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Il Linguaggio del Corpo Conosci te stesso Seleziona le tue qualità migliori e promuovile !

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Il Linguaggio del Corpo Conosci te stesso

Seleziona le tue qualità migliori

e promuovile !

Antonio Luce

Psicologo e Formatore

Il Linguaggio del Corpo Conosci te stesso

Seleziona le tue qualità migliori e promuovile !

Volume 1

Per avere maggiori informazioni su quanto trattato in questo libro e sulle attività di ricerca, formazione e consulenza dell’autore potete rivolgervi scrivendo una email: [email protected] Il Linguaggio del Corpo Conosci te stesso Volume 1 © 2009 Antonio Luce Proprietà letteraria riservata

Ringrazio le persone che hanno condiviso con me la passione e lo studio per la comprensione degli aspetti che possono mi-gliorare “Il Linguaggio del Corpo”. A Colei che mi ha aiutato in un momento buio della mia vita. Lady D.

Indice INTRODUZIONE

1.1 IL PROFILO COMPORTAMENTALE

1.2 LA MATRICE E LE QUATTRO DIMENSIONI

1.3 IL GUERRIERO

1.4 PROTETTIVO

1.5 L’EMOZIONALE E IL RIFLESSIVO

1.6 I QUATTRO PROFILI COMPORTAMENTALI

1.7 IL GUERRIERO RIFLESSIVO

1.8 IL GUERRIERO EMOZIONALE

1.9 IL PROTETTIVO EMOZIONALE

1.10 IL PROTETTIVO RIFLESSIVO

INTRODUZIONE In questo libro, scritto da un esperto di comunicazione personale, il dott. Antonio Luce, si desidera prestare attenzio-ne non solo su ciò che bisogna sapere pre essere vincenti nella vita come nel lavoro. Un volume che analizza soprattutto l’analisi degli aspetti inte-riori del lettore, come la conoscenza delle proprie motivazioni e le note caratteriali necessarie per migliorare sul posto di la-voro come in famiglia. Dr. Luce, ci potrebbe presentare il suo pensiero su come avere successo nel lavoro? “La maggior parte della gente durante la vita lavora-tiva si ritrova dinanzi alla necessità di affrontare con successo i nuovi obiettivi. Spesso le persone concentrano il loro tempo nel raccogliere informazioni pratiche sui propri studi e le e-sperienze di lavoro in modo da poter migliorare il curriculum vitae. Ma è il modo in cui si comunicano le proprie qualità che fa diventare Leader ! Dunque, il punto centrale è la capacità di comunicare in modo corretto e focalizzato. Solitamente si tende a pensare che durante una sfida ad ottenere il risultato sia il candidato con i migliori requisiti, in realtà viene scelto colui o colei che riesce a comunicare le proprie qualità più efficacemente rispetto agli altri.

Imparare a comunicare e sfruttare al meglio questa capacità fa la differenza tra successo e fallimento”. Quando si considera la capacità nel comunicare, non ci si riferisce soltanto alla comunicazione verbale, anzi. Richia-mando degli studi effettuati sulla maniera in cui la gente giu-dica gli altri durante il primo incontro, si evince che ad in-fluenzare la prima impressione sono soprattutto elementi non verbali, nello specifico secondo la seguente gerarchia: 1) apparenza fisica 2) postura e linguaggio del corpo 3) comunicazione verbale Bisogna ricordare che la prima impressione non può essere fatta per una seconda volta! Alla luce di tali riflessioni, in questo libro verrà mo-strato come perfezionare i tre sopraccitati fattori critici:

• Apparenza fisica: come migliorarla in modo che gli al-tri possano avere una percezione più positiva e piace-vole di noi.

• Linguaggio del corpo: capire come il nostro corpo co-

munica attraverso i segnali fisici, la postura e i movi-menti.

• Comunicazione verbale: sapere cosa dire affinché

l’interlocutore possa considerare il soggetto che ha di-nanzi come la persona giusta.

Per poter raggiungere questi obiettivi, bisogna prima svi-luppare un sistema di comunicazione fondato su una semplice ma specifica strategia:

Conosci te stesso, seleziona le tue

qualità migliori e promuovile!

1.1 IL PROFILO COMPORTAMENTALE Come abbiamo introdotto all’inizio del libro, una delle prime fasi nella preparazione è soprattutto l’analisi degli aspetti interiori di se stessi, capire quali sono i lavori adeguati con il proprio carattere e la conoscenza delle proprie motivazioni al lavoro. Il metodo utilizzato per la comprensione di tali proble-matiche è da noi definito dei “profili comportamentali”, un me-todo che tiene in considerazione sia la tradizionale psicologia, sia una elaborazione di pensiero abbastanza innovativo da noi sviluppato. Ogni persona è un essere unico, soprattutto se si considera il fattore personalità. La personalità risulta dalla combinazione di svariati elementi: strutture emozionali, processi mentali, valori personali, modelli comportamentali. A tutto ciò si sommano le influenze derivanti da esperienze di vita, la genetica, l’educazione, il credo religioso, il contesto culturale e sociale. È chiaro quindi che l’insieme di tutte queste componenti dà forma a personalità distinte, con caratteristiche originali che differenziano ogni singolo individuo.

Ma se si osserva attentamente il comportamento di una per-sona, si noterà come determinati modi di fare prevalgono ri-spetto ad altri. La combinazione di tali comportamenti predo-minanti verrà qui definita “Profilo Comportamentale”.

Un’altra importante considerazione della nostra analisi è il fattore della stabilità, ossia la continuità nel tempo di tali com-portamenti prevalenti nel modo di fare di ogni persona.

Capire il profilo comportamentale di un individuo rende i-noltre più chiaro il modo in cui esso interagisce con se stesso e con gli altri.

È importante precisare che:

• non esiste un profilo comportamentale migliore o peg-giore rispetto agli altri;

• il profilo comportamentale non rappresenta la persona-lità di un individuo, ma soltanto alcuni comportamenti predominanti di essa. La definizione della personalità è un qualcosa di ulteriormente complesso in quanto non si limita all’analisi del comportamento, ma anche agli aspetti psicologici interiori. Nella valutazione del profi-lo comportamentale, vengono considerati invece solo gli atteggiamenti che rappresentano fattori esterni e og-gettivamente osservabili;

• sebbene si possa pensare di appartenere ad un profilo comportamentale, ciò non avviene necessariamente in maniera esclusiva, in quanto alcuni comportamenti pos-sono anche essere riscontrati negli altri tipi di profili.

In questo capitolo, dopo aver esaminato il concetto di profi-

lo comportamentale, si passerà ad analizzarne l’applicazione per migliorare le proprie capacità e capire se stessi in funzione degli obiettivi di lavoro e professionali.

Questo strumento aiuta a:

• prendere consapevolezza dei propri punti di forza e de-bolezza;

• capire come comunicare con gli altri per una relazione

proficua ed efficace.

1.2 LA MATRICE E LE QUATTRO DIMENSIONI Il profilo comportamentale è stato sviluppato, attraverso uno schema a struttura di matrice che descrive quattro dimen-sioni del comportamento umano:

• sull’asse verticale troviamo due figure opposte simbo-leggiate da un lato dalla persona con atteggiamento combattivo che per semplificare definiamo Guerriero e dall’altro dalla persona con atteggiamento materno che in questo caso definiremo Protettivo;

• sull’asse orizzontale si definiscono invece le dimensioni

comportamentali attinenti all’influsso della razionalità o delle emozioni nel prendere le decisioni, che si esplicita-no nel primo caso nella figura del riflessivo mentre nel secondo dell’emozionale.

1.3 IL GUERRIERO Chiariamo adesso la dimensione verticale dello schema, ma senza dare un’interpretazione assolutistica dei comporta-menti considerati. Ogni persona, infatti, è e resterà sempre una combinazione di innumerevoli fattori e in questa analisi ne consideriamo i comportamenti dominanti In generale, comunque, il tipo del Guerriero, che nella versione femminile potremmo definire “amazzone”, è definito dalla persona determinata, che punta direttamente all’obiettivo. Volendo avvalersi della simbologia per chiarire le caratteristi-che di questa dimensione del comportamento potremmo defi-nirlo nel seguente modo: Oggetto simbolo

Se dovessimo pa-ragonare il guer-riero ad un’ ogget-to è sicuramente la spada in quan-to preferisce l’azione alla di-plomazia.

Risoluzione dei problemi Il guerriero preferisce risolvere i problemi in maniera diretta, senza girare tanto intorno al problema, e quindi usa gli stru-menti della “guerra” e lo scontro diretto. Senso di colpa e risentimento Nel binomio emozionale tra senso di colpa e risentimento, nel guerriero prevale quest’ultimo, infatti basta poco per farlo irri-tare. In una scala che misura il livello di risentimento avremo:

• il guerriero equilibrato, che va dall’insofferenza fino ad alzare il tono della voce per imporre la sua supremazia;

• il guerriero aggressivo, che non riuscendo a gestire il suo risentimento, lo manifesta con rabbia.

Senso di giustizia Il senso di giustizia è presente in misura maggiore in alcuni es-seri umani rispetto ad altri, infatti la caratteristica che differen-zia il senso di giustizia del guerriero è nella punizione. Per questa figura comportamentale è importante far scontare la pe-na a chi ha commesso un reato. Per lo stesso principio il guer-riero avrà difficoltà a perdonare , cosa che farà solo se è convi-to che il pentimento sia sincero, altrimenti si vendicherà. Propensione al comando e alla conquista Il guerriero ha l’indole del conquistatore, immaginate infatti i popoli guerrieri e i leaders che li hanno guidati (l’impero Ro-mano, quello di Alessandro Magno e la Francia di Napoleone).

Il guerriero è un “iniziatore” nel senso che possiede un’abilità unica nell’iniziare e a realizzare i suoi sogni. Infatti essendo un generatore di progetti avrà difficoltà sia ad aiutare che a soste-nere gli obiettivi di altri. Da qui si evince la determinazione del guerriero che lo spingerà a perseguire il proprio scopo sia da solo che in gruppo. Egli è caratterizzato da un’ innata propen-sione al comando. Collaborazione con gli altri Come abbiamo visto nel punto precedente, il guerriero è carat-terizzato da un’innata propensione al comando, e sceglie con attenzione le persone con cui condividere le attività. Parafra-sando i ruoli della vita in una gara automobilistica di rally, il guerriero è il pilota dell’auto e si sceglie il partner navigatore che lo aiuta indicandogli la strada Ascoltare e essere ascoltato Il guerriero è poco propenso ad ascoltare gli sfoghi degli altri, sia con l’amico che gli vorrebbe confidare aspetti personali, che con l’estraneo che gli parla di problematiche che non gli appartengono. Inoltre, il guerriero, a causa della sua scarsa volontà di imme-desimarsi nelle problematiche degli altri, tende ad imporre il proprio punto di vista, ascoltando poco i propri interlocutori. Questa caratteristica si manifesterà sia tramite una forbita dia-lettica nel guerriero raffinato, che in arroganza per quanto ri-guarda quello più grossolano.

Contatto visivo e contatto fisico. Lo sguardo del guerriero è come una spada che trafigge l’altro individuo, infatti questa tipologia dovrebbe stare attenta a non far sentire a disagio il proprio interlocutore. Il guerriero utilizza lo sguardo come livello di attenzione nell’interlocutore, infatti il guerriero richiede tanta attenzione anche da chi lo ascolta e nel caso ne sente la mancanza è solito dire la frase: “perchè non mi guardi negli occhi quando ti par-lo?”. Questo soggetto avendo una prossemica distaccata (la prosse-mica è la gestione dello spazio fra due interlocutori) preferisce toccare poco le persone sia che siano estranei che conoscenti. Per questo motivo si sente in difficoltà a manifestare pubbli-camente l’affetto. Nella vita privata anche nella relazionale con le persone vicine preferisce esprimere le proprie emozioni tra-mite un gesto concreto piuttosto che con mille parole. Stile di comunicazione Il guerriero esprime i concetti in maniera estremamente sinteti-ca e schietta, puntando direttamente all’obiettivo. Ad esempio, il padre guerriero è solito dire al figlio:”se non studi quest’anno ti bocciano!”; oppure l’amico guerriero:”se non cambi metodo di studio non supererai l’esame, te lo dico perché sono tuo amico!”.

Aiutare gli altri Il guerriero pensa che l’aiuto indebolisce. Questa tipologia ten-de ad aiutare poco chi è in difficoltà perché sostiene che un bravo leader (padre, caposquadra, direttore o capo) dovrebbe spronare gli altri (figlio, collaboratore, socio, dipendente) a far-cela da solo, perché “la vita è dura!”.

1.4 PROTETTIVO La figura comportamentale del Protettivo appartiene a coloro che tendono a fare da “mamma” a tutti, a farsi in quattro per cause altrui a volte preferendo sostenere gli altri a discapito di se stessi. Volendo avvalersi della simbologia per chiarire le caratteristiche di questa dimensione del comportamento po-tremmo definirlo nel seguente modo: Oggetto simbolo

Se dovessimo paragonare il protettivo ad un simbolo sicura-mente dovrem-mo identificarlo con diversi og-getti che rappre-sentano le diver-se sfaccettature di questa dimen-

sione comportamentale. Gli oggetti che rappresentano al meglio le caratteristiche del protettivo sono: il contenitore, l’impalcatura, l’argine e lo scudo, tutti simboli di protezione, in quanto i comportamenti prevalenti a questa dimensione comportamentale si manifesta-no con l’aiutare, proteggere, sostenere, contenere e nutrire.

Risoluzione dei problemi Il protettivo preferisce risolvere i problemi in maniera indiretta, infatti questa tipologia preferisce la pace alla guerra e la me-diazione allo scontro diretto. L’icona di questa figura comportamentale è il grande Gandhi fautore della guerra non violenta. Avendo una spiccata e naturale propensione alla mediazione il protettivo riesce a trovare un punto d’incontro tra due litiganti. Questa figura comportamentale in caso di aggressione si difen-de con lo scudo e per protestare utilizza strumenti morbidi ad esempio tutte le forme di protesta non violenta come: il “sit-in”e lo sciopero della fame. Senso di colpa e risentimento Nel binomio tra risentimento e senso di colpa prevale quest’ultimo, infatti il protettivo per non sentire l’opprimente sensazione del senso di colpa è disposto a fare cose anche a suo discapito, piuttosto che far star male qualcun altro. Senso di giustizia Il senso di giustizia per questa tipologia viene vissuta come protezione dei buoni nei confronti dei cattivi. Anche lo stesso concetto di pena è stato trasformato in riabili-tazione del reo. Infatti il protettivo sente la necessità di aiutare anche chi ha sbagliato rieducandolo e mettendolo in condizione di non ricommettere l’errore. Sempre per la stessa molla psicologica, per non sentire il senso di colpa, ha una naturale propensione al perdono.

Propensione al comando e alla conquista Il protettivo ha un senso del comando meno forte rispetto al guerriero e sentendosi prevalentemente motivato nell’ aiutare gli altri preferisce eseguire correttamente e in maniera minu-ziosa i compiti assegnati, sia in prima persona che coordinando gli altri nel raggiungere un fine di squadra. Il protettivo quindi è sia un ottimo esecutore che un buon coor-dinatore. Per i protettivi, sempre ragionando simbolicamente, possiamo dire che invece di invadere il territorio altrui come fanno i guerrieri, cercano luoghi liberi dove insediarsi e per proteggersi da ipotetici invasori costruiscono mura di cinta e ponti levatoi. Collaborazione con gli altri Utilizzando lo stesso esempio della gara automobilistica che abbiamo utilizzato per descrivere nel guerriero la capacità di relazionarsi con gli altri in situazioni di collaborazione, il ruolo del protettivo è invece assimilabile al ruolo di navigatore piut-tosto che a quello di pilota. Infatti il protettivo si sentirà gratificato dal fatto che le sue in-dicazioni sulla strada siano stati utili per il miglioramento della performance sportiva. Ascoltare e essere ascoltato La persona protettiva a cui piace fare un po’ da “mamma” a tutti è molto propensa ad ascoltare gli sfoghi degli altri sia che siano estranei che cari amici.

Stile di comunicazione La persona protettiva nel comunicare ad esempio dei fatti spia-cevoli, a causa dell’innata propensione all’immedesimarsi nelle problematiche altrui tenderà ad infiocchettare, per rendere me-no dolorosa, la realtà più cruda. Contatto visivo e contatto fisico Questo soggetto per proteggere o ascoltare direttamente il pro-prio interlocutore tende a ridurre molto lo spazio, sino a toccar-lo. Questa tipologia dovrà stare attenta a non toccare molto quegli interlocutori che si sentono infastiditi, da questo gesto che invece di essere interpretato come un segnale di affetto viene registrato come invadenza. Aiutare gli altri La persona protettiva, avendo uno spiccato senso nell’aiutare gli altri, davanti ad una persona in difficoltà si fa in quattro per aiutarla. Infatti il suo credo di vita è: “ essere aiutati nel mo-mento del bisogno fa sì che il trauma venga digerito veloce-mente”.

1.5 L’EMOZIONALE E IL RIFLESSIVO In ogni individuo è presente sia la dimensione comportamen-tali attinenti all’influsso della razionalità sia quella delle emo-zioni. Queste due dimensioni si esplicitano nel primo caso nella figura del riflessivo mentre nel secondo dell’emozionale. Ricordiamo anche in questo caso che non si vuole dare un’interpretazione assolutistica dei comportamenti considerati, ma di quello prevalente. Ogni persona, infatti, è sempre una combinazione di innumerevoli fattori, spesso anche contrastan-ti tra loro e le stesse figure comportamentali possono sussistere in ognuno di noi tutte e allo stesso tempo.

L’emozionale

Definiremo emozionali quegli individui che pren-dono le decisioni importanti facendo prevalere le passio-ni e le emozioni sulla razio-nalità. Questi individui se-guono l’istinto, infatti pas-sano all’azione prima anco-ra di valutare le problemati-che in maniera approfondi-

ta. L’emozionale percepisce in maniera molto epidermica le emo-zioni, per questo vive in maniera molto passionale sia gli affetti che il lavoro. Avendo una prevalenza emozionale sono propen-si alla creatività, all’arte e al colpo di genio. Questi individui elaborano in tempo reale le soluzioni dei pro-blemi, mentre spesso hanno difficoltà nella programmazione a medio e lungo termine. Per lo stesso motivo sono propensi ai cambiamenti - anche radicali - sia di vita che di lavoro. Li definiremo artigiani, perché riescono ad apprendere sul cam-po studiando poco la teoria, infatti imparano mentre lo fanno pratica. Una elemento di attrazione per gli emozionali è rappresentata sia dalla novità che dall’incognita. Queste due componenti infatti stimolano adrenalina, entusia-smo e immediatezza. Le persone appartenenti a questa dimensione comportamentale comunicano in maniera molto “emozionale”, in quanto amano fornire particolari carichi di sensazioni, che servono a colorire il concetto. Ad esempio, immaginate quelle persone che de-

scrivono un prato mettendo in evidenza la sensazione di fresco che trasmette la rugiada. L’emozionale, avendo un carattere ribelle, rifiuta qualsiasi forma di ricatto sia morale che pratico. Infatti se messo alle strette reagirà come un animale ferito attaccando o scappando.

Il Riflessivo

Definiremo riflessivi quegli indivi-dui che nel vivere quotidiano fanno co-stante ricorso alla razionalità. Infatti pensano profondamente prima di agire. Li riconosciamo facilmente perché fan-no molte domande e si pongono tutti quei dubbi che servono a chiarire quello che non hanno capito. Fanno domande analitiche e precise e pretendono rispo-ste altrettanto esaustive. Li definiremo allievi in quanto necessitano prima del-la teoria e poi della pratica. Le persone riflessive programmano o-

gni azione con molta cura e riescono a gestire male tutte quelle componenti imprevedibili. I riflessivi si fortificano con l’esperienza, infatti sanno come mi-gliorare una abilità acquisita. Questi individui si trovano in difficoltà di fronte ai territori sco-nosciuti, al mistero e alle novità, perché prima di affrontarle ne-cessitano di prepararsi a lungo. I riflessivi sono esperti della retorica e della dialettica, tanto che a loro piace la comunicazione competitiva, nella quale è difficile reggere il loro confronto. In conclusione, le persone riflessive avendo una innata propensio-ne al compromesso, cerca un punto di equilibrio con il proprio in-terlocutore. Il riflessivo, se sottoposto a qualsiasi forma di ricatto sia mora-le che pratico, ha la capacità di reagire in maniera strategica uti-lizzando il “contro–ricatto”.

1.6 I QUATTRO PROFILI COMPORTAMENTALI Combinando le quattro variabili di comportamento, Guerrie-ro, Protettivo, Emozionale e Riflessivo si formeranno quattro profili comportamentali:

1. Comportamento Guerriero riflessivo 2. Comportamento Guerriero emozionale 3. Comportamento Protettivo emozionale

4. Comportamento Protettivo riflessivo

Descriviamo adesso le caratteristiche predominanti dei vari pro-fili comportamentali. Anche qui precisiamo che quando forniamo una descrizione di un profilo comportamentale, si tratta di tendenze generiche. Infatti non sempre una persona associata a un profilo compor-tamentale presenta tutte e contemporaneamente le caratteristi-che peculiari della tipologia di appartenenza come qui di se-guito descritte.

1.7 IL GUERRIERO RIFLESSIVO Il Guerriero riflessivo combina un alto livello di riflessività al comportamento combattivo. Comunicazione verbale Questa figura comportamentale si riconosce perché si esprime in maniera attenta, diretta e molto sintetica. Spesso utilizza in-fatti domande tecniche per poter comprendere e chiarire i con-cetti non chiari. Comunicazione non verbale Se volessimo descrivere il guerriero riflessivo per poterne evi-denziare alcune sfumature del comportamento, potrebbe essere paragonato a un nobile cavaliere medievale vestito con la sua scintillante armatura. Ai giorni d’oggi riconosciamo questo profilo perché si veste in maniera molto istituzionale e indossa prevalentemente il com-pleto classico: giacca e cravatta per l’uomo mentre la donna predilige vestiti eleganti ma minimali e colori poco sgargianti. Attitudine nel lavoro Il guerriero riflessivo oltre ad avere una spiccata propensione al comando si caratterizza anche per essere un ottimo stratega. Impiego del tempo Il guerriero riflessivo predilige utilizzare il tempo innanzitutto nella pianificazione per poi passare all’azione.

Come arrivare a ottenere dei risultati Essendo un ottimo stratega dà la stessa importanza sia alla strada per raggiungere l’obbiettivo quanto al raggiungimento dello stesso. Relazione con gli altri Nelle relazioni con gli altri il guerriero riflessivo, sia nelle rela-zioni sociali che nel contesto lavorativo, tende ad evidenziare in maniera critica gli errori. Inoltre, a causa del suo modo di es-sere che lo obbliga a spronare costantemente le persone, è mol-to avaro di complimenti nei confronti degli altri. Punti di forza nel lavoro Il guerriero riflessivo raggiunge livelli di qualità molto alti a causa del giusto mix tra una meticolosa pianificazione e un’eccellente organizzazione. Aspetti negativi del comportamento Essendo una persona molto istituzionale considera il diverti-mento e il gioco come una perdita di tempo, e per questo spes-so rende il proprio ambiente di lavoro molto serioso.

1.8 IL GUERRIERO EMOZIONALE Il Guerriero emozionale combina un alto livello di emotività al comportamento combattivo. Comunicazione verbale Questa tipologia utilizza una comunicazione diretta e soprattut-to colorita di quei particolari tattili, visuali e olfattivi che ser-vono ad emozionare l’interlocutore. Comunicazione non verbale Se volessimo descrivere il guerriero emozionale per poterne e-videnziare alcune sfumature del comportamento potrebbe esse-re paragonato a un moschettiere francese, infatti lo riconoscia-mo per i suoi colori sgargianti e il suo fare baldanzoso. Ai giorni d’oggi identifichiamo questa tipologia perché si veste con tinte forti, con forti contrasti oppure perchè indossa abiti trasgressivi. Attitudine nel lavoro Il guerriero emozionale ha una spiccata propensione a risolvere i problemi man mano si presentano. Gestione del tempo Il guerriero emozionale considera lo studio approfondito della teoria come una perdita di tempo. Per questo motivo per la maggior parte del tempo a sua disposizione lo troveremo con le

“mani in pasta” nel suo lavoro. E’ una tipologia più propensa al fare che al pianificare. Come arrivare a ottenere dei risultati Dei quattro profili questo è sicuramente quello più pratico e ve-loce. Si caratterizza soprattutto perché anche in mancanza di tempo arriverà ugualmente al traguardo tralasciando alcuni o-biettivi intermedi. Relazione con gli altri Questa tipologia utilizza nella comunicazione sia lo scherzo che il sorriso al fine di rendere argomenti spinosi più leggeri e piacevoli. Punti di forza nel lavoro Questa tipologia rappresenta un giusto mix tra iniziativa e gui-da dei gruppi di lavoro Aspetti negativi del comportamento In situazioni di lavoro dove è necessaria la collaborazione con altre persone, il guerriero emozionale ha una forte percezione di fare parte integrante del proprio gruppo di lavoro. Se gli so-no delegati attività di comando e organizzazione le riesce a ge-stire soltanto quando è presente in quanto preferisce costante-mente supervisionare l’attività degli altri.

1.9 IL PROTETTIVO EMOZIONALE Le persone appartenenti a questo profilo integrano un livello alto di comportamento di tipo protettivo con una certa espres-sione emozionale Comunicazione verbale Questa tipologia utilizza uno stile morbido e colorito di parti-colari, atto a non far male al proprio interlocutore. Comunicazione non verbale Il protettivo emozionale ama i colori e predilige quelli che di-rettamente o indirettamente richiamano alla madre terra come il marrone, il sabbia e il verde e amando i contrasti li abbina i co-lori con tonalità forti attitudine nel lavoro Questo profilo, per la sua innata capacità di essere protettivo è sia un ottimo capo squadra che un ottimo addestratore. Gestione del tempo Il protettivo emozionale avendo una forte carica di emotività affronta i progetti con l’anima e col cuore ed alcune volte pro-prio perché immerso totalmente nel lavoro perde la cognizione del tempo rispetto gli orari di ufficio come dei tempi di conse-gna. Come arrivare a ottenere dei risultati

Dei quattro profili questo è sicuramente quello che “gioca per far vincere tutta la squadra”. L’entusiasmo del protettivo emo-zionale è contagioso sia nell’aiutare i colleghi che per ricaricare le proprie emozioni. Relazione con gli altri Essendo questa tipologia molto attenta ad ascoltare i problemi degli altri socializza facilmente e molte volte trasforma le rela-zioni lavorative in legami di amicizia. Punti di forza nel lavoro Questa tipologia rappresenta un giusto mix tra un addestratore e un collega divertente. Aspetti negativi del comportamento Essendo una persona molto altruista trova un’enorme difficoltà a mettere la barriera tra lui e i suoi clienti e colleghi in difficol-tà.

1.10 IL PROTETTIVO RIFLESSIVO Le persone appartenenti a questo profilo integrano un livello alto di comportamento di tipo protettivo e riflessivo. Comunicazione verbale Il protettivo riflessivo essendo padrone della dialettica utilizza una comunicazione morbida atta ad indagare le reali motiva-zioni del proprio interlocutore. Comunicazione non verbale Essendo questa tipologia molto legata all’elemento terra utiliz-za nel proprio abbigliamento dei colori in tinta unita. Attitudine nel lavoro Avendo una spiccata propensione alla programmazione il pro-tettivo riflessivo riesce a pianificare delle attività anche nel tempo medio e lungo. Abilità questa integrata benissimo con quella di un’esecuzione accurata e minuziosa. Gestione del tempo Il protettivo riflessivo avendo un’innata propensione alla piani-ficazione del proprio lavoro utilizzerà la maggior parte del pro-prio tempo a riflettere, studiare e ricercare la migliore strategia. Come arrivare a ottenere dei risultati

Il protettivo riflessivo essendo capace anche nel pianificare il lavoro degli altri si sente gratificato quando coloro che hanno raggiunto il traguardo lo ringraziano per il suo attento aiuto. Relazione con gli altri Questa tipologia per la sua innata propensione a mettersi nei panni degli altri riesce sia a mediare tra due litiganti e a trovare una soluzione anche quando la situazione è particolarmente complessa. Riesce in questo difficilissimo compito perchè es-sendo protettiva si immedesima negli altri e al tempo stesso con il suo lato riflessivo riesce a mantenere quel distacco e quel sangue freddo da cui trae la soluzione. Punti di forza nel lavoro Il protettivo riflessivo rappresenta un giusto compromesso tra un attento e minuzioso esecutore ed pianificatore dei lavori a-ziendali. Aspetti negativi del comportamento Spesso il protettivo riflessivo a causa della sua iper-riflessività risulta poco tollerato a coloro che non utilizzano i suoi schemi di lavoro. Viene giudicato dagli emozionali come una persona rigida e puntigliosa.

Bibliografia II repertorio del comportamento non verbale: categorie, origini, uso, codici. Elementi di semiologia di Barthesr, Einaudi, Torino 1966 Introduzione alla Semantica di Brekle E.H., II mulino, Bologna 1975 L’immaginazione simbolica di Durand G., Il pensiero scientifico, Roma 1977 La scoperta dell’inconscio. Storia della Psichiatria Dinamica di El-lenberger H.F,. Boringhieri, Torino 1976 In Lamedica, gesto e comunicazione di Ekman P. e Friesen W. Li-quori, Napoli 1987 I muscoli del viso parlano tutte le lingue in Psicologia Contempora-nea di Ekman P., 1977 Lo studio della personalità di Eriksen C.W., II Mulino, Bologna Messaggi del corpo di Erhard T. Pan, Milano 1986 La comunicazione pubblicitaria di Fabris G., Milano 1968 II corpo parla di: sesso, potere, aggressività di Fast J. Mondadori, Milano 1979 Perchè l’inconscio, in Alla scoperta dell’inconscio, in Psicologia Contemporanea di Favero A., 1982 Simbolo e codice di Fornari F., Feltrinelli, Milano 1976 Nota sull’inconscio in Psicoanalisi, in Opere, 1909-12b, vol. 6. di Freud S., ed. Borighieri, Torino 1870 Una relazione tra un simbolo e un sintomo, InOpere 1915-17, vol. 8 di Freud S., ed Borighieri, Torino 1970 L’interpretazione dei sogni di Freud S., Borighieri 1970 (1899) Totem e Tabù di Freud S., Borighieri 1970 (1913)

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