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I Piccoli Fratelli di Gesù Anno XXI N° 33 - I Semestre 2015

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Page 1: I Piccoli Fratelli di Gesù · stre sofferenze”. Pensando a queste parole sono riuscito ad ac-cettare me stesso. Credo che, se accettiamo le nostre proprie sofferenze, siamo in

I Piccoli Fratellidi Gesù

Anno XXI N° 33 - I Semestre 2015

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Tamanrasset. il fortino (dordji) isolato dove C. de Foucauld è stato ucciso èoggi in pieno centro città!

Non prevediamo un abbonamento

per questa piccola rivista,per non limitarne

la diffusione. Le spese di stampa e di spedizione,

infatti, sono contenute.Ogni partecipazione

a queste spese sarà, comunque, gradita.

Ai nostri nuovi lettori

Questo opuscolo è composto con brani

di lettere - in Fraternitàvengono chiamati “diari” -

che i Piccoli Fratelli si scrivono liberamente

per darsi notizie delle loro vite nelle differenti

parti del mondo. Speriamo che questa loro

comunicazione vi interessi e saremmo contenti

di poter leggere le vostre impressioni.

I PICCOLI FRATELLI DI GESÙ

BOLLETINO SEMESTRALE

Tribunale Civile di RomaSezione per la Stampa

e l’Informazionen. 00280/95 - 31/05/1995

Direttore Responsabile: B. Porcu

Stampa: ColoreinStampa, Roma 2015

I Piccoli Fratelli di Gesùc/c 44603447

FraternitàVia Giaime, 9

12020 BROSSASCO (CN)

[email protected]

www.piccolifratellidigesu.it

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- di Spello

P er nove mesi abbiamo vissuto insieme questo tempodell’Anno Comune e i fratelli sono rimasti molto con-tenti di questa esperienza. Ciascuno di noi ci tiene a

ringraziare sinceramente la Fraternità, i fratelli animatori e tut-ti/e coloro, amici, fratelli e sorelle che sono venuti a farci visitadurante questo anno.

“Com’è bello e com’é dolce che i fratelli vivano insieme”(Sal. 133, 1)

Il salmista avevaragione a scriverequesti versi per esal-tare l’amore frater-no, e noi oggi, unia-mo le nostre voci al-la sua per celebrarela fine di questo An-no Comune.

Giunti da diversicontinenti, paesi eculture, ciascunoportava con sé tuttala sua storia edesperienza di vita.E, ciò nonostante,siamo riusciti a vive-

Allargare lo sguardo, aldilà delle differenze

René, Jean-Pierre, Trac et Pyong-Cheol

Abbiamo già parlato di questo tempo di formazione che haraggruppato per nove mesi dei fratelli provenienti da Cuba,

Corea, Viat Nam, Giappone, India, Camerun, Francia,Germania e Italia. Alla fine ciascuno è stato invitato a dire

quale tesoro e scoperta di questo anno avrebbe messo nella sua valigia nel ripartire a casa.

Certamente non tutto è stato detto, forse solo le cose piùpreziose! Secondo un detto diventato luogo comune durante

questo anno “We did it!”: cioè, ce l’abbiamo fatta!

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Bruno
Evidenziato
correggere : Viet
Bruno
Nota
dopo preziose! = manca una frase: Si intravvedono le sfide e le difficoltà; e c'é voluta molta fede e pazienza
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re insieme un momento fuori dal comune malgrado le difficoltàdi comunicazione.

“Lodate il Signore perché è buono, suonate per Lui perché ciporta la gioia. Il Signore ha scelto i piccoli fratelli per sé e la Fra-ternità come suo possesso!” (…interpretazione del Sal.135, 3-4).

In verità possiamo appropriarci delle parole del salmo perfar conoscere la nostra fede nel futuro; lavorare con entusiasmola nostra terra, anche se siamo poco numerosi. Il Signore ci hacomandato di non lasciarci turbare nel cuore ma di aver fiduciain Lui e in suo Padre. Potrebbe sembrare un’utopia ma noi sap-piamo che Dio è fedele alle sue promesse. Se dunque è piaciu-to a nostro Padre di darci il Regno, non c’è bisogno di aver al-cuna paura.

Siamo il suo piccolo gregge chiamati a vendere ciò che pos-sediamo e distribuirlo a chi ne ha bisogno: tutti quei poveri chelottano per la sopravivenza in questo mondo spietato. Confi-diamo nella grazia di Dio che cammina con noi. Lui stesso ci aiu-ta a riempire il nostro cuore d’amore per essere “prossimo” percoloro che sono emarginati e/o rigettati.

Con più coraggio ora, ci sentiamo disposti ad oltrepassare inostri limiti per far dono della nostra vita, far conoscere la vitadi Gesù a coloro che non lo conoscono, a prezzo di qualsiasi ri-schio da correre. Come dice bene papa Francesco: “Preferisco4

Parte del gruppo in visita ad Assisi

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una Chiesa sconquassata, ferita e sporca per essere stata nellestrade ad una Chiesa rinchiusa in se stessa, blindata e arroccatanelle proprie certezze e i propri beni”. Ci sentiamo di dire lastessa cosa per la Fraternità.!

Sì, questo Anno Comune è stato un’occasione per scoprirealtri fratelli della stessa generazione ma che vivono in contestie realtà molto differenti. Le nostre culture e le nostre storie di-verse colorano di pluralismo il nostro carisma. Siamo stati invi-tati ad andare oltre le differenze per allargare il nostro sguar-do e contemplare ciò che ci rende fratelli in Gesù e fratelli de-gli uomini in un mondo e in una Chiesa in perenne movimento.

All’inizio il problema principale è stata la lingua, ma pianopiano, siamo andati oltre i sorrisi iniziali a abbiamo parecchiomigliorato la povera conoscenza scolastica di cui disponevamo.

La vita fraterna è stata una sfida continua. “Nella mia fra-ternità ho cercato di fare del mio meglio per il buon funziona-mento della vita comune e per riuscire, giorno per giorno, acondividere sul mio vissuto con i fratelli. Essi mi sono stati i“compagni di viaggio” nei momenti difficili ma anche nei mo-menti di gioia”.

“Con i nostri vicini siamo riusciti a condividere abbastanzafin dall’inizio. Alla fine avrebbero realmente desiderato che re-stassimo sempre con loro a Collepino, ma siamo stati semplice-mente un dono per loro, come loro lo sono stati per noi”.

“Quanto a me, io avevo tante aspettative da questo Anno

Una delle fraternità: Pyong-Cheol, Pius e Edgar

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Comune e dalla vitacomunitaria. Sonosempre in ricerca suquesto punto e soche ciò mi aiuta acrescere e mi spronaad approfondire sul-la relazione con lepersone che incon-tro. So bene che vi-vere insieme non ècosa semplice; si sus-seguono gioie e mo-menti difficili perché

veniamo da contesti così diversi! Ma Gesù ha detto: “Se voletevenire dietro a me, prendete la vostra croce e accettate le vo-stre sofferenze”. Pensando a queste parole sono riuscito ad ac-cettare me stesso. Credo che, se accettiamo le nostre propriesofferenze, siamo in un cammino di crescita con Gesù, quoti-dianamente nel sentiero della vita”.

“Ora so come vivere con della gente di cultura diversa dallamia, so come posso condividere la mia vita anche con personeche non sono della mia stessa fede,…e questo perché ora cono-sco molto di più me stesso!”.

Durante questi nove mesi, abbiamo avuto numerose sessio-ni per approfondire la nostra conoscenza sulla Fraternità, il no-stro carisma, e il modo con cui relazionarci con i fratelli e con

quanti desideriamo camminare.“Tutte queste sessioni mi hannoaiutato a conoscermi meglio e atrovare modalità per far splende-re la “Fraternità” tra di noi che èil centro della nostra missio-ne.(…) Dunque riparto con unagrande speranza e gioia, soddi-sfatto per le condivisioni e l’ap-profondimento sul nostro mododi vivere al seguito di Gesù di Na-zaret, cuore della nostra spiritua-lità”.

“Le sessioni sono state moltoricche; esse sono state come delle6

Sessione sulla “Comunicazione”: grazie, Pia!

In cammino per Roma!

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porte che si sonospalancate per-mettendomi dicapire meglio larealtà. Ora spettaa me continuaread approfondire.Durante questoanno mi sono ri-letto i quattroVangeli due volteda cima a fondo.Ho poi riletto“Come loro” infrancese ed in In-glese e cinque altri libri spirituali. Mensilmente sono stato fe-dele a prendermi dei tempi di ritiro. Tutto questo non avevomai avuto l’occasione di farlo in passato.!

Non c’è dubbio che questo Anno Comune ha marcato la miastoria. Rientro ora nel mio paese col sentimento di essere unanuova persona, una persona che ha imparato qualche cosa diimportante”.

“Anch’io sono molto contento. Questo Anno mi ha reso piùfiducioso per continuare il mio cammino in Fraternità”.

Quest’Anno è stato anche un viaggio straordinario con il Si-gnore.

“Scoprire e capire che mio fratello, cresciuto in tutt’altra cul-tura, ha uno sguardo sul mondo, sulla Fraternità e sugli avveni-menti con un mira diversa dalla mia, francamente ciò ha allar-gato moltissimo il mio sguardo. I temi che abbiamo trattatohanno aperto nuove finestre per una miglior comprensione del-l’essenza della nostra vocazione, il percorso di Charles de Fou-cauld e il senso della vita comune. Più che un processo intellet-tuale è stato un lavoro permanete tra testa e cuore. Personal-mente ho approfittato tantissimo per conoscere meglio le mieradici, con Gesù ma anche attraverso la spiritualità della nostrafamiglia, con l’aiuto della Fraternità e dei miei fratelli. Ha fattochiarezza senza equivoci nella mia vita di uomo e di piccolo fra-tello; vita offerta a Gesù e ai dimenticati del mondo: ingranag-gio essenziale!

Nel suo messaggio della celebrazione dell’Invio, Hervé ci ha 7

Pellegrinaggio a Roma: …a Spoleto, inzuppati!

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detto di essere stato molto colpito dal fatto che tutti i fratelli gliavevano confidato che le loro radici nella Fraternità si erano ir-robustite grazie a questo Anno. Ed è vero!

Certamente questo tempo è costato tantissimo alla Frater-nità, ma nel mondo attuale è senz’altro un modo indispensabi-le per la formazione dei giovani fratelli. È finito ormai il tempoin cui i fratelli europei partivano per fondare le fraternità nelmondo. Ora il futuro della Fraternità è in quei giovani fratellinei diversi paesi del mondo che sono chiamati ad assimilare e adiffondere lo spirito di Nazaret. Naturalmente sono delle picco-lissime e fragili realtà, a volte persino abbastanza isolate! È im-portante che ciascuno si senta sostenuto non solo dalle due Fra-ternità dei Piccoli Fratelli di Gesù e del Vangelo, ma soprattuttoda tutti i fratelli sparsi nel mondo.

L’Anno Comune è uno strumento importante di questo nuo-vo stile di camminare insieme, ma non sarebbe sufficiente. Bi-sogna che diventiamo creativi e che inventiamo modalità nuo-ve e sempre più fraterne di incontrarci. Uno ha cercato di espri-

Due saggi in dialogo: Andreas e Pius

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mere questo sogno: “Per mantenere nel tempo questa espe-rienza, propongo alla Fraternità di organizzare a livello deiquattro continenti o di zone una specie di “Sinodo”, per il mo-mento rivolto in particolare ai fratelli che hanno partecipato aidue Anni Comuni; permettendo loro di rincontrarsi e di conti-nuare la condivisione.

Si può anche cogliere l’occasione dei mezzi moderni per con-tatti regolari via internet e telefono, anzi è da incoraggiare!Concludo, fratelli, sostenendo questa proposta perché per me,l’Anno Comune è veramente un momento di trasformazione, dicrescita spirituale e di scoperte diverse che arricchiscono la no-stra vita!”

Ci sono certamente tantissime altre possibilità da scoprire,l’importante è che giungiamo ad un equilibrio tra vivere congioia il carisma e collaborare come fratelli nel modo migliorepossibile.

Avete ormai capito che vivere per nove mesi con persone dipaesi diversi per culture e temperamenti molto distanti tra loroè stata una vera sfida; c’e voluta parecchia fede er pazienza pergiungere al termine, ma come sovente ripetevamo tra di noi“We did ti!”, cioè, ce l’abbiamo fatta! 9

Festa finale con amici e vicini!

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Bruno
Evidenziato
cambiare in : viva
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- di Roger

D urante l’estate, la vita tranquilla della fraternità diNabaa è stat improvvisamente turbata dall’incidentedi Sliwa: nessuno sa, e lui per primo, come si sia rot-

to una gamba. Le due volte che è stato ricoverato in ospedale,a Zahle prima e poi a Beyrut, han-no richiesto la nostra presenzaperché era agitatissimo. Bisogna-va controllare che non si alzasse otentasse di levare la sbarra dal let-to; …cercare di farlo star zittoperché chiamava in continuazioneo gridava e cantava a squarcia go-la il “Padre nostro” o altre pre-ghiere.

Ero veramente impotente da-vanti a questo malato dal compor-tamento così strano; non riuscivoa calmarlo né a suscitare un purminimo ragionamento. Cento vol-te dovevo rispondere alle stessedomande, spiegargli cosa gli erasuccesso, dove si trovava e…chiero io! A tutte le ore voleva alzar-si per andare ai servizi e ci sonovolute tre settimane di spiegazio-

Povertà, solitudine e fraternità

Da Beyrut, Roger condivide con franchezza i sentimenti che si sono susseguiti nell’accompagnare Sliwa in un momento

di grande depressione. Mentre questa testimonianza va instampa, il fratello Sliwa di cui si parla è appena morto!

Non abbiamo nessun dubbio: con il suo sorriso ora è capace di accogliere l’amore fraterno che il suo fratello Roger

gli ha offerto nella gratuità totale

10 Roger

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ni perché capisse che cosa sono i pannoloni e come, grazie a lo-ro, poteva stare tranquillo di non bagnare il letto! “No, nonposso, aiutami ad alzarmi!”. Diventare così interamente dipen-dente dagli infermieri come un bambino, è stato per Sliwa uncammino di grande povertà e umiliazione.

Ripeteva spesso di essere completamente disorientato ed ioero completamente impotente davanti alle sue richieste di aiu-to, alle sue grida incoerenti e alle sue divagazioni. Durante lelunghissime giornate vicino a lui ho sentito in me una grandeviolenza quando rifiutava di calmarsi e di stare tranquillo. Hopersino avuto una volta un gesto un po’ brutale per farlo tace-re, al che lui ha gridato più forte. Ero in trappola e mi sentivoun miserabile. Un giorno gli ho chiesto perché gridasse così for-te mentre non soffriva affatto, mi disse: “Perché sono solo”. Hocapito allora, abbastanza in ritardo, che esprimeva così tutta lasua angoscia con urla e con insistenza, e…la sua angoscia misvelava la mia. È un’esperienza rude ritrovarsi nell’incapacità diamare.

Da due mesi orma, Sliwa è in una residenza chiamata “CristoRe” che accoglie 25 preti e religiosi anziani, tenuta dalle suoredella Croce a Broumana, in una regione bellissima e tranquilla 11

Beyrut

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nella montagna sopra Beyrut. Sal-go per vederlo due o tre volte lasettimana approfittando dellamacchina di Lluis che lavora nellafattoria del convento di MarCha’ya vicino a Broumana.

Non ho il coraggio di andareper vederlo con le mani che scuo-tono la sbarra del letto e comple-tamente perso nel suo mondo. Lemedicine lo calmano un poco, magli levano la vitalità dello sguar-do. La maggior parte dei residentisono molto deboli per l’età avan-zata o per gli handicap per cui so-no incapaci di comunicare tra di

loro. Penso sovente che fra non molto, io potrei essere uno diloro! Ovviamente ciò non mi da molta allegria in cuore, tutta-via non mi abbatte nemmeno. Davanti al mistero di questa “ul-tima tappa” della vita così disumano, la fede mi dice che lo Spi-rito aliterà di nuovo sulle nostre vecchie ossa e le rimetterà insesto.

L’8 Dicembre, anniversario di Sliwa, sono andato a trovarlocon un piccolo mazzo di fiori e con Nada, l’infermiera; abbiamocantato “Tanti auguri a te!” ma lui era ...marmoreo! Ma al con-trario, quando gli ho ricordato della Festa dell’Immacolata,quello stesso giorno, e gli ho parlato dell’illuminazione dellasua città Lione, ha avuto un barlume di luce. E quando gli hodetto “Fourvière” il suo sguardo si è illuminato ed ha sorriso.

Quel meraviglioso sorriso di Sliwa adesso è molto raro; ci fac-cio attenzione e lo colgo come una promessa di vita.

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Sliwa

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Bruno
Evidenziato
cambiare al femminile: disumana
Bruno
Evidenziato
cambiare in : ho nominato
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- di Claude Salve!Da una decina di giorni circa, dopo aver traslocato dalla cit-

tadella Marcel Paul (dove la Fraternità si situava da più di qua-rant’anni!), sempre nel quartiere dell’Isola S. Denis, mi trovo inquesta nuova residenza. In realtà, il complesso è stato apertoanche a giovani lavoratori e studenti, in quanto parecchie per-sone anziane preferiscono restare il più possibile a casa loro conl’aiuto dei servizi sociale e dai ser-vizi sanitari.

Il complesso è a sei piani ecomprende 80 “studi” con affittoabbastanza abbordabile, confron-to ad altri quartieri simili. Questanuova situazione mi da la possibi-lità di continuare a vivere con lagente disagiata di questa periferiadi Parigi e allo stesso tempo di es-sere vicino alle Piccole Sorelle delSacro Cuore ed ai Piccoli Fratellidel Vangelo. Anche il prete che as-sicura il servizio pastorale nellaparrocchia è della Fraternità sacer-dotale. Mi ha dato le chiavi dei lo-cali della parrocchia dove c’é una

Evoluzione di un quartiere;…e la vita continua!

Claude, da più di quarant’anni ha abitato nell'Isola S. Dénis:praticamente dall’inizio della fraternità in quel quartiere

parigino. La sua lunga vita da operaio l’ha vissuta nelle variefabbriche del settore. il tempo l’ha radicato in questo

quartiere popolare e multirazziale della periferia di Parigi.Promotore ed osservatore attento dello sviluppo del quartiere,

egli ce ne parla dalla sua nuova “residenza”: casa aperta nella stessa municipalità che accoglie insieme,

giovani operai, studenti e anziani.

13Claude

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Bruno
Evidenziato
cominciare con lettera maiuscola : Il
Bruno
Evidenziato
cambiare in : si trovava
Bruno
Evidenziato
correggere : "studio"
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piccola cappel-la con il SS. Sa-c r a m e n t o .Quasi tutti igiorni si cele-bra l’Eucare-stia, gli altrigiorni celebradalle PiccoleSorelle del Sa-cro Cuore.

Vorrei rin-graziare princi-palmente tutticoloro che mihanno aiutatonel trasloco; i

Piccoli Fratelli di Gesù, i Piccoli Fratelli del Vangelo e Camilal,l’amica di lunga data che ha accompagnato Yvar, J. Louis Reure,André Chiron, Daniel Bloursier e Gilles che ne mantengono il ri-cordo nella loro schiena!

Gran parte dei mobili sono stati dati via in particolare ad unnuovo locatario africano che ha affittato nello stesso pianerot-tolo dove c’era la fraternità. Questo cambiamento di indirizzocomportava dei problemi amministrativi che mi sentivo, ormai,incapace di seguire, per cui mi é venuta una certa ansietà. La di-minuzione di forze fisiche era accompagnata da un rallenta-mento di tutte le capacità mentali per cui sono stato costrettoa far ricorso alla solidarietà fraterna e a un abbandono mag-giore di tutto ciò che ci è più intimo alla Misericordia di Dio.

Le relazioni con la gente e gli amici della Città Marcel Paulnon sono completamente tagliate fuori; parecchie visite mi so-no state promesse e, in attesa, c’è il telefono che assicura unacerta continuità di contatti.

I miei vecchi vicini di casa si assentano sempre di più per an-dare nelle loro provincie d’origine, La Cruese. La loro presenzami dava sicurezza e non solo a me ma anche ai miei fratelli e al-la famiglia.

È stato uno dei motivi che mi ha condotto qui: ogni giorno,una badante passa per chiedere se tutto va bene o se si ha bi-sogno di qualche cosa. Questa donna incaricata del nostro re-14

L’Isola di San Dénis

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parto, Sassia, di originetunisina, è anch’essadella Città Marcel Paul.Ci conosciamo da tantotempo e così, lei mi tie-ne al corrente su ciò cheaccade nel quartiere.

Ancora una volta,sfortunatamente, que-sto diario mi ha portatoa parlare di me. Di fat-to si tratta piuttosto diuna fraternità cheavrebbe celebrato i 60anni di presenza nel2016. Questa fraternitàdi operai nei sobborghiparigini dove una lunga lista di fratelli ha apportato il propriocontributo. Mi è impossibile ricordarli tutti perchè inoltre moltisono passati di qui per lo studio del Francese, o per cure medi-che;…essi provenivano da tutte le parti del mondo. Di tuttoquesto oggi resta solo un’immagine appesa su una parete del-l’appartamento; si tratta di una tela dipinta che riproduce unquadro di Picasso: la colomba della pace circondata da quattrofacce: una rossa e le altre gialla, nera e bianca. Nel nostro quar-tiere multietnico questo è “memoria” per vivere insieme e percostruire insieme un mondo nuovo.

Questo lungo periodo di circa 60 anni ci ha fatti testimonidella trasformazione della società, e qui, della fine della societàindustriale. Oggi ci sono numerosi cantieri ma per demolire i re-sti di quei vecchi cantieri che hanno dato lavoro a centinaia emigliaia di operai del passato. I ruderi vengono accumulati perfare da “fondamenta” per la creazione dei nuovi quartieri daabitazione o per uffici vari, comprese scuole, grandi magazzinie supermercati.

I comuni del passato avevano avuto la saggezza di far vale-re i propri diritti di proprietà su quei terreni e così impedire laspeculazione selvaggia. Ora la municipalità di orientamento de-gli ecologisti vuol creare un eco-quartiere che prende gran par-te dell’Isola S. Denis. Così la popolazione aumenterà senz’altro,ma si tratterà di una presenza della classe media in questo am- 15

Il “Picasso”, così caro a Claude!

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Bruno
Evidenziato
Aggiungere il punto esclamativo finale: contributo!
Bruno
Evidenziato
cambiare in : anche perché
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biente che finoad ora era diclasse operaia epovera, prove-nienti da varipaesi, soprat-tutto africani.Lo scopo sareb-be una “Me-scolanza socia-le”e tendereb-be ad evitare lastabilizzazionedi “sacche dimiseria”.

Tuttavia lagrande disoccupazione e una forte pressione sociale e politica,manifestate alle ultime elezioni distrettuali, con un voto-recordper il partito di estrema-destra, non vanno certo nel senso di unvivere insieme più armonioso.

È una delle sfide più attuali e non solo da noi ma anche ne-gli altri paese d’Europa oggi. Giunto di recente in questo nuo-vo ambiente, non me la sento di parlarvi dei miei nuovi vicini.La mia prima impressione è che non ci sia troppa comunicazio-ne. Ciò si spiega, può darsi, per l’età avanzata e per la saluteprecaria della maggior parte di noi. Il complesso è comunquemolto silenzioso e mi fa veramente piacere.

Venite ad ammirare il lungo-Senna (come facevano gli im-pressionisti, testimoni anch’essi dell’invasione del mondo indu-striale, e di cui hanno lasciato tracce dappertutto!). Sarei felicedi accompagnarvi e di passare un buon momento con voi.

Fraternamente Claude

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L’isola San Denis, opera di un impressionista!

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Bruno
Nota
doipo estrema-dest5ra, aggiungere e...
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- di Lorenzo

Q uesti giorni a Roma viviamo un periodo particolareche non mi lascia senza questioni.In un diario dell’anno scorso avevo parlato di Nino

che vive abbastanza bene ma assai “al rallentatore” in una ca-mera con altri due anziani come lui e con handicap evidenti, inuna casa specializzata e medicalizzata del Comune di Roma.Certo perde sempre più le forze e sovente sembra assente “dal-la realtà”; a volte dice di esserespossato ma le poche parole che di-ce terminano sempre con un bel sor-riso che noi tutti ( Silvio il sottoscrit-to e i fratelli, la famiglia e gli amici/eche passano a renderli visita) leggia-mo come un segno di serenità.

Avete certamente saputo dallenotizie nei diari che Silvio è statooperato di tumore al colon/intestini;dal mese di Ottobre segue la che-mioterapia che sopporta abbastan-za bene ma che lo affatica e gli dadegli effetti collaterali più o menodolorosi. Continua però a lavorarecome sempre. Le testimonianze diamicizia di fratelli e amici non man-

Ciò che ci fa perseverare insieme

In questo testo, scritto nell’Agosto 2014, Lorenzo ci parla diciò che precede e fonda la vita fraterna che cerca di costruire

a Roma con Nino e Silvio: “Ciò che ci unisce, è la scelta di condividere la vita di coloro che vogliamo amare,

sulle tracce di Gesù di Nazaret”.Questo testo mantiene il suo valore a la sua forza, anche se la

vita fraterna della fraternità di Roma “ha cambiato ritmo”:Silvio infatti è morto a fine Novembre scorso e quattro mesi

dopo anche Nino si è aggiunto alla nostra “fraternità celeste”

17Lorenzo

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cano. Paola, una amica milanese di Silvio è venuta a passare laPasqua con noi; dal giorno dell’operazione non cessa di esserepresente, è un grande sostegno molto apprezzato.

Per quel che mi riguarda, mi preparo ad andare in pensioneall’inizio dell’anno prossimo. Tuttavia questo non ha molta im-portanza vista la situazione di salute di Silvio e di Nino. Eppure,dopo una trentina di anni di vita da operaio nel settore delle pu-lizie, l’arrivo della pensione sarà una grande svolta certamente!

In una tale situazione che cos’è che ci tiene insieme?Quelli che ci conoscono da vicino sanno quali siano le nostre

difficoltà di vita fraterna. Può darsi che non sia molto diverso atante altre fraternità! Forse noi sperimentiamo più difficoltàche altri, può darsi… di meno! Se comunque continuiamo ad es-sere i “tre fratelli di Roma” è dovuto al fatto che qualche cosaviene prima della alla vita fraterna e che ne è anzi il fonda-mento. Ciò che ci unisce è la scelta di voler condividere la con-dizione di vita di coloro che vogliamo amare, alla luce di Gesùdi Nazaret.

“Condivisione” è spesso interpretata in modo distorto o ba-nalizzato; ma questasemplice parola è unaparola forte perché im-pegna a fondo colui checondivide; si tratta diprendere parte, di par-tecipare e di appartene-re. La scelta non è di se-pararsi o di distinguersidagli altri - “la distinzio-ne” è propria delle so-cietà gerarchiche - ma diinserirsi, senza negare ladiversità. Nella Frater-nità esprimiamo soventequesto concetto con laparola “solidarietà” perdire che il legame cheintercorre è una unioneconcreta e solida. Se lapartecipazione alla vitadegli altri conduce ad18 Anni 70: Nino davanti alla sua baracca

nel quartiere Prenestino

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una “saldatura” cherende “uno”, essaperò dice anche il“rispetto” della dif-ferenza e dell’alte-rità, giacché portia-mo e ci “sostenia-mo” gli uni gli altri.

Questo noi lo vi-viamo più o menobene ma realistica-mente,… è il nostrocammino!

Poiché queste ri-ghe sono un diariotra di noi, non sitratta di “bla, bla, bla…” o di storie da inventare in merito. Difatto è ciò che ciascuno di noi fratelli cerca di vivere laddove sitrova, in qualsiasi parte del globo. Da quando esiste la Frater-nità questa “vita fraterna” prende tutte le forme di “montagnerusse” e tutti i colori di un “arcobaleno”!

Gesù condivideva il quotidiano della gente di Nazaret. Ave-va il suo posto nella vita del villaggio. Durante la sua vita pub-blica Egli continuamente manifestava un legame speciale conNazaret. Non è sorprendente che Gesù non abbia mai lanciatoinvettive contro Nazaret – che non si è convertita e voleva per-sino ucciderlo - mentre ha profetizzato un terribile destino(peggio di Sodoma) alla altre città della Galilea che avevano ac-colto il suo insegnamento!… Si, Nazaret sorprende; implica unostile di rapporto tipico e poggia su un registro a senso unico .

Di questo Charles de Foucauld – secondo la nostra lettura diFratel Charles – ha avuto l’intuizione con uno sguardo comple-tamente nuovo sul dono che il Padre ha fatto al mondo.

“Voi non avete impiegato che tre anni per insegnare la ve-rità al mondo, mio Dio, a fondare la vostra Chiesa, a formare gliapostoli; ma voi avete giudicato non eccessivo il consacrarnetrenta per insegnare agli uomini la via dell’umiltà, dell’abbas-samento e della vita nascosta”.(Commento sul passaggio de Ge-sù a Nazaret di Marc .(MSE 198).

È fantastico che abbia scritto queste tre righe. Una reale pro-vocazione! Una rivelazione del mistero divino! Come il Vangelo! 19

Il cammino di fraternità è come una…“mon-tagna russa!”

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Bruno
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Bruno
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La vita di Gesù a Nazaret ha suscitato sempre tanto interes-se. Molti immaginavano (e pensano ancora oggi!) una vita diGesù completamente distaccata dai quattro Vangeli; essi cerca-no di riempire questo tempo secondo le convenienze di ciascu-no, con un Gesù bambino che faceva miracoli, un giovane Gesùche viaggiava per conoscere le religioni del mondo, con un Ge-sù uomo del deserto…Anche Charles e Foucauld ha immagina-to a modo suo una “Sacra Famiglia”, ma la sua intuizioneprofonda si fonda sui Vangeli: ci dice senza alcuna ambiguitàche “Nazaret” parla una nuova lingua, perché il punto non ètanto di insegnare, di fondare o di formare ma di unione con ilPadre per diventare l’uomo delle beatitudini, condividere la vi-ta dei semplice, abbassarsi e nascondersi (…rispettando il lin-guaggio proprio a fratel Charles!).

Diventare “uomo” e “uomo delle Beatitudini” – oggi comeieri – non è facile. La cultura dominante ai nostri giorni specienel contesto europeo esalta un certo tipo di “uomo”; fa pernosull’individuo in concorrenza con gli altri; essa relativizza i lega-mi di impegno nella relazione perché essa deve restare fluida egli individui liberi nella competizione permanente delle nostresocietà violente e senza pace.

Di fronte a questa realtà, vedo come un segno dei tempi ilfatto che alcuni, anche se sparpagliati ai quattro angoli dellaterra, scelgono di legarsi ad un gruppo concreto per vivere ilmessaggio della Fraternità. In ciò che vivo qui, ciò che Silvio eNino vivono, non è da prendersi come un’esperienza di “singo-li”, non si tratta di individui isolati, ma di noi – di una societàumana concreta – i Piccoli Fratelli di Gesù – che vorremo incar-nare una realtà originale: non la si impone e non ha pretese,non può viversi che con gratuità e libertà.

Diventare un “Uomo delle Beatitudini”

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Essere conosciuti e riconosciuti come tali e in quanto grupponella Chiesa ( e dai nostri amici!) è di certo una “Buona notizia”offerta a coloro con i quali ci è dato vivere e a tutti coloro in ri-cerca di ”umanità”.

Questo spirito mi fa gioire oggi per la vita della Fraternità diRoma e della Fraternità nel mondo.

Vi abbraccioLorenzo

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“I religiosi e le religiose sono chiamati ad essere espertidi comunione. (…) Il cammino della carità

che si apre davanti a noi è pressoché infinito, perché si tratta di perseguire l’accoglienza

e l’attenzione reciproca, di praticare la comunione dei benimateriali e spirituali, la correzione fraterna, il rispetto

delle persone più deboli … è la “mistica del vivere insieme”,che fa della nostra vita un santo pellegrinaggio.”

Papa Francesco ai Religiosi

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- di Taher

M i sono detto che i discepoli di Charles de Foucauldsarebbero stati contenti di conoscere cos’è diventa-ta Tamanrasset dove Charles de Foucauld ha vissuto

ed è morto. Nel 1906, Tamanrasset contava 42 abitanti. Oggi sicalcola una popolazione di 150.000 o 200.000 abitanti. Cos’èsuccesso tra le due date?

Tamanrasset tanto per cominciare è il nome di un Oued (let-to di fiume, abitualmente secco ma che travolge tutto dopo ab-bondanti piogge!). Verso il 1885, dei Tuareg nomadi sono an-dati alla ricerca di “Harratines” a circa 700/800 Km più a nord,

per utilizzare l’acqua ecoltivare degli orti. Gli“Harratini” sono dei colti-vatori di colore, antichiabitanti del Sahara, mache non bisogna confon-dere con gli schiavi deiTuareg. Sono questi gliabitanti che Charles deFoucauld trovò a Tam alsuo arrivo nel 1905. Oggi iloro discendenti formanola popolazione più anticadella città e che, in gene-

Cos’è diventata Tamanrasset di Charles de Foucauld?

Non c’è dubbio che Charles de Foucauld non si ritroverebbenella Tamanrasset odierna, grande prefettura cosmopolita del

Sahara. Sono però certo che amerebbe sedersi con Taher nelcortile della vicina o magari nella cappella per unirsi a Gesù

presente in mezzo a questo popolo.

Taher

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re, parla ancora la lingua Tuareg. Fratel Charles costruì all’epo-ca la prima casa in “duro”; gli altri seguirono subito il suo esem-pio e sostituirono le loro capanne di frasche con delle case sta-bili. Tam contava allora una quarantina di case del genere.

Nel 1919 (tre anni dopo la morte di Charles de Foucauld) imilitari francesi lasciano il forte Motylinski (a 45 km.!) per sta-bilirsi appunto a Tamanrsasset. I commercianti, provenienti so-prattutto da Ghardaia e da Metlili (a 1400 Km al nord!) segui-rono e si stabilirono sul posto. Ci sono anche degli arabi origi-nari di Metlili e di El Golea chiamati Chaambas, molti di loro fa-cevano parte dell’esercito francese e si stabilirono a Tam spo-sandosi con delle donne Tuareg. Inoltre c’è anche un certo nu-mero di francesi.

I primi fratelli e sorelle arrivano a Tam nel 1952. Nel 1961Tam diventa una vice-prefettura; e all’indipendenza dell’Alge-ria nel 1962, Tam conta circa 3000 abitanti.

Un evento importante nello sviluppo della Regione fu il can-tiere francese per gli esperimenti nucleari a Ineker (180 Km anord di Tam); tale cantiere perdurò dal 1960 al 1966. Nel 1975Tam diventa Prefettura; nel 1978, i 1900 Km. di pista che biso-gnava percorrere per raggiungere il massivo dell’Hoggar, sonorimpiazzati da una strada asfaltata che collega il Nord al Sud

La prima costruzione in “duro” di Fratel C. de Foucauld

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del paese. Inoltre Tam è la città limitrofa vicina alle frontierecon il Niger e con il Mali, per questo vi si stabilirono varie guar-nigioni militari. Sono poco appariscenti eccetto durante i po-meriggi quando si riversano senza la divisa per le strade cittadi-ne semplicemente per diletto. Essi rappresentano circa un terzodell’intera popolazione della città. A causa dell’esercito sonoaumentati i cantieri per abitazioni civili e per centri commercia-li. I camion che portano i viveri arrivano da tutte le parti del-l’Algeria.

Gli anni neri del terrorismo (1992-2000) hanno spinto parec-chia gente del Nord a venire qui per trovare più pace. E poi, lavicinanza del Niger e del Mali, due paesi tra i più poveri delSahara, ha fatto sì che molte persone di questi due paesi venis-sero a stabilirsi qui a Tam. La maggioranza di loro sono ormai dinazionalità algerina. Senza dimenticare molti africani prove-nienti dal Sud Sahara, di passaggio in genere per sbarcare in Eu-ropa, ma che si fermano abbastanza a lungo qui per guada-gnare qualche spicciolo (…sono la mano d’opera locale sfrutta-ti da tutti). Parecchi infine si stabiliscono qui per sempre.

Ci si chiederà, e i Tuareg come si situano in questo ambien-te? La maggior parte, ma non tutti, sono diventati sedentari neidiversi villaggi del Sud Hoggar. Qui a Tamanrasset essi rappre-sentano solo una piccola minorità della popolazione. Ci sonopoi i Tuareg provenienti dal Niger e particolarmente dal Mali

La transahariana che collega il Sud del paese

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Bruno
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Bruno
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soprattutto in tempo di siccità (1972!) o nei periodi di crisi poli-tiche, essi sono ora più numerosi dei Tuareg dell’Oggar ma so-no completamente integrati nella città. Si riconoscono dal mo-do di parlare, leggermente diverso, e dal loro stile di vita spes-so più dinamico e intraprendente.

Per la vita di tutta questa popolazione, tutto viene pratica-mente dal Nord dell’Algeria, compresa l’acqua che arriva attra-verso una canalizzazione di circa 700 Km. Non c’è praticamentenessuno sviluppo industriale ed anche il turismo è attualmenteinesistente.

Questo miscuglio variegato di popolazione è allo stesso tem-po il punto debole della città ma anche il suo aspetto interes-sante e simpatico. Praticamente tutta l’Algeria e quasi tutta l’A-frica si incontra qui a Tamanrasset. Ovviamente questo è ancheil posto molto favorevole per ogni genere di traffici e di abusi.Ma per finire credo che Tam sia anche un luogo privilegiato perla presenza di Colui che ha voluto radunare in unità i “figli diDio” dispersi. Io credo che Charles de Foucauld – anche se nonci si ritroverebbe troppo, sarebbe comunque felice di vivere quioggi.

Per quel che mi riguarda, mi accorgo sempre di più che ho

Molti africani vengono dal Sud, verso un “sogno”!

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Bruno
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trovato una vecchia “mamma” nella persona della vicina di ca-sa. Lei abita sola anche se non è più autosufficiente nel sensoche si trascina senza poter camminare. Sua figlia di 74 anni abi-ta a In salah (a 700 km), sovente lei fa appello alla mamma af-finché venga, ma lei rifiuta; preferisce “casa sua”. Dunque sonoi vicini che nutrono la vecchia e mi chiama quando ha bisognodi qualsiasi servizio che possa renderle. Praticamente ci separaun semplice muro di 3 m. di altezza. Da sola riesce a farsi il te ea lavarsi i vestiti, ma bisogna che comprarle il carbone o la men-ta per il Te, stendere la sua biancheria, riempirle i bidoni d’ac-qua…e altri piccoli servizi! Quando non riesco a capire ciò chechiede, mi sgrida; ma, se per caso ha tropo cibo preparato, al-lora anche noi abbiamo diritto ad un buon cous-cous, …più so-

vente a qualchedattero di In Sa-lah,

Ultimamentelei ha una ragio-ne in più per sof-frire. Il suo nipo-te, avendo avutoun sussidio peraggiustare la ca-sa ha aperto uncantiere, e nelbel mezzo si tro-va la povera vec-chietta, il guaio èche non si puònemmeno imma-ginare quando ilavori termine-ranno!

La nostra cap-pella pratica-mente dà al cor-tile della sua ca-sa; c’è solo unmuro di argillatra lei e noi, e inquel muro c’èLa cappella della fraternità di Tamanrasset

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correggere con un punto fermo .
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dalla parte nostra l’Eucarestia. Ho scritto appunto Eucaristiaperché è si tratta della Persona di Gesù presente e offerta perlei, per noi e per il mondo intero. Durante la mia preghiera,quando la sento tossire con grande sforzo per ripulirsi i polmo-ni, mi dico: “Che rapporto c’é tra Gesù e la sua offerta per ilmondo con la sofferenza di questa povera vecchia?”…E pensoallora a Simone il Cireneo!

Ebbeh, sì, c’è un mistero nel profondo della nostra vita. Sel’Ostia è là e noi siamo là, sapendo cosa significa questo segnoEucaristico quando lo riceviamo nel nostro corpo, allora credia-mo che tutto questo ha una ragione per questa presenza di unavecchietta, di tutti quelli che abitano attorno a noi e di tuttal’Algeria. È chiaro, siamo qui per questo!!!

Laddove non c’erano che una decina di capanne ore si erge la grandeTamanrasset

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- di John-Paul

Cari fratelli,Sono contento di raccontarvi in breve sulla mia visita nell’A-

frica dell’Est. Arrivato a Nairobi (Kenya) la mattina del 7 No-vembre, siamo stati accolti all’aeroporto dea Julius, un piccolofratello del Vangelo. Nel pomeriggio abbiamo visitato con Bru-no una delle fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù a Nairobi edil giorno dopo siamo partiti per la Tanzania con Alain. Ad Aru-sha siamo stati accolti molto calorosamente da Yesudas, in se-rata abbiamo visitato il noviziato delle Piccole Sorelle di Gesù

ad Arusha. In seguito abbia-mo proseguito per Mlanga-reni accolti anche qui daifratelli. Durante la primasettimana di soggiorno hovistato con Joji alcune fami-glie del villaggio. La mag-gioranza della gente vivedella terra, cosa non semprefacile non avendo possibi-lità di usufruire dell’acquaregolarmente; e…sfortuna-tamente qui non piove ab-bastanza. In periodo di sic-cità, alcuni fanno ricorso al-l’acqua dei ruscelli per in-naffiare i campi. Anche ifratelli non fanno che

Viaggio in Africa dell’Est - tra fratelli

John-Paul vive a Onitsha (Nigeria) e l’anno scorso ha potutofar visita all’Africa dell’Est per passare

qualche tempo con i Piccoli Fratelli del vangelo che vivono in Tanzania e in Kenya.

Ecco un breve resoconto del viaggio e dell’accoglienza riservatagli dai Fratelli.

John-Paul

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Bruno
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Bruno
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aspettare…e lavora-re - come tutti - , essinon hanno nessunaltro mezzo di sussi-stenza. Devo ammet-tere che sono statomolto contento dellamia esperienza di vi-ta in una fraternitàrurale. Non è esatta-mente ciò che vivia-mo noi in città!

Per la prima voltada quando sono infraternità ho vissutocon i Piccoli Fratellidel Vangelo. Ho avu-to modo così di con-dividere tantissimospecie con Joji, Gu-stavo, Filippo ed Er-menegildo, ma an-che con parecchi altrifratelli della regione.È stato un bellissimomomento per cono-scersi vicendevolmente. Ho anche condiviso abbastanza anchecon i novizi. Ma di tutto ciò che ho vissuto durante la mia visitaqui, certamente la condivisione più profonda è stata la vita stes-sa con i fratelli e la condivisione del loro quotidiano nel villag-gio. È stato veramente magnifico! Ora penso che l’idea della fe-derazione per una maggiore cooperazione nella nostra vita cifa crescere nell’amore. Sfortunatamente durante la visita nonho potuto condividere molto con la gente del villaggio a causadella lingua. Che peccato!

Voglio esprimere il mio grazie alla Fraternità generale cheha reso possibile questa mia visita in Africa, ma soprattuttoesprimo la mia gratitudine a voi, fratelli dell’Africa dell’Est perla vostra accoglienza, per i gesti di attenzione e di gentilezzache mi avete riservato durante tutto il tempo che ho passato davoi.

Asante sana: Grazie di cuore

Gustavo con la gente di Mlamgareni

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Indice

llargare lo sguardo, al di là delle differenze pag. 3

overtà, solitudine e fraternità pag. 10

voluzione di un quartiere;... e la vitacontinua pag. 13

iò che ci fa perseverare insieme pag. 17

os’è diventata Tamanrassetdi Charles de Foucauld? pag. 22

iaggio in Africa dell’Est - tra fratelli pag. 28

C

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A

P

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