impianti idraulici - pessey-guedj - [ulisse ed. - 1989]

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Manuale con le basi di idraulica (sanitari, termoidraulica, riparazioni...), del 1989, tutt'oggi molto utile

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IMPIANTI IDRAULICI

CHRISTIAN PESSEY MARCEL GUEDJ

con la collaborazione di Anne Laurence

e di Jean-Marie Louis

ULISSEDIZIONI

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INDICE

L'acqua in casa - 9 L'erogazione - 10 La distribuzione - 19 Gli scarichi - 22 Le canalizzazioni - 24 Materiali e accessori - 25 Le installazioni in rame - 30 Le installazioni in PVC pressato - 42 Le installazioni con kit - 46 Gli scoli in PVC - 48 Lo scolo delle acque piovane - 54 Le canalizzazioni interrate - 55 Il pozzo nero - 56 La fossa settica - 58 I sanitari - 71 I sanitari - 71 I rubinetti - 77 Gli scarichi - 82 Le riparazioni - 103 La manutenzione dello scalda-acqua a gas - 104 I rubinetti - 106 Le perdite - 110 La stappatura delle canalizzazioni - 114 La protezione contro il gelo - 116 Glossario - 121 Indice analitico - 125

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L'acqua in casa

Non molto tempo fa, si andava a prendere l'acqua al pozzo. Nelle case borghesi del secolo XIX ci si doveva accontentare di un unico punto di acqua per piano. In campagna, l'approvvigionamento idrico generalizzato è, in diverse regioni, molto recente. Però, come vivere oggi senza il rubinetto dell'acqua calda, senza doccia né vasca, senza lavatrice né lavastoviglie?

Nello stesso tempo, l'installazione si ar­r icchisce e si estende nella casa, co ­str ingendo a un'attenzione particolare e a interventi più frequenti che, per forza di cose, portano il privato a interessarsi da vicino di problemi idraulici. Consideran­do l ' impianto nel suo insieme, dal l 'ero­gazione fino allo scarico, queste pagine offrono una visione globale dei problemi che può incontrare un idraulico di let tan­te, sia nel settore dell ' installazione (tec­nica e scelta degli apparecchi) sia in quello della riparazione. Sarà così possi ­bile anche farsi capire più faci lmente dal personale specializzato per ottenere ciò che si vuole... al prezzo più giusto.

L'ACQUA IN CASA Così come l'elettricità, l'acqua corrente

è parte integrante del comfort in una casa moderna. Ogni interruzione nell'erogazione diventa

una vera catastrofe, il più piccolo intasamento mette in crisi:

il che dimostra l'importanza dell'acqua in casa.

Considerata ieri elemento "di igiene corporea", oggi l'acqua costituisce il comfort minimo. L'età "del piombo" si è compiuta negli anni '50, lasciando il posto a quella del rame, materiale universalmente utilizzato da allora in poi per le condotte di erogazione. Negli anni 70, la ghisa e l'acciaio, ancora utilizzati per le tubazioni di scarico, hanno subito la concorrenza sempre più forte delle materie plastiche: il policloruro di vinile (PVC) e il polietilene si diffondevano sempre più. Per tanto tempo i tubi di plastica sono stati relegati alla funzione di scarico, ora fanno concorrenza al rame anche nel settore dell'installazione sotto pressione. Questa evoluzione comporta una semplificazione delle installazioni, poiché l'incollatura sostituisce progressivamente

la saldatura, che è temuta (peraltro senza ragione) dal dilettante. Al contempo, gli apparecchi si perfezionano. La rubinetteria, in particolare, si rinnova con l'apparizione dei miscelatori termostatici, gli apparecchi sanitari si abbelliscono, diventando elementi di arredamento nel bagno, ormai "stanza da vivere"; infine, i problemi di depurazione si risolvono, con la comparsa di nuovi dispositivi, come le microstazioni o le fosse biologiche.

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L'acqua in casa

L'erogazione

L'acqua non è come il gas o l'elettricità, la cui erogazione è assicurata da organi­smi statali che ne detengono i l monopo­lio. Nelle case singole, talvolta, l 'utente può scegliere tra una rete di erogazione pubbl ica, assicurata da una dit ta privata, e un'erogazione propria tramite un poz­zo. Se non esiste concorrenza tra diver­se compagnie idriche, che permettereb­be al l 'utente di fare una scelta tra più forni tor i , ci si deve interrogare, quando si

possiede un pozzo, sul costo reale del ­l 'acqua e non scegliere s istemat icamen­te l 'acqua "di c i t tà".

Le opere di urbanizzazione, il r i forni­mento tramite rete comunale o intercomunale

Sotto: manometro disposto dopo un riduttore. Qui a fianco: il pozzo (sotto) costituisce ancora il mezzo di erogazione di numerose installazioni nell'ambiente rurale. È collegato a una pompa (in alto) e ad un pallone di pressione.

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L'acqua in casa

è quasi sempre assicurato fino a casa o nelle vicinanze. Il contatore può essere situato al limite della proprietà, nel qual caso, il trasporto dell'acqua fino a casa compete a voi. Quando comprate una casa isolata in un comune che possiede una rete d'erogazione idrica, informatevi sulle possibilità di collegarvi alla rete: l'amministrazione non è infatti obbligata ad effettuare il collegamento: le spese di allacciamento alle condotte vicine competono a voi e il costo dei lavori può essere altissimo

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L'acqua in casa

L'acqua di pozzo. Appart iene di solito al proprietario del terreno dove il pozzo è scavato. Nondimeno, questi non può in­terrompere o deviare una vena che rifor­nisce altri abitanti. Il r i fornimento di una casa, con l 'acqua di un pozzo, è possibi­le solo se l 'acqua è adatta al consumo. Fatela analizzare prima di usarla. Se non è potabile, potete comunque utilizzarla per annaffiare il giardino o lavare la mac­china, quindi una p o m p a è sempre utile.

A fianco: pompa di superficie e dispositivo di spartizione (sotto) per l'annaffiatura del giardino.

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L'acqua in casa

Acqua in pressione

Schema che illustra le diverse soluzioni per ri­fornire un'istallazione con una pompa.

Differenti tipi di elettropompa in funzione per di­versi casi di aspirazione: 1. Pompa immersa semplice. 2. Pompa monocellulare di immissio­ne. 3 e 4. Pompe multicellulari immerse. 5. Pom­pa multicellulare sommersa (doc. Leroy-Sommer).

Qualunque sia i l t ipo di p o m p a util izzato, la pressione costante necessaria a l l ' im­pianto domest ico è garantita dall ' instal­lazione di un serbatoio, r iempito sotto pressione di 2 o 3 bar. Un contatore fa scattare la pompa man mano che si usa la riserva.

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L'acqua in casa

Le diramazioni del contatore. Nelle case singole o quando il comune (o un consorzio comunale) procede alla siste­mazione di una rete di distr ibuzione d 'acqua potabile, i l contatore degli utenti è installato sul confine della proprietà. La contrattazione permette in genere di ot­tenerne l'installazione il più vicino possi ­bile all 'abitazione, anche se non si tratta assolutamente di un obbl igo. Bisogna comunque procedere al col legamento tra contatore e abitazione, con lavori che sono a vostro totale carico. Tuttavia, po­tete approf i t tare della presenza del l ' im­presa che realizza i lavori per il comune, per evitare di pagare il costo sempre alto dello spostamento della spalatr ice.

- Il contratto. Si effettua tra "una c o m ­pagnia idrica" privata o consorzio inter­comunale o comune e utente e precisa le condizioni di r i fornimento d 'acqua po­tabile. Il prezzo del l 'acqua è quasi sem­pre espresso in m 3 . Al canone si aggiun­ge ovviamente il consumo, con prezzo forfettario fino a un certo volume, poi fat­turato al m 3 . La lettura si effettua sul contatore che, di sol i to, appartiene alla compagnia, ma di cui siete responsabil i . Siete tenut i , t ra l'altro, a proteggerlo contro il gelo, il che non è sempre facile quando, come spesso capita, è posto a l ­l 'esterno, in un foro nel cemento armato. Il contatore deve ovviamente essere sempre accessibile agli addett i del-

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L'acqua in casa

1. Scavo di una trincea con macchina spalatrice. 2. La trincea principale fiancheggia l'edificio dal foro del contatore. 3. Tubo di rifornimento in polietilene. 4. I collegamenti e le diramazioni sono realizzati con raccordi di rame.

La compagnia (si comprende perciò il vantaggio di situarlo al confine della proprietà).

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- Il prezzo dell'acqua. Può variare da luogo a luogo, ma tutti pensano che il prezzo dell'acqua sia, quasi ovunque, alto. Dipende in parte dall'entità degli impianti necessari per assicurare il rifornimento, dalla necessità di effettuare conti controlli-qualità (sarebbe tollerabile che l'acqua non fosse potabile, anche solo per un'ora?) dal costo, sempre più alto dei trattamenti legati all'inquinamento crescente, infine, dalla manutenzione e dall'adeguamento di una rete che risale, in molte regioni, a più di mezzo

Per ottenere una conduttura completa in ambiente rurale, è meglio chiamare un'impresa specializzata nello scavo delle trincee piuttosto che sprecare tempo a scavarle a mano. 4

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L'acqua in casa

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L'acqua in casa

1. Collegamento della saracinesca generale di partenza che comprende un rubinetto di spurgo generale. 2. Srotolamento del tubo nella trincea. 3 e 4. Collocazione d'un raccordo di prolunga che comprende due dadi filettati esternamente, due bocchettoni con flange, giunti, distanziatori e un manicotto che si avvita. 5. Collocazione di un tubo diramatore a T. 6. Montaggio di una saracinesca all'estremità di un tubo diramatore.

7. Il diramatore di polietilene si ferma al livello del muro della casa. 8. I raccordi e i diramatori di rame saranno in­terrati, evitando rischi di corrosione.

dei giunti e un manicot to f i lettato al l ' in­terno che assicura, per avvi tamento, i l col legamento tra i due tub i . Str ingendo correttamente i bulloni e il manicotto si assicura un' impermeabi l i tà perfetta. A questo raccordo di col legamento sem­plice, bisogna aggiungere i raccordi dira­matori a T e i raccordi a saracinesca (val­vola a saracinesca) che possono essere distribuit i nel l ' impianto.

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- I raccordi. Benché esistano raccordi di plastica, si utilizzano soprattutto raccordi metallici che garantiscono un collegamento meccanico migliore. Si trovano raccordi di acciaio o rame. È preferibile usare i secondi, relativamente cari, ma più resistenti alla corrosione, che è intensa, quando il raccordo è interrato e internamente in continuo contatto con l'acqua.

Un raccordo di collegamento compren­de due bulloni cavi infilati alle due estremità per unire due bocchettoni con flangia, che si mettono all'estremità dei tubi,

- I lavori. Potete rivolgervi a un' impresa che scaverà le tr incee e poserà le tuba­zioni per portare l 'acqua f ino a casa nei punti desiderati , da dove l' idraulico co­mincerà a lavorare.

Potete tuttavia limitarvi a far eseguire le tr incee (difficili da scavare da soli) da un' impresa, per poi incaricarvi del resto dei lavori.

- La conduttura. Si utilizzano ormai tubi di polietilene nero che presentano nume­rosi vantaggi. A differenza delle tubature metall iche, questi sono inalterabili e quindi non si corrodono. Sono abba­stanza flessibili da evitare l ' impiego di curve o raccordi. La resistenza meccani­ca è soddisfacente, il che limita conside­revolmente i rischi di perforazioni casuali. Infine, sono poco costosi, vantaggio non trascurabile.

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L'acqua in casa

1. Apertura di un foro di protezione di una sara­cinesca diramatrice. 2. Copertura della trincea con sabbia, poi con terra.

- L'impianto. Cominciate con la valu­tazione, più precisa possibi le, della misura del tubo di cui avete bisogno, e del numero di raccordi necessario e di qual i t ipi . All ' inizio del l ' impianto, cioè immediatamente dopo i l contatore, do ­vete, in part icolare, mettere una saraci­nesca principale e un rubinetto di scari­co per spurgare le condut ture se è ne­cessario. La condot ta principale dev'essere inter­rata di a lmeno 60 cm o a 1 m di pro fon­dità nelle zone in cui possono passare automobi l i . Mettete uno strato di sabbia sotto la condot ta , e r icopritela nello stes­so modo . Mettete un disposit ivo segna­letico (rete metall ica rossa, cocc io di te ­gola o mattone) pr ima di copr i re di terra la tr incea. Eviterete così che la condot ta venga bucata durante un ulteriore scavo. Badate che la tubazione di arrivo del l 'ac­qua non sia vicino a un condo t to elettr i­co , interrato a meno di 20 c m . Una condut tura che scorre lungo un edi ­ficio permette la distr ibuzione successi ­va del l 'acqua, in funzione delle diverse stanze della casa. Una saracinesca, situata

in un foro nel cemento armato (che si può faci lmente fare da sé) permette un frazionamento del l ' impianto, mol to prat i­co per la realizzazione dei lavori o duran­te le riparazioni. In questo modo è poss i ­bile isolare alcuni apparecchi , senza t o ­gliere l 'acqua.

- Lo schema dell'installazione. Il percor­so da seguire per l ' installazione delle condut ture, quasi sempre chiaro, può in­durre a trascurare il proget to di installa­zione. Non conviene: un proget to per­met te sempre di prevedere meglio le dif­f icoltà naturali che potrebbero presen­tars i , garantisce il percorso logico delle condut ture, ma soprat tut to permette, dopo l' installazione, di r i trovare la loro ubicazione, il che facil iterà eventuali r i ­parazioni e permetterà di evitare che si buchi una condot ta d 'acqua durante gli scavi (anche se avrete messo un d ispo­sit ivo segnaletico). Tale schema può an­che essere realizzato in segui to. Esso deve indicare il percorso seguito, le diramazioni , i l d iametro delle condot te , la profondi tà alla quale sono interrate.

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L'acqua in casa

La distribuzione

A partire dal contatore o dalla diramazio­ne principale, l 'acqua è incanalata verso i diversi apparecchi sanitari o consuma­tori d 'acqua (lavatrice, per esempio), t ra­mite condot te di diametri diversi. In pas­sato in p iombo, oggi sono quasi sempre in rame e da qualche tempo in PVC rigi­do. Una buona distribuzione dipende da alcuni fattor i .

La pressione. L'acqua erogata dalla rete pubbl ica dispone, al contatore, di una pressione di 3 bar, normalmente sufficiente per rifornire una casa singola di 2 piani. Se questa non basta, potete

chiedere una pressione superiore alla compagnia idrica o all 'ufficio tecnico del comune o del consorzio intercomunale. Talvolta, l 'utente deve fare fronte a una pressione eccessiva: in tal caso si do­vranno posizionare un riduttore e un ma­nometro dopo la saracinesca generale che segue il contatore (v. pag. 10). Le installazioni rifornite autonomamente per mezzo di una pompa, con uno stoc­caggio intermedio di un serbatoio, svi­luppano una pressione da 2 a 8 kg/cm2.

Il riduttore e il manometro sono necessari per regolare la pressione: una pressione t roppo bassa non permette i l r i fornimen­to dei rubinetti e degli apparecchi ubicati ai piani superiori; una pressione t roppo

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L'acqua in casa

forte potrebbe danneggiare gli apparec­chi, in particolar modo le guarnizioni dei rubinetti.

La portata. È la quantità di litri o m 3 che passano in una tubazione in un periodo determinato: secondo, minuto, ora. La portata dipende dal diametro delle tuba­zioni: una condotta di 20 mm di diametro interno, avrà una portata di 0,8 m 3 al l 'o­ra, mentre una condotta di 50 mm avrà una portata di 8 m 3 all 'ora, dieci volte di più.

I l diametro delle condot te di un'installa­zione deve quindi tenere conto del b iso­gno di acqua di ogni apparecchio. Lavandino, lavabo, bidet, lavatrice o la­vastoviglie: 10 mm di diametro interno. Bagno con doccia, cucina con lavatrice: 12 mm. Bagno con vasca: da 14 a 16 m m . WC: 8 mm.

Corona di tubo di copertura.

per trattare l'acqua (addolcitore), preve­detene la collocazione all 'origine del l ' im­pianto subito dopo il contatore, in un punto che si possa raggiungere agevol­mente per facilitare le operazioni di ma­nutenzione.

- Il trattamento dell'acqua. Si impone quando l'acqua è t roppo "dura", cioè con un contenuto di bicarbonato di cal­cio t roppo alto. Il calcare, depositandosi, rischia di dan­neggiare rapidamente l ' impianto e gli ap­parecchi, ot turando le tubazioni, le sara­cinesche e le resistenze (per esempio della lavatrice). La durezza del l 'acqua si esprime in "t i to­lo idrometr ico" (TH). Da 0 a 10° TH l'ac­qua è considerata dolce; da 10 a 15° è mediamente dura, da 15 a 25° è dura, sopra i 25° è molto dura. L'addolcitore è necessario oltre i 15°.

Lo schema dell'impianto. Prima di cominciare i lavori di installazione veri e propri,occorre realizzare uno schema teorico che vi permetterà di prevedere con relativa esattezza il materiale occorrente. Metterete poi il progetto alle condizioni reali d'installazione in rapporto alle caratteristiche dei luoghi.

Coglierete l'occasione per misurare l'installazione e avere la lunghezza totale delle tubazioni da comprare, gli eventuali raccordi necessari, quindi il numero di saracinesche indispensabili per suddividere alcune parti. Se la vostra casa possiede più piani, bisognerà realizzare una "colonna verticale", tubatura di grande sezione dalla quale si dirameranno gli altri tubi verso le stanze o gli apparecchi. Questa colonna è ormai quasi sempre realizzata in rame, con sezione 16/18mm, il che garantisce una portata sufficiente ai diversi piani della casa.

Le diramazioni saranno realizzate con tubi da 14/16 mm che verranno collegati con tubi di diametri inferiori che alimentano gli apparecchi sanitari.

Se prevedete di inserire un dispositivo

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L'acqua in casa

G l i s c a r i c h i

Cost i tu iscono il complemento naturale delle condot te di erogazione, poiché hanno il compi to di smaltire l 'acqua ero­gata.

Dato il consumo reale di acqua, si scari­ca tanta acqua quanta ne è stata r icevu­ta o attinta. La rete di condot te per gli scarichi è quindi molto simile a quella del l 'eroga­zione e della distribuzione.

1. Preparazione di raccordi e di tubi di rame di grande diametro. 2. Colonna d'acqua tradizionale di cemento-amianto. 3. Tubo di grondaia e scarico delle acque piova­ne verso la fognatura.

La ventilazione. Lo scorr imento violento del l 'acqua nelle condot te di scarico e nella condot ta verticale crea un effetto stantuffo e quindi un risucchio d'aria, che potrebbe disattivare il sifone dei d i ­versi apparecchi .

Per evitare questo fenomeno, si colloca una colonna, detta di venti lazione se­condaria che porta l'aria immediatamen­te dopo i sifoni. La tubazione che cost i tuisce questa co ­lonna deve avere un diametro uguale a l ­la metà di quello della tubazione che viene ventilata, comunque un minimo di 30 mm.

Una tubazione detta di ventilazione pri­maria svolge un ruolo identico al livello del tubo verticale principale dell'impianto. In casi di reti separate, acque bianche - acque nere, gli apparecchi delle prime sono collegati alla ventilazione verticale; i WC alla ventilazione primaria. Le ventilazioni devono avere tutte lo sbocco sul tetto.

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Si dist inguono:

- le acque piovane, che risultano dallo scorr imento delle acque delle precipi­tazioni sui tett i e che vengono scarica­te nelle grondaie e nei tubi di scarico;

- le acque di scarico domest ico che provengono da lavandini, lavabi, doc­ce, vasche da bagno, bidet, lavatrici;

- le acque nere, che escono dai WC. Le installazioni collegate con la fognatu­ra hanno un condot to di scarico unico in cui possono essere convogl iate tutte le acque. Le installazioni collegate con una fossa biologica devono possedere reti distinte per le acque nere e le acque bianche (v. pag. 58); tale t ipo di scarico e depurazio­ne delle acque si trova soltanto in cam­pagna, unicamente nelle case singole. Le acque piovane sono generalmente convogliate direttamente nei canali o nei pozzetti di scolo.

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L'acqua in casa

Depurazione con fossa settica e filtro orizzontale: 1. Fossa settica. 2. Ventilazioni. 3. Filtro orizzontale. 4. Controllo di prelevamento.

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Le canalizzazioni

LE CANALIZZAZIONI Qualunque sia l'uso a cui sono destinate,

sia per l'alimentazione, che per lo scarico dell'acqua,

le canalizzazioni sono la parte essenziale di un'installazione sanitaria.

Piombo, acciaio, rame, guaina metallo-plastica, policloruro di vinile (PVC), ghisa, grès,

amianto-cemento sono i materiali più utilizzati per la loro fabbricazione.

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Le canalizzazioni

1. Utilizzo di rame ricotto per l'installazione di un pannello solare. 2. Il PVC è il materiale più utilizzato per i canali di scolo. 3. Le canalizzazioni morbide servono per le in­stallazioni complementari.

I diametri più comuni sono: 8/10, 10/12, 12/14, 14/16, 16/18, 18/20, 20/22, 22 / 24, i primi tre sono i più utilizzati per le installazioni domest iche.

Il PVC rigido. Fino a poco tempo fa de­st inato agli scarichi, ora viene impiega­to nel campo dell 'al imentazione dell 'ac-

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Materiali e accessori

il piombo. Fu per molto tempo il mate­riale più utilizzato per l 'alimentazione e per lo scarico del l 'acqua. Insensibile alla corrosione, malleabile a bassa tempera­tura, presentava come unico inconve­niente un peso elevato e un costo supe­riore a quello del tubo di rame, la cui fab­bricazione industriale ha ora permesso di abbassare considerevolmente il prez­zo. Poiché parecchi impianti sono stati realizzati in p iombo, potreste trovarvi

nella condizione di effettuare delle r i ­parazioni su questo t ipo di materiale (v. pag. 113). Il p iombo è venduto in con ­fezioni di 10 m con i seguenti diametri : 13/17 o 19, 20/24 o 26, 25/30 o 32, 30 / 35 o 37, a seconda che si tratt i di p iom­bo di t ipo leggero o pesante.

Il rame. È il materiale attualmente più utilizzato nelle tubazioni per l'alimentazione. Gli scarichi dell'acqua sono raramente in rame, soprattutto dopo l'introduzione del PVC in questo campo. Il rame viene venduto in barre rigide di 3-5 m (rame trafilato) o in confezioni di 10 m (rame ricotto), malleabili e dunque facilmente curvabili.

Nella pagina a lato: riscaldamento dell'estremità di un tubo per la realizzazione di un allacciamento tramite collare ribattuto.

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Le canalizzazioni

I tubi in acciaio galvanizzato sono assemblati tramite intaglio e saldatura ad alta temperatura.

qua, essenzialmente per i vantaggi nel­l ' incollatura, che garant isce ormai una perfet ta tenuta dei raccord i . Il PVC "pressato" è di colore marrone scuro, a differenza di quel lo dest inato agli scarichi che è blu o grigio. I tub i in PVC pressato esistono negli stessi diametri di quelli in rame.

Le canalizzazioni morbide. General­mente in caucc iù rivestito di una treccia

La saldatura autogena

Alcuni metalli ( l 'acciaio in particolare) possono essere saldati senza l 'ap­por to di metal lo di complemento . È necessario che la temperatura sia suff ic ientemente elevata (3000° come minimo) affinché l 'assemblaggio av­venga per fusione del metallo delle due parti da unire.

Ciò si ott iene con un cannel lo di t ipo ossi-acet i lenico od oxykyrène o con una saldatura elettrica. In entrambi i casi la sbarretta di saldatura serve unicamente per favorire la reazione.

di poliestere, le canalizzazioni morb ide vengono utilizzate per raccordare i sani­tar i . I col legamenti si fanno tramite raccordi metall ici avvitati a giunti in f ibra.

Le canalizzazioni in acciaio galvaniz­zato. Generalmente impiegati nelle in­stallazioni di r iscaldamento centrale, i tubi in acciaio, quando vengono galva­nizzati, possono essere utilizzati per l'ali­mentazione nelle installazioni sanitarie. I diametr i più usati sono : 12/17, 15 /21 , 20/27, 26/34, 33/42. L 'assemblaggio av­viene tramite raccordi avvitati o per sal­datura ad alta temperatura.

DIAMETRO DELLE TUBAZIONI E PORTATA DEI SANITARI

Apparecch i Diametro Portata

Acquaio 14/16 m m 12 l /mn

Lavandino 10/12 m m 6 l/mn

Bidet 10 /12 m m 6 l/mn

W C 10 /12 m m 6 l/mn

Doccia, bagno 16/18 m m 15 l/mn

Presa d'acqua 14/16 m m 12 l/mn

Rubinetto est. 20 /27 m m 40 l/mn

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I raccordi. Benché i tubi in rame possano essere assemblati senza alcun elemento di collegamento (v. pag. 30), li si unisce sovente sia tramite raccordi da saldare, sia tramite raccordi a vite (biconici, a giunti o a rondelle). I raccordi da saldare permettono di realizzare un impianto completo tramite semplice brasatura, sovente rifiutata dal dilettante, ma in realtà assai facilmente realizzabile con un minimo d materiale (v. da pag. 38 a 41). Questi raccordi esistono in tutti i diametri più usati e in tutte le forme necessarie: manicotti terminali, gomiti, T, croci, distributori a Y e tappi. I raccordi a vite assicurano questi stessi collegamenti, ma senza alcuna saldatura. Essi incontrano il favore del dilettante che si accorgerà presto del loro prezzo elevato, che incide considerevolmente in un impianto. Alcuni collegamenti impongono un collare ribattuto, altri no (biconici, giunti metallici).

1. Insieme di manicotti, gomiti e T per raccorda­re i tubi in rame tramite saldatura. Esistono in tutti i diametri dei tubi e possono servire da ri­duttori. 2. Raccordo a vite biconica. 3. Raccordo a vite tramite giunti e rondelle. 4. Raccordo a vite tramite collare ribattuto. L'e­stremità di ogni tubo è appiattita; il collegamen­to è assicurato tramite un dado e un bullone fo­rato, la tenuta è garantita da un giunto.

Le canalizzazioni

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Le canalizzazioni

I l PVC di scarico. Ormai viene impiega­to per tutt i i t ipi di scarico grazie alla fac i ­lità di installazione, alla sua inalterabilità e al basso costo. L 'assemblaggio degli elementi avviene t ramite incollatura (v. pag. 51), evita per­ciò l ' impiego di qualsiasi materiale di in­stallazione specif ico e di qualsiasi t ipo di f iamma. Anche in questo materiale si t rovano tutt i i raccordi nei formati necessari all ' instal­lazione. Esistono numerosi kit comprendent i ca­nalizzazioni in PVC e raccordi speciali per lo scarico del l 'acqua delle lavatrici e delle lavastoviglie. Il PVC si presta facilmente a essere segato

1. Raccordi di collegamento e derivazione in PVC pressato. 2. Collare a "lira" per il fissaggio dei tubi in PVC. 3. I tubi semplicemente graffati sui collari. 4. Accessori di derivazione per tubi di scarico in PVC.

ma anche a essere perforato, il che facilita l'installazione di prese di svuotamento universali per questo tipo di raccordi. Questo genere di kit fornisce la presa propriamente detta, un gomito, una ghiera di raccordo e un tubo morbido in caucciù. Alcuni modelli forniscono una valvola arti-ritorno, altri una presa d'aria che evita la disattivazione dei sifoni.

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I f issaggi. È essenziale che le condut tu ­re, sia di al imentazione che di scarico, vengano correttamente f issate; c iò per assicurare l ' immobil i tà dei differenti rac­cordi brasati o saldati. È la garanzia della tenuta di questi tratti di al lacciamento e di derivazione. Le tubature d'al imentazione in rame possono essere incastrate e quindi cela­te nella muratura; l 'unica condizione è l'utilizzo di tubi rivestiti da una guaina in materia plastica.

In mancanza di ciò è possibi le far passa­re il tubo in una guaina elettr ica da inca­strare, di diametro interno perfettamente coincidente col diametro esterno della tubatura. In molt i casi le installazioni a vista sono le preferite, poiché questo metodo di posa permette di intervenire rapidamen­te in caso di perdita (che è mol to più dif­ficile da determinare e da localizzare se la canalizzazione è murata). Si util izzano collari interamente metallici in genere per le canalizzazioni di al imen­tazione in rame, in materia plastica su vite metall ica per i tubi di scarico in PVC. I tasselli che permettono il f issaggio del ­le viti dei collari devono essere adattati al materiale del muro del t ramezzo. Il sempl ice tassello per muratura piena è sovente insufficiente nei tramezzi vuoti (nei tramezzi alveolati, per esempio), per cui si rivelano indispensabil i tasselli spe­cifici a espansione.

1 e 2. I tubi d'alimentazione in rame sono molto spesso fissati con collari a vite.

In basso: schema di un collare a vite.

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L e i n s t a l l a z i o n i i n r a m e

Il rame, è risaputo, è il materiale più uti­lizzato per realizzare impianti d'al imenta­zione del l 'acqua sotto pressione. Svariate tecniche permettono d 'assem­blare le tubature in rame.

L'incastratura. È il metodo in apparenza più semplice, ma anche il più professio­nale, perché richiede una certa abilità. Essa consiste, come indica il suo nome, nell ' incastrare i tubi uno dentro l'altro. A questo scopo è necessario allargare con precisione, a ogni raccordo, l 'estremità di uno dei tubi , poiché l'estremità del l 'al­tro tubo vi si deve infilare perfettamente.

Si utilizza un mandrino a percussione (foto a lato) il cui diametro corr isponde esattamente al diametro esterno del tubo, il che garantisce l'esattezza del l ' in­castratura. È necessario possedere una serie di mandrini corr ispondenti ai differenti dia­metri delle tubature da installare. L'utilizzazione del mandrino è semplice, a condizione di battere verticalmente per assicurare un allargamento perfetto. Si può utilizzare un'aletta per incastratu­ra che si pone in punta di un trapano. Questo t ipo di accessorio viene venduto in scatole che contengono varie alette per tubi di diverso diametro. Dopo l' incastratura è necessario prepa­rare l'estremità dell 'altro tubo. Se è necessario un taglio si sceglierà in preferenza un tagl ia-tubo a rotella piut to­sto che un seghetto da metalli meno preciso, che comporterebbe una rifilatu­ra della parte esterna del tubo con una lima. Il tagl ia-tubo è di uso molto semplice, poiché è sufficiente sistemare il tubo tra le guide del l 'apparecchio e la rotella che

1. Allargatura di un'estremità del tubo 2. Taglio con un taglia-tubo a rotella. 3. Assemblaggio tramite incastratura. 1

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1. Brasatura dopo incastratura. 2. Protezione di un tubo tramite guaina plastica. 3. Misurazione di un lato prima di una curvatura.

La saldatura fonderà istantaneamente e penetrerà tra le parti per capil larità; essa si ripartirà da sola tra i pezzi senza che sia necessario scaldare nuovamente (il che renderebbe più fragile l 'assemblag­gio). La qualità dei raccordi così ottenuti per­mette, senza problema, di inserire le ca­nalizzazioni nel cemento di una lastra del suolo o in un rivestimento. È allora necessario proteggere il metallo, sia uti l izzando un tubo già protetto da uno strato di plastica, sia ponendo il tubo all ' interno di una guaina del t ipo di solito utilizzato per il passaggio dei fili elettrici.

taglia, poi si avvita il pomel lo, nel mede­simo tempo in cui si gira il tagl ia-tubo at­torno al tubo: 4 o 5 giri sono in genere sufficienti. È necessario in seguito rifilare l'interno del tubo con l'alesatore situato sul ta ­gl ia-tubo.

- La brasatura. Prima di sistemare i pezzi è necessario procedere alla brasa­tura per assicurare la solidità dei col le­gamenti e al tempo stesso la tenuta; per ottenere ciò bisogna lucidare e sgrassa­re perfettamente la parte di tubo dest i ­nata a entrare nell ' incastratura; sfregate il metal lo con tela smeriglio o con lana d'acciaio, f ino a che il metal lo sia c o m ­pletamente lucido.

Lo sgrassaggio del metallo verrà assicu­rato con una pasta abrasiva di cui si rive­stirà leggermente il metallo. Dopo l ' incastratura dei tubi , scaldate le parti assemblate con la f iamma di un cannello o di una saldatrice. Quando il rame prenderà un bel colore rosso cil iegia, allontanate la f iamma e posate sulla giuntura l 'estremità di una sbarretta di saldatura (di s tagno o d'ar­gento, a seconda delle sollecitazioni meccaniche che l 'assemblaggio deve subire).

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- La curvatura. È necessaria per realiz­zare i gomit i , inevitabili in tut te le installa­zioni. L' incastratura permette solamente allac­ciamenti diritt i, quindi è necessario ricor­rere alla piegatura dei tubi per dar loro la forma desiderata. Sol tanto il rame ricotto può essere cur­vato diret tamente; il rame crudo, in barre rigide, deve essere r icotto, cioè scaldato f ino al rosso vivo, al fine di ammorbidir lo. Non è necessario curvare il metal lo men­tre è caldo, una volta r icotto il rame r i­mane malleabile. Vi sono numerosi metodi per curvare i tubi di rame, tutt i basati sulla necessità di piegare il tubo senza modif icare la sua

1. Riscaldamento di un tubo prima della curva­tura. 2. Curvatura con la pinza. 3. Curvatura con la sabbia. 4. Curvatura con la molla.

sezione interna, per non variare la pres­sione e la portata del l 'acqua.

• La sabbia: è la tecnica più sempl ice e più rudimentale poiché non richiede al­cun altro materiale che sabbia asciutta e due tappi in sughero. È anche la meno precisa: si r iempie il t ubo di sabbia che si pressa alle due estremità prima di tap­parle. La sabbia offrirà resistenza interna sufficiente per evitare la deformazione

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La curvatura con una pinza consente di ottenere curve molto precise. Questo attrezzo permette ri curvare i tubi senza schiacciarli e quindi sen­za modificarne la sezione.

del tubo sotto l'effetto della pressione esercitata dalle mani, o dalla pressione prodotta nel punto desiderato, con uno straccio, poiché il tubo è bloccato da una parte in una morsa, e tenuto in mano -al l 'al tra.

• La molla di curvatura: ha la stessa funzione di mantenimento della sabbia, ma consente una curvatura più precisa. La si infila semplicemente sul tubo e si esercita una pressione, come con la sabbia.

• La curvatrice: è l'utensile che usa il tubista, perché permette di ottenere una curvatura molto precisa dei tubi , rispet­tando del tutto il loro diametro interno. Questi vantaggi hanno il loro rovescio: un prezzo elevato dell 'attrezzo che deve essere adatto al diametro del tubo da piegare (è necessario possedere diverse curvatrici). La curvatrice si presenta come una pinza comprendente due im­pugnature di cui una si articola su un settore semicircolare, situato al l 'estremi­tà dell 'altra impugnatura. Il tubo si t rova imprigionato in una scanalatura perfetta­mente cil indrica. Un incavo per il g inoc­chio fornisce un punto di appoggio per lo sforzo necessario alla curvatura.

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I raccordi a vite. Permettono l 'assem­blaggio dei tubi tramite semplici elementi a vi te senza altra preparazione che un taglio netto e un'eventuale levigatura. Due chiavi sono sufficienti per realizzare questo t ipo di assemblaggio con raccor­di che hanno una grande facil ità di utiliz­zazione, ma anche un prezzo elevato, il che limita il loro impiego ai prolunga­ment i di installazioni.

Collegamento tramite raccordi con rondella: 1. Infilatura dei dado filettato. 2. Avvitatura manuale del raccordo. 3. Bloccaggio del raccordo con due chiavi.

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Si dist inguono essenzialmente due tipi di raccordi a vite, a cui b isogna aggiungere il raccordo tramite collare r ibattuto (v. pag. 41).

- Il raccordo biconico. Comprende due dadi forati che vengono infilati a ogni estremità del tubo, un dado centrale, ugualmente forato, ma f i lettato esterior­mente, che assicura il col legamento tra i due precedenti . Un anello biconico viene interposto tra i dadi: compr imendosi d u ­rante la chiusura questo si incastrerà sul tubo e ne assicurerà la tenuta, che verrà rinforzata con teflon posto sulla f i lettatu­ra del dado centrale.

- Il raccordo con le rondelle. Simile nella concezione al raccordo biconico, pre­senta una struttura simile, ma in questo caso gli anelli vengono sostituit i da ron­delle metall iche e giunti (o da rondelle r i ­vesti te esternamente di caucciù). La ron­della leggermente concava si raddrizze­rà sotto l'effetto dell 'avvitatura del da­do incastrandosi sul tubo e il giunto in caucciù aumenterà la tenuta, che è ec­cellente, ma potrebbe essere meno d u ­revole di quella del raccordo biconico, che non è sot toposto all 'usura naturale del caucciù.

È possibi le aumentare ulteriormente la tenuta con del tef lon: non mettetene t roppo sulla fi lettatura, poiché uno spes­sore eccessivo impedisce l'avvitatura a fondo dei raccordi .

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Meno sicuri delle saldature, questi ultimi non possono essere incassati e devono pertanto essere usati per installazioni a vista. Per contro essi offrono il vantaggio della possibil i tà di smontaggio che per­mette di modif icare un'installazione se ad esempio si vuole estendere l ' impianto di una stanza da bagno. I raccordi a vite sono naturalmente ven­duti in tutt i i diametri più usati dei tubi di rame. Esistono anche tut te le forme ne­cessarie, dal sempl ice manicot to alle de­rivazioni mult iple, ai gomi t i di varie ango­lazioni.

I raccordi saldati. Poco costosi , facili da assemblare con i tub i , sono l 'acces­sorio ideale per l' installatore di tubature. Come i raccordi avvitati essi esistono in tutt i i diametri e in tutte le forme deside­rate.

II solo fatto che sia necessario effettuare delle saldature fa sì che il di lettante li scart i sovente, che preferisca i raccordi a vite, oppure preferisca abbandonare il rame per il PVC pressato, (v. pag. 42) i cui assemblaggi si effettuano per sem­plice incollatura.

Perfettamente sicura quando è ben rea­lizzata, la saldatura dei raccordi permet­te di incassare le tubazioni senza part i ­colari rischi di perdite.

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1. Brasatura di un raccordo a T. 2. Incastratura di tubo di derivazione. 3. Applicazione di un disossidante. 4. Fissatura dei tubi con collari. 5. Preparazione di un elemento di impianto con morsa e brasatura senza fiamma. 6. Posizionamento dell'elemento pre-assemblato. 7. Installazione dell'elemento e brasatura senza fiamma. 5

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La qualità delle saldature è favorita dal­l 'assemblaggio estremamente preciso dei raccordi e dei tubi , un assemblaggio molto migliore di quello che si può ot te­nere con un'incastratura tradizionale.

- La fiamma semplice. È con questa che si realizza normalmente la maggior parte delle saldature. Si ott iene con una saldatrice a butano o tramite un cannello a gas butano o os­siaceti lenico secondo la temperatura de­siderata.

Il rame si salda a temperatura molto bas­sa (a 800°C con sbarrette d'argento, a 200°C con saldatura a stagno). Il principio di assemblaggio dei tubi è

identico a quello che avviene per i col le­gamenti a incastro (v. pag. 30): è neces­sario tagliare prima i tub i , se possibile con un tagl ia-tubo, limare i tagli, anche all ' interno dei tubi e lucidare le superfici che devono trovarsi a contat to, con la tela smeriglio.

Lo sgrassaggio di queste superfici si fa in seguito con la pasta sgrassante, indi­spensabile per permettere che la salda­tura entri tra le pieghe di giunzione per capillarità. Come per l ' incastratura, si scalda sia il tubo che i l raccordo dopo averli assem­blati, poi si avvicina la bacchetta di sal­datura alla giuntura e il metallo si infiltre­rà tra le parti.

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- La saldatura senza fiamma. È resa possibi le dal l 'adozione di attrezzi t ipo saldatori part icolarmente adatti ai lavori di tubatura.

In questo caso si utilizza la saldatura a s tagno la cui temperatura di fusione si t rova tra i 180° e i 230°. Una temperatura quindi relativamente bassa, più facile da ottenere con un sal­datore che con la f iamma di una saldatri­ce o di un cannello. La saldatura senza f iamma presenta molti vantaggi per il di lettante, poiché è meno pericolosa. Tuttavia bisogna notare che una saldatu­ra a s tagno è meno sol ida di una all'ar­gento; una minore resistenza che può essere causa di perdite qualora le tuba­ture vengano sot toposte a colp i o anche a sforzi meccanici (vibrazioni, improvvise scariche d 'acqua dovute a cambiament i di pressione nei tubi , moviment i di un apparecchio sanitario mal f issato). La saldatura senza f iamma permette di evitare il problema della protezione dei materiali fragili o inf iammabil i situati in prossimità dell ' installazione da realiz­zare, se vi sono tappezzerie, rivestimenti in legno o in plastica, murali o al suolo (v. foto), che rischiano di essere rovinati da una f iamma se non si prendono pre­cauzioni (interposizione di una lastra a base di amianto tra la f iamma e il r ivesti­mento).

Il saldatore evita di dover prendere pre-

cauzioni, poiché la temperatura è abba­stanza bassa, e non rovina la maggior parte dei r ivestimenti. Per i materiali delicati, un sempl ice car­tone robusto costituirà una protezione suff iciente.

Ritroviamo qui la tecnica classica della saldatura tramite capil larità, dopo ripuli­tura e sgrassatura delle parti di tubo e dei raccordi da assemblare. Il r iscaldamento è ot tenuto tramite l'e­stremità del saldatore, che è a becco d'anatra per meglio rinserrare il tubo. L'attrezzo è dotato di un ' impugnatura a pistola che permette di appl icare l'estre­mità esattamente sulla giuntura tra i l t ubo e il raccordo.

Come per tutt i i saldatori è necessario sgrassare l 'estremità con una pietra a l -

1. Utilizzazione di un taglia-tubo. 2. Rotazione dei tubi tramite una guaina plasti­ca vicino a un muro. 3. Montaggio provvisorio dei gomiti. 4. Applicazione di pasta sgrassante. 5. Brasatura senza fiamma. 6. Posizionatura di manicotti dritti. 7. Presentazione di brasatura a stagno. 8. Raccordo di alimentazione di un lavandino tramite tubo diritto.

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1. Incassatura di un tubo di alimentazione. 2 e 3. Posizionamento di tubi al suolo dopo cur­vatura e prima dell'effettuazione del rivestimento.

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l 'ammoniaca. Il saldatore termico è part i­colarmente pratico per la realizzazione di saldature in punti diff ici lmente accessibi­li, per esempio per i col legamenti diritti, per i raccordi a forma di manicotto, per quello dei rubinetti sotto i sanitari.

- I percorsi complessi. Essi necessitano di notevoli curvature e di raccordi salda­t i . Quando il percorso di canalizzazione è part icolarmente compl icato, si eviti di usare molti gomit i a 90° che sono all 'ori­gine di colpi che si producono quando si apre o si chiude bruscamente un rubi­netto.

I raccordi tramite collari ribattuti. Co­st i tuiscono una variante dei raccordi a vite, poiché possono essere considerati raccordi meccanic i , formati da un bullo­ne forato, un dado e un giunto in f ibra. A differenza dei raccordi biconici o a rondelle

Si l imitino i col legamenti a 90° alle dira­mazioni a T e si privilegino i col legamenti dir i t t i , aumentando il raggio di curvatura con piegature progressive. Questi percorsi sinuosi possono essere eseguiti quando le canalizzazioni devono essere incassate o coperte da una lastra o da uno strato di cemento (ricordiamoci che è allora necessario proteggere le ca­nalizzazioni con una guaina. In questo caso la saldatura a stagno non è consigl iata; la f iamma è necessaria per realizzare le saldature in argento o in rame). I rischi di rovinare i materiali vicini sono in questo caso minimi poiché si tratta mol to sovente di lavorare sulla muratura non rifinita. È necessario fare attenzione a non dan­neggiare le eventuali canalizzazioni in PVC che potrebbero trovarsi in prossimi­tà di quelle in rame che devono essere saldate.

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essi non r ichiedono nessun acces­sorio di incastonatura, la tenuta è assi­curata tramite un giunto che si interpone tra due "spallature" praticate al l 'estremi­tà dei tub i .

- La spallatura (o collare). È ottenuta per allargatura (con una fresatrice speciale o con un mandrino), e successivamente tramite colpi di martello, con il tubo sol i­damente fissato in una matr ice, sorta di morsa comprendente differenti buchi corr ispondenti ai diametri dei tubi più usati. Esistono anche mandrini da spal­latura che permettono la realizzazione del col letto in una sola operazione. Qua­lora il colletto venga realizzato con il martel lo, bisogna fare attenzione che la parte piatta di questo sia suff ic ientemen­te larga per non segnare la spallatura, il che riserverebbe di nuocere alla tenuta del giunto, anche se è raro che si realizzi un'installazione interamente tramite co l ­letti ribattuti (poiché costerebbe caro). Questo sistema di assemblaggio è mol to prat icato per i col legamenti nei punti di difficile accesso, in particolare sotto i sa­nitari (lavandini, bidet ecc.), dove lo spa­zio è mol to ristretto.

4. Collegamento di tubi tramite raccordi saldati. 5 e 6. Realizzazione di un colletto battuto con la matrice e con il mandrino.

In basso: schema di una realizzazione di colletto battuto con la matrice.

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L e i n s t a l l a z i o n i

i n P V C p r e s s a t o

Per lungo tempo usato solo per gli scari­chi, il PVC rigido compare nel campo dell 'al imentazione delle acque ed è pro­babile che sostituirà progressivamente il rame. Meno caro, più facile da installare, molto più leggero, presenta più vantaggi r i ­spetto al metallo. Il di lettante apprezzerà part icolarmente il fatto che si assembla senza f iamma e senza raccordi a vite, poiché l'incollatura li rende inutili. I tubi in PVC pressato sono stati dapprima

destinati all 'alimentazione del l 'acqua fredda, nel quadro di installazioni com­plementari (per esempio l'alimentazione di una lavatrice). Oggigiorno non più, in quanto il PVC può sostituire il rame in qualsiasi caso.

La tecnica d'installazione. È simile a quella dei raccordi saldati utilizzati per il rame. In effetti i tubi in PVC non si assemblano né per saldatura a caldo né per incastra­tura, neanche tramite colletti r ibattuti, ma solo con raccordi incollati (gomiti, T di derivazione, manicott i dritti ecc.). I la­vori di preparazione sono classici: trac­ciatura con la corda, posa dei collari a

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vite nel caso di un'installazione a vista; si può utilizzare il tagl ia-tubo, ma è preferi­bile il seghetto da metall i, molto più

adatto, soprattutto se si utilizza una montatura a pistola. Essendo il PVC molto tenero, non è ne­cessario bloccare il tubo in una morsa che rischierebbe di spezzarlo se lo si serra t roppo forte (si può anche utilizzare una sega da legno con dentatura fine). La levigatura, molto importante in questo caso, può essere faci lmente eseguita con una lima o una raspa morbida, en­t rambe adatte per questo lavoro. La curvatura a caldo è possibi le ma è preferibile usare la curvatrice che è più precisa. Si utilizzano sezioni curve in for­ma di "cappel lo di gendarme" per alcune deviazioni (per esempio il passaggio sot­to un'altra canalizzazione).

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Installazioni in PVC pressato: 1. Tracciatura del percorso delle tubature con una cordicella. 2. Posa di un collare dopo perforazione e cavi­gliatura. 3. Taglio di un tubo con una sega da metallo con impugnatura a pistola. 4. Rifilatura del taglio con una lima.

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- L'incollatura. È l'operazione chiave del­l'installazione, perché garantisce nello stesso tempo l 'assemblaggio e la tenuta dei tubi . La colla che si utilizza è differente da quella usata per l 'assemblaggio di cana­lizzazione di scarico in PVC grigio o blu. Si tratta di una colla a solvente forte, che assicura un'aderenza notevolmente su ­periore.

5. Montaggio provvisorio e tracciatura. 6. Smerigliatura della zona di assemblaggio. 7. Incollatura della zona di assemblaggio. 8. Assemblaggio di una derivazione a T.

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È necessario procedere alla posa dei raccordi e dei tubi provvisoria, per deter­minare con esattezza la parte di tubi che si troverà incastrata nei raccordi : la trac­ciatura di questo pezzo da incastrare permette di conoscere la parte di tubo che verrà smerigliata e poi incollata. La smerigl iatura, poiché il PVC è tenero, può essere realizzata con cartavetro a grana grossa.

E necessario uno straccio pulito, evitan­do di toccare la parte con le dita per non ingrassarla. L'applicazione della colla avviene tramite pennello, che generalmente è tut t 'uno con il tappo del barattolo della colla. Non copri te totalmente la zona di incassatura

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per evitare la fuoriuscita de la colla du­rante l 'assemblaggio. L'incastratura viene effettuata con una rotazione del tubo nel raccordo per d i ­stribuire bene la colla. Asciugate imme­diatamente la fuoriuscita con uno strac­cio ed evitate il contatto diretto della co l ­la con la pelle. La colla utilizzata non è del t ipo a presa rapida e si può quindi modif icare la posi­zione poiché la presa avviene in alcuni minut i ; attendete 24 ore prima di far scorrere l 'acqua.

1. Incrocio a «cappello di gendarme». 2. Raccordo di estremità a vite. 1

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L e i n s t a l l a z i o n i c o n k i t

Alcuni fabbricanti p ropongono veri e propri kit d'installazione per i bagni o per i gabinett i . Il di lettante che vuole evitare di saldare vi troverà tutto l 'occorrente. Sarà inoltre sicuro di disporre di tut to il materiale necessario al suo progetto (dopo aver determinato la disposizione dei diversi apparecchi).

Il materiale. Comprende un certo nume­ro di raccordi a vite: insieme per l'ali­mentazione, collettori, raccordi di allac­c iamento dritti (tra tubi in rame e tubi in plastica senza incollatura), tubazioni di scarico flessibili, ecc. Alcuni kit c o m ­prendono anche tubi morbidi di al imen­tazione. Vengono anche forniti zoccol i con co ­perchio mobile che permettono di dissi­mulare le tubature assicurando un ac­cesso permanente in caso di perdita o di guasto (ad esempio intasamenti).

L'installazione di un kit. Lo schema a lato illustra l 'esempio di un impianto completo per stanza da bagno costruito per mezzo di un kit. Il g ruppo di al imen­tazione e la divisione di partenza si effet­tuano con due collettori: uno per l 'acqua f redda e l'altro per l 'acqua calda. Un col lettore con tre diramazioni è suff i­ciente per alimentare una vasca da ba­gno, un lavabo e un bidet. Esistono an­che collettori a una o a due diramazioni. Per al imentazione si usa un tubo in po ­lietilene reticolato di 12 mm di diametro. L'al lacciamento con i rubinetti necessita di raccordi dritti special i , destinati ad as­sicurare il col legamento tra tubi in rame e tubi in polietilene.

Gli scarichi sono realizzati con tubi e raccordi in PVC rigido; il kit comprende il disposit ivo di svuotamento della vasca, il si fone con presa antidisatt ivazione del lavabo (ma non il tappo né il disposit ivo di comando) e il sifone ad anello del b i ­det. Il col legamento tra questi elementi e le canalizzazioni diritte in PVC è realizza­to con tubature di scarico flessibili di 40 mm di diametro.

L'installazione non compor ta problemi e

richiede un materiale mol to l imitato (al­cune chiavi piatte, un trapano e un co l ­tello). L'installazione degli apparecchi deve es­sere effettuata in modo che non vi sia più di 1,70 m tra i due apparecchi più lontani, poiché lo scarico principale si deve trovare sotto la vasca da bagno. I raccordi di col legamento tra rame e po­lietilene sono del t ipo automat ico: t rami­te dado e giunto in rame, tramite dado e manicot to metall ico rivestito in materia plast ica. II t ubo in polietilene si tagl ia faci lmente con un coltel lo. È necessario in seguito smussare il tagl io e introdurre all ' interno del tubo il manicotto metal l ico destinato ad assicurare il col legamento con il rac­cordo; il b loccaggio si effettua serrando il dado.

Per quanto concerne lo scarico, il rac­cordo tra tubi rigidi e flessibili si realizza tramite ghiere, che si incastrano nella parte rigida e si avvitano direttamente sulla parte flessibile.

A lato: installazione completa di una stanza da bagno con materiale fornito da un kit. Un casso­netto compreso nel kit permette di dissimulare le canalizzazioni. Se il lavandino non è a colonna è prevista una consolle a struttura metallica, con un pannello frontale apribile. In basso: schema illustrante le diverse possibili­tà di posizionamento dei sanitari. I lati A (70 cm) e B (100 cm) corrispondono ai valori massimi di posizionamento degli apparecchi sanitari, in quanto lo scarico principale deve essere sempre situato sotto la vasca da bagno.

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Le canalizzazioni

G l i s c a r i c h i i n P V C

Per molt issimo tempo il p iombo ed il grès furono i materiali più utilizzati per fabbricare canalizzazioni di scarico. Il p iombo venne sost i tui to dal rame e il grès dal l 'amianto-cemento meno caro. Il PVC ha messo d 'accordo tut t i , poiché permette di realizzare scarichi in tutt i i diametri , da 32 a 125 m m ; poco costo­so, il PVC è leggero, faci le da assembla­re con incollature, inalterabile al l 'acqua e alla maggior parte degli agenti chimici , al contrario del metallo. La sua resistenza meccanica è eccel len­te, il che lo rende poco fragile, a dif feren­za del grès e anche del l 'amianto - cemento

che può sbriciolarsi abbastanza facilmente sotto i blocchi. Gli innumerevoli raccordi disponibili (manicotto, collo di cigno, semplice o doppio, gomito ecc.) facilitano le installazioni che possono essere realizzate in tempo minimo.

Tubi a grande sezione destinati allo scarico del­le acque usate.

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Le grandi tubazioni. Esse assicurano la raccolta di tutte le tubature di diametro più piccolo in uscita dai differenti sanita­ri, o di quelle che escono direttamente dal WC. Tutte le acque vengono incanalate verso la stessa tubazione che le dirige verso la fogna; quando l ' impianto comprende una fossa sett ica tradizionale, si dist in­guono le acque domest iche provenienti dalla cucina e dalle grondaie e le acque nere provenienti dai WC. Le prime devono passare in una vasca per la sgrassatura o in un fi ltro, le secon­de vengono rovesciate direttamente nel­la fossa settica (v. pag. 58). Il d iametro delle grandi tubazioni in grès o amianto di cemento supera general­mente i 100 m m . Questo diametro è in rapporto alla quan­tità d 'acqua da scaricare, calcolato con un buon margine, ma tiene conto del fat­to che non tutt i i sanitari verranno svuo­tati nello stesso momento. In pratica si somma la sezione dei tubi di scarico che potrebbero funzionare s i ­multaneamente, e si ott iene la sezione della tubazione principale che viene c o n ­vertita in diametro.

Si considera così che un WC a sifone deve beneficiare di una tubatura di 60 m m , ma una tubatura di 80 mm permet­terà lo scolo di una vasca da bagno, di un lavandino e di un bidet che non sarebbero

serviti da tubazioni di 30 o 40 mm di diametro. Il collegamento tra le tubazioni di diametro differente avviene per mezzo di manicotti riduttori, il cui assemblaggio avviene tramite incollatura. Questi raccordi possono essere effettuati in qualunque punto sulla tubazione principale di discesa. Non è consigliabile attaccarsi immediatamente dopo il sifone di un WC perché

1. Sistemazione di una ghiera di riduzione. 2. Raccordo di uno scolo secondario su una grossa tubazione. 3. Sigillatura dell'insieme di scarico.

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i l funzionamento della cassa ha tenden­za a disattivare il sifone dei sanitari (la­vandino, vasca da bagno o bidet).

Come si lavora il PVC. Come la mag­gior parte delle plastiche, il PVC si lavora faci lmente; è semplice da segare quindi è facile ottenere le misure che si deside­rano, è faci lmente levigabile e limabile. Nel quadro di un' impianto si inizia con il prendere un certo numero di misure, ogni volta che non può essere utilizzato un tubo intero. Queste misurazioni si ac­compagnano sovente a verifiche di livel­lo (nelle nostre illustrazioni, è necessario tener conto del livello del suolo finito). Il PVC presenta il vantaggio di poter es­sere dipinto, ma anche di poter essere segnato con la matita o l ' inchiostro, il che facilita le operazioni di tracciatura in vista di eventuali tagl i . È bene lavorare con la morsa e il tubo bloccato. Non b i ­sogna stringere t roppo per evitare il r i ­schio di rompere il PVC (attenzione alle fessure che non si notano subito e che col tempo si apriranno e causeranno fuoriuscite). Due ganasce a forma di V piazzate sulla morsa saranno utili perché impediranno al tubo di girare. Anche l'o­perazione di segatura si effettuerà faci l­mente con una sega da legno a dentatu­ra fine o meglio con un seghetto da me­talli, non a causa della durezza del mate­riale ma perché la sega da metalli è più precisa.

1. Tracciatura per determinare il livello di affio­ramento. 2. Riporto di misura e tracciatura con un matita grassa su PVC.

I tagli della sega r ichiedono la rifilatura delle estremità dei tubi , operazione indi­spensabile per l' incastro con i manicott i , gli accessori di al lacciamento o sempl i ­cemente con la parte femmina dei tubi stessi.

Questa operazione verrà effettuata con una spazzola da legno f ine o con una lima, se il taglio è stato realizzato con una sega da metalli verrà usata cartave­tro a grana grossa. Sempre con la carta­vetro, a grana più fine, verrà smerigliata la parte del tubo da assemblare; questa operazione ha lo scopo di pulire la pla­st ica, ma soprattutto di favorire la distr i­buzione della colla.

Prima di applicarla sulle parti da mettere in contat to, si praticherà una leggera smussatura con la lima, o col coltello universale, sulle estremità dei tubi per favorire l ' incastratura nei manicott i . È ugualmente importante levigare i tubi all ' interno poiché le asperità potrebbero trattenere residui o capelli e formare dei tapp i . L'assemblaggio dei tubi si effettua con una. colla speciale per il PVC; serve per le tubazioni, ma anche per l 'assem­blaggio delle grondaie.

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Questa colla si trova generalmente in t u ­bett i o in scatola, con un pennello per stenderla. Non è necessario stendere uno strato spesso, nel caso fuoriuscisse dovrebbe essere immediatamente asciugata. È sufficiente uno strato sott i le; non è una colla a presa immediata e quindi permet­te di modif icare la posizione dopo l' inca­stratura. La presa avviene rapidamente e l ' im­pianto può essere utilizzato dopo alcune ore. La colla è importante per la tenuta ed è quindi necessario distribuirla bene intor­no alla tubatura. Insensibile agli agenti chimici , il PVC può essere immerso nella malta o nel cemen­to. È chiaro che il col legamento fra i tubi deve essere assicurato in modo perfetto per evitare perdite diff ici lmente riparabili in seguito.

3. Taglio di un tubo con la sega da metalli. 4. Smerigliatura dell'interno di un raccordo con cartavetro. 5. Applicazione di colla per PVC. 6. Posizionatura del manicotto di scarico.

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1. Sigillatura di un manicotto di scolo. 2. Foratura per cavigliatura. 3. Raccordo con gomito tramite incassatura. 4. Fissatura di un collare.

Il fissaggio dei tubi. Il collare cost i tu i ­sce l 'accessorio di f issaggio più utilizza­to. Comprende due ganasce che si as­semblano tramite due viti per chiudere la tubazione, una rosetta che permette di staccare il collare dal muro e una vite a doppia fi lettatura: una per assicurare l'al­lacciamento con uno dei due lati, l'altra per consentire il f issaggio al muro. Da alcuni anni questo collare viene sost i ­tuito da quello di t ipo a lira, formato da un anello aperto in PVC che permette la tenuta della canalizzazione tramite un sempl ice fermaglio e comprende anche un supporto a vite.

La posa dei collari si effettua tenendo conto che la pendenza minima per assi­curare uno scolo corretto delle acque, deve essere compresa tra i 3 e i 5 cm al metro. Tenendo conto di questa necessità, si potranno tracciare i punti di f issaggio ed eventualmente la linea di percorso della tubazione con una cordicella a polvere. Tranne che si fissi il collare nel legno, è sempre necessario forare e incaviglia­re; in ogni caso il f issaggio deve essere sol ido per evitare il rischio di fuoriuscita dei tubi per effetto di una trazione acc i ­dentale.

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5. Muratura, con gesso, del tubo. 6. Montaggio dei giunti del sifone. 7. Avvitatura del dado di collegamento. 8. Raccordo del sifone e del tubo di scarico.

Il col legamento con i sanitari. Deve permettere il raccordo con il sifone dei sanitari. Questo col legamento è evidentemente facil itato con gli attuali sifoni in materia plastica simile a quella dei tub i . Il raccordo con i sifoni metallici (qui a lato, un sifone di lavandino) non presen­ta problemi, grazie a manicott i speciali destinati a ricevere un giunto di tenuta. Il raccordo si effettua tramite una flangia bullonata, faci lmente smontabi le, che assicura un accesso comodo alla tuba­zione e al sifone in caso di tappo. Sarebbe bene rimpiazzare i sifoni metal­lici con quelli in PVC (v. pag. 96), che possono essere stappati con un mov i ­mento della mano senza l 'uso di altri materiali (non è neanche necessaria una pinza).

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L o s c o l o d e l l e a c q u e p i o v a n e

La dispersione in natura resta la soluzio­ne più praticata, ma presenta spesso l ' inconveniente di rendere umida la base dei muri e di favorire la risalita del l 'acqua per capillarità lungo la muratura. È questo fatto che induce a installare i canaletti che permettono la raccolta del ­le acque per poi dirigerle verso un pozzo perdente, una fossa sett ica o una fogna. Troverete in commerc io canaletti di sco­lo e pozzetti in cemento pre-fabbricat i , che si possono installare dopo lo scavo delle tr incee necessarie. Siate attenti alla loro posizionatura r i ­spet tando la pendenza di 3-5 cm al m

che assicurerà uno scolo soddisfacente delle acque. Sistemate un pozzetto al di sot to di ogni grondaia, il suo fondo situato più in bas­so di quello del canaletto permette alle foglie secche e alle schiume di depositarvisi, evitando che ostruiscano il cana­letto o le eventuali canalizzazioni che gli fanno seguito.

Sigillati sul posto con la malta, sia i ca ­naletti che i pozzetti saranno chiusi con coperture in cemento o griglie. Queste ult ime sono necessarie quando il cana­letto ha il compi to di recuperare le acque di ruscel lamento del suolo (per esempio in un corti le la cui pendenza è diretta verso il canaletto).

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Le tubazioni interrate

Il col legamento tra la discesa principa­le o le discese delle grondaie e il siste­ma di scarico o di depurazione si effet­tua con l'aiuto di condotte in cemento o di tubazioni in PVC analoghe a quel­le che si utilizzano all ' interno delle abita­zioni. Si utilizzano quasi sempre i diame­tri più grandi (superiori a 100 mm di dia­metro).

Benché non esista alcuna regolamenta­zione particolare è bene rispettare le norme valevoli per le canalizzazioni elet­triche: scavo di una trincea di almeno 60 cm di profondità e di 1 m per le zone in cui passano macchine (si preferiranno in

questo caso le condot te in cemento), col locamento di uno strato di sabbia sotto la canalizzazione, copertura con sabbia poi con la terra di scavo. Una griglia rossa, tegole o mattoni d i ­sposti sullo strato superiore di sabbia segnaleranno la presenza della canaliz­zazione in caso di ulteriori scavi. In caso di incrocio con uno o più canaliz­zazioni elettriche si cercherà di situare il canale di scolo in modo che le canalizza­zioni non si avvicinino a meno di 20 cm una dall'altra.

È ovvio che si eviterà questo t ipo di in­crocio nel punto di raccordo di due tubi (è sempre possibile che si verifichi una perdita).

1. Scolo delle acque piovane all'aperto. 2. Posizionatura di un canaletto. 3. Sigillatura di un pozzetto. 4. Scolo sotterraneo diretto delle acque piovane. 5 e 6. Raccordo di elementi in PVC. 7. Per un soddisfacente scolo è necessaria una pendenza di parecchi cm. 5

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Come per tutte le condot te di scolo, si deve praticare una pendenza da 3 a 5 cm almeno per ogni metro.

I l p o z z o n e r o

Chiamato anche pozzo filtrante, esso viene considerato un disposit ivo di de­purazione sommaria come il sistema di dispersione a filtro. Nel primo caso dovrebbe ricevere solo le acque piovane poiché non assicura un fi ltraggio sufficiente. Si sa che in campa­gna questo sistema è mol to diffuso; è

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Due metodi di realizzazione di un pozzo nero semplificato. Pagina a lato: 1. Scavo del pozzo. 2. Impilatura dei mattoni. 3. Posizionatura di un condotto perforato. 4. Posizionatura di pietre al centro. 5. Copertura con ghiaia.

Qui sotto: 1. Scavo del pozzo. 2. Impilamento dei mattoni. 3. Realizzazione di una lastra con pozzetto cen­trale. 4. Posa del coperchio del pozzetto.

Le canalizzazioni

necessario però essere coscienti dei ri­schi di inquinamento che compor ta , par­t icolarmente a livello dei pozzi vicini. Per effettuare questo t ipo di installazione ci si deve attenere alle norme municipali o della prefettura. La soluzione classica è costi tuita dallo scavo di un pozzo in cui si pone un gros­so condot to perforato, poi un condot to pieno. Il condot to pieno viene riempito di scorie di carbone o di coke ricoperto da uno strato di sabbia. È nella parte supe­riore del pozzo che sbocca la canalizza­zione di arrivo delle acque usate. Il poz­zo è normalmente chiuso da una lastra rotonda che possiede un coperchio e dei fori di ventilazione.

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non possono esservi convogliate se non dopo il passaggio in una fossa sett ica e in un depuratore e le acque di uso do ­mest ico dopo lo sgrassaggio.

Il funzionamento di una fossa. È un contenitore chiuso e stagno a due c o m ­parti, il cui ruolo è disgregare le particelle in sospensione nelle acque nere e quindi di liquefarle. Questa trasformazione si effettua grazie alla presenza di batteri anaerobici (che vivono senza aria) contenuti nella fossa; questa deve sempre essere piena, di qui la necessità di immettere acqua nel mo­mento in cui essa entra in funzione.

1. Fosse in cemento rettangolari di grande ca­pacità. 2. Fossa in materia plastica. Più leggera ma più costosa, la fossa in plastica è completamente insensibile alla corrosione.

Il metodo semplif icato di realizzazione di un pozzetto consiste nell ' impilare dei mattoni in un pozzo, con o senza pietre. Se si sistema una lastra con pozzetto si avrà una versione di pozzo nero; se ci si accontenta di uno strato di ghiaia r ico­perta di terra si avrà una versione di pia­no assorbente.

L a f o s s a s e t t i c a

Quando non è possibi le allacciarsi ad una fogna, è necessario assicurare il t rattamento delle acque residue, pr ima di immetterle nel l 'ambiente naturale. Questa è la legge, solo le acque piovane cioè quelle provenienti dai tett i e dalle terrazze, convogliate dalle grondaie, possono essere scaricate direttamente nei campi o dentro un sempl ice pozzo nero. In alcuni comuni si t rovano due reti di scarico: una destinata a ricevere le ac­que nere e le acque usate, che sono d i ­rette da una fogna verso una stazione di depurazione; l'altra che convogl ia le ac­que piovane che non hanno bisogno di essere trattate. Gli scarichi domest ic i devono allora te ­ner conto di questo sistema di separa­zione. Si può trovare anche uno scar ico piova­no in cui sono convogl iate direttamente soltanto le acque piovane; le acque nere

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I batteri non devono essere uccisi da de­tergenti non biodegradabil i né da pro­dotti chimici ; di qui la necessità di sorve­gliare che non si getti qualsiasi sostanza nei tubi di scarico del l ' impianto. Per ciò che riguarda le acque usate, esse dovranno prima essere sgrassate, poi versate nella fossa o nel sistema di spandimento.

- Capacità della fossa. Deve essere in rapporto diretto con il numero di abitanti della casa. La sua profondità non può essere inferiore ad 1 m e la sua tenuta inferiore a 1000 I.

La regola è la seguente: 1000 I: 1-4 persone; 1250 I: 5 persone; 1500 I: 6 persone; 2000 I: 7-8 persone; 2500 I: 10 persone; 3000 I: 12 persone.

Gli elementi complementari . La fossa settica non è sufficiente per assicurare da sola la depurazione delle acque nere. Dopo la liquefazione le acque vengono dirette verso un piano assorbente o un campo di spandimento sotterraneo, dopo il passaggio in una vasca separatrice e in un depuratore o filtro a batteri .

Depurazione tramite piani assorbenti: 1. Arrivo delle acque nere. 2. Fossa settica. 3. Pozzetti. 4. Piano assorbente. 5. Spandimento.

Depurazione tramite vasca separatrice: 1. Arrivo delle acque nere. 2. Fossa settica. 3. Vasca. 4. Spandimento attraverso tubi di drenaggio.

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Si aggiungono a questi elementi un certo numero di pozzett i : a ogni cambiamento di pendenza o di direzione della tubatu­ra, a ogni intersezione di tub i , tut t 'a l più ogni 15-20 m su canalizzazioni dritte. Esistono anche pozzetti a sifone che im­pediscono il ritorno di odor i .

Filtro depuratore cilindrico in cemento. Trova posto tra la fossa e il pozzo filtrante; questa so­luzione conviene particolarmente quando si di­spone di una superficie limitata per l'installazio­ne di un depuratore.

L'al lacciamento tra questi differenti ele­menti è assicurato da tubazioni in PVC di diametro medio da 100 a 150 m m . Lo stesso t ipo di canalizzazione è utilizzato per realizzare le ventilazioni verticali.

- Il piano assorbente. È composto da un bacino stagno di 0,60 m, 0.80 m di profondità la cui superficie è di 1 m 2 '. Vi si t rova, dal basso verso l'alto, uno stra­to di grossi ciottoli (20 cm), uno di ghiaia (10 cm) e uno strato di terra vegetale (da 35 a 50 cm). Un pozzetto è situato al l 'en­trata e un altro all 'uscita del piano. È essenzialmente la vegetazione situata al di sopra del piano che assicura la de­purazione delle scorie.

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1. Condotto in cemento per la realizzazione di un pozzo nero. Questo tipo di condotto è anche utilizzato per la realizzazione di pozzi di alimen­tazione. 2. Vasca in cemento e canestri per lo smalti­mento del grasso.

- La decantazione sotterranea. Integra obbl igatoriamente una vasca separatrice a monte del sistema di spandimento stesso; posto dopo la fossa, comprende tubi di drenaggio, ormai tutt i in plastica, del diametro di 5-10 cm, di 1 m di lun­ghezza, interrati a 5 cm di profondità. Si calcolano circa 15 m di tubazioni sud­divise su 25 m 2 , e una superficie di terre­no utilizzata di 25 m 2 per ogni stanza abitabile con un minimo di 1000 m 2 per ogni abitazione. La decantazione sotterranea assicura le funzioni di depurazione e di scolo delle acque. È assolutamente necessario che il suolo sia permeabile; si scavano trincee a ven­taglio (a partire dalla vasca) di circa 80 cm di profondità; le si r iempie per circa 30 cm di ghiaia grossa, su cui si siste­mano i drenaggi che devono avere una pendenza da 1 a 3 cm al metro. Si r icopre con terra; lo spandimento deve essere situato a 35 m, minimo, dal pozzo del l 'acqua potabile.

- La vasca separatrice. È una specie di grosso pozzo situato tra la fossa settica e il depuratore o il filtro a batteri : arresta i materiali in sospensione per evitare l'ot­turazione del fi ltro, comprende una ch iu­sura che obbl iga l 'acqua a passare nella pozzolana o nei detriti di carbone (mate­riali che devono essere regolarmente so­stituiti).

3. L'impianto di depurazione deve essere con­forme alle norme vigenti e alle disposizioni in materia emanate dal Comune o dalla Prefettura. A lato, esempio di placca di identificazione, usa­ta in Francia.

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1 e 2. Scavo per la messa in opera degli ele­menti del sistema di depurazione di una casa in­dividuale. 3. Sistemazione della fossa settica. 4. Regolazione del livello della fossa.

- Il depuratore o filtro a batteri, è una specie di piano a forma di labirinto con­tenente pozzolana o detriti di carbone. L'acqua proveniente dalla fossa e dalla vasca separatrice ne segue il percorso e si purifica.

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- Il separatore di grasso. Questa vasca di sgrassaggio, ha come unica funzione di sgrassare le acque domest iche. È una specie di grande pozzo alveolato o con all ' interno un canestro che biso­gna togliere periodicamente per el imina­re il grasso accumulato. È situato a monte della fossa quando le acque domest iche la raggiungono; pa­rallelamente a questa quando le acque raggiungono direttamente il depuratore o filtro a batteri .

L'installazione di una fossa settica. È un'operazione relativamente complessa (non bisogna sbagliare l'ordine degli ele­menti, è necessario determinarne con cura la posizione) ma soprattutto richie­de lavori di scavo di una certa importanza,

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1. Vasca separatrice riempita di pozzolana. 2. Determinazione della pendenza di scolo. 3. Insieme fossa-vasca separatrice. 4. Copertura della trincea di decantazione.

è raro infatti che la fossa venga siste­mata all ' interno della casa, ad esempio in cantina. L'installazione esterna necessita del l 'o­pera di un' impresa capace di realizzare, con una scavatrice, un buco di almeno 2 m di profondità per la fossa stessa e per le tr incee necessarie. Il fondo degli scavi verrà r icoperto di sabbia che assicurerà l 'assestamento dei differenti elementi del l ' impianto. Potete scegliere tra vasche tradizionali in cemento e quelle più moderne in materia plastica.

Oltre ad una durata molto soddisfacen­te, le prime hanno il vantaggio del prez­zo, ma l ' inconveniente del peso (è ne­cessaria una gru per posizionarle); le se­conde sono più care, ma sono molto leggere, il che ne facilita il t rasporto e l' installazione.

L'esperienza non permette ancora di af­fermare se la loro durata è uguale a quel­la delle vasche in calcestruzzo ma si sa che la plastica offre un'eccel lente resi­stenza meccanica e che è prat icamente inalterabile.

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L'esempio presentato alle pagine 62, 63, 64 mette in evidenza la successione del­la fossa sett ica, della vasca separatr ice e di un pozzetto di prelevamento (prima del fi ltro a batteri). L'esempio alle pagine 65, 66, 67 mostra l'installazione di un piano a batteri si tua­to nello scavo di una fossa, nella cant ina di un edificio.

assorbente o la decantazione sotterranea, sono assicurati da tubi in PVC rigidi di diametro superiore ai 100 m m . L'installa­zione di queste canalizzazioni non diffe­risce da quella delle condot te di scarico dei sanitari (v. pagg. 49-53). Si utilizza la sega da metalli per tagliare il PVC, e si incollano i diversi elementi dopo aver smerigliato le zone che devo­no trovarsi a contat to.

1. Muratura del collegamento tra la canalizza­zione di scolo e la fossa. 2. Raccordo di tubi in PVC dopo l'incollatura.

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- Il filtro a batteri. Si presenta sot to for­ma di uno o più piani circolari in ca lce­struzzo con un labirinto di circolazione in cui si pone la pozzolana che assicura il f i l traggio. La superficie del filtro a batteri è in fun­zione della quanti tà di effluente da t rat te­nere e quindi del numero di persone che usano l'installazione. Poiché l 'estensione in superficie al suolo non è sempre possibile, si impi lano più piani (in questo caso due) che comun i ­cano tra loro tramite un'apertura cal ibra­ta che evita un passaggio t roppo rapido (il l iquido deve impiegare 30 min. in me­dia per passarvi). La posa del piano inferiore si at tua dopo scavo e il l ivellamento del suolo; un sot t i ­le strato di sabbia, sotto questo piano, permetterà di effettuarne la regolazione creando una pendenza di circa cm 1-3 al metro, che assicurerà lo scolo del l iquido verso l'apertura di uscita. Il col legamento tra la fossa e il f i l tro, poi lo scarico di questo verso il piano

Si utilizza per questo colla speciale adat­ta al PVC, che è la stessa impiegata per l ' incollatura delle grondaie e dei canali di discesa in plastica. Il col legamento tra i diversi elementi im­pone una muratura che manterrà rigida la canalizzazione e assicurerà la tenuta; questo f issaggio deve essere effettuato con la malta, poiché il gesso, sensibile al l 'umidità, non è adatto a questo t ipo di col legamento. È consigliabile lasciar rapprendere la malta completamente prima di ricoprire con terra vegetale. L'ideale è di at tende­re la messa in funzione della vasca per assicurarsi della tenuta dei col legamenti .

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Le canalizzazioni

Il col legamento di canalizzazioni e di dif­ferenti elementi in calcestruzzo impone di praticare degli intagli su questi ultimi. A questo scopo vengono realizzate alcu­ne preforature, è sufficiente, per forarle, lavorare molto del icatamente con uno

1. Insieme di tubi di allacciamento in PVC e di drenaggi in materia plastica. 2. Perforazione di alloggiamenti perforati in una fossa situata nel sottosuolo. 3. Muratura dell'allacciamento di scolo. 4. Posizionamento e controllo del livello del pia­no di base di un depuratore o filtro a batteri. No­tate lo strato di sabbia che facilita questa rego­lazione. 5. Perforazione del foro di allacciamento tra due elementi di filtro a batteri. 1

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scalpello da muratore e una mazzetta. All ' inizio è raro che si rischi di spaccare un elemento (siate tuttavia molto pru­denti quando lavorate su un coperchio di un pozzetto o di una vasca), ma è ne­cessario essere attenti a intagliare mol ­to poco i l cemento, più vicino possibi le al diametro della canalizzazione da co l ­legare. È consigliabile procedere quando gli ele­menti sono posizionati.

- La decantazione sotterranea. Serve a eliminare gli ultimi effluenti ritenuti in questo impianto. Si effettua tramite drenaggi, disposti a ventaglio secondo le regole descrit te a pag. 6 1 .

1. Taglio della canalizzazione principale in PVC. 2. Apertura del foro di scolo dell'elemento di base del filtro a batteri. 3. Posizionamento della pozzolana. 4. Muratura dell'allacciamento di scolo.

I drenaggi tradizionali in terra vengono sostituiti da quelli in materia plastica, molto più facili da installare e soprattut to meno cari. Si tratta di tubi morbidi in ma­teria plastica gialla non molto spessi. Perforati da numerosi buchi questi tubi , sol i tamente destinati al drenaggio dei terreni umidi , garantiscono un'ot t ima de­cantazione negli strati permeabil i . II col legamento tra i tubi è assicurato da

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5. Posizionamento del secondo piano del filtro a batteri. 6. Punto d'arrivo della canalizzazione principale. 7. Allacciamento tra due elementi di drenaggio. 8. Punto di partenza dei drenaggi dopo il poz­zetto.

manicott i speciali , provvisti di fenditure, in modo da garantire la continuità della decantazione o del drenaggio. La mate­ria plastica presenta il vantaggio di esse­re inalterabile e dunque di non deterio­rarsi col tempo.

Le fosse generali. In Francia dal 3 Mar­zo 1982 la regolamentazione sanitaria

permette di versare tut te le acque di r i ­f iuto in una fossa unica di t ipo classico, senza più preoccuparsi della divisione fra acque nere e acque domest iche. Essendo tutte le acque riversate in una sola vasca di s toccaggio, essa deve avere un volume maggiore. I costruttori p ropongono oggi delle va­sche da 1000 a 4000 litri di forma ci l in­drica o rettangolare, in cemento o in ma­teria plastica (polietilene). Questo cam­biamento è stato reso possibi le dalla le­gislazione che impone ai fabbricanti di mettere in commerc io detersivi a l tamen­te biodegradabil i . Si farà attenzione a non versare in una fossa prodott i tossici come acidi , benzine, nafta, vernici, che

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Le canalizzazioni

non essendo trattenuti da un separatore di grasso r ischierebbero di distruggere la f lora della fossa sett ica.

Le microstazioni di depurazione. C o ­st i tuiscono l 'evoluzione moderna delle fosse generali o delle fosse classiche con depuratore e vasca di sgrassaggio. Poiché presentano moltepl ici prestazioni tendono di fat to a rimpiazzare queste u l ­t ime, r ispondendo all 'esigenza di p ro teg­gere l 'ambiente.

La microstazione è costrui ta come una fossa paragonabi le al model lo c lassico, ma che beneficia di un sistema meccan i ­co di mescolamento e frantumazione. L'affinatura del l 'acqua e l 'ossigenazione del miscugl io favor iscono il lavoro dei batteri anaerobici e accelerano di fatto la decomposiz ione.

Più eff icace, la microstazione assicura una depurazione più rapida del l 'acqua in arrivo. Le microstazioni sono equipaggiate con un motore elettr ico che agisce su un frantumatore e un miscelatore o una tur­bina che r imescolano costantemente il miscugl io.

Questo in seguito attraversa una specie di labirinto fat to di tramezzi in success io­ne pr ima di dirigersi verso un campo di decantazione o un pozzo fi l trante. Oltre alla sua eff icacia, la microstazione richiede meno spazio di una fossa c o m ­pleta, o di una fossa generale rettangola­re. Per contro r ichiede un regolare lavoro di manutenzione del meccanismo e una cura periodica della fossa. Alcune imprese specializzate st ipulano contratt i di manutenzione, i l rumore, sovente presentato come il fat tore negativo principale delle micro­stazioni, non esiste p iù, poiché i materiali sono perfet tamente silenziosi. Ul t imo vantaggio, la microstazione per­mette di versare le acque depurate nella canalizzazione riservata unicamente alle acque piovane.

Essa cost i tu isce quindi un obbl igo nel caso in cui la decantazione o il rovescia­mento in un pozzo fi l trante non sia pos ­sibile per mancanza di spazio.

Il collegamento alla fognatura generale. Si può fare ogni volta in cui è possibi le utilizzare una stazione di depurazione comunale, intercomunale o urbana. Questo col legamento richiede una d o ­manda indirizzata al servizio competente e compor ta il pagamento di una tassa annuale.

Le condizioni reali dell 'allacciamento sono in funzione della natura stessa della rete idrica: rete separat iva (una canalizzazio­ne per le acque usate, un'altra per le ac ­que piovane), una rete unitaria in cui vengono versate tu t te le acque nello stesso col let tore o una rete per le acque usate o solamente per le acque piovane. Il co l legamento tra l 'abitazione e la rete è a carico del proprietar io; è bene infor­marsi del cos to esatto delle operazioni quando i lavori vengono condot t i da un' impresa designata dal l 'amministra­zione responsabi le.

In caso di ulteriori lavori informatevi sulle condizioni tecniche precise di raccordo e sull 'aff idabil i tà del l ' impresa a cui des i ­derate affidare i lavori. Qualora si tratt i della costruzione di una casa nuova o del restauro di una vec­chia, non d isponendo della possibi l i tà di raccordo a una rete generale, in formate­vi in municipio per sapere se un appara­to di questa natura è già stato proget ta­to ; se così fosse, potrete fin d 'ora s tab i ­lire le canalizzazioni di un futuro raccor­do, tenendo conto del percorso del co l ­lettore in prossimità della vostra casa. Le canalizzazioni da prevedere sono in cemento o in PVC, del diametro di 150 m m ; la pendenza minima da osservare è di 3 cm al metro.

1. Placca della fognatura generale. 2. Sportello e griglia di scolo. 3. Condotta di raccordo alla rete fognaria gene­rale.

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I sanitari

Una installazione idraulica non è composta solo da canalizzazioni

di alimentazione e scarico ma anche da un certo numero di apparecchi sanitari, ovvero

vasche da bagno, lavandini, lavelli, valvole a saracinesca,

rubinetti, sifoni a cui sono collegati.

Un'installazione sanitaria è costituita da canalizzazioni e apparecchi che cost i tui­scono un insieme coerente e logico. Le installazioni devono tener conto di ne­cessità tecniche (pressione, diametro e percorso delle canalizzazioni) e delle ne­cessità legate al l 'arredamento. La scelta dei sanitari e della rubinetteria è determinante; i criteri sono innanzi tut­to decorat iv i , ma bisogna tener conto anche del comfort nella realizzazione di un bagno. Il costo costi tuisce un ele­mento importante nella scelta dei sanita­ri; il loro prezzo può variare da 1 a 10, a seconda dei materiali utilizzati. Lo stesso vale per la rubinetteria, il cui prezzo è legato sia al sistema di funzio­namento dei meccanismi sia al metallo utilizzato e allo stile.

Anche la moda ha la sua importanza; ne terrete conto al momento del l 'acquisto, ma non dimenticate che un bagno deve durare mol to e non si r innova al cambia­re delle mode. La spesa necessaria per la realizzazione di un bagno comprende una cifra fissa, per l'installazione delle canalizzazioni, e una variabile per sanitari, accessori e r i ­vestimenti.

Bisogna essere part icolarmente accor­ti nella scelta dei sanitari, perché posso­no far aumentare notevolmente il pre­ventivo.

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II bagno. È una stanza della casa, come la cucina, in cui l'idraulica ha grande im­portanza. La funzionalità del bagno è più importan­te del l 'arredamento, quindi siate attenti nella scelta dei sanitari che la compon­gono.

- La vasca da bagno. È sicuramente l'e­lemento più grande di un bagno e viene valutata dalle dimensioni e dal materiale di cui è costruita. Se si dispone di uno spazio sufficiente è bene prevedere una vasca suff iciente­mente grande per sentirsi perfettamente a proprio agio. Mentre una vasca a sedile, che spesso sostituisce quella della doccia, è lunga 1 m e larga 70 cm, una vasca vera e pro­pria misurerà m 1,70 di lunghezza e 75 cm di larghezza per sentirsi a proprio agio senza avere i gomit i vicini al corpo. La tentazione di scegliere una vasca t roppo grande è notevole, bisogna co­munque tener conto dello spazio che oc­cuperà e del peso che avrà quando sarà r iempita (dovete assicurarvi che il pavi­mento possa reggerne il peso). Un vo lume grande implica anche il pro­b lema del r iempimento con l 'acqua cal­da; sono necessari circa 10 minuti per

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riempire una vasca standard, un lasso di tempo che fa scendere la temperatura del l 'acqua già versata; una vasca di grande volume (300 litri e più) implica una rubinetteria speciale di grande por­tata e, soprattut to una fonte di al imenta­zione di acqua calda considerevole per evitare che l 'acqua sia fredda quando la vasca si sarà riempita.

• I materiali: la vasca tradizionale in ghisa smaltata è sosti tuita da vasche in lamiera smaltata, a loro volta soppianta­te da quelle in materia plast ica. La ghisa è ancora impiegata poiché uni­sce qualità e prezzo; mol to robusta, con ­serva il calore ed è poco sonora.

Tuttavia è molto pesante. L'acciaio smaltato è meno pesante della ghisa e non costa mol to. Il grès incontra favore per la varietà dei color i . È un buon isolante fon ico e termi­co , ma, come la ghisa, è mol to pesante e mol to caro. Anche in questo settore la plast ica viene impiegata mol to f requentemente, il suo principale vantaggio è di presentare for­me varie e originali soprat tut to per le va­sche di notevole volume; la sua legge­rezza rappresenta infine un ulteriore van­taggio.

• Le forme: la vasca è generalmente di fo rma rettangolare, ma si t rovano modell i

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circolari ad incastro, vasche ad angolo e anche quadrate di grandi dimensioni. La vasca "f is iologica" è una variante del­la vasca rettangolare, comprende uno schienale a doppia sagoma e impugna­ture laterali con bracciol i , che assecon­dano la forma del corpo e facilitano il r i ­lassamento.

L'incassatura della vasca nel suolo è un'operazione complessa, non alla por­tata del di lettante, che si limita spesso ad un rivestimento a pannelli o a pia­strelle di gesso destinate a sostenere una piastrellatura; è indispensabile uno sportello che permette di accedere al s i ­fone. In ogni caso si cercherà di disporre la

vasca il più vicino possibi le alla canaliz­zazione di scarico principale.

- Il lavandino. Tenuto conto dell 'altezza a cui si trova, può essere situato lontano dalla canalizzazione di scarico principa­le. Può essere fissato su support i , posa­to su una colonna, o incastrato sul piano di un mobile.

Generalmente i lavandini sono in grès smaltato o in porcel lana vetrif icata; ma alcuni lavandini incastrabili sono in la­miera smaltata come alcune vasche. Le forme rettangolari vengono sostituite da quelle arrotondate del t ipo a vasca, sem­plice o doppio per i bagni più grandi. Per i locali più piccoli si potrà installare

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un semplice lavamano che misura pra­t icamente la metà di un lavandino sem­plice.

- Il bidet. Il bidet tradizionale, di colore coordinato a quello degli altri apparec­chi, è generalmente posto al suolo a cui è f issato con bulloni. Alcuni modell i sono sospesi, cioè posati su mensole. Il bidet, in grès smaltato o in porcel lana vetrif icata, viene generalmente posto tra il lavabo e la vasca o la doccia.

o che si vogl ia disporre di un bagno complementare. Il piatto, in grès, in ghisa, in acciaio smaltato o in materia plastica, occupa poco spazio: m 0,70 x m 0,70 (un po ' di più con la cabina).

- La doccia. La doccia è la soluzione ideale per sostituire o affiancare la va­sca, sia che si d isponga di poco spazio

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A lato: lavandino a doppia vasca.

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I rubinetti

La distribuzione del l 'acqua è assicurata da canalizzazioni e da un certo numero di rubinett i . I sanitari, lavandini, vasche o bidet, sono forniti con o senza rubinetteria.

I diversi tipi. Secondo l'utilizzazione e i sanitari da equipaggiare, sono necessari t ipi diversi di rubinett i .

- Il rubinetto principale. È il s istema più semplice, che generalmente si t rova a l ­l'esterno o in locali di lavoro (lavanderie ecc.), in ottone lucido o cromato, è azio­nato da un' impugnatura a squadra, la cui rotazione fa salire o scendere una valvo­la, dotata di un giunto. Questa valvola apre o chiude il passag­gio del l 'acqua nel rubinetto.

II beccuccio di fuoriuscita è sovente filet­tato (v. pag. 81) per facilitare il raccordo di tubi di innaffiatura. In un bagno, la presa d 'acqua tradizio­nale si è modif icata e presenta una im ­pugnatura ruotante di forma arrotondata.

1. Miscelatore murale di una vasca. 2. Miscelatore tradizionale a collo di cigno. 3. Miscelatore attuale a collo di cigno. 4. Doccia da bagno.

5. Dosatore da lavandino. 6. Dosatore attuale a beccuccio unico da lavan­dino. 7. Blocco di sicurezza di scalda - acqua. 8. Miscelatore a presa d'acqua laterale.

Da quando la distr ibuzione del l 'acqua calda è generalizzata, i sanitari vengono equipaggiati con due rubinett i : uno per l 'acqua calda, l'altro per l 'acqua fredda.

- Il miscelatore. Associa due rubinett i tradizionali ma presenta un unico bec­cuccio che permette di mescolare acqua calda e f redda: una miscelazione poco precisa che rende necessaria l 'adozione di nuovi meccanismi.

- Il dosatore. Permette un dosaggio più preciso tramite la regolazione della por­tata d 'acqua calda proporzionata a que l ­la del l 'acqua fredda. Il comando si effet­tua tramite un meccanismo a leva posto su un pulsante rotativo, o tramite due pulsanti concentr ic i . La valvola tradizio­nale è qui sosti tuita da un sistema di d i ­schi o di pistoni.

- Il dosatore termostatico. È la versione più elaborata del miscelatore. Si tratta di un rubinetto a dopp io comando, uno per la portata, l'altro per la temperatura, re­golabili alla gradazione desiderata.

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Qui sopra: schema in sezione di un rubinetto principale. 1. Posa della presa murale. 2. Ghiera di collegamento per tubo morbido. 3. Avvitatura del rubinetto sulla presa; la tenuta è assicurata da un nastro di teflon.

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Oltre a questa precisione il rubinetto ter­mostat ico assicura una regolazione au­tomat ica della temperatura, qualunque siano le variazioni di portata d 'acqua le­gate all 'apertura di altri rubinetti sulla rete di al imentazione.

Installazione di rubinetti principali. Avrete occasione di installare questo t ipo di rubinetto all 'esterno o in alcune stanze da lavoro.

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4. Collegamento di un raccordo morbido di ali­mentazione. 5. Avvitatura di un anello di conversione.

Nella maggior parte dei casi si fisserà al muro su una presa integrante l 'alimenta­zione. Questo f issaggio avviene spesso tramite avvitatura nella muratura, dopo foratura e tassellatura. Talvolta sarà necessario procedere alla muratura. La solidità del f issaggio della presa garantisce l ' immobil i tà dei raccor­di e di conseguenza la loro tenuta. Per una sempl ice presa d 'acqua, potete l imitarvi

ad alimentare il rubinetto principale con una tubatura morbida (v. foto). L'apertura d'entrata della presa d'acqua sarà allora provvista di un raccordo per tubo d'innaffiatura, tenuto fermo da un collare di bloccaggio. Questo tipo di installazione leggera può essere utilizzato in un giardino per una alimentazione temporanea a partire da una presa d'acqua (tramite alimentazione sotterranea). Una installazione fissa impone un raccordo più sicuro, per esempio tramite collare ribattuto. Le foto a pagg. 78-79 illustrano il raccordo di un rubinetto alimentato a partire da una canalizzazione sotterranea in polipropilene (materia plastica nera semi-rigida).

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Come nel caso precedente, il rubinetto è f issato su una presa, ma l 'al imentazione della canalizzazione interrata avviene tramite un t rat to di t ubo in rame trafi lato; è necessario scaldare a calore rosso la parte pr ima di lavorarla; si utilizza la f iamma di una saldatrice o quella di un cannello. Il raccordo è cost i tui to da un collare r ibattuto (nel nostro esempio rea­lizzato con una fresatrice, p iccolo attrez­zo molto prat ico per allargare l 'estremità di un tubo pr ima della martellatura). Dopo aver infi lato il dado sul tubo e scal ­dato la sua estremità, la si b locca (dopo che si sia raffreddata) in una morsa m o ­bile dai fori cal ibrat i . La fresatrice si f issa sulla morsa ed è suff iciente avvitarne l'asse per farla scendere ed allargare così l 'estremità del tubo che ormai può essere r ibattuto col martel lo.

1. Infilatura dei dadi forati per i raccordi tramite collare ribattuto. 2. Riscaldatura dell'estremità del tubo. 3. Allargatura con la fresa. 4. Appiattimento del collare col martello. 5. Applicazione del nastro di teflon per assicu­rare la tenuta tra rubinetto e presa. 6. Tracciatura. verticale del percorso del tubo. 7. Chiusura dei raccordi a vite.

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G l i s c a r i c h i

A livello dei sanitari lo scarico delle ac­que usate avviene nel punto più basso tramite un'apertura, provvista di una val­vola di chiusura raccordata alla canaliz­zazione di scarico tramite un sifone.

La chiusura. Comprende il disposit ivo di chiusura stesso, il suo supporto ed even­tualmente il comando. La chiusura del lavandino più comune è un semplice tappo trattenuto da una ca­tenella; nella maggior parte dei sanitari moderni , i l tappo è comandato da una sbarretta o da una leva. È compreso nel s istema un " t roppo-p ie­no", per evitare i l t raboccamento del l 'ac­qua quando si lascia un rubinetto legger­mente aperto. Nella vasca il sistema di comando di chiusura è più complesso; in questo caso si parla di disposit ivo di svuota­mento e non più di chiusura. La chiusura della docc ia è molto più semplice, poiché non comprende un tappo in quanto il piatto non è destinato ad essere riempito come una vasca da bagno, il lavandino o il bidet.

1. Realizzazione di un sifone con elementi in PVC. 2. Montaggio di un sifone in PVC.

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Quando comprate un apparecchio sani­tario, non dimenticate di chiedere se nel prezzo è compresa o no la chiusura: evi ­terete una spiacevole sorpresa. Esigete che vi venga venduta con l 'apparecchio, perché potreste avere diff icoltà a trovare quella adatta, soprattut to se si tratta di un sanitario d' importazione, non corr i ­spondente alle norme usuali in Italia.

Qui sotto: schema di funzionamento di un sifone.

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Il sifone. Ha la funzione di permettere lo scarico delle acque usate e di impedire il ritorno di cattivi odori che possono provenire dalle fogne o da una fossa set­t ica. La sua forma è studiata in modo che una certa quantità d 'acqua si fermi e formi una barriera ai cattivi odor i . Il sifone tradizionale è a forma di S; può essere in acciaio, ottone o materia pla­stica. Semplice ed eff icace, deve essere interamente smontato quando si ottura (è quasi sempre necessaria una chiave inglese).

Qui sopra: schema di un sifone tradizionale di metallo o di plastica. In caso di otturazione biso­gna smontarlo, svitando entrambi i dadi.

una botola che permetta di accedere fa­ci lmente al sifone quando sia necessario stapparlo o quando il meccanismo di svuotamento funzioni male. Un sifone deve sempre essere pieno, in caso contrario gli odori possono risalire e inondare la stanza. La disatt ivazione di un sifone può avere due cause: l 'evaporazione (quando l 'ap­parecchio rimane inutilizzato per lungo tempo) e l 'aspirazione del l 'acqua. Il secondo caso è ovviamente più diff ici­le da impedire soprat tut to in una installa­zione vecchia.

L'aspirazione risulta dall 'effetto "p is to­ne" prodot to dallo svuotamento rapido di un sanitario, in particolare della va­schetta del WC collegata sullo stesso scarico principale. Se il col legamento ad una ventilazione generale è la vera soluzione al problema, esistono però sifoni provvisti di ventila­zione individuale.

I sifoni moderni , di forma cil indrica sono formati da due tubi concentr ic i , comun i ­canti dal basso. L'acqua arriva dal tubo centrale ed esce di lato; la parte inferiore di questo t ipo di sifone, generalmente in PVC, è faci lmente smontabi le, spesso senza l'aiuto di nessun attrezzo perché l'anello di chiusura può essere svitato fa­ci lmente a mano.

I sifoni ad anello possono avere una o due prese laterali per il col legamento delle lavatrici e delle lavastoviglie. Queste prese sono poste, naturalmente, sopra il sifone. II sifone delle vasche è generalmente in­tegrato al disposit ivo di svuotamento del sanitario che comprende il s istema di comando di chiusura. Quando rivestite la vasca con piastrelle di gesso o di mattoni oppure con un pannello dest inato a sostenere la p ia­strellatura non dimenticate di prevedere

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La posa e il col legamento dei sanitari. La concezione o la ristrutturazione di una stanza da bagno impongono una ri­flessione approfondi ta che tenga conto di precise norme di installazione. Questa riflessione vi permetterà di guadagnare tempo nei lavori e assicurerà il comfort per lungo tempo.

La scelta delle posizioni. Essa risponde ad obblighi di t ipo tecnico e a criteri pra­t ici; la ripartizione dei sanitari in rapporto allo scarico principale è direttamente le­gata all 'altezza dei sifoni. Per questo motivo la vasca da bagno e quella della doccia devono essere situate il più vici­no possibile allo scarico, il bidet un po' più lontano e il lavandino più lontano an­cora. I WC di t ipo classico devono esse­re collegati direttamente allo scarico principale o al loro scarico individuale nel caso di una fossa sett ica. Per avere una visione di insieme del l ' in­stallazione da realizzare è bene eseguire un progetto; la cosa più semplice è dise­gnare i contorni della stanza su un foglio di carta e ritagliare dei pezzi di cartone che raffigurino i sanitari. Scegliete una scala del t ipo di 1 c m / m . Disegnate la posizione delle diverse canalizzazioni di alimentazione e di scarico delle acque; potete allora disporre i pezzi di cartone tenendo conto delle regole di scarico succitate. Il secondo criterio r iguarda l ' ingombro dei sanitari e il posto di cui si deve d i ­sporre attorno ad essi per circolare nor­malmente. Esistono, a questo r iguardo, delle regole minime che bisogna obbl igatoriamente rispettare se si vuole garantire il comfort della stanza; è necessario disporre di al­meno 90 cm di fronte alla vasca della doccia o del bagno; 40 cm davanti ad un bidet, e 45 cm davanti a un lavandino. Non devono esserci meno di 50 cm tra i l lato corto di una vasca e un muro. Se il bi­det e il lavandino sono situati uno a fianco dell 'altro, 10 cm li devono separare. È meglio eliminare un sanitario o sacrifi­care la vasca da bagno per una doccia piuttosto che sovraccaricare una stanza da bagno.

Il materiale. Attuata la scelta del posi ­z ionamento, incollate i cartoni rappre­sentanti i sanitari o riportateli a matita sulla cartina, potrete così valutare con precisione il materiale di cui avrete biso­gno. Per completare il progetto potete tracciare una seconda cartina raffiguran­te la stanza in sezione verticale. Questo disegno vi permetterà di valutare il tracciato delle differenti canalizzazioni e di prevedere con esattezza il materiale necessario. Muniti dei vostri disegni, potete determi­nare la lista del materiale necessario con un metro doppio e un blocco di carta. La lista deve essere molto precisa per non lasciare niente al caso. Non vi è nulla di più irritante che dover andare senza posa a ricercare materiale mentre si lavora; non è sufficiente cono­scere la metratura di tubi in rame e in PVC di cui avrete bisogno, prevedete il numero e il t ipo di col legamenti neces­sari, non dimenticate i f issaggi e le forni­ture connesse: saldature, colla, nastro in teflon ecc. Prima di iniziare i lavori assicuratevi che il vostro fornitore d isponga di tutto il ma­teriale per non essere bloccati in attesa di un pezzo ordinato... ma che non arriva.

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Sistemazione e collegamento dei sanitari

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1. Il lavandino, i suoi accessori e gli utensili ne­cessari al montaggio. 2. Preparazione del lavandino. 3. Regolazione della sbarretta di comando del tappo di chiusura. 4. Posizionamento delle aste di sostegno del la­vandino sospeso.

La posa del lavandino. Sono rari i la­vandini venduti con la rubinetteria già montata; al momento del l 'acquisto è ne­cessario badare di ottenere la fornitura necessaria sia della rubinetteria che de l ­lo scarico (chiusura e disposit ivo di c o ­mando). Questa regola vale soprattutto per i sani­tari di importazione per i quali è difficile trovare il materiale, essendo le norme straniere diverse. Non aspettate di aver f issato il lavandi­no per montare gli accessori ; lo spazio dietro di esso è sempre molto scarso, il che renderebbe molto difficile il montag­gio della rubinetteria e del sistema di scarico.

- Preparazione del lavandino. Iniziate con l'installare il miscelatore senza d i ­menticare di sistemare gli eventuali g iun­ti tra rubinetto e lavandino. Se lavorate appoggiandovi a terra, pone­te sotto un cartone per non sbrecciarne lo smalto. A questo punto del lavoro dovrete rego­lare la sbarretta di comando d'apertura e di chiusura del tappo, se il vostro lavan­dino ne è dotato. In genere esso è posto molto indietro sotto il lavandino, ed è diff ici lmente ac­cessibile in seguito. Le tubature di alimentazione e di scarico saranno incassate oppure no a seconda del t ipo di lavandino; non è necessaria l ' incassatura se il lavandino è a colonna o incastrato in un mobile; lo è invece con un sanitario a consolle del t ipo presenta­to nelle nostre foto. L'incassatura viene effettuata in una scanalatura praticata nella muratura; r i ­cordiamo che i tubi in rame devono es­sere protetti da una guaina.

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Sopra: posizionamento di un lavandino sulle aste di sostegno. Una tracciatura esatta, sul muro, permette un fissaggio con livellamento perfetto. Il fissaggio di un lavandino sospeso deve essere molto resistente.

L'altezza di f issaggio del lavandino d i ­pende dall 'altezza di chi lo utilizza: 83 cm dal suolo rifinito (attenzione se dove­te ancora predisporre una piastrellatura) se la vostra altezza è compresa tra m 1,60 e m 1,80, e tra 85 e 90 cm se supe­rate i m 1,80 di altezza. Se volete instal­lare un lavandino per i bambini (fino ai 12 anni) esso sarà situato a 60-65 cm dal pavimento.

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La solidità del f issaggio dipende dal t ipo di lavandino: leggero per un lavandino a colonna o incastrato in un mobi le, deve invece essere molto resistente per un la­vandino sospeso soprat tut to se non è posto su squadre metall iche. È necessario, in questo caso, praticare una tassellatura piuttosto profonda nella muratura; i lavandini sospesi r ichiedono un f issaggio particolare e generalmente vengono venduti con tasselli e aste filet­tate che garant iscono questa solidità. Prima di acquistare un sanitario di que­sto t ipo, assicuratevi che il muro su cui volete situare il lavandino ne sopport i il f issaggio; valutate anche la natura dei support i e le reali possibi l i tà di foratura profonda, sovente l imitata nei tramezzi. Se è presente un rivestimento di lastre di gesso non è possibile sospendere un la­vandino molto pesante, in ogni caso sa­ranno indispensabil i tasselli special i .

- Gli allacciamenti. Riguardano lo scari­co e l 'alimentazione; potrete realizzarli solo dopo l'installazione delle varie ca­nalizzazioni e la posa del lavandino. Il sifone è generalmente venduto con il s istema di chiusura, che ne costi tuisce il naturale complemento. Un sanitario di qualità è spesso dotato di un sifone cil indrico in metallo. Il PVC è anch'esso valido e presenta il vantaggio di non corrodersi. Evitate di scegliere un sifone tradizionale

a S (in metallo o in plastica). Il risparmio sarà poco importante tenendo conto delle difficoltà che incontrerete per stappare il sifone. Se dovete installare una lavatrice nel bagno (il che è necessario quando lo spazio in cucina è limitato) prevedete un sifone a presa laterale che permetterà di collegare direttamente il tubo di svuotamento nello scarico del lavandino. La posa del sifone è semplice, soprattutto se si tratta di un modello ad anello avvitabile a mano; se si tratta di un sifone tradizionale avrete bisogno di una chiave per stringere i dadi di raccordo. In ogni caso non dimenticate di predisporre i giunti di tenuta necessari. Il raccordo delle canalizzazioni di alimentazione in rame avviene tramite collare ribattuto; è un'operazione semplice ma resa delicata dalla scarsità di spazio di cui si dispone dietro al lavandino.

1. Raccordo del sifone e della canalizzazione di scarico. 2. Posizionatura del giunto tra il tappo e il sifo­ne, avvitatura dell'anello a vite di assemblaggio tra i due elementi.

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In alcuni casi è più semplice procedere a un raccordo saldato tramite manicotti dritti. Dopo avere effettuato i collegamenti, sistemerete la colonna, il mobile da incastro o la consolle di sostegno se si tratta di un lavandino come quello presentato nelle nostre foto. Ha la funzione di rinforzare il fissaggio del sanitario e di nascondere il punto di partenza delle canalizzazioni che non possono essere direttamente incastrate. L'incassatura destinata a nascondere le canalizzazioni, sarà stata ricoperta in precedenza.

1 e 2. Raccordo di alimentazione (acqua fredda e acqua calda) del lavandino tramite collare ri­battuto. 3. Insieme di rete di alimentazione del lavandino prima della stuccatura del canaletto e raccordo alla rete generale. 4. Posizionatura della consolle di sostegno de­corativa (dopo foratura e cavigliatura).

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La posa della vasca da bagno. È la va­sca da bagno che dà i l nome alla stanza ed è intorno ad essa che si organizza lo spazio.

- Preparazione delia vasca. Precede, come per il lavandino, l' installazione del­l 'apparecchio stesso; la rubinetteria ed il disposit ivo di svuotamento vengono for­niti raramente con la vasca e ancor più raramente montati su di essa. La rubinetteria è montata sia su una sca­nalatura (situata su uno dei lati più cort i della vasca) sia sul muro con o senza in­castratura. Vi possono essere due rubinetti indivi­duali , un miscelatore o un dosatore mec­canico o termostat ico; la rubinetteria comprende quasi sempre una parte f les­sibile alimentata da un pomel lo da doc ­cia mobi le e un inversore che permette di orientare l 'acqua verso il rubinetto o verso il pomel lo della doccia. In molt i casi, la vasca viene fornita senza alcun foro per la rubinetteria perché sono previsti solo quelli di scolo e di s i ­curezza; è necessario forare con molta precauzione per non rovinare lo smalto: dopo la puntatura si utilizza una punta da t rapano, avendo cura di lubrificarla con olio da tagl io. I l foro di scarico verrà ingrandito con una lima se la vasca è in grès o in acciaio. Una posa di prova, pr ima di montare il disposit ivo di svuotamento, permette di calcolare lo spazio che questo richiede e il livello a cui verrà posto il tappo per

1. Avvitatura dei piedi della vasca. 2. Foratura per la posizionatura della rubinette­ria e del dispositivo di scarico. 3. Posizionatura e regolazione del livello della vasca; è necessaria una livella a bolla d'aria.

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assicurare uno scarico soddisfacente. Ri­cordiamo che per avere le migliori cond i ­zioni di scolo, il sistema di svuotamento deve essere il più vicino possibile allo scarico generale. Il montaggio del disposit ivo di svuota­mento incomincia dal tappo propr iamen­te detto: è necessario applicare un po ' di mastice per assicurare una perfetta te ­nuta; i l t appo ha come elemento c o m ­plementare un sifone (cilindrico o t rad i ­zionale ad S) e un supporto di valvola che si situa all ' interno della vasca e che viene avvitato sul supporto del sifone as­sicurando così il f issaggio dell ' insieme. Inoltre il suppor to del sifone integra lo scarico principale, l 'al lacciamento di s i ­curezza ed il meccanismo di alzata e di scarico della valvola, che, generalmente, ha forma di stelo e talvolta di un cavo azionato da un' impugnatura ruotante. L'al lacciamento tra orifizio di sicurezza e tappo si effettua tramite un tubo in PVC dotato di disposit ivo di svuotamento.

- La posa. Si effettua senza f issaggio, poiché la vasca è abbastanza stabile grazie al suo peso, il che è vero per le vasche in ghisa o in grès, ma non sem­pre per le vasche in lamiera smaltata, e mai per quelle in plastica che devono es­sere fissate al suolo. Secondo la posizione della vasca nella stanza (in rapporto allo scarico) pot reb­be essere necessario rialzarla (alcune

vasche hanno i piedi regolabili). Ricorda­te che il bordo non deve trovarsi a più di 60 cm dal suolo poiché sarebbe difficile scavalcarlo. L' innalzamento è possibile a condizione di costruire una pedana ac­cessibile tramite alcuni scalini e c o m ­prendente uno spazio, davanti alla va­sca, di almeno 90 cm.

- Il collegamento. Si effettua, come per il lavandino, tramite tubi di rame, collari ribattuti o saldatura. Scegliete un tubo del diametro di 14/16 mm per assicurare una portata e una pressione sufficienti; per lo scarico utilizzate un tubo in PVC di 40 mm.

1. Distribuzione del mastice di tenuta sui bordi del supporto del tappo prima di posizionarlo sul fondo della vasca. 2. Sistemazione della valvola.

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1. Avvitatura del raccordo di sicurezza. 2. Avvitatura del supporto per sifone. 3. Preparazione del raccordo superiore del co­mando di svuotamento. 4. Calcolo della lunghezza necessaria dell'asta di comando. 5. Regolazione dell'asta di comando prima del raccordo.

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6. Determinazione della lunghezza necessaria del tubo dello scarico di sicurezza. 7. Allacciamento del tubo di sicurezza al sup­porto per sifone. 8. Allacciamento del sifone. 9 e 10. Allacciamento del sifone allo scarico ge­nerale dopo la sistemazione definitiva della va­sca.

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Installazione di una doccia. Essa sosti­tuisce la vasca quando non vi è spazio sufficiente per una vera e propria stanza da bagno o la completa quando è solo possibile installare un gabinetto di toi let­te in cui si porrà un piccolo lavandino o un semplice lavamano. È necessaria una superficie di 90 x 90 cm per il piatto e più o meno altrettanto per muoversi l iberamente. La doccia può essere installata in un an­golo, protetta da una tenda, tra un muro e un tramezzo, in un angolo o in piena parete con una cabina che impedisca gli schizzi.

Si t rovano dei piatti di misura standard che devono essere posti su uno zoccolo

in muratura, altri sono da incastrare su una pedana, altri ancora sono sopraele­vati (necessari quando la doccia non può essere installata vicino alla canalizzazio­ne principale di scarico). Oltre alla vasca e alla sua protezione, la doccia comprende un miscelatore o un dosatore e una doccia collegata ad un tubo flessibile.

- Posa del piatto. Essa differisce sensi­bi lmente a seconda del t ipo di piatto (standard, ad incastro o sollevato) ma r i ­chiede comunque un minimo di lavori di muratura che necessitano di un impasto di malta, sia per la realizzazione di un sotti le strato, sia per la muratura di pietra

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di legatura che di mattoni (doccia so­praelevata). Il piatto deve essere situato il più vicino possibi le alla canalizzazione, in modo da permettere uno scarico rapido del l 'ac­qua che non deve mai riempire il piatto. Il tappo svolge il ruolo di sifone e il piatto non è dotato di disposit ivo di chiusura. Dopo l'installazione del piatto le pareti murali verticali devono essere piastrella­te o, perlomeno, r icoperte di un rivesti­mento plastico a tenuta stagna. La tenuta tra il piatto e le pareti murali o della cabina è assicurata da mastice al si l icone.

- La rubinetteria. Al imentata da tubi di 10/12 mm per garantire una pressione e una portata sufficiente, è generalmente incastrata. Il dosatore, possibi lmente termostat ico, in questo caso si rivela mol to pratico, poiché evita le variazioni di temperatura del l 'acqua quando si è sotto la doccia e qualcuno usa del l 'acqua calda o f redda da un'altra parte della rete di al imenta­zione. Il dosatore deve essere situato a circa 1 mt dal fondo del piatto della doccia; la docc ia verrà situata a m 1,90 dal fondo della vasca se è f issa, o su uno stelo ver­t icale su cui deve poter scorrere da 1,30 a 1,90 m. La seconda soluzione verrà scelta quan­do la doccia dovrà essere utilizzata an­che da bambini. La doccia può essere sempl ice o a getti variabili; la seconda soluzione permette un dosaggio della portata d 'acqua e consente il "massaggio" che favorisce il r i lassamento.

1. Realizzazione di uno strato di malta per so­stenere il piatto della doccia. 2. Realizzazione di un canaletto di incastro delle canalizzazioni e raccordo delle canalizzazioni d'alimentazione della rubinetteria. 3. Sistemazione di un rubinetto dosatore.

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I sanitari

La posa del bidet. Il bidet è spesso po­sto direttamente sul pavimento; esistono tuttavia modell i sospesi (v. foto) conce­piti per armonizzarsi con un lavandino dello stesso t ipo. Quando si dispone di poco spazio si può installare un bidet ro­tante che si cela tramite rotazione sotto i l lavandino, dove viene dissimulato da un mobi le. Come i lavandini, i bidet sono in porcel­lana o in grès con colori armonizzati o coordinati a quelli degli altri sanitari della stanza da bagno. La rubinetteria si presenta talvolta sotto forma di un rubinetto paragonabile a quello della vasca, ma più sovente, si tratta di uno o due rubinetti che inviano l 'acqua in un circuito periferico interno alla vaschetta. In alcuni paesi stranieri, si trovano dei bidet a getto rotante verso l'alto.

- Preparazione del bidet. Si inizia con la posa della rubinetteria se l 'apparecchio non ne è provvisto al l 'acquisto. Nell 'e­sempio presentato nelle nostre foto, l 'apparecchio, in grès, deve essere fora­to per montarvi la rubinetteria.

1. Foratura del grès con una punta al carburo di tungsteno per la posizionatura della rubinetteria. 2. Alesatura del foro realizzata con una lima.

3 e 4. Applicazione del mastice a base di silico­ne sulla base della rubinetteria, poi in seguito ai bordi del supporto del tappo. 5. Regolazione del dispositivo di svuotamento del bidet.

AVVERTENZA - Le guarnizioni originali sono preferibili al silicone.

Dopo avere tracciato il punto di piazza­mento, il gres viene forato con una pun­ta, possibi lmente al carburo di tungste­no. Bisogna lavorare con precauzione per non spaccare il grès; dopo la foratu­ra il buco può essere ingrandito con la lima. Come per il lavandino, è necessario pro­cedere al montaggio del tappo e del suo disposit ivo di comando prima di posizio­nare il bidet, poiché lo spazio è t roppo r i ­stretto per poterlo fare in seguito. Il livello del tappo e del sifone permetto­no di situare il bidet t ra il lavandino e la vasca o la doccia. È necessario prevedere da 15 a 25 cm da una parte e dall 'altra del sanitario e uno spazio frontale di 40 cm circa. Un bidet classico, posto sul pavimento, deve essere staccato 5 cm dal muro per la pulizia. Per quanto riguarda un bidet sospeso, sarà necessaria una cura particolare nel f issaggio che deve essere ancora più so­lido di quello del lavandino.

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1. Tracciatura dello scarico. 2. Insieme comprendente la vaschetta, il serba­toio e il suo meccanismo e la canalizzazione di discesa. 3. Foratura del pavimento sul tracciato per per­mettere il passaggio della lama di una sega al­ternativa. 4. Foratura del pavimento. 5. Avvitatura della vaschetta al suolo. 6. Posizionatura della ciambella e del coperchio.

W C . In alloggi di una o due stanze, il WC può essere situato in una stanza da ba­gno, senza separazione, in comunicazio­ne diretta con la camera. In appartamenti con più di due stanze è anche possibi le situare un WC nella stanza da bagno, ma deve essere in complemento di un WC indipendente. Per installare una tazza WC in un locale con lavandino, bisogna disporre di uno spazio a terra di 60 cm su una superficie di 1 m. Per installare un WC in un locale indi­pendente i suoi lati devono essere porta­ti a 80 cm e 1 ,25 m se la porta si apre verso l'esterno e 1,50 m se si apre verso l' interno. Si dist inguono i WC classici a cassa e i WC a disposit ivo di frantumazione (che hanno prat icamente sostituito quelli di t ipo chimico). La posa di una tazza WC direttamente sul pavimento avviene tramite avvitatura, Nel cemento, bisogna forare e fi lettare prima di avvitare la vaschetta al suolo. Il col legamento con la canalizzazione principale (o quella che conduce le ac­que nere direttamente alla fossa sett i ­ca) si effettua nella parte posteriore de l ­la tazza, vert icalmente o orizzontalmente

7. Presentazione del galleggiante e del rubinetto. 8. WC a serbatoio basso dopo l'installazione. 9. WC a serbatoio cilindrico sotto pressione (raro in Italia).

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o diret tamente sotto la tazza. Quasi tutte le tazze sono ormai a sifone, il che pre­viene la risalita di odor i . Esistono anche tazze sospese, dello stesso stile degli altri sanitari che vengo­no f issate in modo simile. Il model lo pre­sentato qui è detto a mono-b locco per­ché la tazza e la vaschetta del l 'acqua formano un tut t 'uno, essendo l'una i l prolungamento dell 'altra. Si utilizza un frantumatore quando il d ia­metro della canalizzazione di scarico è insufficiente.

È anche possibile installare un WC lonta­no dalla canalizzazione principale di sca­rico. È possibile associare un frantumatore

indipendente a qualsiasi tazza classica, ma esistono anche tazze speciali integrate a un frantumatore e ad un sistema d'aspirazione per gli odori. Qualunque sia il tipo, il frantumatore funziona con l'aiuto di un motore elettrico, che si disinnesca automaticamente quando si aziona la vaschetta. È dunque necessario installare una presa di corrente in prossimità della vaschetta per permettere l'alimentazione elettrica del motore del frantumatore.

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1. Montaggio della vaschetta di un WC a mono­blocco. 2. Raccordo di scarico. 3. Raccordo di alimentazione. 4. WC sospeso dopo l'installazione.

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1. Avvitatura di un WC a turbina. 2. Raccordo dello scarico su una canalizzazione morbida di 30 mm di sezione. 3. Raccordo di alimentazione per canalizzazio­ne morbida. 4 e 5. Allacciamento elettrico e prova.

Una semplice presa di 10/16 A è sufficiente; essa deve essere protetta, come tutto il circuito, da un fusibile di amperaggio corrispondente. Il WC a turbina si svuota sotto pressione in una canalizzazione di piccolo diametro (da 30 a 40 mm): un sistema che permette di sistemare dei WC più bassi del canale di scarico, poiché essi utilizzano un dispositivo di pompa aspirante e comprimente.

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Le riparazioni

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Le riparazioni

Come le installazioni elettriche, le installazioni sanitarie sono soggette a guasti

più o meno gravi. Ma se nel primo caso essi si traducono in una semplice

sospensione della corrente, nel secondo si possono avere allagamenti:

da qui l'importanza di intervenire rapidamente.

Fluida per eccellenza, l'acqua ha la tendenza a sfuggire dalle tubature in cui la si vuole costringere. Da ciò la necessità di essere attenti alla tenuta dei collegamenti e al perfetto stato delle canalizzazioni. La difficoltà a ottenere un intervento rapido di un tubista è nota. Da ciò l'importanza di una manutenzione regolare delle installazioni. Si tratta di verificare periodicamente i raccordi e i rubinetti: il minimo gocciolio deve indurre a un intervento, soprattutto sui raccordi saldati; si intuisce la presenza di un guasto dalle tracce di ruggine indice di una corrosione in superficie. La manutenzione concerne anche un certo numero di apparecchi come lo scalda-acqua, soggetto a incrostazione a causa del calcare se l'acqua è dura o molto dura. Normalmente, sono i rubinetti che richiedono il maggior numero di riparazioni a causa dell'usura dei giunti; ciò non impedisce al rubinetto di funzionare, ma è causa di gocciolii assai fastidiosi e dispendiosi, poiché sono proprio le piccole gocce che formano le grandi perdite. E sono le. perdite che bisogna essere in grado di riparare, ma soprattutto di prevenire proteggendo le canalizzazioni. Se la consumazione dei giunti e dei raccordi è responsabile delle perdite lievi, il gelo può

causare la spaccatura della canalizzazione e la fuoriuscita massiccia ed improvvisa dell'acqua quando la temperatura risale al di sopra degli 0°. Un minimo di protezione permette di evitare i danni dovuti al gelo, cominciando con lo svuotare all'inizio dell'inverno le installazioni più vulnerabili. Per le canalizzazioni la cui alimentazione non può essere sospesa, è indispensabile la protezione, cominciando da quella del contatore, soprattutto se si trova all'esterno in un luogo poco protetto. Qualsiasi precauzione si prenda, non si è mai al sicuro da una fuoriuscita accidentale i cui effetti sono spesso disastrosi soprattutto se si abita in un appartamento. È necessario sottoscrivere una polizza di assicurazione per i danni provocati dalle acque: sarete così coperti per i danni causati a terzi dall'acqua proveniente dalla vostra installazione in seguito ad una fuoriuscita, ma non sarete rimborsati per quelli causati al vostro appartamento. Un valido sistema per limitare i rischi e facilitare gli interventi su una parte dell'installazione consiste nel situare diverse valvole di chiusura al livello della derivazione verso le diverse parti dell'abitazione, per sospendere rapidamente l'alimentazione delle canalizzazioni.

LE RIPARAZIONI

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Le riparazioni

L a m a n u t e n z i o n e

d e l l o s c a l d a - a c q u a a g a s

La f iamma di sicurezza. Il suo ruolo è essenziale, perché è da essa che d ipen­de l 'accensione del bruciatore principale quando si apre il rubinetto del l 'acqua calda. Se non è accesa, tentate di regolare la f iamma agendo sulla vite frontale o infe­riore prevista per questo scopo; in molti casi sarà però necessario smontare l 'u­gello della f iamma per pulire il foro, inta­sato dai deposit i di calamina. Se la f iamma è normale ma il bruciatore non si accende, quando la portata d 'ac-

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qua è corretta e si apre il rubinetto del­l 'acqua calda, la causa del guasto è il d i ­sposit ivo di accensione ed è prudente cambiarlo. Questo t ipo di guasto può provenire da un difetto della valvola che impedisce l 'alimentazione del bruciatore quando si apre il rubinetto del l 'acqua calda. Anche in questo caso si impone la sost i ­tuzione del pezzo poiché esso non è r i ­parabile.

L'eliminazione del calcare. Dopo avere interrotto l 'erogazione del l 'acqua dal ru­binetto di arresto situato immediatamen­te prima dello scalda-acqua, interrompe­te il f lusso del gas a livello del l 'apparecchio

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ma anche dal contatore. Lasciate raffreddare la serpentina poi smontate il coperchio dell'apparecchio. La serpentina presenta una entrata e una uscita d 'acqua, in basso a sinistra e a destra.

Gli allacciamenti con l 'apparecchio sono di t ipo a raccordo avvitato; sono suffi­cienti due chiavi per aprire questi raccordi

e farne uscire la serpentina. Spazzolate le alette situate in alto sulla serpentina; quando queste sono ostruite, l'aria calda del bruciatore non può passare correttamente tra le S della serpentina, il che limita considerevolmente il riscaldamento, e può provocare l'arresto dell'apparecchio dovuto al funzionamento del sistema di sicurezza, legato a una cattiva erogazione del gas. Se, aprendo il rubinetto d'acqua calda, ne fuoriesce un sottile filo d'acqua, significa che la serpentina è ricoperta di calcare. Versate con precauzione una soluzione di acido cloridrico al 20% nella tubatura e fate scorrere abbondante acqua dopo la reazione.

1. Smontaggio del coperchio. 2 e 3. Smontaggio del dado di sostegno dell'i­niettore del beccuccio. 4. Smontaggio del beccuccio. 5. Pulizia del filtro e delle parti del beccuccio. 6. Smontaggio dello scalda-acqua. 7. Raschiamento delle alette. 8. Pulizia della serpentina con l'acido.

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I rubinetti

I giunti dei rubinetti. Sia la prolunga­ta inattività che un uso eccessivo provo­cano la consumazione del giunto delle valvole. È necessario perciò procedere per iodi­camente alla sua sostituzione. L'accesso al giunto avviene smontando il corpo di un rubinetto sia che si tratt i di un rubinetto normale che di un misce­latore. Nel pr imo caso lo smontaggio avviene direttamente sul corpo del rubinetto, nel secondo è necessaria la r imozione de l ­l ' impugnatura di comando. Fate saltare con la lama di un cacciavite

il p iccolo tappo di colore rosso o blu; in­t roducete la lama di un cacciavite nel foro liberatosi e svitate la vite che fissa l ' impugnatura. Dopo averla tolta potete accedere al corpo del rubinetto e svitarlo con una chiave regolabile (naturalmente dopo avere interrotto l 'erogazione dell 'acqua). Potete allora esaminare lo stato del g iun­to: se è allentato o consumato, è neces­sario rimpiazzarlo. Esistono due tipi di giunti di valvola: fo ­rato al centro per essere infilato su uno stelo f i lettato all 'estremità della valvola, o pieno e situato in una specie di cop ­pella. Non potete utilizzare uno al posto dell'altro;

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1. Rimozione del tappo di identificazione del ru­binetto. 2. Svitatura della vite dell'impugnatura. 3. Rimozione dell'impugnatura. 4. Svitatura e rimozione del corpo del rubinetto con una chiave inglese. 5. Sostituzione di un giunto di valvola situato in una coppella. Pagina 106: sostituzione di un giunto a foratura centrale.

approfittate di questo smontaggio per sostituire il giunto a rondella che assicura la tenuta del corpo del rubinetto. Se nonostante la sostituzione dei giunti il rubinetto continua a gocciolare, significa

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che la sede alla quale è col legato il g iun­to è incrostata di calcare o fortemente corrosa. La si può trattare con la mola, che le re­stituirà la levigatezza originaria.

Il collo di cigno. Generalmente fisso sul lavandino e sugli altri sanitari, il collo di c igno è ruotante se posto sugli acquai per permettere di dirigere l 'acqua sul l 'u­na o l'altra vasca. Può presentare due difett i , una perdita alla base e un' incrostazione del frangigetto.

- Perdita alla base. Dipende dall 'usura del giunto ad anello che assicura la tenute tra il

1. Svitatura del dado del collo di cigno. 2. Rimozione del collo di cigno. 3. Controllo del giunto di basamento. 4 e 5. Rimozione e controllo del frangigetto (in questo caso incrostato dal calcare).

corpo del rubinetto e il collo di cigno stesso. Nella maggior parte dei modelli si trova­no infatti due giunti: uno metall ico, poco soggetto ad usura, che assicura i l mov i ­mento del collo di c igno in una ghiera e l'altro in caucciù che si consuma per sfregamento. La rimozione del collo di cigno avviene tramite smontaggio del dado che lo rac­corda al rubinetto. Può trattarsi di un da-

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do smussato o, come nelle nostre foto, di un semplice anello a vite che può essere svitato a mano. Ponete poi il collo di cigno in posizione verticale per non staccare il giunto, poi esaminatelo. In alcuni casi la perdita non è causata dall'usura del giunto ma da un deposito di calcare nella fessura; è necessario allora eliminare e sostituire il giunto. - Il frangigetto. Ha la funzione un tempo svolta dal rompigetto. Si tratta di un piccolo setaccio situato all'estremità del collo di cigno e tenuto fermo da un anello avvitato. Se l'acqua è calcarea il frangigetto si tappa regolarmente.

Le riparazioni

Il getto dell'acqua diventa irregolare soprattutto se non è ben orientato. Se il frangigetto si tappa regolarmente è segno che l'acqua è molto calcarea e ostruisce canalizzazione e apparecchi. Dovete prevedere l'installazione di un addolcitore d'acqua. Generalmente è sufficiente risciacquare il rompigetto per liberarlo dai depositi trattenuti. Se è troppo incrostato, riscaldate un po' di aceto in una casseruola e ponetevi il frangigetto; nell'arco di alcuni minuti l'aceto molto caldo avrà disciolto il calcare accumulato nelle maglie del setaccio metallico.

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Le riparazioni

L e p e r d i t e

Se stringere sempl icemente dadi di al­lacciamento (foto sopra), o raccordi a vite, non crea problemi (basta riottenere la tenuta stagna sost i tuendo la s toppa con teflon), le perdite in piena tubatura sono più difficili da riparare.

La colmatura. Consiste nel colmare una perdita con mastice speciale simile alla saldatura a freddo. Si tratta infatti di una resina che induri­sce (si dice che polimerizza) a una cèrta temperatura, quando è mescolata ad un indurente.

Questo prodot to è adatto soprattutto per canalizzazioni in acciaio e in rame, ma è poco utile su quelle in p iombo su cui la resina non fa presa. Quando si presenta una perdita in piena canalizzazione è necessario interrompe­re l 'emissione del l 'acqua. Si apre in seguito un rubinetto per scari­care la canalizzazione; bisogna asciu­garla perfettamente poiché la saldatura a f reddo non può essere effettuata su una superficie umida.

Occorre in seguito levigare perfet tamen­te il metallo nel punto in cui verrà effet­tuata la riparazione con tela smeriglio che permetterà di eliminare totalmente lo strato di ossidazione che si forma sulla

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Le riparazioni

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1. Mastice poliestere per riparazioni a freddo. 2. Mettete il mastice sul coperchio. 3. Aggiungete e mescolate una noce di indurente. 4. Applicate il mastice sul punto della perdita. Pagina accanto: serraggio del pressastoppa di un rubinetto generale di alimentazione.

superficie del metallo la cui presenza nuocerebbe alla tenuta della resina. La preparazione della saldatura a freddo si fa sul coperchio della scatola dal lato esterno; la proporzione dell'indurente in rapporto al prodotto varia da una marca all'altra. In generale una proporzione da 1 a 10 è sufficiente (a differenza delle colle a due componenti dove la proporzione è di 1 a 1);

poiché la resina e l'indurente non sono dello stesso colore è facile preparare questa miscela nelle giuste proporzioni.

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Tappate immediatamente i tubetti e badate di non invertire i tappi: mettendo quello dell'indurente sul tubo di resina lo saldereste irreversibilmente. L'utilizzazione della saldatura a freddo non può farsi che a partire da una temperatura di 15°, in mancanza della quale la reazione di polimerizzazione avviene male. Potete lavorare fino a 10° a condizione di aumentare la proporzione di indurente. La saldatura a freddo permette sia la riparazione di una perdita in piena canalizzazione

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Le riparazioni

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sia il t rasudamento su un raccordo che non può più essere stretto perché corroso. L'applicazione della resina permette ge­neralmente di riparare la perdita, ma b i ­sogna essere coscienti del fat to che in seguito sarà impossibi le svitare normal­mente la presa d 'acqua. Un altro metodo di riparazione consiste nell'utilizzare nastro autovulcanizzante; concepi to in origine per la riparazione delle perdite dei motori termici, il nastro autovulcanizzante fa ormai parte degli elementi necessari per la riparazione dei tub i , poiché i costruttor i sono riusciti ad abbassare la temperatura di vulcanizza­zione del prodot to.

Dopo raschiatura e sgrassatura del me­tallo, è sufficiente fasciare il tubo ch iu­dendo fortemente i l nastro ad ogni giro. Ad una temperatura del l 'ordine di 15° i l nastro si salda formando una specie di impiastro sulla tubatura.

Riparare il piombo. Se questo materiale non è più utilizzato nelle installazioni nuove o recenti , lo si trova ancora in nu ­merose case le cui installazioni sanitarie

1. Nastro autovulcanizzante. 2. Smerigliatura del metallo nel punto della per­dita. 3 e 4. Applicazione del nastro in giri serrati.

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Le riparazioni

sono anteriori alla Seconda Guerra M o n ­diale. Per riparare il p iombo è sufficiente una lampada da saldatura la cui f iamma deve essere regolata a temperatura m i ­nima. Dopo aver ripulito la zona da riparare, si scalda il p iombo, poi si appl ica una sbar­retta da saldatura (al p iombo o stagno). Per riparare eventuali perdite si stende la saldatura con uno straccio.

1. Sgrassatura del piombo con una lima. 2. Sfregamento con un pane di sego. 3. Scaldatura del metallo. 4. Uso della sbarretta di saldatura. 5. Applicazione della saldatura con uno straccio. 3

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Le riparazioni

L o s g o r g a m e n t o

d e l l e c a n a l i z z a z i o n i

Le canalizzazioni di scarico trascinano insieme al l 'acqua un certo numero di de­triti solidi che accumulandosi possono formare un tappo, soprattut to a livello del sifone dei differenti apparecchi , in particolare in quello del lavandino della cucina dovuto ai detriti della lavatura dei piatti e del lavaggio.

Lo sgorgamento dei sifoni. Si deve in­tervenire nel momento in cui l 'acqua co ­mincia a scaricarsi lentamente e non quando il tappo è completamente for­mato.

- La ventosa. Permette di staccare il tappo per aspirazione violenta. L'aspira­zione della ventosa non è veramente eff i­cace se non quando il lavandino è par­zialmente r iempito e soprattut to quando gli orifizi di sicurezza sono tappat i .

- Gli sgorgatori chimici. Hanno una azione rapida sui grassi e sui piccol i f rammenti sol idi. La soda, su cui si versa del l 'acqua bollente, è il più tradizionale. Esistono anche sgorgatori chimici solidi o sotto forma di microbigl ie. Tutti hanno in comune un'alta tossicità per cui b iso­gna usarli con precauzione e conservarl i lontano dalla portata dei bambini .

- Lo sgorgamento meccanico. Può av­venire tramite lo smontaggio dei sifoni o tramite uno stelo metall ico dotato di uno scovol ino. Solamente i sifoni cil indrici ad anello si smontano con facil ità, spesso senza l 'u­so di nessun attrezzo. Sono predispost i d 'al tronde per interventi periodici di ma ­nutenzione.

1. Sgorgamento del lavandino con una ventosa. 2 e 3. Sgorgamento con la soda: versate la soda e poi acqua bollente. Attenzione agli schizzi e ai vapori nocivi. 4 e 6. Smontaggio di un sifone in materia plasti­ca (PVC bianco). 5. Sgorgamento con uno scovolino. 1

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Le riparazioni

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Le riparazioni

L a p r o t e z i o n e c o n t r o i l g e l o

Ognuno di noi sa che il ghiaccio, a parità di quanti tà, occupa un volume superiore a quello del l 'acqua; questa è la causa della spaccatura delle tubazioni quando gelano.

Lo spurgo delle tubazioni. Deve essere effettuato per tutte le installazioni ester­ne che non possono essere protette in modo speciale e sulle installazioni inter­ne situate in un locale non riscaldato. Lo spurgo è possibile se la valvola generale

A lato: valvola generale d'alimentazione seguita da rubinetto di spurgo.

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Le riparazioni

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1 a 3. 5. Protezione tramite manicotti in schiu­ma. 4. Protezione di canalizzazione di riscaldamen­to tramite una treccia.

situata nella parte più bassa dell'impianto, è dotata di un rubinetto di spurgo.

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L'isolamento termico. Consiste nel proteggere in diversi modi le canalizzazioni per evitare che gelino. I prodotti da utilizzare sono gli stessi di cui ci si serve per proteggere le tubature del riscaldamento centrale: manicotti in schiuma, treccia, materiali in fiocco di lana di vetro con o senza para-vapore.

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Le riparazioni

L'isolamento delle tubature di r iscalda­mento centrale presenta un doppio van­taggio: quello di limitare le dispersioni di calore e quello di limitare i rischi di gelo in inverno quando l'installazione è ferma. Se questo arresto è prolungato conviene spurgarle.

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1. Tracciatura delle linee da effettuare su uno strato di protezione. 2. Taglio obliquo su un rivestimento con un se­ghetto. 3. Realizzazione di un angolo. 4. Continuazione dell'isolamento con nastro ar­gentato. 5. Fissatura del semi-coperchio con filo di ferro.

NOTA - In Italia si usano comunemente tubi in ferro zincato per i collegamenti domestici.

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Le riparazioni

Per tut ta la canalizzazione esterna inter­rata si impone la protezione tramite una guaina come per la protezione di un tubo.

Sgelatura di una tubazione. Sono pos­sibili molte soluzioni ma in ogni caso b i ­sogna aprire il rubinetto per permettere al vapore di uscire. Il metodo più semplice è scaldare la t u ­batura con la f iamma di una saldatrice; potete anche ricoprirla di stracci ed in­naffiarla con acqua bollente o utilizzare una lampada termica.

1. Apertura di un rubinetto. 2. Scaldatura per sgelare la canalizzazione. 1

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Glossario

GLOSSARIO

Acque domestiche: insieme delle acque provenienti dalla cucina e dai sanitari della stanza da bagno (WC escluso). Acque nere: acque usate provenienti dal WC. Addolcitore: apparecchio che assicura il filtraggio dell'acqua attraverso una resina "avida di calcare". Quando la resina è satura, la si pulisce con una soluzione salata. Esistono modelli a rigenerazione manuale, programmati e semi-automatici. L'addolcimento s'impone quando il grado idrometrico è superiore a 15° TH. Alimentazione principale: condotta di acqua potabile sotto pressione che giunge fino alle abitazioni. I lavori di alimentazione sono generalmente condotti dal comune o dal municipio. La gestione dell'acqua è in seguito assicurata da compagnie private. Apparecchio: come nel campo elettrico, la parola apparecchio designa sia gli apparecchi di distribuzione (valvole, rubinetti) che quelli di utilizzazione (acquaio, lavandino, vasca da bagno ecc.). Biconico: raccordo di allacciamento tra due canalizzazioni in rame comprendente un raccordo centrale, due anelli biconici e due dadi forati. L'avvitatura dei dadi sul raccordo centrale incastona gli anelli precedentemente

infilati sull'estremità di ciascun tubo. La tenuta è garantita dal teflon. Brasatura: metodo di assemblaggio dei metalli tramite fusione di un metallo aggiunto. Canalizzazione o tubazione: tubo rigido o morbido che permette l'alimentazione e lo scarico dell'acqua. Cappello da gendarme: sezione di tubo che permette l'incrocio di una canalizzazione con un'altra. Collare ribattuto: tecnica di assemblaggio meccanico dei tubi di rame comprendente un raccordo filettato e un dado forato. L'estremità di ciascun tubo è appiattita con il martello, un mandrino e una morsa. La tenuta è assicurata da un giunto. Collo di cigno: becco ricurvo associato ad un rubinetto miscelatore generalmente rotante per permettere l'alimentazione delle due vasche di un lavandino. Curvatura: tecnica di piegatura dei tubi. Per i tubi in rame si utilizza sia una molla di curvatura sia una curvatrice metallica. Questi accessori permettono di curvare i tubi senza modificarne la sezione.

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Glossario

Decantazione: eliminazione delle acque usate depurate per mezzo di drenaggi sotterranei.

Depuratore: elemento fi ltrante di una in­stallazione di depurazione situata a valle della fossa settica. Il f i l traggio è assicu­rato dalla pozzolana.

Drenaggio: canalizzazione in terracotta o materia plastica, forata da numerosi or i ­fizi per permettere l 'assestamento di un terreno umido o lo spargimento sotterra­neo degli efflussi. In quest 'u l t imo caso i drenaggi sono associati a un disposit ivo di depurazione delle acque usate.

Filtro a batteri: vedere depuratore.

Fognatura generale: rete dì scarico delle acque usate. Il raccordo a questa rete è soggetto a regole fissate dalla munic ipa­lità. Si dist inguono le reti unitarie (in cui sono convogliate tutte le acque tramite la stessa canalizzazione), le reti separate (una per le acque usate, un'altra per le acque piovane), poiché le reti non rice­vono che le acque usate o le acque pio­vane.

Fossa settica: serbatoio chiuso e a tenu­ta stagna in cui vengono convogliate le acque nere. I materiali vengono liquefatti da batteri anaerobici che si t rovano nella fossa.

Frangigetto: situato al l 'estremità del co l ­lo di cigno comprende un setaccio me­tall ico che permette la frantumazione del getto proveniente dal rubinetto.

Frantumatore: t ipo di WC che integra un disposit ivo di frantumazione che permet­te lo scarico in una canalizzazione di pic­cola sezione.

Fresatrice: utensile associato ad una morsa che permette di svasare l'estre­mità di un tubo in preparazione del l 'ap­piatt imento per realizzare un collare r i ­bat tuto.

Incastratura: metodo di assemblaggio consistente nello svasare l'estremità di un tubo per farvi penetrare l 'estremità di un altro. A questo scopo si utilizza un mandrino o un'aletta per allargatura; l 'assemblaggio avviene per saldatura.

Insieme di chiusura: disposit ivo di svuo­tamento degli apparecchi comprendente il sifone e la valvola di comando.

Isolamento termico: protezione delle t u ­bature con materiali vari (schiuma, lana di vetro, ecc.) che ne garantiscono l'iso­lamento termico.

Mandrino: utensile che permette di mo ­dif icare la sezione dell 'estremità di un tubo in rame. Si dist ingue il mandrino a percussione, utilizzato per la realizzazio­ne di un collare ribattuto, e il mandrino di svasatura per realizzare delle allargature.

Manometro: apparecchio di misurazione e control lo della pressione d'al imenta­zione di una installazione. La pressione può essere letta grazie ad un quadrante con un ago ed è espressa in bar.

Matrice: accessorio che permette il b loc­caggio dei tubi di rame da assemblare con collare battuto. La matr ice compren­de due ganasce articolate su un perno a un'estremità e con un disposit ivo di bloccaggio all'altra estremità. Compren­de una serie di buchi corr ispondenti ai diametri standard dei tubi di rame utiliz­zati per l 'alimentazione.

Microstazione di depurazione: disposit i ­vo di depurazione delle acque usate in cui il processo di degradazione e l ique­fazione degli efflussi è accelerato da una frantumazione continua.

Piano di assorbimento: elemento di un disposit ivo di assorbimento delle acque in cui la depurazione è assicurata dai ve­getali presenti. Comprende una vasca stagna e un susseguirsi di strati di ghiaia grossa, di ghiaietta e di terra vegetale.

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Glossario

Piombo: metallo in cui un tempo venivano costruite le canalizzazioni. Polietilene: materiale plastico di sintesi, di colore nero, semirigido, utilizzato in particolare per installazione sotterranea di canalizzazioni d'alimentazione. Pompa: sistema di presa dell'acqua utilizzato quando non esiste un impianto di alimentazione comunale. La pompa, di superficie o immersa, è associata ad una riserva di pressione. Portata: volume d'acqua trasportato da una tubatura in un certo periodo di tempo. In idraulica si esprime generalmente in litri al secondo (l/s) o al minuto (I/min.). Pozzolana: roccia di silice di origine eruttiva a struttura alveolare utilizzata nei depuratori e nelle vasche separatrici delle installazioni di depurazione. Pozzo nero: elemento tradizionale di filtraggio delle acque. Può essere utilizzato solo per lo spandimento dell'acqua piovana o delle acque usate, ma depurate. Pressione: forza esercitata dall'acqua in una canalizzazione. La pressione di alimentazione varia secondo le condizioni d'alimentazione dell'installazione. Se è troppo elevata può essere ridotta per mezzo di un riduttore di pressione. PVC: abbreviazione di "policloruro di vinile", materia plastica ormai largamente impiegata nelle tubature. Il PVC serve per la fabbricazione di canalizzazioni di scarico, ma è anche utilizzato per canalizzazioni destinate all'alimentazione sotto pressione. Facile da lavorare, il PVC è inalterabile alla corrosione. Raccordi: elementi di forme diverse destinati ad assemblare le canalizzazioni. Nelle installazioni in rame, si distinguono i raccordi meccanici a vite e i raccordi saldati che prendono la forma di manicotti. I tubi in PVC sono assemblati da raccordi incollati.

Riduttore: dispositivo che permette di ridurre la pressione di alimentazione di un impianto. Saldatura: metodo di assemblaggio dei metalli con o senza fusione di un metallo aggiunto. Separatore di grasso: elemento di un dispositivo di depurazione destinato a sgrassare le acque domestiche, in particolare quelle provenienti dalla cucina. Sifone: dispositivo di scarico degli apparecchi sanitari che permette di conservare un "tappo" liquido che impedisce la risalita degli odori. Il sifone tradizionale è a forma di S. Spurgo: azione consistente nello svuotare una o più canalizzazioni nel loro punto più basso per evitare che le tubature gelino. Svasatura: vedere Incastratura. Taglia-tubo: utensile corredato di una rotella al carburo di tungsteno e di una mola di progressione che permette alla rotella di intagliare il rame di un tubo. L'apparecchio comprende anche una lama per la rifilatura del metallo. Teflon: materiale plastico presentato in nastro estremamente fine, che sostituisce la canapa per assicurare la tenuta al livello della filettatura dei raccordi, delle valvole e dei rubinetti. Titolo idrometrico: unità di misura della durezza dell'acqua. Simbolo TH. Trattamento dell'acqua: metodo che permette di addolcire l'acqua fornita per alimentazione o tramite un pozzo. Turbina: apparecchio che permette l'espulsione e la frantumazione dei materiali di un WC e il loro rigetto verso una canalizzazione di piccola sezione.

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Glossario

Vasca separatrice: elemento di un d ispo­sitivo di depurazione delle acque usate associato ad una fossa sett ica e ad uno spandimento sotterraneo tramite dre­naggio.

Ventilazione: rete di canalizzazioni che permette la ventilazione di una rete di scarico di un'installazione sanitaria. La ventilazione alta è part icolarmente im­

portante per lo scarico in discesa dei WC.

Viabilità: caratteristica di una casa o di un terreno che può essere servito da una rete di al imentazione ed eventualmente di scarico collettivo del l 'acqua. La viabi­lità è generalmente stabilita dalla munic i ­palità in accordo con i servizi urbani re­gionali.

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INDICE ANALITICO

A

Acqua di pozzo 12 Acque domest iche e usate 22 Addolc i tore 21 Alimentazione (Erogazione) 10 Alimentazione 14 Amianto cemento 48 Apparecchi (Sanitari) 71

B

Biconico (raccordo) 34 Bidet 74 Bidet (posa) 96 Brasatura 31

C

Canaletto di scolo 54 Canalizzazioni 24 Canalizzazioni (morbide) 25 Canalizzazioni (spurgo) 116 Canalizzazioni (diametro-portata) 26 Canalizzazioni (interrate) 55 Canalizzazioni (sgorgamento) 114 Cappel lo da gendarme 45 Cassa d 'acqua 99 Collari ribattuti 40 Collo di cigno 108 Contatore 14 Contratto d'al lacciamento 14 Curvatura 32 Curvatura (con la curvatrice) 33 Curvatura (con la molla) 33 Curvatura (con la sabbia) 32

D

Depuratore 62 Disegno 85 Disincrostatura (del boiler) 104 Distribuzione 19

Doccia 74 Doccia (posa) 94 Doccia (rubinetteria) 95 Drenaggi 66-67

F

Filtro a batteri 62-64 Fissaggi 29 Fissaggi (del PVC) 52 Fissaggi (del rame) 29 Fognatura generale 68 Fossa sett ica 58 Fossa sett ica (generale) 67 Fossa sett ica (installazione) 62 Frangigetto 109 Frantumatore 100-101 Fresatrice 80

G

Gelo (protezione contro) 116 Giunti di rubinetto 106

I

Incastratura 30 Installazioni in PVC pressato 42 Installazioni con kit 46 Installazioni in rame 30 Isolamento termico 117

L

Lavandino 74 Lavandino (allacciamento) 88 Lavandino (posa) 86

M

Mandrino 41 Manometro 10 Matrice 41 Microstazione di depurazione 68

Indice analitico

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Indice analitico

o

Opere di urbanizzazione 10

P

Perdite 110 PVC di scarico 28 PVC pressato 42 PVC rigido 25 PVC (lavoro del) 50 Piano 85 Piano assorbente 60 Piazzamento degli apparecchi 74 Piombo (riparare il) 112 Polietilene (tubo) 15 Pompa 11/13 Portata 21 -26 Posa e raccordo degli apparecchi 84 Pozzi 11-12 Pozzolana 66-67 Pozzo nero 56 Pressione 19 Prezzo del l 'acqua 15 Pulizia delle canalizzazioni 116

R

Raccordi 17-27 Raccordi a vite 34 Raccordi saldati 36 Rame 30 Rame (crudo) 25 Rame (ricotto) 21-25 Riduttore di pressione 10 Riparazioni 103 Rondelle (raccordi con) 34 Rubinetti 77 Rubinetti di al imentazione 77 Rubinetti (miscelatore) 77 Rubinetti (sostituzione dei giunti) 106

s Saldatrice 37 Saldatura 31 Saldatura senza f iamma 38 Sanitari 71 Scaldabagno (manutenzione) 104 Scarichi 22-82 Scarichi (delle acque piovane) 54 Scarichi (in PVC) 48 Separatore di grasso 62 Sifone 83 Sifone (sgorgamento di) 114 Spandimento sotterraneo 61-66 Spurgo delle canalizzazioni 116 Sgorgamento di canalizzazioni 114

T

Tagl ia-tubo 30-38 Tappo 82 Teflon 36-81 Titolo idrometr ico 21 Trat tamento del l 'acqua 21 Turbina (WC) 101 Tubazioni (vedere canalizzazioni)

V

Valvola a saracinesca 10 Vasca separatr ice 61 Vasca da bagno 71 Vasca da bagno (allacciamento) 91 Vasca da bagno (posa) 90 Ventilazione 22

W

WC (posa del) 99

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