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ATF Bodoni Nel 1911 la American Type Founders [nota 1 a pagina 167] realizza la sua versione in metallo del Bodoni [1, 2, 3] su disegni eseguiti da Morris Fuller Benton tra il 1909 e il 1910. Secondo Lawson, “Benton ebbe come guida le fonti italiane, per la sua reincisione” ma “non eseguì una copia esatta del carattere Bodoni originale” [2]. Tra gli elementi riconducibili all’inventiva di Benton, che si discostano dal modello originale, vi sono in generale una certa geometrizzazione e una ricerca di simmetria; in particolare, l’introduzione di grazie senza raccordi (o con raccordi ad angolo, se si preferisce). L’ATF Bodoni, che conobbe un notevole successo, servì a sua volta da modello (pur con differenze sia anche minime) per i bodoniani di numerose fonderie tra cui Nebiolo (sin dal 1913 con il Torino di Alessandro Butti) [3], Amsterdam [4], Stempel [5], Deberny & Peignot [6], Monotype [7], Haas [8], Intertype [9] e Typoart [10], nonché per numerose ricostruzioni digitali (vedi oltre), compresa quella proposta dalla Linotype [11] [4, 5]. I bodoniani nel Novecento a cura di FABRIZIO M. ROSSI e ALESSANDRO SEGALINI 1. American specimen book of type styles (ATF 1912): frontespizio. 164 Progetto grafico 9, dicembre 2006 1502

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Page 1: I bodoniani nel Novecento - as8.it

ATF Bodoni

Nel 1911 la American Type

Founders [nota 1 a pagina 167]

realizza la sua versione in metallo

del Bodoni [1, 2, 3] su disegni eseguiti

da Morris Fuller Benton tra il 1909

e il 1910. Secondo Lawson, “Benton

ebbe come guida le fonti italiane,

per la sua reincisione”

ma “non eseguì una copia esatta

del carattere Bodoni originale” [2].

Tra gli elementi riconducibili

all’inventiva di Benton, che

si discostano dal modello originale,

vi sono in generale una certa

geometrizzazione e una ricerca

di simmetria; in particolare,

l’introduzione di grazie senza

raccordi (o con raccordi ad angolo,

se si preferisce). L’ATF Bodoni, che conobbe un notevole successo,

servì a sua volta da modello (pur con

differenze sia anche minime)

per i bodoniani di numerose fonderie

tra cui Nebiolo (sin dal 1913

con il Torino di Alessandro Butti) [3],

Amsterdam [4], Stempel [5],

Deberny & Peignot [6], Monotype

[7], Haas [8], Intertype [9] e Typoart

[10], nonché per numerose

ricostruzioni digitali (vedi oltre),

compresa quella proposta

dalla Linotype [11] [4, 5].

I bodoniani nel Novecento

a cura di FABRIZIO M. ROSSI e ALESSANDRO SEGALINI

1. American specimenbook of type styles(ATF 1912):

frontespizio.

164 Progetto grafico 9, dicembre 20061502

Page 2: I bodoniani nel Novecento - as8.it

2. American specimenbook of type styles(ATF 1912): specimendell’ATF Bodoninella versione book.

3. American specimenbook of type styles(ATF 1912): specimendell’ATF Bodoninella versione italic.

2.

3.

Progetto grafico 9, dicembre 2006 1651503

Page 3: I bodoniani nel Novecento - as8.it

166 Progetto grafico 9, dicembre 2006

4. Specimen del LinotypeBodoni nella variante

book.

5. Specimen del LinotypeBodoni nella variante

book italic.

4.

5.

1504

Page 4: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 167

NOTE

a cura di Fabrizio M. Rossi

1. American Type Founders (atf). Na-sce nel 1892 nel New Jersey come as-sociazione di ventitré fonderie ameri-cane di caratteri, pubblicando nel 1895il primo catalogo. Tra il 1904 e il 1911completa il carattere Cheltenham (diBertram Goodhue) che conosce un va-sto successo commerciale. A partire dal1908 dà vita a una biblioteca specializ-zata in tipografia, sotto la direzione diHenry Lewis Bullen. Tra i disegnatoridi caratteri pubblicati dalla atf si an-noverano Morris Fuller Benton, Frede-ric William Goudy, Lucian Bernhard,William Bradley. Rimane attiva fino al1993; i suoi archivi sono conservati allaColumbia University di New York.

2. Alexander S. Lawson, Anatomy of aTypeface, Boston, Godine 1990 (citatoin Revival of the fittest. Digital versionsof classic typefaces: Bodoni and Didot,di Roy McKelvey, rc Publications,New York 2000. Un ringraziamento aGiovanni Lussu per aver indicato que-sta fonte insieme a Letters of credit diWalter Tracy, vedi oltre).

3. Fonderia Nebiolo. Creata da Giovan-ni Nebiolo a Torino, nel 1878, con l’ac-quisizione della fonderia di caratteri diGiacomo Narizzano attiva dal 1852. Inbreve tempo la fonderia si diede unastruttura capace di far fronte alle esi-genze industriali, prima grazie all’asso-ciazione con Lazzaro Levi (1880) cheapportò nuovi capitali, poi con la lungi-mirante fusione con la concorrente mi-lanese Società Urania (1908), dando vi-ta alla Società Augusta in cui conflui-ranno successivamente altre fonderie i-taliane; pubblicherà la rivista “ArchivioTipografico” a partire dal 1889. La so-cietà riprenderà il suo nome originariodopo la Prima guerra mondiale. Nel1933 darà vita allo Studio Artistico Ne-biolo, a opera di Raffaello Bertieri, perla progettazione dei caratteri tipografi-ci; alla sua direzione si succederannopersonalità come Giulio da Milano, A-lessandro Butti e Aldo Novarese. La fi-ne della fonderia Nebiolo è, a mio mo-do di vedere, uno dei tanti misteri indu-striali e politici italiani, secondo una tri-stissima sindrome nostrana in cui non sicomprende dove finisca l’inettitudine edove inizino misteriose strategie; si ve-da anche, con le debite differenze, l’e-sito finale della vicenda Olivetti con lasconcertante rinuncia alla creazione diun polo informatico italiano. Incapace

di far fronte alle nuove esigenze tecno-logiche rappresentate dalla fotocompo-sizione, la Nebiolo si trovò in gravi dif-ficoltà finanziarie e venne acquistatadalla Fiat nel 1974, ma in soli quattroanni fu costretta alla chiusura: in unasorta di inspiegabile damnatio memo-riæ non sopravvisse né un archivio sto-rico né un catalogo dei caratteri, e nep-pure le matrici originali. Venne così amancare non solo l’unica possibilità perl’Italia d’avere voce in capitolo nellaproduzione di caratteri nella nuova etàdella tipografia digitale, ma persino lamemoria oggettiva di un’attività seco-lare. Per una trattazione dell’argomen-to Nebiolo e, più in generale, della ti-pografia italiana dell’ultimo secolo, siveda Questioni di carattere, di Manue-la Rattin e Matteo Ricci, Stampa Alter-nativa & Graffiti, 1997.

4. Lettergieterij Amsterdam. Creata aRotterdam nel 1851 da Nicolas Tette-rode e trasferita ad Amsterdam nel1856. Ha proseguito la sua attività finoal 1988.

5. Stempel. Fondata a Francoforte sulMeno, nel 1895, da David Stempel. Nel1900 ottiene l’esclusiva europea per lafabbricazione di matrici Linotype, atti-vità che svolse fino al 1983. Dal 1977 i-nizia la produzione di macchine per fo-tocomposizione. La Linotype rileva ilsettore di produzione dei caratteri dellaStempel nel 1985; l’anno seguente lasocietà chiude l’attività.

6. Deberny & Peignot. Fonderia creatanel 1923 a Parigi dall’associazione tradue imprese: la de Berny (dal nome diAlexandre de Berny che rilevò la fon-deria acquisita da Honoré de Balzac nel1827, a sua volta fondata nel 1748 daJoseph Gaspard Gillé il Vecchio, ap-prendista di Fournier) e la Peignot(creata, nel 1865, da Gustave Peignot acui succedettero il figlio Georges e il ni-pote Charles). Dopo la chiusura nel1972 il materiale verrà rilevato dallaHaas (vedi).

7. The Monotype Corporation. Fonda-ta nel 1907 in Inghilterra (inizialmentecol nome di Lanston Monotype Corpo-ration) come derivazione della statuni-tense Lanston Monotype Company,creata nel 1897 da Tolbert Lanston percommercializzare la celebre macchinacompositrice a caldo. La Monotype

Corporation inglese ebbe, a partire dal1922, Stanley Morison come consulen-te tipografico, realizzando negli anni se-guenti numerosi ridisegni di classici del-la tipografia nonché caratteri originali.Dal 1927 pubblicò la rivista “The Mo-notype Recorder” diretta da BeatriceWarde. A partire dai primi anni Novan-ta diviene attiva la Monotype Typo-graphy Inc. che realizza versioni digita-li dei caratteri in piombo della società.

8. Haas’sche Schriftgiesserei. Attual-mente di proprietà dello svizzero Wal-ter Fruttiger, la fonderia di caratteriHaas può essere considerata la più an-tica ancora in attività. Prende il suo no-me dall’incisore di caratteri JohannWilhelm Haas di Norimberga che, nel1740, rilevò un precedente laboratoriofondato da Jean Excertier nel 1580, aBasilea. Tra i caratteri più celebri pub-blicati dalla Haas vi è il Neue Haas Gro-tesk, meglio conosciuto sotto il nomesuccessivo di Helvetica.

9. Intertype Typesetting Company.Società fondata da Hermann Riddernel 1912 a New York allo scopo di rea-lizzare una macchina simile alla Li-notype. Nel 1926 apre una filiale aBerlino. Con il nome di Harris-In-tertype Corporation divenne anche, apartire dal 1950, produttrice di matri-ci per la fotocomposizione.

10. Typoart. Nasce a Dresda, nel 1948,col nome di Schriftguß. Nel 1951 vie-ne incorporata alla Schelter & Gie-secke. Verrà diretta prima da HerbertThannhaeuser fino al 1963, poi da Al-bert Kapr. Nel 1989 realizzerà un si-stema di fotocomposizione digitale, ri-versando il proprio catalogo nei for-mati PostScript e TrueType. Il bodo-niano realizzato da questa fonderia eb-be il nome di Empiriana.

11. Linotype. Creata come Mergentha-ler Printing Co. a Brooklyn, nel 1886,da Ottmar Mergenthaler, assumerà po-co più tardi il nome di Mergenthaler Li-notype per la produzione della omoni-ma macchina di fusione e composizio-ne di linee di caratteri, con filiali a Man-chester e Berlino. Dal 1900 affida allaStempel (vedi) il disegno delle matricidi caratteri. Negli anni Cinquanta si oc-cuperà di macchine per la fotocompo-sizione (“Linofilm-System”, 1958); neldecennio successivo produrrà sistemi

crt, cessando la produzione di caratte-ri in piombo nel 1976 e, negli anni Ot-tanta, introdurrà sistemi di composizio-ne laser (“Linotron” e “Linotronic”).Nel 1985 entrerà in partecipazione conla Stempel, integrando produzione difotocompositrici e disegno di caratteri.Nel 1990 avviene la fusione con la Hell,fonderia di caratteri digitali, realizzan-do in tale formato la ricostruzione di nu-merosi caratteri in piombo e per la fo-tocomposizione, nonché molti caratte-ri originali.

1505

Page 5: I bodoniani nel Novecento - as8.it

168 Progetto grafico 9, dicembre 2006

Bauer Bodoni

L’esperienza di Mardersteig (vedi

articolo di Alessandro Segalini

a pagina 156) influenzò

la ricostruzione del Bodoni realizzata

dalla fonderia Bauer [12]

su disegni di Heinrich Jost e incisioni

di Louis Höll. Secondo Roy

McKelvey, “le proporzioni

delle lettere rispecchiano meglio

la magnificenza degli originali

bodoniani e lo spessore dei tratti

è calibrato per avvicinarsi più

accuratamente al tanto ammirato

‘splendore’ dei caratteri di Bodoni.

Il disegno del Bauer Bodoni inoltre

ripristina importanti dettagli come

il vertice della ‘A’, il leggero

raccordo curvilineo delle grazie,

il caratteristico intaglio nella ‘J’

12. Bauersche Giesserei. La fonderiaBauer venne creata a Francoforte sulMeno, nel 1837, dal disegnatore di ca-ratteri Johann Christian Bauer. Si este-se in Europa e negli Stati Uniti fino al1972, anno di chiusura della sede diFrancoforte. Resta attiva la FundaciónTipográfica Bauer (precedentementedenominata Neufville, fino al 1995) diBarcellona, che conserva una parte con-sistente del materiale tipografico Bauer.

13. Revival of the fittest, op. cit.

6. Il Bauer Bodoninella versione digitale

in commercio, variante

tonda normale; sono

evidenziati i particolari

citati nella scheda.

maiuscola e minuscola, i raccordi

curvilinei nei tratti terminali

e concavità più graziose nelle

terminazioni degli ascendenti” [13].

Se è vero che rispetto alla

ricostruzione del Bodoni più diffusa

in quei tempi – l’ATF Bodoni – il BauerBodoni si sia avvicinato maggiormente

ai modelli originali, è anche vero che

ai nostri occhi, particolarmente dopo

il lavoro compiuto dai disegnatori

di FontShop e della ITC (vedi oltre),

esso denota alcune ‘libertà’

interpretative forse attribuibili anche

a una certa influenza del Didot;tuttavia esso resta ancor oggi,

nella sua versione digitale [6],

un bodoniano di riferimento.

6.

1506

Page 6: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Berthold Bodoni Antiqua

Nel 1930 la fonderia Berthold [14]

realizza il suo bodoniano in metallo,

denominandolo Bodoni Antiqua [7].

Sebbene secondo alcuni sia modellata

sul calco dell’ATF Bodoni, questa

versione introduce alcune

significative variazioni quali

una diversa interpretazione

del contrasto fra pieni e sottili

e un diverso rapporto fra ascendenti,

discendenti e occhio medio.

Il risultato, soprattutto nei corpi

da testo, è una maggiore leggibilità

e un colore diverso dal carattere

di Benton. Nel 1970 Günther

14. Berthold. Ha origine dall’industriametallurgica fondata a Berlino, nel1858, da Hermann Berthold. Nel 1893inizierà a occuparsi di caratteri tipogra-fici acquisendo gli originali di J.E. Wal-baum e divenendo in breve tempo unasocietà di dimensioni internazionali.Comincia sin dal 1935 a interessarsi dimacchine per fotocomposizione, rea-lizzandone nel 1958 un prototipo e av-viandone la produzione nel 1960. Di-retta da G.G. Lange a partire dal 1961,cesserà la produzione di caratteri me-tallici nel 1978 per iniziare poco dopola realizzazione di caratteri digitali. Nel1995 cesserà la propria attività, pur es-sendo i suoi font tuttora distribuiti. Il

7. Il Berthold BodoniAntiqua nell’attuale

ricostruzione digitale

(varianti tondo + oldstyle figures, tondo

+ small caps, corsivo

+ old style figures).

Progetto grafico 9, dicembre 2006 169

7.

Gerhard Lange ne realizzerà

una versione per la

fotocomposizione e, verso

la fine degli anni Ottanta, sarà

Karl Gerstner a disegnarne

una variante più chiara.

materiale tipografico – così come quel-lo della Typoart (vedi) – si trova nelMuseum für Verkehr und Technik diBerlino.

1507

Page 7: I bodoniani nel Novecento - as8.it

170 Progetto grafico 9, dicembre 2006

8. Il Bodoni Campaniledella Ludlow nella

versione digitalizzata.

Ludlow Bodoni Modern

Disegnato dal direttore

del dipartimento di progettazione

caratteri della società Ludlow

Typograph [15] – lo scozzese Robert

Hunter Middleton – il Bodoni Modernfu prodotto a Chicago nel 1936

nei corpi 6, 8, 10, 12, 14, 18, 24, 30,

36, 42, 48, 60, 72; solo il corsivo

non vide il corpo 6. Furono fusi

in altre scalature anche i pesi blacke bold, con i rispettivi condensede italic, e il disegno anamorfico

chiamato Bodoni Campanile, molto

verticale [8]. Il Bodoni Campanile è

stato digitalizzato e verrà prodotto

da ITF, International Type Founders

15. The Ludlow Typograph Company.Fondata a Chicago nel 1906 da Wa-shington Ludlow, realizza nel 1909 lamacchina per composizione a caldoLudlow. Sotto la direzione di R.H.Middleton licenzierà ricostruzioni dicaratteri classici e caratteri originali.Sarà attiva fino al 1986 negli Usa e fi-no al 1990 in Gran Bretagna.

8.

<www.roostertypes.com>, nel 2006

nel formato OpenType Pro (cioè con

il supporto per le lingue dell’Europa

centrale e dell’Est, turco, polacco

e lingue baltiche).

1508

Page 8: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Tippecanoe

Questo carattere sperimentale

in metallo di W.A. Dwiggins apparve

fuggevolmente nell’opera SomeRandom Recollections di Alfred Knopf

(The Typophiles, 1949). Esso risulta

[9] ispirato all’ATF Bodonima “rielaborato da una combinazione

di interventi di chirurgia plastica

e di cosmetica. Le aste verticali

presentano delle èntasi [ovvero

il caratteristico rigonfiamento

adottato nelle colonne per ovviare

alla distorsione ottica che,

a una certa distanza, le fa apparire

più strette al centro, ndr]; la cassa

delle lettere tonde è rettilinea

da un lato, convessa dall’altro; la ‘O’

corsiva ha i lati di spessore diseguale,

mentre la ‘N’ presenta

un rigonfiamento posticcio

sull’angolo superiore sinistro” [16];

gli ascendenti hanno una lunghezza

16. Walter Tracy, Letters of Credit: aView of Type Design, David R. Godine,Boston 2003 (rist.).

17. Note sul Tippecanoe conservatenella Boston Library, a cura di TiffanyWardle.

9. Il Tippecanoedi Dwiggins

(da W. Tracy, op. cit.,

pag. 189).

Progetto grafico 9, dicembre 2006 171

sensibilmente maggiore

dei discendenti. Secondo Dwiggins,

“la parola giusta per descrivere

tutte le interpretazioni del Bodoni– Linotype, Monotype e anche

il cosiddetto ‘originale’ della Bauer –

è ‘noiose’.

Esse rendono un libro pesante

e privo di vita. Spesso desidero,

per un libro, il colore e il tono

che un carattere della levatura

del Bodoni può offrire, ma non posso

ottenerlo con le attuali serie

di caratteri [bodoniani, ndr].

L’idea che mi ha guidato

nel disegnare questo carattere

[il Tippecanoe, ndr] è stata l’azione

di una penna d’acciaio sottile

e flessibile […] Non si desidera

vederla nei dettagli, ma si vuole che

realizzi nell’insieme un’influenza atta

a dare movimento alle linee”.

Queste note sul Tippecanoedi Dwiggins vanno dal marzo 1942

al luglio 1945. La risposta

di Chauncey H. Griffith (assistente

del presidente di Mergenthaler

Linotype e successivamente esperto

di composizione) allo sviluppo

del carattere sembra positiva;

i disegni (si trattava ‘solo’ delle

maiuscole corsive) ritornarono

a Dwiggins con una lettera firmata

da Helen Jagau (allora assistente

di Griffith) datata 11 ottobre 1945.

In una lettera datata 1942 il nome

del carattere era ancora 268 Didot-Bodoni 9 pt (confermando così

l’attenzione di Dwiggins anche

nei confronti del modello tipografico

francese); più oltre nella lettera

si legge “è stato redatto un nuovo

resoconto sull’argomento, ma ancora

niente da fare” [17].

9.

1509

Page 9: I bodoniani nel Novecento - as8.it

172 Progetto grafico 9, dicembre 2006

Letraset Carousel

Carousel [10] è un carattere

nerissimo per titolazioni e grandi

corpi disegnato da Gary Gillot

nel 1966 per Letraset [18] nelle

omonime serie di caratteri trasferibili

a freddo, maturato sui didoni classici

dei primi dell’Ottocento ma per

scopi pubblicitari. Grande occhio

medio, estremi contrasti,

accuratamente ingegnerizzata,

Carousel potrebbe essere visto

come una ottimizzazione dei vecchi

font per pubblicità così come

storicamente lo fu il carattere

Cooper Black di Oswald Bruce

Cooper (1921). Carousel è ora

commercializzato come font digitale

da Linotype e Elsner + Flake [19].

18. Esselte Letraset. Fondata da C.C.J.Davies a Londra, nel 1959, come Le-traset ltd., si occupa per una ventinad’anni della produzione di caratteri tra-sferibili. Dopo l’acquisizione nel 1981da parte della Esselte, ha iniziato la pro-duzione di caratteri digitali.

19. Elsner + Flake. Fonderia digitalecreata ad Amburgo, nel 1989, da Gün-ther Flake e Veronika Elsner. Ha in ca-talogo molte ricostruzioni di classici edigitalizzazioni dei caratteri della itc.

10. Il Carousel regulardigitalizzato dalla

Linotype. Si evidenzia

l’inadeguatezza

del corpo da testo

rispetto al corpo

da titoli.

10.

1510

Page 10: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Berthold Bodoni Old Face

Ancora una ricostruzione bodoniana

[11] per la Berthold, disegnata

nel 1983 da G.G. Lange per

la fotocomposizione: chiamato

Old face, ha subito conquistato

l’interesse dei grafici per l’avvicinarsi

all’immagine tipicamente bodoniana

e per l’utilizzo di tutte

le possibilità offerte dal nuovo

mezzo, comprese le varianti

di neretto e di nero insieme

al maiuscoletto e due forme

di cifre. Ne esiste una versione

digitale.

11. Il Berthold Old Facenella versione digitale.

Progetto grafico 9, dicembre 2006 173

11.

regular + osf

regular sc

italic + osf

italic sc

medium + osf

medium sc

medium italic + osf

medium italic sc

bold + osf

bold sc

bold italic + osf

bold italic sc

1511

Page 11: I bodoniani nel Novecento - as8.it

174 Progetto grafico 9, dicembre 2006

WTC Our Bodoni

Disegnato nel 1989 da Tom Carnase

per lo studio di Massimo Vignelli

e prodotto in formato digitale

da WTC [20], l’Our Bodoni [12]

è un carattere da titoli pensato

per l’abbinamento con lineari come

l’Helvetica, funzionalmente alle scelte

tipografiche moderniste dello studio.

Coerentemente a questa prospettiva

esso presenta un’altezza maggiore

dell’occhio medio e una conseguente

riduzione dell’altezza di discendenti

e ascendenti, un rafforzamento

del colore e quattro forze d’asta

differenti.

20. wtc. World Typeface Center, fon-deria indipendente degli Usa, creata aNew York, nel 1980, da alcuni proget-tisti di caratteri tra cui Tom Carnase.

12. Confronto fra l’OurBodoni di Carnase

e Vignelli (sopra)

e il Bauer Bodoni digitale

(sotto), tratto

da Revival of the fittest,op. cit., pag. 61.

12.

1512

Page 12: I bodoniani nel Novecento - as8.it

PDM Bach Bodoni

Disegnata da Piero De Macchi

nel 1989 su Mac OS 6, il Bach Bodoni[13] è il primo font che il calligrafo

e disegnatore di caratteri torinese

sviluppò per imparare a usare

il software Ikarus, al tempo uno

strumento meraviglioso in grado

di rispettare la manualità artigiana

per trasformarla in un prodotto

informatico. Racconta De Macchi:

“Scelsi uno stile bodoniano perché

richiede rigore ed è sempre

un ottimo banco di prova,

e anche per verificare le mie stesse

capacità nel disegno. Disegnai –

diligentemente a mano, su cartoncino

– i segni principali di light e bold,

per ricavare altre serie intermedie

mediante interpolazione. Poi mi

accinsi ad aggiungere un corsivo.

Questa è forse la serie che mi piace

di più, forse per la decisa inclinazione

d’asta (quasi doppia del tradizionale)

che lo rende calligrafico”. È possibile

una prossima ridigitalizzazione con

FontLab, con la modifica di alcuni

parametri quali l’occhio medio,

gli ascendenti, lo spessore troppo

esile delle grazie nelle serie più

pesanti, e alcuni avvicinamenti.

13. Il PDM Bach Bodoninelle cinque varianti.

Progetto grafico 9, dicembre 2006 175

13.

1513

Page 13: I bodoniani nel Novecento - as8.it

176 Progetto grafico 9, dicembre 2006

FontFont Bodoni Classic

Disegnato nel corso di due anni

da Gert Weischer per FontShop

International [21] e pubblicato

nel 1994, il Bodoni Classic [14]

ha come intento la ricostruzione

in formato digitale degli esempi

pubblicati nel Manuale tipograficodi Bodoni. Presenta una serie

di ornamenti caratteristici

dell’originale ma il corsivo, sebbene

rispettoso del contrasto del proto-

tipo, ha un’inclinazione diversa

rispetto a quella dell’originale.

Numerosi dettagli si avvicinano

al modello storico, come la grazia

arrotondata della gamba della ‘R’

o il disegno di lettere corsive come

‘v’, ‘w’, ‘x’, ‘y’ che presentano aste

diagonali sensibilmente curve.

È un’interessante operazione

di impronta filologica accurata,

che ha subìto tuttavia la formidabile

concorrenza del quasi

contemporaneo ITC Bodoni(vedi oltre).

21. FontShop International. Societàproduttrice e distributrice di caratteri di-gitali, creata da Erik e Joan Spieker-mann a Berlino, nel 1989, a cui si ag-giunse in seguito Neville Brody. Dal1991 ha pubblicato la rivista “Fuse”.“FontShop divenne un canale per i de-signer di caratteri che proprio allora en-travano in campo, i quali facevano essistessi la maggior parte del lavoro di svi-luppo e ricevevano royalties più alte diquelle pagate dai produttori tradiziona-li. FontShop divenne presto un indice diriferimento dei caratteri disponibili”(Robin Kinross, Tipografia moderna.Saggio di storia critica, Stampa Alter-nativa & Graffiti, Collana scritture,2005).

14. Il Bodoni Classicnelle sue numerose

varianti.

1514

Page 14: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 177

14.

1515

Page 15: I bodoniani nel Novecento - as8.it

178 Progetto grafico 9, dicembre 2006

ITC Bodoni

Pochi mesi dopo la pubblicazione del

Bodoni Classic (vedi), a seguito di una

ricerca di oltre tre anni effettuata

al Museo Bodoniano di Parma

sulle innumerevoli e sottili varianti

affinate da Bodoni nel corso

del tempo, un gruppo di progettisti

dell’ITC [22], composto da Sumner

Stone, Holly Goldsmith, Janice

Prescott Fishman, Allan Halley

e Ilene Stritzver, realizza tre serie

di caratteri: l’ITC Bodoni Seventy Two,

Twelve e Six. La prima serie, ispirata

al Bodoni Papale [15], è pensata

per titolazioni a grande corpo.

La serie Six, progettata per piccolo

corpo, è modellata sul FilosofiaBassano. La serie intermedia, Twelve,

è il risultato di una interpolazione

all’elaboratore che testimonierebbe,

secondo Stone, “l’esatta immagine

visiva dei caratteri di Bodoni che egli

sviluppò e mantenne nel corso di

molti anni” [23]. L’aspetto più

interessante dell’ITC Bodoni risiede

proprio nella formulazione di tre

diversi disegni; una differenziazione

che, sebbene qui ottenga esiti

discutibili, rispecchia in parte la

metodologia bodoniana

dell’aggiustamento del disegno

del carattere a seconda di ciascuno

dei differenti corpi, che garantiva

un’accurata leggibilità

e il mantenimento delle

caratteristiche più sottili. Ogni serie

include tondo, corsivo, nero,

maiuscoletto e numeri minuscoli.

Insieme alle tre serie l’ITC Bodonipresenta anche il piú recente SeventyTwo Swash Book italic [16],

improntato alle ‘majuscole

cancelleresche’ del Manualetipografico.

22. International Typeface Corpora-tion. Fondata a New York, nel 1969, daAaron Burns, Herb Lubalin ed EdwardRondthaler, come società di produzio-ne e distribuzione di caratteri per la fo-tocomposizione, estendendo i propriinteressi ai caratteri digitali negli anniOttanta. Diretta da Lubalin fino alla suascomparsa nel 1981, ha pubblicato dal1974 la rivista sulla tipografia “U&lc”(Upper and low case). Nel 1986 è stataacquistata da Esselte Letraset.

23. Revival of the fittest, op. cit.

15. Un confronto fra

Papale, ITC BodoniSeventy Two e BauerBodoni, tratto da Revivalof the fittest, op. cit.,

pag. 61.

16. La serie Seventy TwoSwash Book Italicdell’ITC Bodoni, da

Revival of the fittest, op.

cit., pag. 61.

17. ITC Bodoni SeventyTwo, 72 pt.

18. ITC Bodoni Twelve,

20 pt.

19. ITC Bodoni Six, 6 pt.

20. ITC BodoniOrnaments.

15.

16.

1516

Page 16: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 179

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17.

18.

19.

20.

1517

Page 17: I bodoniani nel Novecento - as8.it

180 Progetto grafico 9, dicembre 2006

Filosofia

Con il Filosofia, disegnato da Zuzana

Licko nel 1996 per Emigre [24],

siamo di fronte a un’altra

interpretazione tutta contemporanea

di un classico come il Bodoni. La cifra

stilistica del Filosofia consiste

in una forte tendenza

alla geometrizzazione (ad esempio

nel ritorno a raccordi ad angolo

retto) e nella ricerca

di una verticalizzazione delle forme.

Secondo la Licko, “la ricerca

preliminare per la realizzazione

del Filosofia ha incluso lo studio

di varie versioni del Bodoni, dalle

stampe originali dell’Autore

ai recenti ridisegni come quello

dell’ITC. Tuttavia non ho usato

nessun particolare spècimen come

modello. Piuttosto, ho disegnato

il mio Bodoni a memoria, in maniera

simile al procedimento della

trascrizione, mentre seguivo la guida

di misurazioni approssimative per

conservare le proporzioni di base

[…]. Vi sono molti dettagli, nelle mie

24. Emigre. Creata a Berkeley, nel1985, da Rudy VanderLans e da Zuza-na Licko (entrambi ‘emigrati’ dall’Eu-ropa, il primo dall’Olanda, la secondadalla Slovacchia), la fonderia digitaleEmigre si è poi trasferita, nel 1992, aSacramento. Da ricordare la pubblica-zione della omonima rivista a partiredal 1984.

25. Zuzana Licko, intervista su “Emigre”<www.emigre.com/Licko.php>.

26. Zuzana Licko, Filosofia <www.e-migre.com/filosofia.php>. Testo pub-blicato per la prima volta nel manifestopromozionale del carattere Filosofia,intitolato It’s their Bodoni e disegnatoda Massimo Vignelli <www.emigre.com /EPosters.php?id=45>.

27. Dave Laney, You say Bodoni, I sayBodoni, in “Font Haus online Magazi-ne” <www.fonthaus.com/xheight/ bodoni.cfm>.

ricostruzioni di caratteri come

il Filosofia, che non hanno origini

storiche, come le terminazioni

arrotondate della ‘s’ minuscola,

una decisione progettuale coerente

al contesto delle grazie arrotondate

che ho scelto per questo carattere.

Quando progetto una ricostruzione

di un carattere cerco di ‘interrogare’

la forma di ogni carattere e di ogni

elemento secondo la mia sensibilità,

come se stessi progettando

un carattere originale” [25].

“Il Filosofia è la mia interpretazione

di un Bodoni. Esso mostra la mia

personale preferenza nei confronti

di un Bodoni geometrizzante, mentre

include dettagli come le terminazioni

leggermente arrotondate e irregolari

delle grazie, che appaiono sovente

in esemplari a stampa dell’opera

di Bodoni e riflettono le tecniche

di stampa della sua epoca” [26].

Questo carattere, a mio avviso, è

in bilico tra l’approccio ‘storico’

tardomoderno e quello ‘geografico’

postmoderno (vedi l’articolo.

Caratteri classici, di Fabrizio M. Rossi

a pagina 140); questa oscillazione,

oltre che dalle affermazioni della

stessa Autrice, mi sembra ben

esemplificata dalla ‘riconciliazione’

tra il tardomoderno Vignelli

e la Licko, avvenuta nel 1996 con

il disegno da parte di Vignelli

(che, secondo Dave Laney [27],

aveva precedentemente criticato

il lavoro della Emigre) del manifesto

promozionale per il Filosofia,

It’s their Bodoni. Il Filosofiaè disegnato in due serie principali:

il Filosofia Regular, per corpi da testo,

con contrasto ridotto rispetto alla

serie da titoli, e il Filosofia Grand,

più delicato e raffinato (comprensivo

di una serie Unicase che si avvicina

all’idea dell’Alphabet Twenty Sixdi Bradbury Thompson, presentando

forme maiuscole e minuscole della

stessa altezza). Entrambe le serie

includono le varianti tondo e corsivo,

nero, maiuscoletto e frazioni [21].

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Filosofia regular

Filosofia italic

21. Le serie regular,

italic, bold, grand bold,

fractions, grand, grand

caps, small caps

e unicase del Filosofia.

1518

Page 18: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 181

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Filosofia unicase

Filosofia small caps

Filosofia grand caps

Filosofia grand

Filosofia fractions

Filosofia grand bold

Filosofia bold

21.

1519

Page 19: I bodoniani nel Novecento - as8.it

182 Progetto grafico 9, dicembre 2006

Linotype Gianotten

Frutto di un procedimento durato

cinque anni, nel 2000 Linotype

pubblica quest’interpretazione [22]

di Antonio Pace dei tipi classici

bodoniani studiati dallo stesso

designer (allora studente al College

of Design di Offenbach) al Museo

Bodoni di Parma, nel 1992.

Il nome Gianotten non è in relazione

all’attività di Bodoni, ma fu dato

in onore del tipografo olandese Henk

W.J. Gianotten. Pace (designer del

font Area per il Comune di Milano)

perseguì la strada della leggibilità per

i corpi da testo, così come mostrati

nel Manuale tipografico. Il Gianottenpresenta un occhio medio ragionato,

i raccordi alle aste sono arrotondati

e le grazie, contenute in estensione

orizzontale, sono leggermente flesse.

La famiglia, alquanto estesa,

comprende sei tondi e cinque

corsivi: light, regular, medium, bold,

heavy e black nelle rispettive versioni

corsive (tranne la black),

e il maiuscoletto (con numeri

minuscoli) solo per la light.

1520

Page 20: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 183

22. Varianti

del carattere LinotypeGianotten;

48 pt.

22.

1521

Page 21: I bodoniani nel Novecento - as8.it

184 Progetto grafico 9, dicembre 2006

Preuß Battista

Il font di Ingo Preuß [23], realizzato

per la Preuß Type [28] trova le sue

radici negli specímina di Alexander

Wilson, John Bell, Edmund Fry

e Alexander Thibaudeau disponibili

presso la fonderia inglese Stephenson

Blake & Co. [29].

Alla fine dell’Ottocento,

un incisore di punzoni sconosciuto

incise per la fonderia tedesca

Schelter und Giesecke [30] un font

nerissimo partendo da quei disegni.

Preuß, con un ottimo controllo

dell’artigianato digitale, riporta in vita

armoniosa tale font nel 2005,

con varianti decorative, filetti, ombre

e numeri minuscoli.

28. Preuß Type. Fonderia digitale crea-ta da Ingo Preuß a Ladenburg (nei pres-si di Heidelberg, in Germania) nel1996.

29. Stephenson Blake & Co. Fonderia dicaratteri costituitasi a Sheffield, nel1819, a seguito dell’acquisizione dellafonderia londinese di William Caslon ivda parte di John Stephenson, JamesBlake e William Garnett. La società siamplierà con l’acquisizione di altre fon-derie come la Charles Reed & Sons(1905) e la H.W. Caslon & Co. (1937).Produrrà caratteri in metallo fino ai gior-ni nostri.

30. Schelter und Giesecke. Societàcreata a Lipsia, nel 1819, dall’incisoredi caratteri Johann Andreas GottfriedSchelter e dal fonditore Christian Frie-drich Giesecke. La fonderia verrà na-zionalizzata nel 1946 e, successiva-mente, prima incorporata alla Schrift-guß e poi scissa nella Buchdruckma-schinenwerk di Lipsia e nella fonderiaTypoart (vedi) di Dresda.

23. Varianti del PreußBattista: regular, italic,

open, stroke, ornate.

23.

1522

Page 22: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 185

Nel corso della sua lunga e prolifica

carriera, Aldo Novarese (1920-1995)

ha affrontato più volte il tema della

reminiscenza bodoniana nei caratteri

tipografici; si è voluto riunire

in un’unica scheda una panoramica

di tali lavori che illustrano

le inesauribili possibilità di variazione

sul tema. L’Arbiter (disegnato per

la Berthold nel 1989 nelle varianti

chiaro tondo, nero tondo, chiaro corsivoe nero corsivo [24])

è “carattere elegante nello stile

chiaro bodoniano con grazie limitate

e curve leggermente squadrate

per ottenere compattezza e buona

leggibilità. Il disegno di questo

alfabeto, pur rientrando

perfettamente nei canoni classici,

contravviene con molte libertà

stilistiche, che includono

il ‘divertimento’ nella costruzione

di molti segni. La coerenza rimane

comunque perfetta, e il risultato

è originalissimo” [31]. L’Editorial [25]

è un bodoniano anamorfico nelle

varianti ultra tondo e ultra corsivo.

Il Nova Bodoni [26] e il Regista [27]

sono due studi sul tema bodoniano,

entrambi dalle forme ampie

e con un occhio medio generoso;

il primo presenta le due varianti

tonda e corsiva; il secondo, nella sola

variante del tondo, si fa notare per

la ‘a’ minuscola dalla forma prossima

a quella corsiva, benché di postura

tonda. L’Exempla [28], disegnato

nel 1961 per Photo Typositor,

31. Aldo Novarese, Il segno alfabetico,Associazione culturale Progresso Gra-fico, Torino 1998. Da questa opera so-no tratte tutte le illustrazioni dei carat-teri di Novarese citati.

32. Idem.

33. Idem.

“si potrebbe classificare come

‘bodoniano fantasia’ in quanto

le grazie non sono filiformi

ma pronunciate agli apici per ragioni

tecniche e pratiche della

fotocomposizione. Le curve tendono

a un profilo leggermente quadro

al fine di ottenere maggior

compattezza nella composizione”

[32]. Il Fenice [29], edito fra il 1971

e il 1980 prima per la Berthold-

Linotype poi per la ITC,

ha conosciuto un largo successo

internazionale, “da attribuirsi

alla originalità del suo disegno.

Le terminazioni triangolare

e pronunciate di molti segni […]

non tolgono nulla alla purezza della

struttura classica, anzi aggiungono

personalità in chiave moderna.

Il disegno del Fenice, di proporzione

leggermente stretta e con il basso

rapporto maiuscolo/minuscolo,

consente il massimo sfruttamento

dello spazio” [33]. È disponibile

in otto serie diverse.

24.

24. Le quattro varianti

dell’Arbiter: tondo

chiaro, tondo nero,

corsivo chiaro e

corsivo nero.

Bodoniani di Aldo Novarese

1523

Page 23: I bodoniani nel Novecento - as8.it

26. Le due varianti

dello studio per

il Nova Bodoni.

27. Lo studio per

il Regista.

28. Il bodoniano

‘fantasia’ Exempla.

186 Progetto grafico 9, dicembre 2006

25. Le due varianti

dell’Editorial: tondo ultra e corsivo

ultra.

25.

26.

27.

28.

1524

Page 24: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 187

29. Le otto varianti

dell’ITC Fenice.

29.

Fenice light

Fenice light italic

Fenice regular

Fenice bold

Fenice ultra Fenice ultra oblique

Fenice bold oblique

Fenice regular oblique

1525

Page 25: I bodoniani nel Novecento - as8.it

I caratteri bodoniani sono stati

spesso utilizzati per la stesura

di tavole didattiche tipografiche.

In questo caso [30, 31, 32]

si tratta di materiale realizzato

nell’anno scolastico 1976/1977

dalla Società Umanitaria Scuola del

Libro di Milano (la mitica Umanitaria

di Albe Steiner).

La particolarità consiste nel fatto che

questo materiale didattico è stato

tutto realizzato a scuola dagli

studenti e dagli insegnanti: progetto

grafico, disegno delle tavole,

impaginazione, fotolito, stampa

e confezione; l’Umanitaria aveva

infatti un ciclo completo di stampa

al suo interno, e sono diverse

le pubblicazioni didattiche portate

a termine da essa.

Il ridisegno dei caratteri bodoniani

eseguito anche da piccole fonderie

italiane, sebbene non assurga

a modello paragonabile con

i casi citati nelle pagine precedenti,

è tuttavia un ulteriore esempio

della popolarità diffusa di un

proto-tìpo storico.

Qui si mostrano alcuni esempi

[33] del Bodoni realizzato ancora

in metallo dalla Fonderia Tipografica

Cooperativa di Peschiera Borromeo

(Milano); sono pagine tratte dal

campionario dell’azienda del 1973

[34].

34. Si ringrazia Lodovico Gualzetti peraver fornito notizie e immagini per que-st’ultima scheda.

30. 31. 32. Frontespizio

e tavole della

pubblicazione didattica

realizzata dalla Società

Umanitaria Scuola

del Libro, nel 1977,

con caratteri

bodoniani.

188 Progetto grafico 9, dicembre 2006

I bodoniani nella didatticatipografica e nelle piccolefonderie italiane

30.

31.

1526

Page 26: I bodoniani nel Novecento - as8.it

Progetto grafico 9, dicembre 2006 189

33. Frontespizio dello

specimen pubblicato

nel campionario

di caratteri del 1973

della Fonderia

Tipografica

Cooperativa.

32.

33.

1527