imq magazine 99

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Anno XXXI Numero 99 Dicembre 2013 IMQ, via Quintiliano 43 - MI 99 NOTIZIE INTEROPERABILITÀ &: I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A INFORMATICA L’evoluzione della firma: intervista a Giovanni Manca - ANORC ENERGIA E SMART GRID Verso l’Internet of Energy: Giorgio Graditi - ENEA Smart Grid ed Expo: Piero Galli - EXPO Il Bel Paese tra smart grid e smart metering: Giacomo Piccini - HTMB TRASPORTI E LOGISTICA L’UE passa anche dalle autostrade: Maurizio Rotondo e Paolo Giorgi - AISCAT Infomobility: Fabrizio Arneodo - 5T Merci in viaggio: Francesco Stanislao Parisi - Casa Spedizioni F. Parisi SOCCORSO L’interoperabilità che salva le vite: Stefano Marsella, Comando Provinciale Vigili del Fuoco - Perugia DESIGN, RICERCA E PERSONE Design for All: Luigi Bandini Buti Interoperabilità dei simboli Area Science Park Crowdsourcing e crowdfunding STORIE DI QUALITÀ Interoperabilità dentro casa • Il Consorzio HomeLab • Il futuro già presente di Indesit • La rete che riduce di Abb QUALITÀ DELLA VITA Hobby e interessi: l’esperanto Salute: telemedicina e teleassistenza • Sport: triathlon

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Interoperabilità: tutti la usano ma non altrettanti la conoscono. Partendo da una definizione, l’interoperabilità è “la capacità di un sistema o di un prodotto di cooperare e di scambiare informazioni o servizi con altri sistemi o prodotti, con affidabilità e con ottimizzazione delle risorse”. Ma uscendo dall’enciclopedia, dove ci porta l’interoperabilità? Nella vita quotidiana, e un esempio potrebbe arrivarci dalla signora Olga che può viaggiare non stop da Torino a Londra; da un pacco ordinato in capo al mondo e che ci viene recapitato in breve tempo; dai sistemi di telesoccorso che possono comunicare contemporaneamente con tutte le forze di emergenza; dalle Pubbliche Amministrazioni che dialogano tra loro e poi direttamente con noi cittadini; dai nuovi sistemi intelligenti di distribuzione dell’energia; dagli elettrodomestici e dagli impianti delle nostre case che possono parlare tra loro e essere gestiti dagli utenti anche da remoto.....

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Anno XXXINumero 99Dicembre 2013IMQ, via Quintiliano 43 - MI

99 NOTIZIE

INTEROPERABILITÀ &:

I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A

INFORMATICA• L’evoluzione della firma:

intervista a Giovanni Manca - ANORC

ENERGIA E SMART GRID• Verso l’Internet of Energy:

Giorgio Graditi - ENEA• Smart Grid ed Expo: Piero Galli - EXPO• Il Bel Paese tra smart grid e smart

metering: Giacomo Piccini - HTMB

TRASPORTI E LOGISTICA• L’UE passa anche dalle autostrade:

Maurizio Rotondo e Paolo Giorgi - AISCAT

• Infomobility: Fabrizio Arneodo - 5T• Merci in viaggio: Francesco Stanislao

Parisi - Casa Spedizioni F. Parisi

SOCCORSO• L’interoperabilità che salva le vite:

Stefano Marsella, Comando Provinciale Vigili del Fuoco - Perugia

DESIGN, RICERCA E PERSONE• Design for All: Luigi Bandini Buti • Interoperabilità dei simboli• Area Science Park • Crowdsourcing e crowdfunding

STORIE DI QUALITÀ• Interoperabilità dentro casa• Il Consorzio HomeLab• Il futuro già presente di Indesit• La rete che riduce di Abb

QUALITÀ DELLA VITA• Hobby e interessi: l’esperanto• Salute: telemedicina e teleassistenza• Sport: triathlon

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Numero 99

Direttore ResponsabileGiancarlo Zappa

Capo redattoreRoberta Gramatica

Progetto graficoFortarezza & Harvey

ImpaginazioneCorberi e Sapori Editori

Hanno collaboratoMarco De AngelisEliana De GiacomiAlberto DonatoVelia IvaldiWalter MolinoPaolo Subioli

Direzione, Redazione,AmministrazioneIMQ, Istituto Italiano del Marchio di QualitàVia Quintiliano 4320138 Milanotel. 0250731 - fax 0250991500 [email protected] - www.imq.it

Tutte le informazioni qui pubblicatepossono essere liberamente ripresecitando la fonte IMQ Notizie, perio-dico d'informazione sui problemidella sicurezza e della certificazione. Via Quintiliano 43 - 20138 Milano -tel. 0250731 Direttore responsabile: GiancarloZappa - Autor. Tribunale Milano n.17 del 17/1/1981 Stampa: Mediaprint - MilanoIn conformità a quanto previsto dalD.lgs. 30 giugno 2003 n. 196 (Codicein materia di protezione dei dati per-sonali) e fatti salvi i diritti dell'inte-ressato ex ate. 7 del suddettodecreto, l'invio di IMQ Notizie auto-rizza I'Istituto Italiano del Marchio diQualità stesso al trattamento deidati personali ai fini della spedizionedi questo notiziario.

STAMPATO SU CARTA CERTIFICATA

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EDITORIALE

È NATA PRIMA L’ESIGENZADI STANDARDIZZAZIONEO QUELLA DIINTEROPERABILITÀ?Forse il quesito ha la stessa valenza di quello che vede come protagonistil’uovo e la gallina. Ma in realtà, a seconda della risposta che daremo i duetermini del dilemma acquistano una luce diversa. Se decidiamo infatti chel’esigenza di standardizzazione è arrivata per prima, l’interoperabilitàrisulterà esserne una ghiotta conseguenza, emersa nel vedere i vantag-giosi frutti dati dalla standardizzazione.

Se decideremo invece che è arrivata prima l’interoperabilitàgiungeremo alla conclusione che la standardizzazione

rappresenta uno strumento necessario per consentire l’intero-perabilità.

Interoperabilità: cos’è costei? Come titola uno dei primiarticoli riportati in questi nuovo numero di IMQ Notizie,l’interoperabilità tutti la usano ma non altrettanti la co-noscono. O, meglio, la percepiscono.

Partendo da una definizione, l’interoperabilità è “lacapacità di un sistema o di un prodotto di cooperare e di scam-

biare informazioni o servizi con altri sistemi o prodotti, con affidabilità econ ottimizzazione delle risorse”. Perfetto. Ma uscendo dall’enciclopedia,dove ci porta l’interoperabilità? Nella vita quotidiana, e un esempiopotrebbe arrivarci dalla signora Olga che può viaggiare non stop daTorino a Londra; da un pacco ordinato in capo al mondo e che ci vienerecapitato in breve tempo; dai sistemi di telesoccorso che possonocomunicare contemporaneamente con tutte le forze di emergenza; dallePubbliche Amministrazioni che dialogano tra loro e poi direttamente connoi cittadini; dall’acqua che arriva, dopo un tortuoso percorso, diretta-mente ai nostri rubinetti; dai nuovi sistemi intelligenti di distribuzionedell’energia; dagli elettrodomestici e dagli impianti delle nostre case chepossono parlare tra loro e essere gestiti dagli utenti anche da remoto; dauna lingua come quella dei simboli che può essere intesa universalmente;dal medico che può visitarci via Web. Tutte realtà attuali e possibili graziea standardizzazione e interoperabilità, temi ai quali abbiamo voluto dedi-care q uesto nuovo numero di IMQ Notizie.

Buona letturaGiancarlo Zappa

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SOMMARIO

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SOMMARIOPRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ

4 INTEROPERABILITA’Pochi la conoscono, ma tutti la usano.

8 COSTI E RISPARMI DEI SISTEMI“CHE DIALOGANO”L’esempio sanità.

10 QUALI STANDAR PER ILDOCUMENTO INFORMATICOFirma digitale, posta elettronicacertificata, protocollo informatico earchiviazione digitale: breve excursus tra i4 pilastri dell’amministrazione digitale.

12 L’EVOLUZIONE DELLA FIRMALa biometria: ecco la nuova frontieradella firma che sfrutta l’interoperabilitàtra individuo e macchina. Intervista all’ing. Giovanni Manca,Componente dell'Advisory Board diANORC Associazione Nazionale perOperatori e Responsabili dellaConservazione Digitale

14 L'INTEROPERABILITÀ SEMANTICAATTRAVERSO I LINKED OPEN DATAL’interoperabilità è uno dei vantaggi piùimportanti del modello Open Data.I dati, se isolati, hanno poco valore;viceversa, il loro valore aumenta quandodata set differenti, prodotti e pubblicatiin modo indipendente da diversi soggetti,possono essere incrociati liberamenteda terze parti.

18 SMART GRID: RIUSCIRANNO ASALVARE L’UMANITÀ?

20 VERSO L’”INTERNET OF ENERGY”Nel settore delle reti intelligenti l’Italiadetiene un primato riconosciuto in tuttoil mondo: è l’unico paese che ad oggiha effettuato la più vasta e capillaresostituzione (oltre 32 milioni di utenze)di contatori elettromeccanici dimisurazione dei consumi elettrici divecchia generazione con i modernimodelli elettronici. E nel resto del mondocosa sta accadendo?Intervista a Giorgio Graditi, ResponsabileUnità Tecnologie Fotovoltaiche ENEA

28 IL FUTURO È GIÀ ARRIVATOIl Bel Paese tra smart grid, smart meteringe cluster tecnologici.Intervista a Giacomo Piccini, DirettoreGenerale della Fondazione DistrettoGreen & High Tech Monza Brianza

30 INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI:L’UNIONE EUROPEA PASSA ANCHEDALLE AUTOSTRADEIntervista a Maurizio Rotondo,International Policy Advisor e a PaoloGiorgi, Technical Advisor di AISCAT(Associazione Italiana SocietàConcessionarie Autostrade e Trafori)

36 IL “ROAMING” DELLE AUTOSTRADE

38 LA PERLA ITALIANADELL’INFOMOBILITÀA Torino la mobilità si sta muovendo agrande velocità. Grazie ai progetti discambio di informazioni sul traffico, iservizi di supporto ai cittadini, i progetti dimonitoraggio e interoperabilità deitrasporti. Il tutto in un percorso che vedela regione Piemonte centro di eccellenzadell’infomobilità.Intervista a Fabrizio Arneodo, ITS Design& Development Manager della società 5T

42 MERCI IN VIAGGIO DALLA TURCHIAAL CUORE DELL’EUROPAL’interoperabilità tra vettori di trasporto aservizio dell’efficienza ecosostenibile.Intervista al dott. Francesco StanislaoParisi, console onorario di Svezia, Presidente e Amministratore delegatodella Casa di Spedizioni Francesco Parisi

46 W I PALLET!Trasporto intermodale, pallet, imballi esistemi informativi integrati: due azienderaccontano quanto l’interoperabilità distrumenti e procedure porti con séimportanti vantaggi anche nella logistica.Intervista a Fabio Benazzo, DirettoreGenerale di LPR Italia e ad AndreaTassisto, Industrial Director Guala ClosureGroup Italy

48 QUANDO L’INTEROPERABILITÀ PUÒSALVARE MOLTE VITEUna delle applicazioni più promettentidell’interoperabilità è senz’altro quella neisistemi di soccorso ed emergenza, dovefacilità, velocità e chiarezza di scambiodelle informazioni possono fare ladifferenza. Una differenza moltosostanziale, misurabile in termini di viteumane. Una differenza basata anche suuna grande capacità: quella dimostratadai diversi corpi impegnati nelleoperazioni di soccorso, di parlare unlinguaggio comune.

TUTTI PRONTI PER LA SFIDAUNIVERSALELa sfida per portare in Italial’EXPO risale al 2006, quando ilgoverno decise di candidareMilano a ospitare l’esposizioneuniversale del 2015 con il tema“Feeding the planet, energyfor life”. Dal momento dellaproclamazione della vittoria

contro Smirne, Milano (e tutta l’Italia) ha avuto il solo obiettivo difare di expo 2015 un evento unico e straordinario che lascerà allacittà (ma non solo) un’importante eredità: una “digital smart city”.Intervista a Piero Galli, General Manager Event ManagementDivision di Expo 2015 S.p.A

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L’INTEROPERABILITÀ NEISOCCORSI RACCONTATA DACHI IL PRONTO INTERVENTOLO VIVE IN PRIMA PERSONA

Intervista a Stefano Marsella,Dirigente del ComandoProvinciale dei Vigilidel Fuoco di Perugia ed esperto di interoperabilitànelle Sale Operative 115 dei Vigili del fuoco

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IMQ NOTIZIE n. 99

QUALITÀ DELLA VITASTORIE DI QUALITÀ

52 SERVIZI RADIO INTEGRATI ALSERVIZIO DELLA PUBBLICASICUREZZAIntervista a Sirio Magliocca, RadioChannel Account Manager di MotorolaSolutions Italia

54 IL DESIGN CHE PENSA A TUTTIInterdisciplinarietà e creatività al serviziodella dignità umana. Questo è il principiocui si ispira il “design for all”, il cuiobiettivo è la progettazione di oggetti,sistemi e ambienti pensati per tutti.Intervista all’Architetto Luigi Bandini Buti,Past-president di Design for All Italia

58 QUANDO IL MONDO DIALOGA PERSIMBOLIDai simboli standardizzati ISO fino alNoun Project, passando, ancora prima,dal Blissymbol, ecco alcuni esempi dicome è possibile dialogare in ogni linguagrazie a dei pittogrammi.

60 AREA SCIENCE PARKDove l’interoperabilità tra ricerca, impresae alte tecnologie si converte in unagrande risorsa per la crescita economicaed occupazionale.

66 L'ACQUA POTABILEViaggio dalle falde al rubinetto attraversol’interazione fra sistemi differenti.

76 CROWDSOURCING ECROWDFUNDING: DALL’IDEA ALLAREALTÀ ATTRAVERSO LA RETEIntervista a Maria Grazia Andali,co-founder di Formabilio, e a AlessioBarollo, architetto ed esperto di civiccrowdfunding

82 HOBBYESPERANTO: LA LINGUA CHE PARLAALL’UMANITÀBen lungi dal voler sostituire le linguenazionali, l’esperanto si pone da semprecome un ponte tra le culture. Desiderosodi conoscenza, rispettoso degli idiomilocali, estremamente utile in caso dicomprensione internazionale.Un grande esempio, insomma, diinteroperabilità linguistica.Intervista a Davide Astori, docente diLinguistica Generale all’Università diParma e membro della FederazioneEsperantista Italiana

86 SALUTECURARSI DA CASATra telemedicina, mobile health, systemmedicine, ecco il presente, il futuroprossimo e il futuro della sanità 3.0.Intervista al Prof. Gianfranco Gensini,Presidente della Società Italiana diTelemedicina e sanità elettronica

94 IN VIAGGIOPAESE CHE VAI SPINA CHE TROVI

96 SPORTTRIATHLON, LO SPORT PER TUTTINuoto, bici, corsa: il triathlon insegna cheanche l’uomo può essere interoperabile,imparando a destreggiarsi in tre disciplinediverse. Il tutto condito da grandepassione e voglia di accettare ogni sfida.

Intervista all’avvocato Neil Mac Leod,Project manager del settore Paratriathlonin seno alla FITri, Federazione ItalianaTriathlon

RUBRICHE100 Panorama News102 Brevi IMQ

IL NETWORK INTELLIGENTEIn Italia, ci sono 9 aziende lea-der nel settore domestico, chedal 2011 hanno unito le loroforze e i loro studi con unoscopo ben preciso: definirestandard di comunicazione einteroperatività trai vari prodotti e servizi destinatiall’uso domestico, con obiettividi efficienza energetica e migliori prestazioni, e con loscopo di implementare sensori etecnologie in grado di miglio-rare la qualità e la funzionalitàdegli ambienti domestici. Il risultato è rappresentato dalConsorzio di Ricerca sulla domotica HOMElab. Intervista a Fabio Ginesi, Direttore Operativo del Consorzio

IL FUTURO È GIA IN CASAAlla scoperta dell’interoperabi-lità tra le mura domestiche, che tanto facilita e allieta la nostra vita.Intervista a Stefano Frattesi,Direttore del Technology Centerdi Indesit Company

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LA RETE CHE RIDUCEIntervista a: Luca Cicognani,Head of Renewable Automation Unit di ABB e Antonio Lamanna, Head of Business DevelopmentSmart Cities ABB Italia

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ

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INTEROPERABILITÀ:POCHI LA CONOSCONOMA TUTTI LA USANO

SE IL NOSTRO TELEFONO PUÒ DIALOGARE CON LA CENTRALINADEL TELERISCALDAMENTO, SE LA SIGNORA ALBA PUÒ VIAGGIARE IN TRENONON STOP DA TORINO A LONDRA, SE UNA CENTRALE DI TELESOCCORSO COMUNICA CONTEMPORANEAMENTE CON OSPEDALE E VIGILI DEL FUOCO, SE UN PACCO DA ISTANBUL PUÒ ARRIVARE RAPIDAMENTE A LONDRA DOPO AVER VIAGGIATO VIA MARE, TRENO E STRADA, E SE L’ACQUA DALLE FALDE ARRIVA DIRETTAMENTE AI NOSTRI RUBINETTI, TUTTO QUESTO È MERITO DELL’INTEROPERABILITÀ.UNA CARATTESTISTICA SU CUI RARAMENTE SI RIFLETTE (MA DELLA QUALENON È PIÙ POSSIBILE FARE A MENO), NATA CON LO SCOPO DI FACILITAREL'INTERAZIONE FRA SISTEMI DIFFERENTI, NONCHÉ LO SCAMBIO EIL RIUTILIZZO DELLE INFORMAZIONI ANCHE FRA SISTEMI NON OMOGENEI. UNA REALTÀ POSSIBILE GRAZIE A TECNOLOGIE SEMPRE PIÙ RAFFINATE E MODELLI DI STANDARDIZZAZIONE CONSOLIDATI.

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IMQ NOTIZIE n. 99

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La signora Alba una volta al meseva a trovare suo figlio, che da To-rino si è trasferito a Londra, dove

ha trovato prima un buon lavoro, poiuna fidanzata. Alle dieci e un quartodi mattina, Alba si imbarca sul treno,e la sera arriva al centro di Londra,giusto in tempo per la cena. L’unico

sforzo che le è richiesto è quello dicambiare treno a Parigi, perché nonc’è un servizio diretto tra Torino eLondra. Tutto ciò è possibile nono-stante i treni percorrano linee ferro-viarie costruite in periodi diversi, sot-to legislazioni differenti e dalle più di-verse imprese di costruzioni, ma uti-

lizzando sempre binari della stessamisura e posizionati allo stesso mo-do. I vagoni appartengono a compa-gnie ferroviarie diverse, le quali san-no come cooperare, tra loro e con igestori delle reti, per far andare abuon fine ogni singola corsa. L’inte-roperabilità è una sorta di miracolo

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ

tecnologico, che consente ai cittadi-ni e/o consumatori di utilizzare concontinuità prodotti e servizi di tantifornitori diversi, scegliendo di volta involta quello più adatto alle proprieesigenze. Un altro esempio alla portata di tutti èla porta USB, che consente di trasferi-re dati ed energia elettrica tra disposi-tivi digitali di qualsiasi tipo e marca.Ma limitarsi ai prodotti sarebbe moltoriduttivo, volendo considerare l’inte-roperabilità e la sua importanza nellavita contemporanea. Perché essa ab-braccia tutti gli aspetti che consento-no di scambiare informazioni, cono-scenza e servizi: oltre alle tecnologie,anche i fattori organizzativi, i linguag-gi, i valori, le culture.

UN MONDO PIÙ FACILEIl paradiso dell’interoperabilità oggiè il web, dove il lavoro di standardiz-zazione compiuto dal World WideWeb Consortium (W3C) - a partiredagli anni ’90 - ha consentito che sicreassero standard interoperabili diogni tipo, per arrivare allo scenarioattuale, che vede miliardi di personeattive, ciascuna con una propria vi-sione del web. Per qualcuno è un ne-gozio, per altri una banca, per altriancora una biblioteca, un luogo do-ve incontrare gli amici, un mezzo permantenersi in comunicazione con iparenti lontani, una guida ai miglio-ri ristoranti, un servizio postale emolto altro ancora.

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IMQ NOTIZIE n. 99

Se negli anni ‘80 la questione all’in-terno di un’organizzazione eraquante persone potessero avere ac-cesso ai computer, e negli anni ‘90era quanti computer erano collegatiin rete, oggi un qualsiasi dispositivodigitale è privo d’interesse se nonconsente di connettersi a Internet. Ela stessa Internet, da rete di personecollegate tra loro tramite dispositivi,si sta sempre più trasformando in re-te di persone e dispositivi di ogni ti-po. Cosa significa la transizione verso unsistema interoperabile, noi europeil’abbiamo vissuto tra gli anni ‘50 e‘60, con la creazione di una rete au-tostradale transnazionale, che ha ri-chiesto l’adozione di standard co-muni in termini di materiali, segnale-tica, dimensioni, misure di sicurezza,che facessero sì che una famiglia po-tesse percorrere tutte le strade delproprio Paese e anche attraversare lefrontiere senza sorprese e con il mas-simo del comfort.E ancora oggi, ogni volta che ci fer-miamo a una stazione di servizio afare il pieno di carburante o portia-mo l’auto dal meccanico, inconsape-volmente godiamo dei benefici del-l’interoperabilità.

UN FATTORE ABILITANTEMa è la sanità uno dei settori dovel’interoperabilità rende più evidentii suoi benefici, e non solo per il fat-to che hanno più direttamente ache fare con il nostro benessere. Quii progressi tecnologici si notanoquasi da un giorno all’altro e ogninuovo dispositivo che viene acqui-stato dalle strutture mediche èpronto all’uso e immediatamentepuò interagire con gli apparecchiesistenti.Se non ci fossero degli standard diinteroperabilità, che rendono possi-bile utilizzare più prodotti di diversiproduttori, ciascuno specializzato inuna funzione specifica, gli ospedalidovrebbero rivolgersi ad aziende ingrado di offrire soluzioni complete,ma scarsamente specializzate. Que-

sto è un tipico esempio nel qualel’interoperabilità stimola la concor-renza, la quale, a sua volta, incre-menta il livello di innovazione.La questione è più complessa nel-l’ambito dei servizi d’emergenza -polizia, vigili del fuoco, emergenzasanitaria - dove l’interoperabilità di-venta un fattore abilitante per inter-venti efficaci e tempestivi.Se si prendono due organizzazioni acaso, ciascuna con i propri hardwa-re e sistemi informativi, ottenerescambi rapidi ed efficaci di informa-zioni è difficilissimo, perché ciascunorganismo tende a organizzarsi co-me un’entità isolata.Si pensi solo alle comunicazioni ra-dio, quelle che funzionano meglioin caso di emergenza, perché nonhanno bisogno di infrastrutture aterra. In caso di evento catastrofico,ogni corpo di soccorritori ha il suosistema radio e coordinare gli inter-venti risulta arduo.Il problema è ben noto negli StatiUniti, dove a seguito dell’11 set-tembre, il governo federale ha do-vuto implementare requisiti di inte-roperabilità a livello nazionale, percompensare l’eterogeneità di solu-zioni tra agenzie diverse e stati di-versi.Altrove i problemi possono essereanche maggiori, perché le emer-genze sempre più spesso vedono lacompartecipazione di soggetti dinazioni diverse.

UNA RETE PERFAR DIALOGARE LE PASforzi ancora più grandi richiedel’interoperabilità nell’e-Gover-nment, un settore nel quale costi-tuisce un prerequisito indispensabi-le.Nelle comunicazioni informali, o inquelle tra privati, gli standard rara-mente sono un problema, ma nelleburocrazie la forma viene prima ditutto e ogni passaggio proceduraleè quella parte senza la quale il tuttonon è mai compiuto.

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Diverse stime hanno consentito di valu-tare quale sarebbe l’impatto economico derivante dall’adozione suvasta scala dell’interoperabilità nel settore sanitario. Negli Stati Uniti,è stato ipotizzato un risparmio di 30 miliardi l’anno, mentre per ilmercato italiano la minore spesa sarebbe di 7 miliardi. L’interoperabilità in campo sanitario riguarda fondamentalmentedue ambiti: lo scambio di dati tra un’apparecchiatura e l’altra e quellotra tali dispositivi e i software per la gestione dei dati dei pazienti. In un sistema pubblico come il nostro, si aggiunge poi la parte bu-rocratica, che inserisce un ulteriore strato - quello delle ricette, fon-damentalmente - alle problematiche di interscambio dei dati sanitari. Tutti i nodi del sistema vengono a un pettine, poi, che è il portale ri-volto ai pazienti, nel quale questi ultimi possono accedere in modosicuro ai propri dati sanitari, consultare referti e risultati di analisi,prenotare visite mediche e analisi, scaricare prescrizioni, ordinare di-spositivi medici, pagare parcelle, e così via. Si tratta per ora, in molticasi, solo di un modello al quale tendere, ma i casi di applicazioniconcrete sono numerosi in tutto il mondo. Affinché il portale sia in grado di offrire servizi secondo gli standardweb, tutto ciò che sta dietro deve essere, per l’appunto, interopera-bile cioè conforme a standard di formati e di procedure stabiliti apriori.Gli ostacoli da superare non sono solo di tipo strettamente tecnico(la compatibilità tra dispositivi) e semantico (la capacità di scambia-re informazioni), ma anche di tipo organizzativo. Basti pensare al piùbanale dei problemi: la compilazione a mano dei formulari, che si tra-duce in un costo gigantesco in termini di data-entry.Tutte queste inefficienze organizzative si riversano a loro volta in ri-tardi nella trasmissione dei dati di analisi e referti, i quali comporta-no un allungamento dei tempi di degenza, una delle voci più consi-stenti dei costi evitabili. In Italia è stato stimato che solo con l’ado-zione del fascicolo sanitario elettronico si potrebbero risparmiare dai3 ai 5 miliardi di euro, mentre dall’utilizzo della ricetta elettronica siconseguirebbe una spesa inferiore fino a 1 miliardo di euro all’anno,grazie alla riduzione di abusi, errori materiali e d’uso nelle prescri-zioni.La Lombardia ha avviato nel 2011 un progetto di “dematerializza-zione” delle prescrizioni, che ha fatto risparmiare circa 1 euro a ri-cetta, per un totale superiore ai 50 milioni di euro. La stima si riferi-sce esclusivamente ai risparmi derivanti dall’abolizione dell’intero ci-clo della “ricetta rossa”. Si stima che la sostituzione delle “ricette ros-se” con l’equivalente documento elettronico possa determinare, aregime, risparmi pari a poco meno del 2% della spesa del Servizio Sa-nitario Nazionale.

COSTI E RISPARMI DEI SISTEMI CHE DIALOGANO: L’ESEMPIO SANITÀ

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ

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Pertanto, gli scambi tra amministra-zioni devono avvenire sempre conmodalità concordate a priori, coe-renti con le legislazioni vigenti e coni regolamenti, certificate in ognipassaggio e sicure in ogni fase, dal-la creazione alla conservazione.Ciò non è per niente facile, neanchea livello nazionale. In Italia, ad esempio, il Sistema Pub-blico di Connettività (SPC) - la reteche collega tra loro tutte le pubbli-che amministrazioni, consentendoloro di condividere e scambiare datie risorse informative - è stato istitui-to 13 anni fa. Il SPC funziona, maancora è lungi da una presenza ca-pillare che lo renda il punto di riferi-mento di ogni operatore del settorepubblico, a livello centrale come aquello periferico.Finora è stato più facile ottenerel’interoperabilità in ambiti parziali,come ad esempio in certe regioni onel settore sanitario, dove è neces-sario garantire che il meccanismofunzioni lungo tutte le filiere.A livello europeo ci si prova con ilprogetto IDABC (Interoperable Deli-very of European eGovernment Ser-vices to public Administrations, Bu-sinesses and Citizens) che, dal 2008,ha incluso anche una componentesemantica.

Ma qui ci si trova di fronte alla par-te più difficile dell’interoperabilità:quella tra diverse culture.Far dialogare tra loro le burocrazieitaliana e anglosassone, così diverseper impostazione e prassi (basticonsiderare che nel Regno Unitonon esiste la carta d’identità, men-tre noi vogliamo creare quella elet-tronica) è sicuramente molto piùdifficile che consentire a un treno dipartire da Torino e arrivare a Londrapassando sotto la Manica. z

LA PARTE PIÙ DIFFICILEDELL’INTEROPERABILITÀ: FAR PARLARE TRA LORO

DIVERSE CULTURE

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IMQ NOTIZIE n. 99

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QUALI STANDARD PER IL DOCUMENTOINFORMATICO

Nell’Internet italiana è come se cifossero due mondi paralleli: unoè quello delle persone “norma-

li”, che si scambiano file e informazio-ni in rete in una pluralità di modi diver-si - mail, moduli online, sistemi di mes-saggistica - l’altro è il settore pubblico,nel quale i vincoli normativi e procedu-rali impongono che si adotti una sortadi rappresentazione virtuale della real-tà. Tutto ciò che viene utilizzato all’in-terno degli uffici - documenti, firme,bolli, eccetera - va riprodotto virtual-mente anche online. Per cui, se per av-viare una certa procedura un impiega-to pubblico deve mandare a un’altraamministrazione un documento firma-to, su Internet - anziché mandare unamail o riempire il campo di un moduloonline - deve inviare all’altro ente undocumento informatico, firmato confirma digitale, magari utilizzandol’equivalente informatico della racco-

mandata, la PEC. Così vuole la no-stra legislazione, pensata sin

dall’inizio (1997) per ana-logia con le proce-

dure cartacee.

Tutto ciò rende l’amministrazione digi-tale (e-government) un po’ macchino-sa, ma per lo meno tutti gli standard delcaso sono stati fissati da tempo. Sia iformati richiesti, sia le procedure sononoti a tutti, basta solo che si diffonda-no capillarmente ed entrino a far partedella prassi abituale dell’impiegato. Eper questo ci vuole tempo, come è fa-cile immaginare.

I QUATTRO PILASTRIDELL’AMMINISTRAZIONEDIGITALELa legge consente una piena digitaliz-zazione delle procedure amministra-tive, poiché prescrive che siano validi atutti gli effetti il documento informa-tico in quanto tale, la sua registrazionee la sua trasmissione via Internet. Undocumento firmato digitalmente equi-vale alla firma apposta in presenza delnotaio e inoltre il file non va conside-rato quale copia di un originale carta-ceo, poiché gli atti, i dati e i documentiinformatici delle pubbliche ammini-strazioni “costituiscono informazioneprimaria ed originale da cui è possibileeffettuare, su diversi tipi di supporto,riproduzioni e copie per gli usi consen-titi dalla legge” (art. 20 del Decreto Le-gislativo 7 marzo 2005, n. 82).

FIRMA DIGITALE, POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA,PROTOCOLLO INFORMATICO E ARCHIVIAZIONE DIGITALE: BREVEEXCURSUS TRA I 4 PILASTRI DELL’AMMINISTRAZIONE DIGITALE.

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E DOCUMENTO INFORMATICO

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IMQ NOTIZIE n. 99

Lo standard fissato dalla legge prevedeche l’uso dell’informatica per i proce-dimenti amministrativi si fondi su quat-tro tecnologie di base:

L’ARCHIVIAZIONE DIGITALE,PER UNA CONSERVAZIONE VALIDA A TUTTI GLI EFFETTI.

LA FIRMA DIGITALE,PER RENDERE VALIDALA FORMAZIONEDEL DOCUMENTO;

LA POSTA ELETTRONICACERTIFICATA, PER RENDERNEVALIDA LA TRASMISSIONE;

IL PROTOCOLLO INFORMATICO,PER LA GESTIONE ALL’INTERNODELLE SINGOLE AMMINISTRAZIONI;

La firma digitale è dunque il primo re-quisito per la validità legale del docu-mento informatico. Quest’ultimo vienepredisposto in pdf, sia che venga gene-rato in modo informatico (ad esempio undocumento Word), sia che risulti dallascansione di un originale cartaceo. In que-sto secondo caso, il documento cartaceo,per continuare a essere valido, deve es-sere timbrato con un contrassegno gene-rato elettronicamente. Per poter utilizzarelo standard della forma digitale, è neces-sario essere in possesso del relativo servi-zio offerto da un certificatore accreditato,tipicamente una banca. La posta elettronica certificata (PEC)è la tecnologia che simula ciò che nor-malmente si può ottenere tramite laposta raccomandata con ricevuta di ri-torno. Utilizzando questo servizio, an-ch’esso reso disponibile da operatoriprivati, ma a un costo molto contenuto,si possono effettuare invii di documentivia mail in modo tale che siano certifi-cati l’invio stesso e la ricezione da partedel destinatario, oltre che le rispettivedate o orari. Possedere una casella PECè obbligatorio per le imprese e per i pro-fessionisti iscritti agli albi, in modo che lecomunicazioni chiave con gli enti pub-blici avvengano in modo informatico. Il protocollo informatico serve invecea consentire che la “dematerializza-

zione” dei documenti sia integrata neiprocessi di lavoro, grazie alla possibilitàdi gestirne il “workflow”, cioè il traccia-mento di tutti i movimenti e le modifi-che che ciascun documento subiscepassando da un ufficio all’altro. Propriocome avveniva quando un impiegato re-gistrava su un apposito registro l’in-gresso o l’uscita di ogni singolodocumento, attribuendogli un numero,così i software per il protocollo informa-tico assegnano a ciascun file pdf unidentificativo, che servirà a individuarlounivocamente all’interno dei flussi di la-voro gestiti nella intranet di ciascuna or-ganizzazione.L’archiviazione digitale è il procedi-mento che consente di creare archivi in-formatici di documenti validi agli effettidi legge. È facilmente intuibile la sua im-portanza, ad esempio, per contenere ilcrescente fabbisogno di spazi degli ar-chivi pubblici, nonché la necessità diavere una maggiore sicurezza, essendogli archivi digitali facilmente duplicabili.Il processo di archiviazione può partiresia da documenti digitali che cartacei,ma in entrambi i casi richiede che il re-sponsabile del procedimento appongala sua firma digitale, a futura memoriasia della sua legittimità a compiere taleoperazione, sia della data e dell’ora incui questa è avvenuta. z

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E FIRMA DIGITALE

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L’EVOLUZIONE DELLAFirma

LA BIOMETRIA: ECCO LA NUOVA FRONTIERA DELLA FIRMACHE SFRUTTA L’INTEROPERABILITÀ TRA INDIVIDUO E MACCHINAIntervista all’ing. Giovanni Manca, Componente dell'Advisory Board di ANORCAssociazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale

Finiti i tempi di carta e penna, spazioora a tablet e penna. Saranno questigli strumenti che utilizzeremo per fir-

mare documenti e sottoscrivere contratticon banche e compagnie di assicurazioni.La firma biometrica è pronta a entrare nel-la vita di tutti i giorni di milioni di persone,presentandosi come una delle principaliinnovazioni del processo di dematerializ-zazione auspicato in tutti i settori della so-cietà. Questa tecnologia combina l’inte-roperabilità fra la piattaforma “corpo” ele piattaforme “macchina” per garantirela massima sicurezza dei dati personali.Scopriamone i segreti assieme a un esper-to del settore.

Cosa s’intende per firma biometricae per firma grafometrica ?I termini sono sinonimi. Si tratta della rac-colta dei parametri comportamentali di ti-po biometrico della firma. Quindi, su spe-cifico hardware, vengono raccolti il segnografico, le informazioni che poi permetto-no di determinare la velocità e l'accelera-zione del tratto, la pressione del segno e icosiddetti salti in volo, ovvero quei per-corsi nella sottoscrizione dove la penna sialza dal foglio ma rimane molto vicina aesso per proseguire in continuità tempo-rale la sottoscrizione.

Da quanto tempo esiste e come è re-golamentata?La firma grafometrica può essere consi-derata una firma elettronica avanzata sesoddisfa le condizioni del recente decretodel Presidente del Consiglio dei Ministri22 febbraio 2013 (pubblicato in GazzettaUfficiale il 21 maggio 2013) che stabiliscele specifiche Regole Tecniche. La normati-va primaria è nel Codice dell'amministra-zione digitale noto come Decreto Legisla-tivo, 7 marzo 2005, n. 82. La firma elet-tronica avanzata è stata introdotta nel di-cembre del 2012 ma non poteva essereutilizzata senza le già citate Regole Tecni-che.

Come funziona la tecnologia basatasul riconoscimento di caratteristichebiometriche? La firma grafometrica può essere utilizza-ta in due modi.Innanzitutto, per il riconoscimento dina-mico della sottoscrizione: ovvero, un sog-getto firma su uno specifico dispositivo eil sistema informativo determina in mododinamico se quella firma gli appartiene omeno. Questo evento positivo può essereutilizzato per scatenare altri eventi. In se-condo luogo, per la sottoscrizione in sen-so stretto: in questo caso, al sottoscrittore

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IMQ NOTIZIE n. 99

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viene presentato un documento informa-tico e tramite la stessa tipologia di dispo-sitivo egli firma come se fosse un docu-mento cartaceo.

Quali strumenti permettono questotipo di rilevazione?Si utilizzano tablet fissi o in mobilità con lacapacità di rilevare le informazioni deltratto sullo schermo. I più sofisticati rile-vano anche alcune centinaia di livelli dipressione del tratto. L'iPad è utilizzabilema per la pressione bisogna utilizzare unapenna apposita, acquisita a parte.

Quali sono i vantaggi dell’uso dellafirma biometrica?Tale firma può eliminare il digital dividenelle tradizionali operazioni di firma, peresempio quando il sottoscrittore è un cit-tadino non avvezzo alla tecnologia. I ri-scontri dagli utenti sono in genere moltopositivi perché non si avverte la differenza

tra carta e tablet.

In quali contesti viene utilizzata?Esistono numerosissimi progetti già attivipresso le Banche, le Assicurazioni, le so-cietà di promozione finanziaria e sta cre-scendo anche nel settore della sanità pub-blica e privata.

Nella firma biometrica/grafometricala piattaforma “corpo” interagiscedirettamente con altre piattaforme“macchina”: come commenta questaconvergenza tra mondi così diversi?La tecnologia tende sempre di più a utiliz-zare i parametri fisici dell'individuo. Sipensi alle impronte digitali su personalcomputer o smart phone. O al riconosci-mento vocale e facciale, quest'ultimo uti-lizzato per i varchi privilegiati in molti ae-roporti. Naturalmente l'attenzione allasicurezza e alla privacy deve essere eleva-ta: se viene intercettata l'impronta (o la fir-

ma) è come se mi rubassero la mano.

Quali sono i margini di errore dellafirma biometrica e quali rischi si pos-sono correre in particolare quando lasi utilizza come strumento di identi-ficazione e autenticazione?La firma biometrica è, appunto, biome-tria. Nell'utilizzo di questa come firmaelettronica avanzata la verifica avviene co-me nel mondo cartaceo in caso di conte-stazione. E il mercato mette a disposizio-ne degli strumenti forensi che portano arisultati equivalenti alla perizia in tribuna-le. Nel caso del riconoscimento dinamicoci sono dei margini di errore molto bassi.Ma questi vengono ulteriormente abbas-sati dal fatto che in pratica si tenta di rico-noscere la firma di un individuo noto auno sportello o postazione mobile presi-diata da un operatore. Il riconoscimento diuna firma tra migliaia è affascinante ma almomento non esistono applicazioni pra-tiche se non di tipo accademico. z

L’attenzione alla sicurezza e alla privacy deve essere elevata: se viene intercettata l’impronta (o la firma) è come se mi rubassero la mano.

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E OPEN DATA

L'INTEROPERABILITÀ SEMANTICA ATTRAVERSO ILINKED OPEN DATAL’INTEROPERABILITÀ È UNO DEI VANTAGGI PIÙ IMPORTANTI DEL MODELLOOPEN DATA. I DATI, SE ISOLATI, HANNO POCO VALORE; VICEVERSA, IL LOROVALORE AUMENTA QUANDO DATA SET DIFFERENTI, PRODOTTI E PUBBLICATIIN MODO INDIPENDENTE DA DIVERSI SOGGETTI, POSSONO ESSEREINCROCIATI LIBERAMENTE DA TERZE PARTI. VEDIAMO COME CON L’AIUTO DI TIM BERNERS-LEE.

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Gli open data sono oggi la frontie-ra a cui molti guardano nella spe-ranza che la loro diffusione pos-

sa portare a una pubblica amministra-zione più trasparente ed efficiente, maanche a un proliferare di innovazioneche veda protagoniste realtà imprendi-toriali diffuse. I dati costituiscono un pa-trimonio dell’umanità, il cui valore puòessere moltiplicato esponenzialmentedal loro collegamento reciproco. E ciòche è in grado di creare tali connessioniè proprio l’interoperabilità.I dati vengono generati quale risultantedi un’attività svolta da uno dei tanti pro-duttori di conoscenza, nella maggioran-za dei casi attori del settore pubblico.Seguendo il percorso tradizionale, talidati arrivano a chi li deve utilizzare e tut-to finisce lì. Poniamo che l’ufficio gare di un Comu-ne mantenga un proprio archivio di tuttii bandi pubblicati, gli importi, gli aggiu-dicatari, eccetera. Il valore di quei dati stasemplicemente - anche se non è poco -nella possibilità di effettuare controlli aposteriori, per verificare, ad esempio, seuna certa procedura di aggiudicazione èstata corretta e trasparente. Se quei da-ti però fossero pubblicati su Inter-net, in un formato facilmente inter-pretabile dai più comuni software,potrebbe diventare oggetto di indaginicomparative tra Comuni diversi, non so-lo da parte di agenzie statali addette acontrollare la spesa, ma anche di giorna-listi, attivisti politici, associazioni, aziendedi consulenza, eccetera.

LA MINIERADEI DATI APERTIIl potenziale dei dati è immenso, ancheperché ne vengono prodotti in quantitàenormi, ogni giorno, e chi li genera spes-so non è in grado di sfruttarne appienole opportunità, per lo meno dal punto divista commerciale. E così si è fatta stra-da l’idea degli open data, cioè datiresi pubblici online, in modo che

chiunque sia in grado di prelevarli eutilizzarli a proprio piacimento, sen-za vincoli di copyright, magari per ri-cavarne prodotti da mettere in vendita.Un caso esemplare è quello dei dati me-teorologici: in genere sono organizzazio-ni pubbliche a raccoglierli, ma poi i servi-zi meteo veicolati tramite internet e i me-dia sono sempre di soggetti privati.Gli open data possono essere messi a di-sposizione in vari formati, con diversigradi di conformità agli standard e, diconseguenza, facilità di riutilizzo. Unapossibile scala è quella proposta da TimBerners-Lee, l’inventore del web.

A un primo livello, ci sono i datimessi a disposizione sui siti in qual-siasi formato, così come sono. Pos-sono essere contenuti ad esempioin tabelle scannerizzate dentro do-cumenti pdf. Sono disponibili, marichiedono che qualcuno li trascri-va, per poterli utilizzare.

A un livello di sofisticazione mag-giore ci sono i dati strutturati. Adesempio, in formato Excel. In que-sto modo possono essere scaricatimanualmente e utilizzati con pro-

cedure semi automatiche, se si di-spone del software per leggerli.

Una utilizzabilità più ampia si ottie-ne adottando formati non proprie-tari o aperti, come ad esempio ilCSV, al posto di Excel. Questo in piùgarantisce, rispetto al livello prece-dente, che possano essere aperti daqualsiasi software in grado di leg-gere tabelle.

Se per identificare i file di dati si uti-lizzano degli indirizzi internet (URL)stabili, chiunque può creare punta-tori a quei dati, che tipicamentevengono resi disponibili in formatiaperti (come XML/RDF) e così unsoftware può andarseli a prelevareogni volta che servono.

Al livello più alto ci sono i LinkedOpen Data (LOD), i quali hanno lestesse caratteristiche di quelli del li-vello precedente, ma includono an-che collegamenti ad altri set di dati.È così possibile collegare dinamica-mente tra loro più data set, derivan-ti anche da organizzazioni diverse,dando vita a servizi informativi piùcomplessi. Un esempio tipico è quel-lo di un data set di schede di monu-menti di una certa città, che può es-sere collegato a quello delle opered’arte presenti in un singolo monu-mento, ma anche alle informazionigeografiche dell’area, col fine di da-re vita, ad esempio, ad informazionituristiche personalizzate. z

PER SAPERNE DI PIÙ VEDI ANCHE: WWW.LINKEDOPENDATA.IT/

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I dati costituiscono un patrimoniodell’umanità, il cui valorepuò essere moltiplicatoesponenzialmente dal lorocollegamento reciproco. Eciò che è in grado di crearetali connessioni è propriol’interoperabilità.

Tim Berners-Lee, l’inventore del Web

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Internet è stato sempre il regno del-l’interoperabilità. Senza standard co-muni e protocolli condivisi, la grande

rete non avrebbe potuto neanche na-scere. Il suo successo dipende propriodal fatto di poter interconnettere tra lo-ro non solo dispositivi con sistemi ope-rativi diversi, ma anche intere reti diambiti tra loro del tutto avulsi. E conti-nua a essere così, e anzi la diffusionenel mondo di nuovi tipi di dispositivi -smartphone e tablet soprattutto - haampliato enormemente il numero diutenti, pur complicando moltissimo lecose. Perché i sistemi operativi utilizza-ti, che con i computer erano meno del-le dita di una mano, ora sono per lo me-no raddoppiati. Fino a qualche anno fasi realizzava un sito in linguaggioHTML, seguendo tutte le specifiche in-dicate dal W3C - il consorzio che fissagli standard tecnici per il web - e si po-teva stare sicuri che sarebbe stato vi-sualizzato correttamente su qualsiasi

tipo di computer. Oggi un sito o un’ap-plicazione web deve essere progettatoper essere compatibile con tante mo-dalità di fruizione diverse, tenendoconto del tipo e dimensione del dispo-sitivo, del sistema operativo, del brow-ser, eccetera. Ciò nonostante, Internetcontinua a essere un ambiente larga-mente interoperabile, come è dimo-strato dall’universalità di tecnologie co-me la mail, l’HTML, la ricerca su web.Ma si è imposta negli ultimi anni latendenza a creare “giardini recintati”,all’interno dei quali i propri utenti pos-sono fare praticamente ciò che vo-gliono, ma rimanendo inaccessibilidall’esterno. L’esempio più tipico è co-stituito da Facebook, che si configuracome un regno a sé stante, i cui con-tenuti sono inaccessibili alle ricercheda Google e invisibili agli utenti nonautenticati. Ma l’isolamento di una re-altà come Apple è ancora più radicale,perché a chi voglia usare il sistema

operativo e le app della Mela non èconsentito acquistare dispositivi dimarche diverse. A questa spinta han-no risposto tutti i grandi player ade-guandosi. Google, per esempio, im-pone ormai di vincolare qualsiasi deisuoi servizi a un account Google+, ilproprio sistema social concorrente diFacebook. Amazon, sui suoi lettori diebook, richiede obbligatoriamente ilconsumo di volumi in .mobi, il proprioformato proprietario. Nel frattempo, ognuno dei grandi at-tori del mercato globale cerca di im-porsi come player a tutto campo e nonpiù come fornitore specializzato. Inparole semplici, si può dire che tuttistanno seguendo l’esempio di Apple,che da subito ha puntato su un’offer-ta a 360 gradi, comprendente har-dware, software e contenuti, tuttosempre più spostato sulla rete, nellalogica del “cloud computing”. Eccocome si stanno muovendo. z

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E WEB

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I GIARDINIRECINTATI DEL

APPLE, MICROSOFT, GOOGLE, FACEBOOK, AMAZON: CONFRONTO TRA I GRANDIPLAYER DELL’INTEROPERABILITÀ (CONTROLLATA) SUL WEB.

WEB

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IMQ NOTIZIE n. 99

Seguendo la filosofia opposta a Google- totale chiusura contro massima aper-tura - è arrivata alle vette dei profitti,anche grazie a prodotti costosi e di qua-lità. Guadagna soprattutto con l’har-dware, ma ha bisogno del software permantenere le sue posizioni. Nel cloud èpresente con servizi riservati a chi pos-siede un dispositivo Apple, compresol’ascolto di musica, l’altro settore che èdiventato un business proprio graziealla mela. iPhone e iPad occupano lamaggior parte del traffico da mobile esono il veicolo perfetto delle pubblicità.

APPLE

Il miliardo e 15 milioni di utenti di Facebook costituiscono un importante sottoin-sieme - dotato anche di un proprio motore di ricerca semantico - dei 2,8 miliardidi utenti Internet, che la società di Mark Zuckeberg cerca di tenere il più possibileprotetti. La loro profilazione molto precisa consente inserzioni pubblicitarie mira-te sulla singola persona. Sul mobile, Facebook cerca di imporsi con Facebook Ho-me, che crea un ambiente sostitutivo del desktop e punta soprattutto ai mercati deiPaesi in via di sviluppo. La fruizione di contenuti direttamente su Facebook è sem-pre più incoraggiata, mentre non ci sono al momento mosse significative sul fron-te hardware.

FACEBOOK

Quella che un tempo era la monopolista del-l’informatica ora insegue, anche se i suoi in-troiti rimangono molto alti, a causa della dif-fusione dei computer dotati di sistema Win-dows, soprattutto nel mercato business, e del-la mancanza di concorrenti per la suite Office.Il suo tentativo di sfondare nel mobile, raf-forzato dall’acquisto di Nokia, per ora nonsembra destinato al successo, ma l’azienda hasaputo trasformarsi per giocare a tutto cam-po e diventare molto competitiva. Lo è adesempio nel cloud computing.

MICROSOFT

La società di Jeff Bezos è molto forte nel cloud computing e nei contenuti. Nella nuvola ha saputo metterea punto una serie di servizi scalabili di successo, perché consentono alle aziende di creare servizi online coninvestimenti iniziali molto ridotti. I contenuti sono invece trainati dall’e-commerce, dove Amazon gioca dapadrona di casa. Qui riveste un ruolo importante anche l’hardware, con la gamma di dispositivi Kindle, checonsente di accedere in modo proprietario a contenuti di ogni tipo.L’ebook reader, però, pare una tecnologia dal futuro molto incerto.

AMAZON

La società di Mountain View è la dominatrice assoluta del Web, col suo motore di ricercae il conseguente predominio nell’advertising, senza però accesso al recinto invalicabi-

le di Facebook. Grazie ad Android - un sistema operativo in gran parte open sour-ce - fronteggia Apple nel mobile con armi più forti e sta provando a dotarsi di pro-

pri hardware, con l’acquisto di Motorola e la produzione di alcuni device. È moltoben posizionata pure nell’offerta di servizi cloud, anche se la sua suite di produttività on-line non riesce a scalfire il predominio in quest’ambito di Microsoft.

GOOGLE

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E SMART GRID

Probabilmente non c’è troppotempo per arrovellarsi a risponde-re alla domanda riportata nel tito-

lo. Perché il riscaldamento globale è giàin atto ed è dovuto proprio alle attivitàumane, stando al rapporto del Comita-to intergovernativo sul cambiamentoclimatico, presentato dall’Onu lo scor-so 27 settembre. I dati del rapporto so-no senza appello: la temperatura me-dia della Terra aumenterà da 0,3 a 4,8gradi centigradi entro il 2100 e di con-seguenza il livello del mare salirà di unaquota che va da 26 a 82 centimetri.

Le notizie allarmanti dovrebbero essereuno stimolo per darsi da fare e provarea invertire il processo, a livello globale,nazionale e persino individuale. A qual-cosa bisognerà pure aggrapparsi e perfortuna ci sono sempre degli ottimisti,che non mancano di mandarci segnali

incoraggianti. Il futurologo Jeremy Rif-kin, ad esempio, propone di scommet-tere su soluzioni tecnologiche come lesmart grid.

Le smart grid sono un modo nuovo -anche se non inedito, come vedremo -di organizzare la produzione e distribu-zione di energia elettrica, basato su unmodello simile a Internet, dove le risor-se sono distribuite e non centralizzate.Dove ciascuno - abitazione, ufficio, sta-bilimento - produce in proprio energia,usa quella che gli serve e il resto la im-mette nella rete, dalla quale preleval’energia in più di cui ha bisogno, quan-do quella che auto-produce è insuffi-ciente. Un sistema che consente un’ef-ficienza molto alta, perché abbatte i co-sti di trasporto dell’energia e non neces-sita di grossi impianti, dimensionati per ipicchi di consumo, che rimangono fer-mi ogni volta che il consumo di energiaè a livelli bassi. Inoltre, grazie a questo si-stema di piccole fonti interconnesse, sicrea un mercato dinamico dei prezzi del-l’energia, che cambia di continuo nel-

Le smart grid

sono un modo

di organizzare

la produzione

e distribuzione

di energia elettrica,

basato su un modello

simile a Internet.

RIUSCIRANNOLE SMART GRID

A SALVAREL’UMANITÀ?

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INTRODUZIONE ALLE SMART GRID

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l’arco delle 24 ore, incentivando i con-sumatori a non concentrare i consuminei momenti di punta.Un meccanismo del quale, in Italia,abbiamo avuto un assaggio dal 2005al 2013, periodo nel quale è stato invigore il Conto Energia, un program-ma europeo di incentivazione dellaproduzione di elettricità mediante im-pianti fotovoltaici, recepito dalla no-stra normativa in osservanza della Di-rettiva comunitaria per le fonti rinno-vabili (Direttiva 2001/77/CE). Un mec-canismo attraverso il quale, chiunqueavesse installato nella propria abita-zione pannelli fotovoltaici, ha poi po-tuto rivendere all’Enel l’energia pro-dotta, a prezzi incentivati.

VERSO LE RETIINTELLIGENTI MOBILILe smart grid sono già un sistemamolto dinamico di produzione del-l’energia, ma gli scenari che si stannopreparando saranno ancora più inte-ressanti, perché l’evoluzione correnteva in direzione delle smart grid mobi-li, basate sulla capacità delle autovet-ture a idrogeno di diventare vere eproprie centrali elettriche su ruota,con una capacità di generare anchepiù di 20 kilowatt (come termine diparagone si consideri che una casaunifamiliare ha normalmente un tettodi consumi di 3 kilowatt).La cella a combustibile (fuel cell), sucui si basano i veicoli elettrici, è un di-spositivo elettrochimico che permettedi ottenere elettricità direttamentedall’idrogeno, senza che avvenga al-cun processo di combustione termica.Si può prevedere che quando il veico-lo è fermo, in base al fabbisogno ener-getico del momento, possa ricaricarsio immettere energia nella rete. Tuttociò renderà l’industria automobilisticauno dei maggiori produttori di ener-gia rinnovabile, insieme al settore im-mobiliare e ai singoli proprietari diabitazioni.

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È uno scenario che, co-me dicevamo, assomigliaparecchio all’attuale Internet,dove ognuno ha la possibilità dimettere a disposizione le proprie ri-sorse. Diverse case automobilistiche sistanno dando da fare per speri-mentare e diffondere sempre dipiù queste tecnologie a idroge-no, col fine di abbattere i costi ecreare l’effetto a cascata checonsenta lo stabilirsi di un veroe proprio mercato di massa. Ilprimo passo è la realizzazionedi punti di ricarica nelle città;cosa che, per esempio, è giàstata fatta a Berlino dallaDaimler in collaborazione conRWE, il secondo operatoreenergetico tedesco, per ricari-care le Smart e le Mercedes, eun’operazione analoga è in corsoda parte di Renault - Nissan in vari pae-si, così come è operativo un accordo traNissan e l’operatore energetico france-se EDF.

Secondo Rifkin, entro il 2030 ci saran-no punti di ricarica per veicoli elettriciovunque, creando una rete distribuitain grado di dare e ricevere energia alcontempo. “Se solo il 25 per cento deiconducenti usassero i loro veicoli perrivendere energia alla rete, non ci sa-rebbe più bisogno di alcuna centraleelettrica in tutti gli Stati Uniti e l’Unio-ne Europea”, dice il guru americanoche ha già azzeccato parecchie previ-sioni. Speriamo ci abbia preso anchestavolta. z

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E SMART GRID

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NEL SETTORE DELLE RETI INTELLIGENTIL’ITALIA DETIENE UN PRIMATO RICONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO:È L’UNICO PAESE CHE AD OGGI HA EFFETTUATO LA PIÙ VASTA E CAPILLARE SOSTITUZIONE(OLTRE 32 MILIONI DI UTENZE) DICONTATORI ELETTROMECCANICIDI MISURAZIONE DEI CONSUMIELETTRICI DI VECCHIA GENERAZIONE CON I MODERNIMODELLI ELETTRONICI. E NEL RESTO DEL MONDO COSA STA ACCADENDO?

VERSOL’“INTERNET OF ENERGY”

Intervista a Giorgio Graditi, Responsabile UnitàTecnologie FotovoltaicheENEA ][

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Corea del Sud, Giappone, Cina, USA e Europa. Sono questi ipaesi che hanno programmato, nei prossimi anni, ingenti in-vestimenti economici per dotarsi di smar grid, veri e propri

sistemi innovativi di trasmissione e distribuzione di energiaelettrica interattivi, flessibili e sostenibili. Nel processo ditransizione verso la Green Economy per la decarbo-nizzazione del sistema energetico, le smart grid rap-presenteranno un punto di confronto tra le grandi poten-ze nella prospettiva di crescita e sviluppo delle rispettiveeconomie, dalla questione energetica alla competitivitàsui vari mercati internazionali.

Con le smart grid, la rete elettrica assomiglieràa una “Internet of Energy” in cui ogni sistemadi micro-generazione sia connesso in rete e ingrado di comunicare e ricevere dati. Che tipodi tecnologie interverranno per rendere tut-to questo possibile? La rete elettrica si è sempre basata sull’idea dipochi grandi poli di produzione collegati agliutenti finali tramite reti di trasmissione e di di-stribuzione. Grazie all’affermazione del mo-dello della Generazione Distribuita (GD), al-la diffusione delle Fonti di Energia Rinno-vabili (FER), allo sviluppo di nuove tecno-logie abilitanti ICT e all’orientamentolow carbon dell’economia mondiale, ne-gli ultimi anni l’assetto del sistema diproduzione e distribuzione dell’ener-gia elettrica si è modificato. Infatti, larete elettrica di distribuzione, conce-pita, sino a ieri, sostanzialmente co-me struttura passiva per veicolareai consumatori la potenza eroga-ta dai grandi generatori connes-si alla rete di trasmissione, èevoluta verso il concetto di re-te attiva. Rete in cui un largonumero di generatori dienergia - convenzionali enon - devono essere oppor-tunamente eserciti e gesti-ti per salvaguardare l’af-fidabilità e la qualità delservizio offerto garan-tendo al contempomaggiore efficienzaed economicità. Le re-

ti elettriche del futurodovranno, quindi, soddi-

sfare i bisogni di energia deiconsumatori in termini di fles-

sibilità, economicità, efficienzaed affidabilità, consentendo loro di

interagire in tempo reale con la retestessa usufruendo dei benefici che ne

VERSOL’“INTERNET OF ENERGY”

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conseguono. Una smart grid si può, per-tanto, identificare come un innovativosistema di trasmissione e di distribuzio-ne dell’energia elettrica - interattivo, af-fidabile, flessibile e sostenibile - incen-trato sugli utilizzatori e basato sul mer-cato dell’energia.Il paradigma smart grid, che è considera-to uno degli elementi chiave per il rag-giungimento degli obiettivi 20-20-20,rappresenta, in sintesi, la via abilitante peril perseguimento dei seguenti obiettivi:• integrare in sicurezza generazione rin-novabile in quantità maggiori delle at-tuali, con tutti i benefici - ambientali, eco-nomici, sociali, ecc. - che ne derivano;• rendere più flessibile, addirittura atti-va, la domanda per una partecipazionediretta al mercato dell'energia elettrica(incidendo significativamente sulla for-mazione dei prezzi) e ai servizi di regola-zione (consentendo di superare una se-rie di criticità tecniche);• integrare sistemi che, ad oggi, sono fi-sicamente e funzionalmente separati (si-stema elettrico, altri sistemi energetici,sistema delle telecomunicazioni, moni-toraggio territoriale e ambientale, siste-ma dei trasporti, ecc.).A riguardo si renderà indispensabile losviluppo e l’utilizzo di nuove tecnologieper gestire in modo efficiente i flussienergetici in rete e definire le regole es-senziali per mantenere gli attuali livelli didisponibilità del sistema di distribuzioneanche in presenza di una fornitura conelevate fluttuazioni. La smart grid dovràappoggiarsi, pertanto, su una rete capil-lare di comunicazione che consenta nonsolo la connettività fra i sistemi e i di-spositivi che la costituiscono, ma anchel’erogazione di informazioni e servizi alconsumatore per una efficiente e con-veniente gestione della domanda dienergia. In altri termini, grazie ad un uti-lizzo diffuso delle tecnologie abilitanti

ICT per l’acquisizione e il controllo deivalori istantanei dei principali parametridella rete, e la comunicazione, in temporeale, delle informazioni raccolte tra uti-lities ed utenti, sarà possibile una ge-stione evoluta della rete e si potrà con-cepire l’offerta di servizi a valore ag-giunto basati su tariffe dinamiche e fles-sibili o sul controllo dei sistemi energeti-ci sia domestici che industriali. In definitiva le reti elettriche del futurodovranno essere concepite come delleinfrastrutture interattive e dinamiche ingrado di scambiare informazioni in tem-po reale ed elaborare politiche e strate-gie di gestione, controllo e automazionedel sistema complessivo - sul modello“internet of energy” - al fine di garan-tirne maggiore flessibilità, efficienza esostenibilità, nonché rispondenza alleesigenze dei consumatori.

Chi godrà dei maggiori benefici del-le smart grid, i privati o le industrie?Lo sviluppo delle smart grid, di cui FER eGD sono i principali driver, è ritenuto,come testimoniato dalle politiche ener-getiche adottate in ambito comunitario,un passaggio obbligato e prioritario nel-l’ottica di decarbonizzazione del sistemaenergetico per la “transizione” verso laGreen Economy.L’utilizzo delle FER si presenta oggi comeuna strategia necessaria per la sosteni-bilità energetica, in quanto esse non so-lo sono caratterizzate da un ridotto oquasi nullo impatto ambientale, mapossono concorrere a potenziare la ge-nerazione decentralizzata di energia e lamicro generazione, ed in futuro - graziealle microreti adeguatamenteintegrate all’interno deisistemi elettrici - amigliorare, anche,la sicurezza negliapprovvigionamen-

ti energetici.Le reti intelligenti forniscono informa-zioni predittive e indicazioni alle utility, aifornitori e ai clienti sul modo miglioreper gestire e consumare l’energia. I vantaggi conseguibili, di cui benefice-ranno sia chi utilizza energia sia chi laproduce, sono diversi: diminuzione del-le perdite delle reti di trasmissione e di-stribuzione; ottimizzazione delle infra-strutture esistenti; maggiore e miglioreintegrazione e gestione della GD e delleFER nelle reti elettriche; incremento del-l’efficienza energetica con l’attivazionedi politiche e strategie di gestione delladomanda e di nuovi modelli di consumodegli utenti finali; impulso alla mobilitàsostenibile con l’utilizzo e la diffusione diveicoli elettrici; riduzione dell’impattoambientale dell’intero sistema energeti-co; nuovo ruolo del consumatore finalein termini di partecipazione attiva almercato dell’energia, ecc. Una rete chesfrutta le infrastrutture esistenti può de-terminare, grazie all’utilizzo di servizi in-novativi e di tecnologie abilitanti, rispar-mi energetici consistenti, rinviando neltempo o eliminando al contempo la ne-cessità di nuove centrali elettriche e dinuove linee. Più in generale le smart grid rappresen-tano un’importante volano per lo svi-luppo economico del sistema Paese conricadute positive sulla competitività, sulsistema industriale e sull’occupazione.

Quanto costa realizzare una smartgrid e quanto costa mantenerla?L’evoluzione della rete elettrica verso lasmart grid richiede lunghi e complessiprocessi di trasformazione e sviluppo che

interessano un quadro articolato diaspetti tecnici, ambientali, norma-tivi ed economici che oggi si pon-gono, ancora, come campo di stu-dio e ricerca. Nonostante

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E SMART GRID

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l’indiscutibile maturità dialcune tecnologie ener-getiche attualmentedisponibili, il processodi adeguamento alleesigenze di consumodi integrazione nei si-stemi energetici - nellaconfigurazione corrente enei nuovi profili verso cuievolveranno - richiederà unosforzo costante di ricerca e sviluppo dicomponenti meccaniche elettriche edelettroniche ad alta tecnologia e di si-stemi di monitoraggio e controllo forte-mente evoluti per la gestione integratadei flussi energetici. L’utilizzo di tecnolo-gie avanzate costituisce, infatti, unostrumento di prioritaria importanza perl’attuazione di politiche di sviluppo ener-getico sostenibile e di riequilibrio del-l’impatto territoriale derivante dalla pro-duzione energetica. In questo quadro,l’energia elettrica gioca un ruolo strate-gico per il sistema produttivo, essendocaratterizzata da doti ineguagliabili diflessibilità d’uso e di trasporto, nonchédalla disponibilità di una capillare rete ditrasmissione e distribuzione.Lo sviluppo e la realizzazione di reti elet-triche intelligenti richiederà lo sforzo el’impegno congiunto di tutti gli attoridella filiera (utility, consumatori, produt-tori, decisori politici, enti di normazionee regolazione, fornitori di tecnologie,operatori del settore energia e ambien-te, operatori finanziari, ecc.), al fine dioperare sinergicamente e con spirito col-laborativo. La ricerca dovrà percorrerepiù strade, ciascuna delle quali potrà for-nire contributi e soluzioni per il persegui-mento degli obiettivi prefissati in terminidi sviluppo di tecnologie, sistemi o stra-tegie energetiche sostenibili nei diversisettori.

È tuttavia da evi-denziare che seICT, automazio-ne e controllosono, da un la-to, le tecnolo-gie indispensa-

bili per la transi-zione dal modello

di rete elettrica tradi-zionale alla smart grid,

dall’altro lato gli ingenti investi-menti richiesti per la loro implementa-zione e per l’intero ciclo di vita di svilup-po di una smart grid rappresentano unasfida finanziaria da superare per con-sentire appieno lo sfruttamento dei be-nefici potenziali che le reti elettriche delfuturo potranno generare. Gli ambiziosiobiettivi 20-20-20 richiederanno signifi-cativi investimenti per i prossimi decen-ni. Secondo la Commissione Europea sistimano, entro il 2020, investimenti per40 miliardi di euro per l’applicazione del-le smart grid a livello di rete elettrica ditrasmissione e di distribuzione. Il report del WEC (World Energy Coun-cil), identificando le principali misure edazioni necessarie a facilitare l’implemen-tazione delle reti elettriche del futuro, ri-porta alcune delle “best practice” giàesistenti nel mondo: USA, Giappone,Cina, Corea, Europa.A titolo di esempio la realizzazione diuna smart grid negli Stati Uniti richie-derebbe un investimento stimato in cir-ca 480 miliardi di dollari in 20 anni; il pia-no di intervento, elaborato dalla StateGrid Corporation of China (SGCC) per larealizzazione di una rete intelligente inCina, prevede un costo di circa 100 mi-liardi di dollari entro il 2020; in Giappo-ne il Ministero dell’Economia ha stan-ziato 157 milioni di dollari nel 2012 perla realizzazione di progetti dimostrativi;

in Corea del Sud lo sviluppo e la co-struzione di una smart grid necessite-rebbe di 25 miliardi di dollari, di cui benoltre la metà destinati alla realizzazionedi infrastrutture; sempre in Corea, nel-l’isola di Jeju, il progetto di realizzazionedi una smart grid - esempio concreto evirtuoso di cooperazione tra pubblico eprivato - consentirà di soddisfare il fab-bisogno energetico di circa 6.000 abita-zioni; in Europa ci sono, attualmente,281 progetti avviati sulle reti intelligentiper investimenti complessivi pari a 1,8miliardi di euro: 150 progetti sono rela-tivi alla ricerca e sviluppo, per un budgetdi circa 500 milioni, e 130 sono dimo-strativi, per un budget di circa 1300 mi-lioni .È da evidenziare che il contesto nel qua-le evolveranno il paradigma smart grid,e conseguentemente i finanziamentinecessari per la realizzazione delle retielettriche del futuro, è in continua e ra-pida evoluzione, risentendo, in partico-lare, del ruolo che giocano le economieemergenti (Brasile, Cina, India, ecc.) do-ve si concentra la maggior parte dell’au-mento del consumo di energia elettricaa seguito di una sempre crescente do-manda guidata da una forte crescitaeconomica a lungo termine. Diversa è lasituazione per i membri OCSE dove l’in-cremento di produzione di energia elet-trica, rispetto ai paesi ad economiaemergente, è minore registrando untasso medio di crescita stimato in 1,2%per i paesi europei OCSE.Sebbene gli sforzi e gli investimenti dasostenere saranno notevoli, è da sottoli-neare come le smart grid potranno ge-nerare benefici e ritorni molto interes-santi, per lo meno doppi, considerandol’effetto moltiplicatore nella resa di ciòche si spende. Le ricadute positive po-tranno essere ancora maggiori, se si

L’evoluzione dellarete elettrica verso la smart

grid richiede lunghi e complessiprocessi di trasformazione e

sviluppo che interessano un quadroarticolato di aspetti tecnici,

ambientali, normativi ed economiciche oggi si pongono, ancora,

come campo di studio ericerca.

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considerano la creazione di posti di la-voro e il conseguente volume di affariche esse sono in grado di generare, co-me elemento chiave per il percorso ditrasformazione del sistema elettrico eper l’affermazione di un nuovo modelloenergetico. Su questo terreno si gioca,quindi, una partita importante per leprospettive di crescita e sviluppo del-l’economia mondiale, dalla questioneenergetica alla competitività sui mercatiinternazionali.

In Italia a che punto siamo con lesmart grid?La produzione di energia da FER è ilfenomeno che, più di qualsiasi al-tro, sta mettendo a dura prova l’af-fidabilità del vecchio sistema elet-trico, imponendogli di percorrererapidi passi avanti in termini di mo-dernizzazione. Le vecchie reti elet-triche soprattutto in alcune aree delMezzogiorno - dove si concentra poi lamaggiore richiesta di connessione deinuovi impianti di generazione da FER -soffrono di veri e propri problemi di con-

gestione. Colli di bottiglia dovuti alla ri-dotta capacità delle infrastrutture pre-senti di ricevere gli eccessi di produzio-ne, ma anche legati al moltiplicarsi deifenomeni speculativi che hanno fattocrescere oltremodo le richieste di con-nessione, portandole spesso al limitedella gestibilità. Alle smart grid spetta ilcompito di districare questi nodi tecniciper accogliere in maniera più efficientela produzione di energia da FER - eolicoe fotovoltaico in primo luogo - che in Ita-lia, come all’estero, ha registrato unaforte crescita in questi ultimi anni.Infatti soltanto considerando fotovoltai-co ed eolico, in Italia, si è passati da 1GW

installato nel 2005 agli oltre 25GW at-tuali con previsioni di crescita anche pergli anni avvenire. Anche sul fronte delfabbisogno di elettricità si è registratoun significativo incremento della com-ponente rinnovabile con una copertura,ad oggi, della domanda nazionale dienergia elettrica del 10% rispetto al 2%nel 2009. Terna, in qualità di operatoredella rete

di trasmissione, ed Enelcome operatore delladistribuzione naziona-le, sono direttamentecoinvolti ed impegnatinella sfida smart gridcon l’individuazione emessa in atto di nume-rosi interventi finalizza-ti a una migliore inte-grazione delle FER e a

una maggiore sicurezza ed efficienzanell’evoluzione del sistema elettrico na-zionale. In particolare Terna ha pianificato in-vestimenti per 2,5 miliardi di eu-ro al 2016 per interventi lo-calizzati soprattutto nellearee del Mezzogiorno diItalia dove le rinnova-bili coprono ormaiuna significativa par-te della domanda dienergia. Enel Distri-buzione ha pro-grammato interventiper una evoluzione

della rete di telecomunicazione e degliapparati di protezione e telecontrollodella rete di distribuzione al fine di poterattivare una gestione evoluta delle fontidi generazione distribuita e dell’utenza.Entrambi ricoprono ruoli di primo pianonell’ambito di organismi e comitati in-ternazionali e partecipano ai più impor-tanti progetti di ricerca e sviluppo attivinel settore. Enel Distribuzione è coinvol-ta in diversi progetti pilota di smart gridsia su scala nazionale (POI-P3 e proget-

to Isernia), sia a livello europeo (Grid4EU e Address).

In tale contesto di particolare im-portanza è il ruolo dell’Autoritànazionale per l’Energia Elettri-

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E SMART GRID

Le reti intelligenti saranno chiamate in causa per servire le infrastrutture, ad esempio nellaricarica su larga scala di veicoli elettrici, persupportare le future smart home, dotate disistemi wi-fi capaci di governare in maniera

autonoma ed efficiente i dispositivi domestici. [ ]

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ca ed il Gas (AEEG), per stimolare e fa-vorire, attraverso processi normatori emeccanismi di finanziamento dedicati,gli investimenti necessari per la realiz-zazione delle nuove reti elettriche,nonché di impianti pilota finalizzati al-la sperimentazione sul campo delle tec-nologie, dei sistemi e modelli sviluppa-ti. Ciò che occorre realizzare, infatti,non si riconduce esclusivamente allasmart grid, ma necessita di un modello

di sistema elettrico dove gli utenti del-la rete siano in grado di sfruttare ap-pieno i benefici e le opportunità deri-vanti dalle nuove tecnologie, adeguan-do i propri impianti di produzione e diconsumo. In Italia sono stati avviatinel 2010, grazie al regime incenti-vante fissato dalla Delibera ARG/elt39/10 dell’AEEG, sette progetti di-mostrativi per lo sviluppo di smartgrid su reti elettriche di distribuzioneMT, per un costo degli investimentiammessi all’incentivazione di circa16 milioni di euro.La rivoluzione delle Smart Grid ha peralcuni versi un sapore anche moltoitaliano. Infatti, l’Italia detiene nelsettore delle reti intelligenti un im-portante primato riconosciuto ormaiin tutto il mondo: quello di essere

l’unico paese che, ad oggi, ha realiz-zato la più vasta e capillare sostitu-zione - presso oltre 32 milioni diutenze - dei contatori elettromecca-nici di misurazione dei consumi elet-trici con i nuovi modelli elettronici. Questa sostituzione è stata fatta gra-zie al ruolo fondamentale di ENEL Di-stribuzione, che ha avviato già neglianni ’90 il progetto di sviluppo delcontatore elettronico e del telegesto-re, noto oggi come smart meter.I contatori elettronici, permettendo ilcontrollo a distanza delle utenze, so-no considerati a tutti gli effetti la ba-se di partenza per la realizzazione diuna Smart Grid. Inoltre, fornendo alcliente finale informazioni più detta-

gliate e quindi maggiore consapevo-lezza dei propri consumi, aprono la stra-da a nuove tipologie di risparmi genera-bili dalla disponibilità di un’offerta diffe-renziata. La tariffa bioraria, introdottanel nostro sistema elettrico e fruibile dal-le sole utenze dotate di contatore elet-tronico, è l’esempio più lampante delruolo attivo nella gestione dei consumielettrici che oggi siamo chiamati a svol-gere.Questi interventi ci proiettano dentrodue scenari futuri, che sono in continuaevoluzione, in cui alcune nuove tecnolo-gie al servizio dei consumatori si intrec-ciano sempre con lo sviluppo di unasmart grid. Le reti intelligenti, infatti, sa-ranno chiamate in causa per servire an-che le infrastrutture di ricarica necessa-rie alla diffusione su larga scala dei vei-coli elettrici e per supportare le futuresmart home, case dotate di sistemi wi-ficapaci di governare in maniera autono-ma ed efficiente i più comuni dispositividomestici (luci, condizionatori, caldaie,elettrodomestici, allarmi) grazie a infor-mazioni derivanti da sensori di tempera-tura, movimento, luce, umidità.

Come si applica il principio dellasmart grid anche al settore idrico e aquello del gas? L’elemento di unione tra le diverse retiservizi (elettrica, idrica e gas) è rappre-sentato dalla concezione di un nuovomodello che pone al centro l’utente fina-le con l’obiettivo prioritario di favorire ilruolo attivo del consumatore. La visioneorientata alla pianificazione, progettazio-ne e gestione di reti di servizi indipendentiè superata; bisogna andare verso unaconcezione di sistemi integrati, nei qualil’azione di “smartizzazione” si traduce inbenefici energetici, ambientali, economi-ci e sociali. È, tuttavia, da sottolineare chela rete idrica e del gas hanno specificitàtecniche e tecnologiche proprie, differen-ti rispetto a quelle della rete elettrica, e ri-chiederanno anche esse per una realemodernizzazione in una ottica “smart”di meccanismi di incentivazione dedicatiper la realizzazione di interventi infra-strutturali e di modernizzazione, nonchéazioni di rivisitazione del quadro regola-torio e normativo attuale. z

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Ormai ci siamo: tra poco più di un annopartirà Expo Milano 2015, un’Esposizio-ne Universale che a noi italiani sarà parti-colarmente cara non solo perché uno deitemi chiave sarà l’alimentazione (ambitonel quale siamo sempre fortissimi) ma an-che perché il tutto si svolgerà tra le nostre“mura domestiche”, in un’area di circaun milione di metri quadrati alle porte diMilano.Questi i grandi temi che verranno affron-tati durante l’evento: rafforzare la qualitàe la sicurezza dell’alimentazione, vale a di-re la sicurezza di avere cibo a sufficienzaper vivere e la certezza di consumare cibosano e acqua potabile; assicurare un’ali-mentazione sana e di qualità a tutti gli es-seri umani per eliminare la fame, la sete,la mortalità infantile e la malnutrizioneche colpiscono oggi 850 milioni di perso-ne sul Pianeta, debellando carestie e pan-demie; prevenire le nuove grandi malat-tie sociali della nostra epoca, dall’obesitàalle patologie cardiovascolari, dai tumorialle epidemie più diffuse, valorizzando le

TUTTI PRONTI PER LA SFIDA

LA SFIDA PER PORTARE IN ITALIA L’EXPO RISALE AL 2006,QUANDO IL GOVERNO DECISE DI CANDIDARE MILANO AOSPITARE L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 2015 CON ILTEMA “FEEDING THE PLANET, ENERGY FOR LIFE”. DALMOMENTO DELLA PROCLAMAZIONE DELLA VITTORIACONTRO SMIRNE, MILANO (E TUTTA L’ITALIA) HA AVUTOIL SOLO OBIETTIVO DI FARE DI EXPO 2015 UN EVENTOUNICO E STRAORDINARIO CHE LASCERÀ ALLA CITTÀ

(MA NON SOLO) UN’IMPORTANTE EREDITÀ: UNA “DIGITAL SMART CITY”.

Intervista a Piero Galli, General Manager Event Management Division di Expo 2015 S.p.A.

PRIMO PIANO: SMART GRID ED EXPO

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IMQ NOTIZIE n. 99

metteranno ai visitatori di personalizzarela propria visita e renderla unica grazie al-l’esperienza offerta dalla realtà aumen-tata. Sarà inoltre realizzata unapiattaforma tecnologica SDP (Service De-livery Platform) con la collaborazione delGlobal Partner Accenture tramite la qualepotranno accedere ai servizi della DigitalSmart City.

Come funziona la gestione integratadei rifiuti prevista per il periododella manifestazione?Il sistema di gestione dei rifiuti prevedegiorni di picco con volumi oltre le 100 ton-nellate (con una media di 70 tonnellate algiorno). Per sei mesi Expo Milano 2015funzionerà come una vera e propria città.Sarà previsto, infatti, un prelievo dei rifiu-ti diurno dalle aree aperte ai visitatori tra-mite veicoli elettrici multi scomparto perfrazioni e un trasporto in aree di accumu-lo o piazzole ecologiche, per garantire an-che durante il giorno pulizia e decoro. Peri partecipanti la raccolta notturna sarà dif-ferenziata in fasce orarie. Abbiamo calco-lato che saranno serviti 26 milioni di pasti,per un totale di circa 50 mila tonnellate dicibo. Ogni giorno entreranno nel sito 300tonnellate di derrate alimentari.

Come potranno essere utilizzatiquesti progetti dopo l'EXPO?Le soluzioni che verranno sviluppate perExpo Milano 2015 diventeranno ereditàtangibile, un punto di riferimento per lacrescita tecnologica delle città di domani.Le applicazioni realizzate potranno trova-re declinazione specifica in contesti urba-ni, geografici e storici differenti e lontanitra loro. L’obiettivo di una Smart City è fa-re in modo che la tecnologia sia di sup-porto alle attività di ogni giorno, una pre-senza utile e non invadente, in grado dimigliorare la qualità di vita dei cittadini.Questo è in estrema sintesi ciò che ci au-guriamo di fare con Expo Milano 2015:contribuire al progresso della società, inuna dimensione sempre più innovativa eall’avanguardia, in cui l’integrazione dipiù servizi sulla stessa piattaforma sia per-cepita e vissuta come opportunità. z

La potenza elettrica da fornire a ogni pa-diglione espositivo è stata stimata sullabase di ipotesi di illuminazione per mq edi distribuzione forza motrice per mq. Aquesti elementi sono state aggiunte lepotenze necessarie per alimentare gli im-pianti di climatizzazione e le cucine. Per quanto riguarda invece il fabbisognotermico (raffrescamento) si sono presi abase gli indici di irraggiamento del singo-lo edificio considerando una certa pro-porzione tra superfici opache e traspa-renti. Si è considerata poi la dispersione incalore dovuta all’illuminazione e alla for-za motrice. In ultimo si è considerato uncerto grado di affollamento. Il tutto haportato a individuare un fabbisognocomplessivo per padiglione e quindi unacerta potenza elettrica per ottenere quelfabbisogno. In relazione a quanto sopra ealla distribuzione dei fabbricati si sono lo-calizzate le cabine elettriche principali, ali-mentate dal gestore A2A, e quindi le ca-bine elettriche secondarie e infine quelledi padiglione. Per la climatizzazione deipadiglioni viene distribuita acqua di con-densazione presa sia dal canale, sia daipozzi che serve per smaltire il calore pro-dotto dalle pompe. Acqua che viene resaal canale la prima e utilizzata ad uso igie-nico sanitario la seconda.

Quali infrastrutture avete proget-tato per erogare servizi wireless etrasmissione dati all'interno del-l'area espositiva?Una delle legacy che l’Esposizione Uni-versale del 2015 lascerà al territorio di Mi-lano è un’area fortemente infrastrut-turata dal punto di vista tecnologico.L’obiettivo è trasformare il sito espositivoin una Digital Smart City, che sia un mo-dello di sviluppo urbano all’avanguardia.In questo, la società Expo 2015 è sup-portata dal prezioso contributo di altredue aziende Global Partner: Telecom Ita-lia e Cisco. Grazie al loro contributo ExpoMilano 2015 sarà dotata di un sistema direti fisse, mobili e dati a banda larga e dinuova generazione. Saranno attivate so-luzioni ICT evolute, basate sul CloudComputing e tecnologie NFC, che per-

pratiche che ne permettono la soluzione;innovare con la ricerca, la tecnologia el’impresa l’intera filiera alimentare, permigliorare le caratteristiche nutritive deiprodotti, la loro conservazione e distribu-zione; educare a una corretta alimenta-zione per favorire nuovi stili di vita soprat-tutto per i bambini, gli adolescenti, i di-versamente abili e gli anziani; valorizzarela conoscenza delle “tradizioni alimenta-ri” come elementi culturali e etnici.Il tutto con un occhio di riguardo moltospeciale alla sostenibilità e, come vedre-mo nell’intervista che segue, alla ricerca disoluzioni intelligenti che assicurino il ri-spetto per l’ambiente e il mantenimentodei costi, degli sprechi e la riduzione delleemissioni.

Quali sono i progetti di reti intelli-genti e integrate previsti per l’EXPO?Per “illuminare” l’area che ospiterà ExpoMilano 2015 sarà realizzata una rete in-telligente ad hoc e verrà studiato un si-stema innovativo di illuminazione pubbli-ca. A occuparsene è Enel, Global Partnerdella manifestazione proprio per SmartEnergy e Lighting Solutions. In termini generali, possiamo dire che al-l’interno del sito dell’Esposizione Univer-sale ci sarà un centro di controllo compo-sto da micro-impianti alimentati da fontirinnovabili, saranno installate infrastrut-ture per ricaricare veicoli elettrici a dispo-sizione di operatori e visitatori ed è previ-sta una rete di illuminazione LED, a bas-sissimo impatto ambientale.

Come sono state stimate le potenzenecessarie al funzionamento dellarete elettrica e termica del sito espo-sitivo? Quali le ipotesi di distribu-zione?

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PRIMO PIANO: SMART GRID , UNA CASE-HISTORY

Il nostro Paese come sta affrontan-do il tema delle smart grid?Il nostro Paese è stato tra i primi adadottare i contatori intelligenti per lamisura dei consumi energetici pressol’utente (smart metering) che sono i“building block” delle smart grid, madopo un’installazione generalizzatanon ci si è mossi a sufficienza per valo-rizzare a pieno questa infrastruttura.Oggi esistono molte iniziative e proget-ti pilota sul territorio nazionale: daquella su grande scala in Molise, gui-data da Enel, ad altre molto più ridottesu scala locale, ad esempio quelle av-viate dal Distretto Green & High TechMonza Brianza, come il progetto smartgrid del comune di Sulbiate e il proget-to BUL (Banda Ultra Larga) del comunedi Concorezzo e Monza. Nel comune di Sulbiate, grazie al con-tributo di alcune aziende aderenti, si ècompiuta la realizzazione di un impian-to di illuminazione pubblica a bassoconsumo energetico e telecontrollatoche si può configurare come primo no-do di una ’smart grid’. Tale realizzazio-ne ha anche ricevuto il riconoscimento

”Award Ecohitech”, premio dedicatoalle tecnologie eco-sostenibili e rivoltoalle Pubbliche Amministrazioni. Invece,nei comuni di Concorezzo e Monza,l’obiettivo del progetto è stato dotareparte dell’area di riferimento del Di-stretto di un’installazione pilota di retedi accesso a Banda Ultra Larga (100+Mbps), facendo leva sulla presenza diaziende con eccellenze e competenzedi livello mondiale, che potrebbero rea-lizzare i sistemi di accensione della fibraottica e in qualche caso i contenuti, esulla presenza di utenze privilegiateche potrebbero testare tali infrastruttu-re e servizi.Il progetto è entrato nella fase esecuti-va e ci si aspetta “l’accensione” dell’ in-frastruttura in fibra ottica entro la pri-ma metà del 2014, portando così alleaziende la capability di comunicazioneall’avanguardia. Va inoltre segnalatocome il mercato delle tecnologie per lesmart communities in Italia ha sfioratoil miliardo di euro nel 2013, con un au-mento del 25% rispetto a quello del2012 (800 milioni di euro), in linea conla crescita Europea.

Intervista a Giacomo Piccini,Direttore Generale della

Fondazione Distretto Green& High Tech Monza Brianza

IL FUTURO ÈGIÀ ARRIVATO

IL BEL PAESE TRASMART GRID,SMART METERING E CLUSTER TECNOLOGICI

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LA FONDAZIONEDISTRETTO GREENAND HIGH TECHMONZA BRIANZAÈ stata costituita il 18 giugno 2008da Provincia di Milano (che da giu-gno 2009 ha passato le competen-ze alla provincia di Monza e Brian-za), dall’Associazione dei Comuniper il Distretto High Tech MilanoBrianza, da Confindustria Monza eBrianza e dalla Camera di Com-mercio, Industria, Artigianato eAgricoltura di Monza e Brianza. L’idea che guida la Fondazione e ilsuo agire è quella di rivitalizzare lacompetitività del Territorio, facen-do in modo che l’eccellenza sia dif-fusa e condivisa e che si creino lecondizioni perché il Territorio di-venti un terreno fertile per attrar-re o generare nuove imprese “te-chnology based” e professionalitàdi spicco. I settori di riferimentodel Distretto sono ENERGIA e ICT.

ENERGIA dalla riduzione deiconsumi alla promozione, sviluppoe utilizzo delle energie rinnovabili,fino alla produzione dei compo-nenti e mezzi per la generazione dienergia da fonti non fossili.

ICT (Information andCommunication Technology), nel-l’ambito della ricerca e sviluppo, pro-gettazione, manufacturing e imple-mentazione di prodotti che spazia-no dalla micro-elettronica ai sistemie servizi per le telecomunicazioni eper la gestione dell’informazione.

Quanti cluster tecnologici per smartcommunities ci sono in Italia? E inLombardia?Il MIUR - Ministero dell'Istruzione, Uni-versità e Ricerca (Decreto Direttoriale n.257/Ric. del 30.05.2012) - ha indicato9 aree prioritarie relative allo sviluppodi Cluster Tecnologici Nazionali, tra cui“Tecnologie per le Smart Communi-ties”. La Regione Lombardia ha indivi-duato in Fondazione Distretto Green &High Tech Monza Brianza l’ente cherappresenta per proprio conto il costi-tuendo Cluster Regionale nella gestio-ne del CTN “Tecnologie per le SmartCommunities” (CTN-TSC). Il Piano stra-tegico del CTN-TSC e i relativi progettisono stati approvati con Decreto MIURdel 17.12.2012 e nel 2013 il Cluster siè formalmente costituito in Consorzio.Il grande progetto strategico individua-to dal Distretto è quello di installare sulterritorio lombardo una comunitàsmart “pilota”, generata dalla conver-genza fra l’infrastruttura ICT e la com-petenza nel campo dell’Energia, speri-mentandone funzionamento e replica-bilità grazie alla modellizzazione del-l’interazione tra punti di generazione epunti di consumo, facendo leva sullapresenza di aziende leader nel settore esul coinvolgimento di istituzioni localiparticolarmente attente al tema. L’out-put atteso, oltre alla dotazione per ilterritorio e alla possibilità di replicare ilmodello, è la ricaduta industriale sulleaziende nell’ambito dei componenti eprodotti per la generazione di energiada fonte rinnovabile.

Di cosa si occupano i cluster tecno-logici regionali? Nel 2012 è stato intrapreso il percorsoper la costituzione del Cluster Regiona-le Tecnologie per le Smart Communi-ties; all’inizio del 2013 tale percorso haportato alla sottoscrizione di una lette-ra di intenti per la partecipazione al-l’Accordo di Partenariato per il ClusterRegionale sulle Smart Communities daparte di 107 potenziali partner interes-sati. Il Cluster sta lavorando sui seguen-ti temi: Efficienza energetica e sosteni-bilità ambientale, Sicurezza e monito-raggio del territorio, Mobilità, Salute -Patologie, Salute - Stili di vita, E-gover-

nment, Istruzione e Formazione, Cultu-ra e Turismo. Anche IMQ ha aderito aquesta importante iniziativa, in partico-lare nei sub-cluster Efficienza energeti-ca e sostenibilità ambientale e Mobilità.

Come funziona una rete intelligen-te per la distribuzione dell’energiaelettrica?Lo sviluppo e la diffusione delle infra-strutture informatiche di comunicazio-ne e le fonti rinnovabili avvicinano espesso fanno coincidere i luoghi di pro-duzione e di consumo dell’energia elet-trica. La rete elettrica, all’interno di unoscenario di questo tipo, è destinata gra-dualmente a doversi trasformare da re-te “passiva”, in cui l’elettricità sempli-cemente scorre dal luogo di produzio-ne a quello di consumo, a rete “attiva”e “intelligente” (smart grid appunto),capace di gestire e regolare più flussielettrici che viaggiano in maniera di-scontinua e bidirezionale. La realizza-zione della rete smart (o smart territo-ry) è di fatto la convergenza fra le atti-vità in area energetica e le attività inarea Information Technology (infra-strutturazione di rete e applicazioni in-telligenti di monitoraggio e gestionedelle informazioni energetiche).

Quali sono i vantaggi, le funzioni ei campi di applicazione di una smartgrid?L’utilizzo intelligente e la sincronizza-zione tra diverse fonti di energia e leutenze consentono di ottimizzare e ra-zionalizzare i consumi e le fonti di ap-provvigionamento inducendo un ri-sparmio e un aumento dell’efficienzadi tutto il sistema paese.

È pensabile un’estensione dellasmart grid a tutto il territorio italia-no prima o poi?La mia opinione è che questo debba es-sere l’obiettivo ultimo. Ovviamente itempi per il raggiungimento dell’obiet-tivo finale saranno lunghi ma la dire-zione in cui si stanno muovendo la pro-duzione di energia e l’infrastruttura ICTsono tali da far ritenere che ci sarannosicuramente le tecnologie per raggiun-gere l’obiettivo e che sarà interesse delsistema paese raggiungerlo. z

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IMQ NOTIZIE n. 99

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI

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INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI:

L’UNIONE EUROPEA PASSA ANCHE

DALLE AUTOSTRADE

Viaggiare da Napoli a Trento nonstop, transitando attraverso unabarriera all’ingresso dell’auto-

strada per poi pagare l’importo dovutosolo arrivati a destinazione. Semplice,no? In realtà comodo, ma certo nonsemplice, perché dietro a questo servi-zio, possibile in Italia grazie a un accor-do del 1992 tra le varie concessionarieautostradali, e grazie ai servizi di pe-

daggio elettronico successivamente in-seriti quale il Telepass, vi sono numero-se problematiche di tipo tecnico e al-trettante di tipo gestionale. Requisito indispensabile affinché que-sto sistema funzioni è, ancora una vol-ta, quello dell’interoperabilità. Ben ge-stito in Italia, che è uno dei paesi piùavanzati per quanto riguarda l’intero-perabilità in ambito autostradale, in

corso d’opera a livello Europeo. Conancora molte possibilità di ulteriore svi-luppo.Per saperne di più ci siamo rivolti al-l’ing. Maurizio Rotondo e al dott. Pao-lo Giorgi, chiedendo anzitutto di defi-nire il termine interoperabilità applica-to ai trasporti, ma anche di offrire unapanoramica dello stato dell’arte e deiprogetti in corso, in Europa e in Italia.

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Intervista a Maurizio Rotondo,International Policy Advisor di AISCAT(Associazione Italiana SocietàConcessionarie Autostrade e Trafori)

Può definire l’interoperabilità nelsettore dei trasporti!e quali sonole possibili ricadute sullo sviluppoeconomico dei paesi della UE?L’interoperabilità dei sistemi di paga-mento, in particolare per i trasportistradali, è un tema caldo per le Autori-tà europee, soprattutto da quando ilMercato Unico ha portato una crescitaesponenziale del traffico attraverso lefrontiere nazionali.Prima che il tema salisse alla ribalta eu-ropea, sulla scia dell’evoluzione dei si-stemi di pagamento elettronici, i gesto-ri autostradali avevano dovuto trovareda sé delle soluzioni, come l’accetta-zione alle stazioni di pedaggio di tuttele valute europee e, in tempi più recen-ti, l’accettazione come titolo di paga-mento di tutte le principali carte di cre-dito. Il progressivo diffondersi dei siste-mi di pagamento elettronico senza ar-resto del veicolo (il Telepass è l’esempiopiù evidente e anche commercialmen-te più avanzato in Europa) ha portatol’esigenza di cercare di rendere questesoluzioni mutuamente “interoperabi-li”, quindi utilizzabili in maniera traspa-rente nelle varie nazioni europee. Que-sto processo non è però semplice, per-ché implica problemi tecnologici, com-merciali, di security di transazioni fi-nanziarie e del soddisfacimento degliobblighi legali dei gestori di infrastrut-ture a pedaggio nei confronti dello Sta-to. L’Europa ha voluto definire l’intero-perabilità nei pagamenti dei pedaggiuna priorità per rendere più facile la cir-colazione delle merci. Questo obiettivova però valutato anche alla luce dellacomplessità dell’ottenimento dell’inte-roperabilità, in particolare della sua so-stenibilità finanziaria, perché l’attiva-zione di un circuito di pagamento pan-europeo implica dei costi, in particola-re all’avvio, che si stanno dimostrando

difficili da sostene-re.In definitiva, se sa-rà possibile giun-gere all’interope-rabilità del paga-mento dei pedaggistradali, ne potranno deriva-re vantaggi in termini di: semplifi-cazione del mercato dell’autotraspor-to; rafforzamento di società europeeche lavorano nel settore come eroga-tori di servizi, come produttori di appa-rati, come certificatori di sistemi e pro-cessi (con una rafforzata potenzialitàquindi di esportare queste loro capaci-tà anche oltre le frontiere UE); minoreincidenza dei tentativi di evasione delpagamento dei pedaggi; creazione diprofessionalità specifiche. Vantaggiimportanti, senza dubbio, per ottenerei quali è però necessario percorrere uniter non banale, che implica costi e vin-coli che gli attori coinvolti stanno valu-tando proprio in questo periodo conestrema attenzione.

A che punto è l’interoperabilità deitrasporti europei?L’interoperabilità nel pagamento deipedaggi in Europa è in una fase crucia-le nella quale, definito il quadro di rife-rimento (tecnologie, procedure, ecc.),si stanno valutando le ricadute pratichedelle determinazioni prese.Al momento, esistono modalità di inte-roperabilità tra alcuni paesi, assicurateda intermediari finanziari e tecnologiciche permettono al cliente di percorrerecol suo veicolo diverse reti, utilizzandosempre lo stesso contratto di paga-mento. Queste soluzioni si stanno pro-gressivamente estendendo; va peròdetto che l’attivazione di un mercatonuovo, con caratteristiche di coperturacontinentale che nessun altro mercato

possiede, pone pro-blemi particolari, che, ol-tretutto, si incrociano con la profondacrisi finanziaria globale in atto.Molti operatori di autotrasporto euro-pei usufruiscono già oggi di efficaci ser-vizi di interoperabilità, sicuramenteperfettibili, ma che rispetto allo scena-rio degli anni ’90 costituiscono unenorme passo avanti. Si può quindi di-re che l’interoperabilità è in evoluzione,compatibilmente con le difficoltà con-giunturali, e che sta contribuendo giàora a creare efficienza nel mercato eu-ropeo dei trasporti.

Può farci una panoramica deltelepedaggio europeo?!Innanzitutto, distinguiamo il telepe-daggio delle società concessionarie au-tostradali dal telepedaggio su reti pub-bliche, già attivo o pianificato, che siappoggia sulla localizzazione satellita-re.Nel primo caso, le società concessiona-rie autostradali costruiscono e gesti-scono autostrade senza oneri per lostato e si ripagano con i proventi delpedaggio; è questo il caso ad esempiodi Italia, Francia, Spagna, Portogallo,Grecia, ma anche di Regno Unito, Ir-landa, Croazia, Danimarca ecc. In que-

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sti paesi, il pedaggio viene general-mente applicato a tutte le categorie diveicoli, e il telepedaggio vede dei pic-coli e semplici apparati di bordo che co-municano su una frequenza prefissata(5,8GHz), con le antenne predispostesulle corsie di pagamento o, dove nonè necessariamente prevista la canaliz-zazione per il pagamento, su portali so-vrastanti la strada. Si tratta di una tec-nologia consolidata e affidabile che,coadiuvata da sensori e telecamere, of-fre la necessaria affidabilità alle societàconcessionarie. Per quanto riguarda il secondo filone,gli apparati di bordo sono più comples-si e costosi e possono esserci diverse va-rianti: ad esempio, pensiamo al pedag-gio che in Germania viene richiesto aisoli mezzi pesanti; al sistema francesedi esazione di una “tassa stradale”,non di un pedaggio in questo caso, sul-

le autostrade “pubbliche” (cioè non inconcessione); al sistema pianificato inBelgio. Il telepedaggio satellitare ap-pare più adatto a reti stradali non pro-gettate originariamente per il pedag-gio, ad esempio con un numero mol-to elevato di entrate e uscite che sa-rebbero difficili da attrezzare. Per con-tro, però, il costo degli apparati, lacomplessità del sistema centrale di ge-stione, la difficoltà di monitorare inmaniera sistematica i tentativi di eva-sione rendono problematica l’adozio-ne di questi sistemi dove sia richiestala certezza della riscossione del dovu-to (come nelle concessioni) e la suaapplicazione a tutte le categorie di vei-coli. Fa un po’ storia a sé la Svizzera,che utilizza un sistema misto, nel qua-le la localizzazione satellitare ha unruolo di controllo, mentre il pedaggioè commisurato alla distanza percorsa,

effettivamente misurata da un conta-chilometri.Questo scenario aiuta a capire lacomplessa sfida dell’interoperabilità,che deve fungere da ponte tra tecno-logie, obiettivi e sistemi tra loro mol-to differenti.

Quali sono i principali progetti incorso in Europa?Per superare i problemi insiti nel com-pito di “cucire” la tela prodotta dai di-versi paesi, dalle diverse tecnologie edai diversi sistemi, le autorità europeehanno voluto stimolare la cooperazio-ne tra i differenti attori in gioco.In risposta a un bando pubblicato al-l’inizio del 2013 si è formato un con-sorzio, nel quale sono rappresentatiItalia, Francia, Spagna, Austria, Dani-marca, Germania, Polonia e Svizzera. Ilprogetto si propone di definire, sulla

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI

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Per superare i problemi insiti nel difficile compito

di “cucire” la tela prodotta dai diversi paesi, dalle diversetecnologie e dai diversi sistemi, le autorità europee hanno voluto

stimolare la cooperazione tra i differenti attori in gioco.

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base di una dettagliata analisi prelimi-nare della situazione esistente, proce-dure e regole condivise tra gli attori,che permettano di minimizzare le inef-ficienze di sistema e quindi di ottimiz-zare i costi di impianto e di gestionedello European Electronic Tolling Servi-ce (EETS). Si tratta del progetto chia-mato REETS, cioè Regional EETS. EETSè il servizio definito nei suoi principifondamentali dalla Direttiva2004/52/CE e dalla Decisione2009/750/CE, servizio che tutti i paesieuropei che vogliano applicare un si-stema di telepedaggio sono obbligati agarantire. Tra i compiti del progetto RE-ETS c’è quello di definire adeguate pro-cedure di certificazione dei sistemi,quindi di controllo della conformità deicomponenti del sistema, e di definirechiare procedure per la verifica dellaidoneità all’uso di questi componenti,

settori nei quali la Direttiva e la Decisio-ne prevedono un ruolo per OrganismiNotificati.

Qual è il futuro delle autostradeeuropee?Dopo una fase storica nella quale le au-torità europee hanno considerato qua-si un disvalore il ruolo giocato dalle au-tostrade europee nel panorama dei tra-sporti nel nostro continente, alcuneconsiderazioni più pacate stanno per-mettendo di inquadrare meglio il ruolodelle principali modalità di trasporto(strada, ferrovia, acqua), andando quin-di oltre una visione incentrata sul duali-smo strada-ferrovia e analizzando il si-stema dei trasporti nel suo complesso.Certo, le ristrettezze dei bilanci pubbli-ci e la difficile congiuntura in corso fan-no sì che la semplice gestione di una re-te estesa come quella transeuropea ri-

chieda ingenti risorse. Si consideri poiche una non trascurabile parte di que-sta rete, nei paesi di più recente acces-so, deve essere ancora realizzata, op-pure ammodernata.Il pedaggio sembra essere una delleprincipali risorse che potrebbero per-mettere, in maniera equa, evitando dipesare sulla fiscalità generale, di supe-rare questi ostacoli. Il telepedaggio el’interoperabilità sono elementi fonda-mentali di questo quadro. L’interopera-bilità richiede però, come accennato inprecedenza, l’istituzione di relazionicommerciali nuove, che presentanoanch’esse alcune difficoltà. I prossimianni riveleranno in quale misura questedifficoltà possano essere superate e inquale orizzonte temporale l’implemen-tazione dell’interoperabilità delle esa-zioni dei pedaggi in Europa potrà esse-re ottenuta. z

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Come definisce l’interoperabilitànel settore dei trasporti e quali so-no le ricadute sullo sviluppo econo-mico dei paesi dell’Unione?Per definire l’interoperabilità distingue-rei due fattori: uno tecnico e uno ge-stionale. Spesso, infatti, si consideral’interoperabilità come un qualcosa le-gato alla tecnologia, ma poi ci si accor-ge che il fattore preponderante riguar-da la parte gestionale. Fino a quandonon si sono chiariti alcuni aspetti istitu-zionali, gestionali, ma anche politici,l’interoperabilità, probabilmente, nongiungerà mai a conclusione. L’Italia è uno dei paesi più avanzati perquanto riguarda l’interoperabilità inambito autostradale perché le societàconcessionarie italiane, già dal 1992,gestiscono uno scenario “condiviso”.Se si viaggia sulla rete autostradale ita-liana, infatti, non ci si accorge di passa-re attraverso concessionarie diverseperché il pagamento avviene solamen-te in un punto, cioè all’uscita. Questoperché nell’accordo siglato nel 1992sono stati stabiliti i comportamenti chetutte le società devono tenere in modotale da far sembrare all’utente di averattraversato un terreno gestito da unasola concessionaria. In ambito europeo il discorso è diversoperché gli sviluppi che i paesi europeihanno avuto sono legati a tecnologiesimili ma non compatibili con la tecno-logia italiana. Si sta lentamente cercan-do di uniformare la parte strettamentetecnologica, ma ci si sta accorgendoche lo scoglio più grosso riguarda laparte gestionale: infatti, ad esempio,distinguere se il pedaggio è una tassaoppure un pay per use vuol dire affron-tare la problematica in maniera com-pletamente diversa.

A che punto è l’interoperabilità deitrasporti italiani?Se ci riferiamo all’ITS (Intelligence Tran-sportation system) che comprende tut-te le tipologie di trasporto come il tra-sporto su acqua, il trasporto aereo e

quello ferroviario, rispondo da uten-te e, onestamente, ritengo che la si-tuazione sia abbastanza critica, per-ché i vari settori risultano a compar-

timenti stagni, con bassa interazione.Se restringiamo il campo alle autostra-de, come già detto, l’Italia è invece unodei paesi più avanzati da questo puntodi vista.

In che modo la legislazione italianaha recepito le Direttive europee cheriguardano l’interoperabilità deitrasporti?In maniera formale, la legislazione ita-liana ha recepito normalmente le Diret-tive e le Decisioni europee sull’intero-perabilità. Le Direttive devono far par-te di una legge quadro nazionale, men-tre le Decisioni entrano in vigore appe-na pubblicate dal parlamento europeodi Bruxelles. Ad esempio la Direttiva2004/52, che istituisce il servizio euro-peo di tele pedaggio, è stata recepita inlegge, in Italia, nel Novembre 2005,mentre la Decisione relativa a questaDirettiva, che contiene tutti i parametririspetto ai quali si deve effettuare l’in-teroperabilità, tra cui la parte tecnolo-gica, è entrata in azione nel 2009. Tut-tavia, un conto è recepire Direttive eDecisioni a livello di legislazione e un al-tro è recepirle a livello operativo. Daquesto punto di vista siamo ancora auno stadio in cui si sta prendendo co-scienza di quello che probabilmente sa-rà il nuovo sistema di trasporti auto-stradali in Europa.

Secondo lei qual è il futuro delle au-tostrade italiane?Anche qui possiamo fare un distinguo.Le nuove generazioni di autostradenon sono sempre legate al sistema diconcessione, poiché la concessione diun comparto autostradale non è l’uni-ca tipologia di gestione. Ad esempio, inGermania il proprietario delle strade èil ministero, che riscuote direttamenteil pedaggio come primo attore tramiteuna società con la quale ha stipulato uncontratto. Mentre, nei paesi dell’Euro-pa del sud come Francia, Spagna e Ita-lia da anni è in vigore il regime di con-cessione; quindi, lo Stato, attraverso unente concedente (fino a pochi anni fa

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Intervista a Paolo Giorgi,Technical Advisor di AISCAT (AssociazioneItaliana SocietàConcessionarie Autostrade e Trafori)

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ANAS, oggi il Ministero Infrastrutture eTrasporti) consente per lunghi periodila gestione di un tratto autostradale asocietà private. Queste sono obbligatea riscuotere il pedaggio seguendo cer-te regole e quindi rifondendo il mini-stero secondo alcuni parametri stabili-ti. È un regime che continuerà a vigereancora per un po’ di tempo, nonostan-te gli scenari si stiano evolvendo. Adesempio, dalle attuali infrastruttureche prevedono piste canalizzate, che sitrovano all’uscita nelle nostre stazioni,e che si differenziano per la modalità dipagamento (contanti, carte), ci trove-remo a passare attraverso un unicoportale sotto il quale, tramite un dispo-sitivo simile al Telepass, riusciremo apagare il pedaggio indipendentementedal numero e dalla velocità delle auto intransito. Quello che vedo è un miglio-ramento dal punto di vista tecnologicoe un’uniformità procedurale che in fu-turo (tra 5-10 anni) potrà consentire al-l’utente di viaggiare in tutta Europasenza interruzioni, rapportandosi ad

un unico referente com-merciale con il quale si siasottoscritto il contratto diservizio. Questo è l’obiet-tivo prossimo da raggiun-gere da parte della Com-missione europea.

Vuole aggiungere qualcos’altro aproposito? Vorrei precisare qualcosa sulla tecnolo-gia che modificherà il panorama neiprossimi anni. In Italia siamo abituati avedere il pagamento dinamico del pe-daggio con tecnologia a corto raggio(funzionamento del Telepass), mal’evoluzione sta andando verso sistemibasati su tecnologia satellitare. Quindi,in futuro, si avranno sistemi autonomiin grado di autocalcolare il percorso equindi stabilire il pagamento effettua-to nei confronti dell’ente che riscuote ilpedaggio. Questo vuol dire che proba-bilmente, tra qualche tempo, anche inItalia le strade statali potranno esseremesse a pedaggio e, grazie a questi si-stemi georeferenziati, si potrà capirequali saranno i percorsi effettuati dalveicolo limitando l’installazione di co-stose infrastrutture lato strada. z

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In futuro si avranno sistemi autonomi in grado di autocalcolare

il percorso e quindi stabilire il pagamento effettuato nei confronti

dell’ente che riscuote il pedaggio.

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IL “ROAMING” DELLE AUTOSTRADE

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tri al Fornitore del Servizio per l’adde-bito esigibile all’utente.Nei Paesi del centro-nord europeo èpiù diffusa la tecnologia GNSS (adesempio in Germania e nei Paesi Scan-dinavi); questi sistemi rilevano la posi-zione dei veicoli attraverso ricevitoriGPS integrati nei dispositivi di bordo;l’invio delle informazioni di transitonelle tratte soggette al pagamento diun pedaggio avviene tramite ricetra-smettitori GSM/GPRS, ma il protocol-lo utilizzato è di esclusiva responsabi-lità del Fornitore di Servizio ed è esclu-so dal contesto di interoperabilità pre-sentato. I sistemi GNSS hanno il van-taggio evidente della semplicità ope-rativa, ma presentano numerose pro-blematiche prestazionali (difficoltà diricezione dei segnali satellitari, oscu-ramento causato da edifici, ecc.); ne-cessitano perciò di infrastrutture disupporto per garantire la corretta fun-zionalità.In Italia è stato adottato un sistemaDSRC semplificato rispetto all’equiva-lente europeo, a scapito di alcune li-mitazioni che tuttavia non ne pregiu-dicano il corretto funzionamento; es-so fa riferimento alla norma ETSI ES200 674-1 (non armonizzata).

IDONEITÀ ALL’USOOltre che la conformità a determinate

specifiche tecniche,un Servizio Europeodi Telepedaggio de-ve garantire la pie-na interoperabilità,ovvero l’idoneitàall’uso. Per rag-giungere questo

obiettivo, tutte le entitàinteressate sono co-responsabili. Ciòsignifica che, singolarmente, un Forni-tore del Servizio o un Fornitore di Tec-nologia non potranno mai dimostrarel’idoneità all’uso degli apparecchiadottati, così come un Esattore del Pe-daggio non potrà mai qualificare le

proprie infrastrutture individualmen-te. A ciò si aggiunga il fatto che al mo-mento non esistono norme o legisla-zioni europee che stabiliscono gli at-tributi di idoneità all’uso necessari e irelativi criteri di verifica. L’evidente as-senza del legislatore nel contesto diuno scenario così complesso e tutt’al-tro che armonizzato, si pone dunquecome il vero nodo da sciogliere. È purvero che in questi anni la tecnologiaha già risolto buona parte dei vincolitecnici esistenti e come la politica stialentamente spianando il campo perfacilitare il processo d’integrazionedei sistemi; ma il vero problema è e ri-mane quello dell’assenza di un vera epropria business intelligence globalein Europa. A semplificare la situazione, si pongo-no tuttavia gli Enti Notificati che, invirtù del proprio ruolo, hanno la facol-tà e la capacità di intervenire per la va-lutazione di idoneità all’uso dei com-ponenti di interoperabilità del S.E.T.Questo è sicuramente un punto di for-za strategico per tutti i soggetti inte-ressati, siano essi esattori di pedaggio,fornitori di servizio o di tecnologia. In-fatti l’approccio metodico e neutraleoperato da un Ente Notificato qualifi-cato consente il superamento dellacarenza legislativa esistente attraver-so l’attuazione di procedure prepostealla verifica d’interoperabilità dei si-stemi.Ne è un interessante esempio il casodell’Italia, in cui l’Associazione cheriunisce tutti i Concessionari di Auto-strade e Trafori (AISCAT) ha predispo-sto un atto ufficiale nel quale sonopubblicate le procedure di certifica-zione dei sistemi S.E.T., sia attuali chedi futura attuazione nel comparto ita-liano. Per elaborare parte di questodocumento l’Associazione si è avvalsadel supporto tecnico/normativo del-l’Ente Notificato nazionale IMQ, il se-condo ente a livello europeo notifica-to per le verifiche su dispositivi e siste-mi incorporati nei sistemi S.E.T. z

Ovvero viaggiare in tutta Euro-pa, passando d’autostrada adautostrada, pagando quanto

dovuto grazie a un solo apparato dibordo certificato in tutti i Paesi UE, sul-la base di un unico contratto stipulatocon un fornitore del servizio. È questain sintesi il bello del S.E.T. il ServizioEuropeo di Telepedaggio. Una realtàche avrebbe dovuto essere già attiva afine 2012, ma che sulla strada ha tro-vato qualche intoppo. E d’altronde, gliostacoli da superare non sono di pococonto. Le politiche nazionali adottatedai diversi Paesi membri, in questi an-ni hanno infatti prodotto sviluppi assaidivergenti che hanno portato alla dif-fusione di infrastrutture sostanzial-mente incompatibili tra loro. E ancoroggi, nonostante molto si sia fatto,tutti i sistemi operanti in Europa nonsono interoperabili tra loro, dal mo-mento che utilizzando protocolli di co-municazione differenti.

LE DIVERSE TECNOLOGIEGli attuali sistemi di telepedaggio pre-senti nell’Unione europea sono basatiprincipalmente sulla tecnologia a cor-to raggio DSRC nella quale un appa-rato mobile OBU (On Board Unit) co-munica con le infrastrutture di terra alpassaggio del veicolo dell’utente at-traverso i cosiddetti “portali”, chepossono essere a flussoincanalato (come in Ita-lia) oppure libero (free-flow multi-lane). I por-tali sono costituiti dastrutture che integranoapparecchi denominatiRSU (Road Side Units), ingrado di comunicare con gli OBU intransito, e da opportuni sistemi di ge-stione che inviano i dati delle transa-zioni ai centri di elaborazione del-l’Esattore del Pedaggio. Quest’ultimo,verificata l’attendibilità delle informa-zioni ricevute, invia i necessari riscon-

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LA PERLAITALIANADELL’INFOMOBILITÀ

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI - CASE HISTORY

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Non solo Mole Antonelliana, nonsolo Olimpiadi Invernali del2006, non solo Juventus, rile-

vanza storica, gianduiotti e polo gastro-nomico. Forse, infatti, non tutti sannoche la città di Torino, e tutta la regionePiemonte, rappresentano un’eccellen-za nel settore dell’infomobilità euro-pea. Questo succede da quando, nel1992, è nata la società 5T, il cui obietti-vo è migliorare le condizioni del trafficourbano e interurbano fornendo dei ser-vizi informativi precisi e puntuali ai cit-tadini e ai veicoli in viaggio.Ma se da un lato l’infomobilità del Pie-monte e del suo capoluogo rappresen-ta un modello da imitare per tante re-gioni italiane (e non solo), dall’altro la-to, come si evince dall’intervista che se-gue, l’innovazione non è mai abba-stanza. E la strada per l’integrazionedei sistemi di infomobilità a livello na-zionale è ancora lunga, seppur sempreauspicabile e di forte interesse attuale.

Quali sono gli obiettivi del vostrolavoro?La nostra priorità è erogare servizi di

pubblica utilità efficienti ed efficaci. Sipensi ai servizi di infomobilità che, so-prattutto in caso di incidente stradale,devono fornire informazione tempesti-ve e precise ai cittadini.La stessa importanza la rivestono la ge-stione dei sistemi di enforcement: laZTL, che a Torino chiude completa-mente tutto il centro, e che si basa suuna tecnologia in grado di riconoscerele targhe dei veicoli in ingresso. O, an-cora, i sistemi di controllo della veloci-tà posti opportunamente in prossimitàdelle uscite delle tangenziali al fine diaumentare la sicurezza stradale.

In cosa consiste il progetto BIP?Il progetto BIP (Biglietto Integrato Pie-monte) prevede l’adozione di un siste-ma di bigliettazione elettronica unicoper tutta la regione, grazie all’utilizzo diuna smart-card a microchip, che fun-ziona con una tecnologia di tipo con-tactless. La smart-card consente agli utenti diviaggiare con un solo titolo di viaggio

A TORINO, MA IN GENERALEIN TUTTO IL PIEMONTE,

LA MOBILITÀ SI STA MUOVENDO A GRANDE

VELOCITÀ. GRAZIE AI PROGETTI DI

SCAMBIO DI INFORMAZIONI SUL TRAFFICO, I SERVIZI DISUPPORTO AI CITTADINI, I

PROGETTI DI MONITORAGGIO E INTEROPERABILITÀ DEITRASPORTI. IL TUTTO IN

UN PERCORSO CHE VEDE LAREGIONE PIEMONTE

CENTRO DI ECCELLENZADELL’INFOMOBILITÀ.

Intervista a Fabrizio Arneodo,

ITS Design & Development Manager

della società 5T

5T è una società privata a to-tale partecipazione pubblicache progetta, realizza e gesti-sce sistemi ITS (IntelligentTransport Systems) e di info-mobilità, ponendosi al serviziodel trasporto collettivo e indi-viduale a livello urbano e re-gionale.5T gestisce storicamente lacentrale operativa di monito-raggio del traffico dell’areametropolitana torinese, inte-

grata con il sistema di monito-raggio dei mezzi del trasportopubblico locale, con l’obiettivodi migliorare la fluidità deltraffico e le prestazioni del tra-sporto pubblico.A livello regionale, stanno en-trando in fase di pre-eserciziol’estensione a livello regionaledel sistema di monitoraggiodel traffico (TOC) e il progettodi bigliettazione elettronica(BIP).

ZTL

indipendentemente dall’azienda tra-sporti con la quale ci si sposta (Trenita-lia compresa). Questo è possibile per-ché abbiamo creato un sistema intero-perabile che sfrutta una tecnologia ba-sata su un protocollo di comunicazionestandard. Grazie alla tecnologia con-tactless (il cui nome è Calipso), lasmart-card riesce a comunicare con leobliteratrici a bordo di tutti i mezzi, nelrispetto di tutti i canoni di sicurezza in-formatica e nel rispetto della privacydei passeggeri.Un altro aspetto importante del pro-getto BIP è il “back office”, ossia la rac-colta di tutti i dati di validazione prove-nienti dai singoli veicoli del trasporto

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pubblico. Questi dati sono raccolti daotto consorzi a livello centrale (ossiapresso il CCA, il Centro di ControlloAziendale) e dal CSR BIP (il Centro diSupervisione Regionale), realizzato egestito da 5T.La raccolta dei dati di validazione av-viene sulla base del protocollo BIPEx,opportunamente progettato da 5T, co-me declinazione del protocollo stan-dard europeo NeTEx, sviluppato nei ta-voli di lavoro del CEN TC278.Il progetto BIP è sicuramente strategicoper la nostra regione; basti pensare cheriguarda ben 100 aziende, più di 3.000bus, oltre 15.000 fermate e 400 stazio-ni ferroviarie.

Vi occupate di trasporti, parcheg-gi, traffico; quale di questi settoriè più problematico?Dal punto di vista gestionale, l’aspettopiù problematico è l’infomobilità, dun-que tutte le informazioni che riguarda-no il trasporto pubblico e il trasportoprivato dei cittadini.Diamo questo tipo di informazioni tra-mite i pannelli distribuiti in città, pan-nelli che devono essere aggiornati inmodo preciso e tempestivo. Questoimplica che i nostri sistemi devonosempre essere efficienti e sotto con-trollo. Faccio un esempio: proprio di recente,a Torino, un tram ha deragliato, com-

portando il blocco dell’intera linea enotevoli disagi al traffico urbano. Inquesto caso, come in molti altri, è sta-ta fondamentale la comunicazionecon le forze dell’ordine e con l’aziendadei trasporti pubblici interessata.Dalla nostra parte, oggi, abbiamo deisistemi di previsione del traffico moltoefficienti, la cui tecnologia si basa sul-l’utilizzo di modelli matematici cherealizzano delle particolari funzioni eu-ristiche e sulla base delle misure di traf-fico provenienti da sensori installatidiffusamente per le strade della città,permettono di suggerire percorsi alter-nativi in caso di incidente o di preve-dere i momenti di congestione.

Come si è sviluppata l’infomobili-tà in Piemonte e in Italia?Per rispondere cito i l progettoS.I.MO.NE (Sistema Innovativo per lagestione della Mobilità nelle aree me-tropolitane), che si è concluso un paiodi anni fa. Finanziato dal Dipartimentodegli Affari Regionali e da alcuni entilocali, il progetto aveva come obiettivoprincipale quello della creazione di unsistema di infomobilità nazionale.S.I.MO.NE riguardava quattro città (Bo-logna, Cagliari, Firenze, Genova), coor-dinate da Torino, in tale progetto si èrealizzata un’architettura per i servizi diinfomobilità che utilizza protocollistandard europei di trasferimento dati

quali DATEX e DATEX 2. Cito anche ilsito www.muoversinpiemonte.it,che riporta lo stato del traffico in tuttala regione Piemonte del quale presto svi-lupperemo una App per smartphone.Allontanandoci dal Piemonte, le princi-pali realtà sono Muoversi in Campania,il servizio di calcolo del percorso gesti-to dall’azienda dei trasporti pubbliciATAC di Roma, Infoblu e Octo Telema-tics. Non posso non citare il CIISS Viag-giare Informati, al quale noi forniamoinformazioni dettagliate e in temporeale sulla mobilità della città di Torino.

Se ci spostiamo in Europa, qualipaesi sono più efficienti e avanza-ti in termini di infomobilità?Sicuramente la Germania, paese mol-to attento al tema dell’infomobilità eche partecipa attivamente ai gruppi distandardizzazione europei. Impossibi-le non citare Bayern Info, il sistemache fornisce sia informazioni sul traf-fico e sia il servizio di calcolo del per-corso.Cito anche il sistema di calcolo delpercorso della regione di Vienna equello del traffico ferroviario austria-co.Un altro esempio degno di nota èTransport for London che, oltre al cal-colo del percorso, fornisce informa-zioni sullo stato del trasporto pubbli-co e privato.

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI - CASE HISTORY

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LE TAPPE FONDAMENTALINELLA STORIA DI 5T

Quali innovazioni immagina nell’in-fomobilità del futuro (sicurezza, in-formazioni, intrattenimento)?Uno dei nostri obiettivi per il futuro èla realizzazione di un calcolo del per-corso intermodale del Piemonte, ossiala possibilità di calcolare il percorso ditutta la regione, sia per il trasporto pri-vato che collettivo. Entro la metà del2015, inoltre, vorremmo riuscire aestendere i servizi di infomobilità a tut-ta la regione, non solo alla provincia diTorino. In generale, la tendenza del fu-turo sarà integrare l’ingegneria dei tra-sporti e la geomatica (disciplina cheraccoglie ed elabora informazioni ca-ratterizzate da una posizione in unprescelto sistema di riferimento). Que-sta integrazione, che è già in fase di

1992 Nasce il consorzio 5T nell’ambito del progetto europeo Quartet,che riguarda quattro città: Torino, Birmingham, Atene e Stoccarda.

2000 5T diventa una società consortile, che prevede il contributodi alcune aziende private (ATM, AEM, FIAT, CSST, Mizar).

2006 In occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino, 5T estendeil monitoraggio dall’area urbana a quella metropolitana.

2008 5T diventa una s.r.l. a completa partecipazione pubblica.

studio anche negli USA e in Asia, siconcretizza nella capacità di usare iveicoli come sensori mobili che posso-no essere intercettati e che possonopersino comunicare tra loro in situa-zioni di rischio (ad esempio tecnologieV2V e V2X). Fondamentale è anche lacomunicazione con le infrastruttureche devono fornire informazioni preci-se sulla posizione del veicolo.Infine, in futuro potremo forse parlaredi eCall: la capacità del veicolo di atti-vare una chiamata di emergenza in ca-so di impatto. Per riuscire in questo in-tento bisognerà disporre un numerounico per le chiamate (112), un nume-ro condiviso a livello europeo, e quindisi dovrà andare incontro a esigenze or-ganizzative oltre che tecnologiche. z

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI SOSTENIBILI

MERCI IN VIAGGIO DALLA TURCHIAAL CUORE DELL’EUROPAL’INTEROPERABILITÀ TRA VETTORI DI TRASPORTO A SERVIZIO DELL’EFFICIENZA ECOSOSTENIBILE.

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Èun collegamento!pulito,!innovati-vo e produttivo quello mare-ferro-via-strada che collega la Turchia al

cuore dell’Europa, passando per il por-to di Trieste la cui posizione risulta stra-tegica!per i flussi tra Europa e MedioOriente. Il sistema di!!trasporto integra-to costruito sulla combinazione di mez-zi diversi risulta sempre concettualmen-te nuovo e capace di fornire impulso al-le risorse del trasporto marittimo e!!aquelle del sistema ferroviario. La retegeografica essenziale sulla quale corro-no elevati e consolidati volumi di traffi-co merci parte dalla Turchia. Da Instan-bul o più precisamente dagli scali diPendik e di Haidarpasha (sul versanteasiatico) e di Ambarli sulla sponda eu-ropea,!o più a sud dall’anatolica Mer-sin!partono settimanalmente più diquindici traghetti. Altre navi si muovo-no sulla rotta con Cesme, il porto diSmirne (Izmir). Ad!accoglierli a Trieste cisono tre terminal dedicati dove opera-no la!Europa Multipurpose Terminals diParisi Group, Enrico Samer!agente e ter-minalista e TIMT. Il volume di merci è ta-le!che!lo scalo si posiziona al primo po-

sto nel Mediterraneo e terzo nel mon-do per il traffico di “Ro-Ro” (Roll-on/Roll-off: traghetti per carichi su ruo-ta) internazionale. Le unità di carico nelcorso del trasporto non vengono maiaperte tranne che alla consegna o perispezioni doganali. A Trieste dal marevengono trasferite su rotaia e in trenoin ventiquattro ore raggiungono l’Au-stria o!Colonia,!Ludwigshafen!e altriterminal in Germania, in Lussemburgoe in Repubblica Ceca. Il terzo vettore èla!gomma. Il carico viaggia!su!strada edal cuore teutonico dell’Europa arriva adestinazione in!Benelux, Francia, Re-gno Unito, Svizzera, Danimarca, Irlan-da, Spagna e altri paesi. L’utilizzo este-so di modi di trasporto più efficienti incombinazioni multimodali nonché l’ap-plicazione capillare di tecnologie avan-zate e di infrastrutture per la fornituradi combustibili puliti porta a una!signi-ficativa riduzione dei chilometri per-corsi da origine a destino:2000 km nella combi-nazione nave - tre-no - camion, ri-spetto ai 7000km circa!per-corsi in passa-to su stra-da.!Significa-tivo! conse-guentemen-te è! l’abbatti-mento delleemissioni inqui-nanti.!Nel triennio2010-2012 sono sta-

Intervista al dott. FrancescoStanislao Parisi, consoleonorario di Svezia, Presidente e Amministratoredelegato della Casa diSpedizioni Francesco Parisi

ti “!risparmiati” al nostro ambiente ol-tre 170mila milioni di chilogrammi!diCO2. I traffici dopo un periodo di crisidovuto alla difficile congiuntura econo-mica e alla conseguente flessione deiconsumi è in ripresa. La Ekol Logistics,società di logistica turca che cresce piùvelocemente in Europa, continua ad in-vestire senza rallentamenti. Con i suoicentri di distribuzione (oltre 400.000metri quadrati coperti solo in Turchia),strutture in tutta Europa, e una flotta di2.000 veicoli, si posiziona tra i fornitoridi servizi integrati di logistica più im-portanti in Turchia e in Europa. Da!Trie-ste!gestisce già più di 20 treni alla setti-mana in direzione Ludwigshafen e Co-lonia, in Germania e Ostrava in Repub-blica Ceca, perfettamente integrati coni traghetti Ro-Ro da e per la Turchia. Inlinea con la sua politica di rafforzamen-to dei servizi di trasporto intermodali, apartire dal 12 gennaio 2013, Ekol ha at-tivato un nuovo servizio Ro-Ro tra Tur-chia e Italia con 3 navi: Hatche, Qezban

e Paqize. I tre vettori dotati di tec-nologie di avanguardia e

con capacità di tra-sporto di 240 ri-

morchi ciascunaeffettuano 3viaggi setti-manali di an-data e ritor-no tra Hay-darpaa eTrieste, conl’obiettivo di

fornire servizidi alta qualità

ancor più produt-tivi e sostenibili.

La fornitura dicombustibili puliti porta a

una!significativa riduzione deichilometri percorsi da origine a destino:

2000 km nella combinazione nave-treno-camion, rispetto ai 7000 km

circa!percorsi in passato su strada.Significativo,!conseguentemente,è!l’abbattimento delle emissioni

inquinanti.!Nel triennio 2010-2012 sonostati “risparmiati” al nostro ambiente

oltre 170mila milioni dichilogrammi!di CO2.

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Ro-Ro e Ro-La sono esempi di tra-sporto integrato di più vettori: tra-ghetto-tir-treno. Quanto e come siè sviluppato questo segmento sulpiano operativo?Ro-La è attivo da anni e serve a by-passare l’Austria per i camion completicon motrice e autista. La vera innova-zione parte nell’ottobre 2008 con iltrasporto intermodale non accompa-gnato direttamente dalla banchina disbarco fino all’interno dell’EuropaCentro Settentrionale. La crescita èstata inarrestabile a partire dal 2009.

L’autostrada del mare che collega iporti della Turchia al porto di Trie-ste ha iniziato a svilupparsi nellontano 1987, e da allora non hapiù smesso di crescere. Quali sonole direzioni di smistamento dellemerci una volta che queste sonogiunte in Italia?La parte prevalente delle merci è de-stinata alla Germania che è il maggiorpartner commerciale della Turchia. Ilmercato italiano partecipa in misuradel 25-30% a questi traffici. Origini edestinazioni importanti sono il Bene-lux, la Francia, la Gran Bretagna e ipaesi scandinavi.

Quali caratteristiche devono averei traghetti che trasportano autoar-ticolati?Le navi Ro-Ro in linea con la Turchiadevono avere una capacità di caricodi almeno 200 unità e una velocitàdi crociera (18-20 nodi) che con-senta di completare un viaggio diandata e ritorno in una settimanacontando anche le soste nei porti dipartenza e arrivo.

Quali sono le rotte oggi tracciate?Turchia-Francia, Turchia-Austria, Tur-chia-Germania…Prevalentemente Turchia e Germa-nia. La Francia è servita maggior-mente dalla linea di Tolone. Sistanno aprendo sempre di più anchei Paesi del centro Nord Europa comePolonia e Repubblica ceca grazieanche alla nuova linea ferroviariacon Ostrava.

Quali generi commerciali transi-tano attraverso queste rotte?Prodotti industriali e prodotti di con-sumo. Soprattutto componentisticadell’industria automobilistica, tessile eprodotti del bianco e cioè frigoriferi,televisioni, ecc.

Quali sono i vantaggi e le difficoltàancora da superare?I vantaggi della linea che collega Trie-ste alla Turchia nel combinato Ro-Ro/ferrovia non accompagnato sonola celerità del viaggio (rispetto al ca-rico via mare dai porti del Nord su naviportacontainer) e l’affidabilità in ter-mini di durata del viaggio (rispetto alpercorso tutto ferrovia attraverso i Bal-cani). La difficoltà da superare è ilcosto della manovra ferroviaria che aTrieste è molto elevato.

Rispetto all’incremento del trafficoTurchia-Trieste, il fatto che il portodi Trieste sia ancora oggi zonafranca ha costituito un incentivo alcommercio?

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E TRASPORTI SOSTENIBILI

400 impiegati in sette paesi, una rete mondiale di agenti e corrispondenti eoltre 100.000m2 di magazzini coperti per lo stoccaggio e la distribuzionedelle merci: Francesco Parisi è un Gruppo di Case di Spedizioni e Agenti Ma-rittimi fondato a Trieste dall'omonimo Francesco Parisi e operante nell’Eu-ropa Centrale dal 1807.Il Gruppo appartiene tuttora alla famiglia Parisi, giunta ormai all’ottava ge-nerazione.Il periodo che sancisce la crescita è la seconda metà dell’800, quando nascela sede di Vienna (1857) e successivamente, sotto l’Impero Austro Ungari-co, la sede di Venezia (1872).Durante la guerra fra Francia e Germania, avviene l’apertura della sede diMonaco di Baviera (1879). In seguito la Francesco Parisi apre una sede a Ge-nova (1882) e una a Milano (1898). Particolarmente florido è il periodo post bellico, quando il gruppo si spin-ge oltre oceano, fondando una società associata a New York.Negli anni ’70 l’espansione tocca per la prima volta il continente Asiaticocon l’apertura di una società del Gruppo in Israele.Seguendo la continua crescita e domanda del mercato Cinese, per la primavolta nella sua storia, la Francesco Parisi pianta le proprie radici nell'Estre-mo Oriente con l’apertura della sede di Hong Kong (2004). La principale ca-ratteristica della società è la soluzione su misura “customer made” a ognirichiesta del cliente nel processo procurement e della distribuzione.

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IL PORTO FRANCO DI TRIESTEIl Porto di Trieste è un caso unico nelpanorama nazionale delle zone fran-che. È un porto franco doganale, con-siderato fuori dalla linea doganaleche conta su un “regime speciale” ditotale esenzione doganale previstoda una normativa risalente all’impe-ratore Carlo VI nel 1719 e sviluppatodalla figlia Maria Teresa d’Austria. A seguito del Trattato di Parigi del1947 e del Memorandum di Londradel 1954, il Porto Franco ha conserva-to le sue peculiarità e i vantaggi del-l’impianto normativo derivanti dalmantenimento della legislazione spe-ciale sia doganale che fiscale.Le aree del porto franco di Trieste di-spongono del più ampio regime diesenzione doganale presente in Italia:in esse possono essere compiute inpiena libertà e senza ingerenza daparte delle autorità doganali, tutte leoperazioni di imbarco e sbarco, di de-posito, ma soprattutto le merci posso-no subire ogni genere di manipolazio-ne e trasformazione, anche di caratte-re industriale, operazioni che il codicedoganale comunitario limita forte-mente. Per le merci importate nel mer-cato comunitario attraverso i puntifranchi, i relativi dazi e le imposte do-ganali possono essere pagati con dila-zione fino a sei mesi a un tasso di in-teresse annuo ridotto.

Ha sicuramente rappresentato unvantaggio la norma che impone alGoverno Italiano l’accesso illimitatoal porto di Trieste; ciò ha consentitoil transito senza restrizioni e quotetipiche degli accordi bilaterali nelsettore dell’autotrasporto. È statoalla fine anche un vantaggio per ivettori marittimi perché il successodella linea è in gran parte conse-guente al concentramento dellastessa su un porto del Nord del Me-diterraneo con conseguente elevatafrequenza (giornaliera) delle par-tenze che difficilmente si sarebbeconseguita se le navi avessero de-ciso di scalare diversi porti del NordMediterraneo.

Quali sono gli scali competitivi ealternativi a Trieste?Tolone in Francia è nato per il solofatto che non è stato possibile, comeera stato chiesto nel 2000, avere unservizio ferroviario di inoltro dei semi-rimorchi da Trieste a Torino Orbassanoper by-passare la pianura padana. Nonè stato possibile avviare la linea permancanza del necessario profilo sullalinea ferroviaria. La linea di Costanza,dopo un esperimento di meno di un

anno, è stata soppressa.

Quali ulteriori possibilità di svi-luppo ci possono essere?Il sistema che ha dimostrato funzio-nare benissimo con la Turchia può va-lere per tutta l’area del MediterraneoOrientale. Proprio in quest’ottica in ot-tobre è partito un servizio di treni in-termodali in coincidenza con itraghetti Minoa - Grimaldi per e daFrancoforte.

Portare Tir e rimorchi per mare esu treno è un’operazione che con-duce a indiscutibili vantaggi anchesul piano ambientale?Il Molo VI nel 2013 ha ricevuto e inol-trato circa il 65% del traffico marittimodel terminal via ferrovia inter-modale. Sitratta di 2/3 del traffico che non toccaneppure la viabilità cittadina e che viag-giano nella nostra regione a zero emis-sioni. Se una quota simile di trafficistradali sulle lunghe distanze venissetrasferita al vettore ferroviario avremmorisolto gran parte dei problemi di viabi-lità e di inquinamento dovuto al settoredel trasporto. (l’Unione europea ha fis-sato un obiettivo: spostare su ferrovia evia mare il 30% del trasporto mercisopra i 300 Km. Questa quota dovrebberaggiungere il 50% entro il 2050).! z

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Ricorrete a forme di trasporto in-termodale?Sì, soprattutto all’estero. In Italia ci limi-tiamo solo ad alcune forme di trasportointermodale di flussi verso il Nord delpaese. I nostri famosi pallet rossi viaggia-no infatti sia su gomma che su rotaia.

Che tipo di sistemi integrati aveteper la gestione dei depositi e dellespedizioni e quali vantaggi aveteottenuto?Sin dal 2002, LPR – La Palette Rouge - haoperato con il più affidabile e sofisticatosistema informativo nell’ambito del pal-let-pooling per il settore FMCG (Fast Mo-ving Consumer Goods). Ogni anno ge-stiamo più di 50 milioni di movimentipallet in Europa e, di conseguenza, un si-

stema informativo altamente efficien-te è per noi di vitale importanza.

La soluzione informatica

sviluppata da LPR si basa su soluzioni SAPe IBM Websphere. Il sistema è stato crea-to e gestito in collaborazione con IBM eThales. Recentemente, abbiamo ag-giunto un applicativo di Business Intelli-gence sviluppato da Business Objects.Questo sistema ci permette di seguire iflussi di pallet lungo l’intero circuito, ri-ducendo l’immobilizzazione, i costi ditrasporto e allertando quando necessa-rio i clienti, i partner logistici e i distribu-tori nel caso un’anomalia venga indivi-duata durante il percorso.Il vantaggio dell’utilizzo di un sistema in-tegrato consiste soprattutto nell’avereuna visione completa e in tempo realedella disponibilità e dello status dellostock. In Italia abbiamo 9 depositi; mapensiamo all’opportunità che questo si-stema integrato ci dà in paesi in cui neabbiamo anche 40 e alla possibilità di po-ter valutare lo stock di tutti i depositi eu-ropei, come un unico stock disponibile.Il vantaggio per il cliente è altrettanto im-mediato e consiste nell’accessibilitàcompleta allo status e al follow up del-l’ordine.

L’utilizzo del sistema informatico vitorna utile solo internamente oanche nel rapporto con i clienti?Offriamo una soluzione efficiente edesternalizzata che rende la valutazione ela gestione del budget ‘pallet’ più facileper i nostri clienti. I clienti di LPR hannoinfatti accesso in permanenza a un’inter-faccia web che permette loro di monito-rare i movimenti di pallet, di stock e gliordini in corso.Inoltre, vengono regolarmente tenuti alcorrente mediante rapporti di

W I PALLET!TRASPORTO INTERMODALE, PALLET, IMBALLI E SISTEMI INFORMATIVI INTEGRATI: DUEAZIENDE RACCONTANO QUANTO L’INTEROPERABILITÀ DI STRUMENTI E PROCEDURE PORTICON SÉ IMPORTANTI VANTAGGI E SI AFFERMI FEDELE AMICA DELLA LOGISTICA.

Intervista a Fabio Benazzo,Direttore Generale di LPRItalia, azienda che offre unservizio di pallet-pooling intutta l’Europa occidentale.

attività mensili che li informano dei det-tagli di tutti i movimenti (sia in che out) edei tempi di immobilizzazione e hannoun’informazione in tempo reale in casosi rilevino delle anomalie.Anche il sistema di fatturazione è sem-plificato. La fattura di base tiene sempli-cemente conto del numero di pallet rice-vuti e lo moltiplica per un “trip fee”. I servizi extra richiesti sono fatturati sullabase di un accordo preliminare con ilcliente.

Ogni anno quanti pallet vengonodistrutti/persi e quale percentualeriuscite a recuperare?I pallet distrutti rappresentano un nume-ro relativamente elevato in quanto ci te-niamo ad avere standard di qualità, effi-cienza e sicurezza molto alti: il pallet, ol-tre un certo criterio di selezione, non vie-ne più riparato, ma distrutto. Se per recuperare intendiamo il numerodei bancali che raccogliamo a prescinde-re dalla selezione che facciamo successi-vamente nei nostri depositi, siamo inpratica al 100%. Dopo la selezione si fauno scarto di quelli che sono da riparareo da distruggere.La nostra mission è fare in modo che ilbancale si sposti sempre a pieno carico enoi ci prendiamo cura di tutte le ottimiz-zazioni della reverse logistic del palletvuoto (carichi completi, riconsegne acliente quanto più in prossimità del pun-to di raccolta, ecc.). Questo comporta ri-sparmi notevoli sia in termini di emissio-

ni e sia in termini di costi ditrasporto.

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ,TRASPORTI E LOGISTICA

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La gestione degli ordini, delle date di ap-provvigionamento e dei trasporti dall’Ita-lia al Magazzino della sede di Guala Clo-sures UK viene interamente coordinatovia Intranet mediante il sistema informati-vo integrato SAP.Con alcuni dei nostri principali clienti, inol-tre, l’organizzazione dell’intero flusso del-la supply chain è coordinato mediante unSMI gestito via Intranet, sempre utilizzan-do il sistema informativo integrato SAP.

Quali sono i vantaggi dell’utilizzodegli imballi di cartone octabin edelle pedane in legno? Anzitutto vorrei precisare che la scelta diquesti materiali nasce dalla volontà di la-vorare in modo integrato fra i nostri stabi-limenti e fra questi e quelli dei nostri clien-ti. Le pedane di legno che utilizziamo ven-gono poi riusate da molti dei nostri clientiper realizzare il trasporto della merce ver-so i canali di distribuzione. I bancali di le-gno sono legati al tipo di mercato di desti-nazione. Anche le scatole di cartone ne-cessarie per la movimentazione fra stabili-menti vengono riciclate più volte. Adesempio, tutta la movimentazione dei pro-dotti legati al mercato delle acque minera-li prevede che la scatola usata per lo stoc-caggio dei semilavorati venga poi utilizza-ta anche per la spedizione del prodotto fi-nito. Per quanto riguarda gli imballi di car-tone octabin (n.d.r. ottagonali) riusciamo ariciclarli fino a 10 volte, grazie anche a unaccordo con i clienti. Queste procedure diriutilizzo e di integrazione sono le basi perpoter ottenere un risparmio economicodavvero significativo, rispetto a realizzareimballi di un altro materiale che permetto-no il solo utilizzo interno in azienda e conuna vita non infinita.

Il ricorso al trasporto intermodale haportato a risultati positivi?Il trasporto intermodale è un servizio resoattraverso l’integrazione fra diverse mo-dalità che induce a considerare il traspor-to non più come somma di attività distin-te e autonome dei diversi vettori interes-sati, ma come un’unica prestazione, dalpunto di origine a quello di destinazione,in una visione globale del processo di tra-sferimento delle merci e, quindi, in un’ot-tica di catena logistica integrata.Dal punto di vista delle modalità impiega-te, la maggior parte del viaggio è effet-tuato attraverso o la modalità ferroviaria,o quella marittima, o per vie navigabili in-terne e la rimanente parte è effettuata tra-mite modalità stradale.Le tipologie di trasporto intermodale si di-versificano ulteriormente, al loro interno,in base alle unità di carico utilizzate e in ba-se anche alle quote di mercato.I vantaggi del trasporto intermodale sononotevoli: da un lato, abbiamo infatti i be-nefici ambientali in termini di riduzionedelle emissioni di CO2 nell’atmosfera; dal-l’altro lato i benefici economici. Tra questirientrano la realizzazione di economie discala attraverso l’uso ottimale (per dimen-sione e distanza) di ciascuna modalità ditrasporto e, di conseguenza, la riduzionedei costi, e l’utilizzo del mezzo di traspor-to più idoneo alle caratteristiche del servi-zio di trasporto (volume, stagionalità e ti-pologia della merce) per ogni tratta delpercorso, con conseguente riduzione deicosti.

Disponete di sistemi informatici in-tegrati per la gestione dei trasporti,delle spedizioni e delle consegne trale vostre sedi e tra le sedi e i clienti?

Intervista ad Andrea Tassisto, Industrial Director Guala Closure Group Italyproduttrice di chiusure in alluminio per bottiglie.

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E SISTEMI DI SOCCORSO

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QUANDO L’INTEROPERABILITÀPUÒ SALVAREMOLTE VITEUna delle applicazioni più promettenti dell’interoperabilità è senz’altro quellanei sistemi di soccorso ed emergenza, dove facilità, velocità e chiarezza discambio delle informazioni possono fare la differenza. Una differenza moltosostanziale, misurabile in termini di vite umane. Una differenza basata anchesu una grande capacità: quella dimostrata dai diversi corpi impegnati nelleoperazioni di soccorso, di parlare un linguaggio comune.

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Nei sistemi di soccorso ed emer-genza, una lingua comune giàesiste e si chiama CAP (Com-

mon Alerting Protocol). È un formatodati aperto, utilizzato per scambiareinformazioni strutturate nell’ambitodi una vasta gamma di allarmi e situa-zioni nelle quali sono necessari soc-corsi, dagli incendi stradali alle inon-dazioni ai terremoti. La sua virtù prin-cipale sta nella flessibilità, perché puòessere utilizzato per far dialogare traloro le sempre più numerose famigliedi sensori e dispositivi, consentendo loscambio diretto di dati tra organizza-zioni diverse e permettendo di pubbli-care in tempo reale dati su Internetper informare i cittadini. Una sua ca-ratteristica preziosa è di non fare rife-rimento ad alcuna particolare applica-zione o metodo di comunicazione: inquesto modo può adattarsi a qualsia-si dispositivo o software, oltre che es-sere veicolabile direttamente tramiteweb. Dal punto di vista tecnico, hamolte analogie con il linguaggio XML(eXtensible Markup Language), per-ché contiene una serie di “descrittori”che indicano in quale punto del docu-

mento si trova ogni tipo di informa-zione necessaria e questo rende possi-bile anche il dialogo diretto da mac-china a macchina.

Il protocollo CAP è diventato uno stru-mento ufficiale dei Vigili del Fuoco dal2011, grazie a un decreto del Ministe-ro dell’interno, il quale ha stabilito chechiunque voglia dotarsi di strumentiper lo scambio di dati informatici conle sale operative dei Vigili del Fuocodeve adottare il CAP. Tardi dunque perl’ultimo dei nostri disastri, il terremo-to dell’Aquila, ma neanche troppo,perché c’è comunque stato il tempo diattuare una sperimentazione, grazieal prototipo sviluppato proprio a ri-dosso dell’evento abruzzese, cioè trail 2006 e il 2009. Il miracolo che l’in-teroperabilità rende possibile neglieventi d’emergenza più complessi,come i terremoti, è quello di dar vita amappe collaborative composte datante informazioni condivise.Mappe che, nel progredire dei fatti, sicompongono progressivamente, co-me puzzle. In tal modo, ogni singolainformazione, inviata da chiunque sia

inserito nel sistema, costituisce uncontributo effettivo a una migliorecomprensione di cosa sta succedendoin quel momento.

Tutto ciò sarebbe vano se non si par-lasse un idioma comune. Sia dal pun-to di vista tecnologico che linguistico.Ecco allora che interviene il Tactical Si-tuation Object (TSO), un dizionario ditermini che descrive i diversi possibilitipi di incidente nelle varie lingue. IlTSO è composto da uno schema ge-nerale che contiene tutte le informa-zioni chiave per identificare l’evento:la sua descrizione, le risorse impiega-te e quelle disponibili, le azioni in cor-so. A tale documento ne è affiancatoun secondo, il “dizionario dei dati”,contenente tutti i termini validi, in in-glese, utilizzabili in quell’ambito. IlTSO aumenta di complessità quandoun singolo evento richiede più descri-zioni simultaneamente. Ad esempio,nel caso in cui un autobus con pas-seggeri a bordo si scontrasse con untreno che trasporta sostanze nocive,da cui scaturisce un’esplosione, un in-cendio e un effetto di inquinamento.

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E SISTEMI DI SOCCORSO

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Come l’interoperabilità viene in aiutonelle situazioni di emergenza (adesempio il terremoto dell’Aquila)?Bisogna premettere che gli interventi disoccorso sono attività svolte dai soccor-ritori, cioè da persone che operano suscenari reali, molto distanti dal mondovirtuale e dalla dematerializzazione. Perquesto motivo, nonostante una consi-stente attività di ricerca svolta in diversipaesi, fino ad ora, sui mezzi di soccorsodi tutto il mondo, si vede un uso limita-to delle tecnologie dell'informazione. Negli ultimi anni, però, si è andata af-fermando la consapevolezza che scam-

biare dati con canali più efficienti dellechiamate telefoniche o delle comunica-zioni fax permette di migliorare molto lagestione delle emergenze. In altre paro-le, è emerso che la condivisione delle in-formazioni attraverso i canali telematicirende più efficiente il coordinamentodelle situazioni più complesse. L’usodell’applicativo sviluppato dai Vigili delFuoco per la messa in sicurezza degliedifici storici danneggiati dal sisma del-l’Aquila è emblematico in questo senso.In sostanza, con un servizio web, è sta-to possibile mettere in condivisione iprogetti di puntellamento, seguire le

operazioni e coordinare l’attività di nu-merose squadre operanti su un territo-rio vasto. Per ottenere lo stesso risulta-to sarebbero state necessarie decine diriunioni e un numero enorme di telefo-nate, fax e mail. Una soluzione analoga, nello stesso an-no, ha permesso di coordinare al megliole squadre che operavano nell’antin-cendio boschivo in Calabria. Far cono-scere contemporaneamente a più orga-ni, ciascuno nella propria sede, l’allarmeper un dato incendio ha permesso unuso molto più efficiente delle risorseusate complessivamente. Nel 2009 si

LA VOCE DEL TESTIMONE: L’INTEROPERABILITÀNEI SOCCORSI RACCONTATA DA CHI IL PRONTO INTERVENTO LO VIVE IN PRIMA PERSONA

Stefano Marsella, Dirigente del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Perugia ed esperto diinteroperabilità nelle Sale Operative 115 dei Vigili del fuoco, ci racconta di applicazioni e proget-ti nati con l’obiettivo di rendere più efficaci e rapidi gli interventi di soccorso per garantire il piùvelocemente possibile la sicurezza dei cittadini, la messa in sicurezza degli edifici e la prevenzio-ne dei beni culturali in situazioni di emergenza totale, come in Abruzzo durante il terremoto del 6Aprile 2009.

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registrò un forte abbassamento deitempi di intervento che, nel caso degliincendi boschivi, vuole dire un notevolepatrimonio naturale salvato.

Quali strumenti interoperabili sonoa disposizione dei Vigili del fuoco?Il Dipartimento dei Vigili del fuoco, delsoccorso pubblico e della difesa civile harealizzato a livello sperimentale alcuniapplicativi, come ad esempio quelli usa-ti durante il soccorso per il sisma del-l’Aquila o nella campagna antincendioin Calabria nel 2009.Il protocollo CAP(Common Alerting Protocol), attual-mente in fase di introduzione nelle saleoperative dei Comando provinciali,connoterà tutti gli scambi di dati e di in-formazioni di emergenza tra le saleoperative del Corpo. Tale impegno èrealizzato nella prospettiva di aprire al-lo scambio dati la rete dei Comandi atutti gli enti che operano nel soccorso.

Questi dispositivi possono presen-tare anche dei limiti?

Al momento non si tratta di particolaridispositivi, ma della modalità di codifi-care i messaggi. La semplicità e la flessi-bilità del protocollo scelto è tale da ren-dere difficile individuare dei limiti, datoche permette a qualsiasi utente di ade-guare il profilo alle proprie necessità.

In cosa consiste il progetto React?React è stato un progetto cofinanziatodall’Unione Europea che aveva comescopo la verifica della possibilità di farcondividere in tempo reale alle saleoperative di enti diversi i dati sugli inter-venti di soccorso che avvengono in undato territorio. L’applicazione di provarealizzata nella provincia di Venezia hadato dei risultati molto promettenti, inquanto ha permesso di comprenderequanto la condivisione delle informa-zioni in tempo reale per via telematicapossa migliorare l’attuale sistema di co-municazione solo verbale.

Quali sono i programmi comuni-tari finalizzati all’uso di dispositiviinteroperabili in casi di soccorso edemergenza?Attualmente i Vigili del fuoco sono im-pegnati nel progetto Refire, che svilup-pa una tecnologia a basso costo permettere i soccorritori in condizione diconoscere i rischi ai quali sono esposti ela propria posizione negli ambienti in cuinon è possibile usare la rete cellulare. Idati, ovviamente, sono codificati secon-do il CAP. Un altro progetto (IDIRA), di dimensionimaggiori, riguarda la gestione delle ca-lamità in cui intervengono molti enti,anche appartenenti a paesi diversi. Inquesto caso il centro del sistema è pro-prio il protocollo di scambio, ma attornoa esso sono previste numerose funzio-nalità di estremo interesse, come adesempio la possibilità di simulare le eva-cuazioni di massa per prendere le deci-sioni in modo più consapevole. Infine,

un progetto di videosorveglianza degliincendi boschivi nelle regioni Puglia eCalabria di notevole complessità (finan-ziato dal fondo europeo per lo svilupporegionale) fornirà agli enti interessati leimmagini degli incendi e le simulazionidella loro possibile evoluzione attraver-so i canali della rete, utilizzando il proto-collo CAP.

Come l’interoperabilità viene insoccorso dei Vigili del fuoco nel-l’attività di messa in sicurezza econservazione del patrimonio arti-stico?L’esperienza dell’Aquila e dell’Emilia Ro-magna hanno mostrato in modo tangi-bile che una calamità che interessa il ter-ritorio italiano sicuramente danneggiaun grande numero di edifici storici. Lagestione delle attività di messa in sicu-rezza da mettere in atto, quindi, deve es-sere trattata con strumenti che garanti-scano la massima efficienza, riducendol’impegno delle risorse che non operanodirettamente sul campo. In questo con-testo, la possibilità di scambiare dati traVigili del fuoco e Sopraintendenze è vi-tale, soprattutto se si considera la filieraimpegnata in queste operazioni. Questepartono con la ricognizione dei benidanneggiati, portano a svolgere sopral-luoghi congiunti per decidere gli inter-venti, comportano l’organizzazione del-le squadre e dei mezzi necessari, impli-cano l’approvvigionamento dei materia-li e i controlli in corso d’opera. In questa catena, gli interventi dei Vigilidel fuoco e delle Sopraintendenze av-vengono in più occasioni sugli stessi edi-fici o in postazioni remote, moltiplican-do il tempo necessario per gli sposta-menti e per l’organizzazione complessi-va. Permettere a queste figure di opera-re in modo indipendente, senza peròsfavorire la condivisione delle informa-zioni su ciò che sta avvenendo, è il re-quisito fondamentale perché anche ca-lamità di grandi proporzioni siano af-frontate con risorse limitate. Sotto que-sto punto di vista, quindi, l’interoperabi-lità aiuta chi opera sul campo, senza di-menticare però la premessa, cioè che ilsoccorso è una questione che riguardapersone reali, che operano su dei benicon strumenti materiali. z

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Pensiamo all’attacco al cuore degliStati Uniti del 2001; pensiamo aldevastante terremoto dell’Aquila o

ai numerosi incendi che ogni anno, neimesi più caldi, affliggono le nostre re-gioni del Sud. Tutti momenti di crisi chehanno richiesto un altissimo coinvolgi-mento di tutte le forze dell’ordine di-sponibili sul campo e che, seppur nelladiversità delle situazioni e dei contesti,

chiamiamo “digitalizzazione”: fornia-mo, infatti, strumenti molto più innova-tivi rispetto ai precedenti dispositivi ana-logici che permettono di poter avere piùapplicazioni e servizi a disposizione. Adesempio, è possibile controllare le tar-ghe dei veicoli, accedere a contenutimultimediali, ecc, sempre in una moda-lità di utilizzo sicura. Se pensiamo che una volta bisognavafare tutto manualmente, il che aumen-tava anche i margini di errore, possiamoaffermare che i sistemi digitali facilitanomolto il lavoro di chi opera nella pubbli-ca sicurezza.

Cos’è e come funziona una stazioneradio base TETRA e come contribui-sce a rendere le città più sicure?Il TETRA è una delle tecnologie più co-nosciute nel nostro campo, è uno stan-dard europeo nato circa quindici annifa ed è ormai utilizzato in tutto ilmondo. Il TETRA, essendo unostandard, permette ai diversi co-struttori di sistemi radio profes-sionali di costruire apparec-chiature compatibili tra loro.

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E DISPOSITIVI RADIO INTEGRATI

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Intervista aSirio Magliocca,Radio ChannelAccount Managerdi MotorolaSolutions Italia

DALLE SITUAZIONI DI EMERGENZA ALLA GESTIONE DELLO STAFF DI UNA NAVEDA CROCIERA, SCOPRIAMO CHE “INNOVAZIONE” FA RIMA CON“DIGITALIZZAZIONE” MA ANCHE CON “SICUREZZA”.

SERVIZI RADIO INTEGRATIAL SERVIZIO DELLAPUBBLICASICUREZZA

hanno messo in evidenza un elementocomune: il notevole supporto fornitodalla tecnologia. In particolare, il sup-porto proveniente dai dispositivi radiointegrati che hanno permesso a poli-ziotti e operatori della pubblica sicurez-za di comunicare anche in piena crisi.Affrontiamo l’argomento assieme a Si-rio Magliocca di Motorola SolutionsItalia.

Cosa significa offrire strumenti inte-grati per il settore della pubblica si-curezza?Motorola Solutions è il più grande forni-tore di tecnologie delle telecomunica-zioni per il settore della pubblica sicu-rezza, ossia per gli enti che richiedonodelle comunicazioni sicure nei momentipiù critici (dai terremoti agli incendi finoalle operazioni di polizia). Ad esempio:nel caso dell’attacco alle torri gemelle, isistemi cellulari sono andati totalmentein tilt; le forze di polizia, però, sono riu-scite a comunicare grazie all’impiego deisistemi radio. Sulla base di queste considerazioni, stia-mo avviando una trasformazione che

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Questo ovviamente dà il vantaggio aglioperatori della pubblica sicurezza o aglienti governativi di poter scegliere trapiù fornitori. Il TETRA è un’infrastruttura compostada un sistema di più stazioni radio basedislocate sul territorio, sulla quale glioperatori della pubblica sicurezza ope-rano tramite i loro terminali, comuni-cando in maniera sicura e protetta. Si-cura, perché possono comunicare sem-pre, in qualsiasi condizione. Protetta,perché le loro comunicazioni non sonoascoltabili, dato che i dispositivi di cui siavvalgono sfruttano dei sistemi di cifra-tura che filtrano le informazioni chetransitano. A parte TETRA, Motorola Solutions ope-ra anche in un altro settore digitale: latecnologia DMR (Digital Mobile Radio).A differenza del TETRA, che è forte-mente orientato al settore della pubbli-ca sicurezza, il DMR è uno standard eu-ropeo più recente, dedicato al settoredell’enterprise (nel quale rientrano i por-ti, gli aeroporti ma anche la Croce Ros-

sa.). Il DMR è sempre un sistema digita-le nato per migrare i sistemi analogiciche ci sono sul territorio e ha delle per-fomance radio diverse dai TETRA. Per-mette infatti di avere una vasta copertu-ra del territorio con poca capacità ditraffico di comunicazione. Il TETRA, in-vece, consente un forte traffico di co-municazione.Faccio due esempi per chiarire la diffe-renza tra le due tecnologie: il sistemasanitario di una regione ha diverse am-bulanze che, per fortuna, non operanotutte in una volta, quindi le comunica-zioni sono limitate alle vetture che ope-rano in quel momento. Tuttavia, le am-bulanze devono avere un sistema di co-municazione che gli permetta di parla-re in ogni angolo della regione. Quindiil sistema radio necessita di una coper-tura capillare nel territorio. Il sistemadei vigili urbani di una grande città, in-vece, deve permettere le comunicazio-ni tra migliaia di vigili tutti insieme cheoperano, però, in un’area urbana limi-tata.Motorola Solutions approccia quindi siail settore della pubblica sicurezza e siaquello delle imprese con dei dispositiviche coprono al 100% le esigenze diqualunque utenza possa esserci sul mer-cato italiano e internazionale.

In cosa consiste l’interoperabilità distrumenti come i palmari?L’offerta dei Personal Digital Assistant(PDA), si indirizza ad enti pubblici e go-vernativi così come alle imprese private.Stiamo cercando di indirizzare la tecnolo-gia delle telecomunicazioni così comequella dei PDA a favore della pubblica si-curezza. Questa integrazione consentirà,ad esempio, a un poliziotto di effettuareun controllo targhe e di collegare il dispo-sitivo PDA con il sistema di videosorve-glianza dall’area urbana che gli interessa.

Nel mese di maggio avete lanciatoAme 2000, uno strumento per leagenzie governative che necessitanodi comunicazioni voce e dati sicure sureti wireless. Come funziona?Come abbiamo visto, ci sono categoriedi persone che hanno bisogno di tra-smettere informazioni attraverso sistemidi reti pubbliche 3G, 4G o wi-fi (come il

cellulare per intenderci) in modalità ci-frata e protetta. Si tratta di sistemi mol-to complessi e sofisticati che si compon-gono di un’infrastruttura centrale infor-matica, collocata in un luogo sicuro eprotetto (spesso all’interno di un’agen-zia governativa) e di terminali singoli,costruiti ad hoc, in possesso degli ope-ratori dislocati sul territorio. Quando iterminali vengono utilizzati, il loro fun-zionamento viene controllato dal siste-ma informatico che si trova all’internodell’agenzia governativa: non si trattasolo di una cifratura della voce ma di uncontrollo di tutta la comunicazione(mail, sms, navigazione in rete, ecc). Questa tecnologia può essere integratacon i sistemi di comunicazione presentisul territorio. Immagini una personalitàimportante che viaggia con la scorta; imembri della scorta utilizzano le radioper comunicare tra loro, il vip utilizza ilcellulare che però riesce a comunicareanche con i dispositivi radio della suascorta.

A parte le aziende e il setto-re della pubblica sicurez-za, quali altri settorinecessitano o neces-siterebbero di servi-zi e dispositivi inte-grati?Ci sono diverse esi-genze di comunica-zione. Pensiamo adesempio agli aeroporti,piccoli o grandi che sia-no. Pensiamo alle industrieo alle raffinerie, che necessita-no di sistemi antiesplosivi che noncreino scintille. O, ancora, pensiamo aisistemi di trasporto di materiali esplosi-vi o pericolosi, ai treni, alle stazioni, al-le navi. Anche a bordo delle nave dacrociera, infatti, i membri dello staff co-municano tramite sistemi radio. Un al-tro settore che mi viene in mente èquello dei grandi centri commerciali edei megastore: il personale usa un di-spositivo che legge il codice a barre deiprodotti e che permette di comunicarein fonia con i colleghi degli altri reparti.Questo per dire che sono tanti i settori,al di fuori di quello della sicurezza, chehanno necessità di comunicare. z

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Intervista all’Architetto LuigiBandini Buti, Past-presidentdi Design for All Italia

IL DESIGNCHE PENSA A TUTTIPensare all’uomo standard è una

astrazione e non è più sufficiente.Perché per progettare per tutti bi-

sogna guardare le esigenze specifiche, lediversità. Bisogna “includere”. Proprioper questo esistono realtà come Designfor All Italia, l’associazione che promuo-ve una progettazione per l'individuo rea-le, inclusiva e olistica, che valorizza lespecificità di ognuno, coinvolgendo la

diversità umana nel processo proget-tuale.Progettare secondo i principi del designfor all significa concepire ambienti, si-stemi, prodotti e servizi fruibili in modoautonomo da parte di persone con esi-genze e abilità diversificate. E significaoffrire soluzioni utilizzabili in modo fa-cile, comodo e gradevole dalla maggiorparte degli utenti senza dover apporta-

re modifiche in funzione delle diverseabilità fisiche, sensoriali o cognitive esenza dover rinunciare a un design ac-cattivante. E per ottenere questo grande risultato,il progettista e l’architetto non bastano,ma sono necessari l'ergonomo, il mar-keting e gli esperti delle discipline rela-tive allo specifico progetto (ad esempioil pediatra e lo psicologo infantile nel ca-

INTERDISCIPLINARIETÀ E CREATIVITÀ AL SERVIZIO DELLA DIGNITÀ UMANA.QUESTO È IL PRINCIPIO CUI SI ISPIRA IL DESIGN FOR ALL, IL CUI OBIETTIVO È LAPROGETTAZIONE DI OGGETTI, SISTEMI E AMBIENTI PENSATI PER TUTTI.

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E DESIGN

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so di un campo giochi) nonché una coe-rente consultazione con i potenzialifruitori in ogni fase del processo, dallastesura del brief alla creazione di solu-zione. Un progetto di design for all, in-fatti, non si sviluppa dal solo rapportotra progettisti, consulenti e committen-ti, ma si forma nel continuo confrontocon l'utenza potenziale.Concetti espressi egregiamente dall’Ar-chitetto Bandini Buti che, dal 2006, hafatto del design for all il suo pane quo-tidiano.

Quali sono i principi del design forall?Il design for all per me è stata una sortadi evoluzione dell’ergonomia. Nel de-sign for all, c’è maggiore attenzione aibisogni degli individui. L’ergonomia sioccupa di rendere gli oggetti adatti allamaggior parte delle persone, di allarga-re il più possibile l’utenza; il design forall, invece, dice che la statistica nonconta. Non importa sapere quanti nonvedenti o quanti disabili ci sono.Il design for all vuole che il progetto sioccupi di tutte le persone, partendodalla considerazione che alcune perso-ne hanno maggiori difficoltà rispetto al-le altre. Il design for all non vuole occu-parsi solo di queste persone, bensì riu-scire a realizzare dei progetti talmentevirtuosi da permettere di operare anchea chi è affetto da una qualunque formadi deficienza.

Soprattutto, il design for all si occupa dinon creare delle nicchie protesiche oospedalizzanti per chi ha già dei proble-mi. Pensiamo ai bagni per gli handicap-pati: una vera vergogna, pieni come so-no di maniglioni da ospedale! D’altraparte gli alberghi non possono offrire atutti le camere speciali per “handicap-pati” perché connotate negativamen-te. Se invece si realizzassero dei bagnisecondo i principi di design for all, po-trebbero tranquillamente decidere diinstallarli almeno nella metà delle lorocamere, offrirle a tutti e migliorare i lo-ro affari.

Quali sono le attività dell’associa-zione Design for All in Italia?Il design for all in Italia (ma anche in Eu-ropa) comincia a essere apprezzato,proprio perché chi progetta e producesi accorge che è bene che i prodotti ab-biano un target di utenti più ampio. Sipresta attenzione soprattutto nei ri-guardi degli anziani, che stanno diven-tando un mercato interessante: a loro ènecessario destinare ambienti, oggettie sistemi che però non devono sembra-re “per vecchietti”, altrimenti potreb-bero rifiutarli.Vi sono diversi corsi che trattano il de-sign for all, come, ad esempio, quello dialta specializzazione in design for allche si è tenuto al Polidesign. L’associa-zione prevede anche tante altre attività,tra seminari, congressi, corsi.

DESIGN FOR ALL ITALIADesign for All Italia nasce nel 1994 co-me Istituto Italiano per il Design e la Di-sabilità - IIDD, Delegazione Tematicadell'ADI (www.adi-design.org). Nel2008 si costituisce come associazioneindipendente, senza scopo di lucro, sot-to la denominazione Design for All Ita-lia.DfA Italia è stata la prima NationalMember Organisation dell'EIDD, ovveroDesign for All Europe (www.designfo-ralleurope.org), fondata a Dublino nel1993, con il sostegno dell'Unione Euro-pea nel programma Horizon, al qualeaderiscono attualmente associazioni eistituzioni ubicate in tutta Europa. I principali obiettivi di Design for All Ita-

lia sono:• partecipare alla definizione di stru-

menti idonei a una progettazioneconsapevole applicata a differentiambiti disciplinari, per consentire lafruizione di ambienti, prodotti e servi-zi alla più ampia pluralità di soggetti,diversi fra loro per capacità percettive,motorie e cognitive;

• proporsi come punto di riferimento,luogo di dibattito e incontro per pro-muovere iniziative e contribuire con-cretamente al superamento dei con-flitti uomo-ambiente attraverso il pro-getto;

• diffondere una sempre maggiore at-tenzione e sensibilità nei confrontidella progettazione inclusiva;

• far comprendere le implicazioni socia-li e i benefici sulla qualità della vita ditutti ed evidenziare i vantaggi compe-titivi ed economici.

Per un miglior conseguimento di questiobiettivi, Design for All Italia opera acontatto con enti, istituzioni e organiz-zazioni nazionali ed esteri che ne condi-vidono gli interessi.

Per maggiori info: http://www.dfaitalia.it

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Come si progetta per l’utenza am-pliata?Per progettare per l’utenza ampliata,secondo i principi del design for all,bisogna progettare per tutti. Nontutti hanno questo obiettivo: comesappiamo, molti designer e architettiprogettano per stupire. Questo non basta.La prima cosa da cui partire è l’inda-gine. Ai miei studenti dico sempreche, prima di prendere in mano lamatita, bisogna farsi delle domande,farle all’utente e renderlo partecipedi ciò che vogliamo progettare.

Come può un oggetto proget-tato “per tutti” soddisfare anchedei criteri estetici?Non solo può, ma deve farlo.Il fatto che un oggetto sia adatto atutti non vuol dire che lo sia solo perdimensioni, peso, ecc. Un oggetto siadatta alla persona anche perché sacome penetrare nella sua sfera affet-tiva. Noi tutti, infatti, con un oggetto conil quale abbiamo un buon rapporto diimmagine lavoriamo meglio. Atten-zione: non sto parlando in termini di“bello” o “brutto”, perché questi so-no concetti assolutamente soggetti-vi. Un prodotto può piacere o nonpiacere; ma il suo aspetto deve mo-strare che è stato oggetto di atten-zione estetica.

FATTO APPOSTA: IL PROGETTO PERL’ABITARE DEL FUTUROÈ un progetto sviluppato da Confar-tigianato Vicenza, ANAP e AziendaUSL 6 Vicenza, con il patrocinio di De-sign for All Italia, consiste nella crea-zione di un gruppo pilota multidisci-plinare con il compito di analizzare,condividere e produrre strumenti co-gnitivi e progettuali per un abitarequalificante per anziani soli o in fami-glia.Il Progetto ha impegnato per due an-ni imprese e imprenditori del sistemacasa che credono nello sviluppo e nel-la potenzialità di questa nuova fron-tiera, affiancati da un pool di proget-tisti, fruitori e operatori socio-sanita-ri. A partire dal mese di ottobre 2012,un gruppo pilota ha partecipato a unpercorso di diversi incontri informati-vi che hanno offerto una panoramicasviluppata dal punto di vista degli an-ziani. Nel 2013, il gruppo ha definitogli strumenti e i criteri per adeguare eprogettare l'ambiente casa e la quali-tà dell'abitare per una longevità atti-va. Risultato concreto di questo per-corso sarà una guida per un correttoe pratico approccio progettuale e perinterventi d'adeguamento dell'abita-zione a misura di tutti.

Cosa indicano i marchi DFA Qua-lity e Start? Sono molto richiesti?Come si fa a stabilire se un oggetto, unsistema o un ambiente, rientra neiprincipi del design for all? L’autoaffer-mazione ci interessa poco, quindi l’as-sociazione Design for All Italia ha deci-so che è necessario poter certificareche un oggetto, un progetto, rientrinonei principi di design for all. C’è un problema: il design for all nonè solo rispetto delle normative. Se unastruttura possiede un ascensore rego-lare, che permette il trasporto di per-sone in sedie a rotelle, ma che è co-stantemente occupato dai contenitoridell’immondizia, la legge è rispettata;la dignità umana, però, no. Il design for all vuole rispettare la di-gnità umana. E come si misura la di-gnità umana? Ecco che un aiuto pro-viene dai nostri marchi. Quando un’azienda ce li richiede, fac-ciamo subito un’indagine molto ap-profondita, che si sviluppa in tre docu-menti di analisi dell’oggetto e della ca-tegoria concettuale a cui appartiene.In seguito, una giuria esterna, al difuori delle parti e autorevole (abbiamoavuto il piacere di lavorare, ad esem-pio, con presidenti di fondazioni, pre-sidi di facoltà e importanti professioni-sti) decide se rilasciare o no il marchio.Abbiamo due marchi: Start e Quality.Mentre il primo indica che un prodot-to non presenta delle palesi contraddi-zioni rispetto ai principi del design forall e possiede delle virtuosità, il secon-do indica invece che il prodotto ri-sponde totalmente ai nostri principi.Entrambi i marchi si stanno diffonden-do. Prendiamo l’esempio di Autogrill,che ha ricevuto recentemente il mar-chio Quality per l’area di servizio Villo-resi Est alle porte di Milano, che ha fat-to di questo marchio un punto di gran-de forza della sua comunicazione.

Secondo lei è più necessario undesign for all in ambito privato(domestico) o in ambito pubblico(città, musei, edifici aperti al pub-blico, ecc)?Direi che non c’è una preferenza. Sem-mai, assume degli aspetti diversi. A questo proposito cito il progetto Fat-

ABC

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E DESIGN

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to Apposta, un progetto molto inte-ressante. Tutto è iniziato quando l’Asldi Vicenza ha riferito a Confartigiana-to Vicenza la difficoltà a tenere ricove-rati tutti gli anziani non autosufficienti.È emersa quindi la necessità che potes-sero tornare contenti alla loro casa, re-sa accogliente e adatta. Confartigiana-to Vicenza ha così iniziato, con la nostracollaborazione, un percorso di sensibi-lizzazione di tutti gli attori coinvolti inquesto ritorno a casa: progettisti, tecni-ci, imprenditori, operatori sanitari, inmodo che riuscissero a lavorare insiemeper rispondere al meglio alle esigenzedegli anziani che dovevano tornare nel-le loro case. L’esempio di Vicenza è sicuramente vir-tuoso. Non nascondo le difficoltà avutein aula, quando tra gli stessi banchi se-devano allievi molto diversi tra loro co-me, appunto, architetti, sanitari, im-prenditori, idraulici, elettricisti, ecc. In-terlocutori che, tuttavia, sono riusciti ainstaurare tra loro dei rapporti di asso-luta parità e non di subordinazione.Fatto Apposta ha sviluppato attività inambito domestico che non è un ambitogeneralista ma è specifico, perché sia-mo di fronte a persone ed esigenze spe-cifiche.Nell’ambito pubblico, l’approccio non èmolto diverso, ma si deve riuscire a ri-spondere a una generalità di situazioni.

Quanto è forte, nel nostro paese,la sensibilità nei confronti di unaprogettazione per tutti?Non solo è forte ma è obbligatoria. Cisono le apposite leggi sull’accessibilitàche devono assolutamente essere ri-spettate.Ma questo non basta. Ricordiamo, in-fatti, che il nostro obiettivo è rispettarela dignità umana. Per fare design for all non bisogna par-lare solo ai progettisti o ai designer, mavanno coinvolti tutti gli attori della filie-ra che porterà alla realizzazione del pro-dotto, per primi i decisori.

Quali sono gli obiettivi di Designfor All Italia per il futuro?Uno è quello di fare in modo che designfor all diventi una disciplina del proget-to diffusa a tutti i livelli. Bisogna dire che

i risultati finali si condizionano giàquando si prendono le prime decisionistrategiche. Queste si portano dietrotutta una serie di conseguenze in tuttala filiera del progetto, e molte volte con-dizionano il risultato finale, ma inconsa-pevolmente. È importante per il deciso-re avere invece questa consapevolezza. I principi, infatti, devono essere rispetta-ti in tutta la filiera del progetto, a parti-re dai decisori e dai politici. Tutti devonorendersi conto che questa attenzione èuna merce apprezzata, che può far be-ne a tutti e … anche alle loro carriere.

Secondo lei, un giorno avremo og-getti che potranno usare tutti per-ché saranno stati progettatiautomaticamente per essere uti-lizzati sia da un utente disabile esia da uno non disabile?Questo è già avvenuto, ad esempio nelsettore dell’automobile. Prendiamo ilcaso della Jeep Willys, quella della se-conda guerra mondiale: questo mo-dello aveva il sedile dritto, inchiodatoal pavimento, per nulla adattabile. Mac’era una ragione: gli autisti erano sol-dati e venivano scelti con determinatecaratteristiche fisiche. Successivamen-

te, però, il settore dell’auto ha fattodegli enormi progressi: le vetture,adesso, sono progettate per adattarsia tutti. Possono essere adatte alle fa-miglie, o alle guide veloci, o alla città,o alla campagna. Questo va nella dire-zione di realizzare un oggetto che nonrisponda a esigenze astratte ma a bi-sogni reali.C’è da aggiungere che la capacità delprogettista deve essere predittiva: nonbasta sapere di cosa c’è bisogno oggima di cosa ci sarà bisogno quandol’oggetto entrerà nel mercato.Posso fare un altro esempio: l’affetta-formaggi. Sembra che nel Nord Euro-pa il formaggio sia prodotto come unblocco squadrato. Per affettarlo in sot-tilette si usavano degli attrezzi il cuifunzionamento implicava una scorret-ta posizione del polso. Un gruppo di la-voro svedese ha studiato un modello diaffetta-formaggi adatto a chi ha pro-blemi di mobilità della mano. Adesso,nel mercato, c’è solo questo modello.Questo esempio fa capire come l’averstudiato un prodotto per una nicchiadella popolazione ha portato alla rea-lizzazione di un prodotto innovativo,comodo e utilizzato da tutti. z

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ ATTRAVERSO I SIMBOLI

QUANDO IL MONDO

DAI SIMBOLI STANDARDIZZATI ISO FINO AL NOUN PROJECT,PASSANDO, ANCORA PRIMA, DAL BLISSYMBOL: ECCO ALCUNIESEMPI DI COME È POSSIBILE DIALOGARE IN OGNI LINGUA GRAZIE A DEI PITTOGRAMMI.

DIALOGAPER SIMBOLI

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Le silhouette maschili o femminilisulle porte dei bagni; i segni chestanno a indicare la presenza di bar,

scale, ascensori; i segnali di pericolo, didivieto, di attenzione: tutti pittogrammiriconosciuti universalmente, standardiz-zati addirittura da una norma, la ISO7001. Simboli che, indubbiamente,spesso rappresentano una bella salvez-za per chi con le lingue non ci sa propriofare. Ma ancora prima delle ISO (che co-prono un’ottantina di simboli) c’è statochi, una vera e propria lingua universaledei segni, ha provato a costruirla. Nonparliamo di segni simbolici rappresenta-tivi di un fonema o collegati alla linguaparlata, e dunque a un suono, comepossono essere gli ideogrammi giappo-nesi e i logogrammi cinesi. Il riferimentoè invece a progetti come quello avviatoda Charles Bliss (1897-1985) che, do-po la seconda guerra mondiale, provò acreare una lingua internazionale, sem-plice da imparare e che facilitasse la co-municazione tra persone che non par-lassero la stessa lingua. L’autore, ispiran-dosi ai caratteri cinesi, propose un lin-guaggio composto da un determinatonumero di simboli base, ciascuno rap-presentativo di un concetto che di voltain volta poteva essere combinato con al-tri simboli, al fine di illustrare in formagrafica nuovi concetti.

Un esempio di frase in Blissymbolics:

Io voglio andare al cinema.

Ancora più semplice, e legato alle esi-genze dei giorni nostri, è invece il pro-getto Noun, avviato nel 2010 da Ed-ward Boatman, Sofya Polyakov e ScottThomas. In concreto si tratta di unasorta di vocabolario visivo universale,da implementare e condividere grazieal web. L’idea venne a Edward mentre lavoravain uno studio di architettura: accorgen-dosi che mancavano degli strumenti ingrado di trovare simboli comprensibili atutti e di buona qualità, da utilizzarenelle presentazioni ai clienti, decise diiniziare a provvedervi lui stesso. Da quelmomento, con l’obiettivo di creare,condividere e celebrare il linguaggio vi-sivo del mondo, il team di Noun iniziòa costruire un vero e proprio linguaggiouniversale.“La comunicazione con i simboli è in-credibilmente potente” ha commenta-to Sophia Polyakov. “I simboli permet-tono alle persone di comunicare in mo-do rapido, efficace e intuitivo. Possonosuperare le barriere culturali e linguisti-che e fornire informazioni concise senzasforzo e istantaneamente”. E una con-ferma, in fondo, ci arriva anche dalla ra-pida diffusione degli “emoticon”, i sim-bolini con le faccine, utilizzati in tutti iPaese e da tutte le età, all’interno diSMS e messaggi mail. O, ancora, lagrande svolta introdotta da Ste-ve Jobs nei prodotti targati Ap-ple, dove l’abbondante uso diicone e di interfaccia semplifi-cati da pittogrammi, fece lagrande differenza rispetto atutti i suoi competitors.Con oltre 250 volontari prove-

nienti da 45 paesi che stanno traducen-do il sito in 24 lingue, il Noun Projectvanta oggi più di 10.000 simboli fornitianche dall’American Institute of Gra-phic Arts, il National Park Service, la Ha-blamos Juntos suite, da numerosi crea-tivi ma anche da professionisti dell’edu-cazione e terapisti che si occupano adesempio di autismo.Ma, su quali criteri vertono le icone se-lezionate per definire una determinataparola? “Proprio come in una linguaparlata” dice la Polyakov “ci possonoessere molte interpretazioni di un qual-siasi oggetto o idea. Una delle cose piùaffascinanti del linguaggio visivo è in-fatti vedere le diverse interpretazionidella stessa idea nelle varie parti delmondo. Ad esempio, l’idea di ‘comuni-tà’ può significare tante cose differentia seconda di dove si vive. E può essererappresentata da un gruppo di personecosì come un gruppo di capanne. Laperifrasi con il maggior numero di in-terpretazioni in questo momento è ‘an-dare in bicicletta’, che può essere co-municata in ben 50 modi diversi”.Con i pittogrammi del Noun Project, èpossibile parlare di tutto: dal caffè, alloyoga, dal kiwi alla doccia, passando an-che per il ‘Gangnam style’ creato da Ar-

jun Mahanti, fino al bel simboloideato da Louis Prado per

rappresentare il riscalda-mento della terra. z

I simboli delle etichette energeticheUn linguaggio universale è stato deciso che venisse adottato anche dalle etichette ener-getiche utilizzate sui principali elettrodomestici. In una prima versione le etichette ripor-tavano infatti le informazioni, diversificando le lingue a seconda dei paesi di destinazione.Poi, dal 2010, a seguito della pubblicazione della Direttiva quadro 2010/30/UE sull’eti-chetta energetica, la grande svolta: niente più parole ma simboli. E così sulle lavatrici unrubinetto indica il consumo annuale di acqua, una maglietta la capacità di carico, unamaglietta ritorta la classe di efficienza energetica in fase di centrifuga, un megafono leemissioni rumorose; sull’asciugatrice un timer indica la durata del ciclo; sul frigoriferoun cartone di latte la capienza del frigorifero; sulle lavastoviglie, una tavola apparec-chiata il numero di coperti, un piatto fumante l’efficacia di asciugatura; sulle lampa-dine, così come su tutte le altre etichette, una scala cromatica dal rosso al verde indicala classe di efficienza energetica.

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ TRA RICERCA, IMPRESA E ALTE TECNOLOGIE

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AREASCIENCE PARK:DOVE L’INTEROPERABILITÀTRA RICERCA, IMPRESA E ALTETECNOLOGIE SI CONVERTE IN UNA GRANDE RISORSA PER LA CRESCITA ECONOMICAE OCCUPAZIONALE.

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Il core business di AREA Science Park,uno dei principali parchi scientifici etecnologici multisettoriali a livello in-

ternazionale, è quello di fornire alle im-prese quel gap di innovazione di cuihanno bisogno. Dall’insediamento deisuoi primi laboratori sul Carso triestinonel 1982, il consorzio ha ampliato i suoiorizzonti, i suoi campi d’azione. Ora lesedi sono due: Trieste e Gorizia, dove la-vorano una novantina di realtà, tra cen-tri, società e istituti di ricerca d’eccel-lenza, con oltre 2.400 addetti impe-gnati in attività di ricerca e sviluppo, for-mazione e servizi qualificati. Le attivitàcoprono diverse tecnologie e settori:energia, ambiente, scienze della vita,alimentazione, informatica, elettronica,telecomunicazioni, fisica dei materiali,astrofisica, nanotecnologie.

SPESSO AVERE UNABUONA IDEA NON BASTA.SERVONO CONOSCENZEE TECNOLOGIE PERTRASFORMARLA IN UNPRODOTTO DI SUCCESSO.

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La strategia è quella di integrare i servizia sostegno della competitività delle im-prese con la creazione di spin-off, la va-lorizzazione della ricerca, la formazioneavanzata, adottando modalità operati-ve originali e un approccio nuovo e mo-derno. In oltre 30 anni il consorzio hasperimentato un percorso di supportoalla valorizzazione della ricerca e allasperimentazione di azioni per trasfor-mare le idee in progetti e ha ottenuto ri-conoscimenti a livello nazionale, dal-l'Unione Europea come best practice alivello internazionale. Un esempio è il progetto Sister, dedica-to a valorizzare sul mercato le compe-tenze di un sistema-ricerca regionale, eInnovation Network, la prima rete ita-liana per il trasferimento tecnologicoche poggia su una serie di centri di com-petenza specializzati. Le modalità di or-ganizzazione del trasferimento tecnolo-gico sperimentate sono state caratteriz-zate dalla collaborazione e dalla crea-zione di sinergie con gli enti coin-volti ottenendo significativiriscontri in termini di au-mento di sensibilità econsapevolezza sui te-mi del trasferimentotecnologico, facendoemergere una do-manda crescente diservizi per la valoriz-zazione economicadei risultati della ricerca. Nell’arco di otto anni ilprogetto Sister ha contattato336 ricercatori, compiuto 684 in-terventi di valorizzazione, perfezionato79 domande di brevetto tra nazionali einternazionali e supportato la nascita di23 spin-off. Innovation Network poggia su sei centridi competenza attivi su tematiche d’in-

teresse trasversale - quali l’energia, l’ef-ficienza produttiva, i nuovi materiali - o

specializzati su settori cherappresentano le vo-

cazioni produttivedel Friuli Venezia

Giulia: il legno-arredo, l’agro-industria, lacantieristica ela nautica. Ogni nodo

della rete forni-sce alle imprese

cui si rivolge cono-scenze e competenze

specifiche attraverso ser-vizi indispensabili per sviluppare

innovazioni di prodotto, di processo egestionali. Le attività di trasferimentotecnologico di Science Park hanno coin-volto 3546 imprese - di medie e piccoledimensioni - realizzando 2363 interven-

ti di innovazione e portando al depositodi 121 brevetti.Nel parco, scienziati e imprenditori lavo-rano fianco a fianco, cercando sinergieche si traducono in soluzioni e prodottiche entrano nella vita quotidiana e le im-prese lavorano accanto ai centri di ricer-ca, con maggiori chance di valorizzareidee e creatività e finalizzare progetti disviluppo che ne rafforzano la competiti-vità. Sono così nate e cresciute realtàdi successo come ESTECO, diventatacon modeFRONTIER uno dei leadermondiali nei software di simulazione perla progettazione industriale, o TBSGroup, multinazionale di servizi integra-ti di ingegneria clinica, e-Health ed e-Government per il settore sanitario, at-tiva in sedici Paesi. Dalle competenze di imprese e labora-tori residenti in AREA o da quelle trasfe-rite a PMI del territorio nascono pro-dotti e tecnologie come lo stirrer (ri-

PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ TRA RICERCA, IMPRESA E ALTE TECNOLOGIE

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La strategia è quella di integrare i servizi a sostegnodella competitività delle imprese

con la creazione di spin-off, la valorizzazione della ricerca,

la formazione avanzata, adottando modalità operative

originali e un approccio nuovo e moderno.

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mescolatore) elettromagnetico per pro-durre acciaio di alta qualità, alimenti glu-ten free di nuova formulazione per l’in-tolleranza alimentare, il marchio invisibi-le anticontraffazione realizzato con lucedi sincrotrone, la pompa di calore di nuo-va concezione in grado di sostituire latradizionali caldaie dei condomini, inno-vative forbici professionali ergonomicheper parrucchieri, la carta di credito a pro-va di frode (alcuni progetti sono descrit-ti nelle case history riportate nelle pagi-ne che seguono).L’attività nel parco scientifico è in conti-nua crescita e ogni anno nascononuove imprese. È il caso di modeFi-nance, startup specializzata nell'emis-sione di rating per l'analisi, la valutazio-ne economico-finanziaria e la gestionedel rischio di credito delle società di ca-pitale, oppure di Athonet, specializzatanello sviluppo di sistemi avanzati per te-lecomunicazioni mobili. z

AREA ha un programma specifico perl’avvio di startup, Innovation Factory(IF), incubatore “di primo miglio” cheaccoglie gruppi di sviluppo provenien-ti dalla ricerca o dall’industria interes-sati a realizzare innovativi progettid’impresa. IF è la naturale prosecuzio-ne delle numerose esperienze matura-te nell’assistenza alla creazione di im-prese innovative nel parco scientificoed è tra gli incubatori certificati dal Mi-nistero per lo Sviluppo Economico. Vaa coprire il tratto iniziale del percorsoche conduce a una start-up, nel qualespesso buone idee si arenano sempli-cemente perché un’applicazione pro-mettente, frutto di ricerche, non riescea trovare quel minimo di fondi neces-sari a compiere un’analisi approfondi-ta dello scenario tecnologico, del mer-cato potenziale, delle possibilità disuccesso. Oltre 220 sono state le ideeimprenditoriali fino ad oggi valutatecon 27 progetti che hanno iniziato lapre-incubazione, 7 sono le start-up fi-nora avviate, 15 i gruppi di sviluppoancora in pre-incubazione, 5 quellibloccati. “I ricercatori, o più in genera-le gli ‘inventori’, che si rivolgono a In-novation Factory - spiega il direttore di

IF Fabrizio Rovatti - vogliono creareun’impresa innovativa che vada a com-mercializzare prodotti o servizi basatisui risultati delle loro ricerche scientifi-che, rispondendo in primis a una lorointuizione e a una loro aspirazione pro-fonda: il loro sogno imprenditoriale. Lapassione che guida il futuro imprendi-tore è sicuramente un elemento fon-damentale, ma per creare un’impresadi successo è necessario coniugarequesta spinta istintiva con attività disviluppo strutturate sia dal punto di vi-sta tecnico che di mercato. La stesuradel Business Plan, non sulla carta mavalidato sul campo e reale guida su cuibasare lo sviluppo della futura impresa,è vista quindi come fase finale di unpercorso che consente al proponentedi verificare la fattibilità della propriaidea, di formalizzare in uno schemaeconomico-finanziario tutte le infor-mazioni raccolte durante il percorso, didefinire la strategia d’impresa e i det-tagli del business model”. Questa dunque è Area: un luogo dovenascono le idee, dove i risultati della ricer-ca possono trovare applicazione, in cuitecnologie e conoscenza contribuisconoalla creazione di imprese innovative.

L’INCUBATORE DIPRIMO MIGLIO

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ TRA RICERCA, IMPRESA E ALTE TECNOLOGIE

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PROGETTO NGSHIPGRUPPO DI RICERCA COORDINATO DA WÄRTSILÄ ITALIA (CAPOFILA)E COMPOSTO DA L’UNIVERSITÀ DI TRIESTE E DI UDINE, AREA SCIENCE PARK,RINA SERVICES, CENERGY, NAVALPROGETTI ED ENERGY AUTOMATION.

Il progetto NGShiP ha portato alla realizzazione del primo studio di fattibilità edi convenienza economica di un impianto a gas naturale liquefatto (GNL) peruna nave da carico di medie dimensioni a lungo raggio. Grazie all’utilizzo delGNL e ad alcune soluzioni impiantistiche innovative che migliorano note-volmente l’efficienza energetica, NGShiP consente di ridurre i costi di ge-stione della nave fino al 40% rispetto all’utilizzo di combustibi-li a basso contenuto di zolfo.Le innovazioni introdotte dal progetto prevedono l’in-stallazione di un serbatoio atmosfericoindipendente in grado di consentire lostoccaggio di grandi quantitativi diGNL, l’assenza di compressori crio-genici che comporterebbero un ag-gravio dei costi e, in particolare, ilcompleto utilizzo del BOG (Boil OffGas, il metano in forma gassosa na-turalmente prodotto dallo stoccag-gio di GNL) per la produzione dienergia elettrica mediante l’installa-zione di celle a combustibile. Que-st’ultima soluzione consente di sop-perire ai fabbisogni energetici dellanave nelle condizioni di navigazionee di permanenza in porto/rada, sen-za la necessità dell’utilizzo di gene-ratori, riducendo ulteriormente le emissioni inquinanti. NGShiP ha dimostrato che usare GNL anche in zone extra ECA è generalmenteconveniente, in particolare per le navi di medie dimensioni destinate al trasportodi prodotti chimici allo stato liquido. Durante il ciclo di vita di una nave a GNL, cal-colato in 20 anni, il risparmio sulla gestione può arrivare a 70 milioni di euro.

ALCUNE CASE HISTORY

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ALCUNE CASE HISTORY

PROGETTO BILISTICKIL PROGETTO ITALIANO VINCITORE NEGLI USA DEL SAVING LIFE AT BIRTH.

Progetto nato all’interno dell'incubatore d'impresa dell'AREA Science Park di Trieste, Innovation Factory.Si tratta di un dispositivo diagnostico a basso costo che misura la concentrazione di bilirubina nel sangue intero dei neonati. Il nuo-vo sistema diagnostico rapido di primo livello si presta particolarmente a essere utilizzato in progetti di screening nei Paesi in viadi sviluppo o in zone isolate dell'emisfero settentrionale, dove il monitoraggio nei primi giorni postparto si rivela necessario per lepopolazioni non caucasiche, il cui colore della pelle non consente di individuare la comparsa dell'ittero dovuto a livelli abnormi dibilirubina libera. In molti casi l'ittero regrediscespontaneamente. A volte, però, è di particola-re intensità e richiede un pronto intervento, poi-ché la bilirubina può danneggiare il sistema ner-voso del neonato.Grazie alla semplicità del metodo, alle dimen-sioni ridotte del sistema e all'alimentazione abatterie del lettore, l'impiego di Bilistick non ne-cessita della disponibilità di personale profes-sionale e/o di spazi attrezzati per l'analisi, ren-dendo la diagnosi e il monitoraggio dell'itteroneonatale una pratica possibile da effettuareanche al di fuori delle strutture ospedaliere, adesempio negli studi medici esterni/convenzio-nati o nei consultori familiari. Il progetto Bilistick è stato selezionato agli inizidi agosto negli Stati Uniti tra una rosa di 400progetti, ottenendo il Saving Life at Birth.

PROGETTO INVISIBLE“INVISIBLE”, IL MARCHIO INVISIBILE E A PROVA DI CONTRAFFAZIONE. TECNOLOGIA ANTIFALSIFICAZIONE MESSA A PUNTO DA ELETTRA - SINCROTRONE TRIESTE E AREA SCIENCE PARK.

Una tecnica che consente di marcare le opere d’arte con un marchio "invisibi-le" a occhio nudo e in grado di non intaccarne in nessun modo la superficie. Ilsegno di riconoscimento diventa leggibile solo se illuminato da un fascio di lucecaratterizzato dalla corretta lunghezza d'onda. Un metodo non invasivo, com-pletamente invisibile, valido sistema anticontraffazione anche perché permettedi identificare, senza margini di incertezza, le opere da eventuali copie false.La tecnica deriva da un fenomeno già molto conosciuto negli anni '50: la crea-zione di centri di colore in cristalli alogenuro-alcalini utilizzando radiazioni ioniz-zanti. L'ingrediente fondamentale utilizzato dai ricercatori di Sincrotrone Triesteper la produzione dei marchi è il fluoruro di litio, che una volta attivato dalla ra-diazione di sincrotrone diventa un pigmento invisibile da trasformare in un mar-chio o in un codice. Una scritta che non danneggia in alcun modo la superficiesottostante e che può essere rimossa senza problemi, ma solo da chi l'ha prece-dentemente posizionata.

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ NELLA VITA QUOTIDIANA

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L'ACQUA POTABILE: VIAGGIO DALLE FALDE AL RUBINETTO ATTRAVERSO L’INTERAZIONE FRA SISTEMI DIFFERENTI.

Utile et humile et pretiosa et casta,l’acqua, creatura celebrata da sanFrancesco, è risorsa essenziale e

insostituibile, primaria e sacrale fonte divita. Eppure è al tempo stesso elementostraordinariamente comune, che entracon quotidiana banalità nelle case e scor-re a servizio delle più svariate esigenze.Aprire il rubinetto è un gesto semplice,fin troppo scontato, possibile grazie a so-fisticati sistemi di approvvigionamento eopere idrauliche differenti e differenzia-te. Studiare attraverso quali impianti in-gegneristici l’uomo si rifornisce d’acquaequivale a studiare la storia e l’evoluzio-ne della cultura occidentale. Già le anti-che civiltà mesopotamiche sfruttavanoinfatti le acque del Tigri e dell’Eufrate ele convogliavano verso i centri abitati at-traverso acquedotti a condotte coperte.Nella Grecia antica Erodoto descrive det-tagliatamente l’acquedotto di Samo,opera realizzata nel V secolo a. C. dal-l’architetto Eupalino, lungo sette stadi,

con canale scavato nella roccia e con-duttura di terracotta. Ad Atene si capta-vano acque dall’Imetto, dal Pentelico,dal Parnete e dal Licabetto. Cunicoli nel-la roccia, pozzi di aerazione, gallerie diservizio caratterizzano i vari acquedotti aSiracusa. L’ingegno idraulico esplode aRoma, con sistemi il cuilivello qualitativo etecnologico non co-noscerà eguali per imille anni successivialla caduta dell’Im-pero. Gli undici ac-quedotti che serviva-no Roma caputmundi le assicurava-no oltre un milione dimetri cubi d’acqua al giorno. Già alloraerano ben definitivi i quattro stadi delprocesso idrico: prelievo, trasporto, im-magazzinamento e distribuzione delleacque. Le principali opere per la costru-zione del sistema sono infatti ancora og-

gi quelle di presa, o prelievo, necessarieper captare l’acqua nel luogo dove è di-sponibile in natura, di trasporto e stoc-caggio della risorsa e poi della distribu-zione sul territorio. Oggi sono certamen-te sistemi più complessi ed estesi ancheperché condizionati dalla significativa

variabilità del consu-mo degli utenti e, altempo stesso, anchedelle fonti di approv-vigionamento. Lacaptazione è tecnicache varia a secondadella provenienzadelle acque: sorgen-te, falda freatica o

artesiana, o acque su-perficiali.!La presa dai laghi viene effet-tuata in profondità, ma a sufficiente di-stanza dal fondo per evitare la rimozionedel limo. Per i fiumi si realizzano opere inmuratura, le chiaviche in sponda, qualo-ra il livello si mantenga sempre abba-

Aprire il rubinetto è un gesto semplice,

fin troppo scontato, possibile grazie a sofisticati sistemi

di approvvigionamento e opere idrauliche differenti

e differenziate.

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stanza elevato, altrimenti si provvedecon traverse che lo rialzano, o si ricorre agallerie filtranti scavate sotto il letto delfiume.!La captazione delle acque sorgiverichiede un accurato studio idrogeologi-co dell’origine della sorgente e dei terre-ni attraverso i quali sgorga. Occorronoopere notevolmente diverse a secondache si tratti di raccogliere le acque di unao più vene vicine sgorganti direttamentedalla roccia, oppure di scaturigini distri-buite su di un vasto tratto, o ancora chesi debbano captare acque scorrenti in unammasso detritico. La presa di acquesotterranee da falde freatiche o artesia-ne è fatta invece generalmente con l’au-silio di pozzi, autoaffondanti o trivellati aseconda della profondità, e pompe per ilsollevamento.!Infine, nelle località in cuinon è disponibile alcuna altra sorgente diapprovvigionamento, si capta l’acquapiovana defluente dalle coperture degliedifici ovvero raccolta in aie con pavi-mento impermeabile, e la si convoglia in

serbatoi, generalmente sotterranei o ci-sterne. Negli ultimi anni si è diffusa l’ado-zione di dispositivi idraulici dotati di si-stemi di controllo telematico che offronola possibilità di scaricare l’acqua sospet-ta d’inquinamento prima dell’immissio-ne negli acquedotti, rischio cui sono sog-getti, per esempio, gli impianti che si ser-vono delle acque intercettate nelle galle-rie stradali.!Una volta “prelevata” l’ac-qua corre lungo un sistema di condotteadduttrici e immagazzinata nei serbatoidi raccolta. Il sistema di condotte si diffe-renzia a seconda se queste ultime sono acaduta o prementi: nel primo caso il mo-to dell’acqua viene azionato dalla diffe-renza di quota, e dunque di energia po-tenziale, fra il punto di partenza (l’operadi captazione) e quello di arrivo (il serba-toio di accumulo); nel secondo, l’acquaviene “spinta” per mezzo di un sistemadi pompaggio adeguatamente dimen-sionato. Posizionate a valle delle adduttrici, le re-

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ NELLA VITA QUOTIDIANA

ti di distribuzione rappresentano l’infra-struttura attraverso la quale avviene laconsegna della risorsa idrica alle utenze,per mezzo di una fitta rete di condotte didiametro gradualmente decrescente fi-no all’allaccio finale. È nella rete di distri-buzione più che in quella di adduzioneche si verifica il problema delle eccessiveperdite a causa del gran numero dellegiunzioni, che aumentano il rischio dirotture e perdite, comportando interru-zioni del servizio, sprechi d’acqua e peri-coli di natura igienica. Chiudono il com-plesso sistema di approvvigionamentogli impianti di disinfezione e potabilizza-zione perché a seconda degli usi cui so-no destinate, le acque devono risponde-re a degli standard di qualità fissati a nor-ma di legge. I processi di potabilizzazio-ne si distinguono in base alla qualità del-la fonte originaria e in ogni caso sono fi-nalizzati all’ottenimento di risorsa idro-potabile. In particolare, i sistemi di disin-fezione consentono l’eliminazione deimicrorganismi per mezzo di clorazione,ozonizzazione o irraggiamento con rag-gi UV. Gli impianti di trattamento delleacque vengono generalmente posizio-nati in corrispondenza delle opere dicaptazione o dei serbatoi oppure diret-tamente lungo le tubazioni. Qui ognigiorno le acque iningresso e

in uscita vengono controllate attraversosistema di sonde online che ne verifica-no la conformità di legge. I dati sono tra-smessi e quindi monitorati anche dai lo-cali presidi sanitari.

IL LUNGO VIAGGIO DELL’ACQUA DI TRIESTESette anni. Tanto può durare il processodi filtrazione naturale delle acque che siraccolgono nel bacino idrico del BassoIsontino, in Friuli Venezia Giulia, dopoaver attraversato vari strati di terreno. Iltempo impiegato è direttamente pro-porzionale alla profondità raggiuntadall’acqua, che riemerge pura e ricca disali minerali è già praticamente potabi-le. Un sistema di pompaggio, struttura-to in una dozzina di impianti, prelevaogni ora dai 5.000 ai 7.500 metri cubid’acqua che sono convogliati sottopressione nella torre piezometrica situa-ta nelle immediate vicinanze che ha ilcompito di compensare e regolare il li-vello dell’acqua nelle condotte. Dallapiana isontina, attraverso due condottein acciaio, il liquido raggiunge la vascadi oscillazione un grande serbatoio si-tuato sulla collina della Rocca di Mon-falcone. Sfruttando la naturale penden-za del terreno, l’acqua defluisce fino al-

lo stabilimento Randaccio di San Gio-

Ciclo dell’acquaL’irraggiamento solare provoca l’evaporazione dell’ac-qua nell’aria da fiumi, laghi e oceani. Questo vapore ac-queo, innalzandosi, si raffredda e condensa formandogoccioline d’acqua raccolte in nuvole. Quando le goccesono abbastanza grosse, cadono sulla terra sotto formadi pioggia. In parte quest’acqua evapora e ritorna nel-l’aria, in parte viene utilizzata dalle piante; ma la quan-

tità più cospicua filtra attraverso il terreno, o si riversanei fiumi sfociando infine nel mare. L’intero ciclo ricomin-

cia quindi da capo. Questo movimento continuo di acquadalla superficie della terra alle nuvole e quindi di nuovo alla

terra sotto forma di pioggia è chiamato ciclo dell’acqua. Ma nontutta l’acqua torna nel mare. Se, infatti, il terreno non è imper-

meabile, essa penetra nel sottosuolo finché non trova uno strato im-permeabile dove si accumula e forma una falda acquifera. L’acqua chegiunge nella falda sotterranea è pulita perché il terreno che l’ha lasciatapassare trattiene come un filtro tutte le sostanze estranee.

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vanni di Duino. In questo impianto le ri-sorse idriche sono convogliate in alcuneimponenti vasche, dotate sul fondo difiltri sabbiosi che trattengono qualsiasiimpurità naturale. Dopo la clorazione,l’acqua giunge alla sala pompe ed è im-messa sotto pressione nella rete distri-butiva che serve la città di Trieste e la suaprovincia.

L’ACQUEDOTTO PUGLIESE, UN’OPERA IMPONENTE DI INGEGNERIA IDRAULICAL’Acquedotto Pugliese - con reti idricheper oltre 22.500 chilometri (trenta voltela lunghezza del Po), poco più di 11mi-la chilometri di reti fognarie e 187 de-puratori - è fra le più imponenti opered’ingegneria idraulica mai realizzate almondo. Garantisce il ciclo idrico inte-grato in tutte le sue fasi: dalla captazio-ne, potabilizzazione e distribuzione diacqua potabile, ai servizi di fognatura edepurazione delle acque reflue, per laPuglia e per alcuni Comuni della Cam-pania. Il sistema idrico potabile si com-pone di cinque schemi idrici intercon-nessi che ne fanno un unicum a livellonazionale. L’interconnessione, infatti,permette il trasferimento dell’acqua dauno schema all’altro secondo le neces-sità, garantendo elevati standard quali-tativi delle acque distribuite e di conti-nuità nella fornitura del servizio. Cinquesono poi gli impianti di potabilizzazione(Fortore, Sinni, Pertusillo, Locone e Con-za) per la trasformazione dell’acquaproveniente dai bacini artificiali. Unavolta potabilizzata e immessa nella retedi distribuzione, l’acqua viene controlla-ta nei 6 laboratori dislocati sul territorio(Bari, Taranto, Brindisi, Lecce, Foggia eVieste). I parametri chimici e microbio-logici monitorati sono oltre 390 mila

l’anno. Alcuni principali indica-tori di potabilità sono controllatiin tempo reale attraverso un si-stema di telecontrollo. La purez-za dell’acqua è inoltre garantitada ulteriori stazioni di disinfezio-ne complementari posizionatesui principali nodi della rete. z

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Acqua del rubinetto o acqua firmata?Crisi o non crisi noi italiani, su certi acquisti, non ba-diamo a spese. Come per l’acqua: liscia o gassata, lavogliamo ‘firmata’; ben l’87 per cento degli italianipreferisce comperarla. Siamo i più grandi consuma-tori di acqua in bottiglia al mondo. In media be-viamo più di mezzo litro di acqua minerale a testaper 365 giorni l’anno: 194 litri ciascuno. Rispetto a

20 anni fa questo dato è triplicato.

Alcuni principaliindicatori di potabilità

sono controllatiin tempo reale attraverso

un sistema di telecontrollo.

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E PERSONE

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CROWDSOURCING E CROWDFUNDING: DALL’IDEA ALLA REALTÀ ATTRAVERSOLA RETE

5,1miliardi di dollari. Non si trat-ta del fatturato di una grandeazienda, bensì il valore atteso

per la fine del 2013 dei finanziamenti atti-rati dal crowdfunding (ndr: finanziamentocollettivo) su scala globale. Sarà perché fa ri-sparmiare, sarà perché dà all’aziendaun’aura di marchio innovativo, il percorsoverso il consolidamento del crowdfunding ecrowdsourcing (ndr: parola inglese formatada crowd - folla - e outsourcing - esternaliz-zazione di parte delle proprie attività lavorati-ve - indica un modello economico basato sul-la condivisione di conoscenze su larga scalaper l’ideazione e la realizzazione di progetti la-vorativi facendo ampio uso degli strumentiche Internet mette a disposizione) è tracciatoanche in Italia. Il nostro è stato il primo Pae-se europeo ad aver regolamentato il fenome-no nel proprio ordinamento giuridico e lepiattaforme attive made in Italy si sono piùche raddoppiate nell’ultimo anno. La rete hapermesso di valorizzare come non mai le

competenze diffuse inpiccole e grandi commu-nity di professionisti e at-tivisti. Questo fenomenoè nato grazie all’interope-rabilità spontanea di unamoltitudine di persone lequali hanno contribuito volon-tariamente allo sviluppo di tecnolo-gie open source attraverso la cooperazione elo scambio di informazioni, dando origine inpoco tempo a una moltitudine di piattaformeonline pensate in maniera specifica per far la-vorare assieme gruppi di persone su proble-matiche a volte molto specifiche in manieraaffidabile. Maria Grazia Andali e Alessio Ba-rollo presentano il fenomeno da due punti divista diversi. La prima, a livello di crowdsour-cing partecipato che contribuisce alla realiz-zazione di arredi di design interamente madein Italy; il secondo, a livello di civic crowdfun-ding, fenomeno in grado di coinvolgere tuttinello sviluppo di una città.

ANCHE IN ITALIA SI STA DIFFONDENDO LA CULTURA E LA PRATICADEL CROWDFUNDING E DEL CROWDSOURCING, MODELLI CHE NEL MONDO STANNO REALIZZANDO NUMERI, CRESCITE E PERCENTUALI DA CAPOGIRO GRAZIE ALLA RETE.

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Cos’è il crowdsourcing? Il crowdsourcing è il punto di parten-za del nostro progetto. L’intelligenza

collettiva che supera quelladel singolo. È sinergia, è

l’unione di più com-petenze, di idee chesi incontrano - gra-zie alle nuove tec-nologie - si compe-

netrano, si comple-tano e soddisfano bi-

sogni p iù grandi d iquanto avrebbero potuto

fare singolarmente. Il nostro obiettivoè produrre design made in Italy in mo-do partecipato, democratico ed eco-sostenibile facendolo entrare nellecase di tutto il mondo. Formabilio è

c r o w d s o u r c i n gperché si rivol-

ge alla col-l e t t i v i t àdei desi-gner at-traverso i

contest, lacollettività

di appassiona-ti valuta i progetti

inviati dai designer, li commenta, dàsuggerimenti, li giudica, sceglie i mi-gliori. Solo quelli più innovativi, eco-sostenibili, intelligenti e appealing,diventano prodotti Formabilio.

Con Formabilio, il linguaggio deldesign viene “trasferito” su unapiattaforma digitale. Quali sono ipro e i contro?Nella nostra visione il web ci dà la pos-sibilità di rendere democratico e parte-cipato il processo di creazione di un ar-redo di design. Questo aspetto è evi-dentemente apprezzato dagli utenti: inpoco più di 10 mesi abbiamo, infatti,oltre 74mila persone registrate che vo-tano e commentano i progetti in garaaiutandoci a scegliere cosa mettere inproduzione. Un aspetto più critico - so-prattutto in Italia dove l’e-commercenon è ancora molto utilizzato - è quel-lo legato alla mancanza dell’esperienzafisica dell’acquisto online, alla qualeproviamo a rispondere con lo storytel-ling, raccontando bene il prodotto, lastoria delle aziende che lo producono edei designer che lo hanno pensato.

Formabilio riunisce diversi interlo-cutori: il mondo della rete, i desi-gner, le aziende, i clienti. Comecommenta questa convergenza?!Crediamo che questa interazione sia al-la base dell’apprezzamento che ci stan-no dimostrando tutti gli attori coinvol-ti nel nostro processo. Stiamo provan-do, puntando proprio su questa con-vergenza a innovare a monte e a vallela filiera produttiva dell’arredo. A mon-te, attraverso la logica dei concorsi edel crowdsourcing, accediamo al mi-glior know-how di ricerca e innovazio-ne nell’arredo rappresentato dal capi-tale umano dei designer; inoltre, l’inte-razione con i potenziali clienti consen-te di testare i prodotti proposti e di ac-cordarli ai! gusti e tendenze dei consu-matori. A valle, il web e il social com-merce ci danno la possibilità di abbat-tere le barriere all’ingresso di mercatinuovi e internazionali.

Intervista a Maria Grazia Andali,co-founder di Formabilio, startupdi design partecipato made in Italy

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PRIMO PIANO: INTEROPERABILITÀ E PERSONE

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Cos’è FormabilioNata con l’ambizione di faredel design partecipato e made inItaly un brand da esportare nelmondo, Formabilio è una piattaforma che pro-muove attraverso il web concorsi destinati a de-signer e aspiranti tali, chiamati a progettarecomplementi d’arredo che saranno realizzati da pic-cole imprese manifatturiere italiane e commercializzationline sulla piattaforma formabilio.com. Formabilio si rivolge ai de-signer attraverso concorsi per identificare i migliori progetti di ar-redo innovativo, sostenibile e appealing, da sottoporre allavalutazione e commenti di una community di appassionati di designper identificare quelli che meglio si prestano ad essere realizzati. Ba-sata sul concetto di crowdsourcing, Formabilio condivide i risultati(anche economici) della propria impresa con tutte le persone coin-volte nel progetto: dal designer alle aziende produttrici. La commu-nity di Formabilio è oggi composta da 74.260 iscritti, di cui 1.500designer per un totale di circa 2.977 progetti presentati.

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Cos’è il crowdfunding?Il crowdfunding è una forma di crowd-sourcing: molte persone finanzianocollettivamente un progetto o iniziati-va, spinti da tante motivazioni diversema tesi verso un obiettivo comune. Ilcrowdfunding non è la soluzione a tut-ti i problemi del mondo, ma rappresen-ta il prodotto di un’etica che va com-presa bene prima di farvi affidamento.Il minimo comune denominatore èl’aspetto collaborativo e partecipativodei progetti, e l’impatto futuro di essisulla società o la comunità alla quale sipropongono. A mio avviso, il crowd-funding si sposa particolarmente benecon i progetti di cittadinanza parteci-pativa; progetti che possono far leva supassioni (es. finanziare un cd musicale)ed emozioni (crowdfunding per il no-profit, che andrebbe a sostituire il fun-draising tradizionale); progetti che pos-sono offrire reward tangibili (es. pre-or-dini di prodotti di cui si sta finanziandola produzione). Certamente il crowd-funding non è un metodo più semplicedi altri per raccogliere finanziamenti enecessita tra l’altro di un buon capitalesociale (network e contatti) su cui farleva per innescare il meccanismo delpassa parola che porterà eventualmen-te al successo. Bisogna inoltre capirebene le dinamiche dei social, le moti-vazioni diverse che spingono le variepersone a donare, e sviluppare unacampagna di crowdfunding in base aqueste considerazioni. Più che di ido-neità di progetti, si tratta di idoneità deicrowdfunders stessi, che prima di av-viare una campagna devono compren-dere bene il fenomeno. !

Un progetto/iniziativa di civic crowd-funding che vuole raccontarci?Una delle declinazioni più interessantidel crowdfunding è sicuramente quellacivica perché in grado di coinvolgere iprotagonisti dello sviluppo della città,cioè cittadini, amministrazioni, associa-zioni e imprese. Faccio due esempi, unoestero e uno italiano. Il primo è quello diuna passerella pedonale a Rotterdam(http://www.luchtsingel.org/): la cittàera divisa da una strada ad alto trafficoe grazie a questo intervento, promossodall’amministrazione e che ha coinvoltotutta la cittadinanza, è stato possibile fi-nanziare il progetto riqualificando nelcontempo anche una zona intera dellacittà che è tornata a essere viva e vissu-ta. Altro risvolto sociale interessante diquesta iniziativa è quello di aver diviso ilprogetto in step che, oltre a diluire l’in-tervento, avevano anche lo scopo di faravvicinare quelle persone che in una pri-ma fase non avevano partecipato con ilcrowdfunding. Una volta finito ognistep, infatti, la parte della passerella pre-vista veniva realizzata e le rewards con-segnate, dimostrando così l’effettivoutilizzo dei fondi raccolti.!Un altro esempio interessante è quellodello Spazio Grisù di Ferrara. In città vi èuna vecchia caserma dei vigili del fuocoabbandonata da oltre 40 anni, di pro-prietà del comune e che l’amministra-zione aveva messo in vendita. L’associa-zione Grisù ha proposto di farsi dare ingestione l’immobile per tre anni rinno-vabili, ripulirlo e mettere al suo interno16 giovani imprenditori creativi che pa-gano l’utilizzo degli spazi solo svolgen-do alcuni lavori di manutenzione ordi-

naria. Nel frattempo, lo stabile rimanedi pubblico dominio ma aumenta di va-lore per via delle attività che si svolgonoall’interno, attira persone e cittadini e ri-vitalizza una parte della città abbando-nata in precedenza. Alla scadenza delcontratto, l’amministrazione potrà de-cidere come utilizzare lo spazio che nelfrattempo ha un valore sociale ed eco-nomico totalmente diverso. !

Nel crowdfunding la classica collet-ta viene trasferita su una piattafor-ma online. Quali vantaggi apportala rete? E quali sono gli svantaggi?!I vantaggi che la rete apporta stanno si-curamente nella facilità di diffusione edi visibilità mediatica. Ma ciò non èscontato, il crowdfunding ha la sua for-za nelle community che sostengono ilprogetto o l’idea e queste non si co-struiscono senza sforzo. C’è bisogno diun lavoro di comunicazione e informa-zione ma soprattutto bisogna avere lacapacità di saper modulare il linguag-gio in base al tipo di interlocutore. Unodegli aspetti che influenzerà più il me-todo nei prossimi mesi sarà poter cam-biare modo di approcciarsi con tuttiquelli che non lo conoscono in modotale da arrivare a più persone possibili.Lo sforzo per cambiare il linguaggio de-ve essere fatto da chi propone il pro-getto ma nel mondo civic anche dalleamministrazioni, dalle associazioni edalle imprese, in modo tale da poterraggiungere i cittadini. Il lavoro non sisvolge solo on-line ma anche off-linefacendo diventare il civic crowdfun-ding un’evoluzione della progettazio-ne partecipata. z

Intervista ad Alessio Barollo, architettoed esperto di civic crowdfunding

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STORIE DI QUALITÀ: SMART HOME - HOMELAB

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Quando e come nasce HOME-lab?Nel 2011, dalla volontà di fa-

re sistema degli otto soci fondatori,imprese ed enti leader del settore do-mestico: Ariston Thermo Group,Gruppo Elica, Indesit Company, Loc-cioni, MR&D Institute, Spes, Teuco-Guzzini e Università Politecnica delleMarche.Nel gennaio 2012, entra a far partedel Consorzio BTicino, società Italianadel Gruppo Francese Legrand, leadernei sistemi domotici per la casa, con-fermando la validità dell’iniziativa,nata a livello regionale ma con pro-spettiva di essere un punto di riferi-mento a livello Nazionale ed Euro-peo. Il Consorzio è presieduto da An-drea Merloni.

Quali sono gli ambiti di ricerca?L’integrazione di sistemi di risparmioenergetico, il monitoraggio e il con-trollo remoto di apparecchi e sistemi,la micro generazione e il micro con-sumo, le smart grid e local smart grid,la misura e il controllo della qualitàambientale domestica (aria, tempe-ratura, illuminazione, acqua, ecc.), lasensoristica, i sistemi integrati di con-trollo e automazione domestica, iprotocolli di comunicazione “smart”e l’adattamento e l’implementazio-ne di tecnologie e sistemi terzi.Il modello organizzativo si basa sulla“open innovation” con la condivisio-ne di obiettivi e visione strategica conIL

NET

WOR

KIN

TELL

IGEN

TEIN ITALIA, CI SONO9 AZIENDE LEADER

NEL SETTORE DOMESTICO, CHE DAL 2011 HANNO UNITO

LE LORO FORZE E I LORO STUDICON UNO SCOPO BEN PRECISO:

DEFINIRE UN LINGUAGGIODI COMUNICAZIONE TRA

I VARI PRODOTTI E SERVIZIDESTINATI ALL’USO

DOMESTICO, CON OBIETTIVIDI EFFICIENZA ENERGETICA

E MIGLIORI PRESTAZIONI, E CON LO SCOPO DI

IMPLEMENTARE SENSORIE TECNOLOGIE IN GRADO

DI MIGLIORARELA QUALITÀ E LA

FUNZIONALITÀ DEGLIAMBIENTI DOMESTICI.

IL RISULTATO ÈRAPPRESENTATO DAL

CONSORZIO DI RICERCA SULLADOMOTICA HOMELAB.

Fabio Ginesi, DirettoreOperativo del Consorzio

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IMQ NOTIZIE n. 99

effetto moltiplicatore sui risultati del-la ricerca.Il Consorzio, inoltre, si prefigge difunzionare anche come “abilitatoretecnologico” nei confronti delle im-prese che operano con prodotti e ser-vizi all’interno dell’abitazione, met-tendo loro a disposizione un networkdi primissimo livello costituito da Uni-versità, centri di ricerca e fonti tecno-logiche internazionali. Infine, il Con-sorzio HOMElab, forte dell’esperien-za delle aziende e delle Universitàche ne fanno parte, è partner di rife-rimento del partenariato che ha pre-sentato il progetto per la creazionedel Cluster “Tecnologie per gli Am-bienti di Vita” all’interno del Bando“Per lo Sviluppo e Potenziamento diCluster Tecnologici Nazionali” del Mi-nistero dell’Istruzione, dell’Universi-tà e della Ricerca, e partner del pro-getto Health@Home presentato nel-l’ambito del Bando per “Smart Citiesand Communities and Social Innova-tion”.

Elettrodomestici e interoperabilità:come vi state muovendo?Le aziende che fanno parte del con-sorzio HOMElab hanno deciso di spe-rimentare una soluzione interopera-bile partendo da un linguaggio basa-to su IP, già disponibile sul mercato,che consente la comunicazione tracasa e mondo esterno, e tra gli stessidispositivi installati nell’abitazione.La soluzione individuata opera a li-

vello di funzione e si può avvalere deiprotocolli di campo esistenti.L’obiettivo del progetto è creare unlinguaggio condiviso mettendo in co-mune il proprio know-how (elettro-domestici, riscaldamento, domotica,purificazione aria, ecc.). Ogni appa-rato potrà mettere in comune le in-formazioni di interesse o utilità pergli altri apparati e a sua volta riceve-rà informazioni dagli altri compo-nenti presenti in casa.Il progetto consente l’indipendenzadei vari sistemi permettendo aglielettrodomestici e termo domesticiintelligenti di beneficiare dell’ecosi-stema e di reagire in maniera proatti-va alle informazioni che gli altri ap-parati condivideranno o alle richiestedell’utente finale in locale o via re-moto. Rendendo possibile anche uncontrollo centralizzato e l’integrazio-ne tra più funzioni dove questo costi-tuisca un vantaggio, ad esempio perottimizzare i consumi energetici.

Quali sono i protocolli di comunica-zione utilizzati e quali gli interfaccia? Nel mercato esistono molti protocol-li di comunicazione e non esiste unasoluzione standard per tutte le fun-zioni presenti in casa. La tecnologiada noi adottata è su IP, che consenteun’agevole integrazione con le piat-taforme disponibili dagli smart pho-ne alle smart Tv.Ovviamente rimane la necessità digarantire il controllo e il comando lo-

cale. In questo senso le interfacce lo-cali dei prodotti (display, touch scre-en) potranno beneficiare della mag-giore flessibilità data dai mobile de-vice, concentrando le proprie funzio-ni e semplificando notevolmente ilrapporto uomo-macchina.

Quale le richieste da parte del mer-cato?In generale l’esigenza è di poter di-sporre di un’abitazione più modernaper poter sfruttare le tecnologie cheoggi sono a disposizione in molte ca-se come smartphone, tablet, connes-sione a internet, energie rinnovabili,per migliorare la sicurezza e il com-fort ottimizzando i consumi energe-tici. Alcuni esempi possono essere ap-plicazioni semplici come controllarecon una telecamera cosa succede nel-la propria casa o ottenere il comforttermico desiderato utilizzando lafonte di energia più conveniente.

La domotica “spaventa” ancora gliutenti?Questa forse è proprio la difficoltàprincipale. La diffusione della domo-tica resta ancora legata alla cono-scenza da parte degli utenti finali deireali benefici derivanti. Le cose peròstanno velocemente cambiando. Gliutenti iniziano infatti a essere semprepiù informati grazie alla diffusione disocial network che permettono unamaggiore diffusione dell’informazio-ne e la condivisione di esperienze. z

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STORIE DI QUALITÀ: SMART HOME - INDESIT

Nel campo dell’automazione dome-stica uno dei temi più delicati èquello riguardante la standardizza-

zione della piattaforma di comunicazionee l’interoperabilità delle funzioni offerteche consenta, anche a dispositivi prove-nienti da differenti produttori, di dialoga-re tra di loro. Ma c’è un altro elemento datenere in considerazione quando si parladi elettrodomestici e impianti intelligenti:la sicurezza. La gestione della casa smartavviene per lo più da lontano e senza lapresenza del fattore umano, l’utilizzatore.Un dato che dal punto di vista pratico noncomporterebbe alcun impedimento dalmomento che gli elettrodomestici di nuo-va generazione sono più vicini a robotmultifunzione che a semplici ausiliari del-le fatiche domestiche, ma che ci mette in-vece di fronte a un aspetto non trascura-bile: la mentalità degli utenti. Come pre-tendere che la signora Olga, che da 40 an-ni supervisiona il funzionamento della suacasa in prima persona, si possa fidare diaccendere il riscaldamento da 300 km didistanza e con una semplice telefonata?Per saperne di più, su come funzionano glielettrodomestici intelligenti, sui progressifatti nell’ambito della domotica e sui com-portamenti delle “signore Olghe”, ne ab-biamo parlato con Stefano Frattesi, Diret-tore del Technology Center di IndesitCompany .

Elettrodomestici e interoperabilità:come si sta muovendo la vostraazienda? L’interoperabilità fra dispositivi domesticiè uno dei temi chiave per la diffusione del-la domotica nelle nostre case. Al momen-to non si è affermato un modello domi-nante né sul canale di comunicazione nésul protocollo per la gestione dei nostriprodotti.Indesit Company, anticipando i tempi, nel2009 ha fondato, assieme a Electrolux,Telecom Italia ed Enel, Energy@home, unprogetto di collaborazione nato propriocon lo scopo di definire un linguaggiostandard e aperto per la gestione energe-tica dei meter e degli elettrodomestici. Ilprogetto conta adesso 19 partner e sta at-tivamente collaborando con altre Asso-ciazioni ed enti di standardizzazione eu-ropei per facilitare la definizione di questomodello dominante. Il primo importanterisultato è aver donato alla Zigbee Allian-ce una semantica che fa ora parte delnuovo standard Home Automation 1.2.Nell'ambito della domotica, Indesit hapromosso anche la fondazione del con-sorzio HOMElab (ndr: vedi articolo paginaprecedente), insieme a partner nazionali(Ariston Thermo, Bticino del Gruppo Le-grand, Gruppo Elica, Loccioni, MR&D In-stitute, Spes, Teuco-Guzzini e UniversitàPolitecnica delle Marche), riconducibili in

ALLA SCOPERTA DELL’INTEROPERABILITÀ TRALE MURA DOMESTICHE, CHE TANTO FACILITA EALLIETA LA NOSTRA VITA.

Intervista a Stefano Frattesi, Direttore delTechnology Center di Indesit Company

IL FUTUROÈ GIÀ INCASA

vario modo al sistema casa e che rappre-sentano eccellenze in Italia e all'estero, alfine di promuovere l’interoperabilità deidispositivi delle aziende fondatrici e non,e sta attivamente contribuendo ai suoiprogetti. Nel contempo, Indesit Companysta collaborando con le più importanti uti-lities europee, come British Gas, E.on,Enel ed Enexis, testando sul campo più di800 smart washing machine integrate ininnovativi sistemi di gestione energetica(smart grid) di tale utilities, contribuendoalla validazione e diffusione delle seman-tica proposta. L’apertura del protocollo èper noi, infatti, un must.

Quali sono i protocolli di comunica-zione utilizzati e quali gli interfaccia? Probabilmente, nel medio periodo, non siaffermerà un solo modello dominante eun solo protocollo di comunicazione. Learchitetture che stiamo pensando sonopertanto ibride e permettono la convi-venza di diversi mezzi fisici e diversi proto-colli di comunicazione. Come il wi-fi, chesi va affermando nel mondo TLC e info-tainment (ndr: spettacolo-informazione),ZigBee per dispositivi operanti a batteria,sensori, che stiamo sperimentando comecanale di comunicazione per i nostri pro-dotti nei suddetti trials.Il nostro sistema di prodotti connessi uti-lizzerà in prima istanza come interfacce

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IMQ NOTIZIE n. 99

utente sia quelle native dei prodotti, siaquelle garantite da dispositivi mobili (ta-blet, smart phone, siti web, ecc.).

Quali le principali difficoltà eventual-mente riscontrate (es: la standardiz-zazione dei protocolli, l’interfaccia ICTdelle abitazioni, la mentalità, ecc.)?La difficile battaglia per la standardizza-zione dei protocolli che viviamo da diversianni è certamente uno degli ostacoli piùimportanti all’adozione di sistemi connes-si. Sfida che la nostra azienda sta condu-cendo attraverso HOMElab e Energy@ho-me, favorendo la collaborazione e l’inte-grazione con le numerose iniziative in cor-so con il medesimo obiettivo (altre asso-ciazioni, enti di standardizzazione, autori-tà, ecc.).Per cogliere appieno i benefici di una ge-stione integrata e intelligente dell’energiaè inoltre importante una differenziazionesignificativa delle tariffe energetiche perfascia oraria (che stiamo sperimentando,ad esempio, nel progetto Jouw EnergieMoment in Olanda, con Enexis) o l’otti-mizzazione dello sfruttamento dell’ener-gia micro generata nell’abitazione attra-verso fonti rinnovabili.I nostri prodotti, in questo scenario, con-tribuiscono al bilanciamento dell’interarete nazionale o all’ottimizzazione del-l’autoconsumo della casa, utilizzando

energia quando disponibile.

Quale le richieste (o le resistenze) daparte del mercato?L’ICT sta pervadendo la nostra vita quoti-diana, modificandone abitudini, modalitàed esigenze.Indesit Co. è molto attenta ad andare in-contro a queste nuove opportunità offer-te dalla tecnologia, privilegiando la facili-tà di interazione con i nostri prodotti an-che da remoto e aprendo al contempotutta una serie di innovativi servizi che ri-teniamo risulteranno estremamente inte-ressanti per i nostri consumatori.Il tutto, avendo sempre ben presente i dri-ver della riduzione dei costi di utilizzo deinostri prodotti, dell’assistenza sempre piùefficace ed efficiente e delle funzionalità ilpiù possibile vicino all’esigenza dei consu-matori.

Come è cambiata (se è cambiata)l’attenzione per gli aspetti relativialla sicurezza nei confronti di pro-dotti funzionanti con un’interazionea distanza e senza una presenza di-retta dell’utilizzatore?La sicurezza dei nostri utenti è per noi fon-damentale e stiamo progettando i nostrinuovi prodotti connessi con una massimaattenzione a questi temi, in stretta colla-borazione con gli enti certificatori (tra cui

IMQ) e ottemperando alle nuove normeche stanno nascendo al riguardo, non tra-lasciando tutte le nuove complessità, maanche opportunità, che l’accesso da re-moto dei nostri prodotti comporta. z

INDESIT COMPANY

Indesit Company ètra i leader in Europanella produzione ecommercializzazionedi grandi elettrodo-mestici (lavabianche-ria, asciuga-biancheria, lavastovi-glie, frigoriferi, congelatori, cucine,cappe, forni e piani di cottura). È leader assoluta in importantimercati come l’Italia, il RegnoUnito e la Russia. Il fatturatodell’azienda, fondata nel 1975 equotata dal 1987 alla Borsa diMilano, nel 2012 è stato di 2,9miliardi di euro. Indesit Company conta 8 poli in-dustriali (Italia, Polonia, RegnoUnito, Russia e Turchia) e occupa16.000 persone. Indesit, Hotpoint e Scholtès sono iprincipali marchi del Gruppo.

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STORIE DI QUALITÀ: SMART HOME - ABB

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PAROLA D’ORDINE: RIDUZIONE!RIDUZIONE DEI COSTI DI MANUTENZIONE, RIDUZIONE DELLA DOMANDA DI FORNITURAELETTRICA, RIDUZIONE DELLE EMISSIONIDI CO2. ECCO GLI INNUMEREVOLIBENEFICI DELLE RETI INTELLIGENTI. SMART GRID CHE POTREBBERORAPPRESENTARE ANCHE UN OTTIMOTRAMPOLINO DI RILANCIO DELLA NOSTRA ECONOMIA.

ING. LUCA CICOGNANI DOTT. ANTONIO LAMANNA

Intervista a: Luca Cicognani, Head of RenewableAutomation Unit di ABB, Antonio Lamanna, Head of BusinessDevelopment Smart Cities ABB Italia

L'energia elettrica è la forma più ver-satile e ampiamente utilizzata dienergia, e la domanda è in costante

crescita. Lo sviluppo del sistema elettricorisale ormai a oltre un secolo fa. Oggirappresenta uno dei componenti più ef-ficaci delle infrastrutture su cui si appog-gia la società moderna trasmettendoenergia agli utenti delle industrie, delcommercio e ai privati. Tuttavia, granparte della capacità di generazione at-tuale dipende dai combustibili fossili econtribuisce in modo significativo all'au-mento di anidride carbonica nell'atmo-

sfera, naturalmente con conseguenzenegative sul clima e la società in genera-le. Per alleviare le conseguenze di questoimpatto occorre intervenire con signifi-cative modifiche sul sistema elettrico at-tuale. E, come ci rivelano Cicognani e La-manna di ABB, occorre intervenire in ma-niera “intelligente”, individuando un si-stema elettrico che possa gestire tuttequeste sfide in modo sostenibile, affida-bile ed economico.

Smart grid: come diventeranno an-cora più “intelligenti?”

Rispondendo a quattro compiti essenzia-li in una sola volta: fornendo più ener-gia elettrica per soddisfare la crescen-te domanda, aumentando l'affi-dabilità e la qualità delle forni-ture di energia, aumentandol'efficienza energetica, integran-do le fonti di energia a basse emis-sioni nelle reti elettriche già esi-stenti.Smart grid, ancora più intelligenti,dovranno essere in grado di darerisposte concrete alle richieste cheprovengono dal territorio con pro-

LA RETECHE RIDUCE

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IMQ NOTIZIE n. 99

getti che integri-no le diverse aree di vita,

creando una rete connessa che,attraverso smart services rispon-da alle differenti esigenze delterritorio. Insomma, una retesinergica di servizi (relativi ad

esempio a informazione,energia, salute, mobilità,

sicurezza, ambiente,

ecc.) che renda i progetti smart gridnon solo in grado di contribuire al

raggiungimento di alcuni tar-get europei, come quello del

20-20-20, ma anche di co-stituire una delle basi per la

rinascita dell’economiaitaliana.

Quali sono i proto-colli di comunica-zione utilizzati?I principali sono quelliindicati nello stan-dard IEC 61850 enella famiglia dellaIEC 60870-5 (101 e104). Entrambi nor-me definite per ga-rantire l’interoperabili-tà di prodotti e soluzio-

ni provenienti da diversivendors.

E per quanto riguarda gliinterfaccia?

In questo ambito le parole d’or-dine sono comodità, semplicità e

immediatezza. Le faccio l’esempiodi un’applicazione realizzata a Go-

tland.Gotland è un’isola situata nel mar Balticodove è in corso di sviluppo un progetto fi-nalizzato a rendere più flessibile ed effi-ciente il sistema di gestione della rete elet-trica, con lo scopo di massimizzare l’utiliz-zo di energia prodotta da fonti rinnovabi-li. ABB contribuisce al progetto con il soft-ware Ventyx, soluzione per la previsionedella produzione da fonti rinnovabili, lagestione di impianti virtuali e con le pro-prie soluzioni di building automation.Grazie al contributo di ABB, gli abitantidell’isola di Gotland possono monitorare

costantemente dalla propria abitazione odal proprio smartphone i propri consumie adattarli in tempo reale al prezzo del-l’energia elettrica tramite una gestioneautomatica dei consumi. Più comodo dicosì!

Come cambiano la distribuzione del-l’energia?Nel momento in cui la produzione di ener-gia elettrica diventa sempre più distribui-ta e il contributo delle rinnovabili aumen-ta, la rete di distribuzione deve essere ingrado di gestire maggiori oscillazioni nel-la qualità dell’energia e del flusso bidire-zionale, diventando nel contempo più re-attiva ai cambiamenti della domanda daparte dei consumatori.La gestione di un sistema così complessodipenderà da comunicazioni sicure e intempo reale nonché da sistemi di control-lo estremamente flessibili. Attraversoun’adeguata rete di comunicazione, que-sti forniranno alle utility e ai loro clienti in-formazioni in tempo reale sulle prestazio-ni della rete elettrica, sul flusso di potenzae sulla domanda. Permetteranno inoltre adispositivi intelligenti automatizzati di rea-gire agli squilibri all’interno del sistema eanche di migliorare la gestione della rete,attivando programmi per la manutenzio-ne preventiva e rispondendo in modo piùrapido nelle situazioni di emergenza.

Come viene garantita la sicurezza el’affidabilità?Sicurezza e affidabilità sono temi trasver-sali che coinvolgono prodotti, sistemi e re-ti di comunicazione. Requisiti che nellenostre produzioni verifichiamo anche gra-zie al supporto dei principali enti di certifi-cazione internazionali, quali IMQ.Ogni prodotto deve essere progettato erealizzato secondo criteri di robustezza e

ABB nasce nel 1988 dalla fusione di due importanti realtà industriali europee: la svedese ASEA, fondata nel1883 e la svizzera Brown Boveri, fondata nel 1891, la quale già nel 1903 acquisisce il Tecnomasio Italiano,la più antica società elettromeccanica italiana creata nel 1863. Leadership tecnologica, presenza globale,conoscenza applicativa e forti competenze locali sono gli elementi qualificanti di un’offerta completa di pro-dotti, sistemi e servizi che permettono ai clienti di migliorare le loro attività in termini di efficienza energe-tica, affidabilità delle reti e produttività industriale. Il Gruppo è quotato presso le borse di New York (NYSE),Zurigo (Virt-X) e Stoccolma (Stockholm Exchange). In Italia ABB impiega circa 6000 persone distribuite inunità operative ripartite in tutta Italia ed è suddivisa in cinque divisioni: Power Products, Power Systems,

Discrete Automation and Motion, Low Voltage Products, Process Automation. I clienti di ABB Italia vanno dalle utility all'industria manifatturiera, dalle infrastrutture agliarmatori. Nei suoi siti produttivi in Italia, ABB produce vari prodotti tra i quali trasformatori di tensione, quadri elettrici di media tensione, prodotti di bassa tensione,che vengono inviati in tutto il mondo. In Italia, il Gruppo ABB ha raccolto negli anni le esperienze e le competenze di molti dei più noti marchi del comparto elettro-meccanico nazionale, aziende che hanno fatto la storia industriale del Paese quali Ercole Marelli, SACE, Officine Adda, IEL, AnsaldoTrasformatori e Elsag Bailey.

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ridondanza delle componenti critiche. Ta-li criteri devono essere applicati anche nel-la progettazione e nella realizzazione deisistemi con particolare attenzione alle in-terfacce tra i vari componenti e alle reti dicomunicazione. Ad esempio nel caso dicomunicazioni wireless, particolarmentedi interesse per le applicazioni smart grid,una rete robusta e magliata permette difornire un servizio con le caratteristiche diaffidabilità e performance necessarie allagestione di infrastrutture critiche.Da non sottovalutare inoltre la gestionedella sicurezza informatica, fondamenta-le per monitorare, prevenire e proteggerei sistemi di gestione da attacchi informati-ci accidentali o intenzionali. Lo sviluppodelle smart grid comporta una capillarediffusione di dispositivi intelligenti e reti dicomunicazione aumentando ancora l’at-tenzione su questo tema che deve essereaffrontato secondo i criteri definiti dagli

standard esistenti quali ad esempio quellipubblicati dal Nerc (North America Elec-tric Reliability Council) e quelli riportatinella IEC 62351.

Quali sono le principali applicazioni?La mobilità sostenibile richiede la gestioneintelligente del traffico e del TrasportoPubblico Locale (TPL), che nelle città euro-pee mostra un numero crescente di pro-getti. Il settore dei trasporti è responsabiledi circa 1/3 delle emissioni di gas serra pro-dotti dall’uomo e le emissioni veicolari rap-presentano la maggiore fonte di inquina-mento atmosferico nelle aree urbane. Losviluppo della mobilità elettrica consentepertanto una riduzione significativa delleemissioni di gas climalteranti con conse-guente miglioramento della qualità dellavita in area urbana. Per questo motivo unasmart grid non può prescindere dallo svi-luppo e dalla diffusione in ambito urbano

ed extraurbano di un sistema di mobilitàsostenibile basato sull’utilizzo dei veicolielettrici, per mezzo dell’installazione diuna rete di infrastrutture per la ricarica per-fettamente integrata sulla rete di distribu-zione dell’energia elettrica. Ma anche l’efficienza energetica e l’eco-sostenibilità sono valori sui quali le Ammi-nistrazioni stanno maturando una sem-pre maggiore consapevolezza. Uno svi-luppo urbano sostenibile promuove l’uti-lizzo di fonti di energia alternative, lo svi-luppo di edifici e sistemi di trasporto piùefficienti, la diffusione di misure in gradodi ridurre il traffico e le emissioni di CO2.ABB ha avviato dei progetti pilota in tuttele regioni del mondo, in una o più di que-ste aree che daranno ai propri clienti e for-nitori una comprensione più approfondi-ta di questo business emergente. Adesempio, pensiamo al progetto di svilup-po congiunto con l’utility Nordic, Fortum,

STORIE DI QUALITÀ: SMART HOME - ABB

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nato per sviluppare e implementare unconcetto globale di città intelligente aStoccolma. Il progetto sperimenta il con-cetto di una rete di alimentazione a bassaemissione flessibile nell’area di StockholmRoyal Seaport come parte di una più am-pia iniziativa che prevede la riduzione del-le emissioni nella capitale svedese di dueterzi entro il 2020.

Quali invece le principali difficoltànelle diverse applicazioni?Le principali sfide per le utenze riguarda-no la fornitura dell'accesso a elettricità eacqua a prezzi socialmente ed economi-camente sostenibili per popolazionemondiale in crescita. Allo stesso tempo, icambiamenti climatici mettono l'accentosul bisogno di ridurre le emissioni di CO2,aumentando l'efficienza energetica e lagenerazione sostenibile. Vi è la necessitàdi ingenti investimenti infrastrutturali alla

ricerca di soluzioni sia centralizzate e siadecentralizzate.

Smart grid: il viaggio è appena inizia-to e c’è ancora molto da fare?Vi è una tendenza crescente per le comu-nità, sia per quelle connesse alla rete e siaquelle non connesse, quest’ultime che sibasano sulla generazione di energia fossi-le, a ripensare le loro forme esistenti di for-nitura di energia elettrica. Le comunitànon connesse alla rete, infatti, puntanoora a utilizzare una maggiore percentua-le di energia rinnovabile. Questo, in rispo-sta a una serie di preoccupazioni combi-nate tra loro come i prezzi del carburante,i costi connessi al rifornimento e alla ma-nutenzione e il desiderio di diventare piùsostenibili. Le comunità “grid-connec-ted” (come, ad esempio, i campus azien-dali, i data center, le strutture di emergen-za e le basi militari), invece, desiderano in-

tegrare la loro alimentazione di rete esi-stente, spinte dal desiderio di una mag-giore affidabilità dell'approvvigionamen-to, della sicurezza (capacità di mantenerele strutture in esecuzione anche in man-canza di accesso alla rete) e della qualitàdell'alimentazione.

Quali saranno i benefici per il si-stema e l'utente finale?Una rete più intelligente fornirà un mag-giore controllo sui costi energetici e un ap-provvigionamento energetico più sicuroper i consumatori. Gli impianti elettrici sa-ranno sottoposti a una grande evoluzio-ne, per migliorarne l'affidabilità e ridurnele perdite e i costi di manutenzione. I be-nefici ambientali di una rete più intelli-gente includono la riduzione della do-manda, l'integrazione delle fonti di ener-gia più rinnovabili e l’abbassamento delleemissioni di CO2 e di altri inquinanti. z

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IMQ NOTIZIE n. 99

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LA LINGUA CHE PARLA ALL’UMANITÀ

L’ESPERANTO:

BEN LUNGI DAL VOLERSOSTITUIRE LE LINGUENAZIONALI, L’ESPERANTO SI PONE DA SEMPRE COME UN PONTE TRA LE CULTURE. DESIDEROSO DI CONOSCENZA,RISPETTOSO DEGLI IDIOMILOCALI, ESTREMAMENTE UTILEIN CASO DI NECESSITÀ DICOMPRENSIONEINTERNAZIONALE. UN GRANDE ESEMPIO,INSOMMA, DI INTEROPERABILITÀLINGUISTICA.

Intervista a Davide Astori, docente di Linguistica Generale all’Università di Parma e membro della Federazione Esperantista Italiana

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QUALITÀ DELLA VITA: HOBBY E INTERESSI - ESPERANTO

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L’esperanto è una lingua nata dal-la comparazione tra un certo nu-mero di lingue internazional-

mente più diffuse, istituita nel 1887 periniziativa del medico polacco LudovicoLazzaro Zamenhof (del quale peraltrola lingua prende indirettamente il no-me). Ortografia, fonetica, grammaticae sintassi dell’esperanto si basano su

principi di semplicità e regolarità: adogni suono corrisponde una sola lette-ra e ad ogni lettera un solo suono. La fi-nalità ultima dell’esperanto non è quel-la di sostituire le lingue nazionali (alcontrario, gli esperantisti sono tra i piùconvinti difensori del valore della diver-sità e delle culture, e sostenitori dellapari dignità di tutte le lingue) ma di for-

nire uno strumento agevole e non di-scriminatorio per la comprensione reci-proca a livello internazionale.Davide Astori, esperto esperantista, ciracconta le sfide e gli obiettivi futuri diquesto progetto culturale, potenzial-mente in grado di far comunicare mi-lioni di persone di lingue, tradizioni eculture diverse.

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IMQ NOTIZIE n. 99

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Come e perché è nato l’esperanto? L’esperanto nasce alla fine del 1800,precisamente nel 1887, anno dell’edi-zione della prima grammatica del-l’esperanto. Nella pratica, però, la lin-gua nasce nel 1905 quando, durante ilprimo congresso universale, si presen-ta la prima occasione di uso reale in cuisi incontrano i creatori della lingua coni primi esperantisti.

Quante persone lo parlano e inquali paesi?Le statistiche sono tante. Per rendersiconto della difficoltà di questi dati, pen-siamo che, solo in Italia, si dice chel’esperanto sia parlato da sessantamilapersone ma alla fine gli iscritti alla Fede-razione Esperantista sono solo mille. La prima cosa da definire, innanzitutto,è che cos’è un esperantista. L’Enciclo-pedia Britannica negli anni ’80 indicavatre milioni di esperantisti nel mondo, unnumero esorbitante a seconda di chiconsideriamo come esperantisti, datoche molte persone possono considerar-si solo supporter dell’ideale che l’espe-ranto veicola e cerca di conservare. Per quanto riguarda la diffusione, inve-ce, è più facile rispondere perchél’esperanto esiste in tutti i paesi delmondo. In Italia, ad esempio, ci sonogruppi di esperantisti a Parma, a Mila-no, a Verona, a Venezia, insomma intutte le grandi città. Stesso discorso va-le per l’Europa, soprattutto nelle cittàdell’Europa dell’est dove, prima dellacaduta del muro, l’esperanto era l’oc-casione di contatto con l’Occidente. Oggi invece è la Cina uno dei paesi piùinteressati all’esperanto per questionidi democrazia linguistica e provocazio-ne culturale.

Oggi che utilizzo si fa dell’esperanto?L’utilizzo primario è quello culturale.L’esperanto veicola l’idea di rispettodell’altro, della lingua e della sua iden-tità. È una bandiera di multilinguismo emulticulturalità, il suo uso rappresenta-va e rappresenta il tentativo di stimola-re il mondo a riflettere sull’importanzadelle lingue, delle diversità e delle cul-ture di ognuno come arricchimentoculturale. L’esperanto è utilizzato dagliesperantisti anche per il viaggio e la co-

noscenza delle altre culture: ci sono in-fatti servizi di ospitalità dedicati agliesperantisti e messi a disposizione daaltri esperantisti in una sorta di cou-chsurfing (ndr: servizio di mutua ospi-talità) esperantista. In più, l’esperanto viene utilizzato permantenere contatti, fare festival e co-me strumento di mediazione. Inoltre vasottolineato che tutti gli anni il con-gresso universale avviene in un paesediverso, dalla Corea all’Islanda, cosache rispecchia la volontà intrinseca del-l’esperanto di viaggiare e conoscere ilmondo.

Le istituzioni politiche e religiose,le associazioni a difesa della pace edel rispetto delle differenze riesco-no a capire il valore dell’esperanto,ne incoraggiano lo studio o no? Partiamo dai dati oggettivi: l’Associazio-ne Esperantista Universale è membrodell’UNESCO, il quale ha riconosciu-to nell’esperanto e nel suo creatoreuna valenza culturale primaria.Dal punto di vista delle istituzio-ni, in Italia esiste l’AssociazioneEsperantista Cattolica (pensia-mo che, dai tempi di Papa Gio-vanni Paolo II, il Papa salutaanche in esperanto durantela benedizione Urbi et Orbi),e il Rotary club ha una sezio-ne che si chiama RADE cheraggruppa i rotariani espe-rantisti. Quindi, ad oggi, nessuno ècontro l’esperanto, in quan-to viene considerato da tutti ipunti di vista come uno stru-mento di pace, di dialogo e dicostruzione. Tuttavia, si tratta di un interessepassivo: non c’è un vero e propriosupporto così come non c’è più laforte opposizione del passato. Adesempio negli anni ‘30 e ‘40 i regiminazista e stalinista uccisero molti espe-rantisti a causa dei loro valori. Oggi leistituzioni politiche e religiose non di-sprezzano l’esperanto ma, a causa dellacrisi economica mondiale, la simpatiaverso questa lingua difficilmente porte-rà a un sostegno economico importan-te.

I giovani sono sensibili all’esperan-to, lingua universale che va oltre ledifferenze?Il movimento esperantista ha una se-zione di giovani e punta fortementesu di loro. Essendo una lingua minori-taria, mediamente i giovani del mon-do non la conoscono molto. Per esperienza diretta, quando un gio-vane riesce a capire veramente l’idea-le esperantista si avvicina volen-tieri a quest’idea di globa-lizzazione, di una lin-gua ausil iaria asostegno ditutte le

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QUALITÀ DELLA VITA: HOBBY E INTERESSI - ESPERANTO

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lingue e le culture del mondo. I giova-ni di oggi sono sensibili a questi temianche se non è facile che un giovaneabbia la possibi l i tà di conoscerel’esperanto perché è difficile aprire algrande pubblico la provocazione cul-turale esperantista.

Quali sono le attività della

Federazione?La Federazione Esperantista Italiana,come tutte le Federazioni Esperantiste,nel mondo ha la finalità primaria di dif-fondere l’esperanto e i suoi valori e fi-nalità. Una delle attività primarie è l’or-ganizzazione del congresso nazionaleche si svolge ogni anno in una città ita-liana diversa. La Federazione si occupa anche dellaredazione della rivista L’esperanto, chenasce per i soci esperantisti ma che vie-

ne inviata anche a vari stakeholder(politici, istituzioni, associazio-

ni, ecc.), cioè a chi può es-sere interessato ai temi

di democrazia lin-

guistica e multiculturalità che portia-mo avanti. Altre iniziative previste dal-la Federazione sono l’insegnamentodella lingua, attraverso il web, e varicorsi locali e incontri culturali. Un’altraattività è l’organizzazione di viaggi, in-contri e seminari tra esperantisti nelmondo. Sul sito http://www.espe-ranto.it si possono trovare nel detta-glio tutte le attività organizzate dallafederazione.

Cosa vede nel futuro dell’esperanto?Io credo che se il mondo conoscesse ilmessaggio dell’esperanto non potrebbefare altro che abbracciarlo. Perché l’ideaesperantista prevede che: o smettiamodi discutere perché siamo diversi politi-camente, culturalmente, religiosamen-te, storicamente e linguisticamente, ecominciamo a valorizzare tutte questedifferenze attraverso una lingua e unacultura comune seconda a tutti, oppureci sarà una catastrofe. Ad oggi, l’esperanto è una lingua mi-noritaria, ossia parlata da un gruppominore come il ladino o il sardo, e cheha una sua vitalità, un suo gruppo diparlanti, finalità culturali molto forti e ri-marrà attestato nella diffusione e forzache ha attualmente finché il mondonon accetterà la provocazione di cono-scerlo meglio. La colpa non è da attri-buire all’ingenuità degli esperantisti chenon sanno farsi conoscere ma alla man-canza di occasioni vere per raggiungereil grande pubblico. In generale non c’èuna diffusione di massa dell’esperanto. Io vedo nell’esperanto una grande po-tenzialità se dovesse diventare occasionedi dibattito sui grandi numeri, altrimentiresterà quello che è oggi, cioè una pro-posta intelligente che tanti condivide-rebbero se la conoscessero meglio. La difficoltà principale dell’esperanto èproprio quella di farsi conoscere tra igrandi giganti della cultura mondiale,che lasciano alle proposte minoritarie(minoritarie in senso quantitativo, nonqualitativo) poco spazio. In questomondo dominato dal marketing e dellapubblicità, gli esperantisti non sono na-ti né per fare pubblicità né per guada-gnare, ma solo perché hanno credutonegli ideali di questa lingua. z

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IMQ NOTIZIE n. 99

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TRA TELEMEDICINA, MOBILE HEALTH, SYSTEM MEDICINE, ECCO IL PRESENTE, IL FUTURO PROSSIMO E IL FUTURO DELLA SANITÀ 3.0.

CURARSI DA CASA:

QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE E TELEMEDICINA

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Page 89: IMQ Magazine 99

Èarrivato il momento delle visitemediche a casa “dialogando” colproprio medico curante via Inter-

net, attraverso smartphone, tablet ePC, oppure delle riabilitazioni a domici-lio grazie alla “connessione” con il te-rapista, fino agli interventi chirurgicieseguiti da robot. La telemedicina èquesto e molto altro ancora, i progettie le sperimentazioni nonmancano e ne vengonoavviati altri sempre piùinnovativi, ma pur-troppo in Ital iastenta ad affer-marsi e a diffon-dersi in modoomogeneo su tut-to il territorio na-

zionale. Il Presidente della Società Ita-liana di Telemedicina e sanità elettroni-ca, il Professor Gianfranco Gensini, or-dinario di medicina interna e cardiolo-gia presso l’Università degli studi di Fi-renze, di cui è stato l’ultimo Preside del-la Facoltà di Medicina e Chirurgia pri-ma dell’attuale riforma universitaria, cifornisce un’interessante panoramica

sul tema, sui principali van-taggi per pazienti, medi-

ci, sistema sanitario,sulla situazione ita-liana e sul grado diinnovazione chela telemedicinapotrà raggiunge-re nel breve e nellungo periodo.

Professor Gensini, cosa si intendeper telemedicina?Telemedicina è un termine generale,che comprende una serie di attività e sipresta a definizioni diverse, che spessofocalizzano l’attenzione solo su alcuniaspetti della materia. La Telemedicinaconsiste, sostanzialmente, nella tra-smissione e condivisione, in tempo rea-le, di informazioni di carattere sanitarioe clinico-scientifico tra medico e citta-dino o tra gli stessi operatori sanitari,attraverso sistemi di comunicazione ditipo telematico/informatico. Ritengoinvece che possa interessare conoscerecosa intenda la Società Italiana di Tele-medicina e sanità elettronica per “tele-medicina”. Per la SIT, la Telemedicina èuno strumento di innovazione tecnolo-

gica a valenza multidisciplinare checomprende: la formazione sanitaria, lagestione ed il monitoraggio dei pazien-ti e l’integrazione dei loro dati di inte-resse medico-chirurgico attraversol’impiego di sistemi di telecomunica-zione che si avvalgono della coopera-zione di differenti professionalità sani-tarie al fine della promozione della sa-lute attraverso i percorsi di prevenzio-ne, diagnosi e cura del paziente.Il primo principio che la Società Italianadi Telemedicina e sanità elettronica haaffermato nel Manifesto di Firenze2010 riguarda il riconoscimento, sia alivello culturale che organizzativo edoperativo, della coesistenza nella Tele-medicina di tre pilastri fondamentali: laMedicina e la Chirurgia Telematica, la

Intervista al Prof. Gianfranco Gensini, Presidente della Società Italiana di Telemedicina e sanità elettronica

La Telemedicinaconsiste, sostanzialmente,

nella trasmissione e condivisione,in tempo reale, di informazioni

di carattere sanitario e clinico-scientifico tra medico

e cittadino o tra gli stessi operatorisanitari, attraverso sistemi

di comunicazione di tipotelematico/informatico.

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IMQ NOTIZIE n. 99

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Sanità Elettronica e l’ICT (Informationand Communication Technology) in Sa-nità. Questi tre pilastri costituiscono ilfondamento della Telemedicina nellamisura in cui concorrono al migliora-mento, sia dell’esercizio della professio-ne medico-chirurgica, sia dell’offertasanitaria per i pazienti. Si trat-ta quindi di un’innovazio-ne nella modalità diesercizio della medi-cina e della chirur-gia che richiede co-noscenze e abilitàspecialistiche. Conil termine di medi-cina e chirurgia te-lematica si definiscepertanto l’erogazionedi servizi di assistenza sa-nitaria tramite il ricorso alletecnologie di telecomunicazioneassistite da computer, in situazioni in cuiil professionista della salute e il pazien-te (o due o più professionisti) non si tro-vino nella stessa località o vi si trovino inmomenti diversi. Essa comporta la tra-smissione, in modalità sicura e protetta,di informazioni e dati di carattere medi-co-chirurgico grazie a testi, suoni, im-magini o altre informazioni necessarieper la prevenzione, la diagnosi, il tratta-mento e il successivo monitoraggio deipazienti. Si tratta di un’attività eminen-temente clinica che presuppone l’inter-vento del medico e dell’infermiere iquali, per mezzo di strumenti tecnolo-gici idonei, svolgono tutte le azioni ne-cessarie a garantire ai pazienti la mi-gliore assistenza a distanza, ovvero: ri-levare, registrare, elaborare, trasmette-re, decodificare informazioni e dati cli-nici, come pure utilizzare a distanza,strumentazioni medico-chirurgiche.

Quali sono i principali vantaggi perpazienti, medici e Sistema sanitario?Applicare la telematica in ambito medi-co significa rispondere con tempestivitàalle esigenze diagnostiche (telediagnosi)e terapeutiche (teleassistenza) di cittadi-ni distanti dalle strutture sanitarie o co-munque impossibilitati a muoversi dacasa. In realtà il concetto di distanza ènon univoco: anche i grossi centri urba-ni con i conseguenti problemi di traffico

e di parcheggio risultano “distanti” siaper i pazienti che per gli stessi operatorisanitari; fornire una risposta valida edefficace in caso di malati cronici, anzianio comunque a rischio (telemonitorag-gio) e un supporto indispensabile nelleurgenze (telesoccorso), favorire l’ag-

giornamento scientifico (tele-didattica) ed il collega-

mento interattivo tramedici (teleconsulto)con condivisione di-namica di informa-zioni sanitarie, car-telle cliniche elet-troniche, tracciatidiagnostici, imma-

gini biomediche, chesi “muovono” in tem-

po reale e con la massi-ma definizione. Ne conse-

gue una concreta interrelazione trale strutture di piccole dimensioni o me-no dotate e quelle di ampie dimensionio specialistiche. La definizione CEE di“Telemedicina” mette in evidenza comela finalità della Telemedicina non sia so-lo quella di assicurare assistenza medicaa pazienti distanti dai centri sanitari, per-mettendo la comunicazione paziente-medico-struttura sanitaria, ma anche direndere adeguato ed aggiornato il Ser-vizio Sanitario Nazionale con particolareattenzione ai servizi di assistenza domi-ciliare, d’emergenza, di organizzazioneed educazione sanitaria, di didattica, diformazione ed aggiornamento profes-sionale. È possibile oggi, grazie alle in-novazioni tecnologiche, avvicinare i ser-vizi sanitari ai cittadini in un’ottica di mi-glioramento della qualità offerta e disoddisfazione del cliente/utente. In par-ticolare, l’applicazione di sistemi infor-matici e di telecomunicazione alle scien-ze mediche ha reso concrete prospetti-ve inimmaginabili sino a poco tempo fa,come, ad esempio, quella di garantire la“sicurezza sanitaria” del paziente attra-verso la teleassistenza domiciliare e il te-lemonitoraggio medico delle patologiecroniche (in particolare lo scompensocardiaco, il diabete e l’insufficienza re-spiratoria), definite ormai come “la nuo-va emergenza sanitaria”, dato il pro-gressivo invecchiamento della popola-zione e il conseguente espandersi delle

patologie cronico-degenerative e dellaco-morbilità. L’innovazione tecnologicapuò quindi fornire un contributo semprepiù significativo all’aumento dell’effica-cia, dell’efficienza e dell’equità di acces-so alle prestazioni sanitarie: si pensi adesempio alla raccolta di dati clinici pro-venienti da più sistemi diagnostici sepa-rati tra loro, al monitoraggio remoto diparametri clinici, alla distribuzione capil-lare delle informazioni mediche.

La sanità italiana investe nella tele-medicina? Quali sono i principaliostacoli che ne limitano ancora ladiffusione su larga scala?Poco, in maniera frammentaria, e amacchia di leopardo. Ma più della ca-renza di risorse, il vero problema piut-tosto è l’assenza di regole e la manca-ta inclusione tra le prestazioni rimbor-sate dal SSN: solo la Lombardia ha de-liberato una specie di tariffario regio-nale. Anche in Europa e negli Stati Uni-ti la frammentazione è molto alta. Cer-to in Italia manca la “regia”, le regolele stiamo ancora scrivendo (le lineed’indirizzo sono al vaglio della Confe-renza Stato-Regioni) e le diverse realtàregionali ovviamente, con le loro diver-sità, contribuiscono ad aumentare lacomplessità dello scenario.

Dal punto di vista dell’in-novazione, la telemedi-cina dove può compie-re ulteriori progressinel breve e nel lungoperiodo?Nel breve periodo, sicura-mente nelle applicazioniper dispositivi mobili,smartphone e tablet, lacosiddetta m-Health (mo-bile health), mentre nellungo periodo, l’approccioalla complessità che ci of-fre la System Medicine, dicui attualmente mi sto oc-cupando con i colleghi diSan Diego e altri gruppi ita-liani e internazionali. I pro-gressi delle conoscenze a livellomolecolare, la biologia dei sistemi, l’in-dividuazione dei meccanismi di intera-zione tra corredo genetico, metaboli-

Applicare la telematica in ambito

medico significa rispondere con tempestività alle esigenze

diagnostiche (telediagnosi) e terapeutiche (teleassistenza)

di cittadini distanti dalle strutturesanitarie o comunque

impossibilitati a muoversi da casa.

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QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE E TELEMEDICINA

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smo, alimentazione, assunzione di far-maci e ambiente circostante, tra corpo epsiche rendono evidente che la moder-na medicina deve confrontarsi, con que-sta tematica. L’innovazione tecnologica,lo sviluppo della telemedicina e l’incre-mento esponenziale delle capacità di in-tegrare un’enorme mole di dati renderàpossibile valutare e integrare fattori mol-teplici che magari contano poco in unapopolazione, ma divengono determi-nanti nella singola persona. Insomma, latelemedicina e la sanità elettronica con-correranno sicuramente alla personaliz-zazione delle cure, cioè a una medicina

centrata sul singolo individuo, punto sucui stiamo lavorando molto come socie-tà scientifica.

A suo parere, un servizio di comu-nicazione via Skype fra dottore epaziente disponibile 24h/24 e 7giorni su 7 riuscirà ad essere attiva-to anche in Italia ripercorrendo ilmodello di altri paesi come Dani-marca, Svezia e Inghilterra?Non credo che serva per tutti i cittadiniessere collegati online al proprio medicocurante 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per-ché i problemi organizzativi, ma anche di

dipendenza psicologica sarebbero diffi-cilmente gestibili. Sicuramente un servi-zio del genere può essere utile, e già vie-ne realizzato, nel telemonitoraggio me-dico di pazienti cronici affetti da deter-minate patologie, ma non può essere so-stitutivo dei servizi di emergenza-urgen-za garantiti dal telesoccorso e dal siste-ma del 118. Certamente in una società«connessa» come quella in cui viviamo,e che ogni giorno si espande sempre più,la comunicazione tra gli individui è enor-memente facilitata e, quindi, anche tramedici e pazienti. Ma questo non è il fu-turo, è già il presente. z

La telemedicina e la sanità elettronica concorreranno sicuramente alla personalizzazione

delle cure, cioè a una medicina centrata sul singolo individuo, punto su cui stiamo lavorando molto come società scientifica. { }

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IMQ NOTIZIE n. 99

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QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE E TELEASSISTENZA - CASE-HISTORY

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TELEASSISTENZAANGELI CUSTODI24 ORE SU 24

Intervista a Michela FlaboreaFondatore e Presidente del Gruppo Televita

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IMQ NOTIZIE n. 99

Una voce amica nel momentodel bisogno, un aiuto in caso dinecessità. Un soccorso tempe-

stivo grazie a un team di professionistipreparati a rispondere a qualunque ti-po di emergenza. La teleassistenza si èlargamente diffusa negli ultimi ven-t’anni in tutta Europa in relazione alcostante invecchiamento della popo-lazione con lo scopo di garantire ilmantenimento delle persone fragili eanziane a domicilio mediante una se-rie di interventi telematici, noti comeservizi di Home Tele Care. Si tratta diservizi che operano grazie a sistemi in-

formatici avanzati, integrati nelle retidi welfare territoriali. Per saperne dipiù abbiamo intervistato Michela Fla-borea, Fondatore e Presidente delGruppo Televita.

Quando nasce Televita?A Trieste nel 1989 da un gruppo diaziende specializzate nel settore dellasorveglianza che hanno pensato diestendere il processo di erogazione diun servizio rivolto alla sicurezza controfurti e rapine alla sicurezza delle per-sone nelle loro abitazioni utilizzandogli stessi supporti tecnologici”.

Quali servizi offre?Anzitutto di telesoccorso, ma nel tempoabbiamo ampliato e innovato le nostreattività. Grazie ai rapporti con realtà im-portanti (Aziende Sanitarie, Comuni,Province, Fondazioni, Cooperative e As-sociazioni) abbiamo ideato nel tempoprogetti sempre nuovi, dedicati a diversitarget di utenza: non solo gli anziani,quindi, ma anche i disabili, le donne, iminori, con l’obiettivo di ampliare l’of-ferta assistenziale, soprattutto nella di-rezione della Prevenzione sanitaria, dellaPromozione della Salute, dell’Integra-zione Sociale.

TELEASSISTENZAANGELI CUSTODI24 ORE SU 24

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Dal 1999 ci siamo specializzati in pro-gettualità innovative nel campo della“Social Inclusion“, tramite lo strumentodella telefonia sociale, ampliando così lenostre competenze e realizzando un ve-ro e proprio Call Contact Center socio-sanitario. Sul fronte dell’innovazione tecnologicaspicca la telemedicina, per il monitorag-gio dei parametri vitali da remoto (Re-mote Parameter Monitoring). Un’im-portantissima evoluzione consentitadalle moderne tecnologie che, affianca-te a servizi personalizzati, permette diseguire le persone, specie se affette dapatologie croniche, direttamente nel lo-ro ambiente familiare, supportando lecure e prevenendo situazioni critiche.

Nel gruppo quali e quante professio-nalità operano in sinergia per arrivareal risultato?

Il nostro è un lavoro di squadra. A fron-te di richieste sempre più complesse cisiamo attrezzati per fornire risposte im-mediate ed efficaci. Il personale è co-stantemente aggiornato e possiede leattitudini necessarie a garantire un ade-guato servizio ai clienti/utenti assistiti: aTelevita lavorano psicologi, assistenti so-ciali, counselor e altri operatori qualifi-cati, tutti accomunati da una grandemotivazione e sensibilità. E, molto im-portante, lavorano sempre in contattocon professionisti sociosanitari di forma-zione e ruolo diverso quali medici, infer-mieri, assistenti sociali, per una vera“presa in carico integrata”.A Televita, le apparenti limitazioni fisicheo funzionali del singolo, che per alcunipossono sembrare ostacoli alla crescitapersonale o professionale, si possono tra-sformare in potenzialità. Sono molto fiera di aver realizzato, insie-

me a un collaboratore colpito a 20 annida una malattia rara, un progetto inno-vativo dedicato alla disabilità. Grazie alsuo contributo personale e professionaleè nato il Centro Informativo integratoTriesteAbile, un riferimento importanteper le persone portatrici di disabilità aTrieste, in Friuli Venezia Giulia e non solo.È evidente che chi vive il problema co-nosce meglio di chiunque altro le pro-blematiche e le difficoltà che una perso-na “diversamente abile” incontra nelproprio percorso di integrazione sociale:dai disservizi, alla carenza di informazio-ni utili, ai pregiudizi. Coinvolgere attiva-mente nel lavoro una persona diversa-mente abile ha migliorato notevolmen-te la qualità del servizio offerto.

Quali sistemi informatici tecnologici esofisticati sono a supporto del sistemaTelevita?

QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE E TELEASSISTENZA - CASE-HISTORY

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BASTA UN CLIC!Vivere sicuri e sereni a casa propria è semplice!Nell’abitazione dell’utente viene installato un dispositivo telefonico che ga-rantisce il collegamento 24 ore su 24 per 365 giorni con le centrali operative.L’apparecchio è dotato di un pulsante/radiocomando portatile che può essereindossato come una collana o come un bracciale al polso. Premendolo l’utentecomunica direttamente in “viva voce” con l’operatore. Una cartella personaleinformatizzata contiene le informazioni utili in caso di emergenza (salute, per-sone di riferimento, ubicazione) e consente agli operatori di attivare una rispo-sta tempestiva e adeguata al bisogno.

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26

4

8.500

I NUMERI DIUN SUCCESSOIl Gruppo Televita è composto da due società: Te-levita spa e Tesan Televita srl che operano in que-sto settore dal 1989 fornendo servizi di teleassi-stenza per clienti privati e per istituzioni pubbli-che, nel nordest e a livello nazionale.Attualmente il Gruppo gestisce il servizio di tele-soccorso della Regione Friuli Venezia Giulia, quel-lo dell'Azienda per i Servizi Sanitari n°1, quellodei Comuni di Trieste e di Parma, raggiungendo,con gli utenti privati, oltre 5000 utenze.

ANNID’ATTIVITÀ

CENTRALIOPERATIVE

UTENTI ATTIVIIN REGIONE FVG

ALLARMIGESTITI IN TRE ANNI

TOTALEUTENTI106.402

78.713

Ci rivolgiamo a fornitori specializzati,che producono tecnologie d’avanguar-dia, e contiamo su personale internoqualificato, capace di selezionare ciòche ci serve. La tecnologia è importan-tissima ma per noi è “a servizio” del ser-vizio; un mezzo, non un fine, indispen-sabile per produrre servizi di qualitàsempre più efficienti ed efficaci.

E grazie a queste avete creato SOSmobile?Sì. L’ultima novità è costituita dalla geo-localizzazione legata alla telefonia cellu-lare: in qualsiasi parte una persona si tro-vi sia all’interno di un appartamento cheall’esterno, preme un pulsante, che puòessere incorporato a un cellulare o ester-no, inviando un allarme alle centralioperative. Un servizio utile a tutti: anzia-ni, bambini, donne sole, adolescenti.

Quali interazioni e sinergie con il si-stema pubblico?Televita opera in stretta sinergia con ilsettore pubblico: le Istituzioni sono il no-stro principale cliente. Oggi gestiamo per la Regione FVG an-che il Call Center Salute e Sociale, cheunisce il Centro Unico di Prenotazionetelefonica delle prestazioni sanitarie con

un servizio di informazione alla popola-zione sul sistema dell’offerta regionale,che consente di intercettare i bisogniespressi dal territorio. Abbiamo ancheeffettuato una mappatura delle risorsesociosanitarie del territorio per avviareun vero e proprio Pronto Soccorso So-ciale. Operiamo a Cagliari, in Toscana aMassa Carrara e recentemente abbiamopreso parte a una gara in Abruzzo. Il no-stro obiettivo è quello di coprire il terri-torio nazionale e uniformare e collegarei servizi in rete a livello interregionale. E abbiamo al nostro attivo esperienze in-ternazionali, grazie alla partecipazionead alcuni progetti Europei, anche con unruolo di coordinamento.

Lei è la creatrice di Televita: di cosaè più fiera?Sono contenta di essere riuscita a fareimpresa nel sociale, e aver contribuito asviluppare un modello di collaborazionepubblico/privato in cui il privato stimolail pubblico e viceversa.Insieme pubblico e privato possono rea-lizzare qualcosa di più rispetto a quantopossono fare da soli, collaborando conreciproca attenzione e trovando insiemele soluzioni più efficaci per migliorare lavita dei cittadini. z

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IMQ NOTIZIE n. 99

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QUALITÀ DELLA VITA: IN VIAGGIO

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HGFE

D

C

B

A

Vi siete mai chiesti quanti tipi di spi-ne sono utilizzate nel mondo?Schuko, a lamelle piatte, all'ingle-

se, a spinotti tondi… I tipi di spine uffi-ciali sono 14, etichettati a livello interna-zionale con le lettere dalla A alla N. Tut-tavia ci sono paesi dove coesistono più ti-pi di spine e prese elettriche. L’Italia, peresempio, subisce l’influenza dell’Europacon la presa Schuko (segnata con la let-tera F), la presa tripolare (lettera L) e infi-ne la bipolare, contrassegnata dalla let-tera C. In Gran Bretagna e in alcune suevecchie colonie come Hong Kong, Ke-nya e Malesia, si utilizza la presa G. Lespine del mondo conservano anche stra-vaganze come quella francese e israelia-na. La presa elettrica francese (lettera E)è costituita da due punte e un incavo, equest’ultimo la contraddistingue rispet-to alle altre spine del mondo. La lettera H è utilizzata solo in Israele,mentre in Nord America si utilizza la tra-dizionale presa B e, più raramente, lapresa A. Curiosità: due nazioni geograficamente

distanti come l’Argentina e l’Australia siritrovano a utilizzare la stessa presa elet-trica, la presa I. Perché tutte queste differenze? La storiae i tentativi di standardizzazione li potre-te leggere nel box nella pagina a fianco. Quel che invece ora ci interessa com-mentare sono due particolari occasioninelle quali tali differenze vanno valutateattentamente: quando si parte per unviaggio e quando si acquistano pro-dotti dall’estero. Nel primo caso, senella valigia volete infilare anche il phono il caricabatterie, diventa importante in-formarsi sul tipo di presa in uso in quelpaese e comprare dall'elettricista il rela-tivo adattatore che vi permetterà di inse-rire la spina di un apparecchio in un tipodi presa diverso. Un altro aspetto di cui vidovete preoccupare quando viaggiate èil tipo di tensione in uso. In Italia la reteelettrica opera a 230 volt e ovviamentetutti i nostri elettrodomestici sono co-struiti per funzionare con questa tensio-ne. All'estero si possono trovare anchetensioni diverse: ad esempio negli Stati

SE TUTTO IL MONDO SEMBRA GRADUALMENTE ENTRARE IN CONNESSIONE,METTENDO IN RELAZIONE LINGUE, STRUMENTI, VIE DI COMUNICAZIONE E TECNOLOGIE COMPLETAMENTE DIFFERENTI TRA LORO, C’È ANCORA UNSETTORE NEL QUALE LA STANDARDIZZAZIONE NON SEMBRA FARE BRECCIA: QUELLO DELLE PRESE E DELLE SPINE ELETTRICHE. UNA DIVERSITÀNOTEVOLE CHE POTREBBE ANCHE NON PREOCCUPARCI, SE NON QUANDO CI TROVIAMO A DOVER PARTIRE PER L’ESTERO O ACQUISTARE PRODOTTIDALL’ESTERO. ECCO DUNQUE ALCUNI CONSIGLI UTILI.

PAESE CHE VAI,SPINA CHE TROVI!

> Le spine utilizzate in Italia: C, F e L> I paesi con il maggior numero di spine utilizzate:

Giordania, Niger, Saint Vincent e Grenadines che utilizzando ben 6 tipi di spine> La spina meno utilizzata: H, in uso solo in Israele> Le spine più utilizzate: C (137 paesi) e F (74 paesi).

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L

M

K

JI

N

Uniti la tensione è di 110/120 volt. Perevitare qualsiasi inconveniente nell'usodell'elettricità, prima di partire vi consi-gliamo di procurarvi un trasformatoreche permetterà di adattare la tensionedella linea con quella di funzionamentodell’apparecchio. Assicuratevi inoltreche la potenza del trasformatore sia ade-guata a quella dell’apparecchio utilizza-tore. I piccoli apparecchi elettrici posso-no funzionare con un trasformatore dimodesta potenza, mentre gli apparecchiche riscaldano, comprese le caffettiereelettriche e gli asciugacapelli, necessita-no di uno molto più potente. Se, unavolta arrivati a destinazione, vi accorge-te di aver dimenticato il trasformatore,non disperate. Cercate nel bagno unapresa con la scritta "shave" oppure conil simbolo della rasatura: vi fornirà la ten-sione a 220V adatta per i carichi leggericome rasoi, caricabatterie per videoca-mera/cellulare, radioline. Non utilizzate-la invece per apparecchi ad alto consu-mo energetico come il phon: rischierestedi fare bruciare la presa. Il consiglio è an-che quello di leggere attentamente l’eti-chetta del vostro apparecchio perché po-trebbe essere stato costruito per funzio-nare anche con tensioni diverse rispettoai 230 volt italiani. Infine accertatevi an-che della frequenza di rete. In Italia è a 50Hz. In altri paesi è a 60 Hz. In questo ca-so non potrete fare molto, ma per lamaggior parte delle volte non comportarischi (eccetto che per TV e videoregi-stratori). Attenzione infine anche agli ac-quisti fatti all'estero compresi quelli viaInternet. Bisogna accertarsi sempre chesiano compatibili con la nostra tensionein modo da poterli utilizzare in Italia sen-za problemi. z

LE SPINE NELL’INTEROPERABILITÀCosa ci fa un tostapane collegatoal bulbo di una lampadina?

Siamo ai primi del ‘900 e l’elettricità da qual-che tempo ha fatto il suo ingresso anchenelle case. Inizialmente tutto passa dallelampadine. La destinazione principale dellacorrente elettrica è infatti l’illuminazionedella casa, e l’unico “attacco” disponibile èproprio quello della lampada. Ma i tempi e il mercato evolvono in fretta eben presto si impone l’esigenza di connes-sioni più appropriate. Una richiesta ben pre-sto corrisposta grazie a un’invenzione diHarvey Hubbe che l’8 novembre 1904 vedeaccettato il brevetto per la sua separableplug, la presa elettrica singola.Fu la prima. Pochi anni dopo, nel 1917, il ca-talogo dell’azienda di Hubbe comprendegià 277 modelli di prese elettriche. E sebbe-ne l’attacco alla lampadina rimane a lungoin voga, anche per il fatto che le tariffe del-l’elettricità dedicata all’illuminazione risulta-no essere più economiche, gradualmenteogni paese inizia a fare uso di un proprio si-stema presa-spina. Il proliferare di sistemi,porta in breve tempo alla necessità di unastandardizzazione, soffocata però sul na-scere da problemi decisamente più rilevan-ti: lo scoppio della seconda guerra mondia-le. E quando l’argomento viene ripreso, or-mai sembra essere troppo tardi per arrivarea una rapida soluzione.Nel 1970, l’IEC, International ElectrotechnicalCommission, ci riprova, pubblicando il suostandard internazionale per una spina uni-versale (il modello identificato con “N”). Unaproposta adottata ad oggi solo da Brasile eSud Africa. Si arriverà mai a una standardizzazione in-ternazionale? Secondo l’IEC è improbabileche ci possa essere una svolta nel prossimofuturo. Centinaia di milioni di spine e presesono stati installati: modificarle impliche-rebbe dei costi pressoché inaffrontabili daogni paese. Ma le recenti tecnologie, qualila presa USB, le multiprese che possonoospitare spine differenti, i dispostivi LVDC(corrente continua a bassa tensione) o imeccanismi di ricarica wireless avranno unruolo significativo.

> Le spine utilizzate in Europa: AUSTRIA: C e F; BELGIO: C ed E; BUL-GARIA C e F; CIPRO G; CROAZIA: C e F; DANIMARCA; C, F, E e K; ESTONIA Ce F; FINLANDIA: C e F; FRANCIA: C e E; GERMANIA: C e F; GRECIA: C e F; IR-LANDA: G; ITALIA: C, F, L; LETTONIA: C e F; LITUANIA: C e F; LUSSEMBURGO:C e F; MALTA: G; PAESI BASSI: C e F; POLONIA: C e E; PORTOGALLO: C e F;REGNO UNITO: G; REPUBBLICA CECA: C e E; ROMANIA: C e F; SLOVACCHIA: Ce E; SLOVENIA: C e F; SPAGNA: C e F; SVEZIA: C e F; UNGHERIA: C e F.

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Ci sono il Triathlon e il Paratria-thlon, che approfondiremo nel-l’intervista che segue. Ma c’è an-

che il Duathlon, nel quale l'atleta coprenell'ordine una prova di corsa, una di ci-clismo e una di corsa, senza interruzione.E c’è anche l’Aquathlon, che impegna gliatleti in una prova di corsa, una di nuotoe una di corsa, sempre senza fermarsi. E,per gli appassionati di sport invernali, c’èanche il Winter Triathlon, in cui si susse-guono una prova di corsa, una di cicli-smo e una di sci di fondo. Ce n’è davvero per tutti i gusti, per tuttele esigenze e per tutte le età: le catego-rie del triathlon e delle altre disciplinespaziano dai Cuccioli di 8-9 anni fino aiMaster di 75.Non a caso, il triathlon viene definito unosport inclusivo, nato per essere alla por-tata di tutti. Ulteriore testimonianza diquesto sono i numerosi progetti che la FI-Tri (Federazione Italiana Triathlon) mettein atto per fare in modo che sempre piùpersone conoscano questo sport e deci-dano di partecipare. Citiamo, ad esem-pio, il settore scuola della FITri, creato perpoter stabilire un rapporto più direttocon il mondo scolastico, che si occupa di

NUOTO, BICI, CORSA: IL TRIATHLON INSEGNA CHE ANCHE L’UOMOPUÒ ESSERE INTEROPERABILE, IMPARANDO A DESTREGGIARSI INTRE DISCIPLINE DIVERSE. IL TUTTO CONDITO DA GRANDE PASSIONEE VOGLIA DI ACCETTARE OGNI SFIDA.

Intervista all’avvocato Neil Mac Leod, Project manager del settoreParatriathlon in seno alla FITri, Federazione Italiana Triathlon

LO SPORT PER TUTTI

QUALITÀ DELLA VITA: SPORT - TRIATHLON

Ph.

Luc

iano

Cap

uto

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IMQ NOTIZIE n. 99

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tutte le diverse espressioni del triathlonrealizzate nell'ambito della scuola. Il set-tore opera attraverso i propri organi peri-ferici, i comitati regionali, e i rappresen-tanti locali, costituiti da docenti che, oltrea essere tecnici di triathlon, possiedonouna conoscenza approfondita dell'istitu-zione scolastica. O, ancora, citiamo i Progetti per Cresce-re, rivolti allo sviluppo dell’attività giova-nile. In questo modo, oltre a dare la pos-sibilità agli interessati di individuare for-me di supporto per lo sviluppo dell’attivi-tà nel proprio territorio, vengono condi-vise idee e progetti che possano essere dispunto o da guida per la realizzazione dinuove iniziative.

Cos'è il triathlon e quali sono le di-stanze standard?Il triathlon è uno sport multidisciplinare,composto da tre discipline (nuoto, cicli-smo e corsa). Si parte a nuoto e si arrivadi corsa e il passaggio tra una disciplina el’altra è la caratteristica principale di que-sto sport, nonché il momento più spetta-colare.Il Triathlon classico, quello cosiddettoolimpico, le cui distanze rientrano neiprogrammi delle Olimpiadi, si disputa sui1500 m a nuoto, sui 40 km in bicicletta esui 10 km di corsa. Ma le varianti delle di-stanze del Triathlon sono tante e cambia-no a seconda dell'età e delle caratteristi-che tecniche. Quelle più standard sono leseguenti: super sprint (400 m di nuoto +10 km in bicicletta + 2.500 m di corsa),sprint (750 m di nuoto + 20 km in bici-cletta + 5 km di corsa), olimpico (1.500 mdi nuoto + 40 km in bicicletta + 10 km dicorsa), doppio olimpico (3.000 m di nuo-to + 80 km in bicicletta + 20 km di corsa),lungo (4.000 m di nuoto + 120 km in bi-cicletta + 30 km di corsa), super lungo oIronman (3.860 m di nuoto + 180 km inbicicletta + 42,195 km di corsa).

Quali caratteristiche deve avere unvero triatleta?Il triathlon è divertimento, salute, sfidacon se stessi, impresa, armonia con la na-tura. È uno sport giovane, nuovo, che ac-comuna insieme le tre discipline più po-polari e praticate, in un'unica prova. Il vero triatleta non deve mai arrendersidavanti alle sfide che gli si pongono da-

Campionati del mondo2012 di paratriathlon

ad Auckland.La campionessa del

mondo FayeMcClelland nella

classe TRI-6 delledonne.

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vanti e deve sempre aver voglia di met-tersi alla prova. Cambiare tre tipi di alle-namento è molto salutare, stimola, per-mette di migliorare sempre di più l’allena-mento globale e, di conseguenza, il be-nessere fisico. Ma quello che non deve as-solutamente mai mancare in un triatleta èla voglia di divertirsi. Facile, dato che aven-do a che fare con tre discipline diverse nonci si annoia mai.

La disciplina prevede un alto gradodi interoperabilità dovendo praticaretre discipline in una: secondo lei unapersona come può diventare intero-perabile, passando dalla piscina allabicicletta e dalla bicicletta alla corsa?I concorrenti devono passare senza inter-ruzioni da una frazione di gara all'altra, di-mostrando ottime capacità condizionaliquali forza e resistenza, ma anche buonecapacità coordinative, dovendo esprime-re durante il loro sforzo gestualità sporti-ve completamente differenti tra loro, qua-li nuotare, pedalare e correre.Sembrerà strano ma questo passaggioda una disciplina all’altra è qualcosache all’atleta viene naturale (con la pra-tica e l’allenamento arriva ad essere na-turale), oltre a essere il momento piùspettacolare della gara.

Gareggiano insieme atleti disabili eatleti normodotati? Il triathlon è uno sport inclusivo e alla por-tata di tutti: atleti disabili e normodotatigareggiano insieme e sugli stessi percorsi.Le regole del paratriathlon sono un adat-tamento delle regole del triathlon alle dif-ferenti tipologie di disabilità. La conse-

Una gara promozionale di acquathlon (corsa-nuoto-corsa)

guenza è la valorizzazione delle capacitàindividuali. Nel Febbraio 2011 il ComitatoParalimpico Italiano ha riconosciuto il tria-thlon come Disciplina Sportiva associata,delegando alla Federazione Italiana Tria-thlon tutte le attività inerenti allo sviluppoe la promozione del Paratriathlon in Italiae lo sviluppo del Programma Paralimpicoin vista dell’esordio della disciplina ai Gio-chi Paralimpici di Rio 2016.

Dal punto di vista tecnologico e dimezzi a disposizione com'è cam-biata la disciplina dagli inizi a oggi?Il triathlon è sempre stato uno sport di in-novazione. Già di per sé, affrontare tre di-

scipline diverse richiede capacità di in-ventiva e adattamento. Applicarlo al pa-ratriathlon, e quindi ai disabili, richiedeancora più inventiva. Lavoriamo infatticostantemente sui materiali, sugli adatta-menti, a stretto contatto con tecnici e in-gegneri. Esperienza emblematica è stataquella di uno dei nostri atleti, paralizzatoad entrambe le braccia, che, desiderosodi fare triathlon, è riuscito ad utilizzare unsistema di supporti che gli hanno per-messo di guidare una bicicletta, cosa chesenza la ricerca ed il supporto di ottimitecnici dei materiali non sarebbe statopossibile.

Finalmente anche il Paratriathlonsarà uno sport paralimpico a partiredai giochi di Rio 2016: quanto èstato difficile far inserire questa di-sciplina all'interno del programmadegli sport paralimpici?Purtroppo entrare nel programma deglisport paralimpici è davvero difficile; il Co-mitato Paralimpico Internazionale è mol-to esigente e pone diversi parametri dadover rispettare già solo per presentare larichiesta di ammissione nel programmadei Giochi. Il numero di atleti che può ga-reggiare alle Paralimpiadi è prefissato edè un numero che generalmente non cre-sce, quindi il posto che viene dato a noi

Prealpi Triathlon Fest

QUALITÀ DELLA VITA: SPORT - TRIATHLON

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IMQ NOTIZIE n. 99

renze e introduzioniteoriche e pratiche alladisciplina al fine di re-clutare nuovi atleti.

A questo si affiancano legare, il volano che più di

tutti serve a far avvicinare gliatleti a questo sport.

Vuole raccontarci qualche bella sto-ria legata al Triathlon?Posso raccontare di Gianni Sasso, uno deinostri atleti di punta. L’ho conosciuto lo scorso Gennaio aIschia e sono immediatamente rimastoimpressionato dalle sue capacità. Ho insi-stito, pertanto, per farlo partecipare loscorso maggio a uno stage federale dove

ha dimostrato tutte le sue potenzialitàanche affiancando atleti che già pratica-vano la disciplina da tempo. Esattamenteun mese dopo la sua prima esperienzanelle tre discipline, Gianni ha disputato ilCampionato Europeo e si è portato a ca-sa la medaglia di bronzo! Da lì ha conti-nuato ad accumulare miglioramenti finoa quando, lo scorso settembre, ha con-quistato l’ottavo posto ai Mondiali di Lon-dra, durante i quali è stato l’unico a cor-rere con le stampelle contro tutti avversa-ri dotati di protesi da corsa.A una sola settimana dai Mondiali diLondra, inoltre, Sasso ha conquistatoanche il primo titolo tricolore durante iTricolori di Paratriathlon che si sono svol-ti al Lido delle Nazioni di Ferrara, gareg-giando su distanza supersprint (400 mnuoto, 10 km bici, 2.5 Km corsa). Si ètrattato del primo Campionato ItalianoParatriathlon e Gianni ha vinto con untempo di 41 minuti netti.Per l’anno prossimo grazie all’indispen-sabile supporto della RoadrunnerfootEngineering Srl e della Onlus YOUABLE,Gianni avrà una protesi per correre nuo-va di zecca in modo da riuscire final-mente a gareggiare alla pari con i suoiavversari, permettendogli di concentrar-si totalmente per centrare la qualifica aRIO2016. z

STORIA DELLA FITriIl Triathlon in Italia nasce nel 1984 con la disputa dellaprima gara che si è svolta a Ostia sulla cosiddetta distan-

za olimpica (1,5km - 40km - 10km). Nel 1985 nasce l'AIT (As-sociazione Italiana Triathlon), fondata da Marco Sbernadori.

Nel 1988 il Triathlon viene ufficialmente riconosciuto dal CONI e l’AIT diventa disciplina associataalla Federazione Italiana Pentathlon Moderno.

Nel 1989, in occasione dell’assemblea ordinaria elettiva, l'AIT cambia la propria denominazione di-ventando Federazione Italiana Triathlon.

Il 19 dicembre 1998 la Federazione Italiana Triathlon diviene Disciplina Associata direttamente alCONI e, nel mese di dicembre 2000, avviene il riconoscimento della FITri a Federazione Sportiva Na-zionale.

Il 25 ottobre 2001 la Prefettura di Roma riconosce la FITri personalità giuridica a tutti gli effetti edil 13 novembre, sempre del 2001, per la prima volta, la Federazione, rappresentata dal suo Presi-dente Marco Sbernadori, partecipa ufficialmente alla riunione del Consiglio Nazionale del CONI.

Nel 2000 la Federazione partecipa a Sydney alle sue prime Olimpiadi.

Nel 2010 il Paratriathlon viene inserito nel Programma ufficiale delle Paralimpiadi di Rio 2016.

viene tolto ad altri sport. Essere entrati,inoltre, non garantisce il poterci rientrareper sempre ma il nostro obiettivo è ren-dere il paratriathlon sempre più parteci-pato nel mondo e sempre più interessan-te da vedere.

Quali sono i numeri del triathlon eparatriathlon in Italia? È previ-sta qualche attività dipromozione nel no-stro paese?Secondo dati uffi-ciali recenti, abbia-mo oltre 16.000atleti italiani impe-gnati nel triathlone gli iscritti alla FITricrescono del 10%ogni anno. Per quanto riguarda ilparatriathlon, al momento,abbiamo circa 60 tesserati “assidui”.Le presenze arrivano a 100 consideran-do anche i frequentatori occasionali. Ot-timo risultato se si pensa che esistiamoda un paio di anni.Affiancata all’attività di comunicazionedel nostro centro media e dell’ufficiostampa, mi occupo della promozionedel paratriathlon, presentando la disci-plina al pubblico italiano, tramite confe-

Gianni Sasso haconquistato l’ottavoposto ai Mondiali di

Londra, durante i quali èstato l’unico a correrecon le stampelle controtutti avversari dotati di

protesi da corsa.

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Si è tenuta lo scorso 15 novembre a Roma l’Assembleacostitutiva del CEMEP, l’Associazione Europea dei Co-struttori di Macchine Elettriche e dell’Elettronica di Po-tenza. Nel corso dell’incontro, sono stati nominati ivertici, che vedono alla Presidenza Juergen Sander diVEM e in qualità di Segretario Generale Andrea Solzi,già Segretario di ANIE Energia.I tre capigruppo italiani presenti all’incontro vantano unalunga esperienza nei settori di competenza e hanno for-nito un importante contributo alla discussione. Si trattadi: Maurizio Russo, Presidente del Gruppo Motori (non-ché Vice Presidente ANIE Energia), Paolo Colombo, chepresiederà il Gruppo Inverter (Presidente del GruppoAzionamenti Elettrici di ANIE Automazione), e AlbertoSciamè, Presidente del Gruppo UPS (Presidente del-l’omonimo gruppo interno ad ANIE Automazione).L’evento è stato anche l’occasione per le aziende di ANIEEnergia e ANIE Automazione per fare il punto su alcunetematiche alla base del rilancio della competitività del-l’industria nazionale: innovazione tecnologica, efficienzaenergetica e sorveglianza del mercato.

Il regolamento 640/2009 della Commissione Euro-pea che stabilisce i requisiti di progettazione eco-compatibile per l’immissione sul mercato e per lamessa in servizio dei motori elettrici, prescrive chedal 1° gennaio 2015 i motori con una potenza no-minale compresa tra 7,5 e 375 kW devono soddi-sfare il livello di efficienza IE3 o, in alternativa,soddisfare il livello di efficienza IE2 ed essere dotatidi un variatore di velocità.Il consumo annuo di energia elettrica in Italia, associatoall’uso di motori elettrici nell’industria è stimabile in circa120 TWh, pari a circa il 40% dell’intero fabbisogno elet-trico italiano al 2011. Se tutti i motori elettrici installatia livello industriale appartenessero alla classe di effi-cienza IE3, si otterrebbe un risparmio annuo di energiaelettrica di circa 7 TWh, con la sostituzione di circa 15mln di motori e un giro complessivo corrispondente di67,5 mld ".Considerando le diverse applicazioni dei motori elettrici e

l’attuale tasso di diffusione degli inverter, se tutti i motorielettrici per cui l’inverter risulta tecnicamente applicabilene fossero effettivamente dotati, si otterrebbe un rispar-mio annuo di energia elettrica stimabile in circa 10,2 TWh,con l’adozione di circa 7 mln di inverter ed un giro d’af-fari complessivo corrispondente di circa 27 mld ".Per i vertici del CEMEP l’industria italiana è da sempreall’avanguardia nella produzione di macchine elettriche,si è già adeguata in anticipo alle regole comunitarie esta collaborando con le Istituzioni affinché l’immissionenel mercato dei motori elettrici ad alta efficienza sia suf-ficientemente monitorata in modo da garantire gli stan-dard individuati dal regolamento europeo. L’industriasubisce la presenza sul mercato di prodotti non conformialla normativa vigente, a danno della propria competiti-vità. La sorveglianza del mercato e il rispetto delle regolecostituirà quindi una priorità assoluta per la neonata as-sociazione.

ANIE CONFINDUSTRIA, CON QUASI 1200 AZIENDE ASSOCIATE E

CIRCA 425.000 OCCUPATI, RAPPRESENTA IL SETTORE PIÙ STRATE-GICO E AVANZATO TRA I COMPARTI INDUSTRIALI ITALIANI, CON UN

FATTURATO AGGREGATO DI 63 MILIARDI DI EURO (DI CUI 29 MI-LIARDI DI ESPORTAZIONI). LE AZIENDE ADERENTI AD ANIE CONFIN-DUSTRIA INVESTONO IN RICERCA E SVILUPPO IL 4% DEL FATTURATO,RAPPRESENTANDO PIÙ DEL 30% DELL’INTERO INVESTIMENTO IN R&SEFFETTUATO DAL SETTORE PRIVATO IN ITALIA.ANIE ENERGIA, CON 350 AZIENDE ASSOCIATE E UN FATTURATO

AGGREGATO NEL 2011 PARI A CIRCA 18 MILIARDI DI EURO, RAP-PRESENTA I COMPARTI DELLA PRODUZIONE, TRASMISSIONE, DISTRIBU-ZIONE E UTILIZZO DI ENERGIA ELETTRICA. WWW.ANIENERGIA.ITANIE AUTOMAZIONE (WWW.ANIEAUTOMAZIONE.IT), CON 100AZIENDE ASSOCIATE, UN FATTURATO AGGREGATO NEL 2012 DI 3.6MLD " E UN MARKET SHARE PARI ALL’80% DEL MERCATO NAZIO-NALE, RAPPRESENTA LE AZIENDE OPERANTI NEI SEGUENTI COMPARTI:AZIONAMENTI ELETTRICI; COMPONENTI E TECNOLOGIE PER LA MI-SURA E IL CONTROLLO; HMI-IPC-SCADA; MECCATRONICA; PLC-I/O; TELECONTROLLO, SUPERVISIONE E AUTOMAZIONE DELLE RETI;TELEMATICA APPLICATA A TRAFFICO E TRASPORTI; UPS – GRUPPI

STATICI DI CONTINUITÀ, PROCESSO INDUSTRIALE.

PANORAMA NEWS

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NASCE CEMEP, L’ASSOCIAZIONE EUROPEADEI PRODUTTORI DI MOTORI, INVERTER E UPS

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COMITATOELETTROTECNICO

ITALIANO

I Convegni istituzionali CEI 2013 si sono conclusi,dopo un roadshow di undici incontri realizzati sul ter-ritorio italiano, con l’ultimo appuntamento tenutosia Lamezia Terme lo scorso 26 novembre. Anche quest’anno i Convegni CEI hanno fatto tappa in duenuove città rispetto l’anno precedente, Trento e LameziaTerme, dando così un seguito concreto al tentativo di di-versificare il più possibile il bacino di operatori del settore suuna base territoriale sempre più ampia, e intercettando, altempo stesso, il crescente bisogno di normazione tecnicaproveniente dal tessuto produttivo di realtà provinciali e pe-riferiche. Questi incontri offrono infatti un’importante op-portunità di confronto e di dibattito che permette didiscutere sulle numerose innovazioni che si sviluppano dicontinuo e che, inevitabilmente, creano grande curiosità enotevole interesse che giustifica da sempre una presenzaimportante di operatori del settore.Dal punto di vista della partecipazione, il bilancio del 2013ha registrato una crescita nei già ottimi risultati ottenuti nel2012. Per comprendere meglio la riuscita di questi convegni pos-siamo affidarci a uno strumento di analisi immediato comequello dei numeri: nel complesso, quest’anno i partecipantihanno raggiunto le 4.700 presenze, registrando un au-mento di circa il 10% sui dati del 2012. I crediti formativiassegnati sono stati all’incirca 1.130, con un incrementodel 14% rispetto a quelli assegnati nel corso del 2012. Dasegnalare, inoltre, 84 ore di formazione gratuita offerta euna costumer satisfaction vicino al 95%. Per completare ilquadro, la presenza di 22 aziende leader del settore chehanno supportato e accompagnato il CEI lungo questocammino grazie a uno spazio espositivo riservato nel qualeincontrare i partecipanti ai convegni e distribuire il propriomateriale informativo.I dati raccolti durante questi undici incontri, attraverso ladistribuzione e compilazione di un questionario di gradi-mento da parte dei partecipanti, hanno fatto emergere ot-timi risultati in linea con quelli degli anni precedenti. Oltre a un giudizio complessivamente molto positivo suiconvegni svolti nel 2013, questi appuntamenti sono staticonsiderati un utile strumento di aggiornamento profes-sionale dalla quasi totalità degli intervistati. Particolare suc-cesso hanno riscontrato gli interventi sulla protezionecontro i fulmini e sulle regole di connessione alle reti elet-triche BT e MT. Circa la metà di questi giudizi derivano daoperatori che avevano già partecipato ad almeno un con-vegno CEI nell’anno precedente. Dato che evidenzia una

buona diversificazione dei partecipanti ottenuta grazie aun’ottima capacità di diffusione e comunicazione istituzio-nale.La divulgazione della cultura tecnico-normativa è una pre-cisa e rigorosa scelta istituzionale del CEI e i feedback po-sitivi che ogni anno riceviamo testimoniano il successo deglisforzi verso la formazione e la qualificazione degli operatoridel settore, i quali vengono aiutati nella comprensione dellanormativa tecnica, per renderla il più possibile applicabile.Gli argomenti trattati quest’anno all’interno delle giornatedi formazione gratuita sono stati scelti per rispondere alleesigenze dei principali protagonisti del settore, e si sono fo-calizzati sulle norme CEI di più recente pubblicazione nel-l’ambito degli impianti domotici e dei sistemi di allarmeintrusione, della protezione contro i fulmini, delle regole diconnessione alle reti elettriche BT e MT, della documenta-zione degli impianti per le attività soggette al controllo diprevenzione incendi e degli impianti centralizzati d’antenna.I soggetti istituzionali - soci del CEI (Promotori, di Diritto edEffettivi) - coinvolti nei diversi appuntamenti sono stati mol-teplici. I Convegni CEI sono stati patrocinati dal Ministerodello Sviluppo Economico, dalla Federazione Italiana di Elet-trotecnica, Elettronica, Automazione, Informatica e Teleco-municazioni (AEIT), dalla Federazione Nazionale ImpreseElettrotecniche ed Elettroniche (ANIE) e dall’Unione Nazio-nale Albi Qualificazione degli Installatori (UNAE).Anche i collegi professionali provinciali di periti industriali eingegneri hanno, come di consueto, supportato gli ap-puntamenti istituzionali del CEI attraverso la concessionedel patrocinio. La partecipazione ai Convegni garantisce,infatti, agli iscritti all’albo il riconoscimento dei crediti for-mativi professionali ai sensi della Formazione Continua.Quest’anno è stata lanciata una nuova iniziativa anche peril coinvolgimento dei collegi professionali provinciali deigeometri. Tutti questi dati dimostrano sostanzialmente che gli operatoridel settore continuano ad apprezzare lo sforzo del CEI nel-l’adempiere ad uno dei suoi compiti fondamentali, ovvero ladivulgazione della cultura tecnico-scientifica attraverso la for-mazione e qualificazione degli addetti ai lavori, in modo darendere la normativa tecnica effettivamente comprensibile equindi applicabile nel lavoro di ogni giorno. I Convegni istitu-zionali CEI si sono affermati anche per quest’anno come unvalido strumento e un’ottima occasione per approfondire ipiù recenti aggiornamenti normativi in materia di sicurezzadal punto di vista tecnico e legislativo.

CONVEGNI 2013:UN ANNO DI SUCCESSI

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BREVI IMQ

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INTEROPERABILITÀDEGLI APPARECCHIA LED: IMQ E IL CONSORZIO ZHAGA

IMQ è stato il primo ente di certifica-zione italiano a divenire membro diZhaga, il consorzio internazionale delsettore illuminazione che si pone co-me obiettivo la normalizzazione del-le interfacce dei moduli LED.

Risale al febbraio 2010 la nascita di Zha-ga, un consorzio internazionale volutodalle principali aziende del settore, conun obiettivo ben preciso: garantire, nel-l’ambito dei prodotti a LED, l’interscam-biabilità dei componenti. Una finalitàtanto ambiziosa quanto utile, visto il rapi-do sviluppo della tecnologia LED che,grazie all’introduzione di specifiche tecni-che relative a parametri dimensionali e fi-sici, in particolare riguardanti il compor-tamento fotometrico, elettrico e termico,favorirà un’armonica evoluzione del set-tore, con vantaggi diretti anche per i con-sumatori. La standardizzazione Zhaga,infatti, consentirà alle aziende produttricidi crescere in un settore innovativo e of-frirà ai consumatori la certezza di acqui-stare prodotti di illuminazione a LED, dinuova generazione, facilmente sostitui-bili e interscambiabili. Per i produttori italiani di apparecchi di il-luminazione e componenti LED, l’ingres-so di IMQ nel consorzio Zhaga, rappre-senta l’opportunità di potersi avvalere diun ente italiano che intende proporsi co-me laboratorio di prova per la valutazio-ne della conformità alle specifiche tecni-che Zhaga, e il cui operato è riconosciutoda progettisti, installatori e consumatori.

IMQ, ACCREDITATODALLA KNXASSOCIATION,ORA MEMBRO ANCHEDI KNX ITALIANell'ambito della Building Automationil laboratorio IMQ è accreditato dallaKNX Association per realizzare inter-working and functionality tests sui di-spositivi rispondenti allo standardKNX. Il servizio comprende le attività tecni-che necessarie per il conseguimentodella certificazione KNX. IMQ offreinoltre un servizio per la verifica degliaspetti di sicurezza elettrica, di compa-tibilità elettromagnetica e radio come

LA PIATTAFORMADELLA CASA INTELLIGENTESi chiama Konnex, per brevità KNX, ed è lo standard perla home and building automation. Nasce dall'accordo ditre aziende europee (Batibus, Ehsa, EIB) che hanno unitole loro tecnologie bus per creare un unico sistema di rife-rimento per la domotica con il quale consentire una solidabase di sviluppo comune per software e dispositivi di mar-che diverse tra loro. Si basa su una intelligenza distribuita

che utilizza una linea di trasmissione (rete/bus) in grado di gestire con un unico cavo eun unico protocollo di comunicazione oltre 40mila dispositivi intelligenti collegati adimpianti domotici impiegati nella Home and Building Automation. I dispositivi bus col-legati, possono essere di marche differenti e offrire diversi funzioni generiche o specifi-che per la domotica, quali sensori e attuatori tramite i quali è possibile controllareapparecchiature di gestione degli edifici come: illuminazione, tapparelle, sistemi di si-curezza, gestione ottimizzata e intelligente dell'energia, impianti termici e di climatiz-zazione, sistemi di ventilazione, sistemi di segnalazione e monitoraggio. Attraverso l'usodi software per la gestione domotica è possibile eseguire il monitoraggio dell'edificio,gestire in remoto, controllare audio / video, elettrodomestici.

previsti dalle Direttive Europee per lacorretta marcatura CE. Grazie a unacostante propensione all’innovazione,IMQ è in grado di supportare i propriclienti fin dalle prime fasi di sviluppo diun progetto, ad esempio affiancandospecialisti qualificati per l’ottenimentodi consulenze firmware e software e,in ambito KNX, per la predisposizionedei functionality descriptors necessariper affrontare le verifiche in modosemplice e snello.

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IMQ NOTIZIE n. 99

SERVIZI PER LA VALUTAZIONE E CERTIFICAZIONEDELLE SOLUZIONIDI FIRMA ELETTRONICA AVANZATA

IMQ è qualificato per la predisposizionedi piani di valutazione e certificazionedi sistemi o prodotti IT che realizzanosoluzioni di firma elettronica avanzata.Può supportare le organizzazioneclienti sia nella definizione di Traguardidi Sicurezza (security Target) o di Profilidi Protezione (Protection Profile) sianella formalizzazione di requisiti di si-curezza ICT all’interno di capitolati tec-nici di gare.IMQ è l’unico Organismo italiano ingrado di garantire una visione d’in-sieme delle problematiche di qualità esicurezza ICT assicurando una logica eduna coerenza di intervento unica nelsuo genere: è infatti l’unico organi-smo italiano a rivestire il dupliceruolo di:• Ente accreditato da ACCREDIA co-

me Certificatore rispetto alla ISO9001 e ISO/IEC 27001;

• Laboratorio di Valutazione (LVS) ac-creditato da OCSI e Centro di Valu-tazione (CEVA) accreditato daDIS/UCSe ad operare valutazioniformali di sicurezza secondo i Com-mon Criteria (ISO/IEC 15408) e i cri-teri ITSEC, riconosciute a livello in-ternazionale.

IMQ È IN ITALIAIL PRIMOORGANISMONOTIFICATO PERLA CERTIFICAZIONEDEI SISTEMIDI PAGAMENTODEL PEDAGGIOAUTOSTRADALEL'Italia è il secondo Paese in Europa,dopo la Spagna, ad accreditare, trami-te Accredia, un organismo, IMQ ap-punto, per la certificazione dell'intero-perabilità dei sistemi di pagamento delpedaggio ai fini del Servizio Europeo diTelepedaggio (SET). Grazie a tale accre-ditamento, IMQ è stato autorizzato dalMinistero delle infrastrutture e dei tra-sporti e iscritto nella banca dati NAN-DO (New Approach Notified and Desi-gnated Organisations) della Commis-sione Europea come Organismo Notifi-cato, pertanto può applicare la propriacompetenza su tutto il territorio comu-nitario. Alla base del SET, il servizio eu-ropeo di telepedaggio, vi è l’esigenza difacilitare la circolazione dei veicoli per iltrasporto di merci e persone, riducen-do la congestione sulla rete stradaleeuropea e migliorando l'impatto sul-

l'ambiente. Obiettivi da cui trarrannovantaggio tutti gli utenti della rete stra-dale nazionale ed europea, che in futu-ro potranno effettuare le operazioni dipagamento elettronico dei pedaggi intutta Europa, grazie a una sola appa-recchiatura di bordo e stipulando ununico abbonamento.

I SERVIZI OFFERTITesting e Certificazioni su prodotto ecomponenti - Conformità alla DirettivaEETS 2004/52/EC:• Layer 1 (physical layer): prove e verifiche

funzionali presso i laboratori IMQ.• Layer 2 (data link layer): applicazione

dei test cases previsti dalla normativa,supporto alla realizzazione della testsuite di prova.

• Layer 7 (application layer): project cu-stomization sulla base delle specifichepredisposte dal Costruttore, applicazio-ne dei test cases previsti dalla normati-va, supporto alla realizzazione della testsuite di prova.

• Certificazione: emissione di Statementof Conformity to Specification atte-stanti la conformità del prodotto ai La-yer 1, 2 e 7.

Verifica interoperabilità sistemiIn attesa di una formale pubblicazione daparte della Commissione Europea delleregole e delle procedure di certificazioneai sensi della interoperabilità dei sistemiEETS, IMQ, avendo contribuito attiva-mente alla loro stesura come membropermanente del Gruppo di coordinamen-to dei Notified Bodies, è attualmente ingrado di rilasciare un Certificato di Inte-roperabilità attraverso una procedura ap-provata dall’Authority italiana (Accredia).

Conformità alla Direttiva R&TTE 1999/5/EC:• Prove di conformità presso i laboratori

IMQ: compatibilità elettromagnetica(EMC), safety, RFexposure e uso effica-ce dello spettro.

• Certificazione: emissione di Expert Opi-nion in qualità di Notified Body (0051).

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QUANDO LASICUREZZA VA“ON AIR”

Ironia e informazione in onda suRadio 101 per sensibilizzare all’ac-quisto di elettrodomestici e mate-riale elettrico sicuro

È durata tre settimane la programma-zione on air voluta da IMQ per parlaredelle aziende che hanno scelto di farcertificare i loro prodotti da IMQ. Per ri-cordare i rivenditori e gli installatori dielettrodomestici, apparecchi di illumi-nazione, materiale da installazione,che ai loro clienti hanno preferito of-frire prodotti garantiti da un marchio disicurezza. Per parlare dei consumatori,che quando fanno acquisti, stanno at-tenti a scegliere per la famiglia soloprodotti affidabili. Per chi non avesse avuto l’opportunitàdi ascoltare spot istituzionali e gag deiconduttori, potrà farlo da questo link:

www.imq.it/it/news_media/pubblicita.html

BREVI IMQ

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SCRITTE SUI MURIIl calendario IMQ per il 2014

Muri di ogni tipo, da quelli di mattoni al-le palizzate in legno, muri intonacati o la-stricati di piastrelle, muri in acciaio, muricolorati o immacolati. Superfici che siprestano come ampi fogli pronti a ospi-tare aforismi e citazioni. Espressioni di vi-ta, di pensiero e di passioni. Scelte tratante, cosi?come molte altre avrebberopotuto essere. Scelte anche a ricordareche il pensiero, l’ingegno, la passionepossono essere cosi?forti da abbattereanche gli altri muri, quelli che non mo-strano ma nascondono, quelli che nonuniscono ma dividono. Muri e citazioni,in omaggio anche alla “street art”, inomaggio ad Aldo Palazzeschi quando ri-cordava come: “Il vero poeta modernodovrebbe scrivere sui muri, per le vie, leproprie sensazioni e impressioni, fra l’in-differenza o l’attenzione dei passanti”.

150 SECONDIPER SPIEGAREIL VALORE DEIPRODOTTICERTIFICATI

Si chiama Simpleshow e in 2 minuti è ingrado di illustrare concetti importantima altrettanto complessi quali la blueeconomy o i rischi derivanti dal riscalda-mento del pianeta. Noi di IMQ lo abbiamo scelto per spie-gare in maniera immeditata, ma credia-mo completa, i vantaggi offerti dai pro-dotti certificati, le verifiche, i controlli ela sorveglianza ai quali sono soggetti, imotivi per i quali i consumatori in fasedi acquisto dovrebbero sempre dar lorola preferenza.

Per chi volesse visionare il Simpleshowlo potrà trovare sul nostro canale you-tube a questo link:

www.youtube.com/watch?v=K2AHxZUQLeY

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