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774 - Scommessa seducente - L. Greenwood 775 - Cuore bretone - T. Brisbin 776 - La legge del cuore - M. Moore 777 - Il fuoco del desiderio - S. Bennett 778 - Il conte bandito - C. Townend 779 - I segreti del maniero - A. Ashley 780 - L'onore di una gentildonna - K. Hawkins 781 - I confini della passione - B. Gifford 782 - Misteri e sospetti - M. Nichols 783 - Il cavaliere della contessa - A. Herries 784 - Una lettera dal passato - L. Lael Miller 785 - Scandalosa Isabella - J. Ashley 786 - Al servizio della regina - A. J. Forrest 787 - Scacco al visconte - L. Allen 788 - La resa del guerriero - M. Willingham 789 - Una moglie sconveniente - M. Nichols 790 - L'ombra del destino - D. Hale 791 - Il corsaro gentiluomo - A. Lethbridge 792 - Prigioniera del guerriero - J. Fulford 793 - Tentazione segreta - S. Laurens 794 - Per amore di una nobildonna - D. Hale 795 - L'onore in gioco - C. Merrill 796 - Partita col destino - K. Hawkins 797 - Una moglie per il barone - M. Nichols 798 - Fiore di Scozia - S. Auci 799 - Notti d'Oriente - D. Hale

STEFANIA AUCI

Fiore di Scozia

Fiore di Scozia © 2011 Stefania Auci

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici

ottobre 2011

Questo volume è stato stampato nel settembre 2011 presso la Rotolito Lombarda - Milano

I GRANDI ROMANZI STORICI

ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 798 del 15/10/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

Dedica

Ai miei genitori, che mi hanno insegnato con l’esempio

cosa significa amarsi nella buona e nella cattiva sorte.

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Prologo

Aberdeen, 5 agosto 1745 Un vento leggero profumato di sole e mare giungeva dal fiume attraverso gli alberi. Scompigliava i capel-li del giovane che camminava a passo svelto attra-verso il bosco, lo sguardo carico di un'allegria scin-tillante e un sorriso spensierato sulle labbra. Sotto i suoi piedi, sterpi e sassolini crepitavano con un suo-no raschiante. Era una persona felice. Di colpo, si aprì dinanzi ai suoi occhi uno spiazzo coperto di erba bassa, diviso per metà da un tronco di quercia abbattuto da un fulmine, molti anni prima. Affondava i suoi rami nel fiume Dee, aggroviglian-dosi alle rocce dell'argine. E, su uno di quei massi, una donna. Non una donna qualunque, si corresse. La mia fu-tura, splendida moglie. Seduta su una larga pietra liscia, con la gonna ar-rotolata fin quasi alle ginocchia, dondolava i piedi nell'acqua. Canticchiava una canzone a occhi chiusi, seguendone il ritmo con le dita e crogiolandosi nel sole dell'estate scozzese. La sua sagoma si specchia-

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va nel fiume e in quel riflesso la sua pelle pareva chiarissima, una macchia di luce contro il verde scu-ro degli alberi che si riflettevano nell'acqua. A passi cauti, l'uomo le si avvicinò alle spalle; poi con uno scatto l'abbracciò strappandole un grido di protesta. «Alex! Mi hai spaventata, accidenti a te!» Alexander Morgan rise. «Che modo di rispondere è questo? La mia futura sposa non può adoperare un simile linguaggio!» Le tolse il cappellino di stoffa che le nascondeva i capelli e lo fece volare sul prato. Una cascata rosso tiziano le coprì il viso, scivo-landole sulla schiena come un mantello di raso. L'uomo le rivolse un sorriso deliziato. «Non li hai legati» le sussurrò contro l'orecchio, accarezzandole le tempie. «Sai che tentazione rappresentano i tuoi capelli, Deirdre?» Deirdre Murray lo squadrò da sotto in su con un'occhiata tagliente dei suoi occhi viola della stessa tonalità intensa del cardo, il fiore simbolo della Sco-zia. E lei era esattamente così: bella e pungente. «L'acqua è gelida. Hai pensato all'opportunità di fare un bagno per calmare i tuoi ardori?» Alexander la strinse di più, imprigionandola con-tro la roccia piatta dove lei si era seduta ad attender-lo. Le rivolse un'occhiata sorniona. «Solo se lo farai con me» ribatté, serafico. Le sfiorò il collo con due dita e le sollevò il viso costringendola a guardarlo. «Ti permetto di tenere addosso la camiciola» con-cluse, accompagnando la frase con un sorriso ange-lico. Le labbra di Deirdre si assottigliarono in una smorfia di stizza troppo esagerata per essere autenti-ca. Tentò di spingerlo via con le mani, ma Alex le imprigionò le dita fra le proprie.

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«Sei un autentico caprone.» Negli occhi le danza-va una risata, ma nascosta ancora più in fondo nel suo sguardo Alexander scorse una scintilla: deside-rio. Forse anche tentazione. «Non dirmi che l'idea non ti alletta nemmeno un po'.» Le scostò i capelli dalla fronte e iniziò a sfio-rarle il volto con le labbra. Erano carezze leggere, baci sussurrati che le fecero accelerare il respiro. «Tu... io... nell'acqua. Insieme» continuò Alexander con voce bassa, scendendo lungo la linea della gola fino ad arrivare al colletto dell'abito di tela leggera. Deirdre sentì i propri pensieri farsi inconsistenti. La luce del sole le invase gli occhi attraverso le pal-pebre socchiuse, mentre le dita di Alexander le scor-revano lungo il corpo, accarezzandole la pelle sotto il colletto di mussola. All'improvviso, il sole diven-ne troppo caldo, i rumori del bosco si fecero ovatta-ti. C'era solo il fruscio del fiume che correva con lo stesso ritmo del suo sangue, pulsando rapido. Quasi senza rendersene conto, Deirdre circondò le spalle di Alexander con le braccia, fino a che la sua ombra non le coprì il viso. Avvertì con un brivido il freddo dell'acqua risalirle su per le gambe, mesco-landosi al calore che proveniva dal proprio corpo. «Stai cercando di sedurmi, Alexander Morgan?» mormorò, riaprendo gli occhi, con voce meno ferma di quanto avesse voluto. «E se anche fosse?» L'uomo sollevò la testa e lei riuscì a fissarlo negli occhi, grandi e azzurri: ridevano, ma nello stesso tempo tradivano un desiderio profondo, un'emozione che le fece tremare l'anima. Alexander aveva un sor-riso che partiva dagli occhi, passava per le labbra e le giungeva dritto al cuore. Deirdre gli scostò una ciocca dei lunghi capelli

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castani dalla fronte con un'insolita tenerezza. «Non... non è giusto. Siamo solo promessi, non sposati» dichiarò, deglutendo. La percezione di ciò che aveva scorto nei suoi occhi l'aveva spaventata, e non perché avesse paura di Alexander: aveva letto nel suo sguardo lo stesso desiderio che avvertiva in sé. Maledisse la ragione che la costringeva a pro-nunciare quelle parole, quando il suo corpo e l'anima non desideravano altro che assecondarlo. «Solo un bagno» la tentò di nuovo lui. La sua vo-ce bassa le dava i brividi. «Null'altro. Terrò le mani a posto» promise. Negli occhi, un'espressione inno-cente. Deirdre sollevò un sopracciglio e scoccò un'oc-chiata sarcastica alla mano poggiata sul suo seno. «Come stai facendo adesso?» Non si era nemmeno accorta che le aveva slaccia-to il colletto. Santo cielo! Lui rispose con un'occhiata colpevole. Lentamen-te, spostò la mano. «Non vuoi?» le chiese, lo sguar-do implorante in cui prevaleva il disappunto sul di-vertimento. Deirdre si mise a sedere di scatto. Raccolse le gambe sotto le gonne e richiuse l'abito con gesti nervosi. Sbuffò, tentando di respingere la frustrazio-ne che le bruciava dentro. «No. Non dovresti nem-meno chiederlo» ribatté secca, ignorando le proteste del proprio corpo. Di nuovo, Alexander l'afferrò di colpo e la co-strinse a stendersi, stringendola in un abbraccio forte e dolce insieme. Deirdre stava per protestare, ma qualcosa nel suo sguardo le fece morire le parole sulle labbra. Era serio, oscuro. «Ascoltami, ti prego. Se le chiacchiere che girano sono veritiere, il Principe Carlo potrebbe sbarcare

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presto qui in Scozia. Allora tu sai cosa accadrà» mormorò, sfiorandole il viso con una carezza. La sua voce era venata di un rimpianto struggente. Deirdre deglutì, amara. Il desiderio fisico fu spaz-zato via da una tristezza che si mescolava a un timo-re inquietante, difficile da ignorare. «Partirai, non è vero?» chiese atona, distogliendo lo sguardo. «È ciò che desidero più al mondo. Ciò che aspet-to, che tutti noi attendiamo da più di trent'anni. Uno Stuart a capo della nostra gente... Sì, io seguirò Car-lo. E sarà ben prima di quanto immaginiamo, se le notizie che giungono da nord sono fondate.» La ragazza sospirò. Capiva perfettamente. Uno Stuart sul trono scozzese. Vivere da uomini liberi. Era un sogno tramandato da generazioni, qualcosa di più di un'utopia. «So che cosa provi, Alex... ma ho paura. Per te, per ciò che ci aspetta. Sarà una guerra durissima» confessò lei, senza nascondere la malinconia nella voce. Il bacio di Alexander la colse di sorpresa e la sconvolse. Era appassionato e triste, vorace e insie-me impacciato; le accese i sensi, confondendola. La radura, il fiume e la luce che li avvolgevano scom-parvero. «Alex, non...» L'uomo sollevò la testa di poco. Le prese le mani e le bloccò sopra la sua testa. «Non fermarmi» la implorò con un tono che mescolava comando e sup-plica e che le raggiunse l'anima. Non stava menten-do. Non era una scusa per sedurla. Lo sguardo del-l'uomo era pieno di una passione dolorosa che fran-tumò ogni difesa. «Ho bisogno di te. Adesso.» Deirdre sentì il cuore stringersi. No, non lo avreb-

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be fermato. Lo abbracciò, attirandolo su di sé. I loro corpi presero fuoco come paglia cosparsa di pece. Non le importava che fossero all'aperto o che poco distante ci fosse una fattoria: erano soli al mondo, innocenti e affamati come Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. «Deirdre? Alexander?» La voce importuna giunse da lontano, proprio nel momento in cui Alexander aveva iniziato ad acca-rezzarle le gambe nude. La giovane aprì gli occhi, sbattendo le palpebre più volte, e si trovò a fissare il cielo azzurro. La sua testa era immersa in un'atmo-sfera lattiginosa, a metà tra sogno e coscienza. «Ehi? Dove siete?» Il sole le invase gli occhi, accecandola. Di colpo, lei udì gli uccelli, i belati delle pecore, il frinire de-gli insetti. Anche Alexander sollevò la testa e la fis-sò, gli occhi appannati dal desiderio che lentamente riacquistavano lucidità. Deglutì. «Tua sorella? Caitriona è qui?» scandì sottovoce, esasperato. «Mia madre ha voluto che mi accompagnasse. Le avevo detto di fare una passeggiata da sola, ma... deve essere già di ritorno» rispose lei con le labbra secche. Alexander rotolò sulla schiena, a braccia aperte. Chiuse gli occhi. «Dio santo, Deirdre! Hai vent'anni, sono quasi tuo marito! Quand'è che tua madre capirà che non hai più bisogno della scorta?» Dal folto del bosco giunse loro la voce di Caitrio-na. «Dove siete finiti? Non sapete quale notizia è ar-rivata al porto!» Deirdre emise un suono a metà tra un ringhio e uno sbuffo di frustrazione. Si rassettò alla meglio il vestito e raccolse i capelli sotto il cappellino. «Sia-

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mo qui!» gridò, ignorando l'occhiata gelida di Ale-xander che si era messo a sedere sugli scogli dando-le le spalle. «Spero che sia importante, altrimenti affibbierò uno scapaccione a quella peste» grugnì lui con mala-grazia. Caitriona apparve nella radura saltellando come un folletto. A differenza della sorella, la giovane Murray non aveva né capelli rossi né occhi viola. Aveva un fascino discreto, misterioso, che l'adole-scenza tardava a svelare. I suoi capelli biondi, ricci e ribelli, sfuggivano al cappellino e il suo sguardo nocciola brillò di malizia quando notò l'espressione carica di malumore Alexander e i vestiti in disordine della sorella. «Non vi ho disturbato, vero?» esordì, mordic-chiandosi il labbro inferiore per nascondere una risa-ta. Deirdre alzò gli occhi al cielo. «Caitriona, per l'a-mor di Dio, che cos'è successo? Le tue grida si sen-tivano sino al porto!» La ragazzina saltellò su una gamba e poi sull'altra, ridendo. «È arrivato!» La sorella corrugò la fronte, scoccandole un'oc-chiata perplessa. «Chi?» Si volse a guardare Ale-xander. L'uomo si era rimesso in piedi con movi-menti lenti e fissava Caitriona incredulo. «Di chi parlate?» Alex avanzò di alcuni passi. «Lui?» La ragazzina assentì. «Sì. Proprio lui. È sbarcato dalle parti di Arisaig alcuni giorni fa. Ho incontrato nostro fratello Edward per strada: stava recandosi al quartier generale di Lord Lewis Gordon. Pare che stia organizzando un drappello e...» Alexander eruppe in una risata fragorosa. «Final-

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mente! Dio ha ascoltato le nostre preghiere!» Deirdre rabbrividì, mentre il sole estivo lasciava il posto a una nube cupa e fredda che le avvolse mente e cuore. Non c'era bisogno di dire il suo nome. Carlo Stuart era approdato in Scozia e presto i clan di fede giacobita si sarebbero raccolti attorno a lui. E questo significava solo una cosa: presto Ale-xander sarebbe partito per la guerra. Sarebbe andato via, l'avrebbe lasciata per combattere e chissà quan-do – o se – sarebbe tornato. Dinanzi a lei, Caitriona e Alexander parlottavano fitto. I loro visi erano illuminati dall'entusiasmo, gli occhi brillanti di eccitazione. Lui era così, così... im-paziente di partire. È già lontano da me, considerò Deirdre. Deglutì. È qui, ma è già partito a cavallo con i suoi amici, con il principe. Il loro momento di magia era fuggi-to, scivolato via come sabbia tra le dita. «Vado al quartier generale. Laggiù ci saranno senza dubbio Marcus e gli altri» annunciò Alexan-der. Guardò le due ragazze, poi scoccò un sorriso fe-lice a Deirdre. «Passerò a trovarti non appena avrò notizie certe della partenza» le disse, sfiorandole la fronte con un bacio. Lei si costrinse a sorridere e annuì. «Va' pure.» Lo guardò allontanarsi per il sentiero tra gli albe-ri, poi si voltò verso il fiume che scorreva cantando alle sue spalle. Le acque erano inondate da riflessi d'oro e d'argento che si riflettevano sulle fronde so-pra di lei. Tutto era in armonia. Tranne il suo cuore. Perché sapeva che presto Alexander le avrebbe detto addio.

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Aberdeen, 10 agosto 1745 «Dunque, siete proprio deciso a partire.» La donna parlò senza guardare in viso il suo ospite, stringendo forte una tazza fra le dita avvizzite. Ridusse le labbra a una riga sottile e scosse la testa. «Siete uno sciocco, come tutti gli altri.» Il silenzio che regnava nel piccolo salottino dalle pareti rivestite di legno divenne invadente ai limiti del fastidio. Una luce morbida filtrava attraverso le tende, illuminando il divano di velluto giallo e il ta-volino ingombro da tazze, bicchierini e biscotti. Alexander scrutò il viso duro della madre di Deir-dre, incupito dagli anni e dai malanni. Respirò a fon-do. «Sapevate che sarebbe accaduto, Mrs. Murray. Non ho mai fatto mistero di essere fedele agli Stuart» ribatté, cortese ma fermo. A quelle parole, la donna sospirò risentita. «Già! E, mentre voi andrete dietro a Bonnie Prince Charlie, mia figlia rimarrà qui a disperarsi per voi! Che stupi-dità, questa mania degli uomini di lottare per le cause perse...» Deirdre entrò nella stanza giusto in tempo per udire

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l'ennesima lamentela della madre. «Mamma! Non rimproverate Alexander per la sua scelta: sono orgo-gliosa che vada a combattere contro i Sassenachs. Se potessi, partirei anche io» protestò, alzando gli occhi al soffitto. «Oh, Deirdre! Sei una figlia ingrata, non sai cosa dici!» Ignorando la sequela di lamenti, Alexander si alzò in piedi, prese le mani di Deirdre e la sfiorò con un bacio. Assaporò il benessere che provava ogni volta che si trovava accanto a lei. Si conoscevano sin da bambi-ni, si amavano da più di un anno e il loro fidanzamen-to risaliva a poco meno di sei mesi prima. «Sono venuto a salutarti, mia amata. Io e gli altri partiremo tra pochi minuti» mormorò, tornando a se-dersi. Deirdre lo seguì e si sedette accanto a lui. Era tesa. Rigida. «Sì. Capisco.» Si scambiarono uno sguardo intenso: le immagini, le sensazioni, i brividi del pomeriggio al fiume Dee passarono dall'uno all'altro con la violenza di un ful-mine. I loro occhi, pieni di una passione struggente, rimasero allacciati a lungo. Il suono di una tazza di porcellana posata con forza sul tavolino li fece sobbalzare. Con un sorriso stirac-chiato, Alex rivolse la propria attenzione alla madre di Deirdre. No, non era una donna che si faceva ama-re, quella. Tutto il contrario della figlia. «Perdonatemi... Stavate dicendo?» chiese, abboz-zando un sorriso di circostanza. Non era facile parlare alla futura suocera immaginando di fare l'amore con Deirdre. «Dicevo che capirete come la vostra scelta di parti-re renda il futuro di mia figlia incerto. Dovreste sen-

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tirvi in colpa per il vostro egoismo e non essere tanto orgoglioso di abbandonare una ragazza che vi ama.» Alexander s'irrigidì. «Ciò che io desidero è dare a mia moglie e ai miei figli una terra libera. Per questo ho deciso di combattere per il Giovane Pretendente. Non credo sia una scelta egoistica.» A quelle parole, la donna divenne sprezzante. Con uno scatto di rabbia batté sul pavimento il bastone che teneva fra le mani. «Combattere! Per chi? Per un damerino che ha passato la vita nei salotti di mezza Europa? Spero solo che i vostri sogni non finiscano in cenere... e che non trasciniate mia figlia in tale cene-re. Ho già la mia dose di tribolazioni con quell'inco-sciente di mio figlio, per pensare anche a lei!» Deirdre arricciò le labbra in una piega amara, repri-mendo la voglia di rimbrottare la madre. Come se po-teste occuparvi di me!, pensò con sarcasmo. Da quan-do era rimasta vedova, poco più di due anni prima, sua madre si era trasformata in una donna lamentosa e indisponente. In più, su di lei si era accanita una malattia dolorosa che le rendeva difficile muoversi. Così, a vent'anni, Deirdre aveva dovuto farsi carico dei fratelli: Edward, un ragazzo ribelle e testardo di diciassette anni, e Caitriona, una quindicenne indisci-plinata. «Madre, io approvo la scelta di Alexander. Lo sa-pete bene.» «Non dire sciocchezze, figlia! Le nostre famiglie appartengono allo stesso clan, i vostri padri erano so-ci in affari. Non capisco perché abbia perso tanto tempo. Avrebbe dovuto sposarti mesi fa e ora, invece, parte per fare l'eroe!» concluse la donna a voce alta, carica di biasimo. Si alzò, avviandosi a passi strasci-cati verso la porta senza salutare. Per lei quella con-versazione era chiusa.

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Indignato, Alexander si alzò di nuovo in piedi. «Preferisco lasciare una donna libera piuttosto che una vedova. Andiamo incontro a una guerra, Mrs. Murray, e né io né gli altri possiamo prevedere quale sarà il suo esito. Vorrei che teneste presente questo, prima di pronunciare giudizi avventati su di me e sul-le mie scelte.» A quelle parole, l'anziana sussultò. Si voltò, appog-giandosi sul bastone, e lo squadrò con occhi viola come quelli della figlia, ma assai più severi. «E allora cercate di tornare. Se questo sarà un addio, le spezze-rete il cuore e di lei non resteranno che cocci.» Deirdre osservò in silenzio la donna che lasciava la stanza, poi si voltò verso Alexander. «Perdona la con-dotta di mia madre. È anziana e amareggiata» sussur-rò mortificata. Lui si strinse nelle spalle. «Non devi scusarti. So cosa pensa di me.» Rimasero a fissarsi in silenzio, senza aver il corag-gio di dare voce ai loro timori. Nessuno dei due vo-leva pensare al futuro. Non in quel momento. «Davvero hai paura che possa accadere... questo?» chiese infine Deirdre in un soffio. Sentì un filo di di-sperazione insinuarsi tra le pieghe dell'animo, dando-le un brivido. La gola le si serrò, impedendole di par-lare. L'uomo distolse lo sguardo, appuntandolo sul pavi-mento. «È una guerra. Può succedere di tutto, amore mio.» A disagio, Deirdre aprì una delle finestre e un refo-lo fresco entrò nel salotto, assieme ai suoni della città. Tintinnio di finimenti e carrozze, ruote che cigolava-no sul selciato, grida. Era una realtà vicina e insieme distante. Il tempo fuggiva via. Li portava verso il momento

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in cui avrebbero dovuto separarsi. Avevano bisogno di un ricordo, un istante prezioso da conservare in fondo al cuore nella lunga lontananza che li attende-va. Alexander si avvicinò, prese le sue mani e se le portò alle labbra. Inalò il suo profumo e strofinò il vi-so contro le sue nocche. Aveva un groppo in gola: a-vrebbe voluto dirle mille e mille cose ancora, ma non sapeva da dove cominciare. Avrebbe voluto racco-mandarle di stare attenta e di avere cura di sé, di non smettere di sperare. E, se non fosse tornato, lei sareb-be dovuta andare avanti, avrebbe dovuto vivere la sua vita ed essere felice... Ma non ci riuscì. In quel momento, un timido col-po alla porta annunciò l'arrivo di Caitriona. «Posso entrare? Devo farvi da chaperon.» «Come sempre, hai un tempismo favoloso. Acco-modati pure» commentò Alexander a denti stretti. «Non dipende da me. Comunque, ho portato un li-bro da leggere» annunciò la giovinetta con enfasi, re-candosi nell'angolo più lontano della stanza. Ridac-chiò e fece l'occhiolino alla sorella, mentre girava la sedia verso il muro per concedere loro un po' di inti-mità. «Lo leggerò ad alta voce per voi» annunciò. E poi iniziò a declamare. «Dio santo! Ancora un po' e la sentiranno fino al porto!» Alex rise. Amava Deirdre con tutto il cuore, ma aveva un debole per Caitriona, che considerava una sorta di sorellina dispettosa. Tornarono a sedersi; Alexander strinse le mani della fidanzata con tenerez-za. «Dunque anche tuo fratello è partito?» La ragazza annuì, gli occhi velati dal disappunto. «Sì, giusto stamattina. Ho cercato di dissuaderlo: Edward ha solo diciassette anni ed è l'uomo di questa famiglia, ma non ha voluto sentire ragioni. Adesso ho

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due persone per cui stare in pena» concluse in un sof-fio, la voce venata da una tensione che non riusciva più a dissimulare. «Mia adorata, tu continui a vedere tuo fratello co-me un bambino. Ma è un uomo, ormai, e ha scelto di arruolarsi. Come pensi che si sentirebbe sapendo che i suoi amici sono a combattere mentre lui è rimasto a casa?» La ragazza abbassò lo sguardo e sbuffò con un so-spiro di frustrazione, mugugnando qualcosa sulla stu-pidità dell'orgoglio maschile. Poi rialzò la testa. «Faresti una cosa per me, Alex?» Lui la guardò, un po' sospettoso. «Cosa?» «Terresti d'occhio Edward? Voglio dire...» Deirdre si fermò, quasi per raccogliere i pensieri. «Gli impe-dirai di cacciarsi nei guai, vero? Talvolta Edward sa essere così, così...» «Eejth?» suggerì lui, sornione. Deirdre assentì con un mezzo sorriso. «Idiota. Già!» «Veglierò su di lui come se fosse mio fratello e te lo riporterò tutto intero. Promesso.» La ragazza sorrise, impacciata. Sapere che Alexan-der avrebbe tenuto d'occhio il suo impulsivo fratello la rasserenava, ma non eliminava del tutto l'inquietan-te sensazione di pericolo che le gravava sul cuore da alcuni giorni. Da quando si era saputo dell'arrivo del Principe Carlo in Scozia, per essere esatti. Appoggiò una mano sul petto di Alexander, chiu-dendola a pugno. «Abbi cura di te.» Deglutì. Non a-vrebbe pianto. No, no e poi no. «E tu fa' altrettanto.» Lei gettò uno sguardo rapido alla sorella, poi si protese in avanti e gli sfiorò le labbra. Lui ridacchiò piano e l'attirò a sé, baciandola appassionatamente.

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In quel momento si udirono alcune voci chiassose, proprio sotto la finestra del piccolo salotto. Erano vo-ci maschili, che Alexander conosceva bene. Anche la ragazza le riconobbe e s'irrigidì, sciogliendosi dal suo abbraccio. Svelta, si sfilò dal collo una piccola cateni-na d'oro con un crocifisso; la strinse nel palmo della mano, la baciò e la fece scivolare tra le dita di Ale-xander. «Tienila sempre con te. Quando sarai solo o avrai bisogno di aiuto...» Non riuscì a continuare. Aveva un groppo in gola, salato, difficile da mandare giù. Alexander indossò la collana. Sul petto, il sottile fi-lo d'oro quasi svaniva, mescolando il suo colore dora-to a quello dei pochi peli castani che spuntavano dal colletto della camicia, sotto il plaid dei Gordon di Lord Lewis, fedeli agli Stuart. Nel frattempo, Caitriona aveva smesso di leggere e in punta di piedi si era allontanata dalla stanza. Deirdre osservò Alexander, seria, e questi le scostò una ciocca di capelli rossi, sfiorandole il viso con una carezza struggente. Era bellissima, forte e dolce. Sta-va soffrendo, eppure il suo sguardo era sereno. S'impresse nella mente ogni particolare del viso dell'amata: gli occhi profondi, la spruzzata di efelidi che il sole estivo aveva fatto affiorare sulle guance, l'abito di cotone azzurro, i capelli rossi che splende-vano nella luce del mattino. «La terrò sempre al collo, te lo prometto» mormorò accarezzando la croce. Si fermò, quasi cercando le parole che si rifiutavano di uscire, e sentì una morsa allo stomaco. «Devo andare, adesso» sussurrò infine, stringendole la mano. Deirdre annuì, mordendosi le labbra. Afferrò poi le falde della sua camicia, puntandogli addosso gli occhi viola, ora lucidi e decisi.

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«Giurami che tornerai.» Alexander l'abbracciò forte, cercando di ignorare le voci nella strada che erano divenute tanto fragorose da essere indiscrete. Chiuse gli occhi: si concentrò su di lei stretta al petto, sul suo tepore, sul respiro caldo che gli solleticava il collo. Poi si staccò e la guardò dritto negli occhi. Avrebbe fatto di tutto per lei. Avrebbe attraversato le Highlands a piedi in inverno, affrontato battaglioni di Inglesi e nuotato nel mare del nord, pur di tornare da Deirdre. Lo promise a se stesso, perché soltanto con lei la sua vita sarebbe stata degna di essere vissu-ta. «Te lo giuro: ritornerò. Solo la morte potrà impe-dirmi di tornare da te, perché tu sei la mia vita.» Fermi all'ombra di un portico appena fuori dalla porta di casa Murray, quattro uomini a cavallo aspet-tavano, scherzando ad alta voce. Avevano visi allegri illuminati dal sole estivo e l'aria di chi è impaziente di intraprendere un viaggio a lungo desiderato. Le cami-cie arrotolate sugli avambracci rivelavano corpi solidi e muscolosi; le spade legate alle selle la loro destina-zione. Glenfinnan. Erano i Fedelissimi. Giacobiti devoti e temerari, compagni che avrebbero dato la vita l'uno per l'altro. Ed erano gli amici più cari di Alexander Morgan. In quel momento, il portone di legno massiccio dell'abitazione dei Murray si aprì. Alex strizzò gli oc-chi alla luce intensa del sole e attraversò la strada, di-rigendosi verso di loro a passi rapidi. «Eccoti, finalmente! Pensavamo di invecchiare sot-to questo portico» gridò uno di loro, un uomo magro e asciutto, in sella a un baio.

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Alex gli scoccò un'occhiataccia. «Tante grazie per la vostra discrezione! Il baccano si udiva fin dentro casa. Garantisco un viaggio in fondo alla baia con una pietra al collo al prossimo che oserà fare un'altra battuta.» Montò a cavallo con un solo salto, mentre gli amici si allontanavano al galoppo in una nuvola di polvere, sghignazzando. Si voltò verso la casa: Deirdre lo sta-va osservando dalla finestra del salottino, un sorriso tirato sulle labbra. Sollevò la mano in un breve gesto di saluto, poi scomparve dietro la tenda senza dargli il tempo di replicare. Alexander guardò il cielo sopra di lui: era azzurro, talmente terso da far male agli occhi. Sentì un'energia nuova scorrergli nelle vene, una gioia così forte da riempirgli il petto e rimpiazzare la malinconia di quell'addio. Sì. Il Principe Carlo sarebbe divenuto re, lui sareb-be tornato e avrebbe sposato Deirdre. Spronò il caval-lo, alzando una nuvola di polvere, carico di entusia-smo. «A Glenfinnan!» Alex e i Fedelissimi raggiunsero il gruppo del clan Gordon poco prima del tramonto. Il cielo, rimasto limpido per tutta la giornata, ades-so era velato da nubi sgranate, violacee; gli ultimi raggi di sole che filtravano dall'orizzonte dipingevano lunghe ombre dalle colline fino al lago, illuminato da riflessi color bronzo. Le linee delle colline si stagliavano contro il cielo con i loro profili smussati, appena più scure della vol-ta celeste. La valle sembrava davvero un cielo capovolto, con i falò che splendevano come stelle nell'imbrunire. Al

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centro, tende e bivacchi si affastellavano gli uni sugli altri. Mentre i compagni si accampavano e accendevano il fuoco, Alexander andò alla ricerca di Edward. La promessa fatta a Deirdre era rimasta nella sua co-scienza, un tarlo insistente che non riusciva a ignora-re. Si aggirò per l'accampamento, avvicinandosi ai fuochi presso cui erano raccolti uomini di ogni età e ceto, persino interi gruppi familiari. Molti lo invitaro-no a fermarsi con loro per bere un goccetto o mangia-re; lui ringraziò, declinando le offerte e chiedendo no-tizie del giovane Murray. Più parlava con amici e conoscenti, più l'entusia-smo di Alex cresceva: tutti i Giacobiti del clan aveva-no raccolto l'appello di Carlo Stuart. Ai gruppi partiti da Aberdeen se ne erano uniti altri dai villaggi attorno alla città. Persino in quel momento, mentre la notte braccava il giorno sulle colline, giungevano uomini e carri che portavano nuove forze e un ardore incondi-zionato. In quella notte, tutto sembrava possibile. Fu accanto a uno di quei fuochi che trovò Edward, in una piccola radura sul limitare della boscaglia. Era seduto in un angolo, da solo, con una fiaschetta di whisky che qualcuno gli aveva passato senza chieder-la indietro. Sembrava davvero un ragazzino sperduto. Sorrise senza allegria quando Alex si avvicinò. «Chi ti ha mandato? Mia madre o Deirdre?» chiese infastidito. Senza aspettare di essere invitato, Alex si sedette accanto a lui e gli sfilò la fiaschetta dalle dita. «Tua sorella. Era preoccupata. Io le ho ricordato che sei un uomo, ormai, e che saprai cavartela da so-lo.» Edward si voltò a fissarlo, stupito. Non era la ri-

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sposta che si era aspettato. Alex abbozzò un sorriso complice e, con un cenno d'intesa, bevve un sorso di liquore. Lo sputò subito dopo. «Ma che razza di schifezza...» imprecò. Era or-ribile. Edward rise e gli tolse la fiaschetta, lanciandola lontano. «Robaccia, eh?» Alex fece una smorfia disgustata e si rimise in pie-di, poi con un cenno gli indicò di seguirlo. «Andia-mo. Ti porto tra veri uomini, dove potrai bere del ve-ro whisky.» Il ragazzo sgranò gli occhi: non aveva mai chiesto tanto, neanche nei suoi sogni più audaci. «Con te? E con i tuoi amici?» «E con chi altri? Muoviti, su.» Attraversarono tutto l'accampamento. Il viso di Edward si fece entusiasta via via che si avvicinavano al falò dei Fedelissimi. «Ho portato compagnia» annunciò Alex, appena giunsero al margine del campo dove lui e i suoi com-pagni si erano fermati. Uno di loro, il più giovane, sollevò gli occhi e bal-zò in piedi, urlando entusiasta: «Edward! Anche tu con noi?». «Aidan! Non potevo certo mancare.» Edward conosceva Aidan Gordon da molti anni: e-rano quasi coetanei, due fra i più giovani Giacobiti di Aberdeen. Aidan aveva occhi azzurri che brillavano di divertimento e capelli corvini, lunghi fino al collo. Con un sorriso impacciato, Edward si guardò attorno: conosceva tutti gli altri Fedelissimi, ma non aveva mai avuto il coraggio di scambiare più di qualche pa-rola con loro. E ora invece... Seduto tra Aidan e Alexander, aveva l'occasione di

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osservarli, uno per uno. Accanto a questi c'era Mar-cus Hamilton, ricco allevatore. Massiccio, pelle ab-bronzata, segno che aveva trascorso molto tempo al-l'aria aperta. I suoi capelli rosso acceso erano sfuggiti alla coda in cui li teneva legati, dandogli un'aria di-sordinata e canagliesca. Gli occhi scuri, grandi e ma-liziosi, squadrarono Edward con un sorrisetto compli-ce. «Il futuro cognato del nostro Alex, eh?» Il compagno più vicino ad Aidan ridacchiò, lan-ciandogli un'occhiata ironica. «E tu sei il solito ficca-naso indiscreto.» Questi era senza dubbio il più affascinante della compagnia: alto, magro ma non esile, capelli castani disordinati, occhi nocciola e allungati, viso affilato, un'espressione scaltra dissimulata da uno sguardo di-stratto, perennemente divertito. Cameron Grant. Don-naiolo e tiratore infallibile, da ciò che si diceva in gi-ro. Suo padre possedeva alcune delle navi mercantili più grosse della costa nordorientale della Scozia. Risero. Alexander scosse la testa, poi si guardò at-torno. Mancava qualcuno. «Dov'è Oliver?» domandò sottovoce, mentre Edward e Aidan chiacchieravano. Cameron, divenuto serio, ribatté con uno sguardo si-gnificativo verso il pendio, dove la famiglia del capo-clan aveva posto la tenda. Alex annuì senza chiedere altro. Se era stato convocato il più anziano dei Fedelissi-mi, legato a Lord Lewis Gordon da vincoli di parente-la, poteva esserci solo un motivo. La notte arrivò all'improvviso dopo un tramonto tiepido che sembrava voler durare all'infinito. Edward e Aidan si addormentarono avvolti nel plaid. Mentre Alexander, Marcus e Cameron erano rac-colti attorno al fuoco, un'ombra sgusciò rapida tra di

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loro e si sedette senza pronunciare una parola. Era l'ultimo dei Fedelissimi, il più anziano. Capelli neri, alto, un corpo scolpito, muscoloso ma non mas-siccio. Occhi grigi chiarissimi, uno sguardo severo, lineamenti eleganti. Oliver Gordon, avvocato, fratello di Aidan e cugino di Lord Lewis Gordon. «Ci è stato dato un incarico.» Quella frase fu poco più di un sussurro, coperto dal crepitare delle fiamme. Cameron e Marcus si scambiarono un'occhiata in-terrogativa, mentre Oliver ravvivava il fuoco. «Dove?» domandò Alexander, pragmatico. «A est. Andremo in avanscoperta fino a Badeno-noch.» Cameron fischiò piano. «Da tutt'altra parte» consi-derò a bassa voce. Oliver assentì. «Il Pretendente vuole marciare ver-so sud. Può contare su circa mille uomini, al momen-to, ma i clan delle Highlands stanno muovendosi per andargli incontro. Gli Inglesi dovranno scegliere se dirigersi verso nord o verso est per bloccare l'avanza-ta. A noi è stato chiesto di esplorare quest'ultima stra-da per capire se la popolazione accoglierebbe bene le truppe o se potrebbero esserci delle resistenze» spie-gò con un'occhiata eloquente. Marcus represse un gesto di esultanza. «E dopo...» Edimburgo. Nessuno pronunciò il nome della capitale. Restò lì, un'eco sospesa, imprigionata nel crepitio delle fiam-me. Alexander, pensieroso, fissò le lingue di fuoco che danzavano nel falò. «Le strade costruite dopo le rivol-te del 1715 faciliterebbero di molto la marcia dei no-stri compagni» considerò sottovoce, «ma rappresen-tano un vantaggio anche per i Sassenachs. Troveremo

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spie inglesi sulla nostra strada e dovremo fare pulizia, se necessario.» Alzò lo sguardo, scrutando i compa-gni, che annuirono. Era venuto il loro momento. Ciò che nessuno – o quasi – sapeva era che il vin-colo tra i Fedelissimi non era costituito solo dalla loro amicizia di lunga data o dalla fedeltà alla causa co-mune e a Lord Lewis Gordon. Erano combattenti pre-parati ad azioni di disturbo o a infiltrarsi nelle linee nemiche. Adesso avrebbero dovuto combattere e uccidere. Senza pietà.

KAREN HAWKINS Partita col destino

MARY NICHOLS Una moglie per il barone

SCOZIA, 1810 - Sophia Mac Farlane e Dougal MacLean si affrontano in una singolare partita a carte. Senza immagina-re che la vera posta in gioco sono in realtà i loro cuori.

INGHILTERRA, 1761 - In cambio di un erede, Lord Portman offre a Rosamund un titolo e una vita agiata. Poi però sem-bra fare di tutto per non consumare il matrimonio. Perché?

Fiore di Scozia STEFANIA AUCI

SCOZIA, 1745 - Tornato dalla guerra, Alexander scopre che la sua fidanzata ha sposato un altro e ha reciso ogni legame con il passato. Ma è davvero così o è stata costretta a farlo?

Notti d'Oriente DEBORAH HALE

SINGAPORE, 1825 - Giunta in Oriente per incontrare l'uomo che ha sposato per procura, Bethan scopre che lui è un uo-mo cinico e cupo. Ma lei saprà fargli riscoprire l'amore.

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INGHILTERRA, 1072 - Quando incontra il bellissimo Gunnar, Rose non immagina di doversi difendere dalla sua prepo-tente sensualità. Torna la passione rovente di SEDUCTION.

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