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1 Titolo I I n n t t e e g g r r a a z z i i o o n n e e e e p p r r o o f f e e s s s s i i o o n n a a l l i i t t à à s s e e n n z z a a c c o o n n f f i i n n i i . . A A z z i i o o n n i i d d i i s s o o s s t t e e g g n n o o e e p p r r o o m m o o z z i i o o n n e e d d e e i i d d i i r r i i t t t t i i d d e e g g l l i i i i m m m m i i g g r r a a t t i i e e d d e e i i r r i i f f u u g g i i a a t t i i. di Bonomo Vincenzo 1 Nzonza Berthin 2 Povero Graziella 3 Paper for the Espanet Conference Sfide alla cittadinanza e trasformazione dei corsi di vita: precarietà, invecchiamento e migrazioni- Università degli Studi di Torino, Torino, 18 - 20 Settembre 2014 1 Vice Presidente Ass.N.A.S. Associazione Nazionale Assistenti Sociali Via della Stazione Aurelia, 169 00165 ROMA www.assnas.it 2 Presidente Associazione MOSAICO- Azioni per i Rifugiati ONLUS Corso Vittorio Emanuele II n°23 10125 Torino - www.mosaicorefugees.org 3 Presidente AssNAS Associazione Nazionale Assistenti Sociali Via della Stazione Aurelia 169, 00165 ROMA - www.assnas.it

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1

Titolo

IInntteeggrraazziioonnee ee pprrooffeessssiioonnaalliittàà sseennzzaa ccoonnffiinnii..

AAzziioonnii ddii ssoosstteeggnnoo ee pprroommoozziioonnee

ddeeii ddiirriittttii ddeeggllii iimmmmiiggrraattii ee ddeeii rriiffuuggiiaattii.

di

BBoonnoommoo VViinncceennzzoo 11

NNzzoonnzzaa BBeerrtthhiinn 22

PPoovveerroo GGrraazziieellllaa33

PPaappeerr ffoorr tthhee EEssppaanneett CCoonnffeerreennccee

““SSffiiddee aallllaa cciittttaaddiinnaannzzaa ee ttrraassffoorrmmaazziioonnee ddeeii ccoorrssii ddii vviittaa:: pprreeccaarriieettàà,, iinnvveecccchhiiaammeennttoo ee

mmiiggrraazziioonnii”” -- UUnniivveerrssiittàà ddeeggllii SSttuuddii ddii TToorriinnoo,,

TToorriinnoo,, 1188 -- 2200 SSeetttteemmbbrree 22001144

11 VViiccee PPrreessiiddeennttee AAssss..NN..AA..SS.. –– AAssssoocciiaazziioonnee NNaazziioonnaallee AAssssiisstteennttii SSoocciiaallii

VViiaa ddeellllaa SSttaazziioonnee AAuurreelliiaa,, 116699 0000116655 RROOMMAA –– wwwwww..aassssnnaass..iitt

22 PPrreessiiddeennttee AAssssoocciiaazziioonnee MMOOSSAAIICCOO-- AAzziioonnii ppeerr ii RRiiffuuggiiaattii OONNLLUUSS

CCoorrssoo VViittttoorriioo EEmmaannuueellee IIII nn°°2233 –– 1100112255 TToorriinnoo -- wwwwww..mmoossaaiiccoorreeffuuggeeeess..oorrgg

33 PPrreessiiddeennttee AAssssNNAASS –– AAssssoocciiaazziioonnee NNaazziioonnaallee AAssssiisstteennttii SSoocciiaallii

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2

SSeessssiioonnee 22

LL’’aacccceessssoo ddeeggllii uutteennttii ssttrraanniieerrii aall wweellffaarree llooccaallee:: iill ppeessoo ddeellllee rreellaazziioonnii ddii ffrroonntt lliinnee

IInnttrroodduuzziioonnee

L’Italia, da tipico Paese di emigrazione, è diventata di recente (fine anni ‘70) meta di

immigrazione internazionale e da poco più di vent’anni è nel novero dei Paesi riceventi i più

cospicui flussi migratori. Il fenomeno migratorio in Italia ha ormai raggiunto un carattere

strutturale assumendo connotazioni diverse a seconda dei singoli contesti territoriali..

I dati presentati dall'Osservatorio Caritas e Migrantes4 nel rapporto sull'immigrazione

2013 rivelano una presenza di più di 4 milioni di immigrati sul territorio italiano. In base ai dati

forniti dal Ministero dell'Interno e diffusi dall’ISTAT, al primo gennaio 2014, sono regolarmente

presenti in Italia 3.874.726 cittadini non comunitari; tra il 2013 e il 2014 il numero di cittadini

non comunitari regolarmente soggiornanti è aumentato di circa 110 mila unità (+3%) e di essi i

minori presenti in Italia costituiscono il 23,9% degli stranieri non comunitari regolarmente

soggiornanti. Continua a crescere, inoltre, la quota di soggiornanti di lungo periodo: passano da

2.045.662 nel 2013 a 2.179.607 nel 2014, rappresentando così il 56,3% dei cittadini non

comunitari regolarmente presenti, con una quota sul totale particolarmente elevata nelle Regioni

del Centro-Nord5.

In Italia, poi, vivono 58mila rifugiati, un numero abbastanza contenuto rispetto ad altri

Paesi dell’Unione Europea: basti pensare ai 571.000 rifugiati che vivono in Germania o ai

193.500 che vivono nel Regno Unito, e ancor più se comparato a quanti vivono nei Paesi di

primo asilo. Secondo l’UNHCR, nel 2013 le richieste di asilo in Italia sono state 27.823 e quelle

di rifugiati 78.0616.

Nella più ampia questione delle migrazioni, quello dei rifugiati e del diritto d’asilo è un

tema a sé stante, che pone problemi specifici e presenta caratteristiche peculiari che si

differenziano da quello più generale dell’immigrazione, richiedendo pertanto maggiore

attenzioni e studi approfonditi. Per quanto riguarda la questione dei rifugiati e il diritto d'asilo, il

4 Dossier Statistico 2013, Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione, Roma

5 http://www.istat.it/it/archivio/129854

6 Scheda IL 2013 IN CIFRE http://www.unhcr.it/risorse/statistiche

3

panorama legislativo italiano appare frammentario e le pratiche di attuazione della legge possono

essere diverse da un territorio ad un altro. Le questioni legate al diritto d’asilo e all’accoglienza e

supporto di richiedenti asilo e rifugiati in Italia hanno raggiunto un elevato grado di complessità:

il sistema di protezione nazionale è sottodimensionato e si avvale sia del supporto di un parallelo

sistema emergenziale che della collaborazione tra pubblico e privato.

L’inasprimento delle politiche migratorie, in questi ultimi anni, ha rappresentato un

punto-chiave dei vari programmi elettorali, in particolare del centro-destra che ha governato il

Paese negli ultimi anni. L’enfasi posta sulla sicurezza e sul contrasto all’immigrazione irregolare

si è tradotta in diversi provvedimenti. In Italia fra le molte novità è risultata problematica la

disposizione che modifica le attuali regole in tema di salute dello straniero irregolare,

aggiungendo una nuova fattispecie che considera reato l’ingresso ed illegale il soggiorno nel

territorio dello Stato. Tale norma prevede tra l'altro l’obbligo per il personale sanitario e sociale

di denunciare alle autorità di pubblica sicurezza gli stranieri che, ricorrendo alle cure mediche

degli ospedali o richiedenti aiuto ai servizi sociali, si rifiutano di produrre un documento

d’identità: tutto ciò con implicazioni e ricadute sugli operatori, in merito a principi e linee di

comportamento rispettose dei diritti fondamentali dei migranti e conformi ai principi

deontologici delle professioni di cura e aiuto alla persona. Presa di posizione contro tale proposta

è pervenuta da diversi organismi di rappresentanza delle professioni d’aiuto, fra i quali alcuni

Ordini Professionali, in particolare quello degli assistenti sociali che, richiamando all'etica ed

alla deontologia professionale, invitava i propri iscritti a non procedere alla segnalazione.

Straniero uguale "porta malore": i discorsi pregiudizievoli (straniero = meno lavoro per i

cittadini italiani), l'italiano reso più insicuro dalla sua presenza, hanno preso il sopravvento nel

dibattito politico e nelle preoccupazioni dell'opinione pubblica, tralasciando aspetti più

importanti, per la concretizzazione di un’effettiva e positiva integrazione. L'emotività con cui si

decidono le leggi per gestire il flusso migratorio in Italia ha creato e crea intorno allo straniero

una realtà che mette a disagio l'utente immigrato, ma che rende vulnerabile anche l’operatore

sociale e sanitario italiano. Tali situazioni necessitano, pertanto, di massima attenzione e

informazione in merito alle normative che, per quanto concerne gli immigrati, possono cambiare

per scelte politiche governative.

Relativamente all’accesso ai servizi ed all’intervento d’aiuto con gli immigrati, in una

società più attenta alla sicurezza che alla solidarietà, diventa sempre più difficile sostenere la

4

legittimità dei loro diritti e il loro riconoscimento. Ma nonostante quello che potremo chiamare il

diritto di usufruire dei servizi in un contesto sociale in cui si investe, molti fattori endogeni ed

esogeni rendono comunque difficile l'accesso a molti immigrati. Il lavoro delle professioni

d’aiuto con immigrati di origini nazionali, etniche, sociali ed economiche differenti ha creato

disagi e perplessità nella relazione e nell’intervento professionale. Sono state messe in

discussione conoscenze e competenze, compromettendo a volte la capacità di fornire un effettivo

aiuto alle persone che si rivolgono ai servizi e la possibilità di instaurare un rapporto di fiducia,

indispensabile perché si avvii un processo di aiuto. Occorre analizzare da una parte le difficoltà

che gli immigrati affrontano nella vita quotidiana, all’interno della relazione con le Istituzioni

del welfare italiano, dall’altra le incertezze che gli operatori possono avere nel lavoro quotidiano

con gli immigrati.

Occorre rilevare come l'accesso ai servizi per gli immigrati non sia una questione che

riguarda solo l'organizzazione assistenziale in senso stretto, ma è materia sulla quale si decide

l'effettiva realizzazione di un’integrazione tra cittadini italiani e stranieri sul territorio. Quando si

parla di accesso ai servizi da parte dei cittadini stranieri presenti in Italia, si trascura sovente un

aspetto che si ritiene essenziale: il contributo rimarchevole, in termini di risorse umane ed

economiche, che la loro presenza apporta al nostro sistema di welfare. Anche da molti

professionisti, intrappolati nel linguaggio comune, non è raro sentire parole tipo “fare beneficiare

gli immigrati dei servizi è un favore”, dimenticando questi che, quando si parla di accessi ai

servizi, s’intende la possibilità di accedere ad un sistema di servizi e interventi cui concorrono,

anche in termini economici, gli stessi cittadini stranieri, con il loro lavoro e con i loro contributi.

L’attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di documentazione statistica e

conoscitiva del fenomeno, di rappresentanza, di assistenza nelle procedure di regolarizzazione e

soprattutto di fornitura di servizi, sono state e sono tuttora svolte da attori non governativi. La

tematica dell’associazionismo degli immigrati si lega strettamente al dibattito aperto sul

‘multiculturalismo’, a forme di convivenza sociale caratterizzate da una crescita sostenuta dalla

presenza di immigrati, i quali si organizzano in strutture associative per il riconoscimento della

propria presenza, attiva e vitale nella società: essi si rendono, così, costruttivamente visibili,

facendo emergere le proprie ricchezze culturali, i propri interessi e la propria esigenza di

partecipazione. La mobilitazione dei migranti e le loro attività colmano un vuoto, attuano azioni

rivolte all’incremento dell’empowerment e alleanze di advocacy, per un maggiore protagonismo

5

futuro dei diretti interessati sulla scena pubblica e nelle campagne per la parità di trattamento. In

questo senso l’associazionismo di migranti rappresenta l’indicatore di una domanda collettiva di

integrazione.

In questo paper, l’attenzione dell’Ass.N.A.S. - Associazione Nazionale Assistenti Sociali 7 e

dell’Associazione MOSAICO - Azioni per i Rifugiati 8, è rivolta all’accesso ai servizi e alle

azioni di promozione e sostegno degli immigrati/rifugiati, approfondendo temi da cui la politica

migratoria non può prescindere, in particolare:

- l’accesso ai servizi sociali e sanitari,

- azioni di promozione e sostegno degli immigrati/rifugiati da parte di associazioni e di

quelle di migrati (AdM).

7 Rappresenta sin dal 1948 il luogo di incontro e di dibattito culturale degli assistenti sociali anche in ambito

internazionale, essendo membro dell’International Federation of Social Workers, IFSW European Region -

sin dalla sua costituzione.

L'Ass.N.A.S. - Associazione Nazionale Assistenti Sociali, è sorta nel 1948, a ridosso del Convegno di studi

sull’assistenza sociale, organizzato a Tremezzo nel 1946. Sollecitati dalla forza delle idee emerse nel corso di

tale evento, alcuni assistenti sociali hanno concretamente espresso la loro volontà di dare vita ad un

organismo democratico di rappresentanza della categoria. L’Ass.N.A.S. é stata per molti anni l'unica

organizzazione di categoria che ha portato avanti "battaglie" per il riconoscimento del titolo professionale

(1987), la realizzazione di un Ordine professionale (1993), la formazione universitaria con il corso di laurea in

Servizio Sociale (1998) ed è stata la comunità professionale prevalente in cui si é seguito, promosso e

documentato lo sviluppo evolutivo del Servizio Sociale Italiano come disciplina e come professione. Ancora

oggi, riconoscendo l'importanza del suo ruolo, continua a presentare proposte e rivendicazioni, sia in

autonomia che in collaborazione o a sostegno di iniziative degli Organismi rappresentativi della professione,

l'Ordine e il Sindacato. I XXIII Congressi Nazionali dell'Associazione, che hanno marcato i vari decenni

dell’evoluzione storica del servizio sociale italiano e della professione di assistente sociale, le molte occasioni

di incontro al suo interno anche con altri soggetti istituzionali e non, la produzione di una specifica

documentazione professionale, la partecipazione ad organismi europei ed internazionali (IFSW),

costituiscono il suo vissuto che sostanzia la sua “identità”. L'Associazione è un laboratorio teso a riflettere ed

a rielaborare le esperienze professionali, da tradurre in contenuti sociali e professionali, sul piano culturale e

scientifico. 8 L’Associazione MOSAICO – Azioni per i Rifugiati è un’associazione di promozione sociale apolitica e

apartitica, nata a Torino nel 2007 per iniziativa di un gruppo di rifugiati originari di diversi paesi. Ad oggi ne

fanno parte rifugiati, stranieri immigrati e italiani, ovvero persone che a vario titolo operano in questo settore

o ne sono interessati.

6

11.. AAcccceessssoo aaii sseerrvviizzii ssoocciiaallii ee ssaanniittaarrii

Vi sono leggi nazionali che normano gli interventi a favore degli immigrati, siano essi di

natura sociale che sanitaria, ma è soprattutto a livello regionale che vengono definite le modalità

e le procedure concrete per garantire agli immigrati l’accesso ordinario alle prestazioni sociali e

sanitarie: preventive, curative e riabilitative. Il progressivo “invecchiamento” del fenomeno

immigratorio, situazione che ad oggi non appare ancora significativamente evidente, può inoltre

modificare anche il “profilo di salute” e di benessere delle persone. Quella dell’immigrazione è

sicuramente una delle realtà in cui il sociale ed il sanitario s’intrecciano indissolubilmente, a

volte fino a confondersi. Il lavoro degli operatori socio-sanitari, fatto di quotidianità, di

stereotipi, di routine, di significati collettivi, può essere influenzato in vari modi, rendendo, così,

difficile proseguire quel lavoro di inclusione messo in atto in molte realtà territoriali. La politica

d’integrazione diventa, e deve diventare sempre più, una parte imprescindibile della politica

migratoria e quindi dell’intervento professionale.

La competenza interculturale viene ritenuta una dimensione assolutamente essenziale di un

nuovo modello di professione, che deve essere sempre più in grado di sapere ascoltare e

affrontare le emergenze, ascolto che sottende l'affermazione dei diritti delle minoranze al rispetto

della loro storia e cultura. Il significato della “presa in carico” rimanda al compito di assumersi

la responsabilità professionale della gestione delle situazioni di cui ci si occupa in quanto

operatori. L’approccio multi professionale dedicato alle attività socio-sanitarie rivolte ai

migranti, richiede ancora di più un forte coordinamento tra operatori coinvolti, una significativa

esperienza nel campo, un’azione efficiente dei servizi sociali e di quelli soci sanitari, con il

coinvolgimento anche dei mediatori culturali9.

Ma nonostante quello che potremo chiamare il diritto di usufruire dei servizi in un contesto

sociale in cui s’investe, molti fattori endogeni ed esogeni rendono comunque difficile l'accesso a

molti immigrati. Vi sono delle barriere all'accesso:

- giuridico-legali che dipendono dallo stato giuridico dell'immigrato, con confusione e

incertezze sul diritto e sull'esclusione dall'accesso ai servizi.

9 Spinelli E., Immigrazione e servizio sociale. Conoscenze e competenze dell'assistenza sociale, Carocci Faber,

Roma, 2008

7

- burocratico-amministrative, dovute anche alla lentezza per ottenere la documentazione

necessaria da esibire: gli orari dei servizi non flessibili

- incompetenze e talvolta razzismo istituzionale, con operatori dei servizi sociali e sanitari

non formati per capire i bisogni e che ignorano tutte le norme specifiche per gli immigrati.

Le motivazioni che rendono difficile l’accesso dell’immigrato al Servizio Sanitario

Nazionale e ai servizi sociali e sanitari, sono di natura:

culturale: limite della lingua, differente organizzazione dei servizi sanitari nei loro Paesi di

origine e del concetto di salute e di malattia;

burocratica: molti di loro non conoscono il funzionamento del SSN e dei servizi sociali;

legale: paura per gli irregolari di essere segnalati o rintracciati.

Il primo nodo che un immigrato incontra è l'avere la residenza, le procedure necessarie per il

suo ottenimento, sono lunghe, complesse e onerose. In altri Paesi, a uno straniero è sufficiente

essere “regolare” per avere accesso ai servizi, in Italia invece, oltre ad avere il permesso di

soggiorno, occorre avere la residenza per usufruire della gran parte degli interventi sociali e

sanitari che il sistema di welfare garantisce ai suoi cittadini. Oltre alla residenza, che può

costituire un primo ostacolo per lo straniero, vi è anche la scarsa conoscenza e il funzionamento

dei servizi che spesso l'immigrato fa fatica a capire; a queste difficoltà si aggiungono il problema

della comunicazione, con difficoltà a comprendere non solo la lingua, ma anche “il linguaggio”

degli operatori italiani; i significati, i valori diversi di cui gli immigrati sono portatori e di cui gli

operatori non sono o sono scarsamente a conoscenza .

La professione di assistente sociale, in particolare, tesa a tutelare i diritti universali delle

persone esposte a condizioni di massimo disagio, anche su questi temi è chiamata ad un lavoro di

ascolto ed intervento personalizzato, nonché a promuovere una cultura dell’accoglienza, della

solidarietà e della responsabilizzazione10

. Vi è quindi, anche per tale professionista, la necessità

imprescindibile di un confronto culturale, che aiuti a rileggere non solo la cultura dell’assistenza

sanitaria e sociale, ma anche quella professionale e a ridisegnarla in rapporto ai nuovi bisogni.

10

Spinelli E., Immigrazione e servizio sociale. Conoscenze e competenze dell'assistenza sociale, Carocci Faber,

Roma, 2008

8

Gli aspetti della identificazione dei bisogni di salute e di benessere in senso lato della

popolazione immigrata relativi ai principali fattori di rischio comportamentali e dei bisogni

formativi sui temi socio-sanitari dell’immigrazione: L’adozione di misure preventive per tutelare

e promuovere la salute della popolazione immigrata deve avvenire attraverso l’istituzione di

modelli socio-sanitari organizzativamente e culturalmente adeguati ai bisogni di questa fascia di

popolazione., bisogni che non sono diversi da quelli che presentano i cittadini italiani, ma che

hanno e presentano delle loro peculiarità che occorre conoscere e tenere in considerazione.

Prospettive future11

Linee guida che racchiudano tutti i chiarimenti necessari per l’applicazione di quanto sancito

a livello nazionale e locale con riferimento alle “diverse tipologie “di stranieri.

Analisi del bisogno, costituzione di osservatori regionali per l’analisi complessiva del

fenomeno migratorio sul proprio territorio e valutazione degli interventi realizzati per la

tutela e la promozione della salute degli immigrati.

Prevenzione e promozione della salute, programmazione sanitaria e sull’immigrazione, per

la realizzazione di azioni di prevenzione e d’incidenza su determinanti di salute, rivolte in

particolare a settori chiave quale la salute materno – infantile, la salute mentale e la salute nei

luoghi di lavoro.

Formazione: riconoscimento da parte delle politiche locali della necessità di formare il

personale sanitario sui temi della salute degli stranieri, della medicina delle migrazioni e

dell’approccio transculturale ed elaborazione di specifici piani formativi regionali.

Mediazione in sanità: presenza di indicazioni per inserire nei servizi sanitari strumenti di

mediazione per favorire l’accesso ai servizi e la fruizione dell’assistenza sanitaria,

dall’utilizzo di materiale informativo multilingue, all’introduzione dei mediatori culturali nei

servizi, al ri-orientamento o adeguamento organizzativo e procedurale dei servizi.

11

Workshop tenutosi il 1 luglio 2011 nella sessione “La gestione integrata di un problema globale”, del Forum

“Home to Home” La gestione integrata del fenomeno globale dei migranti, tenutosi nei giorni 30 giugno, 1 e 2

luglio 2011, all’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro, che ha visto coinvolti professionisti

quali: infermiere caposala, ostetrica, neuropsichiatra infantile, assistente sanitario, educatore professionale,

medico ed assistente sociale. Il WS ha avuto come obiettivo quello di approfondire il livello di conoscenza degli

operatori su aspetti specifici delle problematiche relative ai percorsi assistenziali e sanitari dei migranti, analizzando

gli aspetti culturali e psichici nella loro integrazione sociale.

9

Assistenza agli irregolari: modalità con cui viene garantita l’assistenza agli immigrati non in

regola con le norme concernenti il soggiorno, tenendo conto se sono state emanate delle

direttive centrali per tutelare in maniera omogenea ed appropriata la salute degli irregolari

nel territorio regionale.

Assistenza ai comunitari: presenza di direttive specifiche per garantire l’assistenza ai

comunitari sprovvisti di copertura sanitaria.

22.. AAzziioonnee ddii pprroommoozziioonnee ee ssoosstteeggnnoo.. AAssssoocciiaazziioonniissmmoo ddii mmiiggrraannttii

Il rifugiato è una persona costretta a fuggire dal proprio Paese a causa delle persecuzioni

subite o di uno stato di violenza generalizzato. La definizione più ampiamente utilizzata per

indicare chi è un rifugiato è contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951 (firmata da 147

Stati) che descrive che “Il rifugiato è colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per

motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le

sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa

di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo

cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali

avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra"12

.

Vi sono poi altri trattati che definiscono la nozione di rifugiato, come la Convenzione che

disciplina determinati aspetti del problema dei rifugiati in Africa firmata da quarantacinque Stati

e la Dichiarazione di Cartagena in America Centrale, Messico e Panama firmata da trentacinque

Stati, e la Direttiva recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi,

della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonché

norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta dell’Unione Europea.

Tutti questi trattati condividono una nozione base di rifugiato una persona costretta a lasciare

il proprio Paese di origine e a chiedere protezione in un Paese straniero. E’ proprio questa la

caratteristica che contraddistingue il rifugiato rispetto al migrante economico. Mentre

quest’ultimo sceglie liberamente di lasciare il proprio Paese in cerca di un futuro migliore dal

punto di vista economico, sociale o culturale, il rifugiato è forzato a farlo. Non ha alcuna scelta:

abbandonare il proprio Paese è l’unico modo per salvare la propria vita o la libertà. 12

Articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati.

10

In Italia il diritto di asilo e di chiedere protezione, è garantito anche dall’art.10 comma 3 della

Costituzione italiana13

:

- “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà

democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della

Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.” Quest’articolo costituzionale non

ha ancora trovato una precisa e definita traduzione normativa.

Il mondo cattolico, i sindacati dei lavoratori, molte Associazioni di volontariato e ONG,

diversi movimenti sociali, pur partendo da presupposti ideologici e politici molto diversi,

convergono sul principio morale dell’accoglienza degli immigrati, senza distinzioni di razza,

nazionalità, credo religioso, titolo di soggiorno14

.

La mobilitazione dei migranti, le loro attività colmano un vuoto; attuano azioni rivolte

all’incremento dell’empowerment degli immigrati, alleanze di advocacy per un maggiore

protagonismo futuro dei diretti interessati sulla scena pubblica e nelle campagne per la parità di

trattamento. Le forme dell’associazionismo degli immigrati sono un argomento che raccoglie

una crescente attenzione da parte degli studiosi e dei policy-makers, considerato il suo

intrecciarsi con una serie di dimensioni di fondamentale importanza quali, ad esempio: il senso

di appartenenza, la salvaguardia, la trasmissione e messa in comune delle risorse di comunità, la

rappresentanza collettiva e la partecipazione alla vita pubblica. L’associazionismo degli

immigrati non è un fattore esterno rispetto alla qualità dell’integrazione raggiunta, bensì dipende

da essa, strettamente ed in maniera biunivoca15

.

Le ricerche disponibili in Italia hanno affrontato il fenomeno solo marginalmente,

trattandone alcuni aspetti, in aree circoscritte, o limitandosi ad un particolare gruppo etnico o a

poche unità. Anche il rapporto annuale di Caritas/Migrantes sull’immigrazione non ha finora

affrontato il tema dell'associazionismo degli immigrati con dati o con delle valutazioni

specifiche. Sappiamo che vi è una marcata eterogeneità delle associazioni dei migranti per storia,

grado di formalizzazione, livello di articolazione e consolidamento della ‟organizzazione

13 Costituzione Italiana 14

Ambrosini M.(a cura di) (2012b), Governare città plurali. Politiche locali di integrazione per gli immigrati in

Europa, Milano, FrancoAngeli 15

Carchedi F., "Le associazioni degli immigrati", in "Rapporto immigrazione. Lavoro, sindacato, società", a cura di

Pugliese Enrico; Ediesse Roma 2000.

11

interna, composizione etnica (mononazionali, plurime, miste), qualità dei rapporti con le

istituzioni locali e con le altre associazioni, autorevolezza nell’ambito del gruppo etnico di

riferimento, caratteristiche della leadership, numero e tipo delle attività portate avanti, per citarne

alcune.

Numerose sono le ricerche sull’associazionismo degli immigrati realizzate in Italia, a livello

locale e nazionale. La qualità delle indagini non è però sempre soddisfacente: molte si scontrano,

infatti, con notevoli ostacoli nella rilevazione dei dati sul territorio; ne consegue che il quadro

tracciato risulta talvolta incompleto, non rappresentativo. La natura assai variegata e mutevole di

buona parte delle Associazioni di immigrati esistenti al momento nel nostro Paese, è di certo un

fattore di complicazione per gli studi in questo campo.

Un approccio classificatorio tradizionale (Douglas 1987), riveduto e adattato alla situazione

italiana16

e qui ulteriormente esplicitato, considera quattro tipi di organizzazioni “idealtipiche”

nel settore solidaristico che spiega anche la varietà dell’AdM17

:

a) le organizzazioni che svolgono una funzione prettamente assistenziale, quelle che si prendono

“cura” di persone in difficoltà, che forniscono un aiuto diretto, materiale, di orientamento ai

servizi di e opportunità disponibili, realizzato su base volontaria e con prestazioni e servizi

“leggeri” o a bassa soglia. Rappresentano l‟intervento più tradizionale;

b) le organizzazioni strutturate, quelle che sono in grado di gestire interventi “pesanti” e

continuativi con personale remunerato e specializzato, nonché su base convenzionale

giovandosi pertanto di finanziamenti pubblici come risorsa più importante anche se non

esclusiva, in quanto quasi mai adeguata ai bisogni a cui rispondere. Questo tipo viene coniato

anche come associazionismo imprenditivo, talvolta organizzato in forma cooperativa per

fornire agli immigrati servizi più complessi (come i centri di accoglienza) e realizzati

attraverso appositi progetti;

c) i gruppi di pressione dell'associazionismo “rivendicativo” volto alla tutela dei diritti

attraverso un‟attività di advocacy con impatto sui testi normativi e sull'opinione pubblica.

E' un tipo d’intervento a forte movente politico e sindacale a tutela dei soggetti socialmente

16 Ambrosini M., Sociologia delle migrazioni, Il mulino, 2005 17

Frisanco R., Associazionismo tra e per gli immigrati in Italia, www.fondazioneroma-terzosettore.it

12

deboli ed esposti a discriminazione, razzismo e a trattamenti ingiusti. Tali associazioni hanno

anche un intento promozionale rispetto alla cultura interetnica;

d) le organizzazioni di mutuo aiuto che rappresentano una modalità autoorganizzata di

rispondere ai propri bisogni. Sono tipi di realtà assimilabili alle reti e all’associazionismo

etnico in quanto intervento promosso dagli immigrati.

Si può comunque rilevare come i principali gruppi di Associazioni di stranieri, riguardano18

:

- associazioni impegnate nella promozione di attività culturali e religiose,

- associazioni impegnate sia in attività culturali sia di welfare,

- associazioni che si occupano esclusivamente di bisogni sociali.

Questa divisione, tuttavia, pare troppo riduttiva in quanto molte Associazioni mantengono un

uso flessibile delle proprie risorse e risulta quindi difficile distinguere tra attività culturale e

sociale.

Fondamentale in quest’ambito la distinzione tra le associazioni per stranieri e le associazioni di

stranieri. La differenza tra questi due tipi di associazioni è di tipo organizzativo ed anche

generazionale. Mentre il primo tipo svela un radicamento istituzionalizzato, il secondo si

presenta con una natura più informale che fa riferimento ad esperienze di rete di solidarietà con

elementi esterni: “gli amici dell’Associazione”.

L’autonomia organizzativa e l’impegno di partecipazione dell’immigrato sono due risorse

interdipendenti che aprono importanti orizzonti integrativi. Tuttavia si tratta di risorse ancora

troppo poco strutturate cui gli immigrati fanno ricorso in modo erratico19

. L’associazionismo,

l’attivismo degli attori solidaristici, comunque, nell’ultimo decennio, ha rappresentato un fattore

di contrasto nei confronti dei programmi, nazionali e locali, tendenti a limitare i diritti, le

possibilità d’insediamento e l’accesso ai servizi da parte degli immigrati. Di contro, le

associazioni degli immigrati sono ancora fragili e poco attrezzate per queste battaglie, la

difficoltà all’accesso a risorse pubbliche ostacola la costruzione di Associazioni forti e

rappresentative, in grado di incidere nel dibattito pubblico.

18

Ibidem 19

Lattes B, Prefazione in, L’arcobaleno della partecipazione. Immigrati e associazionismo in Toscana, di Recchi E.,

I Quaderni Bimestrale n. 31, luglio 2006 I Quaderni Bimestrale n. 31, luglio 2006

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33.. PPeerrccoorrssii ttrraa pprroommoozziioonnee ssoocciiaallee ee pprroottaaggoonniissmmoo.. LL’’AAssssoocciiaazziioonnee MMOOSSAAIICCOO

L’Associazione MOSAICO – Azioni per i Rifugiati è un’associazione di promozione sociale

apolitica e apartitica, nata a Torino nel 2007 per iniziativa di un gruppo di rifugiati originari di

diversi Paesi. Ad oggi ne fanno parte rifugiati, stranieri immigrati e italiani, ovvero persone che a

vario titolo operano in questo settore o ne sono interessati20

.

L’Associazione, ispirandosi ai principi di solidarietà sociale, è impegnata su queste finalità:

- sostegno ai rifugiati e alle loro famiglie nel percorso di inserimento e integrazione nella

società locale, in collaborazione con le altre realtà sul territorio impegnate in questo ambito;

- promozione dei diritti dei rifugiati attraverso uno spazio informativo che coadiuva le azioni già

intraprese dalle istituzioni e che rappresenta un ulteriore punto di riferimento sul territorio;

- diffusione di conoscenza e informazioni puntuali sul tema delle migrazioni forzate, attraverso

momenti di incontro, sensibilizzazione e approfondimento anche in collaborazione con altre

organizzazioni e istituzioni competenti in materia;

- promozione ed organizzazione annuale della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno,

affinchè diventi un punto focale di confronto e approfondimento sul tema del diritto d’asilo a

Torino.

Anni fa Mosaico ha iniziato il suo operato come gruppo misto, di rifugiati e di residenti italiani,

con l'idea di poter fare pressione culturale, prima che politica, e portare le problematiche dei

rifugiati all'opinione pubblica.

- Ha cercato di promuovere campagne in particolare rispetto alla visibilità sociale dei

rifugiati, insieme a loro. L'intento della pressione culturale alla cittadinanza sul tema del

diritto d'asilo si è trasformato nel tempo via via che aumentavano i momenti di incontro con

i rifugiati stessi.

- E' stato attivato un luogo d'incontro informale dedicato all'informazione sui servizi del

territorio e su come entrare in contatto con questi, che è diventato rapidamente un luogo di

passaggio di molte persone rifugiate, grazie al passaparola ed alla presenza di mediatori

culturali attivi sul territorio ma con cui si poteva avere uno scambio alla pari, essendo essi

20

Nzonza B." Storie, non etichette", Intervista rubrica “Primo piano” rivista telematica “Gruppo Abele”,

www.gruppoabele.org,, Gruppo Abele © copyright 2003-2010

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stessi rifugiati in Italia ed a conoscenza dei percorsi non sempre lineari per diventarlo.

Incontrando rifugiati, parlando con loro, si sentono esperienze diverse ma che hanno spesso

in comune la delusione per non aver trovato nell'accoglienza risorse sufficienti ai propri bisogni,

alle proprie necessità. Tale delusione può essere vissuta in modi diversi, a volte con

rivendicazione a volte con disperazione, spesso è accompagnata dalla convinzione che la propria

vita sia un percorso di cui non si vede lo sviluppo, una strada senza uscita, bloccata. Spesso, si

sente la convinzione che l'Italia dovrebbe favorire la costituzione di un corridoio umanitario

verso altri luoghi d'Europa. Spesso, si percepisce che nella storia di molte persone troppo grande

è la distanza tra le aspettative precedenti all'arrivo e le condizioni in cui si trovano

successivamente, al punto di impedire di utilizzare le risorse realmente presenti per vivere la

vita. Anche grazie alla sua composizione, l'associazione cerca di mantenere un'anima sfaccettata

ed uno spirito critico riguardo a questioni di tale complessità, promuovendo azioni specifiche

che hanno la finalità di sostenere l'esercizio dei diritti dei rifugiati.

Tra queste azioni in essere è quella di sostenere un punto informativo per i rifugiati, lavorare

per far diventare la Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno un punto focale di confronto

e approfondimento sul tema del diritto d'asilo a Torino, sostenere i rifugiati e le loro famiglie,

laddove possibile, nel percorso di integrazione attraverso l'orientamento e l'accompagnamento ai

servizi offerti dal territorio e attraverso la valorizzazione delle rispettive culture di appartenenza.

Le attività dell’Associazione si suddividono in tre grandi filoni21

:

Azioni rivolte ai rifugiati.

In questo ambito, l’Associazione è un punto di riferimento per i richiedenti asilo e i

rifugiati del territorio, con un servizio informativo e con un supporto per ciò che concerne le

pratiche legali, il processo di inserimento, l’orientamento al lavoro, supporto nelle difficoltà,

comprese quelle dei familiari ricongiunti. Queste attività vengono svolte in collaborazione con

gli Enti che sul territorio si occupano del tema: UNHCR, Amnesty International, Ufficio

Stranieri del Comune di Torino, ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), ENAIP

(Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale), Centro Frantz Fanon. L’Associazione, inoltre,

organizza centri estivi rivolti ai figli di rifugiati, che spesso giungono in Italia in seguito ad una

21

Nzonza B."Storie, non etichette", Intervista rubrica “Primo piano” rivista telematica “Gruppo Abele”,

www.gruppoabele.org,, Gruppo Abele © copyright 2003-2010

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richiesta di ricongiungimento familiare: coinvolgerli in attività aggregative come i centri estivi

significa dare loro la possibilità di creare nuove relazioni, conoscere coetanei stranieri ed italiani

in un ambiente di gioco, oltre che con chiare valenze informative, migliorare la conoscenza della

lingua italiana e creare le condizioni per un più rapido e proficuo inserimento nella società

italiana. L’Associazione Mosaico partecipa inoltre attivamente ai tavoli istituzionali e del terzo

settore, aperti sul tema, come il Tavolo Rifugio del Comune di Torino, sui progetti SPRAR

(Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e il Coordinamento di Associazioni di

Torino, nato nel dicembre del 2008 in risposta alle difficili situazioni dei rifugiati presenti sul

territorio cittadino.

Attività di ricerca e formazione.

Documenti, materiali e informazioni accurate e ben strutturate sono il punto di partenza

fondamentale per la creazione di politiche ed interventi mirati da parte delle istituzioni, per

l’implementazione della conoscenza e delle ricerche da parte di studenti e studiosi, per una

corretta sensibilizzazione della cittadinanza e di conseguenza per una migliore e pronta

integrazione dei titolari di protezione internazionale nella società. Questo vale sia per gli studi

italiani sia per quelli stranieri: osservare ed esaminare punti di vista, iniziative o politiche

differenti può aiutare a mettere a fuoco la realtà circostante in modo più critico e puntuale.

Con l’obiettivo di facilitare e diffondere la conoscenza, l’approfondimento e lo studio delle

problematiche connesse alle migrazioni forzate, l’Associazione Mosaico si propone di creare e

sviluppare un Centro di Documentazione e Ricerca sul diritto d’asilo che raccolga e sistematizzi

materiali cartacei, audiovisivi e informatici su questo tema. Si tratta non solo di riunire tali

documenti in un unico luogo, ma anche di compiere un’opera di catalogazione ed elaborazione al

fine di renderli effettivamente fruibili e comprensibili a chiunque sia interessato ad un

approfondimento. Gli operatori quindi catalogheranno tutto il materiale che andremo acquisendo,

prepareranno le schede sui percorsi tematici e di approfondimento e lavoreranno per rendere

fruibile agli utenti il materiale del Centro. All’apertura del Centro, il pubblico potrà infatti

consultare gratuitamente tutto il materiale nonché costruire, sempre con l’aiuto degli operatori,

percorsi personali di approfondimento, ad esempio ai fini della stesura di una tesi di laurea o

dottorale. Il Centro si propone infine come punto di riferimento sul territorio, luogo di incontro e

di confronto per studenti, ricercatori, operatori, istituzioni e cittadinanza.

16

Eventi culturali e di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza.

MOSAICO opera per una sensibilizzazione sul territorio verso questi argomenti e per una

diffusione di informazioni corrette, che consentano di restituire specificità ai richiedenti asilo e ai

titolari di protezione internazionale, operando anche per costruire e rinforzare la rete di Enti,

Istituzioni e persone impegnate in questo settore. In particolare, dal 2007 MOSAICO organizza,

in collaborazione con l’UNHCR e altre Associazioni del territorio, eventi in occasione della

Giornata Mondiale del Rifugiato, in programma il 20 giugno di ogni anno.

33..11 LLaa mmeeddiiaazziioonnee ccuullttuurraallee nneellll''eessppeerriieennzzaa ddeellll''AAssssoocciiaazziioonnee MMOOSSAAIICCOO

Nel tempo, l'associazione ha sempre più rivolto l’attenzione all'aspetto più problematico

dell'accoglienza, a coloro che sono rimasti esclusi dal sistema di accoglienza o che hanno

usufruito dei servizi previsti a loro favore ma che non sono riusciti a raggiungere un grado di

autonomia tale da proseguire autonomamente nei percorsi di integrazione. Queste persone, in

Italia anche da diverso tempo, in possesso spesso di diplomi professionali, esperienze di lavoro,

conoscenza sufficiente della lingua italiana, si trovano in uno stato di profonda vulnerabilità

sociale spesso al limite della caduta in povertà. Questo d'altronde può essere visto come l'effetto

diretto dell'azione di un sistema di accoglienza come quello italiano che, se da un lato dice di

sostenere l'autonomia delle persone di cui si occupa, nel senso che realizza progetti di

accoglienza a breve-medio termine entro la fine dei quali i beneficiari dovrebbero concretizzare

la propria autonomia a qualche livello, dall'altro lato rischia tuttavia di generare la dipendenza

dei beneficiari dalle istituzioni, perché il tempo e le risorse non sono sufficienti.

Nel tempo, l'associazione ha rafforzato attraverso la continuità e la mediazione culturale

essenzialmente due luoghi di contatto informale con persone rifugiate: il punto informativo

rivolto ai rifugiati ed alla cittadinanza, ed un gruppo di sostegno psicosociale rivolto a donne

rifugiate, che nel tempo è diventato una sorta di gruppo di mutuo-soccorso tra le stesse donne, e

che tenteremo qui di descrivere. E' dato assodato che i mediatori culturali siano ritenuti ormai

figure indispensabili in quasi tutti i luoghi di confronto tra culture, sia per rendere efficace la

comunicazione tra perone che non parlano la stessa lingua, ma anche la comprensione dei servizi

e degli interventi sociali.

- La mediazione culturale è da considerarsi da un lato come un ambito di intervento,

17

caratterizzato dal generale intento di favorire la comunicazione tra persone che non parlano

la stessa lingua e non praticano la stessa cultura. A partire dal fatto che il mediatore culturale

è un rappresentante diretto ed esperto della propria cultura di appartenenza, tramite della

lingua ma anche esperto dei suoi significati e di ciò che rappresentano, nella pratica fare il

mediatore culturale significa assumere funzioni anche diverse e sovrapposte ma con il

comune obiettivo di rendere più efficaci la comprensione e la comunicazione, e anche, in

taluni casi, più esplicito il fraintendimento dove la comunicazione non si attua.

- La mediazione culturale è, oltre che un ambito di intervento, anche un vero e proprio

dispositivo che si mette in atto al confine tra culture differenti, che siano anche quelle

dell'incontro interculturale legato ai flussi migratori, spontanei o forzati. Che i flussi

migratori siano dovuti alle guerre contemporanee, o alla globalizzazione economica, la

mediazione culturale cerca di permettere, attraverso l'esplicitazione condivisa del collettivo

culturale, storico e geografico che dà senso agli eventi personali, una comprensione

maggiore delle logiche che determinano e definiscono i comportamenti di persone diverse di

culture diverse, sia in luoghi di incontro formali che informali.

- La mediazione culturale nel nostro mondo sociale, sempre più caratterizzato dall'emergenza,

assume inoltre sovente la funzione di accompagnamento sociale poiché è evidente nella

pratica che un buon utilizzo dei servizi è, per esempio, direttamente proporzionale alla

capacità delle persone di capire a cosa essi servano e perché debbano rivolgervisi, senza,

dove possibile, scontrarsi con essi.

Queste funzioni ulteriori della mediazione culturale ci permettono di mettere a fuoco meglio

l'approccio di Mosaico – AR anche al servizio di informazione rivolto a rifugiati, o a quello di

supporto psicosociale all'organizzazione di donne rifugiate. In particolare rispetto alla

popolazione dei rifugiati o dei richiedenti asilo, che stando alla nostra esperienza possono aver

attraversato percorsi di viaggio e di vita non lineari, aver affrontato scelte improvvise o non

programmate, o storie personali e sociali particolarmente addolorate, la mediazione culturale e

l'attitudine di decentramento dalla propria cultura che questa implica e pratica, sembra l'unico

strumento per pensare di attuare dei dialoghi concreti.

Dal 2010 Mosaico-AR offre presso la Casa del Quartiere di San Salvario (luogo di

aggregazione di associazioni e persone in un territorio storicamente multiculturale) un punto

informativo rivolto a richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e persone interessate

18

al diritto d’asilo in genere. Negli anni l'attività di informazione, orientamento e comunicazione

che il punto informativo promuove si è andata consolidando. Il servizio offerto è diventato così

non solo un punto di ascolto delle necessità delle persone che hanno bisogno di orientamento e di

informazione sulle risorse del territorio locale, ma anche un luogo dove monitorare particolari

esigenze che possono nascere in certi momenti in concomitanza di alcuni flussi migratori.

Il punto informativo è anche e soprattutto uno spazio di scambio. I beneficiari principali di

questo servizio hanno la possibilità di confrontarsi e condividere le difficoltà nel percorso di

accoglienza e integrazione in Italia anche con persone che hanno avuto esperienze simili. Infatti

l’importante particolarità di questo servizio rispetto ad altri simili sul territorio è la presenza di

operatori e mediatori che hanno vissuto la stessa condizione di richiedente asilo e rifugiato in

Italia. Questo principio vale anche per la mediazione messa in atto attraverso il progetto “Non

siamo sole”, di costruzione di un gruppo di auto-supporto per donne rifugiate in Italia.

L'esperienza fatta da Mosaico-AR attraverso la mediazione culturale con operatori diversi,

tra cui alcuni “pari”, così descritta, impone alcune considerazioni di ordine generale che non

vorrebbero essere conclusive ma piuttosto riflessive. Il sistema umanitario di protezione

internazionale, in relazione al quale operano anche i gestori locali dell'accoglienza, come

abbiamo visto, pur essendo deputato a proteggere le persone, rischia tuttavia di ascriverle una

seconda volta come vittime lasciandole esposte a nuovi, diversi pericoli nella società d'arrivo.

Sostenere le persone ad uscire dalla posizione passiva e rivendicativa del sentirsi vittime di un

sistema che dovrebbe proteggere ed invece rischia di ledere le prospettive di vita, può essere un

percorso lungo e complicato, soprattutto nei casi più critici che sono quelli che devono essere più

attentamente esaminati poiché son quelli in cui fallisce il sistema di accoglienza e di protezione.

Avvalersi della mediazione culturale può aiutare da un lato a rendere le informazioni date più

realistiche perché viene esplicitata in una relazione tra persone la matrice collettiva che dà

significato agli eventi personali, e che è diversa per le diverse culture. La comprensione delle

logiche attraverso le quali un territorio attiva l'accoglienza è un processo fondamentale che

richiede tempo e diversi interlocutori. Ha un vantaggio: aiuta le persone ad attivare le proprie

risorse personali non sentendosi de-soggettivate, siano poi le scelte personali quelle di stanziarsi

o di proseguire nel viaggio per tentare integrazioni migliori. Dall'altro, può aiutare anche chi di

accoglienza si occupa a riflettere su quanto le risposte date rispondano effettivamente ai bisogni

delle persone non disgiunte dalle proprie culture di appartenenza, e su quali siano i bisogni

19

concreti da supportare con interventi specifici e mirati.

44.. CCoonncclluussiioonnii

L’immigrazione è da considerare ormai come una situazione strutturale della nostra

società, una componente “ordinaria” e non solo emergenziale, una condizione probabilmente

necessaria sia dal punto di vista economico che demografico, nonchè un fenomeno ricco di

significati simbolici, culturali e proiezioni politico-ideologiche. Deve cambiare, pertanto, il

punto di vista della lettura, in una prospettiva di stabilizzazione nel Paese di una parte crescente

di stranieri, non trattandosi più di un evento transitorio. La semplificazione nel modo di trattare il

flusso migratorio in Italia e certe prese di posizioni sulla visibilità degli immigrati nel contesto

sociale italiano, non corrispondono ad un impegno a designare strategie di largo respiro e di

lungo periodo per la gestione di questo fenomeno.

L’immigrazione da tempo è diventata una questione di primo piano nell’agenda politica

dei Governi e nelle prese di posizione delle forze politiche. Il dibattito tuttavia si concentra su

alcuni temi generali, di grande risonanza simbolica: la regolazione degli ingressi, il trattamento

degli immigrati in condizione irregolare, la normativa sulla cittadinanza. Il presente paper ha

voluto porre l’attenzione sulla dimensione micro delle politiche migratorie (in particolare

sull’accesso ai servizi e sulle misure di promozione e sostegno degli immigrati/rifugiati) e su

come l’integrazione avvenga in contesti istituzionali pubblici e privati in situazioni concrete,

nelle relazioni quotidiane e in particolare nell’associazionismo dei migranti, come nelle azioni

messe in atto dall’Associazione MOSAICO-Azioni per i Rifugiati di Torino.

Vi è la necessità imprescindibile di un confronto culturale, che aiuti a rileggere non solo

la cultura dell’assistenza sanitaria e sociale, ma anche quella professionale e a ridisegnarla in

rapporto ai nuovi bisogni. Occorre quindi approfondire il livello di conoscenza degli operatori

sugli aspetti specifici delle problematiche relative ai percorsi assistenziali e sanitari dei migranti,

analizzando anche gli aspetti culturali e psichici nella loro integrazione sociale.

C’è bisogno di approfondire le forme di azione messe in atto da questi attori sociali, le

modalità con cui sviluppano l’impegno contro le discriminazioni, le relazioni tra attività di

carattere propriamente istituzionali e attività attinenti l’offerta di servizi alle persone. La

20

relazione che sussiste tra l’attivismo della società civile italiana ed il potenziale protagonismo

diretto da parte dei migranti stessi, è ancora un aspetto aperto nel dibattito italiano e anche a

livello internazionale.

Certamente, uno sviluppo auspicabile per gli anni a venire è quello di un maggiore

protagonismo degli immigrati per l’affermazione dei propri diritti, la lotta alle discriminazioni, la

produzione di servizi per quanti ne hanno bisogno. Le associazioni sono una risorsa

fondamentale di potenzialità verso azioni per l’inclusione sociale. L’azione sociale delle

politiche migratorie ha bisogno di azioni di sostegno e dell’alleanza con gli attori della società

civile italiana.

Incontrando migranti, parlando con loro, si sentono esperienze diverse ma che hanno

spesso in comune la delusione per non aver trovato nell'accoglienza risorse sufficienti ai propri

bisogni, alle proprie necessità. Tale delusione può essere vissuta in modi diversi, a volte con

rivendicazione, altre con disperazione, spesso accompagnata dalla convinzione che la propria

vita sia un percorso di cui non si vede lo sviluppo, una strada senza uscita, bloccata. Spesso, si

percepisce che nella storia di molte persone troppo grande è la distanza tra le aspettative

precedenti all'arrivo e le condizioni in cui si trovano successivamente, al punto da impedire di

utilizzare le risorse realmente presenti per vivere dignitosamente la propria vita.

21

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