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1
Titolo
IInntteeggrraazziioonnee ee pprrooffeessssiioonnaalliittàà sseennzzaa ccoonnffiinnii..
AAzziioonnii ddii ssoosstteeggnnoo ee pprroommoozziioonnee
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di
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TToorriinnoo,, 1188 -- 2200 SSeetttteemmbbrree 22001144
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SSeessssiioonnee 22
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IInnttrroodduuzziioonnee
L’Italia, da tipico Paese di emigrazione, è diventata di recente (fine anni ‘70) meta di
immigrazione internazionale e da poco più di vent’anni è nel novero dei Paesi riceventi i più
cospicui flussi migratori. Il fenomeno migratorio in Italia ha ormai raggiunto un carattere
strutturale assumendo connotazioni diverse a seconda dei singoli contesti territoriali..
I dati presentati dall'Osservatorio Caritas e Migrantes4 nel rapporto sull'immigrazione
2013 rivelano una presenza di più di 4 milioni di immigrati sul territorio italiano. In base ai dati
forniti dal Ministero dell'Interno e diffusi dall’ISTAT, al primo gennaio 2014, sono regolarmente
presenti in Italia 3.874.726 cittadini non comunitari; tra il 2013 e il 2014 il numero di cittadini
non comunitari regolarmente soggiornanti è aumentato di circa 110 mila unità (+3%) e di essi i
minori presenti in Italia costituiscono il 23,9% degli stranieri non comunitari regolarmente
soggiornanti. Continua a crescere, inoltre, la quota di soggiornanti di lungo periodo: passano da
2.045.662 nel 2013 a 2.179.607 nel 2014, rappresentando così il 56,3% dei cittadini non
comunitari regolarmente presenti, con una quota sul totale particolarmente elevata nelle Regioni
del Centro-Nord5.
In Italia, poi, vivono 58mila rifugiati, un numero abbastanza contenuto rispetto ad altri
Paesi dell’Unione Europea: basti pensare ai 571.000 rifugiati che vivono in Germania o ai
193.500 che vivono nel Regno Unito, e ancor più se comparato a quanti vivono nei Paesi di
primo asilo. Secondo l’UNHCR, nel 2013 le richieste di asilo in Italia sono state 27.823 e quelle
di rifugiati 78.0616.
Nella più ampia questione delle migrazioni, quello dei rifugiati e del diritto d’asilo è un
tema a sé stante, che pone problemi specifici e presenta caratteristiche peculiari che si
differenziano da quello più generale dell’immigrazione, richiedendo pertanto maggiore
attenzioni e studi approfonditi. Per quanto riguarda la questione dei rifugiati e il diritto d'asilo, il
4 Dossier Statistico 2013, Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione, Roma
5 http://www.istat.it/it/archivio/129854
6 Scheda IL 2013 IN CIFRE http://www.unhcr.it/risorse/statistiche
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panorama legislativo italiano appare frammentario e le pratiche di attuazione della legge possono
essere diverse da un territorio ad un altro. Le questioni legate al diritto d’asilo e all’accoglienza e
supporto di richiedenti asilo e rifugiati in Italia hanno raggiunto un elevato grado di complessità:
il sistema di protezione nazionale è sottodimensionato e si avvale sia del supporto di un parallelo
sistema emergenziale che della collaborazione tra pubblico e privato.
L’inasprimento delle politiche migratorie, in questi ultimi anni, ha rappresentato un
punto-chiave dei vari programmi elettorali, in particolare del centro-destra che ha governato il
Paese negli ultimi anni. L’enfasi posta sulla sicurezza e sul contrasto all’immigrazione irregolare
si è tradotta in diversi provvedimenti. In Italia fra le molte novità è risultata problematica la
disposizione che modifica le attuali regole in tema di salute dello straniero irregolare,
aggiungendo una nuova fattispecie che considera reato l’ingresso ed illegale il soggiorno nel
territorio dello Stato. Tale norma prevede tra l'altro l’obbligo per il personale sanitario e sociale
di denunciare alle autorità di pubblica sicurezza gli stranieri che, ricorrendo alle cure mediche
degli ospedali o richiedenti aiuto ai servizi sociali, si rifiutano di produrre un documento
d’identità: tutto ciò con implicazioni e ricadute sugli operatori, in merito a principi e linee di
comportamento rispettose dei diritti fondamentali dei migranti e conformi ai principi
deontologici delle professioni di cura e aiuto alla persona. Presa di posizione contro tale proposta
è pervenuta da diversi organismi di rappresentanza delle professioni d’aiuto, fra i quali alcuni
Ordini Professionali, in particolare quello degli assistenti sociali che, richiamando all'etica ed
alla deontologia professionale, invitava i propri iscritti a non procedere alla segnalazione.
Straniero uguale "porta malore": i discorsi pregiudizievoli (straniero = meno lavoro per i
cittadini italiani), l'italiano reso più insicuro dalla sua presenza, hanno preso il sopravvento nel
dibattito politico e nelle preoccupazioni dell'opinione pubblica, tralasciando aspetti più
importanti, per la concretizzazione di un’effettiva e positiva integrazione. L'emotività con cui si
decidono le leggi per gestire il flusso migratorio in Italia ha creato e crea intorno allo straniero
una realtà che mette a disagio l'utente immigrato, ma che rende vulnerabile anche l’operatore
sociale e sanitario italiano. Tali situazioni necessitano, pertanto, di massima attenzione e
informazione in merito alle normative che, per quanto concerne gli immigrati, possono cambiare
per scelte politiche governative.
Relativamente all’accesso ai servizi ed all’intervento d’aiuto con gli immigrati, in una
società più attenta alla sicurezza che alla solidarietà, diventa sempre più difficile sostenere la
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legittimità dei loro diritti e il loro riconoscimento. Ma nonostante quello che potremo chiamare il
diritto di usufruire dei servizi in un contesto sociale in cui si investe, molti fattori endogeni ed
esogeni rendono comunque difficile l'accesso a molti immigrati. Il lavoro delle professioni
d’aiuto con immigrati di origini nazionali, etniche, sociali ed economiche differenti ha creato
disagi e perplessità nella relazione e nell’intervento professionale. Sono state messe in
discussione conoscenze e competenze, compromettendo a volte la capacità di fornire un effettivo
aiuto alle persone che si rivolgono ai servizi e la possibilità di instaurare un rapporto di fiducia,
indispensabile perché si avvii un processo di aiuto. Occorre analizzare da una parte le difficoltà
che gli immigrati affrontano nella vita quotidiana, all’interno della relazione con le Istituzioni
del welfare italiano, dall’altra le incertezze che gli operatori possono avere nel lavoro quotidiano
con gli immigrati.
Occorre rilevare come l'accesso ai servizi per gli immigrati non sia una questione che
riguarda solo l'organizzazione assistenziale in senso stretto, ma è materia sulla quale si decide
l'effettiva realizzazione di un’integrazione tra cittadini italiani e stranieri sul territorio. Quando si
parla di accesso ai servizi da parte dei cittadini stranieri presenti in Italia, si trascura sovente un
aspetto che si ritiene essenziale: il contributo rimarchevole, in termini di risorse umane ed
economiche, che la loro presenza apporta al nostro sistema di welfare. Anche da molti
professionisti, intrappolati nel linguaggio comune, non è raro sentire parole tipo “fare beneficiare
gli immigrati dei servizi è un favore”, dimenticando questi che, quando si parla di accessi ai
servizi, s’intende la possibilità di accedere ad un sistema di servizi e interventi cui concorrono,
anche in termini economici, gli stessi cittadini stranieri, con il loro lavoro e con i loro contributi.
L’attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di documentazione statistica e
conoscitiva del fenomeno, di rappresentanza, di assistenza nelle procedure di regolarizzazione e
soprattutto di fornitura di servizi, sono state e sono tuttora svolte da attori non governativi. La
tematica dell’associazionismo degli immigrati si lega strettamente al dibattito aperto sul
‘multiculturalismo’, a forme di convivenza sociale caratterizzate da una crescita sostenuta dalla
presenza di immigrati, i quali si organizzano in strutture associative per il riconoscimento della
propria presenza, attiva e vitale nella società: essi si rendono, così, costruttivamente visibili,
facendo emergere le proprie ricchezze culturali, i propri interessi e la propria esigenza di
partecipazione. La mobilitazione dei migranti e le loro attività colmano un vuoto, attuano azioni
rivolte all’incremento dell’empowerment e alleanze di advocacy, per un maggiore protagonismo
5
futuro dei diretti interessati sulla scena pubblica e nelle campagne per la parità di trattamento. In
questo senso l’associazionismo di migranti rappresenta l’indicatore di una domanda collettiva di
integrazione.
In questo paper, l’attenzione dell’Ass.N.A.S. - Associazione Nazionale Assistenti Sociali 7 e
dell’Associazione MOSAICO - Azioni per i Rifugiati 8, è rivolta all’accesso ai servizi e alle
azioni di promozione e sostegno degli immigrati/rifugiati, approfondendo temi da cui la politica
migratoria non può prescindere, in particolare:
- l’accesso ai servizi sociali e sanitari,
- azioni di promozione e sostegno degli immigrati/rifugiati da parte di associazioni e di
quelle di migrati (AdM).
7 Rappresenta sin dal 1948 il luogo di incontro e di dibattito culturale degli assistenti sociali anche in ambito
internazionale, essendo membro dell’International Federation of Social Workers, IFSW European Region -
sin dalla sua costituzione.
L'Ass.N.A.S. - Associazione Nazionale Assistenti Sociali, è sorta nel 1948, a ridosso del Convegno di studi
sull’assistenza sociale, organizzato a Tremezzo nel 1946. Sollecitati dalla forza delle idee emerse nel corso di
tale evento, alcuni assistenti sociali hanno concretamente espresso la loro volontà di dare vita ad un
organismo democratico di rappresentanza della categoria. L’Ass.N.A.S. é stata per molti anni l'unica
organizzazione di categoria che ha portato avanti "battaglie" per il riconoscimento del titolo professionale
(1987), la realizzazione di un Ordine professionale (1993), la formazione universitaria con il corso di laurea in
Servizio Sociale (1998) ed è stata la comunità professionale prevalente in cui si é seguito, promosso e
documentato lo sviluppo evolutivo del Servizio Sociale Italiano come disciplina e come professione. Ancora
oggi, riconoscendo l'importanza del suo ruolo, continua a presentare proposte e rivendicazioni, sia in
autonomia che in collaborazione o a sostegno di iniziative degli Organismi rappresentativi della professione,
l'Ordine e il Sindacato. I XXIII Congressi Nazionali dell'Associazione, che hanno marcato i vari decenni
dell’evoluzione storica del servizio sociale italiano e della professione di assistente sociale, le molte occasioni
di incontro al suo interno anche con altri soggetti istituzionali e non, la produzione di una specifica
documentazione professionale, la partecipazione ad organismi europei ed internazionali (IFSW),
costituiscono il suo vissuto che sostanzia la sua “identità”. L'Associazione è un laboratorio teso a riflettere ed
a rielaborare le esperienze professionali, da tradurre in contenuti sociali e professionali, sul piano culturale e
scientifico. 8 L’Associazione MOSAICO – Azioni per i Rifugiati è un’associazione di promozione sociale apolitica e
apartitica, nata a Torino nel 2007 per iniziativa di un gruppo di rifugiati originari di diversi paesi. Ad oggi ne
fanno parte rifugiati, stranieri immigrati e italiani, ovvero persone che a vario titolo operano in questo settore
o ne sono interessati.
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11.. AAcccceessssoo aaii sseerrvviizzii ssoocciiaallii ee ssaanniittaarrii
Vi sono leggi nazionali che normano gli interventi a favore degli immigrati, siano essi di
natura sociale che sanitaria, ma è soprattutto a livello regionale che vengono definite le modalità
e le procedure concrete per garantire agli immigrati l’accesso ordinario alle prestazioni sociali e
sanitarie: preventive, curative e riabilitative. Il progressivo “invecchiamento” del fenomeno
immigratorio, situazione che ad oggi non appare ancora significativamente evidente, può inoltre
modificare anche il “profilo di salute” e di benessere delle persone. Quella dell’immigrazione è
sicuramente una delle realtà in cui il sociale ed il sanitario s’intrecciano indissolubilmente, a
volte fino a confondersi. Il lavoro degli operatori socio-sanitari, fatto di quotidianità, di
stereotipi, di routine, di significati collettivi, può essere influenzato in vari modi, rendendo, così,
difficile proseguire quel lavoro di inclusione messo in atto in molte realtà territoriali. La politica
d’integrazione diventa, e deve diventare sempre più, una parte imprescindibile della politica
migratoria e quindi dell’intervento professionale.
La competenza interculturale viene ritenuta una dimensione assolutamente essenziale di un
nuovo modello di professione, che deve essere sempre più in grado di sapere ascoltare e
affrontare le emergenze, ascolto che sottende l'affermazione dei diritti delle minoranze al rispetto
della loro storia e cultura. Il significato della “presa in carico” rimanda al compito di assumersi
la responsabilità professionale della gestione delle situazioni di cui ci si occupa in quanto
operatori. L’approccio multi professionale dedicato alle attività socio-sanitarie rivolte ai
migranti, richiede ancora di più un forte coordinamento tra operatori coinvolti, una significativa
esperienza nel campo, un’azione efficiente dei servizi sociali e di quelli soci sanitari, con il
coinvolgimento anche dei mediatori culturali9.
Ma nonostante quello che potremo chiamare il diritto di usufruire dei servizi in un contesto
sociale in cui s’investe, molti fattori endogeni ed esogeni rendono comunque difficile l'accesso a
molti immigrati. Vi sono delle barriere all'accesso:
- giuridico-legali che dipendono dallo stato giuridico dell'immigrato, con confusione e
incertezze sul diritto e sull'esclusione dall'accesso ai servizi.
9 Spinelli E., Immigrazione e servizio sociale. Conoscenze e competenze dell'assistenza sociale, Carocci Faber,
Roma, 2008
7
- burocratico-amministrative, dovute anche alla lentezza per ottenere la documentazione
necessaria da esibire: gli orari dei servizi non flessibili
- incompetenze e talvolta razzismo istituzionale, con operatori dei servizi sociali e sanitari
non formati per capire i bisogni e che ignorano tutte le norme specifiche per gli immigrati.
Le motivazioni che rendono difficile l’accesso dell’immigrato al Servizio Sanitario
Nazionale e ai servizi sociali e sanitari, sono di natura:
culturale: limite della lingua, differente organizzazione dei servizi sanitari nei loro Paesi di
origine e del concetto di salute e di malattia;
burocratica: molti di loro non conoscono il funzionamento del SSN e dei servizi sociali;
legale: paura per gli irregolari di essere segnalati o rintracciati.
Il primo nodo che un immigrato incontra è l'avere la residenza, le procedure necessarie per il
suo ottenimento, sono lunghe, complesse e onerose. In altri Paesi, a uno straniero è sufficiente
essere “regolare” per avere accesso ai servizi, in Italia invece, oltre ad avere il permesso di
soggiorno, occorre avere la residenza per usufruire della gran parte degli interventi sociali e
sanitari che il sistema di welfare garantisce ai suoi cittadini. Oltre alla residenza, che può
costituire un primo ostacolo per lo straniero, vi è anche la scarsa conoscenza e il funzionamento
dei servizi che spesso l'immigrato fa fatica a capire; a queste difficoltà si aggiungono il problema
della comunicazione, con difficoltà a comprendere non solo la lingua, ma anche “il linguaggio”
degli operatori italiani; i significati, i valori diversi di cui gli immigrati sono portatori e di cui gli
operatori non sono o sono scarsamente a conoscenza .
La professione di assistente sociale, in particolare, tesa a tutelare i diritti universali delle
persone esposte a condizioni di massimo disagio, anche su questi temi è chiamata ad un lavoro di
ascolto ed intervento personalizzato, nonché a promuovere una cultura dell’accoglienza, della
solidarietà e della responsabilizzazione10
. Vi è quindi, anche per tale professionista, la necessità
imprescindibile di un confronto culturale, che aiuti a rileggere non solo la cultura dell’assistenza
sanitaria e sociale, ma anche quella professionale e a ridisegnarla in rapporto ai nuovi bisogni.
10
Spinelli E., Immigrazione e servizio sociale. Conoscenze e competenze dell'assistenza sociale, Carocci Faber,
Roma, 2008
8
Gli aspetti della identificazione dei bisogni di salute e di benessere in senso lato della
popolazione immigrata relativi ai principali fattori di rischio comportamentali e dei bisogni
formativi sui temi socio-sanitari dell’immigrazione: L’adozione di misure preventive per tutelare
e promuovere la salute della popolazione immigrata deve avvenire attraverso l’istituzione di
modelli socio-sanitari organizzativamente e culturalmente adeguati ai bisogni di questa fascia di
popolazione., bisogni che non sono diversi da quelli che presentano i cittadini italiani, ma che
hanno e presentano delle loro peculiarità che occorre conoscere e tenere in considerazione.
Prospettive future11
Linee guida che racchiudano tutti i chiarimenti necessari per l’applicazione di quanto sancito
a livello nazionale e locale con riferimento alle “diverse tipologie “di stranieri.
Analisi del bisogno, costituzione di osservatori regionali per l’analisi complessiva del
fenomeno migratorio sul proprio territorio e valutazione degli interventi realizzati per la
tutela e la promozione della salute degli immigrati.
Prevenzione e promozione della salute, programmazione sanitaria e sull’immigrazione, per
la realizzazione di azioni di prevenzione e d’incidenza su determinanti di salute, rivolte in
particolare a settori chiave quale la salute materno – infantile, la salute mentale e la salute nei
luoghi di lavoro.
Formazione: riconoscimento da parte delle politiche locali della necessità di formare il
personale sanitario sui temi della salute degli stranieri, della medicina delle migrazioni e
dell’approccio transculturale ed elaborazione di specifici piani formativi regionali.
Mediazione in sanità: presenza di indicazioni per inserire nei servizi sanitari strumenti di
mediazione per favorire l’accesso ai servizi e la fruizione dell’assistenza sanitaria,
dall’utilizzo di materiale informativo multilingue, all’introduzione dei mediatori culturali nei
servizi, al ri-orientamento o adeguamento organizzativo e procedurale dei servizi.
11
Workshop tenutosi il 1 luglio 2011 nella sessione “La gestione integrata di un problema globale”, del Forum
“Home to Home” La gestione integrata del fenomeno globale dei migranti, tenutosi nei giorni 30 giugno, 1 e 2
luglio 2011, all’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro, che ha visto coinvolti professionisti
quali: infermiere caposala, ostetrica, neuropsichiatra infantile, assistente sanitario, educatore professionale,
medico ed assistente sociale. Il WS ha avuto come obiettivo quello di approfondire il livello di conoscenza degli
operatori su aspetti specifici delle problematiche relative ai percorsi assistenziali e sanitari dei migranti, analizzando
gli aspetti culturali e psichici nella loro integrazione sociale.
9
Assistenza agli irregolari: modalità con cui viene garantita l’assistenza agli immigrati non in
regola con le norme concernenti il soggiorno, tenendo conto se sono state emanate delle
direttive centrali per tutelare in maniera omogenea ed appropriata la salute degli irregolari
nel territorio regionale.
Assistenza ai comunitari: presenza di direttive specifiche per garantire l’assistenza ai
comunitari sprovvisti di copertura sanitaria.
22.. AAzziioonnee ddii pprroommoozziioonnee ee ssoosstteeggnnoo.. AAssssoocciiaazziioonniissmmoo ddii mmiiggrraannttii
Il rifugiato è una persona costretta a fuggire dal proprio Paese a causa delle persecuzioni
subite o di uno stato di violenza generalizzato. La definizione più ampiamente utilizzata per
indicare chi è un rifugiato è contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951 (firmata da 147
Stati) che descrive che “Il rifugiato è colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per
motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le
sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa
di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo
cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali
avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra"12
.
Vi sono poi altri trattati che definiscono la nozione di rifugiato, come la Convenzione che
disciplina determinati aspetti del problema dei rifugiati in Africa firmata da quarantacinque Stati
e la Dichiarazione di Cartagena in America Centrale, Messico e Panama firmata da trentacinque
Stati, e la Direttiva recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi,
della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché
norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta dell’Unione Europea.
Tutti questi trattati condividono una nozione base di rifugiato una persona costretta a lasciare
il proprio Paese di origine e a chiedere protezione in un Paese straniero. E’ proprio questa la
caratteristica che contraddistingue il rifugiato rispetto al migrante economico. Mentre
quest’ultimo sceglie liberamente di lasciare il proprio Paese in cerca di un futuro migliore dal
punto di vista economico, sociale o culturale, il rifugiato è forzato a farlo. Non ha alcuna scelta:
abbandonare il proprio Paese è l’unico modo per salvare la propria vita o la libertà. 12
Articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati.
10
In Italia il diritto di asilo e di chiedere protezione, è garantito anche dall’art.10 comma 3 della
Costituzione italiana13
:
- “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà
democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della
Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.” Quest’articolo costituzionale non
ha ancora trovato una precisa e definita traduzione normativa.
Il mondo cattolico, i sindacati dei lavoratori, molte Associazioni di volontariato e ONG,
diversi movimenti sociali, pur partendo da presupposti ideologici e politici molto diversi,
convergono sul principio morale dell’accoglienza degli immigrati, senza distinzioni di razza,
nazionalità, credo religioso, titolo di soggiorno14
.
La mobilitazione dei migranti, le loro attività colmano un vuoto; attuano azioni rivolte
all’incremento dell’empowerment degli immigrati, alleanze di advocacy per un maggiore
protagonismo futuro dei diretti interessati sulla scena pubblica e nelle campagne per la parità di
trattamento. Le forme dell’associazionismo degli immigrati sono un argomento che raccoglie
una crescente attenzione da parte degli studiosi e dei policy-makers, considerato il suo
intrecciarsi con una serie di dimensioni di fondamentale importanza quali, ad esempio: il senso
di appartenenza, la salvaguardia, la trasmissione e messa in comune delle risorse di comunità, la
rappresentanza collettiva e la partecipazione alla vita pubblica. L’associazionismo degli
immigrati non è un fattore esterno rispetto alla qualità dell’integrazione raggiunta, bensì dipende
da essa, strettamente ed in maniera biunivoca15
.
Le ricerche disponibili in Italia hanno affrontato il fenomeno solo marginalmente,
trattandone alcuni aspetti, in aree circoscritte, o limitandosi ad un particolare gruppo etnico o a
poche unità. Anche il rapporto annuale di Caritas/Migrantes sull’immigrazione non ha finora
affrontato il tema dell'associazionismo degli immigrati con dati o con delle valutazioni
specifiche. Sappiamo che vi è una marcata eterogeneità delle associazioni dei migranti per storia,
grado di formalizzazione, livello di articolazione e consolidamento della ‟organizzazione
13 Costituzione Italiana 14
Ambrosini M.(a cura di) (2012b), Governare città plurali. Politiche locali di integrazione per gli immigrati in
Europa, Milano, FrancoAngeli 15
Carchedi F., "Le associazioni degli immigrati", in "Rapporto immigrazione. Lavoro, sindacato, società", a cura di
Pugliese Enrico; Ediesse Roma 2000.
11
interna, composizione etnica (mononazionali, plurime, miste), qualità dei rapporti con le
istituzioni locali e con le altre associazioni, autorevolezza nell’ambito del gruppo etnico di
riferimento, caratteristiche della leadership, numero e tipo delle attività portate avanti, per citarne
alcune.
Numerose sono le ricerche sull’associazionismo degli immigrati realizzate in Italia, a livello
locale e nazionale. La qualità delle indagini non è però sempre soddisfacente: molte si scontrano,
infatti, con notevoli ostacoli nella rilevazione dei dati sul territorio; ne consegue che il quadro
tracciato risulta talvolta incompleto, non rappresentativo. La natura assai variegata e mutevole di
buona parte delle Associazioni di immigrati esistenti al momento nel nostro Paese, è di certo un
fattore di complicazione per gli studi in questo campo.
Un approccio classificatorio tradizionale (Douglas 1987), riveduto e adattato alla situazione
italiana16
e qui ulteriormente esplicitato, considera quattro tipi di organizzazioni “idealtipiche”
nel settore solidaristico che spiega anche la varietà dell’AdM17
:
a) le organizzazioni che svolgono una funzione prettamente assistenziale, quelle che si prendono
“cura” di persone in difficoltà, che forniscono un aiuto diretto, materiale, di orientamento ai
servizi di e opportunità disponibili, realizzato su base volontaria e con prestazioni e servizi
“leggeri” o a bassa soglia. Rappresentano l‟intervento più tradizionale;
b) le organizzazioni strutturate, quelle che sono in grado di gestire interventi “pesanti” e
continuativi con personale remunerato e specializzato, nonché su base convenzionale
giovandosi pertanto di finanziamenti pubblici come risorsa più importante anche se non
esclusiva, in quanto quasi mai adeguata ai bisogni a cui rispondere. Questo tipo viene coniato
anche come associazionismo imprenditivo, talvolta organizzato in forma cooperativa per
fornire agli immigrati servizi più complessi (come i centri di accoglienza) e realizzati
attraverso appositi progetti;
c) i gruppi di pressione dell'associazionismo “rivendicativo” volto alla tutela dei diritti
attraverso un‟attività di advocacy con impatto sui testi normativi e sull'opinione pubblica.
E' un tipo d’intervento a forte movente politico e sindacale a tutela dei soggetti socialmente
16 Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, Il mulino, 2005 17
Frisanco R., Associazionismo tra e per gli immigrati in Italia, www.fondazioneroma-terzosettore.it
12
deboli ed esposti a discriminazione, razzismo e a trattamenti ingiusti. Tali associazioni hanno
anche un intento promozionale rispetto alla cultura interetnica;
d) le organizzazioni di mutuo aiuto che rappresentano una modalità autoorganizzata di
rispondere ai propri bisogni. Sono tipi di realtà assimilabili alle reti e all’associazionismo
etnico in quanto intervento promosso dagli immigrati.
Si può comunque rilevare come i principali gruppi di Associazioni di stranieri, riguardano18
:
- associazioni impegnate nella promozione di attività culturali e religiose,
- associazioni impegnate sia in attività culturali sia di welfare,
- associazioni che si occupano esclusivamente di bisogni sociali.
Questa divisione, tuttavia, pare troppo riduttiva in quanto molte Associazioni mantengono un
uso flessibile delle proprie risorse e risulta quindi difficile distinguere tra attività culturale e
sociale.
Fondamentale in quest’ambito la distinzione tra le associazioni per stranieri e le associazioni di
stranieri. La differenza tra questi due tipi di associazioni è di tipo organizzativo ed anche
generazionale. Mentre il primo tipo svela un radicamento istituzionalizzato, il secondo si
presenta con una natura più informale che fa riferimento ad esperienze di rete di solidarietà con
elementi esterni: “gli amici dell’Associazione”.
L’autonomia organizzativa e l’impegno di partecipazione dell’immigrato sono due risorse
interdipendenti che aprono importanti orizzonti integrativi. Tuttavia si tratta di risorse ancora
troppo poco strutturate cui gli immigrati fanno ricorso in modo erratico19
. L’associazionismo,
l’attivismo degli attori solidaristici, comunque, nell’ultimo decennio, ha rappresentato un fattore
di contrasto nei confronti dei programmi, nazionali e locali, tendenti a limitare i diritti, le
possibilità d’insediamento e l’accesso ai servizi da parte degli immigrati. Di contro, le
associazioni degli immigrati sono ancora fragili e poco attrezzate per queste battaglie, la
difficoltà all’accesso a risorse pubbliche ostacola la costruzione di Associazioni forti e
rappresentative, in grado di incidere nel dibattito pubblico.
18
Ibidem 19
Lattes B, Prefazione in, L’arcobaleno della partecipazione. Immigrati e associazionismo in Toscana, di Recchi E.,
I Quaderni Bimestrale n. 31, luglio 2006 I Quaderni Bimestrale n. 31, luglio 2006
13
33.. PPeerrccoorrssii ttrraa pprroommoozziioonnee ssoocciiaallee ee pprroottaaggoonniissmmoo.. LL’’AAssssoocciiaazziioonnee MMOOSSAAIICCOO
L’Associazione MOSAICO – Azioni per i Rifugiati è un’associazione di promozione sociale
apolitica e apartitica, nata a Torino nel 2007 per iniziativa di un gruppo di rifugiati originari di
diversi Paesi. Ad oggi ne fanno parte rifugiati, stranieri immigrati e italiani, ovvero persone che a
vario titolo operano in questo settore o ne sono interessati20
.
L’Associazione, ispirandosi ai principi di solidarietà sociale, è impegnata su queste finalità:
- sostegno ai rifugiati e alle loro famiglie nel percorso di inserimento e integrazione nella
società locale, in collaborazione con le altre realtà sul territorio impegnate in questo ambito;
- promozione dei diritti dei rifugiati attraverso uno spazio informativo che coadiuva le azioni già
intraprese dalle istituzioni e che rappresenta un ulteriore punto di riferimento sul territorio;
- diffusione di conoscenza e informazioni puntuali sul tema delle migrazioni forzate, attraverso
momenti di incontro, sensibilizzazione e approfondimento anche in collaborazione con altre
organizzazioni e istituzioni competenti in materia;
- promozione ed organizzazione annuale della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno,
affinchè diventi un punto focale di confronto e approfondimento sul tema del diritto d’asilo a
Torino.
Anni fa Mosaico ha iniziato il suo operato come gruppo misto, di rifugiati e di residenti italiani,
con l'idea di poter fare pressione culturale, prima che politica, e portare le problematiche dei
rifugiati all'opinione pubblica.
- Ha cercato di promuovere campagne in particolare rispetto alla visibilità sociale dei
rifugiati, insieme a loro. L'intento della pressione culturale alla cittadinanza sul tema del
diritto d'asilo si è trasformato nel tempo via via che aumentavano i momenti di incontro con
i rifugiati stessi.
- E' stato attivato un luogo d'incontro informale dedicato all'informazione sui servizi del
territorio e su come entrare in contatto con questi, che è diventato rapidamente un luogo di
passaggio di molte persone rifugiate, grazie al passaparola ed alla presenza di mediatori
culturali attivi sul territorio ma con cui si poteva avere uno scambio alla pari, essendo essi
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Nzonza B." Storie, non etichette", Intervista rubrica “Primo piano” rivista telematica “Gruppo Abele”,
www.gruppoabele.org,, Gruppo Abele © copyright 2003-2010
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stessi rifugiati in Italia ed a conoscenza dei percorsi non sempre lineari per diventarlo.
Incontrando rifugiati, parlando con loro, si sentono esperienze diverse ma che hanno spesso
in comune la delusione per non aver trovato nell'accoglienza risorse sufficienti ai propri bisogni,
alle proprie necessità. Tale delusione può essere vissuta in modi diversi, a volte con
rivendicazione a volte con disperazione, spesso è accompagnata dalla convinzione che la propria
vita sia un percorso di cui non si vede lo sviluppo, una strada senza uscita, bloccata. Spesso, si
sente la convinzione che l'Italia dovrebbe favorire la costituzione di un corridoio umanitario
verso altri luoghi d'Europa. Spesso, si percepisce che nella storia di molte persone troppo grande
è la distanza tra le aspettative precedenti all'arrivo e le condizioni in cui si trovano
successivamente, al punto di impedire di utilizzare le risorse realmente presenti per vivere la
vita. Anche grazie alla sua composizione, l'associazione cerca di mantenere un'anima sfaccettata
ed uno spirito critico riguardo a questioni di tale complessità, promuovendo azioni specifiche
che hanno la finalità di sostenere l'esercizio dei diritti dei rifugiati.
Tra queste azioni in essere è quella di sostenere un punto informativo per i rifugiati, lavorare
per far diventare la Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno un punto focale di confronto
e approfondimento sul tema del diritto d'asilo a Torino, sostenere i rifugiati e le loro famiglie,
laddove possibile, nel percorso di integrazione attraverso l'orientamento e l'accompagnamento ai
servizi offerti dal territorio e attraverso la valorizzazione delle rispettive culture di appartenenza.
Le attività dell’Associazione si suddividono in tre grandi filoni21
:
Azioni rivolte ai rifugiati.
In questo ambito, l’Associazione è un punto di riferimento per i richiedenti asilo e i
rifugiati del territorio, con un servizio informativo e con un supporto per ciò che concerne le
pratiche legali, il processo di inserimento, l’orientamento al lavoro, supporto nelle difficoltà,
comprese quelle dei familiari ricongiunti. Queste attività vengono svolte in collaborazione con
gli Enti che sul territorio si occupano del tema: UNHCR, Amnesty International, Ufficio
Stranieri del Comune di Torino, ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), ENAIP
(Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale), Centro Frantz Fanon. L’Associazione, inoltre,
organizza centri estivi rivolti ai figli di rifugiati, che spesso giungono in Italia in seguito ad una
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Nzonza B."Storie, non etichette", Intervista rubrica “Primo piano” rivista telematica “Gruppo Abele”,
www.gruppoabele.org,, Gruppo Abele © copyright 2003-2010
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richiesta di ricongiungimento familiare: coinvolgerli in attività aggregative come i centri estivi
significa dare loro la possibilità di creare nuove relazioni, conoscere coetanei stranieri ed italiani
in un ambiente di gioco, oltre che con chiare valenze informative, migliorare la conoscenza della
lingua italiana e creare le condizioni per un più rapido e proficuo inserimento nella società
italiana. L’Associazione Mosaico partecipa inoltre attivamente ai tavoli istituzionali e del terzo
settore, aperti sul tema, come il Tavolo Rifugio del Comune di Torino, sui progetti SPRAR
(Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e il Coordinamento di Associazioni di
Torino, nato nel dicembre del 2008 in risposta alle difficili situazioni dei rifugiati presenti sul
territorio cittadino.
Attività di ricerca e formazione.
Documenti, materiali e informazioni accurate e ben strutturate sono il punto di partenza
fondamentale per la creazione di politiche ed interventi mirati da parte delle istituzioni, per
l’implementazione della conoscenza e delle ricerche da parte di studenti e studiosi, per una
corretta sensibilizzazione della cittadinanza e di conseguenza per una migliore e pronta
integrazione dei titolari di protezione internazionale nella società. Questo vale sia per gli studi
italiani sia per quelli stranieri: osservare ed esaminare punti di vista, iniziative o politiche
differenti può aiutare a mettere a fuoco la realtà circostante in modo più critico e puntuale.
Con l’obiettivo di facilitare e diffondere la conoscenza, l’approfondimento e lo studio delle
problematiche connesse alle migrazioni forzate, l’Associazione Mosaico si propone di creare e
sviluppare un Centro di Documentazione e Ricerca sul diritto d’asilo che raccolga e sistematizzi
materiali cartacei, audiovisivi e informatici su questo tema. Si tratta non solo di riunire tali
documenti in un unico luogo, ma anche di compiere un’opera di catalogazione ed elaborazione al
fine di renderli effettivamente fruibili e comprensibili a chiunque sia interessato ad un
approfondimento. Gli operatori quindi catalogheranno tutto il materiale che andremo acquisendo,
prepareranno le schede sui percorsi tematici e di approfondimento e lavoreranno per rendere
fruibile agli utenti il materiale del Centro. All’apertura del Centro, il pubblico potrà infatti
consultare gratuitamente tutto il materiale nonché costruire, sempre con l’aiuto degli operatori,
percorsi personali di approfondimento, ad esempio ai fini della stesura di una tesi di laurea o
dottorale. Il Centro si propone infine come punto di riferimento sul territorio, luogo di incontro e
di confronto per studenti, ricercatori, operatori, istituzioni e cittadinanza.
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Eventi culturali e di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza.
MOSAICO opera per una sensibilizzazione sul territorio verso questi argomenti e per una
diffusione di informazioni corrette, che consentano di restituire specificità ai richiedenti asilo e ai
titolari di protezione internazionale, operando anche per costruire e rinforzare la rete di Enti,
Istituzioni e persone impegnate in questo settore. In particolare, dal 2007 MOSAICO organizza,
in collaborazione con l’UNHCR e altre Associazioni del territorio, eventi in occasione della
Giornata Mondiale del Rifugiato, in programma il 20 giugno di ogni anno.
33..11 LLaa mmeeddiiaazziioonnee ccuullttuurraallee nneellll''eessppeerriieennzzaa ddeellll''AAssssoocciiaazziioonnee MMOOSSAAIICCOO
Nel tempo, l'associazione ha sempre più rivolto l’attenzione all'aspetto più problematico
dell'accoglienza, a coloro che sono rimasti esclusi dal sistema di accoglienza o che hanno
usufruito dei servizi previsti a loro favore ma che non sono riusciti a raggiungere un grado di
autonomia tale da proseguire autonomamente nei percorsi di integrazione. Queste persone, in
Italia anche da diverso tempo, in possesso spesso di diplomi professionali, esperienze di lavoro,
conoscenza sufficiente della lingua italiana, si trovano in uno stato di profonda vulnerabilità
sociale spesso al limite della caduta in povertà. Questo d'altronde può essere visto come l'effetto
diretto dell'azione di un sistema di accoglienza come quello italiano che, se da un lato dice di
sostenere l'autonomia delle persone di cui si occupa, nel senso che realizza progetti di
accoglienza a breve-medio termine entro la fine dei quali i beneficiari dovrebbero concretizzare
la propria autonomia a qualche livello, dall'altro lato rischia tuttavia di generare la dipendenza
dei beneficiari dalle istituzioni, perché il tempo e le risorse non sono sufficienti.
Nel tempo, l'associazione ha rafforzato attraverso la continuità e la mediazione culturale
essenzialmente due luoghi di contatto informale con persone rifugiate: il punto informativo
rivolto ai rifugiati ed alla cittadinanza, ed un gruppo di sostegno psicosociale rivolto a donne
rifugiate, che nel tempo è diventato una sorta di gruppo di mutuo-soccorso tra le stesse donne, e
che tenteremo qui di descrivere. E' dato assodato che i mediatori culturali siano ritenuti ormai
figure indispensabili in quasi tutti i luoghi di confronto tra culture, sia per rendere efficace la
comunicazione tra perone che non parlano la stessa lingua, ma anche la comprensione dei servizi
e degli interventi sociali.
- La mediazione culturale è da considerarsi da un lato come un ambito di intervento,
17
caratterizzato dal generale intento di favorire la comunicazione tra persone che non parlano
la stessa lingua e non praticano la stessa cultura. A partire dal fatto che il mediatore culturale
è un rappresentante diretto ed esperto della propria cultura di appartenenza, tramite della
lingua ma anche esperto dei suoi significati e di ciò che rappresentano, nella pratica fare il
mediatore culturale significa assumere funzioni anche diverse e sovrapposte ma con il
comune obiettivo di rendere più efficaci la comprensione e la comunicazione, e anche, in
taluni casi, più esplicito il fraintendimento dove la comunicazione non si attua.
- La mediazione culturale è, oltre che un ambito di intervento, anche un vero e proprio
dispositivo che si mette in atto al confine tra culture differenti, che siano anche quelle
dell'incontro interculturale legato ai flussi migratori, spontanei o forzati. Che i flussi
migratori siano dovuti alle guerre contemporanee, o alla globalizzazione economica, la
mediazione culturale cerca di permettere, attraverso l'esplicitazione condivisa del collettivo
culturale, storico e geografico che dà senso agli eventi personali, una comprensione
maggiore delle logiche che determinano e definiscono i comportamenti di persone diverse di
culture diverse, sia in luoghi di incontro formali che informali.
- La mediazione culturale nel nostro mondo sociale, sempre più caratterizzato dall'emergenza,
assume inoltre sovente la funzione di accompagnamento sociale poiché è evidente nella
pratica che un buon utilizzo dei servizi è, per esempio, direttamente proporzionale alla
capacità delle persone di capire a cosa essi servano e perché debbano rivolgervisi, senza,
dove possibile, scontrarsi con essi.
Queste funzioni ulteriori della mediazione culturale ci permettono di mettere a fuoco meglio
l'approccio di Mosaico – AR anche al servizio di informazione rivolto a rifugiati, o a quello di
supporto psicosociale all'organizzazione di donne rifugiate. In particolare rispetto alla
popolazione dei rifugiati o dei richiedenti asilo, che stando alla nostra esperienza possono aver
attraversato percorsi di viaggio e di vita non lineari, aver affrontato scelte improvvise o non
programmate, o storie personali e sociali particolarmente addolorate, la mediazione culturale e
l'attitudine di decentramento dalla propria cultura che questa implica e pratica, sembra l'unico
strumento per pensare di attuare dei dialoghi concreti.
Dal 2010 Mosaico-AR offre presso la Casa del Quartiere di San Salvario (luogo di
aggregazione di associazioni e persone in un territorio storicamente multiculturale) un punto
informativo rivolto a richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e persone interessate
18
al diritto d’asilo in genere. Negli anni l'attività di informazione, orientamento e comunicazione
che il punto informativo promuove si è andata consolidando. Il servizio offerto è diventato così
non solo un punto di ascolto delle necessità delle persone che hanno bisogno di orientamento e di
informazione sulle risorse del territorio locale, ma anche un luogo dove monitorare particolari
esigenze che possono nascere in certi momenti in concomitanza di alcuni flussi migratori.
Il punto informativo è anche e soprattutto uno spazio di scambio. I beneficiari principali di
questo servizio hanno la possibilità di confrontarsi e condividere le difficoltà nel percorso di
accoglienza e integrazione in Italia anche con persone che hanno avuto esperienze simili. Infatti
l’importante particolarità di questo servizio rispetto ad altri simili sul territorio è la presenza di
operatori e mediatori che hanno vissuto la stessa condizione di richiedente asilo e rifugiato in
Italia. Questo principio vale anche per la mediazione messa in atto attraverso il progetto “Non
siamo sole”, di costruzione di un gruppo di auto-supporto per donne rifugiate in Italia.
L'esperienza fatta da Mosaico-AR attraverso la mediazione culturale con operatori diversi,
tra cui alcuni “pari”, così descritta, impone alcune considerazioni di ordine generale che non
vorrebbero essere conclusive ma piuttosto riflessive. Il sistema umanitario di protezione
internazionale, in relazione al quale operano anche i gestori locali dell'accoglienza, come
abbiamo visto, pur essendo deputato a proteggere le persone, rischia tuttavia di ascriverle una
seconda volta come vittime lasciandole esposte a nuovi, diversi pericoli nella società d'arrivo.
Sostenere le persone ad uscire dalla posizione passiva e rivendicativa del sentirsi vittime di un
sistema che dovrebbe proteggere ed invece rischia di ledere le prospettive di vita, può essere un
percorso lungo e complicato, soprattutto nei casi più critici che sono quelli che devono essere più
attentamente esaminati poiché son quelli in cui fallisce il sistema di accoglienza e di protezione.
Avvalersi della mediazione culturale può aiutare da un lato a rendere le informazioni date più
realistiche perché viene esplicitata in una relazione tra persone la matrice collettiva che dà
significato agli eventi personali, e che è diversa per le diverse culture. La comprensione delle
logiche attraverso le quali un territorio attiva l'accoglienza è un processo fondamentale che
richiede tempo e diversi interlocutori. Ha un vantaggio: aiuta le persone ad attivare le proprie
risorse personali non sentendosi de-soggettivate, siano poi le scelte personali quelle di stanziarsi
o di proseguire nel viaggio per tentare integrazioni migliori. Dall'altro, può aiutare anche chi di
accoglienza si occupa a riflettere su quanto le risposte date rispondano effettivamente ai bisogni
delle persone non disgiunte dalle proprie culture di appartenenza, e su quali siano i bisogni
19
concreti da supportare con interventi specifici e mirati.
44.. CCoonncclluussiioonnii
L’immigrazione è da considerare ormai come una situazione strutturale della nostra
società, una componente “ordinaria” e non solo emergenziale, una condizione probabilmente
necessaria sia dal punto di vista economico che demografico, nonchè un fenomeno ricco di
significati simbolici, culturali e proiezioni politico-ideologiche. Deve cambiare, pertanto, il
punto di vista della lettura, in una prospettiva di stabilizzazione nel Paese di una parte crescente
di stranieri, non trattandosi più di un evento transitorio. La semplificazione nel modo di trattare il
flusso migratorio in Italia e certe prese di posizioni sulla visibilità degli immigrati nel contesto
sociale italiano, non corrispondono ad un impegno a designare strategie di largo respiro e di
lungo periodo per la gestione di questo fenomeno.
L’immigrazione da tempo è diventata una questione di primo piano nell’agenda politica
dei Governi e nelle prese di posizione delle forze politiche. Il dibattito tuttavia si concentra su
alcuni temi generali, di grande risonanza simbolica: la regolazione degli ingressi, il trattamento
degli immigrati in condizione irregolare, la normativa sulla cittadinanza. Il presente paper ha
voluto porre l’attenzione sulla dimensione micro delle politiche migratorie (in particolare
sull’accesso ai servizi e sulle misure di promozione e sostegno degli immigrati/rifugiati) e su
come l’integrazione avvenga in contesti istituzionali pubblici e privati in situazioni concrete,
nelle relazioni quotidiane e in particolare nell’associazionismo dei migranti, come nelle azioni
messe in atto dall’Associazione MOSAICO-Azioni per i Rifugiati di Torino.
Vi è la necessità imprescindibile di un confronto culturale, che aiuti a rileggere non solo
la cultura dell’assistenza sanitaria e sociale, ma anche quella professionale e a ridisegnarla in
rapporto ai nuovi bisogni. Occorre quindi approfondire il livello di conoscenza degli operatori
sugli aspetti specifici delle problematiche relative ai percorsi assistenziali e sanitari dei migranti,
analizzando anche gli aspetti culturali e psichici nella loro integrazione sociale.
C’è bisogno di approfondire le forme di azione messe in atto da questi attori sociali, le
modalità con cui sviluppano l’impegno contro le discriminazioni, le relazioni tra attività di
carattere propriamente istituzionali e attività attinenti l’offerta di servizi alle persone. La
20
relazione che sussiste tra l’attivismo della società civile italiana ed il potenziale protagonismo
diretto da parte dei migranti stessi, è ancora un aspetto aperto nel dibattito italiano e anche a
livello internazionale.
Certamente, uno sviluppo auspicabile per gli anni a venire è quello di un maggiore
protagonismo degli immigrati per l’affermazione dei propri diritti, la lotta alle discriminazioni, la
produzione di servizi per quanti ne hanno bisogno. Le associazioni sono una risorsa
fondamentale di potenzialità verso azioni per l’inclusione sociale. L’azione sociale delle
politiche migratorie ha bisogno di azioni di sostegno e dell’alleanza con gli attori della società
civile italiana.
Incontrando migranti, parlando con loro, si sentono esperienze diverse ma che hanno
spesso in comune la delusione per non aver trovato nell'accoglienza risorse sufficienti ai propri
bisogni, alle proprie necessità. Tale delusione può essere vissuta in modi diversi, a volte con
rivendicazione, altre con disperazione, spesso accompagnata dalla convinzione che la propria
vita sia un percorso di cui non si vede lo sviluppo, una strada senza uscita, bloccata. Spesso, si
percepisce che nella storia di molte persone troppo grande è la distanza tra le aspettative
precedenti all'arrivo e le condizioni in cui si trovano successivamente, al punto da impedire di
utilizzare le risorse realmente presenti per vivere dignitosamente la propria vita.
21
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Abele”, www.gruppoabele.org,, Gruppo Abele © copyright 2003-2010
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www.unhcr.it/risorse/statistiche