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Il controllo del fabbisogno del circolante: criticità nel rapporto banca-impresa di Giuliano Soldi (*) Introduzione Lo sviluppo dei mercati finanziari e il nuovo quadro normativo di vigilanza bancaria e finanziaria hanno dato origine a una rapida evoluzione dellambiente competitivo, ren- dendo obsoleti i paradigmi storici del rapporto banca-impresa nel nostro Paese. Lavvento di una nuova fase basata su una maggior traspa- renza e su informazioni di qualità, in grado di ridurre in misura sensibile lattuale asimmetria informativa, non appare più rinviabile. In tale contesto, complice un quadro econo- mico non positivo, si è assistito a un sostanziale blocco degli investimenti che ha coinvolto buona parte del tessuto produttivo italiano, storicamente caratterizzato da una massiccia presenza di piccole e medie imprese. Fenomeno confermato dalle valutazioni della Banca dItalia: le imprese grandi e grandis- sime hanno continuato ad accrescere lo stock di capitale anche in questi anni di recessione. Molte di quelle piccole hanno invece smesso di investire, se non per le sostituzioni di soprav- vivenza. Ma anche molte medie imprese esportatrici, profittevoli e liquide, hanno sospeso negli ultimi due anni i piani di investi- mento in attesa di vederci più chiaro sullevo- luzione internazionale e interna(1). Inoltre, nel recente passato la risorsa creditoè divenuta una risorsa scarsa. La causa del fenomeno è imputabile a due aspetti concomi- tanti che hanno contribuito a rendere restrit- tiva lofferta di credito da parte delle banche. Infatti, prima della crisi il credito bancario era molto abbondante perché era facile finanziarlo facendo funding sui mercati allingrosso (pre- valentemente allestero) e perché la bassa rischiosità dei prenditori non richiedeva ingente capitale proprio a fronte dei prestiti; entrambe le condizioni sono venute meno con la crisi, quindi la cosa razionale da fare per una banca, nellinteresse innanzitutto dei risparmiatori che le affidano le loro risorse perché le investa prudentemente, è rallentare o ridurre il credito alle imprese percepite come più rischiose e aumentare altre forme di inve- stimento, come lacquisto titoli di Stato, media- mente meno rischiose e più redditizie. Il deleveraging delle banche è stato reso più intenso dalla forte riduzione della domanda di credito da parte delle imprese meno rischiose(2). Al fine di meglio comprendere i fattori alla base del credit crunch è utile sottolineare come: lin- certezza circa le prospettive delleconomia, lalto rischio di insolvenza e le difficoltà di valutare la solidità di ciascun debitore gene- rano fenomeni di selezione avversa e innalzano lavversione al rischio degli intermediari, pro- vocando ladozione di politiche di erogazione del credito restrittive(3). La maggior rischiosità dei prenditori e lesi- genza di un aumento di capitale proprio a fronte dei prestiti erogati sono criticità stretta- mente connesse al problema dei crediti dete- riorati (NPL - Non Performing Loans). Tematica, questultima, oggetto di un recente intervento del Governatore della Banca dItalia, Ignazio Visco, che afferma: il pro- blema dei crediti deteriorati delle banche ita- liane è serio, ma può essere gestito; va chiaramente inquadrato e affrontato; lo si sta facendo, tenendo conto della necessità di con- temperare rapidità ed economicità delle ope- razioni. La riduzione della loro consistenza Note: (*) Dottore Commercialista e Revisore Legale Componente della Commissione Finanza e Controllo di Gestione dellODCEC di Milano (1) S. Rossi, Conoscenza, innovazione, rilancio delleconomia, Banca dItalia, Pavia, 17 marzo 2015, pag. 3. (2) S. Rossi, Una Finanza per lo sviluppo, Banca dItalia, Sondrio, 12 settembre 2014, pagg. 6-7. (3) F. Panetta, Il Credito e il Finanziamento delle Imprese, Banca dItalia, Roma, 21 giugno 2013, pag. 4. Amministrazione & Finanza n. 1/2017 Inserto 1/2017 III Francesco Gitti - Copyright Wolters Kluwer Italia s.r.l.

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Il controllo del fabbisognodel circolante: criticità

nel rapporto banca-impresadi Giuliano Soldi (*)

IntroduzioneLo sviluppo dei mercati finanziari e il nuovoquadro normativo di vigilanza bancaria efinanziaria hanno dato origine a una rapidaevoluzione dell’ambiente competitivo, ren-dendo obsoleti i paradigmi storici del rapportobanca-impresa nel nostro Paese. L’avvento diuna nuova fase basata su una maggior traspa-renza e su informazioni di qualità, in grado diridurre inmisurasensibile l’attualeasimmetriainformativa, non appare più rinviabile.In tale contesto, complice un quadro econo-micononpositivo, si è assistitoaunsostanzialeblocco degli investimenti che ha coinvoltobuona parte del tessuto produttivo italiano,storicamente caratterizzato da una massicciapresenza di piccole e medie imprese.Fenomeno confermato dalle valutazioni dellaBanca d’Italia: “le imprese grandi e grandis-sime hanno continuato ad accrescere lo stockdi capitale anche in questi anni di recessione.Molte di quelle piccole hanno invece smesso diinvestire, se non per le sostituzioni “di soprav-vivenza”. Ma anche molte medie impreseesportatrici, profittevoli e liquide, hannosospeso negli ultimi due anni i piani di investi-mento in attesa di vederci più chiaro sull’evo-luzione internazionale e interna” (1).Inoltre, nel recente passato la risorsa “credito”è divenuta una risorsa scarsa. La causa delfenomeno è imputabile a due aspetti concomi-tanti che hanno contribuito a rendere restrit-tiva l’offerta di credito da parte delle banche.Infatti, “primadella crisi il creditobancario eramoltoabbondanteperchéera facile finanziarlofacendo funding sui mercati all’ingrosso (pre-valentemente all’estero) e perché la bassarischiosità dei prenditori non richiedevaingente capitale proprio a fronte dei prestiti;entrambe le condizioni sono venute menocon la crisi, quindi la cosa razionale da fareper una banca, nell’interesse innanzitutto dei

risparmiatori che le affidano le loro risorseperché le investa prudentemente, è rallentareo ridurre il credito alle imprese percepite comepiù rischiose e aumentare altre forme di inve-stimento, come l’acquisto titolidiStato,media-mente meno rischiose e più redditizie. Ildeleveraging delle banche è stato reso piùintenso dalla forte riduzione della domandadi credito da parte delle imprese menorischiose” (2).Al finedimeglio comprendere i fattori allabasedel credit crunchèutile sottolinearecome: “l’in-certezza circa le prospettive dell’economia,l’alto rischio di insolvenza e le difficoltà divalutare la solidità di ciascun debitore gene-rano fenomenidi selezioneavversae innalzanol’avversione al rischio degli intermediari, pro-vocando l’adozione di politiche di erogazionedel credito restrittive” (3).La maggior rischiosità dei prenditori e l’esi-genza di un aumento di capitale proprio afronte dei prestiti erogati sono criticità stretta-mente connesse al problema dei crediti dete-riorati (NPL - Non Performing Loans).Tematica, quest’ultima, oggetto di un recenteintervento del Governatore della Bancad’Italia, Ignazio Visco, che afferma: “il pro-blema dei crediti deteriorati delle banche ita-liane è serio, ma può essere gestito; vachiaramente inquadrato e affrontato; lo si stafacendo, tenendo conto della necessità di con-temperare rapidità ed economicità delle ope-razioni. La riduzione della loro consistenza

Note:(*) Dottore Commercialista e Revisore LegaleComponente della Commissione Finanza e Controllo diGestione dell’ODCEC di Milano(1) S. Rossi,Conoscenza, innovazione, rilanciodell’economia,Banca d’Italia, Pavia, 17 marzo 2015, pag. 3.(2) S.Rossi,UnaFinanzaper lo sviluppo, Bancad’Italia, Sondrio,12 settembre 2014, pagg. 6-7.(3) F. Panetta, Il Credito e il Finanziamento delle Imprese,Banca d’Italia, Roma, 21 giugno 2013, pag. 4.

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registrata dall’autunno scorso è un segnaleincoraggiante. La perdita, negli anni dellacrisi, di quasi dieci punti di PIL e di circa unquarto di produzione industriale non potevanon influire pesantemente sui bilanci delle ban-che italiane e sulla qualità dei loro prestiti” (4).Un altro punto è legato alle innovazioni norma-tive inerenti gli standard patrimoniali e diliquidità delle banche previsti da Basilea2primaeBasilea3poi.L’impattodella regolamen-tazione “ha visto un significativo inasprimentodei requisiti prudenziali” (5), determinando unamaggior assorbimento di capitale.In merito, è importante sottolineare come lenuovenorme “pur conferendoa regime stabilitàal sistema finanziario, nel breve termine pos-sono frenare l’erogazione di prestiti” (6).L’offerta limitata di finanziamenti da partedelle banche, in un sistema finanziario tipica-mente bancocentrico come quello presente nelnostro Paese, ha posto la questione finanziariaal centro dell’attenzione.La tipica struttura finanziaria delle PMI ita-liane, caratterizzata da un indebitamento ele-vato e da un’alta quota dei prestiti bancari sulcomplesso dei debiti, ha contribuito ad innal-zare la rischiosità percepita dai vari stakehol-der. Situazione in molti casi aggravata da unagestione finanziaria non adeguatamente sup-portata da sistemi di controllo efficienti.La conseguenza più evidente è la situazione diilliquidità in cui si sono ritrovate molte realtàaziendali, circostanza spesso letale e annove-rata tra le principali cause di fallimento delleimprese nel corso degli ultimi anni.Il nuovo ambiente competitivo impone allePMI di essere proattive e trasparenti neirapporti con i vari stakeholder, banche in pri-mis, e dimonitorare costantemente l’equilibriofinanziario, ossia la capacità di fronteggiareordinatamente gli impegni finanziari richiestidalla gestione.

Le determinanti del fabbisognofinanziarioL’insieme delle risorse monetarie di cuil’azienda deve disporre per avviare prima esviluppare poi l’attività rappresenta il fabbiso-gno finanziario.In un’ottica dinamica il fabbisogno è definitocome l’ammontare dei fondi necessari per sop-perire all’asincronia tra entrate e uscite e/oall’esistenza di crediti e debiti di regolamento.

Nel primo caso la necessità di liquidità scaturi-sce dal sostenimento dei costi e delle conse-guenti uscite monetarie in un periodotemporale antecedente all’ottenimento deiricavi e dei successivi incassi.Nel secondo caso il fabbisogno scaturisce dalladifferenza nei tempi di incasso dei crediti edebiti commerciali.Secondo una visione statica il fabbisogno èdistinto in costante o variabile in base allasua durata.Il primo è relativo agli investimenti in immo-bilizzazioni o in scorte (intese come impegnocostante in un’azienda in funzionamento),mentre il secondo è inerente ad investimentidi breve durata.Indipendentementedal tipodi letturaadottata,le principali determinanti che influiscono sullavariazione del fabbisogno finanziario sono:• termini di pagamento e incasso;• politica dei dividendi;• politiche legate agli investimenti inimmobilizzazioni;• ciclo di vita dell’impresa;• attività economica svolta;• intensità del capitale;• efficienza nell’impiego delle risorse.L’andamento del ciclo finanziario scaturiscedall’analisi di tre grandezze:• il tasso di autofinanziamento;• il tasso di intensità del capitale inteso comevincolo finanziario;• il ritmodicrescitadell’impresaovvero il tassodi sviluppo delle vendite.

L’analisi dell’equilibrio finanziarioL’analisi del fabbisogno finanziario diviene difondamentale importanza per la stima dell’-equilibrio finanziario dell’impresa (Tavola 1).Tra le varie definizioni di equilibrio finanzia-rio espresse dagli studiosi di economia azien-dale ritengoutile riportare quella elaborata daGiampaoli, il quale ritiene che: “il concetto di

Note:(4) I. Visco, Intervento del Governatore della Banca d’Italiaall’Assemblea dell’Associazione Bancaria Italiana, Bancad’Italia, Roma, 8 luglio 2016, pag. 3.(5) V. Sannucci, Il futuro del sistema bancario italiano:discontinuità, tra innovazione e regolazione, Banca d’Italia,Cenerente - Perugia, 19 marzo 2016, pag. 3.(6) F. Panetta, Il Credito e il Finanziamento delle Imprese,Banca d’Italia, Roma, 21 giugno 2013, pag. 4.

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equilibrio finanziario corrisponda esatta-mente al concetto di capacità di rimborso inipotesi di funzionamento. L’equilibrio finan-ziario in un’accezione ristretta è dimostratodalla capacità dell’impresa di ridurre il suofabbisogno complessivo, concetto questoidentico alla definizione di capacità di rim-borso in senso stretto. Così come la capacitàdi rimborso può trovare concreta manifesta-zione su risorse provenienti dall’esterno e nondalla gestione, e cioè da ricapitalizzazioni e dasostituzioni di debiti di finanziamento, allostesso modo si potrà parlare nella suddettacircostanza di azienda operante in condizionidi equilibrio finanziario” (7).Sul tema anche Antonio Confalonieri nel defi-nire l’ambito di studio della situazione azien-dale per la valutazione della capacità dirimborso giunge ad una definizione implicitadi equilibrio finanziario: “capacitàdell’aziendaa ritrarre i mezzi atti a fronteggiare ordinata-mente gli esborsi richiesti, a qualsiasi titolo,dalla gestione” (8).In via preliminare è necessario precisare comela verifica dell’equilibrio finanziario non possaprescindere dalla preventiva analisi dell’equili-brio economico.Per definizione un’impresa può ritenersi inequilibrio finanziario stabile e duraturo unica-mente se è in grado di:• produrre ricchezza (capacità di reddito) inmisura stabile nel tempo;

• generare liquidità nell’ambito della gestionecorrente (autofinanziarsi).In assenza della prima condizione, l’eventualeequilibrio finanziario non può che essere persua natura temporaneo e destinato a scompa-rire nel breve termine.Il principale strumento a disposizione dell’im-prenditore e degli analisti per l’osservazionedel fabbisogno finanziario nel suo divenire èil rendiconto finanziario, denominato preven-tivo finanziario in sede di analisi prospettiche.In data 4 settembre 2015 è stato pubblicatosulla Gazzetta Ufficiale n. 205 del 4 settembre2015 il D.Lgs. 18 agosto 2015, n. 139, recantenovità in materia di bilancio d’esercizio e dibilancio consolidato in attuazione dellaDirettiva 2013/34/UE, le cui nuove disposizionisi applicano a partire dal 1° gennaio 2016.La normativa introduce i seguenti dettami inmateria di rendiconto finanziario:• art. 2423, comma 1: “Gli amministratoridevono redigere il bilancio di esercizio, costi-tuito dallo stato patrimoniale, dal conto

Tavola 1 - L’analisi dell’equilibrio finanziario

Note:(7) A. Giampaoli, Banca e Impresa, Egea, Milano, 2001,pag. 77.(8) A. Confalonieri, Il Credito Industriale, Giuffrè, Milano, 1960,pag. 167. In: A. Giampaoli, Banca e Impresa, Egea, Milano,2001, pag. 77.

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economico, dal rendiconto finanziario e dallanota integrativa”;• art. 2425-ter: “Dal rendiconto finanziariorisultano, per l’esercizio a cui è riferito il bilan-cio e per quello precedente, l’ammontare e lacomposizione delle disponibilità liquide, all’-inizio e alla fine dell’esercizio, ed i flussi finan-ziari dell’esercizio derivanti dall’attivitàoperativa, da quella di investimento, da quelladi finanziamento, ivi comprese, con autonomaindicazione, le operazioni con soci”;• art. 2435-bis, comma 2: “(...) Le società cheredigono il bilancio in forma abbreviata sonoesonerate dalla redazione del rendicontofinanziario”;• art. 2435-ter, comma 2: “(...) Le micro-imprese sono esonerate dalla redazione: 1)del rendiconto finanziario (...)”.La nuova disciplina prevede l’obbligatorietàdel prospetto per le società che redigono ilbilancio in forma ordinaria.Inmerito si ritiene auspicabile che il prospettovenga predisposto anche per le società cheredigono il bilancio in forma abbreviata alfinedimigliorare l’informativa sulla situazionefinanziaria, aumentando di conseguenza latrasparenza nei rapporti con gli stakeholder.In relazione allemodalità di redazione del ren-diconto finanziario l’Organismo Italiano diContabilità ha elaborato una nuova versionedell’OIC 10 per tenere conto delle novità intro-dotte nell’ordinamento nazionale dal D.Lgs.n. 139/2015.Il prospetto prende a riferimento ledisponibilità liquide, rappresentate dai depo-siti bancari epostali, dagli assegni, daldenaroevalori in cassa oltre che dai depositi bancari epostali, assegni, denaro e valori in cassaespressi in valuta estera, in linea con quantoindicato nell’OIC 14 “Disponibilità liquide”,per giungere a classificare i flussi finanziariin tre sezioni:• flussi finanziari relativi all’attività operativa.Comprendono i flussi che derivano dall’acqui-sizione, produzione e distribuzione di beni edella fornitura di servizi, anche se riferibili agestioni accessorie, e gli altri flussi non ricom-presi nell’attività di investimento e difinanziamento;• flussi finanziari inerenti all’attività di inve-stimento. Comprendono i flussi che derivanodall’acquisto e dalla vendita delle immobilizza-zioni materiali, immateriali e finanziarie edelle attività finanziarie non immobilizzate;

• flussi finanziari connessi all’attività di finan-ziamento. Comprendono i flussi che derivanodall’ottenimento o dalla restituzione didisponibilità liquide sotto forma di capitale dirischio o di capitale di debito.L’analisi del rendiconto finanziario assumepertanto un’importante valenza in quantointegra “l’analisi per indici e informa sullacapacità della gestione corrente di generarerisorse adeguate a supportare i piani azien-dali: in sede consuntiva consente di valu-tare la coerenza delle scelte effettuate,mentre, in sede previsionale, supporta lavalutazione della fattibilità finanziaria deipiani, integrando previsioni economiche,previsioni di investimento e previsioni difinanziamento.Il processo di analisi si propone in primis divalutare la capacità di autofinanziamento e lasua adeguatezza allo sviluppo sostenibiledell’attività aziendale, alla capacità dell’-azienda di remunerare e rimborsare i finanzia-menti accordati, senza pregiudicare lepossibilità di sopravvivenza” (9).

Esempio: il caso della società BetaIl caso presenta la situazione di una PMI icui dati del bilancio 2015 certificano unutile di esercizio in presenza di una contra-zione del fatturato. La società per mante-nere quote di mercato e contenere lariduzione dei volumi ha concesso nelcorso dell’esercizio dilazioni nei termini dipagamento alla clientela (aspetto compro-vato dall’incremento dei crediti vs clienti afronte di un fatturato in diminuzione). Lavariazione in aumento del circolante netto(euro 282.000) attesta come la scelta com-porti un assorbimento di liquidità. Lacopertura del fabbisogno finanziario chene consegue avviene mediante l’aumentodell’indebitamento bancario. L’operazionenon è a costo zero per la società in quantola gestione del credito incide sui margini erischia di erodere la modesta redditività.Dall’analisi emerge inoltre l’assenza di investi-menti. Si sottolinea tuttavia come nell’attuale

Nota:(9) A. Tami,Oltre la banca - Il Bilancio d’esercizio nel rapportocongli interlocutori dell’azienda, FrancoAngeli, Milano, 2013,pag. 339.

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contesto competitivo i presupposti per il rilan-cio degli investimenti paiono esserci tutti: unmercato dell’energia che offre prezzi bassi, untasso di cambio favorevole e tassi di interesseal minimo storico, favoriscono la competitivitàdelle nostre imprese agevolando la ripresa.Un’altra peculiarità delle PMI italiane, pre-

sente nel caso in oggetto, è costituita dal divi-dendo che solitamente rappresenta una com-ponente rigida del rapporto con l’economiafamiliare dell’imprenditore, conducendo adun fabbisogno finanziario consolidato e cre-scente nel tempo.La situazione è riportata in Tavola 2.

Tavola 2 - Situazione finanziaria societa Beta

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La richiesta di smobilizzo crediticome strumento di dialogoI fattori rappresentati nel caso illustrato, qualiil calo del fatturato e della marginalità a causadell’inasprirsi della concorrenza internazio-nale e dal rallentamento dell’economia deiPaesi più sviluppati, hanno costretto le PMI aporre in atto un’attenta gestione della liquiditàe di conseguenza del circolante.La gestione degli squilibri economico-finanziari è divenuta essenziale per la soprav-vivenza stessa di molte realtà aziendali.I riflessi della situazione descritta nel rapportobanca-impresa paiono ben evidenziati da unarecente indagine, condottadallaBancad’Italia,sulla domanda e offerta di credito alle impresenella quale si sottolinea come nel corso degliultimi anni: “le richieste di credito sono stateprevalentemente destinate a finanziare il capi-tale circolante” (10).L’affermazione sottolinea come il dialogo tra leparti debba concentrarsi sull’evoluzione delfabbisogno finanziario in relazione alla varia-zione del capitale circolante, al fine di analiz-zare nello specifico le fonti esterne difinanziamento disponibili per la copertura didetto fabbisogno.Restringendo il campo all’analisi del capitalecircolante netto operativo o “commerciale”(crediti commerciali + scorte - debiti commer-ciali), e considerando che le scorte sono fisio-logicamente prossime ai minimi storici, sigiunge ad affermare il valore del dialogo trabanca e impresa in fase di richiesta di smobi-lizzo crediti.L’importanza della gestione dei crediti com-merciali, nell’attuale quadro economico, èconfermata dalla delibera del ConsiglioDirettivo di ACCREDIA, Ente Italiano diAccreditamento, in data 11 aprile scorso,con cui ha dato avvio all’attività di accredita-mento degli Organismi che certificheranno ilsistema di gestione per il credito commercialesecondo lo schema proprietario CRMS FP 07:2015 Credit Risk Management System -Requirements (11). La funzione del nuovoschema è: “di proteggere unodegli asset azien-dali più importanti, i crediti commerciali,perché laprevenzione, la gestionee il recuperodel credito sono attività fondamentali pergovernare la situazione finanziaria e diliquidità di un’azienda. L’obiettivo dellanorma CRMS FP 07: 2015 è quello di essere

uno strumento di riferimento per le organiz-zazioni, di qualsiasi settore, che avvertonol’esigenza di dotarsi di un sistema di gestionedel credito commerciale e per la tutela delrischio di insolvenza. Un punto centraledello schema è infatti l’analisi dellasolvibilità del cliente, condotta preventiva-mente attraverso la raccolta di informazioni,analisi che richiede una profonda conoscenzadei clienti per individuare le caratteristicheche possono pregiudicarne l’affidabilità e ilmerito creditizio. La norma richiede in parti-colare all’organizzazione un approccio basatosul rischio per determinare l’istituzione, l’at-tuazione, la manutenzione, il tipo ed esten-sione dei controlli e il continuomiglioramento del sistema di gestione per ilcredito” (12).Si ritiene pertanto che nell’attuale contestosocio-economico, nazionale ed internazionale,vi sia l’esigenza per le organizzazioni, di qual-siasi settore,diporre inattounagestioneproat-tiva dei propri crediti che contempli un’analisiapprofonditadellecondizioniattuali eprospet-tiche della capacità della clientela a far fronteregolarmente ai propri impegni, riducendo diconseguenza il rischio di insolvenza e diliquidità.In tale ottica, per la banca l’anticipo su creditipuò rivelarsi fonte di informazioni di “qualità”sull’impresa e sui suoi clienti.Cruciale diviene, non solo la valutazione deldebitore ceduto mediante la percentuale inso-luti o la raccolta di informazioni di caratterecommerciale, ma in primo luogo l’analisicostante del cedente. Infatti, si può affermarecome “la cattiva qualità del portafoglio effetti,per esempio, è evidenziata, prima ancora chedai ritorni insoluti o dai rinnovi, dal livello delcircolante netto sul fatturato e dalla sua dina-mica nel tempo” (13).

Note:(10) Banca d’Italia, “Economie regionali - L’economia delleregioni italiane - La domanda e l’offerta di credito a livelloterritoriale”, n. 44, dicembre 2015, pag. 2.(11) Elaborato dalla società Fox & Parker.(12) ACCREDIA, Ente Italianodi Accreditamento http://www.accredia.it/news_detail.jsp?ID_NEWS=2146&areaNews=22&GTemplate=newsletter_mail-ing.jsp (accesso del 3 agosto 2016).(13) A. Berti, La qualità degli affidamenti - La valutazione delrischio di credito nel rapporto banca-impresa, FrancoAngeli,Milano, 2009, pag. 152.

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Attraverso l’esame del portafoglio presentato èquindi possibile monitorare i tempi e i modi diincasso dei crediti da parte dell’affidato ese-guendo nel contempo indagini sull’andamentodel suo fabbisogno finanziario.Senza alcuna pretesa di esaustività, si procedeesaminando alcuni possibili aspetti che labanca dovrebbe approfondire con il cliente infase di richiesta di smobilizzo crediti. Il con-fronto consentirebbe alla banca di ricavareinformazioni di “qualità” per seguire al megliole necessità della controparte e ridurre nel con-tempo il rischio di credito.

Rinegoziazione dei termini di pagamentoUn primo aspetto concerne la richiesta di smo-bilizzo crediti su determinati debitori in pre-senza di un allungamento delle scadenzerispetto alle presentazioni precedenti. Fattoreche denota chiaramente la modifica degliaccordi contrattuali mediante la concessionedi dilazioni nei termini di pagamento da partedel cedente alla propria clientela.La conseguenza immediata dell’allungamentodelle scadenze risiede in una minor rotazionedella linea di credito che di conseguenzapotrebbe rivelarsi non più adeguata alle esi-genze del cliente.Naturalmente, la valutazioneandrà correlata alla quota di fatturato imputa-bile ai debitori che hanno ottenuto l’agevola-zione per verificare il peso e l’incidenza delledilazioni concesse sui flussi finanziarie sullarotazione dei fidi autoliquidanti.Sovente accade che la problematica non vengaaffrontata tempestivamente, con la conse-guenza di rinviare l’analisi del fenomeno incoincidenza con il pieno utilizzo della linea di

credito. In tale situazione vi è l’impossibilitàper il cedente di ottenere la liquidità necessariaper far fronte ai pagamenti in scadenza. Neconsegue la richiesta alla banca di sconfina-mento/scoperto in conto corrente e/o la richie-sta di smobilizzo dei crediti mediante laconcessione di linee di credito occasionalipari all’importo della distinta.Evidenti i riflessi negativi: per il cedente, intermini di possibili oneri bancari quali il paga-mento di commissioni e interessi legati allosconfino/scopertodi contocorrente e/opeggio-ramento del merito creditizio; per la banca, intermini di maggiori accantonamenti nel casoin cui si verifichi un downgrading dellaposizione.

EsempioLa società Alfa presenta affidamenti per cassadi euro 100.000 e autoliquidanti per euro500.000.Nel mese di gennaio, al fine di mantenere lapropria quota di mercato, concede dilazionialla clientela principale (trattasi di quattroclienti su cui tuttavia è concentrato il 70% delfatturato) rinegoziando i terminidipagamentoapplicati alle forniture. Le nuove condizionipattuite prevedono pagamenti a 180 gg.anziché a 90 gg.Dal grafico in Tavola 3 emerge come la conces-sione di dilazioni nei termini di pagamentoprovoca l’insorgere di anomalie che, nel casospecifico, sono rappresentate da un decisoincremento nell’utilizzo degli affidamentiautoliquidanti (legato alla minor rotazionedel fido) con conseguenti tensioni di utilizzoe sconfinamenti sui fidi a revoca.

Tavola 3 - Riflessi in Centrale Rischi della richiesta di rinegoziazione dei termini di pagamento

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Richiesta di riscadenziamento dei terminidi pagamentoUn secondo fenomeno, strettamente connessoal primo, è da ricondursi alla richiesta, avan-zata dal cedente alla propria banca, di proro-gare la scadenza dei crediti anticipati. Ladomanda scaturisce da un accordo stipulatotra il cedente e il debitore e ha come fine quellodi posticipare i termini di pagamento inizial-mente pattuiti.La proroga genera un allungamento dei tempidi incasso dei crediti con il duplice effetto:sfasamento dei relativi flussi di cassa previstiinizialmente e irrigidimento nell’utilizzo dell’-affidamento per smobilizzo crediti. Inoltre,potrebbe essere percepita come un chiarosegnale della difficoltà del debitore a far fronteregolarmente ai propri impegni, sollevandodubbi sull’effettiva esigibilità dei creditianticipati.

EsempioLa società Beta presenta affidamenti per cassadi euro 80.000 e autoliquidanti per euro400.000.Alla data del 15 aprile 2016 riceve una richiestada parte di due clienti principali di riscaden-ziamento dei termini di pagamento dal 30aprile 2016 al 30 giugno 2016. Tali creditierano stati smobilizzati tramite il canalebancario.La società, al fine di evitare l’addebito del-l’insoluto, avanza alla banca la richiesta diproroga delle scadenze sulle due presenta-zioni (importo complessivo di euro120.000) trovando un riscontro positivo

alla richiesta con conseguente riscadenzia-mento del presentato.A fine aprile la società presenta i propri creditiallabancaperchiederne lo smobilizzo, tuttaviaa causa delle proroghe, la disponibilità nelcastelletto è inferiore rispetto ai mesiprecedenti.Pertanto, la società non riesce a ottenere laliquidità di cui necessità per far fronte reg-olarmente ai propri impegni con conseguentisconfinamenti e tensioni di utilizzo negli affi-damenti a revoca.Rispetto al caso precedente l’incremento nel-l’utilizzo degli affidamenti autoliquidanti,seppur da considerarsi temporaneo, è piùimmediato.Il tutto è raffigurato in Tavola 4.

Concentrazione del rischio su un debitoreUn terzo fattore da esaminare concerne lapresentazione di crediti da smobilizzare perimporti elevati (rispetto all’importo dell’affi-damento) su un unico debitore (rischio diconcentrazione). Il fenomeno innalza ilrischio in capo al cedente e di conseguenzaalla banca. Oltre alla consueta verifica sullasolvibilità del debitore è necessario approfon-dire se la concentrazione rivesta carattereoccasionale o continuativo (Tavola 5). Inentrambi i casi è opportuno chiarire le moti-vazioni che giustificano la richiesta diconcentrazione.Il primo caso, concentrazione di carattereoccasionale, potrebbe riferirsi a una fornituraspecifica di importo rilevante: la situazione

Tavola 4 - Effetti in Centrale Rischi della richiesta di riscadenziamento dei termini di pagamento

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richiede informazioni circa l’importo, ladurata, i termini e le modalità di pagamento.Le informazioni assunte consentono di moni-torare strettamente le presentazioni relativealla specifica commessa, assecondando leeventuali necessità finanziarie aggiuntive rin-venienti da una revisione degli accordicontrattuali.Un’altra circostanza, configurabile come occa-sionale, è rappresentata da un aumento dellaconcentrazione sul singolo debitore motivatadal carattere stagionale dell’attività. La situa-zione richiede di assumere informazioni pun-tuali in merito alla durata del periodo in cuiverrà avanzata la richiesta di superare il livellodi concentrazione normalmente ritenutoammissibile dalla banca. L’analisi consente dimonitorare se al termine del periodo indicatonon vengano più effettuate presentazioni sulnominativo o la concentrazione rientri neilimiti pattuiti.La seconda casistica, concentrazione di carat-tere continuativo, richiede alla banca di assu-mere informazioni sull’andamento deirapporti commerciali e delle forniture, tracedente e ceduto. L’obiettivo è verificare lacongruità tra l’importo presentato e la quotadi fatturato imputabile al debitore oggetto dianalisi e, ove possibile, acquisire tra la propriaclientela il ceduto con l’obiettivo di presidiarel’intera catena del valore.

È altresì opportuno approfondire lepotenzialità del prenditore in termini di diver-sificazione del proprio portafoglio clienti.Potenzialmente l’incremento della clientelaconsentirebbe al cedente di aumentare ilvolumed’affari e il potere contrattuale nei con-fronti delle controparti, oltre che, ridurre con-testualmente il rischio di credito e diconcentrazione.La concentrazione può infine scaturire dallarinegoziazione dei termini di pagamentomediante un allungamento delle scadenzecome indicato in precedenza. La situazionecomporta, infatti, una minor rotazione deldebitore beneficiario della dilazione nei ter-mini di pagamento, aumentandone di conse-guenza la concentrazione rispetto al fidoaccordato.

EsempioLasocietàGammapresentauncastelletto s.b.f.costituito dai debitori A, B, C, D, E per importiche danno origine alle percentuali di concen-trazione (presentato/fido accordato) indicate.Nel caso in oggetto i debitori A e B rappresen-tano l’80% dell’utilizzo degli affidamenti persmobilizzo crediti del cedente.In relazione ai due debitori principali è per-tanto indispensabile assumere informazionisulla natura e la durata della concentrazione

Tavola 5 - Natura della concentrazione

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avvalendosi delle considerazioni effettuate inprecedenza.Il grafico riportato in Tavola 6 consente, inol-tre, di evidenziare la percentuale di insoluti sulsingolo debitore, datoutile per unaprima valu-tazione dei debitori in concentrazione e ingenerale per valutare la bontà del portafoglioclienti del cedente.

Analisi insoluti su un singolo debitoreLa quarta circostanza da approfondire siriferisce alla presenza di insoluti in capo aidebitori. In tale ambito l’istituto di credito,solitamente, dispone di un punto di vistaprivilegiato considerando la possibilità dianalizzare il dato del debitore rispetto apiù cedenti. Dal confronto possono scaturirediverse situazioni che danno origine a

anomalie di cui è sempre utile approfondirele cause.

Elevati insoluti in capo al debitore sul singolocedenteUna prima situazione attiene al caso in cui ildebitore presenti una percentuale di insolutielevata in capo ad un singolo cedente e paga-menti regolari nei confronti degli altri fornitori.La casistica necessita approfondimenti inquanto potrebbe implicare problematichenella regolare esecuzione delle forniture daparte del cedente e di conseguenza fungere daalert sulla sua capacità di evadere corretta-mente gli ordini senza contestazioni.Nel caso riportato in Tavola 7, il sistema discoring attribuisce al debitore una valuta-zione negativa sul cedente a causa dell’ele-vata percentuale di insoluti sul rapporto.Viceversa, a livello di istituto, lo stessodebitore ottiene un punteggio positivo inconseguenza della percentuale insoluticontenuta.

Elevati insoluti in capo al debitore a livellodi istitutoUna seconda situazione si verifica in presenzadi pagamenti regolari sul singolo cedentea fronte di elevati insoluti a livello di istituto.L’anomalia potrebbe configurare una situa-zione di difficoltà del debitore “obbligato”a onorare regolarmente gli impegni neiconfronti del cliente “primario” - fornitore dibeni o servizi essenziali -, pena fermodell’attività.

Tavola 7 - Esempio di elevati insoluti in capo al debitore sul singolo cedente

Tavola 6 - Analisi castelletto s.b.f. della societaGamma

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Contrariamente alla situazione esposta inpre-cedenza, il sistema di scoring attribuisce inquesto caso al debitore una valutazione posi-tiva sul cedente data la percentuale di insoluticontenuta. Viceversa, a livello di istituto, lostesso debitore ottiene un punteggio negativoa causa della percentuale insoluti elevata(Tavola 8).

Centrale Rischi: crediti scaduti impagatiUna quinta situazione è costituita dall’ana-lisi dei crediti scaduti impagati segnalati inCentrale Rischi. L’informazione può essereutilizzata per confrontare l’andamento delloscaduto sulla singola banca rispetto altotale complessivo sul sistema al nettobanca.Leduecasistiche chedestanomaggior interessesono quelle in cui la percentuale dei creditiscaduti impagati èmaggiore sul singolo istitutodi credito rispetto al sistema e viceversa.

Percentuale crediti scaduti impagati maggioresul singolo istituto rispetto al sistemaNella prima circostanza la banca registrauna qualità del portafoglio presentato dalcedente peggiore rispetto al sistema. Lasituazione potrebbe indurre l’istituto di cre-dito a rivalutare la posizione in termini dicorrelazione rischio-rendimento al fine diapportare una variazione, in peius, del pri-cing applicato ai rapporti. La banca, inoltre,potrebbe decidere di sospendere l’utilizzo

della linea di credito in attesa di chiarimentida parte del cliente. Ne consegue l’interessedell’azienda ad assumere un atteggiamentoproattivo nel rapporto con la banca, moti-vando gli scostamenti registrati ed eviden-ziando le azioni poste in atto per uniformarele percentuali, con l’obiettivo di evitare l’au-mento degli oneri finanziari e/o problemi diliquidità inerenti il mancato smobilizzo deicrediti.La situazione è schematizzata in Tavola 9.

Percentuale crediti scaduti impagati inferiore sulsingolo istituto rispetto al sistemaLa situazione richiede di monitorare conattenzione la percentuale dei crediti scadutiimpagati sul sistema in quanto un livelloelevato potrebbe indicare difficoltà nell’in-casso regolare dei crediti con possibili riper-cussioni sulla solvibilità del cliente. Anche intale situazione è opportuno chiarire tempe-stivamente con il cliente le motivazioni chedeterminano l’anomalia e assumere infor-mazioni circa le azioni poste in atto persuperarla.La situazione è schematizzata in Tavola 10mentre lo schema in Tavola 11 riassume lepossibili occasioni per un di confronto trabanca e impresa in sede di smobilizzo crediti.La finalità è consentire all’istituto di credito dimonitorare l’evoluzione del fabbisogno finan-ziario dell’impresa supportandolo, ove neces-sario, con la dovuta flessibilità.

Tavola 8 - Esempio di elevati insoluti in capo al debitore a livello di istituto

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Oltre alle informazioni acquisite in sede dirichiesta di smobilizzo crediti, le banchedispongono di una serie di dati, altrettantoimportanti, relativi ai pagamenti eseguiti dall’-impresa: fornitori, stipendi, imposte, ecc.,attraverso i quali è possibile verificare un’altracomponente del capitale circolante e miglio-rare la comprensione della dinamica dei flussidi cassa dell’impresa.

La logica double win nel rapportobanca-impresaGli aspetti indicati vanno intesi come spuntiper un dialogo volto a ridurre l’asimmetriainformativa nel rapporto banca-impresa.Eliminare i possibili dubbi che potrebberominare la fiducia della banca nei confrontidel prenditore, pone le condizioni per affron-tare e superare tempestivamente eventualicriticità.

Infatti, atteso che genericamente le richieste dismobilizzo crediti assumono periodicità men-sile, in coincidenza con l’emissione delle fat-ture di vendita, il confronto sui vari puntielencati consente alla banca di monitorarel’evoluzione del fabbisogno finanziario delleaziende affidate, ponendo le basi per seguirnele necessità con la dovuta flessibilità.Il tutto in linea con l’evoluzione della norma-tiva che induce le banche a introdurre logichedi gestione del credito basate su una prospet-tiva di tipo previsionale (forward looking).In particolare, l’avvento di Basilea 3comporteràunamaggior responsabilizzazionedelle banche nella valutazione del merito cre-ditizio con la conseguente necessità di affinareulteriormente le procedure di affidamento.Un altro fattore in grado di incidere in misurasignificativa nella gestione del rischio di cre-dito è relativo all’introduzione di un nuovomodello contabile di impairment da parte

Tavola 9 - Percentuale crediti scaduti impagati maggiore sul singolo istituto rispetto al sistema

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dell’International Accounting Standard Board(IASB) che prevede la sostituzione dell’attualeIAS 39, da molti ritenuto non scevro da unmeccanismo pro-ciclico legato all’anticipa-zione dei ricavi con conseguente aumentodella probabilità di credit crunch nelle fasirecessive, con l’IFRS 9 la cui entrata in vigoreè prevista per il 1° gennaio 2018.La novità prospettata con l’introduzione delnuovo principio contabile consiste nel passag-gio da una logica incurred losses (perdite soste-nute) ad una expected losses (perdite attese)nella valutazione delle attività finanziarie, tipi-camente i crediti.Con l’obiettivo di prevenire possibili situazionidi crisi viene, quindi, introdotta una metodo-logia forward looking (prospettica) che com-porta una modifica delle attuali logiche digestione e monitoraggio della clientela affi-data. Ne consegue che “il prezzo dei finanzia-menti a imprese e privati sarà più correlato allarischiosità della controparte” (14).

Le banche sono chiamate ad andare “oltre gliattuali sistemi di rating”, introducendo ele-menti di analisi prospettica, quali covenantfinanziari, per monitorare l’evoluzione dellevariabili economico e finanziarie del prendi-tore. Inoltre, gli istituti di credito devono rive-dere, aumentandolo, il peso della valutazionejudgmental da parte degli addetti al fine diacquisire e sfruttare maggiormente l’informa-zione qualitativa sulla clientela.L’approccio consentirebbe di superare lecriticità attuali nell’utilizzo dei sistemi auto-matici nella valutazione del rischio di credito,il rating infatti, natoper “affiancare ledecisionidei banchieri, ormai sostituisce questi ultiminella stragrande maggioranza dei casi ... ci sibasasemprepiù sunumeri,nonsuprogrammi,

Tavola 10 - Percentuale crediti scaduti impagati inferiore sul singolo istituto rispetto al sistema

Nota:(14) R. Rocca, “Credito a costi più alti con l’IFRS 9”, in Il Sole-24Ore del 18 ottobre 2016.

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spirito innovativo e confronto con le ideedell’imprenditore” (15).Alle imprese, vienechiestodapiùpartidiesserepiù trasparenti e proattive nei rapporti con ivari stakeholder. Sulla tematica è intervenutoanche il DirettoreGenerale dellaBanca d’Italiae Presidente dell’IVASS, SalvatoreRossi, affer-mando: “le imprese italiane medio-piccoledevono compiere un passo decisivo versol’affidabilità e la pubblicità delle informazionisul loro conto” (16).I vantaggi di un dialogo tra banca e impresa infase di utilizzo di strumenti quali gli affida-menti autoliquidantesi poggiano pertanto suuna logica double win, in cui entrambe leparti sono nella condizione di massimizzareil conseguimento dei rispettivi obiettivi(Tavola 12).La riduzione dell’asimmetria informativa chescaturisce dal confronto tra banca e impresa,pone la prima nella condizione di seguire almeglio le esigenze del cliente riducendo conte-stualmente il rischiodimoral hazard e il rischiodi credito. Inoltre,uneventualemiglioramento

del rating attribuito al prenditore, per effetto diuna miglior gestione della posizione, produceminori accantonamenti.Il dialogoconsente all’impresadi incidereposi-tivamente sul propriomerito creditizio e trarrebeneficio da un eventuale miglioramento delrating attribuitole mediante la possibilità dirinegoziare, al ribasso, le condizioni applicateagli affidamenti. Oppure, stabilizzare mag-giormente il rapporto con la banca, anche inpresenza di difficoltà.L’evidenza suggerisce come il rapporto con ilsistema bancario tenda a modificarsi: da unapolitica di fidi multipli, fondata su criteri assi-curativi, la banca si evolve verso unmodello dibanca di riferimento in grado di affiancare

Tavola 11 - Confronto banca-impresa in fase di richiesta di smobilizzo crediti

Note:(15) F.Arpe,“Sebanchee istituzioninon ripensano il rating ilQescatenerà una tempesta finanziaria”, inMilano Finanza del 5maggio 2016.(16) S. Rossi, Una finanza per lo sviluppo, Banca d’Italia,Sondrio, 12 settembre 2014, pag. 13.

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l’impresa nel suo compito di generare unacrescita di valore sostenibile nel tempo.Il Governatore della Banca d’Italia, IgnazioVisco, trattando il tema “Costi e redditivitàdellebanche”, nelcorsodella relazioneannuale2015, indica come gli istituti di credito potreb-bero: “riorganizzare la presenza sul territorio,concentrando i punti fisici di contatto con laclientela in un numero contenuto di dipen-denze specializzate nell’offerta di servizi a ele-vato valore aggiunto, come quelli di finanzaaziendale per le imprese ...” (17), passaggioche sottolinea l’evoluzione in atto nel rapportobanca-impresa.

L’importanza delle informazionidi qualità per “andare oltre”L’evoluzione deve, necessariamente, essereaccompagnata dall’implementazione di proce-dure informatiche innovative all’interno deisistemi informativi delle banche. L’obiettivo èrilevare, gestire ed elaborare, attraverso un’ap-posita reportistica, buona parte delle informa-zioni di qualità, integrandole con gli attualiparametri utilizzati per il calcolo dei ratinginterni adottati dalle banche per spingersi“oltre” tali sistemi.Alla diciottesima Giornata del credito ilcoordinatore del gruppo tecnico Credito eFinanza di Confindustria, Matteo Zanetti, ha

sottolineato come sia necessario “valorizzarel’uso delle variabili qualitative nei sistemi dirating delle banche” affermando come “su que-sto stiamo già lavorando con l’ABI e gli istitutidi credito” (18).È opportuno, infatti, sottolineare come solita-mente nella costruzione dei sistemi di ratingvenga assegnato un peso prevalente ai datiandamentali interni ed esterni (principal-mente estratti dalla Centrale Rischi) rispettoalle informazioni qualitative.Le informazioni desumibili dai dati andamen-tali, se non correttamente interpretate e inte-grate con informazioni di qualità, possonorappresentare un importante fonte di rischioper gli istituti di credito.Il pericolo insito nell’utilizzo dei dati è rac-chiuso inciòcherappresentano,ossiaunafoto-grafia di quanto accade in un dato momento oche è accaduto in passato senza alcuna infor-mazione sulle prospettive e le potenzialitàdell’azienda.Inoltre, si tratta informazioni in buona parte“auto-determinate”; più il prenditore riesce ad

Tavola 12 - Logica double win

Banca:

Impresa:

Massimizzazione degli obiettivi

Note:(17) I. Visco,Considerazioni finali del Governatore - Relazioneannuale2015, Bancad’Italia, Roma,31maggio2016,pag. 23.(18) D. Colombo, “Esuberi, Bankitalia favorevole a ‘misure adhoc’”, in Il Sole-24 Ore del 5 ottobre 2016.

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ottenere liquidità esternamediante nuove con-cessioni e/o aumento delle linee di credito e piùè probabile che le anomalie sorgano a distanzadi tempo rispetto all’effettivo stato di difficoltàdell’impresa.Al contrario, un’impresa in equilibrio econo-micoe in fasediespansionepotrebberegistrareanomalie elevate, quali sconfinamenti e ten-sioni di utilizzo, a causa di affidamenti nonadeguati alla crescita del proprio fabbisogno.Tipica situazione di un’azienda che finanzia lacrescita del proprio fatturato mediante l’au-mento del circolante senza negoziare inanticipo l’aumentodegli affidamenti autoliqui-danti con la banca.Divienepertanto semprepiùnecessarioundia-logo tra l’impresa e i suoi stakeholder che age-voli la corretta determinazione del propriofabbisogno finanziario e il giudizio sullanatura, qualità e durata dello stesso. In questoambito un confronto periodico, come quelloche avviene tra banca e impresa in fase dirichiesta di smobilizzo crediti, è da ritenersiindubbiamente di grande utilità.

Il rating advisory e i sistemidi controllo di gestionee programmazioneIl dialogo tra banca-impresa, complice la deli-cata situazione economica, non può rimanereconfinato nell’ambito di una semplice valuta-zione del rischio di credito, ma deve evolvereverso un rapporto indirizzato alla consulenza,basato su un confronto chiaro e trasparente,che consenta di superare le diffidenze dellebanche nel concedere credito.Giampaoli, sottolinea come: “si tratta a evi-denza di un rapporto molto innovativo cheporterà l’impresa ad acquisire una culturafinanziaria e le banche una cultura industrialecon beneficio per entrambe” (19).La trasformazione in atto impone pertanto alleaziende di disporre di adeguate competenze inambito finanziario e gestionale per rapportarsiin modo più proficuo con i vari stakeholder.In tale contesto anche le PMI devono dotarsi ditali skill per incrementare la propria traspa-renza finanziaria verso l’esterno. Sul punto ilVice-Direttore Generale della Banca d’Italia,nel corso di un intervento dal titolo “Crescitaeconomica e finanziamento alle imprese”,affermava: “ Gli interventi pubblici a sostegnodel finanziamento delle imprese piccole e

medie stanno avendo effetti positivi ma nonle hanno liberate dai vincoli finanziari. Visono ampi spazi per rafforzare le misure, perrenderle più incisive. Ma gli interventipotranno risultare efficaci solo se le impresecontribuiranno anch’esse a creare le condi-zioni per attrarre risorse conferendo traspa-renza ai bilanci, aprendosi al vaglio disoggetti esterni; soprattutto, rafforzando ladotazione di capitale. Per conquistare il soste-gno degli intermediari e dei risparmiatori gliimprenditori dovranno mostrare essi stessi,per primi, fiducia nelle prospettive della pro-pria azienda” (20).Le PMI che non dispongono di adeguate com-petenze all’internodella propria struttura, pos-sono rivolgersi a consulenti esterni in grado dirappresentare gli interessi dell’impresa, anchein senso negoziale, comunicando le perfor-mance storiche e illustrando i progetti futuri.Nel rapporto banca-impresa il consulente rive-ste un ruolo chiave supportando l’impresanell’elaborazione di dati quantitativi e infor-mazioni di carattere qualitativo in grado diincidere positivamente sui sistemi di valuta-zioneadottati dalle bancheal finedimigliorareil rating (o scoring) attribuito all’azienda.La Commissione Finanza e Controllo diGestionedell’ODCECdiMilano, con l’obiettivodi contribuire alla diffusione di una vera epropria “cultura di gestione del rischio”, haredattoundocumento inmateriadi ratingadvi-sory denominato: “Rating Advisory - Lineeguida per il monitoraggio proattivo del meritocreditizio e l’assegnazione del rating d’im-presa”. La pubblicazione si prefigge di fornire,ai professionisti, le linee guida per un monito-raggio proattivo del merito creditizio e l’asse-gnazione del rating d’impresa.Nel nuovo contesto gli strumenti di program-mazione e controllo si rivelano sempre piùindispensabili per governare le imprese, inquanto fondamentali sia per migliorare lagestionedell’attività siaperagevolare i rapporticon l’esterno, in particolare con gli istituti dicredito.

Note:(19) A. Giampaoli, Banca Impresa, Egea, Milano, 2000,pag. 209.(20) F. Panetta, Crescita economica e finanziamento delleimprese, Banca d’Italia, Roma, 27 gennaio 2015, pag. 11.

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In relazione al primo aspetto, va rilevato comein un ambiente sempre più complesso e carat-terizzato da scenari in continua evoluzione, leimprese devono dotarsi di strumenti di con-trollo di gestione e sistemi di pianificazione eprogrammazione per adeguare tempestiva-mente le proprie strategie e sopravvivere pro-fittevolmente. Processi essenziali per“controllare la validità nel tempo dell’orienta-mento strategicodell’impresa, verificandose leipotesi a sostegno delle strategie perseguitesono ancora fondate e se l’implementazionedelle decisioni strategiche proceda adeguata-mente rispetto a quanto ipotizzato” (21).Gli strumenti consentono, da un lato, di moni-torare l’andamento aziendale individuandopotenziali elementi critici con la possibilità diadottare tempestivamente i rimedi più oppor-tuni, dall’altro, permettono di sfruttare almeglio le opportunità presenti sul mercato.Nel rapporto banca-impresa è evidente l’effica-ciadegli strumentidi controlloepianificazionein termini di riduzione dell’asimmetria infor-mativa, in quanto, se adottati efficacementedalle imprese consentonoagli istituti di creditodicomprendere lestrategieattuateedivalutarepiùcorrettamente lacapacitàstoricae futuradigenerare liquidità da parte dell’impresa.Inoltre, l’impiegoaconsuntivodi tali strumentipermette alle banche di attuare un monitorag-gio più incisivo sulla clientela ponendo le basiper analizzare con essa i motivi degli scosta-menti dai risultati attesi e se necessario indivi-duare le azioni da porre in atto per superareeventuali problematiche.Pertanto, il controllo di gestione, spesso vistocomeattivitàresidualee inutile, si sta rilevandosempre più essenziale nella guida di qualsiasiiniziativa economica, sino a divenire un vero eproprio stile di vita aziendale che l’imprendi-tore non può improvvisare, ma deve maturareed apprendere nel tempo.

ConclusioniIl Direttore Generale della Banca d’Italia,Salvatore Rossi, in un intervento presso lasede della Fondazione Luigi EinaudiONLUS già nell’ottobre 2014, affermava:“Oggi si è passati a chiedersi che cosa asua volta determini il progresso tecnico el’accrescimento della produttività. La rispo-sta che si va affermando è: la capacità diun’impresa, di un’economia, di una società,

di “imparare” continuamente; il dinamismo,l’inventiva endogena, il gusto della sfidaintellettuale e imprenditoriale” (22).L’attività di programmazione e controllo, cor-rettamente svolta, pare avere molti punti incomune con i processi di apprendimento.Programmare, monitorare, analizzare lecause degli scostamenti, pone le basi per unagestione dinamica dell’azienda in una logica diapprendimento continuo. Un circolo virtuoso,in cui le decisioni vengonoassunte inmodopiùconsapevole, eseguendo un’analisi critica deidati storici ed elaborando ipotesi perprevederegli scenari futuri. Il processo aiuta l’impresa aessereconsapevoledeipropripuntidi forzaedidebolezza; già questo crea un vantaggio com-petitivo rilevante. Inoltre, supporta l’impresanell’introdurre quel cambiamento culturalenecessario per attuare una gestione basata suuna logica forward looking e divenire proattivanei rapporti con gli stakeholder, banche inprimis.In relazione a quest’ultimoaspetto si può affer-mare che: “le condizioni ideali per finanziareun’impresa con capitale di credito sono quellein cui l’impresa, venga dotata di strumenti diprogrammazione economico e finanziaria, e siapra al sostegno di un socio finanziario, qualepuò essere la banca di riferimento, e da partebancaria, vi sia un approccio valutativo profes-sionale della capacità di rimborso ... .L’esistenza di strumenti di gestione program-mata e il rapporto privilegiato con una parti-colare azienda di credito sono inoltre ipresupposti per considerare l’opportunità dicoprire parte del fabbisogno finanziario concapitale di rischio di origine bancaria.” (23),questo poiché la banca è nella condizione diconosceremeglio le aziende, di seguire emoni-torare l’evoluzione del loro fabbisogno finan-ziario, assecondandone le esigenze conl’adeguata flessibilità.Ne consegue che l’analisi della generazionedel flusso di cassa diviene: “una grandezza

Note:(21) T. Pencarelli, Le crisi d’impresa. Diagnosi, previsione eprocedure di risanamento, Franco Angeli, Milano, 2013,pag. 49.(22) S. Rossi, L’innovazione nelle imprese italiane, Bancad’Italia, Torino, 15 ottobre 2014, pag. 3.(23) A. Giampaoli, Banca Impresa, Egea, Milano, 2000,pag. 247.

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chiave per gli analisti finanziari, in quanto èil flusso di cassa e non il reddito che verràutilizzato per il servizio del debito, sia per laquota interessi che per il rimborso del capi-tale. Esso opera anche una funzione di filtrodelle molte stime soggettive previste daiprincipi contabili, stime che influiscono sulConto Economico, in quanto basate sulprincipio della competenza economica deicosti e ricavi e non sulla loro manifestazionemonetaria” (24).All’interno dell’evoluzione in atto, un con-fronto chiaro e trasparente tra banca e impresain fase di richiesta di smobilizzo dei crediticommerciali contiene elementi che possonoagevolare l’introduzione di valutazioni pro-spettiche da cui trarre elementi utili in meritoall’evoluzione del fabbisogno finanziario e deiflussi di cassa dell’impresa.

Trattandosi di un cambiamento culturalerichiede necessariamente tempo e impegno,tuttavia “è importante perseverare, cercare diprogredire ogni giorno - passo dopo passo, macostantemente - verso l’obiettivo principale: unapproccio prospettico nella valutazione deirischi e delle vulnerabilità” (25).Ne scaturirebbero vantaggi sia per imprese cheper le banche.

Note:(24) A. Tami, Oltre la banca - Il Bilancio d’esercizio nel rap-portocongli interlocutori dell’azienda, FrancoAngeli,Milano,2013, pagg. 218-219.(25) S. Rossi, “Saluto di benvenuto del Presidente dell’IVASS eDirettore Generale della Banca d’Italia”, alla ConferenzaIVASS 2016 sul tema: L’Avvio di Solvency II - L’attuazione delnuovo regime: questioni aperte, implicazioni per i modelli dibusinesse riflessi sullacomunicazione istituzionaleefinanziaria,Banca d’Italia, Roma, 3 marzo 2016, pag. 5.

Amministrazione & Finanza n. 1/2017

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XX1/2017

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