il vangelo secondo luca

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Il vangelo secondo Luca

Luca - dati esterni Il nome Luca, forse grecizzazione e abbr. di Lucius, appare in testi abbastanza tardi (ignorato da Marcione e da Giustino, non sappiamo se fosse sconosciuto anche a Papia). Le attestazioni cominciano ad essere molteplici ed unanimi a partire dal manoscritto P75 (II sec) e da Ireneo(c. 130-202):E Luca, il compagno di Paolo ha in un libro il Vangelo che Paolo predicava (Contro le eresie III, 1, 1). A partire da tale affermazione tanti altri, come Clemente Alessandrino (c. 150-215); Tertulliano (c. 150-220); Origene (c. 185-254), riprendono questa attribuzione. In seguito la figura assume una sua consistenza anche sul piano storico, per via della sua qualifica di collaboratore di Paolo (Col 4,14; 2Tm 4,11; Fil 24) e di medico, come nel canone Muratoriano(c. 170); e di siriano di Antiochia, morto a 84 anni in Beozia, come nel Prologo antimarcionita ( di difficile datazione, ma certamente posteriore al II sec.).

LucaSecondo i dati interni al vangelo, appare come un uomo colto di lingua greca, abile nello scrivere, conoscitore della Bibbia greca dei LXX. Difficile dimostrare la competenza medica (anche se omette la critica alla categoria avanzata in Mc 5,26). In ogni caso, come risulta dal prologo (1,1-4) egli appare esponente della terza generazione cristiana (dopo i testimoni oculari, gli annunciatori orali e i primi testi scritti).

LucaRiguardo al luogo di origine evidentemente sembra non la Palestina, in quanto molte sono le incongruenze geografiche (cf 4,14; 17,11), di qui le ipotesi pi svariate: la Macedonia, lAcaia o pi verosimilmente Antiochia, in ogni caso non sembra facile identificare la citt che potrebbe essere una qualsiasi del mondo greco-romano. La mancata conoscenza anche di certe tradizioni giudaiche, lascia pensare che egli possa non essere cresciuto nel Giudaismo (cos forse come Teofilo, il destinatario del suo racconto),

LucaTutto deporrebbe a favore di una datazione posteriore a Marco, che di fatto rielabora, ed anche alla distruzione di Gerusalemme (19,1314; 21,24), che assume connotati ben precisi nei confronti della versione dellevangelista pi antico. Inoltre rispetto allattesa del ritorno del Signore egli propone una dilazione della parusia. Siamo presumibilmente negli anni 80.

LucaRiguardo al luogo di origine evidentemente sembra non la Palestina, in quanto molte sono le incongruenze geografiche (cf 4,14; 17,11), di qui le ipotesi pi svariate: la Macedonia, lAcaia o pi verosimilmente Antiochia, in ogni caso non sembra facile identificare la citt che potrebbe essere una qualsiasi del mondo greco-romano. La mancata conoscenza anche di certe tradizioni giudaiche, lascia pensare che egli possa non essere cresciuto nel Giudaismo (cos forse come Teofilo, il destinatario del suo racconto), ma convertitosi prima dellincontro con Cristo.

L'opera lucanaLuca stila un progetto in due libri, frutto di una elaborata visione teologica. Si tratta di un lavoro unitario come ormai ritengono la maggior parte degli studiosi per una serie di elementi facilmente riscontrabili:

a) il rapporto tra i due prologhi

per il richiamo al primo libro (At 1,1); per lattenzione ai contenuti (i fatti compiutisi in mezzo a noi) che sono i medesimi di cui parla il prologo del Vangelo (Lc 1,1); per lo stesso destinatario: Teofilo (alla lettera amico di Dio), qualificato come onorato, illustre. Gli studiosi si interrogano se si tratti di un personaggio reale o simbolico, di un destinatario ideale (il lettor e ideale)

I prologhiPoic h molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasme ssi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero minis tri della Parola , cos anch'io ho decis o di fare ri cerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Tefilo, in modo che tu possa renderti conto della solidit degli insegnamenti che hai ricevuto. (Lc 1,1 -4).

Teofilo

Ecco alcune delle domande che si pone il prof. Aletti col solito stile brillante:

Teofilo un uomo che venerava gli dei dei Greci e dei Romani e, debitamente informato sui fatti e sui gesti di Ges, vuole valutarne la verit, la solidit? E un pio giudeo cui vuole mostrare che Ges e i suoi discepoli non hanno n rinnegato il vero monoteismo, n dimenticato le alleanze? E gi cristiano, almeno di cuore?

Lo stesso stile, lingua e temib) le somiglianze linguistiche: il vocabolario comune (su 143 termini di Lc, 108 si ritrovano in At); e frasi del vangelo che si ritrovano integralmente (ad es. Lc 1,66 e At 11,21); c) lo stesso stile (elementi retorici: synkrisis ossia parallelismo; incorniciature, sommari ecc.); d) la presenza di tematiche comuni: attenzione alle donne, ai poveri ecc.; il modo di stilizzare i personaggi: quello che faceva Ges si ripropone puntualmente nelle azioni di Pietro e di Paolo (cf Lc 5,17-26 e At 3, 1-10), ma anche nella morte di Stefano (cf Lc 23,44.33 e At 7.59.60);

La centralit di Gerusalemmee) la centralit di Gerusalemme. Il terzo vangelo infatti si compie soprattutto a Gerusalemme, dove si situano la passione, tutte le apparizioni del risorto (a differenza di Mt e Gv), l'Ascensione, e da cui partono i racconti degli Atti (Atti 1,8). Lo schema geografico si muove dalla Galilea attraverso un lungo viaggio che porter Ges a Gerusalemme fino alla via del Calvario. Con la pasqua non si interrompe il cammino del Risorto che va incontro ai suoi discepoli sulla via di Emmaus e sale al Padre. Con la fine dellitinerario terreno di Ges comincia il cammino della Chiesa, che partendo da Gerusalemme fa a ritroso il percorso del Salvatore, fino agli estremi confini della terra.

La stessa cesuraf) la stessa cesura e la stessa cerniera: lascensione di Ges a Gerusalemme (Lc 23,51; At 1,9-10).

La stessa intenzionalit storicalintenzionalit storica. particolare i dettami storiografici di Luciano di Samosata, Come si scrive la storia) o anche l'incipit degli Atti con quello del secondo libro dell'opera Contro Apione di Giuseppe Flavio. Del resto in questa direzione vanno considerati i riferimenti storici nei vangeli: i sincronismi brevi sommari storici: 2,1-2; 3,1-2; 13,31; lattenzione a separare lo scenario storico della presa di Gerusalemme da quello tipico della tradizione apocalittica: 21,5-11); i richiami ; lattenzione ad alcuni episodi di cronaca, come la ribellione dei Galilei puniti da Pilato (13,1-2) o il crollo della Torre di Siloe (13,4) e i molteplici riferimenti storici degli Atti.

g)

L'intenzionalit storicaI due prologhi rientrano a pieno titolo nella famiglia delle prefazioni di tradizione greco-romana e scientifica; con chiaro richiamo a modelli greci ed anche giudaici in modo particolare i dettami storiografici di Luciano di Samosata, Come si scrive la storia) o anche l'incipit degli Atti con quello del secondo libro dell'opera Contro Apione di Giuseppe Flavio. Del resto in questa direzione vanno considerati i riferimenti storici nei vangeli: i sincronismi brevi sommari storici: 2,1-2; 3,1-2; 13,31; lattenzione a separare lo scenario storico

La stessa visione teologicaQualcuno ha parlato di crono-soteriologia o teologia della storia in chiave salvifica. Luca che scrive presumibilmente dopo gli anni 70, prende coscienza che dopo "il tempo di Ges", iniziato il tempo della Chiesa. La rivelazione divina, secondo Luca, pu agevolmente essere suddivisa in tre tappe: il tempo della promessa, prima della predicazione di Ges. Nella sua prospettiva universale, Luca fa risalire la genealogia di Ges fino ad Adamo, questi diviene cos il vero inizio della promessa, (testimoniata da tutti i profeti e dall'antico testamento) che nella sua ottica si chiude con la figura di Giovanni Battista: infatti La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi (16,16);

Il centro del tempoil centro del tempo in cui risuona il vangelo di salvezza per tutti gli uomini; il tempo della Chiesa, dopo l'ascensione, durante il quale, lo Spirito Santo che riposava su Ges, viene comunicato ai credenti perch divengano, a loro volta annunciatori e testimoni del vangelo.

Questa attesa nei primi anni si fece a volte spasmodica, venne poi via via ridimensionandosi con il passare del tempo, e Lc, che scrive intorno agli anni 70, comincia ormai a riflettere sulla errata comprensione da cui era partita. Il risultato della sua riflessione la presa di coscienza che dopo "il tempo di Ges", iniziato "il TEMPO della Chiesa. Luca distingue tempo di Ges e Tempo della Chiesa, ma non li separa. Ambedue fanno parte dei nuovi tempi in cui si compiono le promesse dell'AT.

Lucala teologia della storia

L'OGGI del tempo di Ges, vale per sempre. Loggi, che era risuonato nella sinagoga di Nazareth, dopo quello della sua nascita e prima di quello della sua morte, l'oggi della salvezza, l'oggi che la Chiesa proclama come continuamente attuale. La sua missione specifica infatti proprio di annunciarlo fino ai confini della terra, questo unico tempo che in qualche modo esiste raddoppiato. Infatti Luca ha una profonda coscienza dell'importanza dell'ascensione per il tempo e la storia dell'uomo. Secondo Luca infatti era "prima" necessario che Ges morisse e risorgesse per far proclamare a tutte le nazioni dalla sua Chiesa la Buona novella; sostenendo dalla sua posizione di Salvatore Glorificato, attraverso la potenza dello Spirito Santo, questo annuncio. L'effetto della pasqua innanzi tutto questa comunicazione dello Spirito, che non riposa pi soltanto su Ges, ma su tutti i credenti.

1. Il tempo di Israele 2. Il tempo di Ges 3. Il tempo della chiesa

Certamente sia prima che dopo la pasqua Ges il solo Signore ed il solo Salvatore, ma il suo modo di essere presente non pi lo stesso: dopo l'ascensione attraverso lo Spirito e la Parola che resta presente ed attivo tra i suoi. La storia della salvezza, che segue la pasqua, quindi una storia di uomini, fatta da uomini che sotto l'azione della Parola di Dio e dello Spirito, la vivono e la provocano. Una storia che ha un chiaro obiettivo, una meta da raggiungere: portare lannuncio della Buona Novella fino agli

Larte retorica di LcTESTI PROGRAMMATICI PROLETTICI - 4,16-30

riassume il programma cristologico: a) fondamento scrit.(17-21) b) evangelizzazione dei poveri (18s) c) il rifiuto prefigura la passione (28s) d) la sovranit rispetto allostilit (30) Per Aletti anche tutto il percorso dellevangelizzazione di Atti.

Larte retorica di LcSYNKRISIS - 1-2

GB e Ges: 2 annunci 2 nascite 2 circoncisioni 2 nominazioni 2 azioni di grazia 2 cenni di crescita

Larte retorica di LcLA LEGGE 10,25-42 NEL DIALOGO CON IL DOTTORE DELLA LEGGE

Primo comandamento: Parabola del samaritano Episodio di Marta e Maria

Larte retorica di LcLA CORNICE - IL VIAGGIO un mezzo per collocare gli insegnamenti: v. 9,51:VEge,neto de. evn tw/| sumplhrou/sqai ta.j h`me,raj th/j avnalh,myewj auvtou/ kai. auvto.j to. pro,swpon evsth,risen tou/ poreu,esqai eivj VIerousalh,m

Mentre stava per compiersi il tempo della sua assunzione dal mondo, Ges decise fermamente di andare verso Gerusalemme

Gli interventi dello SpiritoLo spirito dellAT 1,13-17 35-41 41-67 2,25-28 3,22 Ges Unico portatore Dello Spirito Promette lo Spirito Lc 24,49 At 1,8 Lo Spirito sulla Chiesa At 2 Su evangelisti At 8 Samaria At 8,15-19 Pagani At 10,44-48

La struttura Il prologo (1,1-4) : la vocazione del lettore Nel prologo viene anche comunicato al lettore ideale il compito che egli assume attraverso il patto narrativo con lautore. Si tratta di cogliere quei richiami che rendono possibile una comprensione degli eventi riguardanti la persona di Ges ad un livello pi profondo. Dal punto di vista della storia narrata, ci vale allindietro, attraverso le narrazioni dellinfanzia; ma vale anche in avanti, attraverso gli sviluppi pasquali e post-pasquali; dal punto di vista della visione salvifica il Messia atteso da Israele, nella linea profetica, deve essere anche luce per tutti i popoli. Il lettore chiamato attraverso le informazioni suppletive e la chiave di lettura data da Luca ai ricordi evangelici, a rendere possibile un riconoscimento (il verbo usato epigin sk che ricorre anche nel racconto dei discepoli di Emmaus (24,31). Il vangelo di Luca unazione comunicativa tesa a rendere possibile il riconoscimento da parte del lettore dei fondamenti non solo in senso cronologico, ma profondamente teologici della propria fede.

La struttura I racconti dellinfanzia (1,5-2,52): la vocazione di Israele e del suo Messia Dopo il prologo vi linizio del vangelo di Luca. Esso risulta organizzato secondo una simmetria tra la persona di Giovanni Battista e quella di Ges: lannuncio: a Zaccaria (nel tempio di Gerusalemme: 1,5-25) e a Maria (a Nazaret: 1,26-38); la nascita: di Giovanni (1,57-58) e di Ges (2,1-20); la circoncisione di Giovanni (1,59) e di Ges (2,21); linno di lode di Zaccaria (1,67-79) e di Simeone (2,29-32); la crescita di Giovanni nel deserto (1,80) e di Ges a Nazaret (2,39-40.51-52). Un momento di intersezione rappresentato dalla visitazione (1,39-45), seguita dal Magnificat (46-56), cos come momenti rivelativi di Ges sono la presentazione al tempio(2,22-28) e lepisodio di Ges tra i dottori (2,4150).

Le fonti Lautore mostra cos di attingere da fonti note. Presumibilmente egli fa riferimento a Marco che riprende per il 35 %, circa 364 versetti. La sua strategia opposta a quella di Matteo, non raggruppa tematicamente i dati delle fonti, ma piuttosto, li interpola. Cos interrompe il filo narrativo di Marco: nella ripresa di Mc 1,1-15 //Lc 3,1-4,15 inserisce 4,16-30; nella ripresa di Mc 4,1-6,44 // Lc 4,31-44; 5,12-6,19 inserisce 5,1-11 e 6,20-8,23 (piccolo inciso); nella ripresa di Mc 10,13-13,32 //Lc 18,15-43; 19,29-21-33 inserisce 9,51-18,14 (il grande inciso); infine nella ripresa di Mc 14,1-16,8 // Lc 22,1-24-12 inserisce Lc 19,1-28. Oltre a Marco in Luca affiora con evidenza la presenza di una fonte che appare consistente, quasi il 20% del vangelo (235 versetti). I loghia di Q non sono disseminati ma racchiusi nel piccolo e nel grande inciso, grosso modo in 3,7-4,13; 6,20-7,35; 9,51-13,35 con inserimenti vari. La presenza di queste due fonti appare con evidenza anche con lemergenza di doppioni: es. due racconti di invio dei discepoli (9,1-6 da Mc e 10,1-16 da Q; due discorsi escatologici (17,20-37 da Q e 21,5-33 da Mc). Una terza parte possiamo identificarla con materiale proprio (quasi il 45 %)che tocca argomenti importanti: es. linfanzia (1-2); alcune parabole (il Samaritano, lamico molesto; il figlio perduto, il ricco e Lazzaro il fariseo e il pubblicano ecc.); alcuni racconti di miracoli (la pesca miracolosa, la risurrezione del figlio della vedova di Nain; la donna curva, i dieci lebbrosi ecc.); alcuni frammenti della passione (22,28-32; 23,6-12; 23,39-43); alcuni racconti pasquali ( lapparizione agli undici e i discepoli di Emmaus: 24,13-52).

Il parallelismo GB - GesRacconti su Giovanni L'ANNUNCIAZIONE : a Zaccaria 1,5-25 (al tempio) Racconti su Ges ed a Maria 1,26-38 (a Nazareth)

La VISITAZIONE : che collega le due storie 1,39-56 accompagnata dal Magnificat. LA NASCITA DI GIOVANNI 1,57-58 (con vicini e parenti)LA CIRCONCISIONE DI GIOVANNI 1,59-79

(con il salmo di Zaccaria)LA VITA NASCOSTA DI GIOVANNI 1,80

(nel deserto)

LA NASCITA DI GES 2,120 (con i pastori) LA CIRCONCISIONE DI GES 2,21 Presentazione 2,22-28 (Salmo di Simeone) Ges presso il Padre 2,41-50 (nel tempio)LA VITA NASCOSTA DI GES 2,39-40.51-52

(a Nazareth)

La figura di Maria Nella persona di Maria, figlia di Sion (di qui il saluto dellangelo: Rallgrati, piena di grazia: il Signore con te, cf Lc 1,26; che riecheggia il profeta Sofonia 3,14), la personificazione del popolo di Israele si adempiuta. Ella scelta, chiamata, investita della presenza dello Spirito come larca dellalleanza, accetta il progetto divino e stabilisce il patto definitivo con il suo Eccomi.

Nel tempioLa conclusione dei vangeli dellinfanzia nella cornice straordinaria del tempio, vede Ges, dodicenne, capace di anticipare la sua identit di Figlio di Dio, chiamato ad occuparsi delle cose del Padre suo (cf 2,42, alla lettera essere nelle cose del Padre suo). Il racconto dellinfanzia anticipa quellaffidamento nelle mani del Padre che si compir alla fine della sua missione terrena sulla croce (Lc 23, 46: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito). Una vita vissuta nellabbandono fiducioso alla volont del Padre.

La preparazione della missione del Messia (3,1-4-13) Dopo la realizzazione della vocazione del Battista quale profeta e precursore di Ges, viene raccontato il momento inaugurale, linvestitura solenne, la consacrazione con lunzione nello Spirito Santo. Rispetto agli altri evangelisti Luca arricchisce il ministero del Battista di un dialogo con le folle, i farisei e i soldati pagani (3,1014); ed anche il battesimo avviene in un contesto di attesa da parte del popolo e di preghiera da parte di Ges (3,1-2), inoltre dopo la dichiarazione del Padre, Luca inserisce la genealogia ascendente (3,28-38), con cui si afferma lumanit di Ges e la sua presenza nella storia della salvezza, infine le tentazioni si svolgono in modo significativo con il momento culminante sul punto pi alto del tempio a Gerusalemme (4,9).

La missione del Messia in Galilea (4,14-9,50) La missione di Ges in Galilea ha uninaugurazione del ministero nella Sinagoga di Nazaret (4,16-30). Parole e azioni sono unanticipazione di quanto accadr in seguito nel resto del racconto e secondo alcuni studiosi anche negli Atti. La sequenza delle azioni quasi al rallentatore, il narratore invita il lettore a fissare lo sguardo su Ges e su ogni suo minimo movimento: Ges entra nella sinagoga (v. 16); si alza a leggere (sembra perci agire di sua iniziativa); gli viene dato il rotolo del profeta Isaia (v. 17); lo apre; legge un passo; arrotola il volume (v. 20); lo restituisce allinserviente; si siede (il particolare interessante perch in Palestina si predicava da seduti, mentre nelle sinagoghe della diaspora lo si faceva in piedi: cf At 13,16). Il passo letto di Isaia (61,1-2):

Lo spirito del Signore Dio su di me,

Nella sinagoga di NazaretEgli tiene, dunque, unomelia brevissima e chiarissima, con cui afferma che nella sua persona si sta adempiendo ci che Isaia aveva profetizzato del Messia. La reazione dei Nazaretani, contadini che avevano gi sentito parlare del loro illustre concittadino, predicatore e forse operatore di prodigi, e si aspettavano cose simili, di sconcerto. Non lo accettano come inviato di Dio, continuano a guardare a lui come al figlio di Giuseppe (v. 22) ossia a uno come loro e lo rifiutano. Ges replica mostrando, a partire dagli esempi di Elia, mandato in soccorso a una vedova di Zarepta di Sidone (cf 1Re 17,9-16) e di Eliseo (cf 2 Re 5,1-14) che risan Naaman il Siro e non un giudeo, che la loro incomprensione rientra nella normale inaccettazione del profeta da parte dei conterranei, concludendo con la lapidaria sentenza: Nessuno profeta in patria. La natura prolettica di questo testo sta nel fatto che quanto affermato si compir nel resto della narrazione.

Il ministero in GalileaLevangelizzazione dei poveri si manifesta in modo particolare: nelle guarigioni (del lebbroso, 5,12-16; del paralitico 5,17-26; del figlio della vedova di Nain, 7,11-17), ma anche nelle ostilit ( il caso delle controversie 5,33-39; 6,1-11), e nelle parole (discorso del piano: 6,20-49); con apertura anche ai pagani che si rivelano disponibili alla fede in lui (7, 2-10). Il racconto punta progressivamente sulla conferma dellidentit di Ges attraverso la domanda del Battista (7,18-23); di Erode (9,79); dei discepoli (9,45). In questa prima parte della sua missione Ges chiama i discepoli (5,1-11; li istituisce 6,1-13), consegna ad essi particolari insegnamenti (8,9-10)e li invia con istruzioni per predicare e col potere di sanare (9,1-6). In tal modo essi sono subito associati alla sua missione evangelizzatrice.

Il viaggio del Messia verso Gerusalemme (9,51-19,28) La missione del Messia ha una svolta precisa e marcata dallevangelista nel momento in cui viene indicata in essa la prospettiva culminante Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (Lc 9,51).

La cornice del viaggio In questo versetto introduttivo che segna la cornice del viaggio, uninquadratura leggera in quanto posta allinizio (9,51) e alla fine a mo di inclusione (9,56)e contrassegnata da alcuni richiami (9,57; 10,38; 13,22; 14,25; 7,11; 19,1)troviamo la chiave di lettura dellintero cammino. La salita di Ges non solo verso Gerusalemme, luogo di compimento del destino dei profeti (Non possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme!, 13,33b); ma anche verso il cielo come manifesta luso del termine anal mpsis, da intendersi come elevazione, ascensione da cui emerge una precisa immagine di Ges, da una parte egli il martire per eccellenza sulla scia dei profeti, soggetti a persecuzioni (pensiamo al racconto della passione); dallaltra egli colui che il Padre fa sedere alla sua destra al termine della sua missione.

Modulazione parenetica La dimensione kerygmatica del crocifisso-risorto riformulata da Luca nella modulazione profetica, ben nota ai racconti biblici. Tutta questa ampia sezione di fatto loccasione per un grande insegnamento che tocca argomenti molto diversi e pu essere anche articolato in pi sequenze (9,51-13,21; 13,22-17,10; 17,11-19,28). Si tratta di discorsi, detti, dialoghi, in forma di esortazione o di invettiva, di parabole o detti parabolici (circa 24).

Le parabole lucane Tra queste ultimi vanno annoverate alcune delle pi belle parabole di Ges: il buon samaritano (10,30-37), l'amico importuno (11,5-8), i doni buoni del padre (11,11-13), il ricco stolto (12,16-20), i servi vigilanti (12,35-38), il ladro notturno (12,39), il servo incaricato della sorveglianza (12,42-48), i contendenti (12,58-59), il fico improduttivo (13,6-9), il granello di senapa (13,18-19), il lievito (13,20-21); la porta stretta (13,24-29), il banchetto (14,16-24), il costruttore della torre (14,28-30), il re che va in guerra (14,31-32), la pecorella smarrita (15,3-7), la moneta perduta (15,8-10), il figliol prodigo (15,11-32), l'amministratore astuto (16,1-8), il ricco e Lazzaro (16,19-31), i servi inutili (17,7-10); il giudice e la vedova (18,18), il fariseo e il pubblicano (18,9-14), le mine (19,11-27). Alcune appartengono alla triplice tradizione (Mc-Mt-Lc), altre invece sono della duplice, altre sono tipiche di Luca.

Il ministero a Gerusalemme (19,29-21,38)Luca riprende qui il filo narrativo del Vangelo di Marco, con una sola inserzione di materiale proprio per mostrare come Ges sale a Gerusalemme per il compimento della sua missione, e qui riceve il rifiuto e la sorte riservata ad ogni profeta. L'ingresso in Gerusalemme (19,37-40) contrassegnato da un clima di gioia e pace, i due termini essenziali della proclamazione del vangelo, poi vengono riprese tutte le dispute (sulla sua autorit, sul tributo, sulla risurrezione, sul Messia e Davide), linvettiva contro gli scribi (20,45-47), le due parabole, quella dei vignaioli omicidi (20,9-16), all'interno delle dispute, e quella del fico che germoglia (21,29-31), dentro l'ampio discorso ai discepoli sulla fine (cap. 21), e infine lepisodio dell'offerta della vedova povera (21,1-4).

Il ministero a Gerusalemme (19,29-21,38)Rispetto a Mc e Mt linserimento di un testo originale, collegato allingresso, cio il pianto su Gerusalemme (19,41-44) offre un modo di guardare alle vicende della morte prossima come rifiuto della visita di Dio, che reca la pace per il suo popolo ed allude di conseguenza allassedio di Gerusalemme come conseguenza del rifiuto della pace. La descrizione della distruzione di Gerusalemme rispetto a quella di Marco sembra pi caratterizzata da ricordi di eventi storici.

La passione e morte (22,1-23-56) Il racconto della passione parte con il prologo che inscena il complotto degli avversari (22,1-6) e giunge sino alla sepoltura (23,50-57). Larte lucana pone alcuni accenti con significative limature ed aggiunte di passi originali. Il racconto della cena di addio (22,7-38) inizia con la dichiarazione di Ges: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poich vi dico: non la manger pi, finch essa non si compia nel regno di Dio (vv. 15s), a cui segue una provocazione: Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Ges si pone come il grande servo, che diversamente dalle attese degli uomini e dei suoi, si china a servire. Mentre nel vangelo di Giovanni, in cui non raccontata listituzione dellEucarestia, il segno forte della cena si condensa nella lavanda dei piedi, nel vangelo di Luca tra il desiderio di Ges, la consegna eucaristica e il servizio vi una sequenza esemplare che dal Maestro si prolunga verso il discepolo. Il teologo Luca attraverso larte del racconto vuole aiutare il lettore a comprendere il vero significato dellEucaristia: servire e dare la vita. Seguono poi lagonia e larresto (22,39-53). La preghiera al Getsemani vede un angelo confortare Ges nella sua angoscia, un particolare segno della presenza del Padre accanto a lui.

La passione Larresto si colora di un tono di misericordia con larrestato che guarisce addirittura un soldato venuto a catturarlo (22,51); interessante anche il modo in cui viene presentato linterrogatorio da parte dei Giudei (22,54-71), che offre loccasione per una triplice risposta da parte di Ges in modo da svelare in progressione la sua identit: egli il Cristo (messia), il Figlio delluomo, il Figlio di Dio. Interessante il rinnegamento di Pietro (vv. 55-62) che intercetta di sfuggita lo sguardo di Ges (v. 61-62 ) e in quellincrocio di occhi germina il pentimento manifestato dal pianto.

La morte Il processo davanti ai Romani (23,6.13-25) ha tratti vicini a quelli di Marco, ma vi unaggiunta tipica di Luca: la comparizione davanti a Erode (23,812), curioso di vedere il famoso operatore di prodigi. Solenne il cammino verso il Calvario (23,26-31), che annovera la presenza non solo del Cireneo (v.27) ma anche quella delle donne di Gerusalemme, che piangono su di lui (27-31), con cui entra in dialogo, profetizzando altre lacrime, ma per i propri figli. Quindi la volta della crocifissione con le parole di perdono da parte di Ges verso i suoi persecutori (v. 34) ed infine il dialogo con i ladroni con la promessa di salvezza (v.43). Il momento della morte presentato (vv.44-49) con una successione di elementi ripresi da Marco: le tenebre (v.44); lo squarciarsi del velo che per anticipato (v.45); la preghiera di abbandono diversa da quella di Marco, che pone laccento sullabbandono fiducioso, ed infine la morte (v.46), cui segue la testimonianza del centurione (v. 47), che non utilizza il titolo di figlio di Dio, ma di giusto, radicato nella tradizione biblica ed insieme comprensibile anche per un uditorio pagano; vi poi la scena suggestiva del popolo che ritorna dallo spettacolo della crocifissione (v. 48); ed infine lindicazione delle donne come testimoni (v. 49).

Il popolo sotto la croce Una folla notevole di figure, nominate o anonime, singole o numerose, si assiepa intorno a Ges nel racconto della sua passione, ma in particolare due personaggi tipici di Luca: il popolo scagionato dallevangelista, che lo accompagna, lamentandone lesecuzione, lungo il cammino verso il Calvario; che sta a vedere sotto la croce e che se ne torna a casa dopo la morte percuotendosi il petto. Da questa folla si dipartono seguaci volontari (il ladrone pentito) o involontari (Simone di Cirene) e i discepoli che non sono assenti anche se silenti durante la passione.

La folla Il narratore Luca scagiona anche i capi politici, Pilato ed Erode, che ne proclamano linnocenza, non trovando in lui alcuna colpa (cf Lc 23,6-12). Le autorit giudaiche invece sembrano processare Ges (anche se si tratta piuttosto di un interrogatorio), accusato di sobillazione politica e di invito a boicottare le tasse (cf Lc 23,2). Ges, come in Matteo e Giovanni, vi appare quale regista della passione. Egli comprende il senso della sua morte, lora (cf 22,53-54) e nel sinedrio sembra pi la guida del dibattito che laccusato (22,66-71). Il tono quello di un atto volontario e personale (23,46). La dignit di Ges ben rispettata, non vi bacio di Giuda, anche le sevizie e gli sputi sono omessi. Su tutta la passione vi il progetto di Dio che deve compiersi (cf 22,37), che passa attraverso la passione e morte di Ges, un piano che va al di l della volont di Ges, ma di cui egli pienamente consapevole, rispondendone al Padre dalla cena allorto degli Ulivi, dalla passione allultimo istante della sua vita. Il racconto della passione si conclude con la sepoltura per iniziativa di un uomo Giuseppe di Arimatea, importante sinedrita, dissociatosi dalle decisioni dellassemblea che aveva condannato Ges (23,50-56).

La risurrezione (24,1-53): il compimento della sua vocazione Luca per narrare la risurrezione presenta una sequenza di tre scene nel quadro di una sola giornata. La prima riguarda la visita delle donne al sepolcro, ove ricevono lannuncio (24,1-12), che, rispetto a Marco, espresso con linguaggio evocativo (Perch cercate tra morti colui che vivo?); la seconda il bellissimo episodio dellapparizione ai discepoli di Emmaus (24, 13-35); infine la terza lapparizione agli undici (24,36-49), che si conclude con lascensione di Ges (24, 50-53), tesa ad esprimere in modo plastico il mistero dellintronizzazione del Messia alla destra del Padre, vera e propria cerniera tra il Vangelo e gli Atti degli apostoli. I discepoli lo adorano, ossia riconoscono la sua divinit, ritornano a Gerusalemme con grande gioia, nonostante la dipartita: la gioia messianica del sapere che Dio sta operando cose meravigliose con loro e per mezzo di loro nel nome di Ges.

Litinerario vocazionale Litinerario vocazionale di Ges scandito dalla preparazione; dalla proclamazione della missione, dalla realizzazione nei fatti del regno, dalla scelta dellobbedienza al piano di Dio, che passa attraverso la salita a Gerusalemme e la testimonianza della croce, sino al culmine dellintronizzazione alla destra del Padre, il momento in cui da presente fisicamente si fa assente. I racconti dellinfanzia evocano la missione di Ges, nel nome, nel vangelo dellangelo ai pastori, nelle parole di Simeone, nelle stesse parole di Ges nel tempio. La scena inaugurale della sinagoga di Nazaret le d inizio. Le parole e le azioni misericordiose rendono visibile nella sua persona questo modello profetico, colui che porta la buona notizia del regno e la manifestano, attraverso le opere volte a liberare soprattutto i pi poveri.

Il percorso vocazionale dei discepoli: imitatori del Maestro I discepoli sono in Luca coloro che condividono il percorso del Maestro. Come Ges sono chiamati a fidarsi della Parola di Dio. Lesempio quello di Pietro (5,4-11) che si affida come il suo Maestro al Padre in tutta la sua vita. Come Ges sono inviati (il titolo di apostoli ricorre frequentemente in Luca e ha la meglio sugli altri, cf Lc 6, 13), i dodici (9,1-6.10-11) e i settantadue (10, 1-16.17-20).) in missione ad annunciare il vangelo della salvezza. Come Ges sono spinti a prendere la propria croce e a portarla ogni giorno (cf 9,23). Come Ges sono coinvolti nel servizio generoso e profondo ai fratelli, fatta di dono (cf 22, 24-27) Come Ges hanno un destino di gloria, che consiste nel sedere a giudicare le dodici trib di Israele (cf 22,30).

La presentazione dei discepoli In conclusione la presentazione dei discepoli messa in atto da Luca estremamente positiva. Essi non fuggono come in Marco, ma restano spettatori della crocifissione e morte. Essi sono coloro che, fragili, si addormentano, che possono rinnegare come Pietro, ma anche che sanno incontrare lo sguardo misericordioso del Maestro. Essi sono definiti perseveranti, coloro che nelle prove sono vicini al Signore (cf Lc 22,28), cos il discepolo del tempo di Luca e tutti i discepoli di ogni tempo dovranno seguire sino alla croce il Maestro, confidando nella misericordia di Dio e abbandonandosi nelle braccia del Padre. Lannuncio del vangelo da parte di Ges lo stesso anche per il discepolo. Il servizio donato da Ges richiesto anche al discepolo. La passione di Ges anche quella del discepolo. Il vangelo di Luca rappresenta dunque riguardo alla vocazione e alla missione, riguardo al servizio e al martirio un ritratto di Ges e un modello per il discepolo.

Il percorso del lettore: sperimentare la salvezza nel proprio oggi Anche il lettore attraverso il confronto con il modello di Ges, cos alto, quello dei discepoli, fragile ma perseverante e infine quello dei personaggi minori, i poveri del Signore chiamato a riconoscere il fondamento della sua fede e a sperimentarlo nellaccoglienza della salvezza nella sua vita. Il lettore chiamato a riconoscere in Ges levangelizzatore della misericordia, il profeta potente in parole ed opere, il Messia glorioso assiso alla destra del presente, presente nella sua comunit nella Parola e nel Pane. Il lettore chiamato ad assumere gli atteggiamenti degli umili e dei poveri per sperimentare la misericordia di Dio nella sua vita (es. Lazzaro, la vedova di Nain, il cieco di Gerico, ecc.) Il lettore chiamato ad immedesimarsi negli apostoli, per fare propria la stessa misericordia e la beneficenza ossia la capacit di fare il bene verso coloro che si incontrano sul proprio cammino, superando gli inganni delle ricchezze (es. Zaccheo).

Lucail vangelo dellinfanzia Il vangelo di Luca inizia dopo il prologo, con quelli che vengono detti i Racconti dell'Infanzia, perch presentano i primi anni della vita di Ges. Questi racconti sono pervasi da una gioia profonda, che si trasmessa alle celebrazioni liturgiche che li ricordano, nelle feste di Natale, ma questa gioia non soltanto l'eco di una nascita; in questi capitoli l'evangelista anticipa gi la gioia della pasqua e della pentecoste, infatti sa benissimo che il bambino di cui sta parlando il Signore Ges Figlio di Dio. Queste pagine ci preparano a comprendere meglio ci che seguir, costituiscono una specie di seconda prefazione a tutto il vangelo. A questa funzione si accosta quella di costituire una specie di legame tra l'antico ed il nuovo testamento. I personaggi che agiscono infatti sono i rappresentanti di quel resto di Israele che costituisce l'eredit umana del vero spirito dell'antico testamento. Come i loro padri infatti vivono nell'attesa del compimento delle promesse divine; ed insieme a differenza dei loro padri possono gi vedere con i loro occhi l'inizio della salvezza, le promesse che cominciano a compiersi. una scoperta fatta con gioia ed entusiasmo, per questo si trasforma in canto, ed i canti che Luca mette in bocca a questi personaggi, intessuti con brani dell'antico testamento, sono la sintesi migliore della antichit dell'attesa e della inaudita novit del compimento. Maria e Zaccaria cantano la promessa fatta ad Abramo, Zaccaria parla di David, mentre gi 1'angelo aveva annunciato a Maria che il Signore avrebbe donato al Bambino il trono di David. Siamo al compimento pieno delle promesse, un compimento che come dice Simeone, gli occhi dei nostri protagonisti gi possono vedere. Una comprensione iniziale di questi primi capitoli del vangelo notevolmente aiutata da un'attenzione alla struttura con cui questi racconti sono accostati l'uno all 'altro. Si

Lucail vangelo dellinfanzia UN TEMPO E UN LUOGO Nazareth, anno VII a. C. Un villaggio, situato nella regione montuosa della Galilea meridionale, ignorato dalle fonti antiche (Antico Testamento, Flavio Giuseppe, Talmud), sconosciuto e disprezzato (cf Gv 1,16) anche se levangelista Luca, forse per nobilitarlo lo chiama citt. Tra le povere case, in parte ricavate da grotte naturali, in parte scavate nella roccia, abitano i suoi cittadini, gente semplice e modesta, in prevalenza contadini. Lambiente in cui si svolge lavvenimento questo. Sono passati sei mesi da un altro annuncio, quello a Zaccaria per la nascita di Giovanni il Battista, il precursore (Lc 1,24ss).

I PROTAGONISTI DEL RACCONTO Dio: liniziativa parte da lui. Manda il suo messaggero, Gabriele, a Nazaret nella casa della Vergine. Gabriele (in ebraico: uomo di Dio) langelo che aveva gi portato al profeta Daniele messaggi di Dio (cf Dan 8,16.21). Maria (Myriam) nome che per alcuni verrebbe dallebraico e significherebbe veggente; per altri verrebbe dallegiziano e significherebbe amata. una fanciulla in et di matrimonio che, allepoca, avveniva fra i dodici e i tredici anni o al massimo a 15 anni. Maria potrebbe essere nata fra il 20-18 a. C. promessa a Giuseppe. Lo Spirito Santo colui che scender sulla Vergine Maria (v. 35) e porter a compimento quanto annunciato dallangelo. Ges (Jeshua, in ebraico Dio salva) il nome che Dio d al figlio che nascer da Maria; un nome che tutto un programma; cui si aggiungono i titoli di grande e figlio dellAltissimo, e lannuncio che seder sul trono di Davide, suo padre e il suo regno non avr fine. Giuseppe il nome di colui cui Maria promessa in sposa. La prima

LAZIONE Nella casa di Nazaret, tra Maria e Gabriele, si svolge un dialogo scandito da tre momenti: Il saluto dellangelo un invito alla gioia (come quello che il profeta Sofonia rivolge alla figlia di Sion, di cui Maria immagine: 3,14-15), ma anche una rivelazione su come Dio vede Maria, ossia piena di grazia. Non la chiama col suo nome abituale, le d un nome nuovo che esprime come lei sia una persona gi trasformata dalla grazia di Dio. Dinanzi a tale inaspettato saluto Maria tace, imbarazzata. La proposta che Dio rivolge a Maria chiara: Sei chiamata a essere madre di Ges. I titoli usati per questo dono che Dio, attraverso Maria, vuole fare allumanit, mettono in luce che Ges il Figlio di Dio, il Messia. La Vergine, di fronte a tale vocazione inattesa, non si tira indietro, ma manifesta, pi che unintenzione, la sua condizione esistenziale. Per, il fatto che ella non parli delle sue nozze e del legame con Giuseppe, non esclude che in lei vi fosse il desiderio di rimanere vergine. La vocazione di Maria a essere madre si inscrive nella chiamata a essere di Dio che era gi testimoniata nella sua vita dal suo atteggiamento e dalla sua intimit con il Signore. Langelo fornisce una duplice garanzia a Maria: la forza di Dio, cio lo Spirito Santo sar il regista dellIncarnazione; come sulla tenda del convegno (cf Es 33,9) indicava la presenza di Dio, ora, con la sua ombra coprir Maria. Elisabetta, pur partendo da una diversa condizione, la sterilit, per opera di Dio divenuta feconda, cio madre: ecco un segno della sua capacit creativa che Dio offre alla Vergine. La conclusione dellangelo la firma di Dio allintero messaggio. Colui che manda lannuncio pu realizzare quello che annuncia: Dio cui nulla, neanche la maternit di una vergine, impossibile.

Lucala Cristologia

La nascita

(Luca 2, 1-20) IN QUEL TEMPO Non facile determinare con esattezza il tempo e il luogo della nascita di Ges. ormai assodato che Dionigi il piccolo, monaco scozzese del IV secolo, abbia compiuto un errore di calcolo nel definirne la data. Luca, nel racconto del natale di Ges, attento a darci la cornice storica in cui esso si colloca. Cita i grandi della terra, in rapporto ai quali si faceva (e si fa) la storia. Il primo Cesare Augusto (29 a.C.-14 d.C.), limperatore che diede a Roma e al mondo un certo tempo di pace. Il secondo Quirinio, governatore della Siria dal 12 a.C. che, nel 6-7 d.C., come dice Giuseppe Flavio, fece il censimento della Giudea. Stando a questi dati la nascita di Ges va collocata tra il 6 e il 4 a.C., poco prima della morte di Erode il grande (cf Lc 1,5) avvenuta il 4 a.C. Il giorno 25 dicembre ha valore simbolico. Fu scelto per sostituire la festa del dio sole, celebrata dai Romani in occasione del solstizio invernale. Ci che resta indiscutibile che il natale di Ges un evento che si colloca nella storia.

IN QUEL LUOGO Luca ambienta la nascita di Ges a Betlemme, area in cui Davide era stato pastore (cf 1Sam 16,1.11). Per questo la chiama Citt di Davide, espressione che, in genere, era stata usata solo per Gerusalemme. Egli ha presente la profezia di Michea (5,1): E tu Betlemme di Efrata, cos piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscir colui che deve essere il dominatore di Israele. Il richiamo ai pastori e a Davide (che ritorna due volte: al v. 2,4. e al v.11), il fatto che Giuseppe era discendente dal casato di Davide (cf 2,4), e infine la profezia di Michea, sembrano dirci che Ges ha molti tratti in comune con il grande re di Israele, dalla cui stirpe doveva nascere il Messia. Lambientazione geografica e le indicazioni cronologiche muovono da una precisa volont: collocare Ges, sin dalla nascita, nella storia della salvezza, che si

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LE SCENE DEL RACCONTO Dopo la solenne ambientazione, il racconto si snoda in cinque scene, ognuna delle quali caratterizzata dallingresso di nuovi personaggi e/o dal cambiamento di luogo: il viaggio di Maria e Giuseppe; il parto; lannuncio degli angeli ai pastori; il canto del Gloria; la visita dei pastori. Il viaggio di Maria e Giuseppe. La prima scena ci presenta Maria e Giuseppe in cammino da Nazaret, in Galilea, a Betlemme, in Giudea, per obbedire allordine del censimento che riconduce Giuseppe, con Maria, nel cammino a ritroso nel tempo verso le radici della propria famiglia.

Il parto. La seconda scena punta lattenzione su Maria. Mentre si trova a Betlemme, giungono a pienezza per lei i giorni del partorire e d alla luce il figlio suo, il primogenito (termine usato nellAT per indicare la qualit di consacrato del primo figlio, cf Es 13,12; 34,19; ma anche Lc 2,23). Nel racconto del parto, molto sobrio, Luca aggiunge due particolari misteriosi: Maria avvolge Ges in fasce e lo depone nella mangiatoia. Il primo dettaglio: lo depose in fasce, sembra superfluo. Una madre dove pu avvolgere il neonato? Ma il particolare delle fasce pare sottolinei la perfetta umanit di Ges, Figlio di Dio, che, nato da una donna, come ci dice Paolo (Gal 4,4), vive lesperienza di essere nei nostri panni di uomo; inoltre rimanda pure alla scena della deposizione di Ges (cf Lc 23,53) e allarrivo di Pietro al sepolcro, dove si dice che vide le bende (cf Lc 24,12). Luca intende forse collegare cos il momento della nascita di Ges a quello della morte e, soprattutto, della risurrezione come liberazione dai limiti della condizione umana. Riguardo alla mangiatoia, nella quale Maria depone Ges, chiaro che essa ha fatto pensare a una grotta. Levangelista spiega che non cera posto per loro in quel locale che in greco chiama katalyma ossia, non lalbergo che altrove indica con altro termine (cf Lc 10,34-35), ma la stanza umile la cui funzione, nelle case private, era di accogliere i forestieri o i parenti poveri e che alloccorrenza poteva servire anche come stalla per gli animali (forse allude a ci anche 2Sam 12,3). Gi dal primo secolo i padri parlano di grotta. La presenza del bue e dellasinello, che levangelista non nomina, sono stati ripresi dalla tradizione e dai padri che vedrebbero nella loro presenza lavverarsi della profezia di Isaia (1,3): "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele non conosce e non comprende". Nella loro presenza vi sarebbe adombrato il riconoscimento delle creature verso il proprio Signore.

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Lannuncio ai pastori. Il racconto della nascita concluso, ma il narratore vuole farci conoscere anche la prima manifestazione di Ges al mondo del suo tempo. Dopo il quadro familiare che ha visto Maria, Giuseppe e il bambino allinterno della grotta di Betlemme, passa allaperto dove i pastori, in unambientazione notturna, silenziosa e fredda (a circa 777 m. di altitudine) bivaccano per custodire le greggi. Ad un tratto questi personaggi, appartenenti a una categoria disprezzata al loro tempo, fanno una straordinaria esperienza, diventando spettatori di unepifania. Appare ad essi un angelo, un messaggero del Signore e la gloria di Dio (termine biblico per indicarne la presenza irradiante) li avvolge di luce. Essi entrano nello splendore di Dio e langelo reca il suo messaggio: Non abbiate paura! Vi annunzio una grande gioia che sar per tutto il popolo. Oggi nella citt di Davide vi nato un salvatore, Cristo Signore (Lc 2,10-11). Langelo, poi, spiega che tale nascita caratterizzata nel segno di un bimbo avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. I pastori sono i destinatari privilegiati del primo vangelo, cio del primo annuncio che reca la gioia e che chiede capacit di accoglienza e di fede in chi lo riceve. Si tratta di credere alle parole dellangelo e quindi di riconoscere nel segno (quanto quello della croce: cf 1 Cor 1,22-25) povero, folle e scandaloso del bimbo colui che, con grande ricchezza teologica, definito Salvatore, ossia il vero salvatore rispetto allimperatore e ai giudici del primo Israele; Cristo, ossia il Messia; Signore, ossia Dio. Sono tre titoli che mettono in luce la grandezza del bambino di Betlemme, nascosta nella sua piccolezza e fragilit di bimbo.

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Il canto degli angeli. Lannuncio gioioso dellangelo sostenuto dalla moltitudine della schiera angelica. Gli angeli sono venuti a svolgere in terra la loro specifica funzione liturgica del cielo, cantando: Gloria a Dio nel pi alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama. I due termini sono una sigla, come un cartiglio nei dipinti barocchi, un commento sulla scena e in particolare sul bambino che la gloria per Dio, infatti in lui la gloria di Dio discende sulla terra (cf Gv 1,14) e, attraverso lui, la pi alta glorificazione di Dio si compie da parte delluomo; inoltre il bambino la pace (cf Ef 2,14), la vera pace per gli uomini amati da Dio.

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La visita dei pastori. Conclusasi la liturgia celeste, ecco i pastori iniziare solleciti il proprio pellegrinaggio verso la mangiatoia: andarono senza indugio (v.16); trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia; e dopo averlo visto, riferirono ci che era stato detto loro (v.17). Il narratore ci riporta anche la reazione di coloro che ascoltarono lesperienza raccontata dai pastori, divenuti testimoni dellincontro con il bambino di Betlemme, vero uomo e vero Dio: uno stupore contagiante. E, dopo la pennellata riservata a Maria, che raccoglie nel taccuino del cuore la memoria di tali avvenimenti (cf v.19), Luca ci informa che i pastori, nel loro ritorno, glorificavano e lodavano Dio per quanto avevano udito e visto (cf v.20).

Lauto-presentazione di GesLc 4,16-30 IL LUOGO E LEVENTO Siamo a Nazareth, definita il luogo in cui Ges fu allevato. Ges gi adulto. Ci troviamo nella sinagoga dove, ci informa il narratore, Ges si reca di sabato, come al suo solito. La cornice dellevento dunque solenne: lo spazio e il tempo sono sacri. Cosa va a fare di sabato Ges nella sinagoga?. Come ogni pio ebreo del suo tempo va a pregare, a partecipare alla liturgia sinagogale che consiste in alcune preghiere iniziali, seguite da una lettura della Legge e unaltra dei Profeti, con relativa omelia. Fin qui nulla di particolare, Ges si comporta come i suoi compaesani.

Ma il narratore, come un regista, ci guida nella rappresentazione mentale della scena, dandoci la sequenza delle azioni quasi al rallentatore, fissando lo sguardo su Ges e su ogni suo minimo movimento: entra nella sinagoga (v. 16); si alza a leggere (sembra perci agire di sua iniziativa); gli viene dato il rotolo del profeta Isaia (v. 17); lo apre; legge un passo; arrotola il volume (v. 20); lo restituisce allinserviente; si siede (il particolare interessante perch in Palestina si predicava da seduti, mentre nelle sinagoghe della diaspora lo si faceva in piedi: cf At 13,16).

Lauto-presentazione di GesIn bocca a Ges quelle parole suonano come un biglietto da visita, unautopresentazione per il lettore che, dai passi precedenti, sa che Ges colui sul quale lo Spirito di Dio si posato (cf Lc 3,22), e nello stesso tempo anticipano la sua missione che si snoder in parole e azioni in tutto il resto del racconto evangelico. Basterebbe lapparente casualit di questo richiamo a suscitare nel lettore, un accostamento fra la persona di Ges e quella del Messia. Levangelista annota subito che gli occhi di tutti erano puntati su di lui (v. 20), come se si trattenesse il respiro per una rivelazione intuita, ma che deve essere esplicitata. Ges allora la esplicita con parole inequivocabili: Oggi, si compiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi! (v. 21). Egli tiene, dunque, unomelia brevissima e chiarissima, con cui afferma, indirettamente, che nella sua persona si sta adempiendo ci che Isaia aveva profetizzato sul Messia. Ges dunque non solo un profeta, ma il Messia atteso da Israele.

Sono, per, le parole del testo di Isaia che illuminano le azioni di Ges: Lo Spirito del Signore su di me per questo mi ha consacrato con lunzione, mi ha mandato a dare il lieto annunzio (= evangelizzare) ai poveri, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per rimettere in libert gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore. Il passo di Isaia (61,1-2) la descrizione delle azioni del Messia. Levangelista (che cita con cura il testo dalla Bibbia dei LXX) elimina un versetto relativo al giudizio di Dio: a proclamare un giorno di vendetta da parte del nostro Dio, accentuando cos la dimensione misericordiosa della sua missione. Secondo il profeta non ci sono dubbi: il Messia colui che dichiarer con forza la scomparsa di quanto fa soffrire i poveri e gli oppressi e inaugurer un'epoca nuova, quella dellaccoglienza delluomo da parte di Dio.

I personaggi

I PERSONAGGI E I LORO PIANI DI AZIONE Ges, che nel vangelo di Luca, fino a questo momento, dopo gli episodi rivelativi dellinfanzia stato piuttosto passivo (sebbene in questo stesso episodio, al v. 23, dica che i nazaretani potrebbero chiedergli di fare l ci che ha gi fatto a Cafarnao, alludendo forse a qualche miracolo noto ai contemporanei e che noi conosciamo da Marco), ora, allinizio della sua missione, vuole rivelarsi, programmaticamente, nella sua identit messianica. I nazaretani, contadini che avevano gi sentito parlare del loro illustre concittadino, predicatore e forse operatore di prodigi, continuano a guardare a lui come al figlio di Giuseppe (v. 22) ossia a uno come loro. Non lo comprendono come inviato di Dio e lo rifiutano. Nascosta, ma evidente, lazione di Dio che sta compiendo il suo piano attraverso la persona di Ges, il suo inviato. Lo compie anche attraverso la non accoglienza dei nazaretani. La loro incomprensione rientra nella normale inaccettazione del profeta da parte dei conterranei, come spiegher Ges stesso a partire dagli esempi di Elia, mandato in soccorso a una vedova di Zarepta di Sidone (cf 1Re 17,9-16) e di Eliseo (cf 2 Re 5,1-14) che risan Naaman il Siro e non un giudeo, conclusi dalla lapidaria sentenza: Nessuno profeta in patria. In questo brano il narratore, attraverso lo spazio e il tempo, i personaggi (azioni, parole e piani) e i riferimenti allAT comunica chi Ges, che cosa vuole fare, che cosa realizza Dio in lui, quali sono state e saranno anche le reazioni al suo vangelo nel resto del racconto

Cristologia Il Vivente

Caravaggio aveva gi dipinto nel 1600 ca. "La Cena in Emmaus", oggi conservata a Londra alla National Gallery Caravaggio Cena in Emmaus olio su tela cm.141x196,5 1601 ca. Londra, National Gallery

" Nel breve periodo intercorso tra Roma e Napoli Caravaggio eseguir due quadri, tanti almeno ne ricordano le fonti: una Maddalena e il Cristo in Emmaus, oggi a Brera.......Il pensiero rimbalza alla versione di Londra, sulla scia di un confronto obbligato, tali sono le differenze che separano le due opere di uguale soggetto, distanti fra loro circa quattro anni. Nell'esemplare di Brera Cristo non pi imberbe e il suo volto corrucciato; anche le manifestazioni di meraviglia dei discepoli sembrano trattenute da un rigore meditativo, dominato dalla mestizia che, come un velo oscuro, avvolge tutti i presenti di una luce caliginosa: fumi argentei che gi si erano levati intorno al letto di morte della Vergine. Caravaggio vuole scendere nel profondo dell'animo dei protagonisti mediante un'esecuzione spoglia ed essenziale. Il pane ormai spezzato e il Cristo viene riconosciuto...... ma non si fa riconoscere per le sembianze, n per il timbro della voce che erano cambiati, dopo la resurrezione, ma per un gesto ripetibile per sempre, cui aveva affidato la memoria di un fatto che forse avrebbe stentato a sopravvivere in eterno se fosse stato custodito unicamente nell'apparenza transitoria della fisionomia, destinata a perire." (pag. 104/105. M. Bona Castellotti. Il paradosso di Caravaggio, Milano, 1998.)

LA CENA IN EMMAUS DEL CARAVAGGIO autore: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio opera: Cena in Emmaus datazione: 1606(?) 1607(?) tecnica: olio su tela dimensioni: (145 x 195) 141 x 175 originaria: Casa Patrizi Collocazione* attuale: Milano, Pinacoteca di Brera

Letica narrativaIl quadro semantico di azione: - Beneficare (At 10,38) - Servire(Lc 22,27-28 17,10, servi inutili) - Donare (didomi, Lc 11,22; 18,22; At 4,35)

Un etica per modelli

Modelli reali: Dio (Lc 6,36: Padre misericordioso; Lc 15,11-32) Ges, modello originario, impersona il regno di Dio, annuncia lanno di grazia; il modello del servizio, si dona nelleucaristia per voi (Lc 22,19-20.27)

Un etica per modelli

Modelli reali: Maria (Lc 1,26-38.45) Gli apostoli (Lc 6,13; 9,8; 11,49;) a servizio senza ricompensa;

Un etica per modelli

Modelli reali: Zaccheo, modello delluomo ricco che fa giustizia e beneficenza, dopo essere stato accolto nel regno (Lc 19,9) La vedova povera (Lc 21,1-4) che pone la sua fiducia nel Signore; Le donne, modello di benefattrici (Lc 8,1-3; ma anche in Atti (Lidia); Marta e Maria, una lezione sul come servire.

Un etica per modelli

Modelli reali: Cornelio, il soldato romano, un gentile pio e timorato di Dio (At 10,2).

Un etica per modelli

Modelli reali: Paolo (At 20,18b -35) Barnaba (At 4,36. 5,1-11) Modelli del missionario esemplare

Un etica per modelli

Modelli La comunit gerosolomitana - distacco - ridistribuzione dei beni - servizio nella gratuit

Un etica per modelli

Contro-modelli - scribi e farisei Anche loro come sappiamo da Giuseppe Flavio ci tenevano a tenere ben distinti i ceti (Bell. 1,110114.571)

Una societ con il modello patronus - clientesCf Lc 14,7-11

I racconti esemplari- Il Buon Samaritano - (una risposta aggadica alla domanda sul prossimo) - Contro-modelli - (ricco stolto, Lc 12,13-21) - (fattore disonesto, Lc 16,18) - Il ricco impietoso (Lc 16,1931)

I racconti esemplariTutte e tre queste ultime parabole hanno come oggetto il buon uso dei beni terreni, simboleggiati nel denaro. Il modello dialettico. Si deve imitare non il ricco stolto o quello impietoso, ma il fattore disonesto per essere accolti nelle tende eterne (Lc 16,9).

Problemi specificiIl problema dei poveri nella comunit cristiana (la condivisione) Il problema della donna (servizio) Il problema degli schiavi (non vi una rivoluzione ma unintegrazione, latteggiamento verso lo stato di lealt, Lc 20,22-25)