i bodoniani nel novecento - as8.it
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ATF Bodoni
Nel 1911 la American Type
Founders [nota 1 a pagina 167]
realizza la sua versione in metallo
del Bodoni [1, 2, 3] su disegni eseguiti
da Morris Fuller Benton tra il 1909
e il 1910. Secondo Lawson, “Benton
ebbe come guida le fonti italiane,
per la sua reincisione”
ma “non eseguì una copia esatta
del carattere Bodoni originale” [2].
Tra gli elementi riconducibili
all’inventiva di Benton, che
si discostano dal modello originale,
vi sono in generale una certa
geometrizzazione e una ricerca
di simmetria; in particolare,
l’introduzione di grazie senza
raccordi (o con raccordi ad angolo,
se si preferisce). L’ATF Bodoni, che conobbe un notevole successo,
servì a sua volta da modello (pur con
differenze sia anche minime)
per i bodoniani di numerose fonderie
tra cui Nebiolo (sin dal 1913
con il Torino di Alessandro Butti) [3],
Amsterdam [4], Stempel [5],
Deberny & Peignot [6], Monotype
[7], Haas [8], Intertype [9] e Typoart
[10], nonché per numerose
ricostruzioni digitali (vedi oltre),
compresa quella proposta
dalla Linotype [11] [4, 5].
I bodoniani nel Novecento
a cura di FABRIZIO M. ROSSI e ALESSANDRO SEGALINI
1. American specimenbook of type styles(ATF 1912):
frontespizio.
164 Progetto grafico 9, dicembre 20061502
2. American specimenbook of type styles(ATF 1912): specimendell’ATF Bodoninella versione book.
3. American specimenbook of type styles(ATF 1912): specimendell’ATF Bodoninella versione italic.
2.
3.
Progetto grafico 9, dicembre 2006 1651503
166 Progetto grafico 9, dicembre 2006
4. Specimen del LinotypeBodoni nella variante
book.
5. Specimen del LinotypeBodoni nella variante
book italic.
4.
5.
1504
Progetto grafico 9, dicembre 2006 167
NOTE
a cura di Fabrizio M. Rossi
1. American Type Founders (atf). Na-sce nel 1892 nel New Jersey come as-sociazione di ventitré fonderie ameri-cane di caratteri, pubblicando nel 1895il primo catalogo. Tra il 1904 e il 1911completa il carattere Cheltenham (diBertram Goodhue) che conosce un va-sto successo commerciale. A partire dal1908 dà vita a una biblioteca specializ-zata in tipografia, sotto la direzione diHenry Lewis Bullen. Tra i disegnatoridi caratteri pubblicati dalla atf si an-noverano Morris Fuller Benton, Frede-ric William Goudy, Lucian Bernhard,William Bradley. Rimane attiva fino al1993; i suoi archivi sono conservati allaColumbia University di New York.
2. Alexander S. Lawson, Anatomy of aTypeface, Boston, Godine 1990 (citatoin Revival of the fittest. Digital versionsof classic typefaces: Bodoni and Didot,di Roy McKelvey, rc Publications,New York 2000. Un ringraziamento aGiovanni Lussu per aver indicato que-sta fonte insieme a Letters of credit diWalter Tracy, vedi oltre).
3. Fonderia Nebiolo. Creata da Giovan-ni Nebiolo a Torino, nel 1878, con l’ac-quisizione della fonderia di caratteri diGiacomo Narizzano attiva dal 1852. Inbreve tempo la fonderia si diede unastruttura capace di far fronte alle esi-genze industriali, prima grazie all’asso-ciazione con Lazzaro Levi (1880) cheapportò nuovi capitali, poi con la lungi-mirante fusione con la concorrente mi-lanese Società Urania (1908), dando vi-ta alla Società Augusta in cui conflui-ranno successivamente altre fonderie i-taliane; pubblicherà la rivista “ArchivioTipografico” a partire dal 1889. La so-cietà riprenderà il suo nome originariodopo la Prima guerra mondiale. Nel1933 darà vita allo Studio Artistico Ne-biolo, a opera di Raffaello Bertieri, perla progettazione dei caratteri tipografi-ci; alla sua direzione si succederannopersonalità come Giulio da Milano, A-lessandro Butti e Aldo Novarese. La fi-ne della fonderia Nebiolo è, a mio mo-do di vedere, uno dei tanti misteri indu-striali e politici italiani, secondo una tri-stissima sindrome nostrana in cui non sicomprende dove finisca l’inettitudine edove inizino misteriose strategie; si ve-da anche, con le debite differenze, l’e-sito finale della vicenda Olivetti con lasconcertante rinuncia alla creazione diun polo informatico italiano. Incapace
di far fronte alle nuove esigenze tecno-logiche rappresentate dalla fotocompo-sizione, la Nebiolo si trovò in gravi dif-ficoltà finanziarie e venne acquistatadalla Fiat nel 1974, ma in soli quattroanni fu costretta alla chiusura: in unasorta di inspiegabile damnatio memo-riæ non sopravvisse né un archivio sto-rico né un catalogo dei caratteri, e nep-pure le matrici originali. Venne così amancare non solo l’unica possibilità perl’Italia d’avere voce in capitolo nellaproduzione di caratteri nella nuova etàdella tipografia digitale, ma persino lamemoria oggettiva di un’attività seco-lare. Per una trattazione dell’argomen-to Nebiolo e, più in generale, della ti-pografia italiana dell’ultimo secolo, siveda Questioni di carattere, di Manue-la Rattin e Matteo Ricci, Stampa Alter-nativa & Graffiti, 1997.
4. Lettergieterij Amsterdam. Creata aRotterdam nel 1851 da Nicolas Tette-rode e trasferita ad Amsterdam nel1856. Ha proseguito la sua attività finoal 1988.
5. Stempel. Fondata a Francoforte sulMeno, nel 1895, da David Stempel. Nel1900 ottiene l’esclusiva europea per lafabbricazione di matrici Linotype, atti-vità che svolse fino al 1983. Dal 1977 i-nizia la produzione di macchine per fo-tocomposizione. La Linotype rileva ilsettore di produzione dei caratteri dellaStempel nel 1985; l’anno seguente lasocietà chiude l’attività.
6. Deberny & Peignot. Fonderia creatanel 1923 a Parigi dall’associazione tradue imprese: la de Berny (dal nome diAlexandre de Berny che rilevò la fon-deria acquisita da Honoré de Balzac nel1827, a sua volta fondata nel 1748 daJoseph Gaspard Gillé il Vecchio, ap-prendista di Fournier) e la Peignot(creata, nel 1865, da Gustave Peignot acui succedettero il figlio Georges e il ni-pote Charles). Dopo la chiusura nel1972 il materiale verrà rilevato dallaHaas (vedi).
7. The Monotype Corporation. Fonda-ta nel 1907 in Inghilterra (inizialmentecol nome di Lanston Monotype Corpo-ration) come derivazione della statuni-tense Lanston Monotype Company,creata nel 1897 da Tolbert Lanston percommercializzare la celebre macchinacompositrice a caldo. La Monotype
Corporation inglese ebbe, a partire dal1922, Stanley Morison come consulen-te tipografico, realizzando negli anni se-guenti numerosi ridisegni di classici del-la tipografia nonché caratteri originali.Dal 1927 pubblicò la rivista “The Mo-notype Recorder” diretta da BeatriceWarde. A partire dai primi anni Novan-ta diviene attiva la Monotype Typo-graphy Inc. che realizza versioni digita-li dei caratteri in piombo della società.
8. Haas’sche Schriftgiesserei. Attual-mente di proprietà dello svizzero Wal-ter Fruttiger, la fonderia di caratteriHaas può essere considerata la più an-tica ancora in attività. Prende il suo no-me dall’incisore di caratteri JohannWilhelm Haas di Norimberga che, nel1740, rilevò un precedente laboratoriofondato da Jean Excertier nel 1580, aBasilea. Tra i caratteri più celebri pub-blicati dalla Haas vi è il Neue Haas Gro-tesk, meglio conosciuto sotto il nomesuccessivo di Helvetica.
9. Intertype Typesetting Company.Società fondata da Hermann Riddernel 1912 a New York allo scopo di rea-lizzare una macchina simile alla Li-notype. Nel 1926 apre una filiale aBerlino. Con il nome di Harris-In-tertype Corporation divenne anche, apartire dal 1950, produttrice di matri-ci per la fotocomposizione.
10. Typoart. Nasce a Dresda, nel 1948,col nome di Schriftguß. Nel 1951 vie-ne incorporata alla Schelter & Gie-secke. Verrà diretta prima da HerbertThannhaeuser fino al 1963, poi da Al-bert Kapr. Nel 1989 realizzerà un si-stema di fotocomposizione digitale, ri-versando il proprio catalogo nei for-mati PostScript e TrueType. Il bodo-niano realizzato da questa fonderia eb-be il nome di Empiriana.
11. Linotype. Creata come Mergentha-ler Printing Co. a Brooklyn, nel 1886,da Ottmar Mergenthaler, assumerà po-co più tardi il nome di Mergenthaler Li-notype per la produzione della omoni-ma macchina di fusione e composizio-ne di linee di caratteri, con filiali a Man-chester e Berlino. Dal 1900 affida allaStempel (vedi) il disegno delle matricidi caratteri. Negli anni Cinquanta si oc-cuperà di macchine per la fotocompo-sizione (“Linofilm-System”, 1958); neldecennio successivo produrrà sistemi
crt, cessando la produzione di caratte-ri in piombo nel 1976 e, negli anni Ot-tanta, introdurrà sistemi di composizio-ne laser (“Linotron” e “Linotronic”).Nel 1985 entrerà in partecipazione conla Stempel, integrando produzione difotocompositrici e disegno di caratteri.Nel 1990 avviene la fusione con la Hell,fonderia di caratteri digitali, realizzan-do in tale formato la ricostruzione di nu-merosi caratteri in piombo e per la fo-tocomposizione, nonché molti caratte-ri originali.
1505
168 Progetto grafico 9, dicembre 2006
Bauer Bodoni
L’esperienza di Mardersteig (vedi
articolo di Alessandro Segalini
a pagina 156) influenzò
la ricostruzione del Bodoni realizzata
dalla fonderia Bauer [12]
su disegni di Heinrich Jost e incisioni
di Louis Höll. Secondo Roy
McKelvey, “le proporzioni
delle lettere rispecchiano meglio
la magnificenza degli originali
bodoniani e lo spessore dei tratti
è calibrato per avvicinarsi più
accuratamente al tanto ammirato
‘splendore’ dei caratteri di Bodoni.
Il disegno del Bauer Bodoni inoltre
ripristina importanti dettagli come
il vertice della ‘A’, il leggero
raccordo curvilineo delle grazie,
il caratteristico intaglio nella ‘J’
12. Bauersche Giesserei. La fonderiaBauer venne creata a Francoforte sulMeno, nel 1837, dal disegnatore di ca-ratteri Johann Christian Bauer. Si este-se in Europa e negli Stati Uniti fino al1972, anno di chiusura della sede diFrancoforte. Resta attiva la FundaciónTipográfica Bauer (precedentementedenominata Neufville, fino al 1995) diBarcellona, che conserva una parte con-sistente del materiale tipografico Bauer.
13. Revival of the fittest, op. cit.
6. Il Bauer Bodoninella versione digitale
in commercio, variante
tonda normale; sono
evidenziati i particolari
citati nella scheda.
maiuscola e minuscola, i raccordi
curvilinei nei tratti terminali
e concavità più graziose nelle
terminazioni degli ascendenti” [13].
Se è vero che rispetto alla
ricostruzione del Bodoni più diffusa
in quei tempi – l’ATF Bodoni – il BauerBodoni si sia avvicinato maggiormente
ai modelli originali, è anche vero che
ai nostri occhi, particolarmente dopo
il lavoro compiuto dai disegnatori
di FontShop e della ITC (vedi oltre),
esso denota alcune ‘libertà’
interpretative forse attribuibili anche
a una certa influenza del Didot;tuttavia esso resta ancor oggi,
nella sua versione digitale [6],
un bodoniano di riferimento.
6.
1506
Berthold Bodoni Antiqua
Nel 1930 la fonderia Berthold [14]
realizza il suo bodoniano in metallo,
denominandolo Bodoni Antiqua [7].
Sebbene secondo alcuni sia modellata
sul calco dell’ATF Bodoni, questa
versione introduce alcune
significative variazioni quali
una diversa interpretazione
del contrasto fra pieni e sottili
e un diverso rapporto fra ascendenti,
discendenti e occhio medio.
Il risultato, soprattutto nei corpi
da testo, è una maggiore leggibilità
e un colore diverso dal carattere
di Benton. Nel 1970 Günther
14. Berthold. Ha origine dall’industriametallurgica fondata a Berlino, nel1858, da Hermann Berthold. Nel 1893inizierà a occuparsi di caratteri tipogra-fici acquisendo gli originali di J.E. Wal-baum e divenendo in breve tempo unasocietà di dimensioni internazionali.Comincia sin dal 1935 a interessarsi dimacchine per fotocomposizione, rea-lizzandone nel 1958 un prototipo e av-viandone la produzione nel 1960. Di-retta da G.G. Lange a partire dal 1961,cesserà la produzione di caratteri me-tallici nel 1978 per iniziare poco dopola realizzazione di caratteri digitali. Nel1995 cesserà la propria attività, pur es-sendo i suoi font tuttora distribuiti. Il
7. Il Berthold BodoniAntiqua nell’attuale
ricostruzione digitale
(varianti tondo + oldstyle figures, tondo
+ small caps, corsivo
+ old style figures).
Progetto grafico 9, dicembre 2006 169
7.
Gerhard Lange ne realizzerà
una versione per la
fotocomposizione e, verso
la fine degli anni Ottanta, sarà
Karl Gerstner a disegnarne
una variante più chiara.
materiale tipografico – così come quel-lo della Typoart (vedi) – si trova nelMuseum für Verkehr und Technik diBerlino.
1507
170 Progetto grafico 9, dicembre 2006
8. Il Bodoni Campaniledella Ludlow nella
versione digitalizzata.
Ludlow Bodoni Modern
Disegnato dal direttore
del dipartimento di progettazione
caratteri della società Ludlow
Typograph [15] – lo scozzese Robert
Hunter Middleton – il Bodoni Modernfu prodotto a Chicago nel 1936
nei corpi 6, 8, 10, 12, 14, 18, 24, 30,
36, 42, 48, 60, 72; solo il corsivo
non vide il corpo 6. Furono fusi
in altre scalature anche i pesi blacke bold, con i rispettivi condensede italic, e il disegno anamorfico
chiamato Bodoni Campanile, molto
verticale [8]. Il Bodoni Campanile è
stato digitalizzato e verrà prodotto
da ITF, International Type Founders
15. The Ludlow Typograph Company.Fondata a Chicago nel 1906 da Wa-shington Ludlow, realizza nel 1909 lamacchina per composizione a caldoLudlow. Sotto la direzione di R.H.Middleton licenzierà ricostruzioni dicaratteri classici e caratteri originali.Sarà attiva fino al 1986 negli Usa e fi-no al 1990 in Gran Bretagna.
8.
<www.roostertypes.com>, nel 2006
nel formato OpenType Pro (cioè con
il supporto per le lingue dell’Europa
centrale e dell’Est, turco, polacco
e lingue baltiche).
1508
Tippecanoe
Questo carattere sperimentale
in metallo di W.A. Dwiggins apparve
fuggevolmente nell’opera SomeRandom Recollections di Alfred Knopf
(The Typophiles, 1949). Esso risulta
[9] ispirato all’ATF Bodonima “rielaborato da una combinazione
di interventi di chirurgia plastica
e di cosmetica. Le aste verticali
presentano delle èntasi [ovvero
il caratteristico rigonfiamento
adottato nelle colonne per ovviare
alla distorsione ottica che,
a una certa distanza, le fa apparire
più strette al centro, ndr]; la cassa
delle lettere tonde è rettilinea
da un lato, convessa dall’altro; la ‘O’
corsiva ha i lati di spessore diseguale,
mentre la ‘N’ presenta
un rigonfiamento posticcio
sull’angolo superiore sinistro” [16];
gli ascendenti hanno una lunghezza
16. Walter Tracy, Letters of Credit: aView of Type Design, David R. Godine,Boston 2003 (rist.).
17. Note sul Tippecanoe conservatenella Boston Library, a cura di TiffanyWardle.
9. Il Tippecanoedi Dwiggins
(da W. Tracy, op. cit.,
pag. 189).
Progetto grafico 9, dicembre 2006 171
sensibilmente maggiore
dei discendenti. Secondo Dwiggins,
“la parola giusta per descrivere
tutte le interpretazioni del Bodoni– Linotype, Monotype e anche
il cosiddetto ‘originale’ della Bauer –
è ‘noiose’.
Esse rendono un libro pesante
e privo di vita. Spesso desidero,
per un libro, il colore e il tono
che un carattere della levatura
del Bodoni può offrire, ma non posso
ottenerlo con le attuali serie
di caratteri [bodoniani, ndr].
L’idea che mi ha guidato
nel disegnare questo carattere
[il Tippecanoe, ndr] è stata l’azione
di una penna d’acciaio sottile
e flessibile […] Non si desidera
vederla nei dettagli, ma si vuole che
realizzi nell’insieme un’influenza atta
a dare movimento alle linee”.
Queste note sul Tippecanoedi Dwiggins vanno dal marzo 1942
al luglio 1945. La risposta
di Chauncey H. Griffith (assistente
del presidente di Mergenthaler
Linotype e successivamente esperto
di composizione) allo sviluppo
del carattere sembra positiva;
i disegni (si trattava ‘solo’ delle
maiuscole corsive) ritornarono
a Dwiggins con una lettera firmata
da Helen Jagau (allora assistente
di Griffith) datata 11 ottobre 1945.
In una lettera datata 1942 il nome
del carattere era ancora 268 Didot-Bodoni 9 pt (confermando così
l’attenzione di Dwiggins anche
nei confronti del modello tipografico
francese); più oltre nella lettera
si legge “è stato redatto un nuovo
resoconto sull’argomento, ma ancora
niente da fare” [17].
9.
1509
172 Progetto grafico 9, dicembre 2006
Letraset Carousel
Carousel [10] è un carattere
nerissimo per titolazioni e grandi
corpi disegnato da Gary Gillot
nel 1966 per Letraset [18] nelle
omonime serie di caratteri trasferibili
a freddo, maturato sui didoni classici
dei primi dell’Ottocento ma per
scopi pubblicitari. Grande occhio
medio, estremi contrasti,
accuratamente ingegnerizzata,
Carousel potrebbe essere visto
come una ottimizzazione dei vecchi
font per pubblicità così come
storicamente lo fu il carattere
Cooper Black di Oswald Bruce
Cooper (1921). Carousel è ora
commercializzato come font digitale
da Linotype e Elsner + Flake [19].
18. Esselte Letraset. Fondata da C.C.J.Davies a Londra, nel 1959, come Le-traset ltd., si occupa per una ventinad’anni della produzione di caratteri tra-sferibili. Dopo l’acquisizione nel 1981da parte della Esselte, ha iniziato la pro-duzione di caratteri digitali.
19. Elsner + Flake. Fonderia digitalecreata ad Amburgo, nel 1989, da Gün-ther Flake e Veronika Elsner. Ha in ca-talogo molte ricostruzioni di classici edigitalizzazioni dei caratteri della itc.
10. Il Carousel regulardigitalizzato dalla
Linotype. Si evidenzia
l’inadeguatezza
del corpo da testo
rispetto al corpo
da titoli.
10.
1510
Berthold Bodoni Old Face
Ancora una ricostruzione bodoniana
[11] per la Berthold, disegnata
nel 1983 da G.G. Lange per
la fotocomposizione: chiamato
Old face, ha subito conquistato
l’interesse dei grafici per l’avvicinarsi
all’immagine tipicamente bodoniana
e per l’utilizzo di tutte
le possibilità offerte dal nuovo
mezzo, comprese le varianti
di neretto e di nero insieme
al maiuscoletto e due forme
di cifre. Ne esiste una versione
digitale.
11. Il Berthold Old Facenella versione digitale.
Progetto grafico 9, dicembre 2006 173
11.
regular + osf
regular sc
italic + osf
italic sc
medium + osf
medium sc
medium italic + osf
medium italic sc
bold + osf
bold sc
bold italic + osf
bold italic sc
1511
174 Progetto grafico 9, dicembre 2006
WTC Our Bodoni
Disegnato nel 1989 da Tom Carnase
per lo studio di Massimo Vignelli
e prodotto in formato digitale
da WTC [20], l’Our Bodoni [12]
è un carattere da titoli pensato
per l’abbinamento con lineari come
l’Helvetica, funzionalmente alle scelte
tipografiche moderniste dello studio.
Coerentemente a questa prospettiva
esso presenta un’altezza maggiore
dell’occhio medio e una conseguente
riduzione dell’altezza di discendenti
e ascendenti, un rafforzamento
del colore e quattro forze d’asta
differenti.
20. wtc. World Typeface Center, fon-deria indipendente degli Usa, creata aNew York, nel 1980, da alcuni proget-tisti di caratteri tra cui Tom Carnase.
12. Confronto fra l’OurBodoni di Carnase
e Vignelli (sopra)
e il Bauer Bodoni digitale
(sotto), tratto
da Revival of the fittest,op. cit., pag. 61.
12.
1512
PDM Bach Bodoni
Disegnata da Piero De Macchi
nel 1989 su Mac OS 6, il Bach Bodoni[13] è il primo font che il calligrafo
e disegnatore di caratteri torinese
sviluppò per imparare a usare
il software Ikarus, al tempo uno
strumento meraviglioso in grado
di rispettare la manualità artigiana
per trasformarla in un prodotto
informatico. Racconta De Macchi:
“Scelsi uno stile bodoniano perché
richiede rigore ed è sempre
un ottimo banco di prova,
e anche per verificare le mie stesse
capacità nel disegno. Disegnai –
diligentemente a mano, su cartoncino
– i segni principali di light e bold,
per ricavare altre serie intermedie
mediante interpolazione. Poi mi
accinsi ad aggiungere un corsivo.
Questa è forse la serie che mi piace
di più, forse per la decisa inclinazione
d’asta (quasi doppia del tradizionale)
che lo rende calligrafico”. È possibile
una prossima ridigitalizzazione con
FontLab, con la modifica di alcuni
parametri quali l’occhio medio,
gli ascendenti, lo spessore troppo
esile delle grazie nelle serie più
pesanti, e alcuni avvicinamenti.
13. Il PDM Bach Bodoninelle cinque varianti.
Progetto grafico 9, dicembre 2006 175
13.
1513
176 Progetto grafico 9, dicembre 2006
FontFont Bodoni Classic
Disegnato nel corso di due anni
da Gert Weischer per FontShop
International [21] e pubblicato
nel 1994, il Bodoni Classic [14]
ha come intento la ricostruzione
in formato digitale degli esempi
pubblicati nel Manuale tipograficodi Bodoni. Presenta una serie
di ornamenti caratteristici
dell’originale ma il corsivo, sebbene
rispettoso del contrasto del proto-
tipo, ha un’inclinazione diversa
rispetto a quella dell’originale.
Numerosi dettagli si avvicinano
al modello storico, come la grazia
arrotondata della gamba della ‘R’
o il disegno di lettere corsive come
‘v’, ‘w’, ‘x’, ‘y’ che presentano aste
diagonali sensibilmente curve.
È un’interessante operazione
di impronta filologica accurata,
che ha subìto tuttavia la formidabile
concorrenza del quasi
contemporaneo ITC Bodoni(vedi oltre).
21. FontShop International. Societàproduttrice e distributrice di caratteri di-gitali, creata da Erik e Joan Spieker-mann a Berlino, nel 1989, a cui si ag-giunse in seguito Neville Brody. Dal1991 ha pubblicato la rivista “Fuse”.“FontShop divenne un canale per i de-signer di caratteri che proprio allora en-travano in campo, i quali facevano essistessi la maggior parte del lavoro di svi-luppo e ricevevano royalties più alte diquelle pagate dai produttori tradiziona-li. FontShop divenne presto un indice diriferimento dei caratteri disponibili”(Robin Kinross, Tipografia moderna.Saggio di storia critica, Stampa Alter-nativa & Graffiti, Collana scritture,2005).
14. Il Bodoni Classicnelle sue numerose
varianti.
1514
Progetto grafico 9, dicembre 2006 177
14.
1515
178 Progetto grafico 9, dicembre 2006
ITC Bodoni
Pochi mesi dopo la pubblicazione del
Bodoni Classic (vedi), a seguito di una
ricerca di oltre tre anni effettuata
al Museo Bodoniano di Parma
sulle innumerevoli e sottili varianti
affinate da Bodoni nel corso
del tempo, un gruppo di progettisti
dell’ITC [22], composto da Sumner
Stone, Holly Goldsmith, Janice
Prescott Fishman, Allan Halley
e Ilene Stritzver, realizza tre serie
di caratteri: l’ITC Bodoni Seventy Two,
Twelve e Six. La prima serie, ispirata
al Bodoni Papale [15], è pensata
per titolazioni a grande corpo.
La serie Six, progettata per piccolo
corpo, è modellata sul FilosofiaBassano. La serie intermedia, Twelve,
è il risultato di una interpolazione
all’elaboratore che testimonierebbe,
secondo Stone, “l’esatta immagine
visiva dei caratteri di Bodoni che egli
sviluppò e mantenne nel corso di
molti anni” [23]. L’aspetto più
interessante dell’ITC Bodoni risiede
proprio nella formulazione di tre
diversi disegni; una differenziazione
che, sebbene qui ottenga esiti
discutibili, rispecchia in parte la
metodologia bodoniana
dell’aggiustamento del disegno
del carattere a seconda di ciascuno
dei differenti corpi, che garantiva
un’accurata leggibilità
e il mantenimento delle
caratteristiche più sottili. Ogni serie
include tondo, corsivo, nero,
maiuscoletto e numeri minuscoli.
Insieme alle tre serie l’ITC Bodonipresenta anche il piú recente SeventyTwo Swash Book italic [16],
improntato alle ‘majuscole
cancelleresche’ del Manualetipografico.
22. International Typeface Corpora-tion. Fondata a New York, nel 1969, daAaron Burns, Herb Lubalin ed EdwardRondthaler, come società di produzio-ne e distribuzione di caratteri per la fo-tocomposizione, estendendo i propriinteressi ai caratteri digitali negli anniOttanta. Diretta da Lubalin fino alla suascomparsa nel 1981, ha pubblicato dal1974 la rivista sulla tipografia “U&lc”(Upper and low case). Nel 1986 è stataacquistata da Esselte Letraset.
23. Revival of the fittest, op. cit.
15. Un confronto fra
Papale, ITC BodoniSeventy Two e BauerBodoni, tratto da Revivalof the fittest, op. cit.,
pag. 61.
16. La serie Seventy TwoSwash Book Italicdell’ITC Bodoni, da
Revival of the fittest, op.
cit., pag. 61.
17. ITC Bodoni SeventyTwo, 72 pt.
18. ITC Bodoni Twelve,
20 pt.
19. ITC Bodoni Six, 6 pt.
20. ITC BodoniOrnaments.
15.
16.
1516
Progetto grafico 9, dicembre 2006 179
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
1 2 3 4 $ ! % * ) + , 5 6 / ( .
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w s t x q r y j p u v §
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17.
18.
19.
20.
1517
180 Progetto grafico 9, dicembre 2006
Filosofia
Con il Filosofia, disegnato da Zuzana
Licko nel 1996 per Emigre [24],
siamo di fronte a un’altra
interpretazione tutta contemporanea
di un classico come il Bodoni. La cifra
stilistica del Filosofia consiste
in una forte tendenza
alla geometrizzazione (ad esempio
nel ritorno a raccordi ad angolo
retto) e nella ricerca
di una verticalizzazione delle forme.
Secondo la Licko, “la ricerca
preliminare per la realizzazione
del Filosofia ha incluso lo studio
di varie versioni del Bodoni, dalle
stampe originali dell’Autore
ai recenti ridisegni come quello
dell’ITC. Tuttavia non ho usato
nessun particolare spècimen come
modello. Piuttosto, ho disegnato
il mio Bodoni a memoria, in maniera
simile al procedimento della
trascrizione, mentre seguivo la guida
di misurazioni approssimative per
conservare le proporzioni di base
[…]. Vi sono molti dettagli, nelle mie
24. Emigre. Creata a Berkeley, nel1985, da Rudy VanderLans e da Zuza-na Licko (entrambi ‘emigrati’ dall’Eu-ropa, il primo dall’Olanda, la secondadalla Slovacchia), la fonderia digitaleEmigre si è poi trasferita, nel 1992, aSacramento. Da ricordare la pubblica-zione della omonima rivista a partiredal 1984.
25. Zuzana Licko, intervista su “Emigre”<www.emigre.com/Licko.php>.
26. Zuzana Licko, Filosofia <www.e-migre.com/filosofia.php>. Testo pub-blicato per la prima volta nel manifestopromozionale del carattere Filosofia,intitolato It’s their Bodoni e disegnatoda Massimo Vignelli <www.emigre.com /EPosters.php?id=45>.
27. Dave Laney, You say Bodoni, I sayBodoni, in “Font Haus online Magazi-ne” <www.fonthaus.com/xheight/ bodoni.cfm>.
ricostruzioni di caratteri come
il Filosofia, che non hanno origini
storiche, come le terminazioni
arrotondate della ‘s’ minuscola,
una decisione progettuale coerente
al contesto delle grazie arrotondate
che ho scelto per questo carattere.
Quando progetto una ricostruzione
di un carattere cerco di ‘interrogare’
la forma di ogni carattere e di ogni
elemento secondo la mia sensibilità,
come se stessi progettando
un carattere originale” [25].
“Il Filosofia è la mia interpretazione
di un Bodoni. Esso mostra la mia
personale preferenza nei confronti
di un Bodoni geometrizzante, mentre
include dettagli come le terminazioni
leggermente arrotondate e irregolari
delle grazie, che appaiono sovente
in esemplari a stampa dell’opera
di Bodoni e riflettono le tecniche
di stampa della sua epoca” [26].
Questo carattere, a mio avviso, è
in bilico tra l’approccio ‘storico’
tardomoderno e quello ‘geografico’
postmoderno (vedi l’articolo.
Caratteri classici, di Fabrizio M. Rossi
a pagina 140); questa oscillazione,
oltre che dalle affermazioni della
stessa Autrice, mi sembra ben
esemplificata dalla ‘riconciliazione’
tra il tardomoderno Vignelli
e la Licko, avvenuta nel 1996 con
il disegno da parte di Vignelli
(che, secondo Dave Laney [27],
aveva precedentemente criticato
il lavoro della Emigre) del manifesto
promozionale per il Filosofia,
It’s their Bodoni. Il Filosofiaè disegnato in due serie principali:
il Filosofia Regular, per corpi da testo,
con contrasto ridotto rispetto alla
serie da titoli, e il Filosofia Grand,
più delicato e raffinato (comprensivo
di una serie Unicase che si avvicina
all’idea dell’Alphabet Twenty Sixdi Bradbury Thompson, presentando
forme maiuscole e minuscole della
stessa altezza). Entrambe le serie
includono le varianti tondo e corsivo,
nero, maiuscoletto e frazioni [21].
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
Filosofia regular
Filosofia italic
21. Le serie regular,
italic, bold, grand bold,
fractions, grand, grand
caps, small caps
e unicase del Filosofia.
1518
Progetto grafico 9, dicembre 2006 181
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQR
STUVWXYZ
abcdefghijklmnopqrstuvwxyz
0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghijklmnopqrstuvwxyz0123456789
Filosofia unicase
Filosofia small caps
Filosofia grand caps
Filosofia grand
Filosofia fractions
Filosofia grand bold
Filosofia bold
21.
1519
182 Progetto grafico 9, dicembre 2006
Linotype Gianotten
Frutto di un procedimento durato
cinque anni, nel 2000 Linotype
pubblica quest’interpretazione [22]
di Antonio Pace dei tipi classici
bodoniani studiati dallo stesso
designer (allora studente al College
of Design di Offenbach) al Museo
Bodoni di Parma, nel 1992.
Il nome Gianotten non è in relazione
all’attività di Bodoni, ma fu dato
in onore del tipografo olandese Henk
W.J. Gianotten. Pace (designer del
font Area per il Comune di Milano)
perseguì la strada della leggibilità per
i corpi da testo, così come mostrati
nel Manuale tipografico. Il Gianottenpresenta un occhio medio ragionato,
i raccordi alle aste sono arrotondati
e le grazie, contenute in estensione
orizzontale, sono leggermente flesse.
La famiglia, alquanto estesa,
comprende sei tondi e cinque
corsivi: light, regular, medium, bold,
heavy e black nelle rispettive versioni
corsive (tranne la black),
e il maiuscoletto (con numeri
minuscoli) solo per la light.
1520
Progetto grafico 9, dicembre 2006 183
22. Varianti
del carattere LinotypeGianotten;
48 pt.
22.
1521
184 Progetto grafico 9, dicembre 2006
Preuß Battista
Il font di Ingo Preuß [23], realizzato
per la Preuß Type [28] trova le sue
radici negli specímina di Alexander
Wilson, John Bell, Edmund Fry
e Alexander Thibaudeau disponibili
presso la fonderia inglese Stephenson
Blake & Co. [29].
Alla fine dell’Ottocento,
un incisore di punzoni sconosciuto
incise per la fonderia tedesca
Schelter und Giesecke [30] un font
nerissimo partendo da quei disegni.
Preuß, con un ottimo controllo
dell’artigianato digitale, riporta in vita
armoniosa tale font nel 2005,
con varianti decorative, filetti, ombre
e numeri minuscoli.
28. Preuß Type. Fonderia digitale crea-ta da Ingo Preuß a Ladenburg (nei pres-si di Heidelberg, in Germania) nel1996.
29. Stephenson Blake & Co. Fonderia dicaratteri costituitasi a Sheffield, nel1819, a seguito dell’acquisizione dellafonderia londinese di William Caslon ivda parte di John Stephenson, JamesBlake e William Garnett. La società siamplierà con l’acquisizione di altre fon-derie come la Charles Reed & Sons(1905) e la H.W. Caslon & Co. (1937).Produrrà caratteri in metallo fino ai gior-ni nostri.
30. Schelter und Giesecke. Societàcreata a Lipsia, nel 1819, dall’incisoredi caratteri Johann Andreas GottfriedSchelter e dal fonditore Christian Frie-drich Giesecke. La fonderia verrà na-zionalizzata nel 1946 e, successiva-mente, prima incorporata alla Schrift-guß e poi scissa nella Buchdruckma-schinenwerk di Lipsia e nella fonderiaTypoart (vedi) di Dresda.
23. Varianti del PreußBattista: regular, italic,
open, stroke, ornate.
23.
1522
Progetto grafico 9, dicembre 2006 185
Nel corso della sua lunga e prolifica
carriera, Aldo Novarese (1920-1995)
ha affrontato più volte il tema della
reminiscenza bodoniana nei caratteri
tipografici; si è voluto riunire
in un’unica scheda una panoramica
di tali lavori che illustrano
le inesauribili possibilità di variazione
sul tema. L’Arbiter (disegnato per
la Berthold nel 1989 nelle varianti
chiaro tondo, nero tondo, chiaro corsivoe nero corsivo [24])
è “carattere elegante nello stile
chiaro bodoniano con grazie limitate
e curve leggermente squadrate
per ottenere compattezza e buona
leggibilità. Il disegno di questo
alfabeto, pur rientrando
perfettamente nei canoni classici,
contravviene con molte libertà
stilistiche, che includono
il ‘divertimento’ nella costruzione
di molti segni. La coerenza rimane
comunque perfetta, e il risultato
è originalissimo” [31]. L’Editorial [25]
è un bodoniano anamorfico nelle
varianti ultra tondo e ultra corsivo.
Il Nova Bodoni [26] e il Regista [27]
sono due studi sul tema bodoniano,
entrambi dalle forme ampie
e con un occhio medio generoso;
il primo presenta le due varianti
tonda e corsiva; il secondo, nella sola
variante del tondo, si fa notare per
la ‘a’ minuscola dalla forma prossima
a quella corsiva, benché di postura
tonda. L’Exempla [28], disegnato
nel 1961 per Photo Typositor,
31. Aldo Novarese, Il segno alfabetico,Associazione culturale Progresso Gra-fico, Torino 1998. Da questa opera so-no tratte tutte le illustrazioni dei carat-teri di Novarese citati.
32. Idem.
33. Idem.
“si potrebbe classificare come
‘bodoniano fantasia’ in quanto
le grazie non sono filiformi
ma pronunciate agli apici per ragioni
tecniche e pratiche della
fotocomposizione. Le curve tendono
a un profilo leggermente quadro
al fine di ottenere maggior
compattezza nella composizione”
[32]. Il Fenice [29], edito fra il 1971
e il 1980 prima per la Berthold-
Linotype poi per la ITC,
ha conosciuto un largo successo
internazionale, “da attribuirsi
alla originalità del suo disegno.
Le terminazioni triangolare
e pronunciate di molti segni […]
non tolgono nulla alla purezza della
struttura classica, anzi aggiungono
personalità in chiave moderna.
Il disegno del Fenice, di proporzione
leggermente stretta e con il basso
rapporto maiuscolo/minuscolo,
consente il massimo sfruttamento
dello spazio” [33]. È disponibile
in otto serie diverse.
24.
24. Le quattro varianti
dell’Arbiter: tondo
chiaro, tondo nero,
corsivo chiaro e
corsivo nero.
Bodoniani di Aldo Novarese
1523
26. Le due varianti
dello studio per
il Nova Bodoni.
27. Lo studio per
il Regista.
28. Il bodoniano
‘fantasia’ Exempla.
186 Progetto grafico 9, dicembre 2006
25. Le due varianti
dell’Editorial: tondo ultra e corsivo
ultra.
25.
26.
27.
28.
1524
Progetto grafico 9, dicembre 2006 187
29. Le otto varianti
dell’ITC Fenice.
29.
Fenice light
Fenice light italic
Fenice regular
Fenice bold
Fenice ultra Fenice ultra oblique
Fenice bold oblique
Fenice regular oblique
1525
I caratteri bodoniani sono stati
spesso utilizzati per la stesura
di tavole didattiche tipografiche.
In questo caso [30, 31, 32]
si tratta di materiale realizzato
nell’anno scolastico 1976/1977
dalla Società Umanitaria Scuola del
Libro di Milano (la mitica Umanitaria
di Albe Steiner).
La particolarità consiste nel fatto che
questo materiale didattico è stato
tutto realizzato a scuola dagli
studenti e dagli insegnanti: progetto
grafico, disegno delle tavole,
impaginazione, fotolito, stampa
e confezione; l’Umanitaria aveva
infatti un ciclo completo di stampa
al suo interno, e sono diverse
le pubblicazioni didattiche portate
a termine da essa.
Il ridisegno dei caratteri bodoniani
eseguito anche da piccole fonderie
italiane, sebbene non assurga
a modello paragonabile con
i casi citati nelle pagine precedenti,
è tuttavia un ulteriore esempio
della popolarità diffusa di un
proto-tìpo storico.
Qui si mostrano alcuni esempi
[33] del Bodoni realizzato ancora
in metallo dalla Fonderia Tipografica
Cooperativa di Peschiera Borromeo
(Milano); sono pagine tratte dal
campionario dell’azienda del 1973
[34].
34. Si ringrazia Lodovico Gualzetti peraver fornito notizie e immagini per que-st’ultima scheda.
30. 31. 32. Frontespizio
e tavole della
pubblicazione didattica
realizzata dalla Società
Umanitaria Scuola
del Libro, nel 1977,
con caratteri
bodoniani.
188 Progetto grafico 9, dicembre 2006
I bodoniani nella didatticatipografica e nelle piccolefonderie italiane
30.
31.
1526
Progetto grafico 9, dicembre 2006 189
33. Frontespizio dello
specimen pubblicato
nel campionario
di caratteri del 1973
della Fonderia
Tipografica
Cooperativa.
32.
33.
1527