il nuovo cittadino n.1 - 2011

12
A lla fine il card. Bertone ha parlato, con sag- gezza e coraggio. Ci voleva saggezza, ma an- che coraggio, perché il Segretario di Stato con il suo intervento si espone ad una duplice critica. Da un lato ci sono quelli che avevano già forni- to in anticipo le ragioni del suo silenzio e che si trovano spiazzati dal suo intervento. Dall’altro ci sono quelli che gli rimproverano di non avere parlato prima. Io invece penso che abbia avuto ra- gione prima a non parlare e che abbia ragione anche adesso a farlo. Vediamo perché. In precedenti occasioni ed anche nei giorni scorsi autorevoli commentatori hanno sostenuto la tesi che io riassumo nel modo seguente: «Me- glio un politico donnaiolo che fa leggi a favore del- la famiglia che non un politico integerrimo che invece fa leggi che la famiglia la distruggono. Nel- la sfera pubblica non siamo chiamati a pronun- ciarci sulla moralità privata di un uomo politico ma sulla sua capacità politica, sul contributo che dà per il bene comune». È vero. La moralità privata è be- ne consegnarla alla coscienza della persona e, even- tualmente, al suo confessore se ne ha uno. Giudi- zio morale e giudizio politico non sono la stessa co- sa ed è sbagliato confonderli. Per questa ragione ha fatto bene Bertone a tacere fino a quando questo è stato possibile. Ma allora perché adesso ha parlato, che cosa è successo? Non è tanto la gravità delle accuse, che pure ha la sua importanza perché qui si parla di prostituzione minorile. Il problema è che siamo passati da fenomeni di immoralità privata allo scandalo pubblico. Lasciamo da parte la questio- ne se la colpa maggiore di questo passaggio vada attribuita alla magistratura che spia il Cavaliere e poi mette tutto in piazza (come dice Berlusconi) oppure al Cavaliere stesso che anche dopo la cri- si provocata dal “caso D’Addario” continua osten- tando pubblicamente il suo stile di vita senza nem- meno preoccuparsi di tenerlo nascosto. In ogni caso la questione è diventata pubblica e la Chiesa non può non dare un giudizio pubblico. Davanti allo scandalo pubblico il silenzio della Chiesa ver- rebbe percepito dal popolo come una sorta di as- senso, come una collusione con l’idea che i po- tenti sono esentati dalla morale comune e che ba- sta pagare per ottenere una indulgenza plenaria senza pentimento e senza penitenza. La Chiesa deve preoccuparsi prima di tutto della fede del po- polo e in particolare dei più deboli. Credo che mol- to abbia pesato nella decisione del card. Bertone la percezione del fatto che quello stile di vita pub- blicamente esposto rischia di diventare senso co- mune. Quando un padre, alla domanda se la figlia giovanissima sia la favorita di Berlusconi rispon- de: «Purtroppo no», quando un giovane dichiara alla radio «io amo le donne come Berlusconi e me ne vanto» un Pastore non può non sentire il do- vere di intervenire. Se non si interviene come si fa a spiegare poi che amare le donne è un’altra co- sa, non è usarle ma averne cura e rispettarle ed ac- compagnarle nella vita? Come si fa a spiegare che ci sono cose che contano più del denaro, della no- torietà e del potere? Quando lo scandalo diventa pubblico la Chiesa è tenuta a dare una risposta pubblica. Ecco la differenza fra la crisi presente ed altre crisi precedenti. Per la verità già quando ci fu la “crisi D’Addario” la Chiesa diede un giudizio morale chiaro e l’allora direttore di Avvenire Di- no Boffo ha pagato un prezzo amarissimo di per- secuzioni e calunnie per questo. > segue a pag. 2 Perché Bertone ha ragione Il nuovo c ttadino TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 1-2011 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009 N on sarà facile nei prossimi decenni coniugare difesa socia- le, qualità della vita e reperimento delle risorse necessarie per assistenza, previdenza e salute. Secondo le attuali proiezio- ni sembrerebbe addirittura impossibile perché la popolazione in- vecchia inesorabilmente e non c’e più tempo per un adeguato recupero della natività. Ci stiamo riferendo all’Italia e all’Euro- pa nel quadro dell’intero occidente. La realtà, per fortuna degli uomini, non è mai figlia delle proiezioni statistiche e quindi meccanismi di aggiustamento si troveranno, come è avvenuto con l’immigrazione, che nessuno prevedeva così massiccia e continua e così decisiva nel riequilibrio demografico. Come nes- suno avrebbe immaginato neanche la rapida diminuzione dei flus- si migratori, conseguenza di una crisi economica e del lavoro che scoraggia nuovi massicci arrivi verso l’occidente ricco, unitamente al fattore di crescita di molte aree del terzo mondo che hanno drenato l’emigrazione, favorendo condizioni di vita e di lavoro inattese fino a dieci anni fa. Così come nessuno poteva imma- ginare un suo riacuirsi a seguito delle incredibili quanto deva- stanti crisi di molti regimi arabi. Dentro questo quadro l’Italia vive una realtà particolarmen- te sfavorevole dovuta ad una spesa pubblica non più dilatabile, tassi d’invecchiamento fra i più alti al mondo e tassi di natalità fra i più bassi in Europa. A questo possiamo aggiungere una sor- ta di paralisi politica e amministrativa che ci impedisce da anni di assumere decisioni radicali e coraggiose. Acquisire una visione di nuovo welfare diventa per noi ita- liani paradossalmente più necessario che in altre nazioni. Ab- biamo bisogno di un lavoro meglio retribuito che metta in condizioni le famiglie di lasciare un genitore a casa almeno con un tempo parziale lavorativo per poter accudire minori e anziani; abbiamo bisogno di diminuire la spesa sanitaria nel- le sue tre componenti essenziali: ospedali, medici di base, far- maci, per avere più risorse a disposizione per il socio assi- stenziale, gli anziani in famiglia, le cure a domicilio e le strut- ture territoriali (ambulatori, infermieri, prevenzione, resi- denze sanitarie e case protette per la non autosufficienza); > segue a pag. 2 Editoriale Editoriale on. Luca Marconi Nuovi modelli di welfare possibili Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa on. Rocco Buttiglione Anno 2011 N. 1 Nelle pagine Nelle pagine 1 Editoriale on. Luca Marconi Perché Bertone ha ragione on. Rocco Buttiglione 2 I conti le entrate e le spese delle regioni 3 La crisi, la ripresa e il coraggio Giuseppe De Lucia Lumeno Dal 1994 il sogno nel cassetto di Silvio Berlusconi è diminuire la pressione fiscale 4 Un tesoro, la dove ti trovi Antica storia popolare 5 Il libro Greg Palast, Democrazia in vendita Alessandra De Lucia Lumeno Laboratorio Marche. È partito e funziona Giammario Spacca 6 Cattolici all’attacco Libertà religiosa, via della Pace Alessandra De Lucia Lumeno Consiglio Europeo Aborto, Volontè e Farina (PPE) mai impedire obiezione di coscienza 7 Cattolici all’attacco Per l’UE il Natale non esiste A. F. Come voterebbe l’elettore seguace di Gesù nel proprio Paese: tre semplici regole Paolo Ciccarelli 8 Non è con il carcere che si riducono i reati da Avvenire 9 Cultura di Pentecoste per una “civiltà dell’amore” Salvatore Martinez 10 10 Aperto la domenica! No grazie Antonella Fornaro 11 11 Cittadino o suddito? Dall’autovelox alle cartelle pazze Marco Caldarelli Dal manifesto di Marx a quello della Brambilla per la “coscienza animale” Pamela Vigiani 12 12 L’amore non ha religione Cristina Messi Reciproco “amore” Giovanni Fermani Se ti muovi ti infango Umberto Spalletti È vero che Marchionne si è posto in termini quasi ricat- tatori nella trattativa FIAT-lavoratori. È vero che i nostri operai hanno stipendi bassi, fra i più bassi d’Europa. È vero che la prima cosa è la sicurezza del lavoro. È vero che il Governo se ne è lavato le mani non dicen- do nulla sulla vicenda. È vero che servono nuove regole per il mercato globale. È vero che c’è bassa produttività. È vero che la CISL è responsabile, è vero che la FIOM lo è molto meno. È vero che la CGIL non sa più che pesci prendere. È vero che ancora non siamo usciti da certo sociali- smo reale. NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 03/03/11 11.44 Pagina 1

Upload: luca-marconi

Post on 09-Mar-2016

218 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

TRANSCRIPT

Page 1: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

A lla fine il card. Bertone ha parlato, con sag-gezza e coraggio. Ci voleva saggezza, ma an-

che coraggio, perché il Segretario di Stato con ilsuo intervento si espone ad una duplice critica.Da un lato ci sono quelli che avevano già forni-to in anticipo le ragioni del suo silenzio e che sitrovano spiazzati dal suo intervento. Dall’altro cisono quelli che gli rimproverano di non avereparlato prima. Io invece penso che abbia avuto ra-gione prima a non parlare e che abbia ragioneanche adesso a farlo. Vediamo perché.

In precedenti occasioni ed anche nei giorniscorsi autorevoli commentatori hanno sostenutola tesi che io riassumo nel modo seguente: «Me-glio un politico donnaiolo che fa leggi a favore del-la famiglia che non un politico integerrimo cheinvece fa leggi che la famiglia la distruggono. Nel-la sfera pubblica non siamo chiamati a pronun-ciarci sulla moralità privata di un uomo politico masulla sua capacità politica, sul contributo che dà peril bene comune». È vero. La moralità privata è be-ne consegnarla alla coscienza della persona e, even-tualmente, al suo confessore se ne ha uno. Giudi-zio morale e giudizio politico non sono la stessa co-sa ed è sbagliato confonderli. Per questa ragione hafatto bene Bertone a tacere fino a quando questoè stato possibile.

Ma allora perché adesso ha parlato, che cosa èsuccesso? Non è tanto la gravità delle accuse, chepure ha la sua importanza perché qui si parla diprostituzione minorile. Il problema è che siamopassati da fenomeni di immoralità privata alloscandalo pubblico. Lasciamo da parte la questio-ne se la colpa maggiore di questo passaggio vadaattribuita alla magistratura che spia il Cavaliere epoi mette tutto in piazza (come dice Berlusconi)oppure al Cavaliere stesso che anche dopo la cri-si provocata dal “caso D’Addario” continua osten-tando pubblicamente il suo stile di vita senza nem-meno preoccuparsi di tenerlo nascosto. In ognicaso la questione è diventata pubblica e la Chiesanon può non dare un giudizio pubblico. Davantiallo scandalo pubblico il silenzio della Chiesa ver-

rebbe percepito dal popolo come una sorta di as-senso, come una collusione con l’idea che i po-tenti sono esentati dalla morale comune e che ba-sta pagare per ottenere una indulgenza plenariasenza pentimento e senza penitenza. La Chiesadeve preoccuparsi prima di tutto della fede del po-polo e in particolare dei più deboli. Credo che mol-to abbia pesato nella decisione del card. Bertonela percezione del fatto che quello stile di vita pub-blicamente esposto rischia di diventare senso co-mune. Quando un padre, alla domanda se la figliagiovanissima sia la favorita di Berlusconi rispon-de: «Purtroppo no», quando un giovane dichiaraalla radio «io amo le donne come Berlusconi e mene vanto» un Pastore non può non sentire il do-vere di intervenire. Se non si interviene come sifa a spiegare poi che amare le donne è un’altra co-sa, non è usarle ma averne cura e rispettarle ed ac-compagnarle nella vita? Come si fa a spiegare checi sono cose che contano più del denaro, della no-torietà e del potere? Quando lo scandalo diventapubblico la Chiesa è tenuta a dare una rispostapubblica. Ecco la differenza fra la crisi presente edaltre crisi precedenti. Per la verità già quando cifu la “crisi D’Addario” la Chiesa diede un giudiziomorale chiaro e l’allora direttore di Avvenire Di-no Boffo ha pagato un prezzo amarissimo di per-secuzioni e calunnie per questo.

> segue a pag. 2

Perché Bertone ha ragione

Il nuovo c ttadinoTRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 1-2011 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009

Non sarà facile nei prossimi decenni coniugare difesa socia-le, qualità della vita e reperimento delle risorse necessarie

per assistenza, previdenza e salute. Secondo le attuali proiezio-ni sembrerebbe addirittura impossibile perché la popolazione in-vecchia inesorabilmente e non c’e più tempo per un adeguatorecupero della natività. Ci stiamo riferendo all’Italia e all’Euro-pa nel quadro dell’intero occidente. La realtà, per fortuna degliuomini, non è mai figlia delle proiezioni statistiche e quindimeccanismi di aggiustamento si troveranno, come è avvenutocon l’immigrazione, che nessuno prevedeva così massiccia econtinua e così decisiva nel riequilibrio demografico. Come nes-suno avrebbe immaginato neanche la rapida diminuzione dei flus-si migratori, conseguenza di una crisi economica e del lavoro chescoraggia nuovi massicci arrivi verso l’occidente ricco, unitamenteal fattore di crescita di molte aree del terzo mondo che hannodrenato l’emigrazione, favorendo condizioni di vita e di lavoroinattese fino a dieci anni fa. Così come nessuno poteva imma-ginare un suo riacuirsi a seguito delle incredibili quanto deva-stanti crisi di molti regimi arabi.

Dentro questo quadro l’Italia vive una realtà particolarmen-te sfavorevole dovuta ad una spesa pubblica non più dilatabile,tassi d’invecchiamento fra i più alti al mondo e tassi di natalitàfra i più bassi in Europa. A questo possiamo aggiungere una sor-ta di paralisi politica e amministrativa che ci impedisce da annidi assumere decisioni radicali e coraggiose.

Acquisire una visione di nuovo welfare diventa per noi ita-liani paradossalmente più necessario che in altre nazioni. Ab-biamo bisogno di un lavoro meglio retribuito che metta incondizioni le famiglie di lasciare un genitore a casa almenocon un tempo parziale lavorativo per poter accudire minori eanziani; abbiamo bisogno di diminuire la spesa sanitaria nel-le sue tre componenti essenziali: ospedali, medici di base, far-maci, per avere più risorse a disposizione per il socio assi-stenziale, gli anziani in famiglia, le cure a domicilio e le strut-ture territoriali (ambulatori, infermieri, prevenzione, resi-denze sanitarie e case protette per la non autosufficienza);

> segue a pag. 2

EditorialeEditoriale on. Luca Marconi

Nuovi modellidi welfare possibili

Scriveteci a:[email protected]

Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti,

Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella FornaroGrafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa

on. Rocco Buttiglione

Anno 2011 N. 1Nelle pagineNelle pagine11 • Editoriale on. Luca Marconi

• Perché Bertone ha ragioneon. Rocco Buttiglione

22 • I conti le entrate e le spesedelle regioni

33 • La crisi, la ripresa e il coraggioGiuseppe De Lucia Lumeno

• Dal 1994 il sogno nel cassettodi Silvio Berlusconi èdiminuire la pressione fiscale

44 • Un tesoro, la dove ti trovi Antica storia popolare

55 • Il libro Greg Palast,Democrazia in venditaAlessandra De Lucia Lumeno

• Laboratorio Marche.È partito e funziona Giammario Spacca

66 • Cattolici all’attacco Libertà religiosa, via della PaceAlessandra De Lucia Lumeno

• Consiglio Europeo• Aborto, Volontè e Farina (PPE)

mai impedire obiezione di coscienza

77 • Cattolici all’attacco Per l’UE il Natale non esiste A. F.

• Come voterebbe l’elettoreseguace di Gesù nel proprioPaese: tre semplici regolePaolo Ciccarelli

88 • Non è con il carcereche si riducono i reati da Avvenire

99 • Cultura di Pentecosteper una “civiltà dell’amore”Salvatore Martinez

1010 • Aperto la domenica! No grazie Antonella Fornaro

1111 • Cittadino o suddito?Dall’autovelox alle cartelle pazzeMarco Caldarelli

• Dal manifesto di Marx a quellodella Brambilla per la “coscienza animale” Pamela Vigiani

1212 • L’amore non ha religioneCristina Messi

• Reciproco “amore” Giovanni Fermani• Se ti muovi ti infango

Umberto Spalletti

È vero che Marchionne si è posto in termini quasi ricat-tatori nella trattativa FIAT-lavoratori.È vero che i nostri operai hanno stipendi bassi, fra i piùbassi d’Europa.È vero che la prima cosa è la sicurezza del lavoro.È vero che il Governo se ne è lavato le mani non dicen-do nulla sulla vicenda.È vero che servono nuove regole per il mercato globale.È vero che c’è bassa produttività.È vero che la CISL è responsabile, è vero che la FIOM loè molto meno.È vero che la CGIL non sa più che pesci prendere.È vero che ancora non siamo usciti da certo sociali-smo reale.

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 03/03/11 11.44 Pagina 1

Page 2: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

2Anno 2011 - N. 1

> segue da pag. 1

Nuovi modelli di welfare possibilion. Luca Marconi

avremo un numero sempre crescente di disabili che diventano an-ziani e restano soli e di anziani che diventano disabili; dovremolavorare tutti di più e per più anni se vorremo avere delle pensioniadeguate ed erogabili senza più ricorrere al bilancio dello Statoper finanziare la spesa previdenziale; dovremo favorire al massi-mo la permanenza a casa degli anziani sostenendo la famiglia ca-pace e desiderosa di questo sforzo assistenziale particolarmentegravoso, anche per la inevitabile durata del periodo di non auto-sufficienza spesso totale; avremo bisogno di tempi più elastici,molto più elastici, nell’organizzazione dei servizi pubblici e pri-vati, negli orari di tutti i lavori, nella possibilità per i genitori diavere lunghi periodi di aspettativa coperta da assegni sociali perla cura dei bambini e dei vecchi.

Insomma dovremo ripensarci completamente con molta sag-gezza, spirito di innovazione e concretezza senza più rincorreresogni socialisti del passato ma neanche percorrere le strade di unliberalismo senza regole e senza protezione sociale, sia essa legi-slativa che finanziaria.

La spesa delle regioni 2008FUNZIONI In milioni di euro Salute 114.651 Amministrazione e organi istituzionali 9.760 Spese non attribuibili 8.242 Trasporto strade 5.602 Assistenza sociale 4.363 Interventi a favore finanza locale 3.780 Trasporto ferroviario 3.064 Istruzione e diritto allo studio 2.959Opere pubbliche varie 2.658 Agricoltura e zootecnica 2.594Formazione professionale 2.448 Industria ed energia 2.132Edilizia abitativa 1.995Viabilità 1.937Parchi riserve e beni ambientali 1.905Oneri finanziari 1.708Cultura 1.661Lavoro 1.412 Acquedotti e fognature 1.333 Turismo 988Forestale 865Artigianato 666Ricerca scientifica 570Urbanistica 461Fiere e mercati 336Polizia amministrativa e servizi antincendi 277 Sport 277Economia montana 242Trasporto marittimo 194Altri trasporti 171Trasporto aereo 137Caccia e pesca 136Terme miniere 26

TOTALE SPESA 179.550

Federalismo si, Federalismo no, prima i dati: Ma Tremonti lo sapeva, i dati c’erano esi potevano trovare anche in internet. Questa è la dimostrazione.

I CONTILe entrate delle regioni 2008

Pubblichiamo un lungo articolato dedicato alla Entrate e alle Spese delle Regioniperché ci si possa rendere conto di come già una parte significativa di autonomiafiscale e amministrativa sia stata realizzata; ma anche per dire che il federalismovero è un’altra cosa, esso è legislativo, mentre ora si vuole solo trasferire pezzi difisco da Roma alle Regioni.

Tributi propri - Imposte In milioni di euro Irap 38.382Addizionale Irpef 7.909Addizionale metano 345Tributo rifiuti solidi 192Imposte su concessioni demaniali 13Imposta gasolio autotrazione 583Altre imposte 523

Tributi propri - TasseTasse automobilistiche 5.619Tasse università 111Tasse concessioni caccia e pesca 55Altre tasse su concessioni 67Tassa abilitazioni professionali 2Altre tasse 234

Quota tributi erariali regionali straodinari e ordinariCompartecipazioni iva 46.358Accisa sulla benzina 1.809Altre quote di tributi erariali 1.573Tributi spettanti 25.915Trasferimenti dello Stato 20.480Entrate extra tributarie 3.355Entrate da dimissioni e trasferimenti c/capitali 13.255Entrate da mutui, prestiti e credito 13.189

TOTALE ENTRATE 179.970 Se però qualcuno si illude-va in questo modo di avere in-timidito la Chiesa adesso haavuto modo di ricredersi…

Quelli che anche in questocaso hanno invocato la giustadistinzione fra politica e mo-rale hanno ignorato la diffe-renza fra condotte sregolateprivate e scandalo pubblico.Questa distinzione il card. Ber-tone ha mostrato invece di co-noscere perfettamente.

Questa nozione di scandalopubblico non è ignota, per la ve-rità, neppure alla Costituzioneitaliana che parla a questo pro-posito di “decoro”. Chi in qua-lunque modo rappresenta loStato deve avere anche un com-portamento privato che noncontraddica in modo plateale ivalori fondamentali della no-stra cultura nazionale. L’ero-sione della sostanza morale del-la nazione provocata dallo scan-dalo pubblico pesa certo di piùdei vantaggi che derivano dauna buona politica in questo oquel settore. Del resto, sia chia-ro, il card. Bertone non ha chie-sto le dimissioni di Berlusconi.Questo è un compito dei laiciche fanno politica. Egli si è li-mitato a dare un giudizio mo-rale di etica pubblica su di unoscandalo pubblico. Una situa-zione così è intollerabile. Cosabisogna fare per uscirne è que-stione politica e su questo ter-

reno il card. Bertone non si ad-dentra.

Una lettura da raccomanda-re a quelli che si sono occupatidi queste cose è quella di Nic-colò Machiavelli che è in realtàmolto più morale di tanti suoinipotini. Machiavelli dice che ilprincipe oltre ad essere effi-ciente come principe deve an-che essere buono come uomo,o almeno sembrarlo. Se non loè ma almeno lo sembra i suoidifetti privati non danneggianolo Stato (la moralità è un ele-mento fondamentale del benepubblico). Se invece il principenon solo non è buono ma nonriesce nemmeno a sembrarloallora è cattivo non solo comeuomo ma anche come princi-pe.

Certo, nelle posizioni diBertone e di altri vescovi si leg-ge in trasparenza un problemadi cui noi politici dobbiamo far-ci carico: «Ma non è possibiletrovare una guida politica cherealizzi il bene comune politi-co (che include la difesa dei va-lori non negoziabili) e con-temporaneamente offra una ra-gionevole testimonianza mo-rale (o almeno non dia scan-dalo pubblico)»? È compito no-stro, dei laici cristiani impe-gnati in politica (ed in modoparticolare dell’UDC e del Po-lo Nuovo), costruire la rispo-sta a questa domanda.

> segue da pag. 1

Perché Bertone ha ragioneon. Rocco Buttiglione

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 2

Page 3: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

3Anno 2011 - N. 1

Come eravamo e come sa-remo, o meglio come po-

tremmo essere: il “Quindicesi-mo rapporto sull’economia glo-bale e l’Italia”, curato comeogni anno dal Centro di Ricer-ca e Documentazione Luigi Ei-naudi, si apre con uno sguardoal passato e si chiude con unosguardo al futuro. Occasionedi questo esercizio retrospet-tivo e previsivo sono, appunto,i quindici anni del “Rapporto”,che ha accompagnato negli an-ni l’espandersi dei processi diglobalizzazione e il loro im-patto sull’Italia, fino alla crisi,strisciante per un anno e con-clamata a partire dall’autunnodel 2008. La crisi, come stia-mo constatando, è crisi “del”sistema, e non semplicemente“nel” sistema. In quanto talecostituisce uno spartiacque, ri-spetto al quale ha senso porsiil problema del prima (come cisiamo arrivati) e del dopo (co-me saremo quando ne saremousciti). La lettura degli ultimidodici mesi proposta in questaanalisi si svolge, dunque, aven-do come sfondo orizzonti piùestesi e si caratterizza, comenella tradizione del Rapporto,per il fatto di accogliere la sfi-da interpretativa posta dai da-ti e dagli indici, spesso altale-nanti in questi mesi, depuran-doli dalle enfasi del momento,collocandoli in una prospetti-va di lungo periodo, ma senzasottrarsi all’urgenza di com-prendere il presente. Dallatranquilla euforia del 1995siamo passati all’inquieta sen-sazione di fragilità che attra-versa il 2010: nel frattempo ilmondo è cambiato radical-mente, e il predominio dei pae-si occidentali sviluppati – pre-dominio economico ma anche

politico – vacilla vistosamentedi fronte alla crescita delle eco-nomie “nuove” e vitali, cresci-ta che è anch’essa non solo eco-nomica bensì insieme politica,demografica, strategica. L’ap-proccio interdisciplinare delRapporto dà conto, come sem-pre, dei diversi profili delle tra-sformazioni in corso. In parti-colare, ci si sofferma sulla na-scita di una nuova “classe mediaglobale” che è prodotto e attoredella globalizzazione, sulle pro-spettive energetiche legate alprossimo (o già superato?) “pic-co” della produzione petrolife-ra, sull’emergere di nuovi pro-dotti e nuovi settori, sulla “par-tita” in corso fra stati sovrani egrandi società multinazionali.

Questo, per quanto riguar-da le trasformazioni di lungoperiodo. Non meno impor-tante, tuttavia, è la storia de-gli ultimi dodici mesi, in cuil’evoluzione della crisi vienericostruita attraverso i suc-cessivi salti di specie del vi-rus che l’ha provocata: dallafinanza all’economia reale(questo è accaduto nel 2009),al malessere sociale e politico(che si è cominciato ad av-vertire a fine 2009 e si è poi al-largato e aggravato nell’annoin corso), fino al “ritorno al-le origini”, con la crisi che at-tacca direttamente i debitipubblici. Per tutto il 2010, d’al-tra parte, è stato ricorrente iltentativo, da parte sia di alcu-ni analisti sia dei decisori poli-tici, di dichiarare la crisi finitae la ripresa avviata ogni qual-volta i dati congiunturali si pre-sentavano come meno sconfor-tanti: spesso tralasciando, inuna sorta di illusione ottica col-lettiva, che i confronti fatti nel

2010 sull’anno 2009 potevanoben evidenziare dei lievi segnipiù, ma comunque rispetto aun livello che rimane, nei pae-si occidentali, inferiore a quel-lo pre-crisi. Quanto tempo civorrà per tornare ai livelli pro-duttivi della prima metà del2008?

E la possibilità di una “cri-si a W” può davvero conside-rarsi definitivamente scon-giurata? A queste e ad altre do-mande – come quella relativaalla «alternativa del diavolo,fra inflazione e disoccupazio-ne» – il Rapporto cerca di ri-spondere mettendo in luce fu-turi punti di svolta, elementi difragilità e di criticità e mo-strando possibili vie al loro su-peramento, più che dichia-rando certezze. Molto dipen-

derà, senza dubbio, dalla lun-gimiranza e dal coraggio dei de-cisori politici, e anche dalla ca-pacità di compiere scelte e in-trodurre regolamentazioni ca-paci di scongiurare il ripetersi diuna situazione quale quella cheabbiamo vissuto negli ultimidue-tre anni. Non si può di-menticare, tuttavia, che se l’or-dine economico internaziona-le è in questo momento incer-to e sfidato fin nei suoi pre-supposti, anche l’ordine poli-tico è in difficoltà: le premes-se di un nuovo multilaterali-smo formulate dalla ammini-strazione Obama sono state so-lo parzialmente adempiute, afronte per un verso dei con-flitti innescati dalla corsa allerisorse energetiche, e più ingenerale alle materie prime,

per altro verso del ribilancia-mento in atto fra l’Ovest e l’E-st del mondo, che era certa-mente in corso ben prima del-la crisi, ma che gli ultimi dueanni hanno fortemente acce-lerato.

L’Italia, in questo conte-sto, mostra segni evidenti difatica: la crisi è intervenutadopo un decennio di cresci-ta sfibrata, e il peso del de-bito pubblico ha impedito algoverno di mettere in atto si-gnificativi interventi antici-clici. Va riconosciuta la durasaggezza di questa scelta, cheha sventato il rischio che ilpaese si avvitasse in una spi-rale di tipo greco o irlandesema naturalmente non ha po-tuto impedire che i segnali diripresa emersi nel corso del-l’estate siano risultati moltodeboli. E’ evidente che l’Italiafatica più di molti suoi partnera ritrovare un percorso con-vincente di sviluppo. E’ evi-dente, allo stesso tempo, e leelaborazioni condotte nel quar-to capitolo del “Rapporto” lodimostrano puntualmente, chegli effetti della crisi sono statisensibilmente differenti sui di-versi settori e nei diversi terri-tori, così come si differenzianomarcatamente le prospettive diripresa.

Da un punto di vista stori-co, i momenti di grande diffi-coltà sono stati spesso anchemomenti in cui paesi e gover-ni, famiglie e imprese, sonostati capaci di fare appello alleloro doti migliori. Basti pen-sare all’Italia e alla ricostru-zione del secondo dopoguer-ra. Oggi ci viene richiesto qual-cosa del genere: la scelta fraarrenderci alla paura di undeclino inevitabile e alle chiu-sure e fratture che da questotimore sono generate, o af-frontare con coraggio le scel-te necessarie a tornare su unavia che assicuri non solo svi-luppo economico ma anche,in senso più fondamentale,crescita delle opportunità in-dividuali e collettive.

La crisi, la ripresa e il coraggiodi Giuseppe De Lucia Lumeno Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

SPECIALE ECONOMIA

Dal 1994 il sogno nel cassetto di Silvio Berlusconi è diminuire

la pressione fiscaleIn verità è solo aumentata e col federalismo fiscale rischia di cre-scere ancora. Si poteva comunque cominciare lo sgravio a favoredelle famiglie più numerose e più povere: qualche centinaio dimilioni di euro in 17 anni sarebbe costato pochissimo ed oggi avre-mo una pressione fiscale più bassa di qualche miliardo a favore dicittadini che sono finiti sotto la soglia di povertà e che invecesarebbero dei consumatori strategici in questo momento di crisi.

LA MORSAPressione fiscale in % del Pil (fonte Ocse)

Nazione Anno 2009 Anno 2008 Stati Uniti 24 21Irlanda 27,8 28,7Slovacchia 29,3 29,3Grecia 29,4 32,6 Svizzera 30,3 29,1 Spagna 30,7 33,3 Gran Bretagna 34,3 36,7 Repubblica Ceca 34,8 36 Germania 36,7 37 Lussemburgo 37,5 35,5 Slovenia 37,9 37,1 Francia 42 43,2 Austria 42,8 42,7 Finlandia 43,1 43,1 Belgio 43,2 44,2 ITALIA 43,5 43,3 Svezia 46,4 46,3 Danimarca 48,2 48,2

VocabolarioLa secessione (dal latino secessio) è il distacco di un gruppo dipersone dalla collettività. La secessione in politica, dove ungruppo rappresentante una parte di un paese o di un grup-po sociale (solitamente minoritaria) si separa dall’unità na-zionale per rendersi indipendente o unirsi ad un altro Stato.Quindi la Lega Nord quando parla di secessione vuole un’al-tra Italia o un pezzo di essa che si stacca dal tutto. Comun-que si comincia col federalismo fiscale semi serio per dimo-strare che serve una vera secessione per salvare il Nord sanodal Sud malato e inguaribile (e il Centro che fine farebbe?).

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 3

Page 4: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

4Anno 2011 - N. 1

Eisik è un ragazzo di Cra-covia, cresciuto in una fa-

miglia molto povera. Una not-te sogna che sotto il ponte chea Praga conduce al palazzoreale sia sepolto un tesoro.Quando il sogno si ripete perla terza volta, Eisik abbando-na ogni indugio e si mette incammino. Giunto finalmentea Praga, scopre con delusioneche il ponte è sorvegliato gior-no e notte dalle sentinelle. Purnon avendo il coraggio di met-tersi a scavare sotto i loro oc-chi, torna al ponte ogni mat-tina, girandovi attorno fino asera. Ad un certo punto, il ca-pitano delle guardie, inso-spettito dal quel comporta-mento, lo ferma e gli chiede seha perso qualcosa o se atten-de qualcuno. Davanti alla con-fessione sincera del ragazzo,il soldato scoppia a ridere: “Macome? Hai fatto tutta questastrada a piedi per seguire unsogno? Se io fossi come te, al-lora dovrei partire per Craco-via e cercare la casa di un cer-to Eisik, in quanto ho sogna-to che nella sua cucina, sottola stufa, è nascosto un teso-ro... Capirai!”.

Eisik si congeda dal capi-tano, torna a casa e recupe-ra il tesoro...

L’ anno che si è appena concluso è stato ca-ratterizzato in Europa da una timida ri-

presa dell’economia che resta ancora piuttostodebole e contraddistinta da numerose inco-gnite, come la crescita del tasso di disoccupa-zione e la sostenibilità dei conti pubblici daparte di alcuni paesi dell’area. In questo con-testo, la Cooperazione Bancaria fin dal mo-mento più acuto della crisi a fine 2008 che hacolpito prima il sistema finanziario e poi l’e-conomia reale ha continuato a dispiegare ilproprio impegno a sostegno dei territori e del-le realtà produttive diffusi in tutto il conti-nente. Negli ultimi due anni, infatti, la Coo-perazione bancaria si è distinta per la sua “re-silienza” di fronte alla crisi, ovvero la capacitàdi affrontare una situazione congiuntural-mente avversa uscendone rafforzata, grazie al-l’azione quotidiana portata avanti in favoredelle imprese più piccole e delle famiglie, chepiù di altri hanno potuto sentire le conseguenzenegative della recessione economica. I numerosi successi registrati dagli istituti cooperativi in Olanda, Germania,Francia e Italia non sono passati inosservati non solo agli organi di vigilanza o alle autorità politiche europee, maanche alla società civile.

È di questi giorni, infatti, la lettera aperta indirizzata alla Commissione Europea e firmata da oltre 400 docentiuniversitari ed intellettuali che sollecita un maggiore e più concreto impegno a sostegno delle imprese cooperati-ve e prefigurare un’Europa più prospera, che non escluda nessun cittadino attraverso uno sviluppo più sostenibile.

Il documento, nel quale viene espresso un deciso apprezzamento per gli interventi esposti al Parlamento Euro-peo ad inizio anno dai Commissari Tajani e Barnier, nei quali si riconosce il potenziale dell’associazionismo coo-perativo e il ruolo importante che può svolgere a livello europeo nella produzione di beni e nella fornitura di ser-vizi andando oltre quelle che sono le iniziative del settore pubblico, vuole essere un contributo che incentivi laCommissione Europea a tenere in debita considerazione le potenzialità e le specificità del movimento cooperativocontinentale.

Nella lettera, infatti, vengono sottolineate la necessità di andare oltre il paradigma del mero profitto economicoper arrivare a considerare una pluralità di soggetti che attraverso diverse forme di impresa possono svolgere unruolo attivo sia per il miglioramento del benessere sociale sia per il raggiungimento di risultati economici maggiormenteequi. In questo senso il movimento cooperativo è stato storicamente e continua ad essere una realtà fra le più rile-vanti, capace di coniugare crescita economica e inclusione sociale, una specificità, questa, che la recente crisi eco-nomica ha reso ancora più evidente.

In Europa esiste già una galassia di imprese di questo tipo operanti in diversi ambiti e il riconoscimento in am-bito europeo dell’efficacia del lavoro svolto finora applicando il principio di sussidiarietà rappresenterebbe un pas-so importante, anche in considerazione delle difficoltà sempre più ampie che il settore pubblico sta affrontando pervenire incontro alle esigenze delle comunità nazionali.

Proprio in questa fase di ripresa incerta dell’economia e dopo la crisi profonda manifestata nel corso del 2009,che ha evidenziato i limiti dei tradizionali paradigmi economici e aggravato la questione sociale, il ruolo che la coo-perazione e l’economia sociale possono svolgere risulta ancora più importante.

Per questo nel messaggio si auspica un’azione immediata che porti a concrete iniziative politiche da parte del-l’Unione Europea in favore del settore, in linea con le raccomandazioni contenute nei documenti relativi alle stra-tegie di crescita dell’Unione Europea fino al 2020 e su quelli del Parlamento Europeo e del Comitato Economico eSociale Europeo.

A tal fine vengono richieste misure urgenti e appropriate per sostenere la creazione e lo sviluppo di società coo-perative attraverso l’introduzione di appositi strumenti di politica economica ed industriale, l’uso di fondi europeie di fondi regionali di sviluppo.

Le considerazioni enunciate e le proposte presentate con questa lettera aperta alla Commissione Europea dal mon-do accademico e della cultura gettano nuova luce sull’impegno di coloro che nel movimento cooperativo e nella coo-perazione bancaria, in particolare, hanno sempre creduto, dedicando passione e dedizione nella speranza di con-tribuire alla crescita del bene comune.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Lettera aperta alla Commissione UE: più sostegno alla Cooperazione Europea

Un tesoro,la dove ti troviAntica storia popolare

•Stupidario•

BIPARTISAN AMBIENTALISTA

Da 10 anni governi diver-si uniti in un’unica scem-piaggine: 23 Miliardi dieuro di ecoincentivi perfotovoltaico e altre ener-gie alternative pagate daiconsumatori di energiaconvenzionale. Compli-menti siamo i più gene-rosi d’Europa e abbiamocreato un commercio dro-gato che sta comprendodi “splendidi” pannelli so-lari le nostre “brutte val-li ed orrende colline ita-liane”.

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 4

Page 5: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

5Anno 2011 - N. 1

Greg Palast, giornalistad’inchiesta americano

premiato con numerosi rico-noscimenti tra cui il presti-gioso Financial Times DavidThomas Prize, nel 2002 scri-ve un libro dal titolo contro-verso e che apre accesi dibat-titi Democrazia in vendita IPadroni del mondo. Dall’ele-zione di George W. Bush alloscandalo finanziario della En-ron, dal tracollo economicodella Tanzania provocato dal-la Banca Mondiale al recentecolpo di stato in Venezuela,dalle scorribande delle mul-tinazionali nei paesi del Ter-zo mondo alla truffa eletto-rale della Florida, il libro rac-coglie le sue inchieste sugliavvenimenti più dibattuti nel-la vita politica ed economicadegli ultimi anni. Senza ri-sparmiare alcuno schiera-

mento politico, il giornalistache ormai ha fama di esseretra i peggiori nemici dellemultinazionali, intende di-mostrare come gli Stati Uni-ti siano ormai nelle mani deimagnati della finanza e comeanche le istituzioni per il go-verno mondiale dell’econo-mia rischino di esserlo. Loscopo è quello di gettare nuo-va luce sulle trame che si ce-lano dietro il “liberismo rea-le”. Un caso emblematico: leprivatizzazioni nel settoreenergetico in cui la libertàd’azione concessa agli spe-culatori legati all’establish-ment politico ha prodottoesiti catastrofici, come mo-stra il blackout che colpì Ca-nada e Stati Uniti. Con le tec-niche del detective e le pra-tiche del perito legale, Pala-st ricostruisce, senza na-scondere nomi e cognomi,fatti conosciuti o meno notisu cui spesso la compiacen-za o la negligenza dei mediahanno steso un velo di ri-mozione. «Alcuni anni fa,prima di iniziare a fare ilgiornalista, lavoravo per gua-dagnarmi da vivere. Facevol’investigatore: “l’economi-

sta forense”. Come i patolo-gi forensi della TV, seziona-vo cadaveri, alla ricerca diprove di truffa, racket e com-plotti. Nel mio caso, tutta-via, sezionavo i corpi delleaziende. La Exxon e la En-ron erano tra queste. La miaidea era di applicare al gior-nalismo quelle tecniche dainvestigatore privato d’altritempi». Così Greg Palast,racconta dei suoi primi pas-si nel mondo dei mass me-dia. Un mondo che spesso traforzature ideologiche, co-strizioni pubblicitarie e va-riegate pratiche di giornali-smo “obiettivo” imperanti,si fonda ormai sempre piùspesso su un modello di pre-mi e punizioni volto a ga-rantire che la maggioranzarispetti linee di condottastandardizzate. Questo libro,invece, rappresenta un im-portante esempio di come ilgiornalismo d’inchiesta puo’e deve spiegare come fun-zionino le dinamiche com-plesse di politica ed econo-mia mostrando fino in fondocome l’informazione sia unpilastro fondamentale dellademocrazia.

Greg Palast, Democrazia in venditai padroni del mondo e giornalismo d’inchiesta americanodi Alessandra De Lucia Lumeno

Èpassato quasi un annodalle elezioni regionali

del 2010 che nelle Marchehanno visto la coalizione dicentrosinistra composta daPd-Udc-Idv-Api-Alleanzariformista-Verdi-Liste civi-che, affermarsi con un largomargine sul centrodestra. Ri-sultato che non era così scon-tato: ai cittadini ci presenta-vamo con una nuova propo-sta politica, quel progetto trariformisti e moderati che tan-to dibattito ha suscitato an-che a livello nazionale. Lanuova coalizione ha avuto ef-fetti positivi per tutti i parti-ti che la compongono, in-cluso l’Udc che ha eletto treconsiglieri, uno in più dellapassata legislatura. Questonuovo progetto politico, perla sua originalità, è stato sinda subito ribattezzato dagliosservatori “Laboratorio Mar-che”. Ebbene, a distanza diquasi 12 mesi dal suo avvio,quel “laboratorio”, da speri-mentale che era, è già a tut-ti gli effetti entrato nella pie-na operatività, con risultatiche non sta a noi giudicare,ma che sono riconosciuti datutti i sondaggi degli ultimimesi e dalla stessa politicaitaliana. Proprio in queste set-timane di grande fermento,con la possibilità di elezionianticipate che torna ad af-facciarsi, nei salotti televisi-vi e nelle stanze della politi-ca torna infatti ad essere por-tato ad esempio il ModelloMarche. Ma al di là del signi-ficato politico è ai fatti chevorrei guardare. Sulle prio-rità di governo con cui ci sia-mo presentati ai marchigia-ni, la Giunta sta già lavoran-

do a pieno ritmo, con azioniconcrete e rapidità decisio-nale. Lavoro e scuola, socia-le e green economy, soste-gno allo sviluppo e crescitainfrastrutturale, sono statiprotagonisti nel primo annodi legislatura. Tutto questocon il contributo fattivo deidue assessori Udc, cui sonostate assegnate deleghe stra-tegiche: Luca Marconi ai Ser-vizi Sociali e Famiglia, Lui-gi Viventi a Infrastrutture eTrasporti. Per quel che ri-guarda il welfare, in questalegislatura stiamo interve-nendo ancor più efficace-mente di prima per fornireun aiuto concreto alle fami-glie, con il rafforzamento deiservizi per la prima infanzia,tenendo conto della nume-rosità dei figli che frequen-tano la scuola inferiore, conil potenziamento del dirittoallo studio nella scuola del-l’obbligo e nell’Università,con il sostegno economico efiscale per le famiglie, conparticolari facilitazioni nelcaso di giovani coppie. Le sfi-de che ci attendono sono im-pegnative, ci aspettano an-cora anni duri, ma noi sia-mo preparati per affrontar-li, siamo temprati e prontiad uscire dal tunnel della cri-si per proseguire il nostrosentiero di crescita.

Laboratorio MarcheÈ partito e funziona

dott. Giammario SpaccaPresidente Giuta Regionale

delle Marche

•Stupidario•

ALTOATESINO/SUD TIROLESE

Ci mancava proprio. I Bol-zanini di lingua tedesca cifanno sapere che pur es-sendo cittadini della Re-pubblica non vogliono ce-lebrare l’Unità d’Italia chefa il 150° anno.Bene si è creata una gros-sa occasione di risparmiodi spesa pubblica: per nonoffenderli ulteriormentesospendiamo l’erogazio-ne di 1200 euro l’anno procapite concessa ai resi-denti di quelle valli per untotale di centinaia di mi-lioni di euro. Ma possiamo fare di più:concedere la secessionedell’Alto Adige/Sud Tiro-lo che potrà ricongiun-gersi all’Austria, dopoaver restituito le decinedi miliardi di euro ricevu-ti in più rispetto al restodegli italiani.

IL LIBRO

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 03/03/11 11.45 Pagina 5

Page 6: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

6Anno 2011 - N. 1

È il tema scelto da Bene-detto XVI per celebrare la

44esima Giornata Mondialeper la Pace. In un momentostorico dove si registrano quo-tidianamente varie forme didiscriminazione o persecu-zione nel mondo, si guarda aquella che viene definita “lalibertà delle libertà, autenti-ca quando è coerente con laricerca della verità”. Nel te-sto si sottolinea come “pro-fessare liberamente la propriafede ampli gli orizzonti diumanità e di libertà dell‘uo-mo”. Una vocazione che va ri-conosciuta come diritto fon-damentale dell’uomo e pre-supposto per la realizzazionedel bene comune e l’afferma-zione della pace del mondo.Benedetto XVI, intervenendodue anni fa alle Nazioni Uni-te, aveva già sottolineato co-me “i diritti umani debbonoincludere il diritto di libertàreligiosa, in una dimensionecomunitaria e individuale,nell’unità della persona purdistinguendo fra la dimen-

sione di cittadino e di cre-dente”. Ecco dunque perché,secondo il Papa, è la libertàreligiosa la via della pace.“Poiché l’uomo non può es-sere frammentato, diviso daciò che crede. Perché quelloin cui crede ha un impatto:sulla sua vita e sulla sua per-sona”

Il Messaggio del Papa vuo-le essere un segno inequivo-cabile dell’impegno dellaChiesa a difesa non solo di undiritto fondamentale, ma so-prattutto dell’uomo in quan-to tale, della sua dignità e li-bertà intesa integralmente,vale a dire di tutte le libertàcon i rispettivi doveri e dirit-ti. Nella libertà religiosa, in-fatti, “trova espressione – sot-tolinea il Pontefice - la speci-ficità della persona, che peressa può ordinare la propriavita personale e sociale a Dio”.Se il diritto alla libertà reli-giosa è frainteso, la conse-guenza inevitabile è lo stra-volgimento dello statuto mo-rale e giuridico dell’essere

umano. È posto a repentaglioil rispetto per l’altro, singoloo popolo che sia e si innescacosì un processo di perdu-rante conflittualità sociale. Illaicismo secolaristico giun-ge al rifiuto del pluralismoreligioso e di una laicità po-sitiva per la via singolare del-la negazione non solo del cri-stianesimo, ma di qualsiasialtra religione, nel tentativodi promuovere una radicaleemancipazione dell’uomo daDio. Mons. Mario Toso, Se-gretario del Ponteficio Con-siglio di Giustizia e Pace, af-ferma che la marginalizza-zione del Dio cristiano o del-le radici cristiane non èespressione di una superioretolleranza che rispetta inegual modo tutte le religio-

ni, per non privilegiarne al-cuna, bensì è l’assolutizza-zione di una posizione che sicontrappone a ogni credo ecultura religiosi.

Esistono ormai veri e pro-pri dossier che testimonianola discriminazione del cri-stianesimo. Si tratta il più del-le volte di un’intolleranza sot-tile, quasi invisibile, concer-nente la libertà di coscienzae di espressione. Atti di van-dalismo contro chiese e ci-miteri, parzialità nei luoghidi lavoro e nelle scuole, ri-mozione dei simboli religio-si. Per la Chiesa il dialogo trai seguaci di diverse religionicostituisce uno stimolo im-portante a collaborare contutte le comunità religioseper la promozione della pa-

ce. È così che, in un mondoglobalizzato, caratterizzatoda società sempre più multi-etniche e multi-confessiona-li, le grandi religioni possonocostruire non un problema,ma un importante fattore diunità e di concordia.

CATTOLICI ALL’ATTACCO

Libertà religiosa, via della Pacedi Alessandra De Lucia Lumeno

R oma, 10 gennio (Il Velino) - «Dal discorsodel Papa di oggi viene un’importante le-

zione su quali siano i valori decisivi in gioco: lalibertà religiosa, la libertà di educazione e il di-ritto all’obiezione di coscienza in primis. E quiè venuto in luce come l’azione del Partito Po-polare Europeo, e in esso dei rappresentanti ita-liani, sia una difesa decisiva di questa visionedel bene comune». Lo affermano Luca Volontèe Renato Farina del Ppe. «Pochissimi si erano ac-corti delle recenti importanti decisioni del Con-siglio d’Europa, dove la rappresentanza italianadel Partito Popolare Europeo (erano presenti alvoto cinque esponenti del Pdl, Farina, Berga-mini, Nessa, Tofani, Russo e uno dell’Udc, il ca-

pogruppo Ppe Volonte’) ha guidato la battagliain commissione e in aula per impedire la limi-tazione dell’obiezione di coscienza dei medici edegli operatori sanitari a proposito di aborto(mentre non c’era nessuno della sinistra e del-la Lega). Benedetto XVI oggi ha messo sotto gliocchi di tutti questo gravissimo scampato peri-colo. E di questa attenzione - proseguono - lo rin-graziamo. Ha detto il Papa: “Non si può che ral-legrarsi dell’adozione da parte del Consigliod’Europa, nello scorso mese di ottobre, di unarisoluzione che protegge il diritto del persona-le medico all’obiezione di coscienza di fronte acerti atti che ledono gravemente il diritto alla vi-ta, come l’aborto”».

Aborto, Volontè e Farina (PPE)mai impedire l’obiezione di coscienzaIl ringraziamento del Papa

I l Consiglio d’Europa èun’organizzazione inter-

nazionale il cui scopo è pro-muovere la democrazia, i di-ritti dell’uomo, l’identitàculturale europea e la ricer-ca di soluzioni ai problemisociali in Europa. Il Consi-glio d’Europa fu fondato il5 maggio 1949 col Trattatodi Londra e conta oggi 47stati membri.

La sede istituzionale è aStrasburgo in Francia. Lostrumento principale d’azio-ne consiste nel predisporre efavorire la stipulazione di ac-cordi o convenzioni interna-zionali tra gli Stati membri e,spesso, anche fra Stati terzi.Le iniziative del Consigliod’Europa non sono vincolantie vanno ratificate dagli Statimembri.

Il Consiglio d’Europa èun’organizzazione a sé, di-stinta dall’Unione Europea,e non va confuso con or-gani di quest’ultima qualiil Consiglio dell’UnioneEuropea, il Consiglio Eu-ropeo o la CommissioneEuropea.

FinalitàTutela dei diritti dell’uo-

mo, della democrazia parla-mentare e garanzia del pri-mato del diritto

Sviluppo dell’identità eu-ropea, basata su valori con-divisi, che trascendono le di-versità culturali

Conclusione di accordieuropei per armonizzare lepratiche sociali e giuridichedegli Stati membri.

Consiglio Europeo

Vocabolario

L’obiezione di coscienzaè il rifiuto di assolvere aun obbligo di legge glieffetti del cui espleta-mento si ritengano con-trari alle proprie convin-zioni ideologiche, mora-li o religiose. Colui chepratica tale opzione sichiama “obiettore di co-scienza”. Caratteristicasaliente dell’obiezionedi coscienza è l’assun-zione in prima personadelle conseguenze civilie penali che derivanodall’obiezione.

Coscienza: indica quellostato interiore di sinto-nia tra i tre centri inte-riori dell’essere umano(centro intellettivo, cen-tro motore-istintivo, cen-tro emozionale) che, seraggiunto, permettevaall’uomo di elevare lapropria ragione.

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 03/03/11 11.45 Pagina 6

Page 7: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

7Anno 2011 - N. 1

«Non bastavano i croci-fissi asportati dalle

pareti delle aule scolastiche.Non bastavano né bastano in-segnanti ottusi che ogni an-no, per non dispiacere adalunni stranieri, proibisconopresepi, alberi di Natale e re-cite natalizie. Non bastavanoi cosiddetti “integrazionisti”che sostituiscono nei cantiGesù con virtù, convinti di fa-re “buona integrazione” mul-tikulti» (ndr, Saura Plesio).

Il nuovo diario dell’UE perle scuole secondarie, prodot-to nel dicembre 2010 in piùdi 3 milioni di copie, non con-tiene nessun riferimento alNatale, ma include festivitàebraiche, indù e musulma-ne. Non ci sono festività cri-stiane segnalate, a dispettodel fatto che il cristianesimoè la religione della maggio-

ranza degli europei. Johan-na Touzel, portavoce dellaCommissione cattolica delleConferenze dei vescovi, hadetto che tutto questo è “pro-prio sbalorditivo”.

Millenni di civiltà cristia-na cancellati dall’UE, mil-lenni di natali e pasque, sot-tovalutando ancora una vol-ta i valori cristiani.

Frattini sostiene: «LaCommissione ha ammesso ilgrave errore ma è troppo co-modo che qualche burocrateammetta l’errore: io voglio sa-pere chi è stato, lo abbiamochiesto e lo chiederemo for-malmente al presidente Bar-roso. Vogliamo un’indagine se-ria che faccia emergere il re-sponsabile».

Così prima si scristianiz-zano i paesi d’Europa attra-verso natali che sembrano dei

Luna Park, allestiti con gran-de spreco di luci e con buffiSanta Claus piazzati a ogni

angolo; poi li si esclude daldiario delle festività d’Euro-pa. Tanto i “cristiani” sono

tutti “laici”, no?No alla discriminazione e

sì all’uguaglianza, dunque.Ma per chi? Certo non per icristiani…

Le nostre radici cristianePer “nostre radici” inten-

diamo le radici ebraico cri-stiane della nostra fede e del-la nostra civiltà. Per incon-trare e confrontarsi con per-sone e idee, ascoltare, espri-mersi e condividere…

A ll’uomo di un mondo dinuovo ritornato pagano,

le istanze della cultura cri-stiana e delle realizzazionicresciute nel suo ambito ap-paiono piene di pretesa e, piùancora, pericolose. Anchemolta della produzione arti-stica degli ultimi decenni puòessere in fondo compresa so-lo come voluta derisione diquanto è stato fino a oggi ar-te; un tentativo, mediante laderisione e il dileggio, di li-berarsi della sua grandezza,di superarla e di conquistareuna propria superiorità ri-spetto a una pretesa, che nonsiamo in grado di sostenere.

Un principe della Chiesa

Benedetto XVI

JosephRatzinger

CATTOLICI ALL’ATTACCO

Per l’UE il Natale non esistedi A.F.

Come voterebbe l’elettore seguace di Gesùnel proprio Paese: tre semplici regole

DIGNITÀ, UNITÀ E UGUAGLIANZA

N.164 Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le per-sone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al qua-le ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovarepienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, perbene comune s’intende « l’insieme di quelle condizioni del-la vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai sin-goli membri, di raggiungere la propria perfezione più pie-namente e più celermente ». 346

Il bene comune non consiste nella semplice somma dei be-ni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendodi tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibilee perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accre-scerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l’agire mo-rale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l’agiresociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il be-ne comune, infatti, può essere inteso come la dimensione so-ciale e comunitaria del bene morale.

Dottrina sociale della Chiesa Cattolica

di Paolo Ciccarelli

Essere cristiano significacercare, seguire, vivere, e

farsi ogni giorno di più, simi-li a Colui che è morto e ri-sorto per noi.. fino a diveni-re il «Non sono più io che vi-vo, ma Cristo che vive in me».

È quindi logico che per di-venire a Sua immagine e so-miglianza, in questo mo-mento di caos della politica, ilcristiano si debba interroga-re su come spendere il pro-prio consenso elettorale e do-mandarsi: “Gesù al mio po-sto cosa farebbe?”.

Evitiamo di cadere nel tra-nello di assegnare a questo oquel partito la palma del mi-gliore, vorremmo però riflet-tere su alcuni criteri oggetti-vi che dovrebbero determi-nare il voto di Gesù (..e quin-di del cristiano!)

REGOLA n. 1: Il principiodi gran lunga più impor-

tante è quello di individua-re i partiti che più degli al-tri seguono i valori di Ge-sù.

L’equazione è semplice:Gesù è presente attraverso lachiesa - la chiesa ha ema-nato con ”la dottrina socia-le della chiesa”, un insiemedi direttive volte a risolve-re, secondo lo spirito delVangelo, le tematiche socio-politiche-economiche - ilpartito che più degli altrisposa questi principi è il par-tito di Gesù, quindi il parti-to del cristiano, quindi ilmio partito.

Non è concepibile chechi segue Gesù possa assu-mere posizioni politichenettamente discordanti dal-la Chiesa cattolica su temiessenziali come i “valori nonnegoziabili”!

Fatta una bella scrematu-ra di partiti da non votare siprocede alla REGOLA n. 2:

Coerenza di vita cattolica de-gli esponenti di spicco del par-tito. Un’alta percentuale di in-quisiti, condannati, tangen-tati! all’interno del partito,non è certo un buon viaticoper scegliere il partito di Ge-sù.

Determinate frequenta-zioni, atteggiamenti, modi dicomportarsi, individuano poiuno stile non conforme allamorale cristiana.

Se poi la scrematura nonfosse definitiva si passerà al-la REGOLA n. 3: per i partitidi governo va verificata la coe-renza storica tra quanto det-to e quanto fatto, per gli altriva verificato lo stile di fare op-posizione: distruttivo a pre-scindere, o propositivo per ilbene del paese.

Se poi tutto ciò non ba-stasse ancora (il partito per-fetto non è mai esistito e maiesisterà), la cosa più anti-cri-

stiana, oltre che antipatica,sarebbe quella di non andarea votare.

Al contrario, occorresemmai scendere personal-mente in campo e contri-buire a «far sorgere una ge-nerazione nuova di laici cri-stiani impegnati che.. sentanola cosa pubblica come impor-tante e alta…, e per essa so-no disposti a dare il megliodei loro pensieri, dei loro pro-getti, dei loro giorni». Eccoallora che «La carità si farànecessariamente servizio allacultura, alla politica, all’eco-nomia, alla famiglia, perchédappertutto vengano rispet-tati i principi fondamentalidai quali dipende il destinodell’essere umano e il futurodella civiltà. (NMI Cap. 51)»

Che lo Spirito di consi-glio del Signore ci guidi nelvotare, sostenere e santifi-care... il partito o i partiti daLUI scelti!

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 7

Page 8: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

8Anno 2011 - N. 1

Una pena eseguita in li-bertà riabilita, e rispetto

alla detenzione costa un quin-to.

“Il carcere deve essere l’ex-trema ratio. Una soluzione daadottare nei casi in cui c’è ilpericolo della ripetizione direati gravi o se c’è un legamecon le organizzazioni crimi-nali.

Anche perché far leva sulcarcere incide poco sui tassidi criminalità e non producereinserimento sociale”. Supe-rare la centralità della deten-zione “ma non solo per uma-nitarismo”, precisa LucianoEusebi, ordinario di Diritto Pe-nale nell’Università Cattolicadi Milano, ed “introdurre pe-ne non detentive e avviare pro-cedure riparative”. “il carce-re, inoltre, ha costi molto altie la società dà per scontato chedebbano essere tollerati. Po-chi però sanno che una penaesecutiva in libertà costa cir-ca un quinto rispetto a una pe-na detentiva”.

Ma per raggiungere questoscopo è necessario investire suuna prevenzione che “sia verae non solo di facciata”: neu-tralizzando i fattori che favo-riscono le scelte criminose (co-me i paradisi bancari o l’infe-deltà fiscale), incidendo sugliinteressi economici alla basedelle condotte criminali (conla confisca dei profitti illeci-ti), spiegando che la preven-zione non dipende dal timore,bensì dalla capacità di tenereelevata l’autorevolezza dellenorme (e nulla la rafforza mag-giormente dell’avvenuto re-cupero del trasgressore). “Peròpromettere la costruzione di

tre nuove carceri porta con-senso elettorale, al contrarioimpegnarsi nell’assunzione di100 educatori che lavorinonell’esecuzione della pena –puntualizza Eusebi – viene vi-sto come uno spreco. Occorresuperare questa visione o nonsi va da nessuna parte”.

La dilatazione dei posti incarcere non risponde a esi-genze preventive, ma conti-nua a presentare all’opinionepubblica un modello ineffi-ciente e che colpisce soprat-tutto fasce di condannati chevengono da gravi condizionidi emarginazione: mentre ildiritto penale resta di fattopletorico, proprio perché in-centrato sulla sola pena de-tentiva, nell’ambito di reatieconomici. Occorre fare unpasso in più, lavorare cioè sul-la prevenzione reale. Oltre aquanto s’è detto, occorronoservizi sociali che sappianointercettare situazioni di di-sagio esistenziale le quali, tal-volta sfociano in omicidi ef-ferati, ma assai poco contra-stabili con la minaccia dellapena.

Ci vogliono più sanzioni ditipo monetario commisuratealla capacità economica, san-zioni interdittive, ma anche lageneralizzazione della re-sponsabilità per reato degli en-ti giuridici. Dall’altro lato per-corsi riabilitativi seriamenteseguiti e tutto il filone, oggipoco attuato, della giustizia ri-partiva: che rimette al centroil rapporto infranto con la so-cietà e la vittima.

Pensiamo, ad esempio, unistituto diffuso in vari paesi:l’imputato, entro una certa

fase delle indagini, può fareuna proposta ripartiva al giu-dice, non coincidente col ri-sarcimento del danno. Se ilgiudice la considera adegua-ta il processo si chiude otte-nendo così risultati impor-tanti: l’autore del reato ha ri-conosciuto la propria re-sponsabilità, la vittima è sod-disfatta e l’autorevolezza del-la norma è stata ristabilita intempi brevi.

In Italia sarebbe già possi-bile l’esperienza della “messaalla prova” in ambito minori-le, che può durare fino a treanni e, se superata, consentel’estinzione del reato. Nel me-desimo ambito è di grande in-teresse l’apertura della “me-diazione penale”: il giudice in-vita l’imputato e la parte offe-sa a presentarsi a un ufficio dimediazione; i mediatori, poi,preparano imputato e vittimaall’incontro. In questo modotorna possibile rielaborare i fat-ti secondo verità, rimettere alcentro la persona offesa, co-struire un percorso ripartivo,

del quale il giudice potrà te-nere conto.

Chi ha subito un reato nonchiede, nel profondo ritor-sione. Chiede, da un lato, laverità e il riconoscimento chequanto è accaduto è statoun’ingiustizia, dall’altro checiò serva affinchè non si ri-peta in futuro. Se la giustiziasi riduce a una bilancia cheriproduce negli anni della pe-

na la negatività del reato, lavittima resta sola nel suo do-lore, senza aver avuto mododi rielaborarlo. Abbiamo bi-sogno di modalità sanziona-torie che cerchino di gettareun ponte sopra la frattura chequel reato ha prodotto e chenessuna pena potrà mai col-mare.

(da Avvenire)

Non è con il carcere chesi riducono i reati

DETENUTI PRESENTI AL DICEMBRE 2009 64.791

DETENUTI PRESENTI A SETTEMBRE 2010 68.527

CAPIENZA REGOLAMENTARE 44.000

DETENUTI MORTI IN CARCERE 145

SUICIDI REGISTRATI 58

ZEITGEIST

Siamo spiacenti di annunciare al mondoche lo Spirito è sceso molto in fondonella scala dei sogni e dei bisogni;si sussurra che spacci sotto i ponti

della dialettica, e che qualche chiattalo rimorchi al mattino sulla riva

opposta ai desideri, quella all’ombradel lavoro, dell’oro, del furore.

Si dice, inoltre, che non trovi paceda quando è stato scisso dal potere,

sua più vera sembianza sua più occulta sostanza.

Popoli antichi e nuovine ignorano sfrontati lingua ed atti,

creando a bella posta confusione,sottraendosi ai patti.

Ma, comune disdoro, insieme a loromarciano le straniere legioni dei nostri cari figli,

schiere atterrite e infide, tutte intentea schivare da sé le ignote sfide.

Lo Spirito si è visto risalire(contro ogni coerente deduzione, contro ragione);

fattosi sottile striato medusaceo fluorescente,ha preso il posto della superficie;è Narciso e il suo liquido riflesso,

specchio di specchi, impalpabile silicio.È affacciato sui sensi, ma è distrattodal senso del suo essere, ad un tratto,

chiamato a regolare modi e tempidi un flusso troppo fluido di memorie,

di velleitari intenti, di rimorsi incerti incancreniti fuoricorso.

Complimenti all’età, se non dell’oro,del generoso oblio, che generò la rima d’Io con Dio.

Da questa età lo Spirito si eclissa,lasciando la sua buccia a noi, che veneriamo i resti

della stupefacente muta.

Egli tra l’erba ci fiuta e ci rifiuta; osserva, e striscia,e si avvicina all’acqua, che l’inghiotte.

Su tutto, sopra tutti, è nera notte.di Vanni Pierini

Poesia

•Stupidario•

BERLUSCONIANO

Il Presidente Berlusconichiude ogni rapporto conl’UDC: mai più alleanzecon l’UDC a partire dalleprossime amministrative.Bene, risponde Cesa, maSilvio deve farlo sapere aisuoi dirigenti locali che acentinaia chiedono di fa-re accordi con il Centro.C’è di più in questa li-nea di coerenza: cacciarel’UDC da tutte le giuntedi Centro-destra a costodi mettere a rischio la sta-bilità. È una posizionecondivisibile, ma ancheper questa Berlusconiavrebbe fatto bene a chie-dere prima il consenso deisuoi dirigenti ed eletti lo-cali (se contano qualcosanel partito del Pdl).

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 8

Page 9: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

9Anno 2011 - N. 1

Come nasceNel giorno di Pentecoste,

raccontano gli Atti degli Apo-stoli, le genti convenute a Ge-rusalemme, che assistettero algrande miracolo della discesadello Spirito Santo, si chiede-vano: «Che vuol dire tutto que-sto?» (At 2, 12). Anche oggi c’èchi si chiede: che cosa ha a chefare il nostro mondo contem-poraneo, agitato e compresoin mille altri pensieri e aspira-zioni, con un cristianesimo vi-vo, vitalmente incarnato e ap-passionato, fatto di uomini edonne che si danno cura di in-teriorizzare le ricchezze spiri-tuali generate da un beninte-so esercizio della speranza teo-logale?

C’è una “parentela d’amo-re” che dalla Pentecoste stori-ca di Gerusalemme i cristianinon hanno mai cessato di of-frire all’umanità. Alla missio-ne storica, visibile e tragicadella compassione di Gesù Cri-sto, succede quella diacronica,invisibile e drammatica delconforto dello Spirito Santo.

A Pentecoste si inaugura laciviltà dell’amore, perché loSpirito è benefico amico degliuomini, fondatore della nuovaantropologia portata da Cristo.A tal proposito Giovanni Pao-lo II affermava: “Lo Spirito San-to rende la Chiesa amica di ogniautentica ricerca del pensieroumano e stima sinceramente ilpatrimonio di sapienza elabo-rato e trasmesso dalle diverseculture. In esso ha trovato espres-sione l’inesauribile creatività del-lo spirito umano indirizzato dal-lo Spirito di Dio verso la pie-nezza della verità” (Udienza ge-nerale, 16 settembre 1998).

Una nuova amicizia offerta a tutti gli uomini

Amicizia contesa quella conlo Spirito Santo. Ieri come og-gi. Eppure, a Pentecoste, lo Spi-rito “dimostra” la più intimadelle amicizie, la più straordi-

naria delle esperienze umane:si “accasa” ancora nei cuori (cf1 Cor 6, 19) e non fa preferen-ze di persone (cf At 10, 34).

È da questa “intima vici-nanza” che deriva la nostra ten-sione alla solidarietà con gli uo-mini, specie i più deboli: l’em-brione o il moribondo, il pro-fugo o l’ex detenuto, i senza vo-ce, i senza dignità di persona;ed è sempre questa speciale re-lazione che ci dona il criterioper discernere tra vero e fal-so, tra inganno e verità, tra il-lusione e realtà, tra egoismo ecarità, tra giustizia e disparitàsociali.

Un’amicizia che noi defi-niamo “cristiana”, non perchéesclusiva dei credenti, ma per-ché proviene da una persona,Cristo, che da due millenni sipropone ad ogni uomo comecausa di una vita buona, piena,felice, che ha la sua originalitànell’essere essenzialmente “do-no”. Questa amicizia, dono spi-rituale di impareggiabile effi-cacia, è l’antidoto alla solitu-dine, alla paura di vivere: per-fezionarla significa diffonderela cultura della Pentecoste, cheinclude e non esclude lo Spi-rito di Cristo dalla storia di ogniuomo.

Fa rinascere il combattimento spirituale

La cultura della Pentecosteè l’antidoto al “male oscuro”del mondo; è l’esatto contrariodella “cultura del relativismo”:si coniuga con il “noi” delloSpirito e non con l’“io” egola-trico del relativismo.

Constatava il card. J. Rat-zinger: “Quanti venti di dottri-na abbiamo conosciuto in que-sti ultimi decenni, quante cor-renti ideologiche, quante modedel pensiero… “Il relativismo,cioè il lasciarsi portare qua elà da qualsiasi vento di dottri-na, appare come l’unico atteg-giamento all’altezza dei tempiodierni” (Omelia, “Missa pro

eligendo Pontifice”, 18 aprile2005).

Se soffiano venti di dottrineumane ingannevoli e inganna-trici, soffia ancor più potentelo Spirito Santo e spazza viala caligine che offusca la bel-lezza del Vangelo. Soffia il ven-to di Pentecoste e racconta agliuomini che il cammino di Dioè il nostro cammino, che ilcammino della Chiesa è il no-stro avvenire. E agli uomini èdato di lasciarsi trasportare daquesto vento, di stare “nel rag-gio d’azione del soffio dello Spi-rito Santo” (Benedetto XVI, In-contro con il clero di Bressano-ne, 6 agosto 2008). Il cristianoè sempre a “favore di vento”.Chi è contro vento è l’uomostolto, che cammina contro ladirezione di Dio, della fede, delVangelo.

Non ci sarà cultura dellaPentecoste se non restituire-mo all’uomo ciò che è costi-tutivo della sua umanità, senon lo salveremo dalla sua pe-nosa alienazione, da questostato di “riproduzione mecca-nica”, animale, nella qualel’insipienza collettiva va sem-pre più costringendolo. Stia-mo supinamente accettandoche il regno del soggettivismoesasperato continui a produr-re e a giustificare il moltipli-carsi di violenza e di crudeltà.Sì, perché l’egoismo è scuola dicrudeltà! Cultura della Pente-coste è la risposta a questaidolatria dell’io – egolatria –che è aperta opposizione a Dioe al suo sapiente disegno crea-tore.

Lo Spirito di unità nella vita nuova

A Pentecoste lo Spirito ab-batte le barriere erette dall’or-goglio umano: le barriere ideo-logiche di regimi opposti e di-sumani; le barriere sociali chediscriminano e frammentanoil genere umano; le barriere po-litiche di sistemi ostili alla re-ligione; le barriere culturali distili di vita effimeri e contro na-tura.

A Pentecoste scaturisce unanuova sociologia, quella socio-logia del soprannaturale che fucara a don Luigi Sturzo e fon-damento imprescindibile delsuo agire (cf. la sua “opera teo-logica” La vera vita. Sociologiadel sorannaturale), un nuovoumanesimo permeato dei valo-ri dello Spirito, una lettura delsociale che non esili forzata-mente lo spirituale.

Con l’avvento della Pente-coste storica di Gerusalemme,lo Spirito fa nascere “uomininuovi”, un nuovo “stile di vita”,una nuova “capacità” di vivere,primariamente interiore, nonprocurata da dottrine umane oda soddisfazioni esteriori, cheogni uomo può esperimentare,anzitutto anelando al vero be-ne, dentro e fuori di sé, e vin-cendo il male con il bene.

Con l’effusione dello Spiri-to Santo, a Pentecoste, il mon-do intero – non solo il Cena-colo, la Chiesa – diventa il luo-go spirituale dell’amore di Dio.Gli uomini imparano “dal didentro” che cosa significhi ama-re, soffrire, servire, dare la vitaper ciò in cui si crede.

Un rinnovamento totaleSenza lo Spirito di Dio cam-

bia la percezione della realtà edelle relazioni, si separa facil-mente il senso morale dal va-lore dell’esistere, si allenta latensione alle virtù, si smarri-sce la via della conversione per-manente a Dio e agli uomini, siperde il senso del dovere, delsacrificio, della responsabilità.

Chi si lascia guidare dalloSpirito è sempre un uomoproiettato verso il futuro. Sen-te nel cuore l’ansia per ciò chesarà, perché vive il presente,specie il più sofferto, come pe-gno e anticipo del cielo.

È triste constatare che almondo manchi ancora la le-zione di fraternità universaledella Pentecoste; alla teologiadominante, la cultura del so-prannaturale della Pentecoste;ai sistemi politici e sociali, ildinamismo d’amore della Pen-tecoste!

Non facciamoci illusioni: lacultura della Pentecoste è didifficile conciliabilità con ilmondo, con quello “spirito delmondo” avverso a Cristo e aicristiani. È tutta qui la soffe-renza maggiore, l’anomalia esi-stenziale del cristianesimo: es-sere nel mondo alternativa almondo e per il mondo una spe-ranza mai doma e sempre crea-trice, irresistibile fonte di cam-biamento e di trasformazionisociali.

«Nel nostro tempo, avido disperanza, continuate ad amaree a fare amare lo Spirito Santo.Aiuterete a far sì che prenda for-ma quella cultura della Pente-coste che sola può fecondare laciviltà dell’amore e della convi-venza tra i popoli». Così scri-veva Giovanni Paolo II (Lette-ra autografa indirizzata ai re-sponsabili del Rinnovamentonello Spirito, nel XXX anni-versario della nascita del Mo-vimento in Italia, il 14 marzo2002); così vorremmo acca-desse.

Cultura di Pentecosteper una “civiltà dell’amore” di Salvatore Martinez Presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 9

Page 10: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

10Anno 2011 - N. 1

Shopping di domenica? Nograzie. Un no propositivo.

Non una guerra ai supermer-cati, ma la proposta di un mo-do cristiano di vivere il ripo-so.

Si magnifica un incremen-to del Pil nazionale dello 0,25%e la crescita di posti di lavoro(ricerca “Federazione delleaziende della distribuzione mo-derna”), ma basta pensare airecenti licenziamenti del pri-mo centro commerciale di Ro-ma, per smontare la tesi cheassocia le domeniche lavora-tive all’aumento dell’occupa-zione; del resto, la “torta” delconsumo è sempre la stessa.

I nostri fratelli maggiori,gli ebrei, hanno un rispetto delsabato quasi maniacale, mahanno ragione, fa parte del lo-ro stile di vita.

La Chiesa reagisce a quel-le che definisce «logiche delconsumo». «C’è bisogno - di-ce don Narciso Danieli - di pro-poste controcorrente: la do-menica dev’essere un tempodedicato al riposo, non all’a-lienazione da centri commer-ciali. Senza contare che stiamocreando una generazione dinuovi schiavi». Il riferimentoè a chi tiene aperto il negoziono stop, non per scelta, ma per-ché non può fare altrimenti.Chi fa politica è troppo spessodimentico che ha come obiet-tivo il benessere, non solo eco-nomico, della collettività. Oc-corre una normativa che pon-ga dei limiti.

A chi giova questa spiraleper cui a tempi di lavoro sem-pre più dilatati devono cor-rispondere tempi di consu-mo ancora più ampi? Possia-mo assumere soltanto atteg-giamenti di passiva rasse-gnazione? O proporre uno sti-le di vita diverso, che diven-ti esemplare anche per gli al-tri, gustando i frutti della fe-rialità? «Il lavoro riveste pri-maria importanza per la rea-lizzazione dell’uomo e per losviluppo della società, e perquesto occorre che esso sia(…) svolto nel pieno rispetto

dell’umana dignitàe al servizio del benecomune. Al tempostesso, è indispensa-bile che l’uomo nonsi lasci asservire dallavoro, pretendendodi trovare in esso ilsenso ultimo dellavita» (BenedettoXVI, Sacramentumcaritatis, 74).

Nelle settimane scorse sono stati pubblicati da Crif, società specializzata nei sistemi di informazioni creditizie, i risul-tati dell’analisi sulla domanda di credito alle imprese, da cui emerge come nel corso del 2010 la richiesta di finanzia-

menti da parte del sistema produttivo sia diminuita del 5% rispetto al 2009, prevalentemente per effetto del clima di in-certezza ancora diffuso fra gli operatori economici.

Questa minore richiesta di prestiti da parte delle imprese è stata indirizzata quasi esclusivamente all’adeguamento delprocesso produttivo per far fronte all’auspicato aumento della domanda di merci e prodotti connessa alla ripresa, sia pu-re modesta, del ciclo economico.

Il dato sarebbe potuto essere ancora più negativo (-9%) senza il miglioramento che, successivamente, si è registratonella seconda metà dell’anno appena trascorso e confermato anche dalle risposte fornite dalle banche italiane all’indagi-ne trimestrale sul credito bancario nell’area euro contenuta nel Bank Lending Survey, da cui emerge un aumento delle ri-chieste di finanziamento ad implementazione delle scorte e del capitale circolante. Tuttavia, dall’indagine risulta che, pro-prio negli ultimi mesi, si è avuta una lieve restrizione nell’erogazione del credito, in particolare nei riguardi delle impre-se di maggiori dimensioni.

Malgrado ciò, verso la fine del 2010 l’andamento del credito bancario è risultato in crescita, anche se continua ad evi-denziare una tendenza che rimane tuttora piuttosto moderata. Nel dettaglio, gli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia perlo scorso mese di novembre indicano un incremento tendenziale dei prestiti alle società non finanziarie del 2%, dopo l’1%registrato nei due mesi precedenti, il dato pressoché nullo di agosto e quello negativo di luglio.

In questo scenario complessivamente più confortante rispetto ai precedenti, ma, tuttavia, ancora estremamente fragi-le, la peculiarità delle Banche Popolari e la loro vocazione verso le economie locali e delle piccole e medie imprese si rive-la ancora più evidente. Gli istituti della Categoria, infatti, nel corso di tutto il 2010 hanno costantemente proseguito nel-la loro azione di erogazione del credito al tessuto produttivo e prevalentemente alla imprenditoria di dimensioni più con-tenute e alle famiglie. I dati che nel corso dei mesi si sono succeduti hanno confermato ciò, con una crescita costante an-nuale degli impieghi delle Banche Popolari compresa tra il 5% e il 6% che negli ultimi mesi è stata prossima anche al 7%,variazioni sempre due volte superiori rispetto alla media nazionale.

Una prossimità, quella espressa dal Credito Popolare alle diverse e variegate realtà imprenditoriali del Paese, che pro-prio nel rapporto con le PMI fonda storicamente la propria mission e che si è tradotto durante il 2010 in un sostegno con-tinuo della loro attività, con un flusso di nuovi finanziamenti che in ogni mese è stato superiore ai 3,5 miliardi di euro, su-perando, nell’anno, il valore complessivo di 42 miliardi di euro. Un dato in linea con quelli precedenti la crisi economica,e che conferma come in questa fase, nella quale è necessario che le imprese siano pronte a raccogliere i segnali positiviprovenienti dal ciclo economico in condizioni che tuttora permangono difficili, le Banche Popolari abbiano proseguito nel-la loro opera di supporto delle diverse realtà economiche locali, incentrando la propria attività nello sviluppo di relazionisempre stabili e durevoli con la clientela, con l’obiettivo di preservarne le potenzialità e la ricchezza espressa e anche an-cora inespressa.

Questo è il contributo che le Banche Popolari hanno dato nel 2010 al Paese e al suo tessuto produttivo, analogamentea quanto già realizzato, come ampiamente riconosciuto, nel triennio 2007-2009, quando gli effetti della crisi sono stati piùacuti.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Banche Popolari, priorità: “salvaguardia delle PM1 e delle economie locali”

Aperto la domenica! No graziedi Antonella Fornaro

ANGELUS del PAPAdel 14 novembre 2010

“... malgrado la crisi, consta ancora che inPaesi di antica industrializzazione si incentivinostili di vita improntati ad un consumo insoste-nibile, che risultano anche dannosi per l’am-biente e per i poveri.”

La proposta che Gesù fa è una ed è positiva: ab-bassate un po’ il vostro livello di vita per permet-tere a quelli che l’hanno troppo basso di alzarlo.

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 01/03/11 18.44 Pagina 10

Page 11: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

11Anno 2011 - N. 1

L a sera declinava ormaiverso la notte. I pochi bar-

lumi crepuscolari si affievo-livano oltre le colline di co-nifere che circondano Hei-delberg. Le luci ambrate del-la cittadina rendevano i con-torni delle case ancora più az-zurri, ancora più fiabeschi.Non mi sarei meravigliato seavessi visto passare il solda-tino di stagno con la sua prin-cipessa per mano. Il ricordomi è ancora più caro perchéquella sera ero a passeggiocon mio padre, recentemen-te scomparso.

Girare per città estere èdoppiamente piacevole: si con-quista quasi una parentesi dal-l’ordinario, una condizione dispensierata sospensione dalleriunioni condominiali, dal de-posito degli atti all’ufficio delregistro, dalle file allo sportel-lo, e contemporaneamente siosserva una diversità nonstraordinaria, ma legata all’a-bituale.

Voglio dire che visitare, peresempio, il Louvre comportauna presa d’atto del fatto che lìtroverai un’organizzazione chevuole che tu assista incantato aduna manifestazione di superio-rità culturale, architettonica eartistica, trovi i francesi al loromeglio, in pieno spolvero (an-che se con opere d’arte preva-lentemente italiane, se non gre-che o fiamminghe…).

Se invece passeggi per unacittadina ‘provinciale’ sul fardella notte, vedi la realtà oltrele intenzioni.

Vedi, nel mio caso, un sin-cero spaccato di Germania.

E ho notato questo: ad unsemaforo pedonale, tra duemarciapiedi non distanti, conperfetta visione di un chilo-metro di strada a destra e,idem, a sinistra, senza nean-che l’ombra di una vetturetta,di una moto o di una bici, unammasso casuale di tedeschiin piedi attendeva rispettoso ilpassaggio dal rosso al verde.

Il tutto accadeva vicino aduna specie di scatola di plasti-ca con all’interno una pila or-dinata di giornali e, di fuori,un raccoglitore di monete. Chivoleva il giornale non dovevafar altro che aprire la teca,prenderlo e pagare il dovuto.La teca non era chiusa o a scat-to apribile solo dopo il paga-mento: era aperta.

E ho immaginato per unmomento la medesima situa-zione in una qualsiasi città ita-liana, forse esclusa Merano.

Questa la visione: il se-maforo, solo semi funzionanteperché già oggetto di atto van-dalico per prelevare una delletre lampade, emetteva un ros-so intermittente e asmaticomentre i dodici cittadini, at-traversata la strada cercandodi evitare le buche stile campominato bosniaco, andavano pri-ma a saccheggiare la teca digiornali, ormai semivuota e contre copie spiegazzate (pur es-sendo i ‘prelevatori’ semi anal-

fabeti e avendo letto l’ultimogiornale ai tempi delle medieall’ora di educazione civica, masi sa, quando è gratis è da fessinegarsi tale utilità) poi a scar-dinare il portamonete, che tro-vavano vuoto essendo ovvio chenessun furbo aveva pagato ciòche si poteva prelevare senzacosto.

È una visione autolesioni-stica? Non troppo.

Tutto questo non per vomi-tarmi, in quanto italiano (fieris-simo di essere tale), addosso, an-zi. Ma per far capire che certeattitudini hanno indotto, più omeno consapevolmente, la pub-blica amministrazione ad assu-mere delle contromisure ugua-li e contrarie, ancora più sottil-mente ma pervasivamente ves-satorie e odiose, talora, forse, ne-cessarie, talaltra no.

Cittadino o suddito?Dall’autovelox alle cartelle pazzedi Marco Caldarelli

Il Ministro del Turismo Michela VittoriaBrambilla ha presentato il manifesto

“La coscienza degli animali” ed è stata in-terrogata dai media sulla questione.

Ha presentato un provvedimento perabolire la caccia se non nelle riserve, su-scitando proteste dall’Associazione Na-zionale Cacciatori che insistono sui be-nefici, direi reali, della caccia per l’ecosi-stema (controllo della popolazione ani-male in zone vicine a centri abitati) e la di-fesa dei campi coltivati, altrimenti sac-cheggiati dagli animali in sovrannumero.

Il ministro portatrice di buone riformeper l’ambiente e per i diritti degli anima-li, sta dimenticando che la caccia è ele-mento naturale in ogni uomo, che fin dal-l’antichità si è procacciato così il cibo, an-

che se oggi la caccia viene praticata comeesercizio sportivo e ambientale.

Ci sono delle emergenze più impor-tanti a livello ecologico e naturale, comela tutela dagli OGM (organismi genetica-mente modificati), che distruggono le col-ture normali, inaridiscono i campi e stan-no ammalando il nostro pianeta.

In questo momento parte considere-vole dell’agricoltura mondiale è OGM;ciò significa che potremmo avere fruttae verdura nelle nostre tavole, ma soprat-tutto generi animali che si nutrono diprodotti OGM, ordinariamente sulle no-stre tavole.

Un’altra cosa importante sono i pesti-cidi che avvelenano il terreno. In com-mercio ci sono dei pesticidi e dei prodot-

ti per conservare la frutta e la verdura chedovrebbero essere vietati per l’enorme po-tere distruttivo e inquinante che hannosulla terra, sugli animali, perché fannopiazza pulita di tutte le forme di vita nelloro raggio, e sull’acqua che, portandocon sé queste sostanze, entra direttamentenelle nostre case.

Allora, cara Ministro, scriviamo unmanifesto anche sulla coscienza dell’essereumano che permette l’avvelenamentocontinuo della terra e di conseguenza dise stesso. Oppure, scriviamo un manife-sto sulla coscienza della terra, che vuoleessere tutelata e purificata dal consumi-smo estremo che segna miseramente lanostra società. Dopo, quello per la co-scienza animale.

Dal manifesto di Marx a quello dellaBrambilla per la “coscienza animale”di Pamela Vigiani

•Stupidario•

FEMMINISTA

Dopo decenni di disprezzodell’essere donna in quan-to tale, dell’essere madre,dell’essere diversa dagli uo-mini, alcune donne, di tut-ti i colori politici, riscopronoil senso di una dignità feri-ta e se la prendono con Ber-lusconi e le sue feste.C’è di peggio care amiche!!!Dovevate reagire prima: • prima di portare le vostrefiglie all’esposizione del-l’effimero mediatico chemostra i corpi e disprezzale anime; • prima di concedere la li-bertà di copulare alle vo-stre adolescenti; • prima di celebrare l’abor-to come il padre di tutte lelibertà sessuali;• prima di credere che il la-voro in ufficio e in fabbricafosse più dignitoso di quel-lo in casa con figli e anziani.

LampodiGenio

Le agenzie di rating (come Standard&Poor) valutano l’af-fidabilità del debito pubblico e se del caso “consigliano”tagli più o meno drastici a spese e investimenti per ridur-re il deficit. E il Governo diligentemente obbedisce. Do-po qualche mese sempre le agenzie di rating avvertonoche forse la crescita del PIL purtroppo non sarà sufficien-temente alta e forse il Paese (che ha ridotto spese e inve-stimenti) non sarà in grado di far fronte agli impegni, cioèpagare l’interesse sul debito.... e abbassano il rating!Rating più basso significa minore affidabilità perciò tassidi interesse più alti da pagare. La spirale è innescata e il Pae-se è la preda perfetta degli (speculatori) investitori.Semplice e geniale. E nessuno si azzardi a dire che agen-zie e speculatori....

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 03/03/11 11.45 Pagina 11

Page 12: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2011

12Anno 2011 - N. 1

Così canta Checco Zalonenel suo film record di in-

cassi. In aumento del 300%in Italia i matrimoni misti,cioè tra una parte cattolica el’altra di diverso credo. Al-trettante le coppie conviven-ti. Gli italiani preferiscono ledonne dell’est o del centro-america. Il 70% degli immi-grati nord-africani e senega-lesi sposano italiane. Comu-nità chiusa quella cinese. Nelfilm, l’amore tra Zalone eun‘araba finisce; anche il 10%del totale dei divorzi riguar-da quelli misti. In media, que-sto tipo di coppia dura, alnord 13 anni, al centro 5 an-ni. Spesso lo sposo ritorna inpatria portando solo i figli.Che la diversità è ricchezzanon è assioma? Non sembravero per il matrimonio, la di-gnità della donna, l’educa-

zione dei figli e la libertà re-ligiosa. La questione è com-plessa ed articolata, diversada caso a caso. Per il cate-chismo cattolico la diversitàdelle confessioni non è unproblema insormontabile,ma in realtà poi, le tante di-vergenze si risolvono con l’in-differenza religiosa. Il dirittocanonico dà licenza di spo-sarsi se i nubendi prometto-no di battezzare i figli e la par-te cattolica di custodire la fe-de. Ma per il maschio mu-sulmano, l’islam è la defini-tiva e superiore religione,perciò i figli saranno islami-ci, il matrimonio solo un con-tratto, non sacramento, ilmaschio decide. Le promes-se scritte pre-matrimonialidi rispettarsi, custodite dagliavvocati, servono soprattut-to nel momento della sepa-

razione. Si può essere unitiin tutto meno che nella fedee nella Parola creduta ? Solose ci si accontenta. Sì l’amo-re supera le distanze, è in-contro senza desiderio di do-minare, nell’attenzione e nel-l’accoglienza, è reciprocità,assenza di sottomissione edegoismo, è scoperta, è crea-zione, è darsi tutto e per sem-pre, è affidarsi completa-mente, incondizionatamente,

ma così è solo quando ci siprende per mano e si guardainsieme verso l’Amore. LaChiesa prudentemente scon-siglia, accoglie ed accompa-gna chi decide diversamen-te. Non è ancora assioma chel’amore non ha religione.

L’amore non ha religioneUna riflessione sui matrimoni mistidi Cristina Messi

Ora che il polverone me-diatico sollevato da

Wikileaks sembra essersi po-sato e possibile fare qualcheconsiderazione.

Ci hanno fatto credereche una mole così ingentedi informazioni “riservate”sia stata sottratta da archiviche dovrebbero essere i piùsicuri del mondo. Questaipotesi produce la visione diuna delle reti più importan-ti e segrete degli Stati Uniticome estremamente vulne-rabile, insicura a tal puntoche in determinati casi nonsarebbe in grado nemmenodi garantire gli standard disicurezza di una rete com-merciale.

Fallito il tentativo USA digovernare il mondo da soli,il sistema occidentale che adessi fa riferimento sembraentrato in una crisi profon-da. Da notare come la Tur-chia, un tempo pilastro fon-damentale della NATO, ab-bia rapidamente e senza tan-ti complimenti cambiato ve-locemente interessi e pro-

spettive strategiche; anchealtri Paesi sembrano tenta-ti di muoversi più autono-mamente rispetto al passa-to (si pensi ad esempio allescelte di politica energeticadell’Italia) più attenti allestrategie nazionali e menoagli interessi degli USA.

Anche gli avvenimentidelle ultime settimane in Tu-nisia, Egitto, Giordania, Li-bia, tutti Paesi che sono sta-ti per molti anni alleati fe-deli della Casa Bianca rive-lano una minore capacità dicontrollo degli USA nell’a-rea mediorientale.

A voler essere maliziosisi potrebbe pensare che gliStati Uniti, proprio perchèconsapevoli di questa at-mosfera da “rompete le ri-ghe”, siano tentati di uti-lizzare una ultima dispera-ta strategia di controllo su-gli alleati: delegittimare edinfangare le leadership deiPaesi amici con rivelazionimirate.

Colpirne uno per edu-carne cento.

Se ti muovi ti infangodi Umberto Spalletti

L a lettera a Diogneto è un testo cristia-no di autore anonimo, risalente al II se-

colo e proveniente dall’Asia Minore. Lo scrit-to non era conosciuto fino al XV secolo. At-torno al 1436 Tommaso d’Arezzo, un giova-ne chierico latino che era a Costantinopoliper studiare il greco, lo trovò per caso tra lacarta usata da un pescivendolo per avvolgereil pesce. Il capitolo quinto della lettera de-scrive usi costumi e pensiero dei cristiani chesi andavano moltiplicando in tutto il mondo.Al punto quattro leggiamo. “Vivendo in cittàGreche e Barbare come a ciascuno è capitatoe adeguandosi ai costumi del luogo nel vesti-to, nel cibo e nel resto testimoniano un tipodi vita mirabile e indubbiamente paradossale”.È insito nel pensiero cristiano il concetto di ci-viltà, di reciprocità, di rispetto, lo dimostra ilnascere di una nuova coscienza, grazie allapreponderante opera degli uomini di chiesache dissodano la terra, ma anche le anime. Es-si ridanno priorità allo spirito pensante del-l’uomo nell’eguaglianza e nel rispetto dei di-ritti civili e religiosi. Non ha mai avuto reci-

procità “gratuita” il Cristiano che, laddove ope-ra, è sempre e comunque accompagnato dal-la “passione”, perché la santità è fatta di sof-ferenza.

Nel rispetto della “Teologia” delle varie re-ligioni, se per esempio prendiamo l’Islam e nefacciamo l’etimologia del nome, scopriamoche esso significa: “L’Islam, pronunciare“Islàm” – dal verbo arabo aslama – traducibi-le con “sottomissione [a Dio]”. È azzardato al-lora affermare che il concetto di sottomissio-ne a Dio, travalica e trova nell’Islam terrenofertile nell’estremismo, per stabilire che tut-ti devono sottomettersi a Dio e quindi alla “re-ligione” che in lui si identifica e che quindinon può esserci reciprocità. Più semplice unconcetto che sempre la lettera a Diogneto espri-me: “Dai giudei sono combattuti come stra-nieri, e dai greci perseguitati e coloro che liodiano non saprebbero dire i motivi dell’odio”.Reciprocità difficoltosa, che la storia ricordae che non ha trovato uguale risposta da partedei Cristiani perché se non sai i motivi dell’o-dio conosci e impari subito quelli dell’amore.

•Stupidario•

ALLEANZEDI GOVERNO

Raccatta, raccatta ecco chePannella è ancora buono emagari entra nel GovernoBerlusconi reimpostato in-sieme ad altri circa trentaparlamentari della opposi-zione. Lezione morale po-litica: Fini è brutto e cattivoperché va con Casini in mi-noranza, se pur con moti-vazioni politiche serie e per-dendo quote di potere. Tut-ti quelli che dall’UDC, dalPD, dall’IDV e dal gruppomisto ci sono concessi, sen-za progetto politico al Go-verno in cambio di posti dipotere, sono buoni e belli.Ma certo la spiegazione èchiara: i primi si staccanodal sole di Silvio, i secondine sono finalmente at-tratti. Comunque con Pan-nella crescerà sicuramen-te la difesa dei valori cri-stiani nella maggioranzadi Governo.

Reciproco “amore”Con l’Islam e con chiunque altrodi Giovanni Fermani

NC1(2011)CORR_Imp Seconda BozzaN2.qxd 03/03/11 11.46 Pagina 12