustria, nonché presidente della Piccola Industria e diVeNetWork Alberto Baban – : nel 2000 rappresentava il 6,8% del valore aggiunto delmanifatturiero a livello globale; quindici anni dopo, il 30%. Iniziali investimenti stranierihanno finito per dar vita ad un mega-player che peraltro è diventato leader nelleipertecnologie.EoralaCinahaideatoungrandiosoprogettocommercialeeinfrastrutturale,checoinvolgealmeno65Paesiditrecontinenti:Asia,AfricaeEuropa.
ALBERTOBABAN,VICEPRESIDENTEDICONFINDUSTRIA,PRESIDENTEDELLAPICCOLA
INDUSTRIAEPRESIDENTEVENETWORKDietro, c’èunmacropensiero.D’altraparte, siavvicinaunmondo incui tecnologieericercasarannoadisposizioneditutti.Noisiamo,storicamente,assemblatori;mailrischioèquellodirestare fuorimercato. È adesso ilmomento di scegliere. Quale ruolo vogliamo rivestire? Ilbrandnonbastapiù.Abbiamobisognodi leadershipedipensiero».Comunque,unapiccolaluce c’è. “Industria 4.0” è un piano del governo italiano che mira a sostenere latrasformazione,invistadiunaproduzionedeltuttoautomatizzataeinterconnessa.PerBaban«èilminimochesipotevafare».
Bagnoli:laculturael’industriarestanolontanePerildocentediDigital&DesignStrategyInnovationaCa’FoscariCarloBagnolic’èunaltroaspetto da tenere in considerazione. «L’essenza della quarta rivoluzione industriale – haaffermato–è laconnessionetramacchine,tramacchineeprodottoetrapersone.Inquestocontesto,tuttiisettorisonocollegati.Pertanto,nonèimmaginabilesostenerelarivalutazionedella sola manifattura. Anche il turismo è industria; da noi non lo è perché è gestito conimprovvisazione».Inoltre«inostriimprenditorisonobravi,mataloraincapacidivalorizzareilprodotto.Piùchediinternetofthings,dovremmoparlarediinternetofbeautifulthings.IlcaffèdiIllyèbuonomaanchebello,perchésièlavoratodidesignsulletazzine.
CARLOBAGNOLI,DOCENTEDIDIGITAL&DESIGNSTRATEGYINNOVATIONACA’FOSCARIMa in genere si assiste a una scissione tramondo culturale e industria.Quest’ultima, comed’altraparte loStato, investepoconella ricercauniversitaria,e ciòsignificache tra20annistaremopeggio».L’università,perBagnoli,èpiùdinamicadelmondodelleimprese.«Sipensi–hasottolineato–ainoveateneidelTrivenetochesonoriuscitiasuperariradicatilocalismiperprogettare,insieme,unodeicompetencecenter(centridieccellenzaperiltrasferimentotecnologico;ndr)previstidalpianoIndustria4.0».
UNMOMENTODELDIBATTITOBaretta:Industria4.0,definiregliambitidoveconcentrarelerisorseTornando alla politica industriale, secondo il Sottosegretario di Stato al ministerodell’Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta «tre sono gli assi in vista dei quali vaimpostata: manifatturiero primario; turismo e cultura; e logistica. Perché è abbastanzaevidente che non può riguardare la sola manifattura, né può farne a meno. Io teorizzo labellezzadelbullone;econciòintendochedietroaldesigndelmadeinItalyc’èunprodotto.Qualitàebellezza».Certo,siamoinritardo.«Ilfatto–hacontinuatoBaretta–ècheconlacrisil’emergenzaeraquelladievitareilderagliamento;dalmomentocheciònonèaccaduto,orac’è l’inversione di tendenza, rappresentata da Industria 4.0. Il piano delinea unatrasformazione strutturale; ma per andare dove ? Si tratta di definire gli ambiti doveconcentrarelerisorse».SièparlatoanchediMarghera.PerBaretta«vannomesse insiemele tesseredelmosaicodicuilalocalitàditerrafermafaparte:grandinavi,chimicaeaeroporto.Allalucediunprogettocomplessivo.Secondome,peresempio, il terminalcrocieredeveessereportatoaMarghera,siacomehubtecnologicocheperrigenerarepartedelterritorio».
PIERPAOLOBARETTA,SOTTOSEGRETARIODISTATOALMINISTERODELL’ECONOMIAE
DELLEFINANZE
ILLIBRODIFILIPPOASTONE
Marchi:finanzaemanifatturierovinconooperdonoinsiemeAnche il presidentedi Save (holdingdi unGruppo cheoperaprincipalmentenella gestionedegli aeroporti) e co-fondatore (insieme ad Andrea De Vido) di Finint (FinanziariaInternazionale,operativanei settoridelprivatebanking, corporate finance,privateequityealtro)EnricoMarchipensachelacongiunturanegativaabbiaavutol’effettodiparalizzarelapoliticaindustrialedelPaese.«Miècapitato,annifa,diparlareconilministrodelloSviluppoeconomico dei tempi – ha ricordato -: si occupava di procedure di licenziamento, cassaintegrazioneealtriammortizzatori,perlopiù.BisognerebbeinvecesottrarrealMiseiltemadellesingolecrisiindustriali,perfarsìchesiconcentrisuquellodellosviluppo.Ancheperchéinquestianni,invecedistabilireladirezione,sièadottatoilsistemadegliaiutiapioggia.
ENRICOMARCHI,PRESIDENTESAVEECO-FONDATOREDIFININT
Con ilnuovo titolaredeldicastero,CarloCalenda,qualcosa si stamuovendo». Ineffettiunapolitica industriale sarebbe d’aiuto. «Lo Stato – ha continuato Marchi – ha un ruolofondamentale:quellodistabilireprioritàeregole.Nonc’èmercatosenzaquest’ultime».Qualeruolo per la finanza? «Finanza e manifatturiero – ha chiarito Marchi – vincono o perdonoinsieme,dalmomentoche laprimaèunostrumentoper losviluppodell’impresa.Quandoè“buona finanza”, naturalmente; altra cosa, rispetto a quella speculativa». Si fa l’esempio diFinint,inquantoarranger.«Iltemadeiminibondèdiconsiderevolerilievoperleaziende,chepossonofinanziarelacrescitasenzaricorrereaicanalibancari–daiqualioggidipendonoinmisuraeccessiva,adifferenzadiciòcheaccadeinaltriPaesieuropei.Peraltroiminibondsonouno strumento classico, a medio termine, e ciò è molto importante per l’equilibrio delleaziende,chepossonocosìfarfronteaiflussidiinvestimenti».
ILDIBATTITOSIÈSVOLTOALVEGAPARCOSCIENTIFICOTECNOLOGICODIVENEZIASantini:industria,infrastruttureeinnovazioneperVeneziaSièdettochel’incontrosiètenutoalVega,ilparcoscientificoetecnologicodiVenezia.Senevuole fareunhubdedicatoalla ricercae all’innovazionea supportodelle imprese. Secondol’adTommasoSantini«c’èunsolomodellopossibiledicompetencecenter: l’aziendachestasul mercato, quella guidata da persone dotate anche di una visione manageriale ecommerciale. Quanto alla governance, sarà senz’altro espressione dei finanziatori delprogetto: di certo il Mise, la Cassa depositi e prestiti, ma anche i privati. Industriali cheaffermano di volere fare ricerca sul prodotto, possono contribuire. Ci saranno poi dellesponsorizzazioni.
TOMMASOSANTINI,AMMINISTRATOREDELEGATODIVEGA
Ingenerale,direicheilprogettoderivadaunanuovavisionedellacittà, ilcuisviluppodeveseguiretreassiprincipali: industria, infrastrutturee innovazione».Unpassaggionecessario.«C’èunacertadisaffezioneafareimpresa–terminaSantini–anchetraigiovani.Eilmercatodellestart-uphaunoscarsorilievo,vistochesonointutto6.400quelleinnovative,ealivellonazionale. Il fatturatomedio èpari a 120mila euro. Lo sviluppononparte così.Occorreunmodelloancheperlestart-up».