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  • Il presente volume è stato prodotto nell’ambito del progetto PPTIE, promosso dal Ministero degli Affari Esteri presso la Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM), co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo e realizzato dal Centro Internazionale di Formazione dell’ILO, con il coordinamento scientifico del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza (Dicembre 2006).

  • Presentazione del Vademecum

    Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale

  • Presentazione del Vademecum Strumento di consultazione a fini immediatamente operativi il Vademecum adotta un formato che risponde all’esigenza di essere aggiornabile, flessibile e personalizzabile da ciascun utilizzatore e, al contempo, fornire, a testimonianza di un lavoro sperimentale complesso, una pista di approfondimento e un indirizzo metodologico destinati ad arricchirsi di nuove concrete esperienze regionali. Esso consta di una sezione metodologica, o linee guida, corredate di obiettivi conoscitivi per l’utilizzatore, che rimandano puntualmente alle sezioni di approfondimento, ai casi di studio e buone pratiche ripercorribili e adattabili ai contesti di utilizzo. Le sezioni di approfondimento sono risorse di supporto costituite da materiale documentario che organizza: • informazioni su leggi, normative, politiche, strumenti finanziari per lo sviluppo di

    partenariati internazionali per lo sviluppo locale • informazioni su attori, istituzioni, organizzazioni che operano e canalizzano in tutto o

    in parte le loro attività nel campo del partenariato • link o collegamenti a documenti completi di cui si riporta la sintesi e l’indicazione delle

    fonti ove attingerli direttamente. Esse sono organizzate in schede che agevolano la ricerca per tipologie di contenuti (beneficiari o aree geografiche, parole chiave) la cui fruizione è facilitata da indici a margine. La caratteristica fondamentale di tale struttura è la “aggiornabilità” delle schede che possono essere continuamente integrate e arricchite. Ciascuna sezione presenta una numerazione autonoma delle pagine, un indice analitico e i rimandi a sezioni collegate. Il materiale stampato è inoltre raccolto in un supporto informatico corredato con un indice dinamico e il collegamento ai siti menzionati nel testo. Il formato elettronico (CD allegato) consente una diffusione capillare ed un aggiustamento puntuale grazie all’indice generale dal quale si accede direttamente alle sezioni desiderate Il Vademecum è srutturato in 8 sezioni precedute da una presentazione che contiene anche l’indice generale: La prima denominata “Linee guida per il partenariato territoriale con gli italiani all’estero”, fornisce gli elementi fondamentali dello strumento di partenariato quali vengono definizioni e caratteristiche, la specificità del caso del partenariato internazionale

    Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale 1

  • Presentazione del Vademecum

    con gli IRE, la progettazione ed il laboratorio di partenariato, i riferimenti puntuali a buone pratiche. La sezione realizza un percorso formativo sulla metodologia progettuale, affrontando temi e proponendo strumenti logico operativi riguardanti i modelli di partenariato e metodi di progettazione secondo gli standard internazionali. Le rimanenti sette sezioni di approfondimento ospitano materiale documentario e informativo modellizzato ad hoc, in grado di supportare l’attore nella stesura della sua proposta di partenariato con gli IRE. La sezione 2 denominata “Gli attori chiave del partenariato con gli IRE”, consta di un blocco di schede di materiale documentario, informazioni e contatti riguardanti enti, istituzioni, organizzazioni che a vario titolo si occupano dei temi della internazionalizzazione, del partenariato e degli IRE. Il criterio di strutturazione di queste schede è il contesto di intervento (internazionale-nazionale-regionale). Infatti, le 81 schede sono suddivise per territorio (9 schede per gli attori internazionali, 8 schede per gli attori comunitari, 25 schede per gli attori nazionali 39 schede per gli attori regionali: 7 per la Basilicata, 4 per la Calabria, 4 per la Campania, 5 per il Molise, 5 per la Puglia, 10per la Sardegna, 4 per la Sicilia) e per ambiti tematici (attori politico-istituzionali, attori economico-commerciali, attori socio-culturali).

    ,

    La sezione 3, denominata “La politica europea in materia di partenariato” fornisce linee guida ed elenca i principali strumenti a sostegno del partenariato e della cooperazione internazionale nella nuova programmazione 2007-2013. Il blocco contiene schede che illustrano: il ruolo del partenariato nella politica di coesione economica e sociale dell’Unione Europea; alcuni strumenti comunitari a sostegno della cooperazione internazionale e della internazionalizzazione previsti nella programmazione 2000-2006; le principali novità e gli obiettivi della nuova programmazione 2007-2013; gli strumenti comunitari per la cooperazione e l’assistenza esterne nella programmazione 2007-2013; le forme e le modalità di Cooperazione Territoriale (Terzo Obiettivo della Politica di Coesione 2007-2013). La sezione 4 denominata “La normativa italiana in materia di internazionalizzazione” dedica 14 schede alla normativa italiana in materia di internazionalizzazione dalla legge 1083 del 29 ottobre 1954 alla legge 56 del 31 marzo 2005. La sezione 5 denominata “Le politiche regionali per il partenariato con gli IRE” fornisce per ciascuna Regione, schede di analisi riguardanti le leggi regionali in materia di internazionalizzazione, il PRINT, il quadro normativo regionale sull’emigrazione e l’esperienza dell’Osservatorio regionale Itenets. La sezione 6 riporta l’esempio di una delle 10 schede – paese realizzate nell’ambito dei progetti PPTIE e Itenets e curate dal MAE. La scheda-paese in questione è quella dell’Argentina. Altri esempi di scheda-paese sono contenuti nel CD-ROM che accompagna questa pubblicazione.

    Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale 2

  • Presentazione del Vademecum

    La sezione 7 denominata “Le pratiche di partenariato con gli IRE”, contiene schede di esperienze pratiche di promozione dei rapporti con gli IRE realizzate in seno alle Regioni Ob.1, che possono essere considerate modelli metodologici e operativi da poter prendere ad esempio. In particolare sono state redatte 19 schede “best practices” (2 per la Basilicata, 2 per la Calabria, 3 per la Campania, 1 per il Molise, 4 per la Puglia, 4 per la Sardegna, 3 per la Sicilia). In queste schede è stata modellizzata l’esperienza del progetto pilota PPTIE ed altre iniziative di partenariato con gli IRE avviate da ciascuna Regione. In quest’ultimo caso ci si riferisce alle esperienze dei progetti regionali per lo sviluppo di Reti Formative e Imprenditoriali, realizzati a seguito dell'Avviso Pubblico del 23.8.2002 della Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie del MAE. La sezione 8 raccoglie materiale documentario riguardante: Fonti bibliografiche e sitografiche ragionate per argomento, Link di interesse generale, Le risorse informative e conoscitive del MAE ed un Glossario.

    Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale 3

  • Presentazione del Vademecum

    INDICE GENERALE DEL VADEMECUM Si riportano, per comodità di consultazione, i titoli delle diverse sezioni del Vademecum e le voci principali dei rispettivi indici, rimandando alla versione in formato elettronico per utilizzare le funzioni di navigazione nel testo e di collegamento immediato ai siti Internet. I numeri di pagina sono riferiti a ciascuna sezione, numerata in modo indipendente per eventuali esigenze di riproduzione parziale. Sezione 1: “LINEE GUIDA PER IL PARTENARIATO TERRITORIALE CON GLI ITALIANI ALL’ESTERO” • Struttura delle Linee Guida ............................................................................................. 1 • Parte I - Il Concetto di partenariato................................................................................. 3 • Parte II - Il Partenariato territoriale con gli Italiani all’Estero ............................................15 • Parte III - La progettazione del partenariato ...................................................................21 • Parte IV - Fonti di informazione, esempi e “best practices” in tema di partenariato............53 Sezione 2: “GLI ATTORI CHIAVE DEL PARTENARIATO CON GLI IRE” • Gli Attori Internazionali ................................................................................................... 9 • Gli Attori Comunitari ......................................................................................................33 • Gli Attori Nazionali.........................................................................................................51 • Gli Attori Regionali: Basilicata.......................................................................................111 • Gli Attori Regionali: Calabria ........................................................................................125 • Gli Attori Regionali: Campania......................................................................................135 • Gli Attori Regionali: Molise ...........................................................................................147 • Gli Attori Regionali: Puglia ...........................................................................................159 • Gli Attori Regionali: Sardegna ......................................................................................173 • Gli Attori Regionali: Sicilia ............................................................................................191 Sezione 3: “LA POLITICA EUROPEA IN MATERIA DI PARTENARIATO” • Il partenariato nella politica di coesione economica e sociale dell’UE.................................. 1 • Strumenti Comunitari ....................................................................................................37 • La nuova programmazione 2007-2013 dei Fondi strutturali ..............................................48 Sezione 4: “LA NORMATIVA ITALIANA in materia di internazionalizzazione” • Tavole Riassuntive ......................................................................................................... 1 • Schede Descrittive.........................................................................................................11

    Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale 4

  • Presentazione del Vademecum

    Sezione 5: “LE POLITICHE REGIONALI per il partenariato con gli IRE” • Regione Basilicata...........................................................................................................1 • Regione Calabria........................................................................................................... 15 • Regione Campania........................................................................................................ 27 • Regione Molise ............................................................................................................. 39 • Regione Puglia.............................................................................................................. 47 • Regione Sardegna ........................................................................................................ 57 • Regione Sicilia .............................................................................................................. 70 Sezione 6: “SCHEDA PAESE - ARGENTINA” • Le Caratteristiche Generali...............................................................................................1 • Il Contesto Socio- Economico ..........................................................................................2 • La Presenza e le Caratteristiche degli Italiani all’Estero......................................................8 • Le Relazioni Bilaterali tra Italia e Argentina (dal 1990 al 2005) ........................................ 24 • Le Politiche Nazionali verso il Paese di Riferimento.......................................................... 25 • Indirizzi Utili ................................................................................................................. 26 Sezione 7: “Le pratiche di partenariato con gli IRE” • Schede Progetto REGIONE BASILICATA • Schede Progetto REGIONE CALABRIA • Schede Progetto REGIONE CAMPANIA • Schede Progetto REGIONE MOLISE • Schede Progetto REGIONE PUGLIA • Schede Progetto REGIONE SARDEGNA • Schede Progetto REGIONE SICILIANA Sezione 8: “RISORSE INFORMATIVE” • Fonti bibliografiche e sitografiche ragionate per argomento..............................................1 • Le risorse informative e conoscitive del MAE.....................................................................7 • Link di interesse generale.............................................................................................. 27 • Glossario ...................................................................................................................... 31

    Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale 5

  • LINEE GUIDA PER IL PARTENARIATO TERRITORIALE

    CON GLI ITALIANI ALL’ESTERO

    PON di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema Ob. 1 2000-2006, Misura II. 1 Azione D Programma “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili

    con gli italiani all’estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno.”

  • Linee guida

  • Linee guida

    INDICE STRUTTURA DELLE LINEE GUIDA ....................................................................... 1 Parte I - Il Concetto di partenariato................................................................... 3

    Obiettivi ............................................................................................................... 3 1. Generalità .................................................................................................... 5

    1.1. Partenariato e sviluppo locale................................................................. 6 1.2. Partenariato e dialogo sociale ................................................................ 7

    2. Le tipologie del partenariato .......................................................................... 8 2.1. I partenariati tra gli stati e i trattati internazionali .................................... 9 2.2. I partenariati internazionali di rilevo internazionale .................................11 2.3. I partenariati internazionali di natura privatistica.....................................12 2.4. I partenariati nell’ambito nazionale/locale ..............................................12

    Sintesi della Parte I ..............................................................................................14 Parte II - Il Partenariato territoriale con gli Italiani all’Estero ........................ 15

    Obiettivi ..............................................................................................................15 1. Aspetti generali............................................................................................17 2. I soggetti del partenariato ............................................................................17

    2.1. Le regioni del Mezzogiorno ...................................................................17 2.2. I partners esteri...................................................................................18 2.3. Gli Italiani Residenti all’Estero ...............................................................18

    3. I temi del partenariato .................................................................................20 4. La forma degli accordi di partenariato............................................................22 5. L’efficacia degli accordi di partenariato...........................................................23 6. Il metodo adottato dal PPTIE per la progettazione degli accordi .......................24

    6.1. La metodologia della Fase I ..................................................................24 6.2. La metodologia della Fase II .................................................................25

    7. I Progetti Pilota............................................................................................25 7.1. Aree tematiche ....................................................................................26 7.2. Obiettivi ..............................................................................................26 7.3. Paesi di riferimento ..............................................................................26 7.4. Attività dei progetti pilota .....................................................................27

    Sintesi della Parte II .............................................................................................30

  • Linee guida

    Parte III - La progettazione del partenariato...................................................31

    Obiettivi.............................................................................................................. 31 1. Introduzione............................................................................................... 33 2. Cenni sul “Project Cycle Management” - PCM................................................. 34 3. Cenni sulla progettazione con “Approccio del Quadro Logico”.......................... 36

    3.1. La fase di analisi ................................................................................. 37 3.2. La fase di progettazione....................................................................... 40

    4. L’Applicazione del PCM e dell’AQL alla progettazione di partenariati territoriali con gli IRE........................................................................................................ 42

    5. Orientamenti per una corretta applicazione del PCM e del AQL nella progettazione dei partenariati territoriali ............................................................................ 43

    5.1. La scelta del tema............................................................................... 43 5.2. L’identificazione degli attori chiave........................................................ 45 5.3. La conformazione e gestione del gruppo di lavoro.................................. 46 5.4. La negoziazione del partenariato con i partners esteri e il ruolo degli IRE . 49

    Sintesi della Parte III ........................................................................................... 50 Parte IV - Fonti di informazione, esempi e “best practices” in tema di partenariato ......................................................................................................53

    Obiettivi.............................................................................................................. 53 1. Fonti di informazioni sugli IRE e sugli attori del partenariato, esempi e “best

    practices” ................................................................................................... 55 1.1. Il sito del PPTIE .................................................................................. 55 1.2. Il sito del Progetto ITENETs ................................................................. 57 1.3. Altri siti rilevanti .................................................................................. 61

    2. Approfondimenti sul PCM e l’AQL.................................................................. 62 Sintesi della Parte IV............................................................................................ 64

  • Linee guida

    STRUTTURA DELLE LINEE GUIDA Le quattro parti di cui constano le linee guida consentono al lettore di:

    I. Definire il concetto di partenariato nell’ambito delle diverse norme, atti giuridici, documenti programmatici e atti amministrativi internazionali, comunitari, nazionali e locali, in cui questo termine viene utilizzato e interpretato, individuandone le caratteristiche generali e le diverse tipologie in rapporto ai partners e alle tematiche che ne sono oggetto.

    II. Analizzare l’esperienza specifica realizzata dal PPTIE, ovvero i processi che hanno

    condotto agli accordi di partenariato territoriale, con riguardo ai soggetti costituenti il partenariato, ai temi oggetto di cooperazione, alla forma degli accordi, e al metodo adottato per la loro progettazione ed esecuzione.

    III. Applicare una metodologia per la progettazione di accordi di partenariato

    specifici, quali quelli posti in essere dal PPTIE, ovvero i partenariati territoriali con gli italiani all’estero, con particolare riferimento all’uso, in questo contesto, degli strumenti di gestione relativi al “Project Cycle Management” e di progettazione con l’Approccio del Quadro Logico, adottati dalla gran parte degli organismi internazionali e dall’Unione Europea nella loro programmazione di interventi di cooperazione e sviluppo locale.

    IV. Accedere ad informazioni di utilità per la preparazione e negoziazione dei relativi

    accordi, con riguardo ai soggetti del partenariato (attori regionali, esteri e organizzazioni, di IRE), alle tematiche degli accordi, ai progetti in corso e ai metodi di progettazione (fonti bibliografiche e documentali, links con siti web rilevanti e altre fonti specifiche).

    Ciascuna parte delle linee guida è preceduta dagli obiettivi specifici attinenti alla tematica trattata ed è seguita da una breve sintesi dei contenuti presentati.

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  • Linee guida

    2

  • Linee guida

    Parte I - Il Concetto di partenariato

    Obiettivi Alla fine della Parte I il lettore sarà capace di: • Definire che cosa si intende con il termine partenariato nei diversi atti di natura

    internazionale, comunitaria o locale e nella pratica consuetudinaria. • Individuare i tratti distintivi del partenariato, ovvero quelle caratteristiche che li

    distinguono da altri tipi di accordi. • Analizzare il partenariato nell’ambito dello sviluppo locale e del dialogo sociale. • Distinguere le diverse tipologie di partenariato con riferimento ai livelli, ai

    partners e ai temi che ne sono oggetto.

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  • Linee guida

    Il concetto di partenariato 4

  • Linee guida

    1. Generalità Il termine “partenariato” è un’espressione molto generale, meta-giuridica, dai contorni diffusi che fa riferimento ad accordi di diversa natura e di diverso ambito, o livello (locale, nazionale, internazionale), che sono negoziati e quindi formalizzati in un atto di cooperazione fra due o più soggetti. Tali soggetti possono essere i più diversi. Ciò dipende dall’ambito o livello in cui si stabilisce il partenariato, come, per esempio, fra stati, enti locali o soggetti privati, dai temi che ne sono oggetto e da eventuali vincoli stabiliti da norme nazionali, comunitarie o internazionali che qualificano il tipo di partenariato. L’espressione “partenariato” non ha connotati giuridici precisi. Il nome deriva dal termine inglese “partnership”, ovvero (nella traduzione italiana), “associazione”, “unione” o “alleanza” ed è effettivamente questa l’accezione con cui essa deve essere compresa nell’ambito delle norme e degli atti, o altra documentazione, che fanno riferimento a questo termine. Secondo un’interpretazione etimologica, il “partenariato” potrebbe comprendere ogni fenomeno associativo od organizzativo che preveda l’accordo fra più soggetti per la persecuzione di una finalità comune. In senso ampio, da questo punto di vista, ne sarebbero compresi tutti gli accordi/contratti plurilaterali che danno luogo a fenomeni organizzativi e associativi come, per esempio, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, le associazioni professionali, ecc. In realtà, nella consuetudine internazionale, il termine partenariato ricorre in diversi atti giuridici e documenti programmatici e atti amministrativi di livello internazionale, sovranazionale, nazionale e locale che hanno come finalità quella di associare nell’ambito di diverse politiche di sviluppo e su molteplici tematiche, solitamente legate allo sviluppo locale, soggetti diversi. Questi, possono essere i singoli stati, organizzazioni internazionali, enti locali, organizzazioni della società civile, sindacati, organizzazioni datoriali, gruppi di interesse. ONG, università, progetti, agenzie di sviluppo, fondazioni e altre forme associative od organizzative della società civile Prescindendo dalla diversità dei soggetti e dei temi che riguardano i partenariati di qualsiasi livello, e seguendo il percorso interpretativo indicato in precedenza, nel partenariato si possono evidenziare alcuni elementi comuni: • Il reciproco riconoscimento di una pari dignità fra i partners, con riguardo alla

    tematica oggetto di discussione o accordo, e la sostanziale parità con riguardo al potere decisionale, sia nella fase negoziale e di progettazione, che in quella esecutiva e valutativa. Ciò significa che, ancorché possa riconoscersi ad uno dei partners una posizione di coordinamento o promozionale rispetto agli altri “partners”, le parti si

    Il concetto di partenariato 5

  • Linee guida

    considerano di pari livello, pur nella differenza dei ruoli che l’accordo di partenariato loro assegna.

    • L’individuazione di uno o più temi comuni su cui convergono gli interessi di ogni partner e su cui ciascuno può fornire un contributo. Solitamente le tematiche sono riferite allo sviluppo locale, specialmente, quando coinvolgono enti locali e attori locali.

    • La progettazione di interventi coordinati con riguardo ai temi selezionati. • L’atteggiamento cooperativo • L’eterogeneità delle parti. Il riconoscimento di queste caratteristiche permette di qualificare un accordo come “accordo di partenariato” al di là della terminologia con la quale esso è nominato. Infatti i nomi con i quali, nella pratica, vengono indicati gli accordi sono molto diversi e fondati sui più diversi criteri: trattato; convenzione; atto generale; dichiarazione; protocollo, accordo, scambio di note; modus vivendi; memorandum d’intesa, patto; carta, statuto. Di solito il termine trattato internazionale viene utilizzato per gli accordi fra gli stati, mentre per altre tipologie di accordi, con soggetti diversi dagli stati, sono più frequenti altre terminologie, quali memorandum d’intesa o accordo. Il nome, pertanto, non incide sulla validità ed efficacia degli accordi. Infatti questi dipendono sostanzialmente dai contenuti dell’accordo e dalla capacità giuridica dei partners in rapporto ai contenuti del medesimo.

    1.1. Partenariato e sviluppo locale Per le caratteristiche evidenziate, il partenariato è uno strumento essenzialmente orientato per lo sviluppo locale e, di fatto, la gran maggioranza delle attuazioni del partenariato, nella sua dimensione internazionale, nazionale o locale, si sviluppano o prevedono interventi in questo ambito. Infatti lo sviluppo locale, nella sua concezione prevalente, si regge, fondamentalmente, sul dialogo costruttivo e coordinato fra i diversi soggetti (stakeholders) che vivono o hanno relazioni con un determinato territorio e sulla pianificazione strategica di interventi di sviluppo integrato che prevedono l’istituzione di un partenariato. Nell’ambito della nuova programmazione, incentivata dall’Unione Europea, sono ricorrenti i concetti di partenariato, dialogo sociale e concertazione come facenti parte di una strategia complessiva di sviluppo locale in modo da fondare il medesimo sulla partecipazione e responsabilità attiva di tutti coloro che ne sono in qualche modo interessati.

    Il concetto di partenariato 6

  • Linee guida

    La promozione dello sviluppo locale è anche uno degli assi portanti delle politiche regionali al fine di coniugare, da un lato, la valorizzazione delle risorse umane, dell’ambiente, delle imprese e, dall’altro, la formazione e l’attrazione di risorse ed attività dall’esterno. Tale azione è certamente meno efficace se non vi è l’integrazione, il coinvolgimento di tutti gli interessi e le risorse ritenute essenziali da parte dei diversi attori locali sia pubblici che privati. Infatti, in termini di sviluppo locale durevole i maggiori successi si sono riscontrati laddove esiste una capacità di utilizzo coordinato di risorse differenti per creare una coerenza di sistema agli sforzi dei singoli e dei gruppi. In questo caso, quindi, il partenariato, si manifesta nella concertazione tra le Amministrazioni locali e gli attori economico-sociali, portando alla definizione di un piano integrato di sviluppo in grado di innescare processi di rilancio dell’area oggetto dell’intervento. In questo quadro la concertazione rappresenta un fattore decisivo per promuovere un impiego più razionale delle risorse e delle competenze presenti sul territorio.

    1.2. Partenariato e dialogo sociale Dalle caratteristiche indicate in precedenza, il partenariato può essere considerato come un’espressione concreta del dialogo sociale. Sebbene la sfera di applicazione del dialogo sociale contempli anche accordi di natura diversa dal partenariato, ad esempio i cd. “patti sociali” o “accordi di lavoro collettivi” che hanno come scopo la composizione di interessi contrapposti, invece che la partecipazione ad un progetto comune, esistono coincidenze con il partenariato sotto il profilo: • Metodologico, ovvero la consultazione, lo scambio di dati, pareri, posizioni e

    informazioni per definire con la partecipazione degli attori coinvolti progetti di sviluppo, e per stabilire metodi e mezzi di azione comuni e coordinati nei diversi campi di interesse.

    • Formale, dato che, analogamente al dialogo sociale, il partenariato può essere istituzionalizzato, come quando esso è previsto direttamente da una determinata norma, oppure informale quando si genera spontaneamente sulla base di una condivisione di interessi, di intenti o di specifici progetti da parte di più soggetti.

    • Soggettivo, ovvero sotto il profilo degli attori coinvolti in cui è fondamentale il riconoscimento di una pari dignità e importanza reciproca, nonché la loro eterogeneità e convergenza su temi comuni.

    • Attitudinale, ovvero l’atteggiamento e lo spirito cooperativo che caratterizza i partecipanti.

    Il concetto di partenariato 7

  • Linee guida

    Il dialogo sociale ed il partenariato, sono indicatori importanti del grado di democraticità sostanziale di un determinato ambito sociale e, inoltre, sono fondamentali per intendere i valori e le visioni dei diversi attori socioeconomici che operano in un determinato territorio e che devono essere tenuti presenti nel momento in cui si decida di progettare interventi sostenibili nei rispettivi ambiti.

    2. Le tipologie del partenariato Il partenariato, secondo le caratteristiche generali descritte in precedenza, può realizzarsi secondo diverse tipologie, che si distinguono per i livelli in cui essi vengono realizzati, per i soggetti che ne fanno parte e, infine, per le tematiche che ne sono oggetto. E’ frequente che il livello determini altresì i soggetti del partenariato (per esempio, gli stati con riferimento ai trattati internazionali) e così anche le materie. Per questo motivo, le tipologie di partenariato che seguono riportano contestualmente i diversi aspetti, partendo da quello dei livelli di realizzazione. Le categorie di partenariati sono classificate secondo un significato “utile” e convenzionale, dato che l’espressione “partenariato” come già accennato non ha connotati giuridici precisi se non nel contesto normativo in cui esso figura e viene interpretato. Sono quindi sempre possibili altre classificazioni con riguardo all’angolo visuale d’interpretazione. Con questa precisazione, alcune categorie di partenariato si muovono nell’ambito internazionale che può dare luogo: • a trattati internazionali, ovvero ad atti posti in essere dagli stati sovrani di propria

    iniziativa o talvolta promossi da organizzazioni internazionali (ONU, OCSE) o sovranazionali (UE)

    • ad altri “atti di rilevanza internazionale” conclusi fra soggetti, diversi dagli stati, quali le regioni o le amministrazioni locali ed altri attori pubblici o privati.

    • a “contratti internazionali di natura privatistica” Esistono poi situazioni intermedie o che, in sede interpretativa, sia per i soggetti partecipanti, sia per le tematiche oggetto di negoziazione, si possono collocare nell’uno o nell’altro campo. Tale giudizio dipende fondamentalmente dagli ordinamenti giuridici statali e dalle modalità con cui essi distribuiscono le competenze degli enti territoriali e quindi dalla capacità giuridica e grado di autonomia dei medesimi.

    Il concetto di partenariato 8

  • Linee guida

    2.1. I partenariati tra gli stati e i trattati internazionali

    Sebbene l’esperienza del PPTIE si sia realizzata a livello regionale, dato che tale programma ha coinvolto principalmente le regioni, e che quindi non abbia dato luogo a trattati internazionali in senso stretto, è opportuno fare un breve cenno anche ai partenariati che si configurano secondo questa modalità e che sono posti in essere da stati sovrani. Essi, infatti costituiscono, spesso, il riferimento per altri accordi di partenariato stipulati in ambiti circoscritti, come è il caso della nostra esperienza. Nell’ambito dei trattati internazionali che abbracciano le materie più svariate e in tutti i campi politico, strategico, commerciale, economico, istituzionale e sociale, vi sono svariati esempi di partenariati internazionali. Tra i partenariati di maggiore rilievo si segnalano quelli patrocinati dall’Unione Europea (UE), anche per l’importanza della dotazione finanziaria che accompagna solitamente tali accordi. Essa è un finanziatore importante degli aiuti allo sviluppo sulla scena internazionale. Dato che essa non costituisce uno Stato sovrano, ma dispone soltanto di un potere di rappresentanza degli Stati Membri –limitato, peraltro, alle materie dei trattati costitutivi-, sono questi i veri partners titolari degli accordi. Per ampliare ed approfondire le sue relazioni con altri paesi e regioni, l'UE organizza regolarmente incontri con i suoi principali partners, come gli Stati Uniti, il Giappone, il Canada e, più di recente, la Russia, l'India e la Cina, e, a livello regionale, intrattiene un dialogo con i paesi del Mediterraneo, del Medio Oriente, dell’Asia e dell'America Latina. Queste relazioni, che inizialmente vertevano principalmente su questioni commerciali, sono state estese, nel corso degli anni, al settore degli investimenti, della cooperazione economica, delle finanze, dell'energia, della scienza e della tecnologia e della tutela ambientale, oltre che a questioni politiche come la lotta mondiale contro il terrorismo, la criminalità internazionale, il traffico di droga e i diritti dell'uomo. Fra i diversi accordi di partenariato che sono nati, o nascono in questo contesto, a titolo di esempio, l’Unione Europea ha predisposto, in attivazione delle sue politiche per la regione euromediterranea, il cd. Partenariato euromediterraneo, nato con la Dichiarazione di Barcellona, adottata il 28 novembre 1995 dai 15 Ministri degli Affari Esteri dell'Unione Europea e da quelli di 12 Partner mediterranei (Algeria, Cipro, Egitto, Stato di Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, Territori di Gaza e della Cisgiordania).

    Il concetto di partenariato 9

  • Linee guida

    Si tratta di un patto politico tra l'Unione Europea e i Paesi del bacino mediterraneo chiamato a riequilibrare verso la sponda sud le relazioni che l'Unione ha sviluppato con i Paesi dell'est Europa a partire dal 1989. Esso si articola in una serie di iniziative che coprono i settori più vari. Tra le più importanti: • il riavvicinamento delle politiche economiche settoriali, processo particolarmente

    attivo nei settori dell'industria, delle telecomunicazioni, dell'energia e dell'acqua; le reti di cooperazione euromediterranee miranti a facilitare lo scambio di conoscenze (federazioni industriali, istituti economici, camere di commercio, banche, ecc.);

    • la cooperazione in campo statistico; • la cooperazione tra la società civile (università, associazioni professionali, organismi

    non governativi); • il patrimonio culturale che ha come obiettivo il riconoscimento delle reciproche

    tradizioni e lo sviluppo del dialogo culturale; lo sforzo verso una zona di pace e stabilità attraverso l'identificazione di un certo numero di principi da rispettare e di obiettivi ai quali mirare.

    Al di là dell’esempio riportato, la UE ha concluso una serie di accordi bilaterali e multilaterali con la maggior parte dei paesi e delle regioni al mondo. La UE è anche uno dei principali donatori nei confronti delle agenzie, dei fondi e dei programmi specializzati dell'ONU e svolge quindi un ruolo importante nell'attuazione delle loro politiche. Come si può osservare, da quanto sopra riportato, i partenariati internazionali che hanno come partners gli stati e che danno luogo a trattati internazionali, possiedono contenuti molto ampi e di natura politica. Spesso, com’è il caso del Partenariato euromediterraneo, questi accordi generali prevedono essi stessi la riproduzione su scala minore o in ambiti territorialmente e/o tematicamente più circoscritti la metodologia del partenariato, attraverso la quale i progetti o gli accordi assumono una dimensione esecutiva e di sviluppo locale. Altri esempi notevoli in tema di partenariato sono le attività promosse dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni specializzate tra cui per quanto riguarda la tipologia di accordi l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ma anche da altre organizzazioni internazionali come, ad esempio, l’OCSE nell’ambito delle rispettive missioni istituzionali. Il ruolo dell’OIL in rapporto alla promozione del partenariato L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha un ruolo importante in rapporto alla creazione di partenariati che hanno riguardo alla dimensione del lavoro, soprattutto in riferimento alla sua attività di promozione del dialogo sociale che, come si è osservato in precedenza, è un elemento costitutivo, intrinseco al partenariato. Com’è noto l’OIL, secondo la efficace, seppur sintetica, definizione dell’attuale Direttore Generale, ha la missione di creare condizioni, nel mondo, per un “lavoro decente”.

    Il concetto di partenariato 10

  • Linee guida

    In questa direzione l’OIL, fin dalla sua costituzione nel 1919, svolge due attività principali: • L ‘elaborazione di “standard” minimi di lavoro, ovvero norme considerate

    fondamentali per configurare le basi di un lavoro dignitoso e • attività di cooperazione e assistenza tecnica che consentano di creare le condizioni “di

    fatto” per la concreta applicazione di queste norme. In generale gli interventi riguardano la promozione dei diritti fondamentali nel lavoro — in particolare l’eliminazione del lavoro minorile e del lavoro forzato — la diffusione del dialogo sociale e di moderne relazioni industriali, la formazione delle risorse umane, la generazione di reddito attraverso il lavoro e l’impresa, soprattutto di piccola dimensione, la responsabilità sociale delle imprese. Data la varietà di situazioni che riguardano la dimensione del lavoro, in senso ampio, nonché l’ambito geografico in cui l’OIL realizza la sua attività (144 paesi membri e 40 sedi periferiche) essa è dotata di informazioni attualizzate che riguardano le politiche del lavoro e della formazione professionale, i progetti di sviluppo locale nel campo economico e del lavoro in quasi tutti i paesi del mondo. L’OIL ha anche sviluppato esperienze e metodologie per rafforzare il dialogo sociale e il partenariato le quali sono state adattate ai diversi contesti culturali e sociali dei paesi membri, fornendo quindi un’ampia gamma di strumenti utili per chi desideri realizzare accordi di partenariato internazionali.

    2.2. I partenariati internazionali di rilevo internazionale

    Tale tipologia di partenariati è molto vicina all’esperienza realizzata dal PPTIE che ha coinvolto le regioni e/o altre amministrazioni pubbliche, enti pubblici, università, organizzazioni private e fondazioni, centri di ricerca, ONG, ecc. Il tratto distintivo di questa categoria di accordi riguarda i soggetti che partecipano all’accordo, ovvero enti pubblici e privati che, in quanto tali, hanno precisi limiti di competenza sia per territorio che per materia. Tali limiti non sono generalizzabili, a livello internazionale, dato che dipendono dal grado di autonomia assegnate dallo stato centrale agli enti pubblici territoriali, enti locali, e dalla regolamentazione del settore privato. In Italia i temi di tale tipologia di accordi sono stabiliti dal Titolo V della Costituzione, come si vedrà, in dettaglio, nella seconda parte del Vademecum.

    Il concetto di partenariato 11

  • Linee guida

    2.3. I partenariati internazionali di natura privatistica

    Oltre ai partenariati che coinvolgono amministrazioni pubbliche o tematiche di carattere tradizionalmente pubblico come, ad esempio, l’istruzione, la formazione professionale, la salute, l’ordine pubblico, ecc ci sono anche degli accordi che rivestono un carattere “privatistico” e che riguardano la cooperazione fra enti privati, oppure anche fra enti pubblici, ma su materie di diritto privato. A titolo esemplificativo, rientrano in questa categoria di partenariati: • Gli accordi di collaborazione fra università, centri di ricerca o istituzioni di formazione

    di paesi diversi al fine di promuovere scambi di conoscenze, o progettare corsi di specializzazione in comune, sostenere attività di ricerca, intercambiare personale docente o studenti, materiali didattici, tecnologie, ecc.

    • Gli accordi fra associazioni di imprenditori per promuovere scambi commerciali, organizzare fiere, coordinare la produzione, la vendita, o il marketing.

    • La cooperazione fra associazioni con fini sociali e culturali di paesi diversi.

    2.4. I partenariati nell’ambito nazionale/locale I partenariati che si realizzano a livello nazionale e locale solitamente coinvolgono soggetti pubblici, quali le pubbliche amministrazioni e altri soggetti privati, normalmente in una prospettiva di sviluppo locale. Vi è da rilevare che, in questo tipo di alleanze, tradizionalmente, il ruolo delle Pubbliche Amministrazioni è fondamentale in quanto sono esse che si fanno promotrici di istanze di sviluppo locale nei confronti degli altri attori del territorio. Il loro ruolo quindi è quello di creare le condizioni atte a generare lo sviluppo piuttosto che fornire assistenza diretta, e in questo quadro, le decisioni del settore pubblico hanno generalmente più assecondato lo sviluppo spontaneo, piuttosto che determinarlo. Ne sono esempi i “bandi delle regioni” o di altri enti pubblici, come i ministeri, in cui si prevede l’istituzione di determinate alleanze al fine di partecipare alla gara, il cui obbiettivo è di coinvolgere più soggetti o di creare dei partenariati la fine di raggiungere determinati scopi. Secondo il Comitato Economico e Sociale delle Comunità Europee, tra le forme di assistenza più comuni che le Autorità locali possono promuovere a sostegno dello sviluppo locale, si possono citare: • la promozione di iniziative finanziarie locali;

    Il concetto di partenariato 12

  • Linee guida

    • la creazione di consorzi pubblico-privati; • la pianificazione di infrastrutture locali; • il supporto per attività artigianali,rurali,manifatturiere in genere. Il supporto istituzionale aiuta così la modernizzazione, incoraggiando anche l’integrazione sociale attraverso la riduzione delle differenze, degli svantaggi e delle possibili fonti di conflitto. Al fine di dare efficacia e sostenibilità allo sviluppo locale è, infatti, necessario integrare economie in grado di favorire il soddisfacimento dei bisogni attraverso un’efficiente rete dei servizi, ma soprattutto la promozione di una rete di interscambio di competenze e di solidarietà di cui ogni territorio è ricco se capace di valorizzare le proprie risorse.

    Il concetto di partenariato 13

  • Linee guida

    Sintesi della Parte I

    In questa prima parte del vademecum abbiamo appreso che: • Il termine partenariato che deriva dall’inglese “partnership” (ovvero, alleanza,

    associazione o unione), non ha connotati giuridici precisi se non nell’ambito dell’interpretazione delle diverse norme, atti e documenti di carattere internazionale, comunitario, nazionale e locale in cui esso figura.

    • Le caratteristiche distintive del partenariato sono la pari dignità e il mutuo riconoscimento delle parti sia nella conduzione delle trattative che nella gestione degli accordi, anche se esse ricoprono ruoli diversi; l’esistenza di uno o più temi di interesse comune, solitamente nell’ambito dello sviluppo locale; l’atteggiamento cooperativo delle parti e la progettazione di interventi coordinati.

    • Il partenariato, per le sue caratteristiche, è uno strumento e allo stesso un metodo per lo sviluppo locale, nonché un’espressione concreta del dialogo sociale.

    • Il partenariato può dare luogo ad accordi che si realizzano in ambito internazionale, comunitario, nazionale e locale.

    • Nell’ambito internazionale possiamo distinguere i trattati internazionali, ovvero ad atti posti in essere dagli stati sovrani di propria iniziativa o talvolta promossi da organizzazioni internazionali (ONU, OCSE) o sovranazionali (UE), altri “atti di rilevanza internazionale” conclusi fra soggetti, diversi dagli stati, quali le regioni o le amministrazioni locali ed altri attori pubblici o privati e “contratti internazionali di natura privatistica”

    Il concetto di partenariato 14

  • Linee guida

    Parte II - Il Partenariato territoriale con gli Italiani all’Estero

    Obiettivi

    Alla fine della Parte II il lettore sarà capace di: • Descrivere i principali soggetti che fanno parte di un partenariato territoriale con gli

    IRE (regioni, enti esteri, IRE). • Individuare gli ambiti tematici in cui ciascuna modalità di partenariato in rapporto alla

    capacità giuridica e competenza dei soggetti. • Stabilire i requisiti formali dell’accordo e individuarne le condizioni di efficacia. • Analizzare e valutare il metodo seguito dal PPTIE, per la costruzione di partenariati

    territoriali con gli IRE.

    15

  • Linee guida

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 16

  • Linee guida

    1. Aspetti generali Il partenariato territoriale con gli IRE, che è l’oggetto centrale di questo vademecum, si muove, in parte, nella categoria dei partenariati di rilevo internazionale in quanto dà luogo ad accordi che coinvolgono, sul versante nazionale, le regioni del Mezzogiorno, mentre sul versante estero, oltre ad associazioni ed organizzazioni di IRE, enti pubblici territoriali (stati federati, università pubbliche e private, enti e agenzie di sviluppo, ecc.). Tuttavia, si deve sottolineare che tali partenariati territoriali hanno, a loro volta, generato parallelamente, o in sub-ordine (accordi derivati), altri partenariati di natura privatistica che, come vedremo, hanno coinvolto diverse tipologie di soggetti. Prima di addentrarci negli aspetti pratici e metodologici di come si addiviene ad un accordo di partenariato internazionale con gli IRE, è necessario fare qualche cenno sulla struttura di tali accordi (partners, temi e, contenuti specifici, efficacia), nonché sul metodo concretamente utilizzato dal PPTIE da cui sono state ricavate le “lezioni” che figurano nella terza parte del vademecum, relativa alla progettazione del partenariato.

    2. I soggetti del partenariato I partenariati hanno contemplato la presenza di tre categorie di soggetti, ovvero le regioni del Mezzogiorno, i partners esteri e gli IRE.

    2.1. Le regioni del Mezzogiorno Con il termine “regioni del Mezzogiorno, si sono intese non solo le amministrazioni pubbliche regionali, ma anche le comunità territoriali, comprendendo, quindi, gli attori socioeconomici del territorio, altri enti territoriali, università, camere di commercio, agenzie di sviluppo, ecc. I firmatari degli accordi di partenariato sono stati specificatamente i seguenti: • Le regioni come amministrazioni centrali. • Assessorati regionali, rappresentati dall’Assessore, come ad esempio gli Assessorati al

    Lavoro e all’Emigrazione. • Fondazioni private, anche di proprietà pubblica. • Agenzie di sviluppo. • Camere di Commercio. • Centri Esteri delle Camere di Commercio. • Unioncamere.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 17

  • Linee guida

    2.2. I partners esteri In questa categoria di partners rientrano una serie di soggetti, affini a quelli precedenti, quali: • enti pubblici territoriali, ovvero stati, province e comuni di paesi esteri, • altri enti pubblici non territoriali quali alcune università, • centri di ricerca e università private, • organizzazioni di imprenditori, • camere di commercio private, • associazioni varie. Per quanto riguarda la categoria degli enti pubblici, il nome dei partners può non coincidere, sotto il profilo sostanziale, con le definizioni nazionali. Infatti, ciò dipende dalla struttura amministrativa dei diversi stati. Per esempio, gli stati federati, come è il caso degli Stati Uniti, sono assimilabili alle regioni, anche se con un livello più accentuato di autonomia. Le province canadesi sono assimilabili agli stati federati americani oppure ai “lander” tedeschi. Analogo discorso vale per la distinzione fra enti pubblici e privati che al di là della loro natura pubblicistica o privatistica, possono essere del tutto omologhi (per esempio alcune università). E’ quindi necessario vedere, caso per caso, e al di là del nome, quali siano effettivamente le competenze e la capacità giuridica e di agire di tali enti.

    2.3. Gli Italiani Residenti all’Estero Questa terza categoria di partners costituisce l’elemento qualificante dei partenariati che ci occupano. Infatti, gli IRE rappresentano la strategia di fondo del PPTIE che li vede protagonisti diretti degli accordi, nonché mediatori, ricercatori e fornitori di informazioni di rilievo fondamentale per identificare possibili controparti estere con cui realizzare un partenariato. Nell’ambito del PPTIE, gli IRE, nelle loro diverse forme organizzative e associative, hanno infatti: • condotto le ricerche necessarie per individuare le controparti istituzionali dei diversi

    accordi, tenendo presente i contenuti dei diversi progetti presentati dalle regioni; • negoziato per conto delle regioni e di altri enti i contenuti degli accordi di partenariato

    con gli enti esteri individuati; • ottenuto da parte di quest’ultimi manifestazioni di interesse e la disponibilità di

    addivenire ad accordi di cooperazione sulle tematiche proposte;

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 18

  • Linee guida

    • predisposto incontri e organizzato le missioni istituzionali per la finalizzazione degli accordi;

    • partecipato come partners, generalmente con funzioni di supporto e assistenza, agli accordi effettivamente siglati.

    Il valore degli IRE è inestimabile, una miniera inesplorata di idee e di opportunità. I partenariati realizzati hanno sperimentato solo una minima parte del potenziale globale di questa collettività, evidenziandone, allo stesso tempo, le possibilità di esplorazione ed espansione. Senza entrare nei dettagli sull’evoluzione storica dell’emigrazione italiana, per cui si rimanda alla parte IV del vademecum che fornisce informazioni sul come approfondire la ricerca di partners esteri con cui avviare la progettazione di partenariati internazionali, il dato di fatto attuale è che la comunità di”origine italiana” è stimata, in termini quantitativi, attorno ai 60 milioni di persone, ovvero l’equivalente della popolazione residente in Italia. In questa collettività numericamente così significativa, tanto da rappresentare un fenomeno migratorio fra i più imponenti della storia contemporanea, non ha rilievo il dato formale del possesso della cittadinanza italiana che è posseduta da “soli” 4 milioni di emigrati italiani, quanto il “senso di appartenenza alla comunità italiana” di cui si riscattano e, soprattutto, si continuano a praticare la cultura, lo stile, l’intraprendenza e la capacità di adattamento che hanno consentito il successo di molti italiani nei paesi di emigrazione. Sono questi elementi “qualitativi” che rendono tale comunità un’opportunità importante ai fini dell’internazionalizzazione di imprese, istituzioni, associazioni, organizzazioni ecc, di qualsiasi tipo. Infatti, un universo tanto imponente com’è la comunità italiana all’estero, ha in sé virtù che si applicano ai più svariati campi: politico, istituzionale, scientifico, tecnologico, imprenditoriale, commerciale, culturale, ecc. Sebbene ciò sia intuitivo e ancorché non esistano dati definitivi che possano ricostruire in modo rigoroso e completo l’universo degli IRE è certo che l’esperienza ha evidenziato una consistenza notevole degli IRE in tutti i campi menzionati. Gli elementi strategici più importanti rappresentati dagli IRE con riferimento all’internazionalizzazione sono i seguenti: • La competenza nei più svariati settori, come indicato in precedenza. • L’affinità culturale. • L’attitudine alla cooperazione con la terra d’origine. • La conoscenza dei territori d’emigrazione • La capacità di integrare culture diverse • La capacità di interloquire e mediare con soggetti diversi

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 19

  • Linee guida

    3. I temi del partenariato Le tematiche dei partenariati, in generale, come si è detto in precedenza, possono essere le più varie, coprendo praticamente tutti i campi in cui sia possibile programmare o dare esecuzione ad attività di cooperazione fra più soggetti istituzionali in ambiti generalmente riconducibili allo sviluppo locale. Invece, per quanto riguarda la capacità delle regioni e degli enti locali, in genere, ci sono dei limiti per materia che devono essere rispettati, i quali sono definiti, solitamente, dalle leggi nazionali dei diversi paesi, che assegnano maggiori o minori poteri e i livelli di autonomia agli enti locali. Per quanto riguarda l’Italia, tali limiti sono posti dal Titolo V della Costituzione che fa una ripartizione tassativa fra le materie di competenza esclusiva dello Stato e quelle di competenza concorrente con le regioni, lasciando poi alle regioni una competenza esclusiva sulle materie residuali, ovvero quelle non espressamente indicate fra quelle di competenza statale e concorrente In particolare l’art 117 C. stabilisce che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato. Infine, spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. In attuazione del disposto costituzionale la cd. legge “La Loggia” (legge 5 giugno 2003, n.131), prevede uno speciale meccanismo amministrativo in riferimento alle attività internazionali delle regioni. Infatti le medesime, nell’approvazione ed esecuzione di accordi internazionali sulle materie di loro competenza, devono dare preventiva comunicazione al Ministero degli Affari Esteri e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri i quali possono nei successivi 30 giorni formulare criteri e osservazioni.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 20

  • Linee guida

    Riportiamo qui di seguito alcune istruzioni indicate nella pagina web del Ministero degli Affari Esteri che sintetizzano in modo chiaro i poteri delle Regioni e degli enti locali in merito alla loro facoltà di concludere accordi e trattati internazionali:

    Sito: http://www.esteri.it/ita/4_28_68.asp In seguito all'entrata in vigore della cosiddetta Legge La Loggia” (Legge n. 131 del 5 giugno 2003), recante disposizioni per l'adeguamento dell'ordinamento alla legge di riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni e Province Autonome hanno la facoltà di concludere, nelle materie di propria competenza, veri e propri accordi con Stati terzi. Tali accordi potranno avere natura esecutiva ed applicativa di accordi internazionali già entrati in vigore, programmatica, o tecnico-amministrativa, e dovranno essere finalizzati a favorire lo sviluppo economico, sociale e culturale delle Regioni. La concessione dei pieni poteri di firma al Presidente della Regione per la conclusione dell'accordo spetta al MAE. Tale concessione si colloca al termine di una articolata procedura di consultazione sulla bozza dell'accordo, che coinvolge, oltre al MAE, il Dipartimento Affari Regionali della Presidenza del Consiglio (DAR) e gli altri Ministeri competenti per materia. Nella fase delle trattative, al termine di un primo esame da parte delle menzionate Istituzioni sullo schema di accordo, il Ministero degli Esteri, tramite l'Unità per le Regioni, indica alla Regione eventuali principi e criteri direttivi per la conduzione di negoziati. Qualora le trattative si svolgano all'estero, le competenti Rappresentanze diplomatiche e consolari, previa intesa con la Regione, collaborano alla conduzione dei negoziati. Intese con Enti territoriali interni ad altro stato Le Regioni e Province Autonome possono altresì concludere, con enti territoriali interni ad altro Stato, intese dirette a favorire il loro sviluppo economico, sociale e culturale, nonché a realizzare attività di mero rilievo internazionale. La Regione trasmette il progetto di intesa al DAR ed al MAE, ai fini di eventuali osservazioni sulla sua legittimità per l'ordinamento interno ed internazionale e sulla sua opportunità politica, da far pervenire a cura del DAR entro trenta giorni. Decorso tale termine, la Regione può sottoscrivere l'intesa con l'ente omologo straniero. Anche in questo caso, la rete diplomatico-consolare può svolgere un ruolo importante nell'assistere le Regioni durante la fase negoziale. Attività promozionale e di mero rilievo internazionale Le Regioni e le Province Autonome, oltre che i Comuni e le Città metropolitane, svolgono una vasta gamma di attività promozionali e "di mero rilievo internazionale".

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 21

    http://www.esteri.it/ita/4_28_68.asphttp://www.anci.it/sezionihp.cfm?sezione1=TitoloV&titolov=8

  • Linee guida

    Le attività promozionali che si intendono realizzare (fiere, esposizioni, show room, tra le altre) sono preventivamente comunicate al DAR, al Ministero degli Esteri e ad altre Amministrazioni competenti. Le attività cosiddette "di mero rilievo internazionale" sono, ad esempio, visite istituzionali, gemellaggi, contatti con le comunità regionali all'estero. Tali attività sono svolte dalle Regioni previa comunicazione al DAR e al MAE. Per quanto riguarda le visite, in particolare, il Ministero, tramite la rete diplomatico-consolare, assiste le Regioni, ove richiesto, nelle diverse fasi della preparazione, dello svolgimento e del monitoraggio degli eventuali seguiti. Su un piano generale vigono, nelle relazioni tra lo Stato e le Regioni in materia di rapporti internazionali, i principi della leale collaborazione e della cooperazione procedurale. In base a quest'ultimo, in particolare, le Regioni comunicano preventivamente al Governo, con tempestività e completezza di informazioni, ogni iniziativa rientrante nelle loro attività internazionali, in modo da consentire un'adeguata valutazione della conformità delle stesse agli indirizzi di politica estera dello Stato.

    Nel caso degli accordi concretamente realizzati dal PPTIE nelle regioni, le materie prescelte rientrano nei seguenti ambiti: • commercio con l'estero; • ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi; • governo del territorio; porti e aeroporti civili; • valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività

    culturali; • cooperazione universitaria. Infine un’ultima e importante categoria di partenariati riguardano quelli stabiliti a livello nazionale e locale. Essi non riguardano l’esperienza del PPTIE, anche se la loro esperienza incide ed è significativa anche sulle modalità di partenariati internazionali che gli enti locali possono intraprendere.

    4. La forma degli accordi di partenariato Non è stata adottata negli accordi di partenariato siglati nell’ambito del PPTIE, nessuna forma specifica, salvo quella liberamente concordata dalle parti. In generale, comunque, tale tipologia di accordi, sotto il profilo formale, consta dei seguenti capitoli, all’interno dei quali sono contenuti i diversi articoli e clausole:

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 22

  • Linee guida

    • Un Titolo, come ad esempio Memorandum di Intesa, o Dichiarazione d’Intenti o, ancora Protocollo d’intesa.

    • La menzione delle Parti costituenti il partenariato, ovvero enti regionali, esteri e associazioni di IRE

    • Una Premessa, in cui sono menzionati i presupposti giuridici e di fatto che motivano le parti ad addivenire all’accordo

    • Le Finalità o Scopi o Obiettivi dell’accordo, in cui si annunciano le finalità che le parti assegnano al partenariato e i mutui benefici che si spera ottenere.

    • Il Ruolo o Responsabilità che ciascun partner assume per il perseguimento delle finalità dell’accordo.

    • La Durata e/o Vigenza dell’Accordo e l’eventuale previsione di modifiche e integrazioni o rinnovi (espressi o taciti).

    • La Data e il Luogo. • La Firma dei partners in capo ai loro legittimi rappresentanti. Alcuni accordi prevedono poi degli allegati, solitamente contenenti progetti esecutivi basati sull'accordo quadro, al fine di porre in essere una prima iniziativa concreta nel quadro generale definito dall’accordo.

    5. L’efficacia degli accordi di partenariato Sotto il profilo dell’efficacia, ovvero della capacità dell’accordo di raggiungere le finalità stabilite, essa dipende essenzialmente dalla volontà e persistenza delle parti nel mantenere gli impegni presi, non essendo previste, in questo caso, ne meccanismi di risoluzione specifici di controversie (per esempio l’arbitrato) ne altre clausole che prevedano conseguenze in caso di inadempimento totale o parziale di una delle parti. Pertanto, sul piano strettamente giuridico, l’inadempimento di un parte provocherebbe come “sanzione” il semplice inadempimento delle altre “tout court” e il decadimento dell’accordo. Ciò nondimeno, sotto il profilo delle relazioni, il venir meno al principio internazionale “pacta sunt servanda”, sicuramente applicabile anche a questo contesto, costituirebbe un pregiudizio di immagine e un ostacolo a possibili azioni future, che assegna a tutti i partners non solo una grande responsabilità reciproca, ma anche nei confronti dei propri cittadini, amministrati utenti e clienti.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 23

  • Linee guida

    6. Il metodo adottato dal PPTIE per la progettazione degli accordi

    Per addivenire alla preparazione degli accordi, il PPTIE ha seguito due approcci metodologici diversi, anche se convergenti, con l’obiettivo di realizzare dei partenariati con le caratteristiche soggettive e tematiche analizzate poc’anzi.

    6.1. La metodologia della Fase I1 La prima fase è consistita in una vasta operazione di rilevamento di Italiani all’Estero di successo, nei vari campi economico, sociale, culturale e istituzionale, combinata da un’altrettanto imponente rilevazione dei soggetti regionali pubblici e privati a livello regionale nei medesimi campi e settori. Dalla selezione dei migliori curricula sui due versanti della ricerca, in Italia e all’estero, nei paesi di emigrazione italiana, sono stati selezionati 184 IRE e 980 attori socioeconomici regionali che, nell’ambito di 6 seminari internazionali di progettazione svoltisi in 6 regioni del Mezzogiorno, (Il Molise non partecipò a questa fase) hanno concepito una serie di idee progettuali (451), accordi (362) e contatti (1101) che hanno permesso di : • Rilevare, seppure su un campione rappresentativo, le potenzialità offerte dall’universo

    IRE in rapporto alle diverse tematiche selezionate e, al contempo, sensibilizzare gli attori regionali su tali potenzialità;

    • concludere direttamente alcuni accordi di partenariato;

    1 Il progetto PPTIE è articolato in due periodi progettuali specifici, ciascuno dei quali caratterizzato da una serie di attività. La prima fase del programma (2003 – 2004) si è conclusa a Febbraio 2004 ed è stata dedicata ad animare partenariati territoriali con gli italiani all’estero. Essa ha permesso di verificare da un lato la presenza di un vasto potenziale costituito dagli italiani residenti all’estero, dall’altro l’esistenza di una concreta volontà da parte degli stessi IRE a collaborare e contribuire attivamente con le regioni italiane di provenienza allo sviluppo istituzionale, economico, culturale e sociale dei territori italiani attraverso forme e processi di internazionalizzazione. L’esito di questa fase ha dimostrato la notevole validità dell’iniziativa; infatti in meno di due mesi si sono registrate oltre 770 proposte provenienti da tutto il mondo: imprese, camere di commercio, università ed istituti di ricerca, in vario modo collegati alle comunità italiane locali, hanno mostrato un chiaro interesse ad avviare o ampliare i propri rapporti di collaborazione con i territori di origine. La presentazione e la discussione delle proposte pervenute è stata oggetto di 6 workshop regionali, della durata di quattro giorni, tenuti tra dicembre 2003 e febbraio 2004. Sulla base delle attività e dei risultati emersi durante tali workshop è stato elaborato un vasto programma di contatti, modelli di partenariato, best practices e modalità operative che, numericamente, può essere sintetizzato nelle seguenti cifre: 771 domande di partecipazione (343 dall’Italia e 428 dall’estero); 2114 presenze ai workshop; 1101 contatti; 451 progetti di cooperazione presentati; 362 accordi siglati; 170 articoli o servizi radio-tv, su 60 testate. Oltre a proposte di collaborazione su specifici progetti, sono stati presentati numerosi esempi di “best practices” o significativi risultati raggiunti con collaborazioni di questo tipo, utili come premessa per ulteriori iniziative, o come esempio per altri partecipanti.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 24

  • Linee guida

    • creare un ampia base di idee progettuali o di partenariato a disposizione delle regioni al fine di orientare la propria programmazione coinvolgendo gli IRE.

    6.2. La metodologia della Fase II2 La fase II del PPTIE ha sistematizzato l’esperienza della prima fase. In parte ciò è avvenuto realizzando attività cosiddette di “accompagnamento” ai progetti scaturiti nella fase I, per renderli più aderenti alla programmazione regionale, e per incrociarli con potenziali risorse nell’ambito dei Programmi Operativi Regionali (POR) o di altri enti e istituzioni di finanziamento. Sotto un altro profilo, oltre alla produzione di documenti centrali quali un’analisi delle migliori esperienze realizzate da un campione significativo di IRE, ed il presente “vademecum”, il PPTIE ha dato luogo a dei “progetti pilota” che rappresentano sotto il profilo metodologico l’aspetto più interessante dell’esperienza, la cui sistematizzazione ha consentito di ricavare lezioni importanti su cui basare future iniziative di partenariato con gli IRE.

    7. I Progetti Pilota I Progetti Pilota che le regioni beneficiarie del PPTIE hanno prescelto per la sperimentazione di processi di internazionalizzazione sono stati il terreno su cui sperimentare la strategia di collegamento con gli IRE su un tema specifico, scelto nell’ambito di tematiche prioritarie sia in rapporto alle priorità della programmazione regionale, sia alle concrete scelte e orientamenti politici dei governi regionali.

    2 La seconda fase del programma (2004-2006) è stata invece finalizzata alla valorizzazione dei risultati della prima fase di progetto attraverso la realizzazione di una serie di attività di sistematizzazione e strutturazione delle competenze, in materia di partenariato territoriale con gli italiani all’estero, acquisite dalle amministrazioni regionali e dagli attori del territorio nel corso del periodo precedente. Lo scopo è dunque accrescere la capacity building delle Regioni Ob.1 e degli attori dei rispettivi contesti socio-economici nell’ambito di accordi di cooperazione territoriale e internazionale con le comunità degli IRE. Tale fase è stata pertanto articolata in due linee di intervento principali: • Linea di intervento 1 - Accompagnamento alle Regioni. Tale linea volta a rafforzare la capacità

    territoriale in materia di partenariati internazionali e di sviluppo locale si concretizza in due specifici tipi di attività: azioni di supporto diretto alla progettazione delle iniziative finanziate con fondi regionali; attività di formazione dedicate a consolidare competenze specialistiche.

    • Linea di intervento 2 - Azioni dimostrative e pilota. Questa seconda linea di intervento consiste essenzialmente nella progettazione della rete di partenariato territoriale con gli italiani all’estero; nella realizzazione del Vademecum sul partenariato internazionale per lo sviluppo locale; e, infine, nell’identificazione di una serie di progetti pilota in aree di importanza strategica per le Regioni e coerenti con gli obiettivi fissati nella prima fase, che hanno portato all firma di 23 accordi di partenariato.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 25

  • Linee guida

    7.1. Aree tematiche Le aree tematiche dei PP hanno riguardato principalmente: • lo sviluppo delle relazioni commerciali tra PMI regionali e mercati esteri; • la collaborazione fra istituti di alta formazione e le università; • la formazione professionale; • la promozione di prodotti di nicchia, specialmente nel settore alimentare (prodotti

    tipici) • il turismo culturale, enogastronomico e di ritorno; • ricerca applicata (agroindustria, ambiente, piante officinali); • cooperazione fra autorità portuali in tema di sicurezza, gestione crocieristica,

    accoglienza passeggeri e sviluppo di nuovi progetti comuni (apertura di nuove linee);

    7.2. Obiettivi Nell’ambito dei temi indicati in precedenza, gli obiettivi dei progetti si sono prevalentemente concentrati sul rafforzamento delle competenze della regione in tema di internazionalizzazione mediante la creazione di un gruppo regionale interdisciplinare con competenze per la progettazione e gestione di partenariati internazionali con gli iRE e sulla stipula di uno o più accordi di partenariato rilevanti per la regione e/o i partners coinvolti.

    7.3. Paesi di riferimento I paesi di riferimento sono stati scelti in parte per la conoscenza generale delle opportunità offerte in rapporto alle tematiche prescelte da parte di singoli stati e territori esteri, ma sopratutto in considerazione della presenza e consistenza di corregionali residenti all’estero in determinati territori. Questo fatto si deve essenzialmente: • alla centralità degli IRE, in rapporto alla progettazione dei partenariati nell’ambito del

    PPTIE; • ai rapporti che le regioni hanno tradizionalmente con i propri emigrati di cui

    sostengono le associazioni, e con cui predispongono programmi di assistenza, organizzano manifestazioni culturali, ecc.

    Per esempio, la regione Siciliana, ha sperimentato la sua strategia in un progetto di promozione dei prodotti tipici delle Isole minori con l’Australia, dove risiedono la maggior parte o una parte consistente di siciliani provenienti da questi territori. I paesi coinvolti sono stati i seguenti: Argentina, Australia, Canada, Germania, Inghilterra, Marocco Stati Uniti (Florida, Rhode Island, Massachusetts), Svizzera, Tunisia e Uruguay.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 26

  • Linee guida

    7.4. Attività dei progetti pilota In generale, i progetti pilota hanno seguito la struttura del “Project Cycle Management” come si spiegherà in dettaglio nella Parte III del Vademecum. Nella loro operatività si evidenziano le seguenti attività comuni: Ricerca La ricerca ha riguardato principalmente: • l’analisi dei settori del progetto pilota che ha permesso di rilevare la consistenza degli

    attori coinvolti (stakeholders) i loro punti deboli e quelli forti, nonché di descrivere il contesto generale del settore, identificando, in particolare, assessorati e uffici regionali, nonché risorse da poter attivare per la progettazione di interventi specifici.

    • l’analisi delle opportunità-paese, in rapporto alle tematiche identificate. • il ruolo degli IRE nel paese e per quanto riguarda la tematica specifica del PP. Costituzione di un gruppo di lavoro Ogni progetto ha previsto la costituzione di un gruppo di lavoro, denominato “Gruppo d’azione regionale” (GAR). Tale gruppo doveva integrare ed essere rappresentativo dei diversi “stakeholders”, ovvero costituire la base soggettiva del partenariato rappresentando, sostanzialmente gli uffici regionali coinvolti nella tematica oggetto del progetto pilota, i beneficiari diretti dell’azione , altri uffici pubblici o privati con competenze tecniche. Formazione Considerando che i GAR, oltre ad essere adeguatamente rappresentativi dovevano anche possedere competenze specifiche in tema di partenariato e sulla metodologia di progettazione, i progetti pilota hanno previsto attività formative specifiche per il GAR su questi temi della durata complessiva di 80 ore d’aula. Più in dettaglio, la formazione impartita si proponeva di fornire ai partecipanti conoscenze, strumenti e metodologie che permettessero loro di elaborare idee progettuali, da sottoporre all’attenzione delle loro rispettive comunità di emigrati e, più in generale, degli IRE residenti nei territori di riferimento, per addivenire alla stipulazione di accordi di partenariato in questi settori. La formazione ha avuto come obiettivo creare nell’ambito del GAR competenze per: • descrivere i diversi ambiti tematici della programmazione regionale con riferimento

    all’internazionalizzazione da parte dei diversi uffici che svolgono questa attività; • individuare gli obiettivi, la tipologia di risultati, le attività, nonché le risorse disponibili

    a livello regionale, che possano essere rilevanti per la progettazione di interventi di partenariato territoriale con gli IRE;

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 27

  • Linee guida

    • analizzare le opportunità esistenti nei paesi meta e valutare le opportunità offerte dagli IRE per l’attuazione del progetto pilota, attraverso l’Osservatorio ITENETs.

    • Descrivere gli elementi che contraddistinguono il partenariato territoriale internazionale, i diversi modelli e tipologie di accordi, nonché gli strumenti e metodologie disponibili.

    • Definire i principali concetti e strumenti che assicurano la qualità nelle principali fasi del ciclo di vita di un progetto (progettazione di massima, esecutiva, monitoraggio, valutazione secondo l’approccio del PCM).

    • Impostare una proposta progettuale utilizzando una metodologia partecipativa e strutturata (GOPP Goal Oriented Project Planning).

    Progettazione A seguito delle attività formative ogni PP aveva previsto la realizzazione di seminari di progettazione. Tali seminari utilizzando la metodologia GOPP (Goal Oriented Project Plannning) di cui si dirà in dettaglio nella Parte terza del Vademecum hanno avuto come scopo la progettazione di accordi su temi identificati come prioritari dal GAR e che, sulla base delle conoscenze, disponibilità, esperienza e livello di rappresentatività dei suoi componenti, si è ritenuto che potessero essere realisticamente adottati dagli enti territoriali e dai partners locali ed esteri individuati in collegamento con gli IRE. Nel corso del seminario i partecipanti hanno: • applicato i principali risultati delle attività di approfondimento e di analisi delle risorse

    locali e di quelle relative agli italiani residenti all’estero messe a punto durante le attività di ricerca;

    • definito i principali attori disponibili del partenariato e quelli da coinvolgere in seguito; • condiviso i settori o i temi sui quali avviare le azioni di partenariato; • stabilito un piano di lavoro a breve-medio termine per la realizzazione degli accordi di

    partenariato. Studio di fattibilità e negoziazione degli accordi Lo studio di fattibilità ha avuto, come scopo, verificare l’attendibilità e pertinenza dell’ipotesi di partenariato territoriale con gli IRE progettata in aula, ovvero l’individuazione, mediante il contributo degli IRE, delle controparti estere idonee a ricoprire i ruoli che il progetto, appunto, aveva configurato per loro e/o per gli IRE. In questa attività le associazioni di IRE, ed in particolare le camere di commercio degli italiani all’estero, hanno avuto un ruolo di primaria importanza riuscendo a: • individuare i partners esteri di riferimento, ovvero enti pubblici territoriali, enti ed

    istituzioni private, università, centri di ricerca, autorità pubbliche; • negoziare, per conto dei partners delle regioni, i contenuti degli accordi, arricchendoli,

    con ulteriori obiettivi o attività e risorse secondo quanto proposto dai partners esteri;

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 28

  • Linee guida

    • definire il testo definitivo degli accordi di partenariato raccogliendo e sistematizzando le diverse idee e contributi di tutti i partners;

    • ottenere manifestazioni di interesse da parte dei partners esteri e delle stesse associazioni e organizzazioni di IRE coinvolti, preludio alla stipula definitiva degli accordi.

    In taluni casi la negoziazione degli accordi è stata completata nel corso di missioni istituzionali da parte dei partners regionali ai partners esteri, organizzate tramite gli IRE sia negli aspetti politico/relazionali che tecnici e operativi. Durante le missioni istituzionali oltre a confermare gli accordi, le parti hanno potuto esplorare la possibilità di aprire altre alleanze o progettare interventi specifici nascenti dall’accordo quadro. Alcuni di questi sono stati stipulati “a latere” dell’accordo quadro. Stipula degli accordi La stipula degli accordi ha costituito un atto di carattere formale e celebrativo dell’esperienza a cui hanno partecipato tutti i partners degli accordi. L’occasione della stipula degli accordi ha comunque generato un’ ulteriore opportunità che si aggiunge a quella delle missioni istituzionali di reciproca conoscenza si a livello istituzionale che dei territori. Gli accordi sono stati siglati dai legali rappresentanti delle diverse istituzioni costituenti il partenariato.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 29

  • Linee guida

    Sintesi della Parte II

    In questa seconda parte del vademecum abbiamo appreso che: • I soggetti degli accordi del partenariato territoriale con gli IRE realizzati nell’ambito

    del PPTIE, sono le Regioni italiane, intese non solo come amministrazioni, ma anche come comunità (attori del territori), enti esteri territoriali omologhi o affini ai precedenti e gli IRE che di questa tipologia di partenariati, rappresentano l’elemento qualificante. Infatti tali accordi li vedono come protagonisti diretti degli accordi, ma anche come mediatori, ricercatori e fornitori di informazioni di rilevo fondamentale sulle loro realtà all’estero.

    • Le competenze, in riferimento alla capacità giuridica e di agire dei diversi partners, sono stabiliti dalle leggi nazionali. In Italia le materie di competenza delle regioni, in merito alla stipula di accordi internazionali, è stabilita dall’art 117 della Costituzione, mentre la legge 5 giugno 2003. n131, prevede un sistema di controllo preventivo da parte dello Stato e di accompagnamento alla stesura degli accordi che le regioni intendono promuovere nell’ambito delle materie di competenza concorrente o esclusiva.

    • Non esiste, nell’ambito del PPTIE, una forma specifica degli accordi se non quella stabilita liberamente dalle parti contraenti. In concreto, sotto il profilo formale, gli accordi hanno previsto: un titolo, la menzione delle parti contraenti, le finalità dell’accordo, la durata, la data e il luogo di celebrazione e la firma dei rappresentanti delle istituzioni coinvolte.

    • In merito all’efficacia degli accordi essa è rimessa all’effettiva volontà delle parti di dar loro concreta esecuzione e al rispetto del principio “pacta sunt servanda”.

    • Il PPTIE, sotto il profilo metodologico, ha realizzato nella fase I un’attività di “scouting” delle migliori esperienze realizzate dagli IRE in rapporto alle priorità di sviluppo regionale, dando luogo successivamente a incontri strutturati (tavoli di concertazione tematici), in ciascuna regione, fra IRE e attori socio-economici locali, da cui sono scaturiti idee progettuali, accordi e contatti rilevanti. Nella fase II, sistematizzando l’esperienza precedente mediante attività di “accompagnamento” ai progetti elaborati e la produzione di guide e documenti sugli IRE, le regioni hanno realizzato un Progetto Pilota (PP) per la progettazione di un accordo di partenariato territoriale con gli IRE. Tali PP hanno avuto come scopo il perseguimento di obiettivi di sviluppo locale scelti dalle regioni sulla base dello loro priorità strategiche ed hanno previsto attività di ricerca, conformazione di un gruppo di lavoro, formazione, progettazione, studio di fattibilità e conclusione effettiva degli accordi.

    Il partenariato territoriale con gli italiani all’estero 30

  • Linee guida

    Parte III - La progettazione del partenariato

    Obiettivi

    Alla fine della Parte III il lettore sarà capace di: • Descrivere il processo di gestione della progettazione secondo il “Project Cycle

    Management - PCM” e la progettazione mediante l’Approccio del Quadro Logico - AQL”.

    • Valutare l’applicazione del PCM e dell’AQL nella progettazione e gestione di un accordo di partenariato territoriale con gli IRE.

    • Applicare degli orientamenti per una corretta applicazione del PCM e dell’AQL nella progettazione dei partenariati territoriali con gli IRE.

    31

  • Linee guida

    La progettazione del partenariato 32

  • Linee guida

    1. Introduzione Qualsiasi progetto, anche quello di costituzione di un accordo di partenariato con gli IRE, com’è il nostro caso, parte dall’ analisi di un “problema” proprio di un determinato contesto, a cui l’accordo dovrebbe dare una risposta o contribuire a porre un rimedio, predisponendo un processo articolato in diverse fasi. La gestione del riferito processo è noto come “Project Cycle Management” (PCM) tradizionalmente strutturato in sei fasi diverse con una connessione fra di esse di causa effetto di tipo circolare. Per quanto riguarda la progettazione in senso stretto, un altro strumento fondamentale è il cosiddetto “Approccio del Quadro Logico” (AQL) che pone in relazione “il problema” identificato, con “lo scopo da raggiungere” per la sua soluzione, assicurando una connessione logica di causa-effetto fra i diversi elementi del progetto. Sia il PCM che il QL sono gli strumenti di gestione e metodologici principali adottati dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite e dalle agenzie specializzate, nonché da altri organismi internazionali in riferimento ai progetti e programmi che realizzano. Essi, infatti, sebbene non garantiscano di per sé una buona progettazione e una buona gestione, forniscono, comunque, una struttura logica che consente, applicando il ragionamento, di chiarire e classificare al meglio una determinata situazione, quantificare e valutare in modo obbiettivo i risultati e le attività, verificare il raggiungimento degli obiettivi e tenere sotto controllo l’intera situazione. Entrambi sono stati utilizzati nell’ambito del PPTIE nella fase di progettazione (QL) e in quella della gestione. Dato che non si tratta di metodologie nuove e che il primo manuale sul tema rimonta al 1991 , vi è a disposizione un’abbondante manualistica riguardante il PCM e il QL, scaricabile gratuitamente anche su Web, per chi desideri approfondirne lo studio. Nell’ambito di questo vademecum i due temi saranno brevemente accennati e solo nei limiti necessari per capire in che modo essi sono stati applicati ai progetti di partenariati internazionali con gli IRE.

    La progettazione del partenariato 33

  • Linee guida

    2. Cenni sul “Project Cycle Management” - PCM

    Programmazionegenerale

    Formulazione

    Identificazione

    Finanziamento

    Realizzazione

    Valutazione

    Valut.intermedia

    Fattibilità

    iValut. Ex -anteValut.finale

    valut. ex-ante

    valut. ex-ante

    Come accennato poc’anzi, il PCM è lo strumento più diffuso per la gestione dei progetti. Tale scelta deriva dalla grande utilità dello schema in cui ogni passo è strutturalmente e logicamente legato a quello successivo, facilitando la comprensione dell’insieme del progetto ed il controllo delle sue diverse componenti. In breve i diversi passi o “fasi” del PCM sono i seguenti: 1) La fase di programmazione generale. Si tratta di un’analisi solitamente molto

    vasta che si realizza nei più svariati ambiti. Ne sono esempi la programmazione dei Fondi Strutturali da parte dell’Unione Europea, oppure i Programmi Operativi Nazionali, o i Programmi operativi Regionali. Tale fase identifica le grandi “aree” o i “settori di intervento”, basandosi, solitamente, sulle tendenze di indicatori di sviluppo di carattere sociale ed economico (occupazione, reddito, andamento demografico), nonché sugli orientamenti politici e degli enti di finanziamento. Essa è realizzata, in generale, dalle autorità politiche, ai vari livelli (Unione Europea, stati nazionali, enti locali, ecc.) e implica decisioni sulle priorità di sviluppo e sulle modalità generali di assistenza e di finanziamento.

    La progettazione del partenariato 34

  • Linee guida

    2) La fase di identificazione dei progetti. Si tratta di un’analisi più approfondita delle aree di intervento che si realizza, solitamente, mediante un co