il padre ha rivelato e continua a mostrare a noi il suo volto attraverso gesù. nel volto di gesù...
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Gruppo Biblico
II Domenica di Quaresima
1 Marzo 2015
Il Padre ha rivelato e continua a mostrare a noi il suo volto attraverso Gesù. Nel volto di
Gesù noi possiamo cogliere la luce che genera la speranza. Abbiamo bisogno di
essere continuamente rafforzati in questo cammino di fede e di sequela, per poter
seguire le sue orme e trasfigurare così la nostra esistenza, conformandola a Lui.
La prima lettura ci propone l’esempio di Abramo, una vita di fede vissuta sulla propria pelle e su quella dell’amato figlio Isacco.
A una vita di fede, di ascolto e di sequela sono chiamati anche i discepoli di Gesù, nell’episodio della trasfigurazione, narrata dal Vangelo.
Questa, infatti, non elimina difficoltà e sofferenza, ma pone i veri discepoli (noi?) di fronte alla capacità di essere fedeli a una gloria, quella di Gesù, che passa attraverso la passione e la croce.
La seconda lettura ribadisce che il sacrificio sulla croce di Gesù, del figlio amato, è garanzia di salvezza e speranza per coloro che si affidano a lui.
Le Letture
Come in Matteo e Luca, l’episodio della trasfigurazione occupa una posizione di rilievo nel vangelo di Marco.
È un evento cruciale per Gesù e soprattutto per i discepoli.
Discepoli che faticano a digerire la paradossale logica di Dio.
La precedente confessione di Pietro e l’immediato, duro, rimprovero a Gesù per l’annuncio della passione dimostrano la grande difficoltà dei discepoli a entrare nei disegni di Dio.
Vangelo
L’autentica sequela di Gesù esige una radicale conversione, sulle orme di quella compiuta da Gesù stesso (vangelo di Domenica scorsa).
Esige un serio rovesciamento del proprio modo di pensare:
Altro è pensare secondo gli uomini e altro è pensare secondo Dio.
Con queste lapidarie parole Gesù impone a Pietro di tornare…
“DIETRO” di lui. Cioè nella sua posizione di
discepolo, per riprendere l’arduo cammino della sequela.
Vangelo
Dopo questo episodio, che segna una vera e propria cerniera nel vangelo di Marco…
È riportata la scena della cosiddetta Trasfigurazione.
Collegata alla dichiarazione di Pietro su Gesù a Cesarea di Filippo…
Essa richiama intenzionalmente alla teofania del battesimo di Gesù (1,9-11).
Vangelo
La voce dal cielo proclama che Gesù è il figlio
amato e impone ai tre discepoli di…ASCOLTARLO!
Colui che è stato confessato come il Cristo riceve ora in modo solenne
pieno riconoscimento
della sua identità di Servo.
Ogni discepolo avverte
prima o poi il bisogno di essere
“confermato” lungo la
via…
Per rinnovare le
ragioni della
sequela o per
correggere e purificare la propria adesione a
Cristo.
Non basta infatti
proclamare con le
labbra che Gesù è il
Signore: è questo solo
il primo passo!
Scegliere di credere significa
scegliere di abbracciare
e percorrere
la stessa via del
maestro…
È per questo che tra il
primo annuncio e
la trasfigurazio
ne sono proclamate da Gesù le
impegnative condizioni
della sequela:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi
vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi
perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà».
La via del maestro è la
via del discepolo.
Per seguirla è necessario
restare dietro a
Gesù, su una strada
umanamente paradossale.
È questa la ragione per
cui i discepoli fanno fatica!
Marco lo sottolinea
spesso, ricordando la
loro ignoranza…
Ed è questa la ragione per
cui è difficile essere
discepoli…
In tale quadro si apprezza ancor di più e meglio l’importanza della Trasfigurazione.
È un’intensa esperienza per i discepoli.
È a loro che la voce dalla nube impone di ascoltare il Figlio amato.
Una voce che rompe ancora la loro sordità, la loro ignoranza, la loro incomprensione.
Vangelo
La missione del Servo del Signore (Isaia 42,1) accolta da Gesù durante il battesimo e confermata dalla conversione di Gesù nel deserto…
È la stessa via che i discepoli sono chiamati ora ad accogliere nel cuore e a percorrere in comunione con Gesù, il figlio (Salmo 2,7), il figlio amato (Genesi 22,1 s).
A questa verità portano dunque testimonianza tutte le antiche Scritture di Israele.
Anche Mosè ed Elia, entrambi beneficiati da una teofania sul Sinai, confermano la centralità di Gesù in questo episodio
Vangelo
La conversazione che essi trattengono con Gesù è un dettaglio di grande rilievo.
L’argomento del dialogo non interessa a Marco.
È più interessante il fatto in sé:
Per la comunità di Marco il Primo Testamento è sacro perché vi è prefigurata la missione di Gesù.
A Lui sono orientate e da Lui ricevono pienezza di senso.
Vangelo
«E abbiamo anche, saldissima, la parola dei profeti, alla quale fate
bene a volgere l’attenzione come a
lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non
spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la
stella del mattino».(2 Pietro 1,19)
Su questo sfondo spicca con estrema efficacia il contrasto creato dall’ignoranza dei discepoli, come sempre rappresentati da Pietro.
“Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè, una per Elia”.
Marco annota che Pietro non sapeva che cosa rispondere per lo spavento suo e degli altri due discepoli.
Vangelo
Al di là del comprensibile turbamento e della paura, la reazione di Pietro è entusiasta.
La sua felicità contrasta però con la sua reazione in 8,32, dove ha rimproverato Gesù.
Questo testimonia la realtà del discepolo di Gesù, teso tra entusiasmi e slanci e debolezze, testardaggini, incomprensioni.
Ora, il suo solo pensiero è quello che tale sconvolgente e coinvolgente esperienza possa durare.
Anche se Marco squalifica l’uscita di Pietro, la sua frase risuonerà in tutta la letteratura spirituale nel corso dei secoli.
Vangelo
Ogni volta che a una persona è concesso di
vivere momenti di illuminazione e di felicità estrema, già nel viverli si comprende che essi sono
rari e durano poco: il tempo di un istante, in
cui è donato un frammento di eternità.
Finché c’è la felicità nella sua pienezza, non si trova nulla da dire: mancano le
parole.Appena si comincia a parlarne, essa tende a
sfuggirci.Per cui se ne parla sempre
a sproposito e solo il silenzio ci permette di rovinare la qualità e
l’intensità dell’esperienza.
Il cenno quasi improvviso di Pietro che parla di tre capanne, di tre tende, è stato molto studiato.
Forse, semplicemente, Pietro vuole costruire una casa per ospitare la grandezza che lo sormonta e per racchiuderla.
Questo ricorda il progetto di Davide (2 Samuele 7,2) o anche quello di Giacobbe a Betel (Genesi 28,16-19).
Progetti per costruire una casa a Dio, in realtà però è Dio che costruisce per l’uomo una casa.
Vangelo
Infatti, come risposta alla frase di Pietro, ecco…
Una nube!Si dice che essa “li
prende sotto la sua ombra”.
Il verbo, unica volta in Marco, richiama la nube che dimora nella Tenda in Esodo 40.
La nube che copre i discepoli svolge dunque la funzione di una tenda divina.
Una risposta decisiva riguardo la pretesa di Pietro di farsi tre fragili capanne o tende!
Vangelo
Dopo la nube, la voce.
E la voce indica Gesù, la Parola da ascoltare (Deuteronomio 18,15)
La Parola che ha preso dimora in Gesù
È Gesù è la Parola vivente del Padre.
Una Parola forte, decisa, paradossale.
Una Parola che chiama a una sequela difficile, a prendere una croce, a rinnegare se stessi…
Vangelo
“E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro”.
La storia finisce, deve finire.
La luce si spegne, il sipario cala su questa manifestazione.
Marco chiude in modo brusco, secondo il suo stile, ma tutto si concentra su Gesù.
Mosè ed Elia si defilano. Tutto il peso sta in quel… “SOLO CON LORO” Frase che richiama il
programma originario della loro chiamata (ESSERE CON LUI) e in qualche modo vi è un’allusione al modo di essere Dio di Gesù:
Vangelo
Udii allora una voce potente che usciva dal trono: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il ‘Dio - con –
loro’".
Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di
luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli
dei secoli.(Apocalisse 21,3; 22,5)
Il tema dell’ignoranza torna alla fine dell’episodio.
I discepoli si chiedono cosa significhi risuscitare dai morti.
Alla lettera: chiedendosi quando sarebbe risorto dai morti.
C’è evidentemente una profonda relazione tra l’episodio appena raccontato e la Risurrezione
L’una cosa è dicibile solo se l’altra è avvenuta.
Ora il fatto che la prima ci venga raccontata significa che la seconda nel frattempo è avvenuta.
Sottilmente, il lettore, di fronte al racconto non dicibile, apprende che la risurrezione è già avvenuta.
Vangelo
È chiaro che per comprendere la
Trasfigurazione il punto di vista privilegiato è
quello della Risurrezione.Bisognerà attendere il cap. 16 e lì vedremo un
episodio analogo in cui le protagoniste sono le
donne!
Esse ricevono l’ordine
dall’angelo di
trasmettere il messaggio
della risurrezione di Gesù ai
discepoli, e in
particolare a Pietro.Ma…
Ma esse fuggono via
senza dir nulla a
nessuno!E allora, come lo
sappiamo e come
abbiamo questo
racconto del messaggio che è stato
loro affidato?
Intrigante enigma!
Che si risolve solo con
l’evidenza che le cose
sono realmente avvenute
come erano state
annunciate!
Perciò in 2 distinti momenti il testo
autentica se stesso: ciò che viene riferito
ha potuto essere raccontato solo perché
il figlio dell’uomo è risorto!
Ora l’episodio qui riferito, per il fatto stesso di essere riferito, suppone che colui di cui si parla sia risorto: il
centro del vangelo costituisce una garanzia per
l’esito finale, la testimonianza della
risurrezione, che Marco in effetti non racconta.