graziani rodolfo criminale fascista

133
GRAZIANI, Rodolfo Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002) di Angelo Del Boca GRAZIANI, Rodolfo. - Nacque a Filettino l'11 ag. 1882 da Filippo, medico condotto, e da Adelia Clementi, figlia di un allevatore di bestiame. Quarto di nove fratelli, il G. trascorse l'infanzia e la prima giovinezza ad Affile, dove il padre si era trasferito. In seguito frequentò il ginnasio nel seminario di Subiaco e il liceo Torquato Tasso a Roma. Ottenuta nel 1902 la licenza liceale, si iscrisse alla facoltà di legge per il biennio notarile, senza peraltro completare gli studi. Prestissimo avvertì la vocazione per la carriera militare, ma i suoi genitori non avevano i mezzi per inviarlo nelle prestigiose accademie di Modena o della Nunziatella. Alla chiamata di leva fu quindi costretto a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento al 94° reggimento di fanteria di Roma. Il 4 apr. 1903 fu promosso caporale, il 4 luglio sergente, il 1° maggio 1904 sottotenente. Assegnato al 92° fanteria, di stanza a Viterbo, due anni dopo vinse il concorso per diventare ufficiale in servizio permanente effettivo e, per la sua alta statura, fu destinato al 1° reggimento granatieri di Roma. Nell'ottobre 1906 si trasferì a Parma per compiervi il corso superiore presso la Scuola di applicazione di fanteria. Rientrato dopo nove mesi a Roma, il G. trovò - come lui stesso confessa - "più dura la caserma pel mio temperamento di uomo d'azione e le mie magre finanze contrastanti con le seduzioni della Capitale" (Ho difeso la Patria, p. 12). Decise pertanto di presentare domanda per essere trasferito in Eritrea: in quell'Africa che lo aveva sempre affascinato, sin dall'infanzia, e dove sperava di far carriera più rapidamente. Accolta la domanda, nel dicembre 1908 raggiunse la colonia "primogenita" e venne assegnato al I battaglione indigeni di stanza ad Adi Ugri. In quel remoto villaggio del Seraè, il G. compì il suo noviziato coloniale, che durò quattro anni e fu interrotto da due gravi

Upload: vitfilos

Post on 16-Jan-2016

52 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Altro che monumento....al "criminale fascista Graziani"......Tener viva la memoria di ciò che è stato fatto da un regime...altrettanto criminale....

TRANSCRIPT

Page 1: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

GRAZIANI, RodolfoDizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

di Angelo Del Boca

GRAZIANI, Rodolfo. - Nacque a Filettino l'11 ag. 1882 da Filippo, medico condotto, e da Adelia Clementi, figlia di un allevatore di bestiame.

Quarto di nove fratelli, il G. trascorse l'infanzia e la prima giovinezza ad Affile, dove il padre si era trasferito. In seguito frequentò il ginnasio nel seminario di Subiaco e il liceo Torquato Tasso a Roma. Ottenuta nel 1902 la licenza liceale, si iscrisse alla facoltà di legge per il biennio notarile, senza peraltro completare gli studi.

Prestissimo avvertì la vocazione per la carriera militare, ma i suoi genitori non avevano i mezzi per inviarlo nelle prestigiose accademie di Modena o della Nunziatella. Alla chiamata di leva fu quindi costretto a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento al 94° reggimento di fanteria di Roma. Il 4 apr. 1903 fu promosso caporale, il 4 luglio sergente, il 1° maggio 1904 sottotenente. Assegnato al 92° fanteria, di stanza a Viterbo, due anni dopo vinse il concorso per diventare ufficiale in servizio permanente effettivo e, per la sua alta statura, fu destinato al 1° reggimento granatieri di Roma. Nell'ottobre 1906 si trasferì a Parma per compiervi il corso superiore presso la Scuola di applicazione di fanteria.

Rientrato dopo nove mesi a Roma, il G. trovò - come lui stesso confessa - "più dura la caserma pel mio temperamento di uomo d'azione e le mie magre finanze contrastanti con le seduzioni della Capitale" (Ho difeso la Patria, p. 12). Decise pertanto di presentare domanda per essere trasferito in Eritrea: in quell'Africa che lo aveva sempre affascinato, sin dall'infanzia, e dove sperava di far carriera più rapidamente. Accolta la domanda, nel dicembre 1908 raggiunse la colonia "primogenita" e venne assegnato al I battaglione indigeni di stanza ad Adi Ugri.

In quel remoto villaggio del Seraè, il G. compì il suo noviziato coloniale, che durò quattro anni e fu interrotto da due gravi incidenti: il morso a un dito di un rettile velenoso e un virulento attacco di malaria.

Ricoverato per alcuni mesi negli ospedali di Asmara e di Massaua, sul finire del 1912 poteva rientrare in patria sbarcando in barella nel porto di Napoli.

Tali disavventure gli impedirono di partecipare alla guerra di Libia (1911-12), ma in Libia ci andò comunque, nel febbraio 1914, e vi rimase sino allo scoppio della prima guerra mondiale. Entrato nel conflitto con il grado di capitano, ne uscì con quello di colonnello. Nel 1918, a 36 anni, era il più giovane colonnello dell'esercito italiano e uno fra i più decorati.

Ferito tre volte, intossicato dai gas asfissianti, si distinse soprattutto nella conquista del monte San Michele e nella battaglia al colle della Beretta, due azioni nelle quali si rivelò maestro nei colpi di mano.

Finita la guerra, il G. fu inviato in Macedonia al comando del 61° fanteria, che presidiava la regione fra Salonicco e Stramitza. La missione fu però di breve durata perché, già nell'agosto 1919, il reggimento fu rimpatriato e raggiunse la sua sede a Parma.

Page 2: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Il G. rientrava in un'Italia già sconvolta dalle contese politiche e dai primi scontri armati tra fascisti e antifascisti. "Dopo un anno di tensione - scriverà in un libro di memorie - allo spettacolo del valore disprezzato e rinnegato, cedetti anch'io alla crisi che colpì allora tanti ufficiali e chiesi di essere collocato in aspettativa per riduzione dei quadri, per due anni" (ibid., p. 24).

Abbandonata la carriera delle armi, il G. si trasferì nei Balcani e poi nel Levante nella speranza di trovarvi, nella ripresa dei traffici, un nuovo e redditizio campo di lavoro. Ma dopo aver vagabondato fra Atene e Costantinopoli ed essersi spinto anche oltre il Caucaso, rientrò in patria deluso e a mani vuote. Cedendo allora alle pressioni della moglie, Ines Chionetti, che aveva sposato nel 1913, accettò l'offerta del ministero della Guerra di raggiungere la Libia, che era quasi interamente da riconquistare dopo l'abbandono provocato da una lunga serie di errori e di sconfitte militari.

Il G. giunse in Libia il 1° ott. 1921. Vi rimase per tredici anni, servendo tre governi, quelli liberaldemocratici di I. Bonomi e di L. Facta e quello fascista di B. Mussolini, e tre governatori, G. Volpi, il generale E. De Bono e il maresciallo P. Badoglio. In colonia il G. manifestò doti eccezionali nella lunga e durissima lotta contro i patrioti libici, mettendo a frutto gli insegnamenti della guerra mondiale e utilizzando gli strumenti di guerra più moderni. Nello stesso tempo alimentò, con i suoi metodi brutali, la fama di uomo spietato, di "macellaio degli arabi".

Fin dall'inizio delle operazioni per la riconquista integrale della Libia, nell'aprile 1922, il G. si rivelò come il più audace, spregiudicato e brillante tra gli ufficiali superiori che agivano nella colonia. Inviato a Zuara come comandante del locale presidio, studiò a fondo la situazione, cercò di capire le motivazioni dei suoi avversari, analizzò i metodi di lotta, si fece disegnare il profilo dei più autorevoli capi della rivolta. Arricchito da queste informazioni, decise di battere i ribelli sul loro stesso terreno, preparando agguati e colpi di mano, muovendosi con snelle colonne mobili in grado di battere in velocità le "mehalle" arabe. Con questa tattica da controguerriglia il G. riconquistò in pochi mesi Zavia, el-Azizia, el-Giosc, Giado, Cabao e Nalùt.

In polemica con le "teorie retrograde e statiche" dei vecchi ufficiali coloniali (Pace romana in Libia, p. 32), mise a punto una strategia che mirava più a sterminare gli avversari che a occupare territorio. Una strategia che utilizzava tutti i mezzi più moderni, come la radio, gli autocarri, l'aviazione, e che contava non tanto sul numero degli uomini, ma sulla fulmineità delle azioni e sull'irruenza e instancabilità delle truppe eritree, oltretutto motivate, in quanto cristiano-copte, da un profondo odio religioso nei confronti dei ribelli musulmani.

L'avvento del fascismo impresse alle operazioni di riconquista un ritmo più accelerato. Il governatore Volpi decise infatti di non dare tregua ai ribelli e di procedere, dopo l'occupazione del massiccio del Garian, alla riconquista dei maggiori centri della ribellione, Tarhuna, Zlīten, Misurata e la regione degli Orfella. Anche in queste operazioni il G. si distinse per l'audacia e l'azione fulminea, tanto che il 23 dic. 1923, mentre stava per occupare Beni Ulid, roccaforte degli Orfella, e per costringere alla fuga uno dei suoi più accaniti avversari, 'Abd an-Nebi Belcher, ricevette contemporaneamente la promozione a generale di brigata e la tessera ad honorem del Partito nazionale fascista.

A ogni conquista si rinsaldava la fama del G., astro nascente nel firmamento coloniale libico. Una fama che il fascismo, in cerca di consensi e di nuovi miti, aveva tutto l'interesse a consolidare, anche se le penne compiacenti che già paragonavano il G. a Publio Cornelio Scipione l'Africano avevano chiaramente oltrepassato la misura. Lo stesso Mussolini teneva d'occhio il giovane generale, nel quale individuava quelle qualità di fierezza e di audacia che egli attribuiva all'italiano nuovo, rigenerato dal fascismo.

Page 3: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Tra il 1924 e il 1928, con De Bono come governatore, venivano rioccupati il Gebel tripolino fino a Gadames e l'intera Sirtica sino a Zella. Il G. continuava a imporsi con le sue colonne mobili e a Tagrift, il 25 febbr. 1928, conseguì, seppure a caro prezzo, un grande successo battendo duramente i fratelli Sef en-Nasser, che poi avrebbe implacabilmente braccato nelle successive operazioni per la rioccupazione del Fezzàn.

Con la campagna del Fezzàn, della durata di tre mesi, il G. ripulì completamente il Sud della Libia da ogni presenza eversiva costringendo i fratelli Sef en-Nasser a riparare in Algeria con tutta la loro gente, che inseguì, bombardò e mitragliò anche al di là del confine. Con questa operazione, abilmente congegnata e realizzata alla perfezione, il generale raggiunse l'apice della notorietà, tanto da guadagnarsi il plauso della Camera, l'elogio caloroso di Mussolini e la nomina a vicegovernatore della Cirenaica. A meno di cinquant'anni era l'ufficiale più celebrato in Italia, godeva della protezione di De Bono, diventato nel frattempo ministro delle Colonie, ed era ora alle dirette dipendenze del maresciallo Badoglio, nuovo governatore della Libia.

L'intesa fra i due militari si rivelò perfetta. Persuasi entrambi che la sola politica da applicare in Libia fosse quella della repressione indiscriminata, elaborarono insieme un piano per rioccupare anche la Cirenaica che prevedeva la netta separazione fra i partigiani e le popolazioni sottomesse. Più in dettaglio, il piano contemplava il raggruppamento coatto delle popolazioni indigene nelle vicinanze dei presidi italiani e, fatto ancora più grave, la deportazione di circa 100.000 Cirenaici dal Gebel Achdar e dalla Marmarica e il loro internamento in tredici campi di concentramento costruiti nelle regioni più inospitali della Sirtica. "Non mi nascondo - scriveva Badoglio al G. il 20 giugno 1930 - la portata e la gravità di questo provvedimento, che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa. Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla sino alla fine anche se dovesse perire tutta la popolazione della Cirenaica" (Roma, Arch. centrale dello Stato, Fondo Graziani, b. 1, f. 2, sottofasc. 2).

Badoglio non poteva trovare un esecutore dei suoi ordini più zelante del G.; in pochi mesi egli portò a compimento la deportazione dei 100.000 Cirenaici, la metà dei quali morirono nei lager del deserto per malattie, maltrattamenti, scarsa alimentazione ed esecuzioni capitali. Operato il distacco tra le formazioni ribelli e le popolazioni indigene, espugnata il 19 genn. 1931 la città santa di Cufra, realizzato il reticolato fra Bardia e Giarabub che avrebbe bloccato i rifornimenti ai ribelli dall'Egitto, il G. lanciò l'ultima offensiva contro i patrioti che si concluse con la cattura dello stesso capo della ribellione, l'ikhwā´n 'Omar al-Mukhtār. Con la sua impiccagione, avvenuta il 16 sett. 1931 nel campo di concentramento di Soluch, alla presenza di 20.000 Libici, si concludeva la lunga e sfortunata lotta contro gli invasori italiani.

Dopo dieci anni interamente spesi a braccare e a sterminare i patrioti libici, il G. cominciò a raccogliere i frutti della sua frenetica attività. Badoglio lo additò, infatti, alla riconoscenza di tutti gli Italiani di Libia. De Bono lo citò alla Camera e al Senato come benemerito della patria. Il 2 febbr. 1932 il ministro della Guerra C. Gazzera lo promosse al grado di generale di corpo d'armata per meriti speciali. Ebbe una sola delusione: sperava di essere nominato governatore della Libia, ma quell'incarico andò a I. Balbo, la cui prima mossa fu quella di disfarsi del G., di cui non condivideva i metodi brutali.

Al suo rientro in patria, nel 1934, Mussolini lo compensò comunque affidandogli l'ambito comando del corpo d'armata di Udine. E, poco dopo, il G. veniva promosso generale designato d'armata, il più alto grado in tempo di pace.

Intanto Mussolini preparava l'invasione dell'Etiopia, e il G. non poteva non essere della partita. Il 20 febbr. 1935 il capo del fascismo gli comunicò, infatti, che lo aveva nominato governatore della

Page 4: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Somalia e comandante in capo delle truppe. Due giorni dopo il G. si imbarcò a Napoli sul "Vulcania" con una prima aliquota della divisione "Peloritana".

In verità il G. si aspettava qualcosa di più del comando in Somalia, dove avrebbe dovuto limitarsi a stare sulla difensiva. Egli aspirava al comando sul fronte Nord, da dove sarebbe partita l'invasione e dove si sarebbero combattute le battaglie decisive.

Ma il G. non era uomo da arrendersi. Con la connivenza e l'appoggio determinante di Mussolini, che apprezzava questo generale aggressivo e spregiudicato, e con la complicità del sottosegretario alle Colonie A. Lessona, riuscì a ribaltare il ruolo assegnato al fronte Sud e a fare della Somalia una testa di ponte per l'attacco all'Etiopia, ponendosi addirittura come obiettivo finale la conquista di Harar, la seconda città per importanza dell'Impero etiopico.

Scavalcando i vertici dello stato maggiore, il G. acquistò sui mercati inglesi di Mombasa e di Dār es-Salā´m e poi negli Stati Uniti alcune migliaia di pesanti autocarri, di trattori cingolati, di rimorchi, per consentire al suo esercito di 55.ooo uomini di muoversi rapidamente e su qualsiasi tipo di terreno.

Il 3 ott. 1935, mentre le armate del generale De Bono varcavano il Mareb sul fronte Nord dando inizio all'invasione dell'Etiopia, il G. era in grado di partecipare all'offensiva attaccando sull'intero fronte di 1100 km.

Durante i sette mesi del conflitto italo-etiopico il G. si palesò come il più dinamico fra i generali impegnati nel conflitto. Mentre De Bono sostava a Macallè e sembrava non avere più fiato per proseguire l'avanzata, tanto che Mussolini era costretto a sostituirlo con Badoglio, il 10 genn. 1936 il G. andava incontro all'armata di ras Destà Damtù, la sbaragliava e ne inseguiva i resti sin oltre Neghelli.

Maggiori difficoltà incontrò invece sul fronte dell'Ogaden, dove operava l'armata del giovane deggiac Nasibù Zemanuel, bene equipaggiata e particolarmente motivata. Per poter far avanzare le sue truppe autocarrate, il G. dovette risolvere problemi logistici estremamente ardui, come la costruzione di centinaia di chilometri di strade e il trasporto dei rifornimenti dai porti sull'Oceano Indiano, che distavano dal fronte più di 1000 km. Ma il 15 apr. 1936 era in grado di attaccare la "linea Hindenburg", ideata dal generale turco Wehib pascià. E in tre settimane, pur incontrando una forte resistenza, fece a pezzi l'armata di Nasibù e conquistò Giggiga e poi Harar negli stessi giorni in cui Badoglio si impadroniva di Addis Abeba.

Per conseguire queste vittorie, che gli fruttarono il bastone da maresciallo e il titolo nobiliare di marchese di Neghelli, il G. adottò i metodi più spietati.

Fu il primo a impiegare i gas per rallentare la marcia di ras Destà su Dolo. Non esitò, per logorare il morale degli avversari, a sottoporre le città di Harar, Giggiga e Dagabùr a bombardamenti a tappeto. Usò la divisione "Libia", costituita esclusivamente da soldati di fede musulmana e perciò nemici implacabili degli Etiopici di religione cristiana, come uno strumento per seminare panico e orrore, perché i Libici non facevano prigionieri. Autorizzò, inoltre, il bombardamento di un ospedale da campo svedese, provocando il disappunto dello stesso Mussolini, che si preoccupò per l'indignazione che l'episodio aveva suscitato a livello mondiale.

Oltre che il bastone da maresciallo, il G. trovò ad Addis Abeba l'ambitissimo incarico di viceré d'Etiopia, che Badoglio fu ben felice di trasmettergli ansioso com'era di ritornare in Italia a

Page 5: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

riscuotere premi e trionfi. Oltretutto Badoglio lasciava il G. in una situazione pressoché disastrosa: tre quarti dell'Impero etiopico erano ancora da conquistare.

Almeno 100.000 soldati del negus erano ancora in armi e la stessa Addis Abeba, appena conquistata, era in realtà assediata dai patrioti etiopici. Per finire, Mussolini esercitava pressioni perché l'Etiopia fosse integralmente occupata, dato che aveva annunciato al mondo che il fascismo aveva ridato a Roma il suo Impero immortale.

Finita la stagione delle piogge, il G. ruppe l'assedio che soffocava Addis Abeba, rese agibili le strade e la ferrovia da Gibuti che assicuravano i rifornimenti alla capitale, coordinò una serie di operazioni di polizia coloniale per stroncare i reparti etiopici ancora in armi, guidati da ras Destà, da ras Immirū e dai tre figli di ras Cassa.

Anche in queste operazioni, che si conclusero nel febbraio 1937 con il completo annientamento degli Etiopici, il G. adottò la politica del pugno di ferro. Non riconoscendo ai suoi avversari il diritto di battersi in difesa della loro patria, fece impiccare ras Destà e fucilare i fratelli Cassa. La stessa sorte toccò all'abuna Petros che cadde ucciso mentre benediceva con la croce copta gli otto carabinieri del plotone di esecuzione.

Tanta crudeltà non poteva non generare sdegno, rancori e desideri di vendetta. Il 19 febbr. 1937, mentre il G. assisteva a una cerimonia all'interno del recinto del "Piccolo Ghebì", due eritrei, Abraham Debotch e Mogus Asghedom, lanciarono sul gruppo delle autorità italiane alcune bombe che causarono la morte di sette persone e il ferimento di altre cinquanta, tra le quali il viceré, il cui corpo recava i segni di 350 schegge. Dall'ospedale, dove fu prontamente ricoverato, il G. ordinò di mettere in stato d'assedio la città lasciando al federale fascista G. Cortese il compito di organizzare la rappresaglia, che fu selvaggia e indiscriminata.

Per tre interi giorni squadre di militari e di civili italiani e di ascari libici percorsero le vie della capitale incendiando le abitazioni degli indigeni e massacrando tutti gli Etiopici che giungevano a tiro. Un preciso bilancio della strage non fu mai fatto, e anche se appare esagerata la cifra di 30.000 morti, avanzata nel dopoguerra dalle autorità etiopiche, è certo che le vittime della repressione non furono meno di 4000.

Ma non era che l'inizio. Stimolato da Mussolini, che esigeva si desse inizio nell'Impero a un "radicale repulisti" (Arch. centr. dello Stato, Fondo Graziani, b. 33), il viceré, non riuscendo a mettere le mani sui veri esecutori dell'attentato, si vendicò ordinando la liquidazione dell'intera intellighenzia etiopica, dei cadetti dell'Accademia militare di Olettà e persino di migliaia di indovini e cantastorie, la cui sola colpa era quella di aver diffuso profezie sull'imminente crollo in Etiopia del dominio italiano.

Alla fine di agosto, i soli carabinieri avevano passato per le armi 2509 indigeni; senza contare altre migliaia di Etiopici tradotti nei campi di concentramento di Nocra e di Danane, mentre i notabili non collaborazionisti erano stati inviati in esilio in Italia. Essendo infine emersa l'ipotesi che a ispirare gli attentatori fosse stato il clero copto della città conventuale di Debra Libanòs, il G., pur non disponendo che di vaghi indizi, ordinò al generale P. Maletti di passare per le armi tutti i monaci e i diaconi della città santa e di confermare l'esito delle operazioni con le parole "liquidazione completa". Già ufficiale subalterno del G. in Libia, avvezzo a eseguire gli ordini nella maniera più tassativa, Maletti portò a termine la sua missione tra il 21 e il 27 maggio 1937, prima rastrellando tutti i religiosi di Debrà Libanòs e successivamente sopprimendoli con raffiche di mitragliatrice nelle località di Laga Wolde e di Engecha. Dai telegrammi inviati dal viceré a Mussolini risulta che le vittime delle stragi furono 449. Ma da indagini compiute sul campo negli

Page 6: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

anni Novanta, le dimensioni delle stragi appaiono ben più rilevanti, tanto che si è ipotizzata una cifra che oscilla tra i 1400 e i 2000 morti (I.L. Campbell - D. Gabre-Tsadik, La repressione fascista in Etiopia: la ricostruzione del massacro di Debra Libanòs, in Studi piacentini, 1997, n. 21, pp. 70-128).

A differenza di altri massacri - dei quali in seguito il G. cercò di scaricare la colpa su Mussolini e Lessona, o su alcuni suoi subalterni -, quello di Debra Libanòs non lo inquietò affatto, tanto che se ne assunse l'intera responsabilità e anzi se ne fece persino un titolo di merito.

"Non è millanteria la mia - scrisse poi in un documento - quella di rivendicare la completa responsabilità della tremenda lezione data al clero intero dell'Etiopia con la chiusura del convento di Debra Libanòs, che da tutti era ritenuto invulnerabile, e le misure di giustizia sommaria applicate sulla totalità dei monaci, a seguito delle risultanze emerse a loro carico" (Fondo Graziani, I primi venti mesi dell'Impero, b. 56).

Il ripetersi delle stragi provocò, nell'estate del 1937, una ribellione che, dal Lasta, si estese presto a quasi tutte le regioni dell'Etiopia, mettendo in serio pericolo molti presidi italiani. Il G. fu costretto a chiedere rinforzi in patria, che Mussolini concesse non risparmiando però al viceré rimproveri venati di sarcasmo. Pur avendo sfruttato a lungo la durezza e la crudeltà del G., Mussolini si rese finalmente conto che era giunto il momento di sostituirlo con un personaggio meno discusso. La scelta cadde su Amedeo di Savoia, duca d'Aosta, il quale, sulla scia di Balbo, chiese e ottenne da Mussolini che il G., il quale si era offerto come comandante delle truppe in Etiopia, venisse subito richiamato in Italia.

Rimosso dal suo incarico, il G. lasciò Addis Abeba il 10 genn. 1938. A Roma, comunque, a consolarlo, ci fu il pubblico abbraccio di Mussolini, il quale, però, con G. Ciano così si espresse: "Ha combattuto bene, ma ha governato male" (G. Ciano, Diario, 1937-1938, Bologna 1948, p. 122). Posto in disparte temporaneamente dal regime, il G. si ritirò nella sua casa di Arcinazzo Romano, dove scrisse due relazioni, rimaste inedite, con le quali cercò di dimostrare che tutti i torti erano degli altri e tutti i meriti suoi.

L'emarginazione del G. non durò, però, a lungo. Il 3 nov. 1939, ascoltando il giornale radio delle 13, apprese di essere stato nominato capo di stato maggiore dell'esercito, un incarico di grande rilevanza, ma che poco si addiceva - fu lui stesso a riconoscerlo - a un uomo d'azione. Ancora una volta il G. si trovò alle dipendenze di Badoglio, che ricopriva la carica di capo di stato maggiore generale. Se in Libia l'intesa fra i due era stata perfetta, e in Etiopia era emersa soltanto una comprensibile rivalità, a Roma, fra i due marescialli, si aprì subito un conflitto insanabile. Non soltanto il G. accusava Badoglio di nascondere a Mussolini l'assoluta impreparazione dell'esercito, ma quando, all'inizio della seconda guerra mondiale, fu mandato in Libia a sostituire Balbo, che era stato abbattuto con il suo aereo nel cielo di Tobruk, accusò il suo superiore di averlo mandato allo sbaraglio negandogli i rinforzi necessari, soprattutto camion, carri armati e artiglierie moderne, per poter invadere l'Egitto e puntare su Alessandria, come Mussolini esigeva con impazienza.

Pungolato dal duce con ripetuti e astiosi telegrammi, il G. si decise finalmente, il 13 sett. 1940, a varcare la frontiera egiziana. In pochi giorni si impossessò di es-Sollùm e di Sīdī al-Barrāni, ma poi si rifiutò di proseguire per Marsa Matrū´ḥ fintantoché Badoglio non gli avesse inviato i rinforzi promessi. Mentre il G. indugiava a Sīdī al-Barrāni, il suo avversario, il generale A.P. Wavell, dopo aver potenziato il proprio esercito con i rinforzi giuntigli dall'Inghilterra e dall'Impero britannico, il 9 dicembre lanciava la controffensiva, che in soli tre giorni polverizzava cinque divisioni italiane. A questo punto il G. perse la testa.

Page 7: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

"Dopo questi ultimi avvenimenti - telegrafò al comando supremo - riterrei mio dovere, anziché sacrificare la mia persona sul posto, portarmi a Tripoli, se mi riuscirà, per mantenere almeno alta su quel Castello la bandiera d'Italia, attendendo che la Madrepatria mi metta in condizioni di continuare ad operare" (Stato maggiore dell'Esercito, La prima offensiva britannica…, p. 119). Ce n'era abbastanza per rimuoverlo dal comando, subito, sul campo, ma Mussolini indugiò, perché non riusciva a credere che il conquistatore di Neghelli e di Harar, il fulmine di guerra elogiato persino dal conquistatore del Marocco, il maresciallo di Francia H. Lyautey, potesse crollare così all'improvviso.

Invece in Egitto il maresciallo aveva semplicemente rivelato i suoi limiti. Un conto era battersi con formazioni indigene male armate e un altro era misurarsi con un esercito regolare, che metteva in campo le migliori truppe dell'Impero mondiale britannico. Quando, l'8 febbr. 1941, dopo aver perso l'intera Cirenaica e parte della Sirtica, il G. si decise infine a chiedere a Mussolini di essere esonerato da ogni incarico, il duce non ebbe più esitazioni, lo richiamò in patria e aprì un'inchiesta sul suo operato.

Posto per la seconda volta in disparte dal regime, accusato, fra l'altro, di codardia, per aver diretto le operazioni da una tomba tolemaica di Cirene, profonda trenta metri e lontana dal fronte alcune centinaia di chilometri, il G. si rifugiò presso Arcinazzo, dove scrisse l'ennesimo memoriale difensivo. Sembrava un uomo finito, uscito definitivamente dalla scena.

Ma era destino che tornasse di nuovo alla ribalta e che a riabilitarlo, affidandogli il ministero della Guerra, fosse proprio Mussolini, che pure non aveva nascosto il suo disprezzo per lui. Ciò accadde dopo il crollo del fascismo e la costituzione del governo fantoccio di Salò.

Difficile spiegare la scelta del maresciallo. I suoi accusatori la motivarono con la sfrenata ambizione, il desiderio di rivincita, il rancore nei confronti dell'eterno rivale Badoglio, che aveva scelto il campo opposto. Il G., in un suo memoriale, replicò sostenendo che aveva accettato "coscientemente la suprema missione che il destino mi segnava, firmando da quel momento il mio sacrificio per il bene della Patria" (Ho difeso la Patria, p. 369).

Anche durante il processo che gli venne intentato nel 1948, il maresciallo giustificò la sua scelta con l'amor di patria, il senso dell'onore, lo spirito di sacrificio, e si attribuì il merito di avere attenuato, con il suo operato, i rigori dell'occupazione nazista. Le cose, in realtà, andarono diversamente. Il G., come Mussolini, fu soltanto un burattino nelle mani dei Tedeschi. In effetti, nella Repubblica sociale italiana, al G. toccò soltanto di esercitare la funzione amministrativa mentre quella operativa dipendeva totalmente dalle autorità germaniche.

Nominalmente il G. era a capo dell'armata "Liguria", ma in realtà, a comandare, erano i generali Schlemmer e Jahn. Quanto alle quattro divisioni italiane istruite in Germania, esse non si batterono per riscattare l'onore dell'Italia come il G. sperava e predicava; di fatto furono quasi esclusivamente impiegate nella caccia ai partigiani. Il G. fu inoltre l'uomo che firmò i famigerati bandi che chiamavano alle armi i giovani delle classi 1924 e 1925 e che minacciavano la pena di morte ai renitenti. Non sorprende, quindi, che egli fosse in cima alla lista dei personaggi da abbattere compilata dai partigiani alla vigilia dell'insurrezione.

Ma il maresciallo, a differenza di Mussolini e di altri gerarchi responsabili di venti mesi di stragi, riuscì a sottrarsi alla giustizia popolare. Posto in salvo dal capitano italo-americano E. Daddario, con il consenso del generale R. Cadorna, il G. fu trasferito il 29 apr. 1945 al comando del IV corpo d'armata corazzato americano di stanza a Ghedi. In seguito, dopo un breve soggiorno a Roma, fu condotto in Algeria dove diventò semplicemente il "prisoner of war" n. AA/253402. Il 16 febbr.

Page 8: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

1946 gli Alleati lo consegnarono alla giustizia italiana e l'indomani egli fece il suo ingresso nel carcere di Procida, dove diventò il detenuto n. 220. Sul finire del 1946 fu trasferito da Procida a Roma, nel carcere di forte Boccea, poi, essendosi aggravate le sue condizioni di salute, nell'ospedale militare del Celio.

Rinviato a giudizio l'11 ott. 1948 dinanzi alla corte di assise di Roma e poi, avendo questa riconosciuto la propria incompetenza per materia, dinanzi al tribunale militare speciale di Roma, il G., il 2 maggio 1950, fu condannato a 19 anni di carcere per "collaborazionismo militare col tedesco"; ma, grazie ai vari condoni, quattro mesi dopo il verdetto poteva tornare in libertà.

Il governo imperiale etiopico chiese, in applicazione dell'art. 45 del trattato di pace, la sua estradizione per processarlo per i numerosi crimini di guerra, ma la richiesta di Addis Abeba cadde nel vuoto.

Trascorse gli ultimi anni fra la casa di Arcinazzo e quella romana ai Parioli. Non seppe resistere agli inviti dei neofascisti a rientrare in politica e finì per accettare, nel marzo 1953, la presidenza onoraria del Movimento sociale italiano. In precedenza aveva tentato, con il "patto di Cassino", di raggruppare le associazioni combattentistiche di destra, ma senza successo. Ricoverato d'urgenza per un'ulcera duodenale, fu operato da P. Valdoni, ma il suo fisico era già troppo debilitato per poter superare la prova.

Si spense a Roma l'11 genn. 1955.

Opere: Verso il Fezzan, Tripoli 1929; La situazione cirenaica, Bengasi 1931; Cirenaica pacificata, Milano 1932; La riconquista del Fezzan, ibid. 1934; Pace romana in Libia, ibid. 1937; Il Fronte Sud, ibid. 1938; Ho difeso la Patria, ibid. 1947; Africa settentrionale 1940-1941, Roma 1948; La Libia redenta. Trent'anni di passione italiana in Africa, Napoli 1948.

Fonti e Bibl.: L'Archivio centrale dello Stato di Roma conserva l'importante Fondo Graziani, che contiene, tra l'altro, due relazioni inedite del G.: I primi venti mesi dell'Impero (dattil. di 380 pagine) e Il II anno dell'Impero (850 pagine). Per la campagna in Etiopia del 1935-36, si veda: Comando delle forze armate della Somalia, La guerra italo-etiopica. Fronte Sud, I-IV, Addis Abeba 1937.

Si vedano inoltre: S. Volta, G. a Neghelli, Firenze 1936; La civilisation de l'Italie fasciste en Éthiopie, I-II, Addis Abeba 1945; Ministry of Justice, Documents of Italian war crimes, Addis Abeba 1950; A. Lessona, Memorie, Firenze 1958, passim; F.W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino 1963, ad ind.; C. Poggiali, Diario AOI, Milano 1971, ad ind.; G. Rochat, Militari e politici nella preparazione della campagna d'Etiopia, Milano 1971, ad ind.; Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, La prima offensiva britannica in Africa settentrionale, Roma 1972; S. Bertoldi, Salò. Vita e morte della Repubblica sociale italiana, Milano 1976, ad ind.; G. Bocca, La repubblica di Mussolini, Roma-Bari 1977, ad ind.; E. Salerno, Genocidio in Libia, Milano 1979, ad ind.; A. Del Boca, Gli Italiani in Africa orientale, I-IV, Roma-Bari 1979-84, ad indices; E. Santarelli - G. Rochat - R. Rainero - L. Goglia, Omar al-Mukhtàr e la riconquista della Libia, Milano 1981, ad ind.; A. Del Boca, Gli Italiani in Libia, I-II, Roma-Bari 1986-88, ad indices; A. Cova, G. Un generale per il regime, Roma 1987; G. Mayda, G. l'Africano. Da Neghelli a Salò, Firenze 1992; G. Ottolenghi, Gli Italiani e il colonialismo. I campi di detenzione italiani in Africa, Milano 1997, ad ind.; A. Sbacchi, Legacy of bitterness. Ethiopia and fascist Italy, 1935-1941, Lawrenceville, NJ - Asmara 1997, ad indicem.

Page 10: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Durata mandato1939 –1941

Predecessore Alberto Pariani

Successore Mario Roatta

Governatore Generale della Libia

Durata mandato1º luglio 1940 –25 marzo 1941

Predecessore Italo Balbo

Successore Italo Gariboldi

Governatore della Somalia italiana

Durata mandato6 marzo 1935 –9 maggio 1936

Predecessore Maurizio Rava

Successore Angelo De Ruben

Vicegovernatore della Cirenaica

Durata mandatomarzo 1930 –maggio 1934

Predecessore carica istituita

Successore Guglielmo Nasi

Dati generali

Prefisso onorifico

Partito politico Partito Nazionale Fascista, Partito Fascista Repubblicano, Movimento Sociale Italiano

Rodolfo Graziani

Page 11: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

11 agosto 1882 - 11 gennaio 1955

Nato a Filettino

Morto a Roma

Cause della morte

morte naturale

Dati militari

Nazione servita

Regno d'Italia

Forza armata

Regio Esercito

Anni di servizio ? - 1943

Grado Generale d'armata

Guerre

Guerra italo-turcaPrima guerra mondialeGuerra d'EtiopiaSeconda guerra mondiale

[senza fonte]

voci di militari presenti su Wikipedia

Rodolfo Graziani (Filettino, 11 agosto 1882 – Roma, 11 gennaio 1955) è stato un generale e politico italiano.

Page 12: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Venne impiegato nel Regio esercito italiano durante la prima e seconda guerra mondiale.

Operò nella guerre coloniali italiane: nella "riconquista" della Libia (1921-1931) e durante la Guerra d'Etiopia e nella successiva repressione della guerriglia abissina (1935-1937). Durante la seconda guerra mondiale divenne governatore e comandante superiore in Libia ma venne duramente sconfitto dall'esercito britannico (1940-1941) e sostituito. Dopo un periodo di ritiro accettò da Mussolini l'incarico, nella costituenda Repubblica Sociale Italiana, di Ministro della Guerra che mantenne fino al crollo finale del 1945, prendendo parte alla lotta contro la Resistenza italiana ed ai tentativi di ricostituire un nuovo esercito italiano filo-nazista nell'ambito della RSI.

Inserito dopo il conflitto nella lista ONU dei criminali di guerra insieme a Badoglio e ricercato dall'Etiopia per essere processato per crimini di guerra (uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa), riuscì a sfuggire al giudizio perché le richieste di estradizione non furono prese in considerazione. Graziani fu processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo con i nazisti. Scontati quattro mesi fu scarcerato.[2]

Page 13: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Indice 1 Primi anni 2 La "riconquista" della Libia

3 La campagna d'Etiopia (il fronte sud)

o 3.1 La conquista di Neghelli

3.1.1 L'impiego dei gas

o 3.2 L'occupazione di Harar e Dire Daua

4 Viceré d'Etiopia

o 4.1 L'attentato ad Addis Abeba contro Graziani e la rappresaglia

5 La seconda guerra mondiale

o 5.1 La campagna del Nordafrica

o 5.2 La Repubblica Sociale Italiana

6 Ultimi anni

7 Curiosità

8 Opere

9 Bibliografia

10 Onorificenze

11 Note

12 Voci correlate

13 Altri progetti

14 Collegamenti esterni

Primi anni

Nato in una famiglia borghese (il padre era medico condotto), venne indirizzato inizialmente dai genitori verso gli studi religiosi presso il seminario di Subiaco, ma egli preferì la vita militare. Non avendo sufficiente disponibilità economica per frequentare l'Accademia di Modena, svolse il servizio militare di leva nel plotone allievi ufficiali del 94° Fanteria in Roma. Il 1º maggio 1904 fu promosso sottotenente e inviato al 92° Fanteria a Viterbo. Nel 1906 divenne ufficiale effettivo nel Primo Reggimento Granatieri di Roma.

Nel 1908 fu destinato in Eritrea. Qui imparò l'arabo e il tigrino, lingue che successivamente gli saranno molto utili. Morso da un serpente nel 1911, rimase per quasi un anno in assai gravi condizioni di salute. Dopo aver preso parte alla Guerra Italo-Turca, fu nominato capitano e partecipò alla Prima guerra mondiale dove, più volte ferito, venne decorato al valor militare. Nel 1918, a soli 36 anni, divenne colonnello, il più giovane della storia d'Italia. Al termine del conflitto si trasferì a Parma dove, durante il biennio rosso, fu segretamente condannato a morte dal comitato

Page 14: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

rivoluzionario. Rendendosi conto che correva dei rischi seri, Graziani rinunciò per un anno ad ogni incarico civile e militare per darsi al commercio con l'Oriente, ma con modesti risultati.

La "riconquista" della Libia

Dopo la guerra venne inviato in Libia, portando a termine la "riconquista" della Tripolitania (1924), che gli valse la tessera ad honorem del Partito Nazionale Fascista [3] , e della Cirenaica (1928-1930), a seguito della quale l'11 gennaio 1930 Graziani fu nominato personalmente da Benito Mussolini governatore della Cirenaica.Nel 1931 venne inviato in Libia a reprimere la ventennale rivolta anti-colonialista guidata da ʿOmar al-Mukhtār: egli spostò il suo quartier generale a Zuara e riuscì a riprendere il controllo, anche politico, della Cirenaica, catturando il capo libico al-Mukhtār e facendolo condannare a morte dopo un processo sommario il 16 settembre 1931. Graziani aveva capito che la rapidità nei movimenti e negli spostamenti era fondamentale per non dare tregua al nemico e nel fare ciò fu fondamentale l'apporto della cavalleria indigena e dei meharisti integrati nelle "colonne mobili".[4].

Nel corso della campagna fece uso di dure misure anche contro la popolazione araba, ritenuta potenzialialmente fiancheggiatrice degli insorti nel corso della quale avvenne la deportazione di centinaia di migliaia di appartenenti alle tribù nomadi della Cirenaica, che furono rinchiuse in campi di concentramento appositamente preparati. Nei campi si registrerà un altissimo tasso di mortalità, a causa delle terribili condizioni igienico-sanitarie e della scarsità di cibo e acqua che costò la vita a decine di migliaia di persone. La tecnica (già sperimentata dai britannici nella guerra boera) di trasferire le popolazioni civili per impedire ogni appoggio ai resistenti si trasformò, nelle mani di Graziani, in uno strumento di pulizia etnica se non di vero e proprio sterminio pianificato. Per tutte queste azioni venne nominato dagli arabi "Il macellaio di Fezzan"[5]. Nel marzo del 1934 Graziani fu sostituito in Cirenaica dal nuovo governatore fascista Italo Balbo.

La campagna d'Etiopia (il fronte sud) Per approfondire, vedi la voce Guerra d'Etiopia.

La conquista di Neghelli

Rodolfo Graziani dal 1935 al 1936 comandò le operazioni militari contro l'Abissinia partendo dalla Somalia Italiana, sul fronte meridionale. I primi scontri li sostenne proprio mentre Badoglio era impegnato nella Battaglia dell'Amba Aradam. Le truppe di ras Destà mossero infatti verso Dolo per attaccare l'armata di Rodolfo Graziani. A Graziani era stato ordinato di mantenere una difesa attiva al fine di mantenere impegnata nel sud il maggior numero di truppe nemiche e di non passare all'offensiva. Prontamente informato del movimento delle truppe di ras Destà, lo attese pronto allo scontro. Sulle colonne abissine in marcia fu scatenata l'aviazione che le decimò. Fu in questa occasione che furono usati per la prima volta i gas asfissianti.

La seguente offensiva italiana ne disperse i resti. il 20 gennaio 1936 Graziani occupò la città di Neghelli. Dopo la vittoria su Ras Destà, contro Graziani, furono schierate le truppe al comando di Wehib Pascià, un generale turco al servizio dell'imperatore etiopico. Wehib cercò di attirare Graziani in una trappola facendolo spingere il più possibile nel deserto dell'Ogaden. Ma nello svolgere tale operazione i reparti italiani al comando di Guglielmo Nasi e del generale Franco Navarra inflissero gravissime perdite agli abissini da far fallire l'operazione e da mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell'armata abissina.

L'impiego dei gas

Page 15: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Il 26 dicembre la brutale uccisione del pilota Tito Minniti, che caduto in territorio nemico, era stato torturato, evirato e infine decapitato fu presa a pretesto per l'utilizzo dell'iprite; alcuni recenti studi riconducono in ultima analisi la responsabilità sull'uso di tali ordigni (vietati dalla convenzione di Ginevra del 1925) direttamente a Mussolini, che in diversi ordini telegrafati ai due comandanti al fronte ne avrebbe autorizzato l'uso in caso di estrema necessità.[6][7].

Le bombe all'iprite di cui sono un esempio le C500T, dove T era l'abbreviazione di 'Temporizzata': un meccanismo a spoletta le faceva esplodere circa a 250m di quota in modo che ne venisse aumentato il raggio d'azione. Furono utilizzate sul fronte sud comandato da Graziani, nei pressi di Dolo. Graziani il 27 ottobre 1935, poco prima di attaccare la piazzaforte di Gorrahei, ricevette questo telegramma da Mussolini: "Sta bene per azione giorno 29. Autorizzo impiego gas come ultima ratio per sopraffare resistenza nemico o in caso di contrattacco". I gas tossici non vennero però utilizzati nell'attacco di Gorrahei quanto alcuni giorni dopo. Il 24 dicembre Graziani inviava tre Caproni 101 bis ad Areri con la missione di bombardare le truppe di ras Destà, che vennero investite di iprite e fosgene. Gli attacchi si ripeterono il 25, 28, 30 e 31 dicembre con un lancio complessivo di 125 bombe. In un dispaccio telegrafico del 10 gennaio 1936 al generale Bernasconi, Graziani proclamava che «Le ultime azioni compiute hanno dimostrato quanto sia efficace l'impiego dei gas. Al riguardo, S.E. il Capo del Governo, con telegramma odierno n.333, me ne autorizza l'impiego nella contingenza attuale, che ha carattere campale e definitivo per l'armata di ras Destà.»[8].

Le proteste internazionali non tardarono e Mussolini criticò l'operato di Graziani e proibì pubblicamente l'uso di aggressivi chimici [senza fonte]. Ciò nonostante l'iprite fu utilizzata ancora sul fronte nord da Badoglio in almeno due occasioni. Il 30 dicembre 1935 in un bombardamento italiano a Malca Dida, eseguito secondo gli espliciti ordini di Graziani, venne colpito un ospedale svedese causando la morte di 28 ricoverati e di un medico svedese[9].

Pure i soldati abissini utilizzarono armi proibite, in modo particolare i proiettili esplosivi Dum-dum, anch'essi vietati dalla convenzione di Ginevra (cfr. Indro Montanelli), che gli vennero forniti regolarmente dal Regno Unito e dalla Svezia[senza fonte]. Lo storico britannico James Strachey Barnes, fascista, poi naturalizzato italiano con il nome Giacomo, sostenne all'epoca, come riferisce Arrigo Petacco, riguardo all'uso dell'iprite che gli italiani "lo fecero legalmente quando gli abissini violarono altre convenzioni: l'evirazione dei prigionieri, l'impiego delle pallottole esplosive e l'abuso del simbolo della Croce Rossa"[10].

Graziani stesso, nel suo libro Fronte sud del 1938 sostenne la tesi dell'uso del gas per rappresaglia, allo scopo di motivare il suo operato.

L'occupazione di Harar e Dire Daua

Il 15 aprile 1936 Benito Mussolini ordinò a Graziani di raggiungere ed occupare Harar. Graziani raggiunse Dagahbùr, il 25 aprile. Poi le piogge ne rallentarono maggiormente l'avanzata sull'obiettivo prefissato giungendo a Dire Daua poche ore dopo il passaggio dell'imperatore in viaggio verso l'esilio. Graziani, al fine di intercettare il treno che portava in esilio l'imperatore sconfitto e prenderlo prigioniero, chiese più volte il permesso di bombardare i binari per bloccare il treno ma il permesso gli fu negato dal Duce in persona.[11]. Dopo l'occupazione di Harar Graziani fu nominato Maresciallo d'Italia e marchese di Neghelli.

Page 16: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Viceré d'Etiopia

Nominato viceré d'Etiopia, in seguito alla rinuncia di Badoglio, Graziani in questa veste fece costruire numerosi edifici pubblici avvalendosi della manodopera e delle risorse locali. A ciò si affiancò anche una dura opera di repressione da parte degli italiani. Furono istituiti campi di prigionia, erette forche pubbliche e uccisi i rivoltosi.[12]. Ras Destà appena catturato fu passato per le armi.[13]. Graziani ordinò di uccidere i ribelli catturati gettandoli dagli aerei in volo.[senza fonte] Molti militari italiani si fecero riprendere dai fotografi accanto ai cadaveri penzolanti dalle forche o accoccolati intorno a ceste piene di teste mozzate.

L'attentato ad Addis Abeba contro Graziani e la rappresaglia

Il 19 febbraio 1937, fu organizzata una cerimonia per festeggiare la nascita del principe di Napoli Vittorio Emanuele di Savoia. La cerimonia, alla quale erano stati invitati i notabili locali; si svolse presso il Piccolo Ghebì imperiale.

Nel corso della cerimonia era prevista anche una distribuzione di "Talleri d'argento" ai poveri, cosa che iniziò subito dopo l'arrivo dell'abuna Kirillos. A mezzogiorno, improvvisamente, scoppiò una prima bomba, poi di seguito tutte le altre, fino a raggiungere un numero complessivo di nove.

19 febbraio 1937, Graziani con l'abuna Kirillos nel Ghebì poco prima dell'attentato

Così, anni dopo lo stesso Graziani rievocò l'evento:

« La prima bomba, lanciata sul davanti, ebbe troppo alto percorso e cadde sulla pensilina. Mi balenò in mente che si trattasse di fochi di fantasia che dovessero accompagnare la cerimonia; e dentro di me biasimavo l'ufficio politico per non avermene data notizia. La seconda bomba, anch'essa troppo alta, colpì lo spigolo della pensilina sollevando del polverio. Ritenendo che i fuochi d'artificio fossero fatti dall'alto della terrazza e non avendo ancora l'impressione di che si trattasse, discesi d'impeto le scale che dividevano dal piazzale e mi volsi in su per rendermi conto di ciò che avveniva. M'offersi così, bersaglio isolato e ravvicinato, al gruppo degli attentatori. Fu questo il momento nel quale una terza bomba, caduta a una trentina di centimetri da me, m'investiva in pieno producendomi le trecentocinquanta ferite da schegge che m'offesero il lato destro dalla spalla al tallone. Il colpo m'abbatté a terra. Ma subito cercai di rialzarmi. Il generale Gariboldi ed il federale Cortese mi raccolsero e trasportarono nella prima autovettura. Nello stesso momento nel

Page 17: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

quale ci mettemmo in moto, un'altra bomba fu lanciata, senza che ci colpisse: all'uscita del cancello del parco, un'altra ancora; e appena fuori fummo investiti da una raffica di mitragliatrice. Nulla era

stato trascurato; una preparazione da fare invidia ai più raffinati terroristi »

(Rodolfo Graziani, in "Una vita per l'Italia"[14])

Graziani, gravemente ferito, fu subito trasportato all'ospedale della Consolata[15]. Subito alcuni complici degli attentatori aprirono il fuoco a cui risposero pesantemente i carabinieri italiani[16] Cominciò immediatamente il rastrellamento di polizia che portò a numerosi scontri a fuoco nelle strade cittadine, mentre nelle ore successive iniziò la rappresaglia, condotta solitamente da civili italiani della colonia. Nell'attentato morirono sette persone di cui quattro italiani e due zaptiè, circa cinquanta furono i feriti ricoverati in ospedale colpiti dalle schegge[17].

Nei giorni seguenti le rappresaglie del governo causarono molti morti tra la popolazione etiopica. almeno 3.000 morti secondo le stime britanniche, 30.000 secondo le fonti etiopiche. Gli accertamenti italiani successivi riportarono il computo dei morti etiopici a più di 300[18] È utile ricordare che sebbene le fonti italiane fossero ampiamente giustificazioniste, quelle britanniche e francesi, che erano allora ostili all'Italia, sono state ritenute esagerate in senso opposto[senza fonte]. Graziani restò ricoverato in ospedale 68 giorni dei quali, i primi giorni li trascorse in condizioni critiche.

In seguito, Graziani ordinò ai soldati italiani di compiere un'incursione nel famoso monastero etiope di Debre Libanos, dove gli attentatori si erano rifugiati per breve tempo[senza fonte], e fece massacrare indiscriminatamente i monaci e le suore del monastero. Lo storico Angelo Del Boca, computava il numero del vittime del massacro a 449, ma un nuovo documento redatto da un ricercatore inglese e da uno etiope sostiene che gli uccisi furono "fra 1.200 e 1.600 monaci. Moltissimi erano giovani e ragazzi, catechisti e diaconi. Tra le vittime delle rappresaglie anche indovini e cantastorie colpevoli di aver predetto la fine del regime".[19]

Nel novembre 1937 il Duca d'Aosta fu nominato viceré d'Etiopia e Graziani nel febbraio dell'anno seguente rientrò in Italia.

La seconda guerra mondiale

La campagna del Nordafrica

Page 18: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Rodolfo Graziani (al centro).

Rodolfo Graziani - il secondo da destra - insieme a gerarchi fascisti e nazisti durante i funerali di Arturo Bocchini, capo della Polizia italiana durante il fascismo, tenutisi a Roma, il 21 novembre 1940. Si riconoscono, da sinistra a destra: Karl Wolff, Reinhard Heydrich, ?, Heinrich Himmler, Emilio de Bono, Rodolfo Graziani, Hans Georg von Mackensen.

Nel 1938 il suo nome compare tra i firmatari del Manifesto della razza in appoggio alle leggi razziali fasciste. Il 3 novembre del 1939, a Seconda guerra mondiale già iniziata, Graziani divenne capo di stato maggiore dell'esercito: questa carica lo rendeva però direttamente dipendente da Mussolini, dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia e dallo stesso Badoglio, col quale non correva buon sangue. Anche se contrario all'ingresso dell'Italia nel conflitto, poco dopo la dichiarazione di guerra (10 giugno 1940) Graziani partecipò ad alcune operazioni minori contro la Francia. Il 24 giugno i francesi chiesero l'armistizio e quattro giorni dopo Graziani tornò a Roma, dove ricevette la notizia della morte di Italo Balbo. Costretto a succedergli nella carica di governatore della Libia, gli venne ordinato dal Duce di invadere l'Egitto.

L'attacco, difficile per le carenze logistiche e di armamento delle forze italiane scarsamente motorizzate, iniziò il 25 agosto sotto la minaccia di Mussolini di ritorsioni verso di lui. Dopo una inutile avanzata fino a Sidi El Barrani (poco contrastata dai mobilissimi reparti inglesi del generale O'Connor), le forze di Graziani rimasero ferme per quattro mesi organizzando grandi e inutili campi trincerati nel deserto mediocremente collegati tra loro e con modeste riserve mobili. La controffensiva inglese del 9 dicembre 1940 (Operazione Compass) travolse completamente lo schieramento italiano: le truppe britanniche, molto inferiori numericamente ma totalmente motorizzate e con alcune centinaia di potenti carri armati Matilda e Cruiser, aggirarono e circondarono le truppe italiane ottenendo un successo clamoroso. Graziani venne completamente sorpreso e non fu in grado di organizzare una difesa efficace; impiegando a gruppi le sue consistenti forze (invece di radunare tutte le sue truppe e organizzare reparti corazzati di riserva), venne progressivamente battuto dalle forze britanniche a Bardia, Tobruk e Beda Fomm (gennaio-febbraio 1941); fu una disfatta totale; oltre 130.000 soldati italiani vennero catturati[20], tutto il materiale venne perduto, i resti della 10ª Armata ripiegarono sulla posizione di El Agheila perdendo tutta la Cirenaica.

A seguito di un telegramma inviatogli da Graziani, Mussolini disse indignato a Ciano:

« Ecco un altro uomo col quale non posso arrabbiarmi perché lo disprezzo »

Page 19: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

(Benito Mussolini 15 dicembre 1940 secondo i diari di Galeazzo Ciano[21])

Graziani mostrò gravi carenze di condotta tattica e strategica ed ebbe anche un crollo morale: disperando della salvezza anche della Tripolitania, il maresciallo sollecitò ora (dopo averlo ripetutamente rifiutato) l'arrivo della forze meccanizzate tedesche proposte da Hitler (Afrika Korps)[22].

L'11 febbraio del 1941 venne destituito da Mussolini (molto contrariato per la sconfitta e per la condotta militare del maresciallo). Graziani lasciò la Libia e tornò in Italia: subito alcuni potenti uomini politici chiesero ed ottennero un'inchiesta contro di lui (Roberto Farinacci lo accusò privatamente di "codardia")[senza fonte]. Nel novembre 1941 fu così nominata una commissione d'inchiesta con a capo l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel. Nel marzo 1942 questa concluse i propri lavori senza prendere alcun provvedimento. Per oltre due anni Graziani rimase senza nessun incarico.

La Repubblica Sociale Italiana

Con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana divenne Ministro della Difesa; il primo ad offrigli questo incarico fu Barracu il 22 settembre, ma sulle prime Graziani rifiutò[23]. Il giorno seguente il gerarca sardo lo incontrò a Roma e gli richiese di far parte della nuova compagine governativa "altrimenti" così gli si sarebbe rivolto "il vostro rifiuto potrebbe essere giudicato paura"[24]. Graziani accettò la sfida.

Tra i suoi primi atti da ministro vi fu l'approvazione di una legge che imponeva l'arruolamento obbligatorio ed un severo addestramento in Germania; tali provvedimenti, tuttavia, ebbero scarso successo ed anzi rafforzarono la resistenza partigiana, che attirava più facilmente i tanti renitenti alla leva. Graziani firmò inoltre il bando di richiamo alle armi delle classi 1922 e 1923." Gli iscritti di leva arruolati ed i militari in congedo che durante lo stato di guerra e senza giustificato motivo,non si presenteranno alle armi nei tre giorni successivi a quello prefisso,saranno considerati disertori di fronte al nemico, ai sensi dell'articolo 144 CPM e puniti con la morte mediante fucilazione al petto " 7 febbraio 1944. Per sottolineare il carattere militare e nominalmente apolitico del suo incarico, dal 6 gennaio 1944 il dicastero da lui tenuto non si chiamò più Ministero della Difesa Nazionale bensì "Ministero delle Forze Armate".

Graziani si impegnò a fondo affinché le forze armate della RSI fossero unitarie e fossero definibili come apolitiche, dipendenti quindi non dal Partito Fascista Repubblicano ma dal comando centrale[25]. Per imporre il suo piano, minacciò più volte le dimissioni[26] e si recò anche nel quartier generale di Hitler in Germania per conferire con il Führer il 9 ottobre [27] : lo stesso Graziani riportò il non certo incoraggiante commento che il dittatore tedesco gli fece appena lo vide: "Sono spiacente che proprio a voi debba toccare questo ingrato compito"[28].

Sfruttando anche la sua notorietà, Graziani riuscì a condurre in porto un compromesso a lui favorevole: tranne le Brigate Nere di Pavolini, con il quale ebbe forti scontri, riuscì ad avere il controllo di tutte le forze armate della RSI (controllo invero a volte solo nominale, visto che nell'impiego operativo esse furono di fatto subordinate ai comandi militari tedeschi[29]). Il 14 agosto 1944, quando con decreto legislativo il Duce fece entrare la Guardia Nazionale Repubblicana all'interno dell'Esercito Nazionale Repubblicano [30] , si può dire che Graziani avesse vinto la sua "battaglia" diplomatica.

Page 20: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Graziani dal 2 agosto 1944 assunse il comando dell’Armata "Liguria" con il LXXV Armee Korps e il "Lombardia" Korps e, dall’1 dicembre 1944 al 28 febbraio 1945, del "Gruppo Armate" comprendente la 14ª Armata, che con il LI Gebirgs Korps e il XIV Panzer Korps combatté sulla linea gotica, specialmente nella Garfagnana.

Graziani ottenne nella Garfagnana, tra il fiume Serchio e le Alpi Apuane, di bloccare con la Divisione Alpina Monterosa i reparti brasiliani e le forze della 5ª Armata americana, riuscendo tra il 25 e 30 dicembre 1944 (con l'operazione denominata "Wintergewitter", detta in italiano "Offensiva di Natale" o "Battaglia della Garfagnana") a respingere le forze alleate obbligandole a ripiegare fino quasi al mare. Nell'occasione vennero anche catturati diversi prigionieri e ingenti quantità di viveri e materiale bellico: si trattò dell'unica azione nella quale le forze italo-tedesche riescono a far arretrare gli Alleati nel 1944.

Ultimi anni

Con le truppe anglo-americane ormai alle porte, la sera del 29 aprile 1945 Graziani si arrese a Milano al IV Corpo d'armata statunitense. Dopo un mese di reclusione a Roma, in giugno fu inviato in Algeria, quale prigioniero di guerra presso il 211 POW Camp di Cap Matifou ed il 16 febbraio 1946 venne rinchiuso nel carcere di Procida. Nel periodo di detenzione egli scrisse tre opere: "Ho difeso la patria", "Africa settentrionale 1940-41" e "Libia redenta".

Il 5 giugno 1948 si aprì contro di lui un processo che lo condannò a 19 anni di carcere, di cui però 17 gli furono condonati. Si riconobbe che l'imputato non fosse in grado di incidere sulle decisioni del Governo della RSI, anche se Graziani durante la RSI fu ministro della Difesa e responsabile del bando con cui erano condannati a morte i renitenti alla leva e i partigiani (il famoso bando Graziani, appunto). Gli Alleati, non procedettero ad incriminare Graziani, nonostante le continue richieste da parte delle autorità etiopiche. A tal fine il ministro degli esteri etiopico aveva fornito documentazione relativa ai crimini di guerra italiani come l'uso dell'iprite[31][32] Il 4 marzo 1948 l'Etiopia presentò la propria documentazione alle Nazioni Unite in cui si accusava l'Italia di sistematico terrorismo in Etiopia, e della intenzione ammessa da Graziani, di uccidere tutte le autorità Amhara. Venne citato, per esempio, un telegramma al Generale Nasi in cui Graziani esprimeva chiaramente questo proposito.[33] La commissione delle Nazioni Unite convenne che vi erano le basi per un processo preliminare a otto Italiani incluso Graziani.[34] Ma gli sforzi etiopici di portare Graziani a processo furono vanificati sia dall'Italia che dall'Inghilterra, e furono di seguito abbandonati sotto la pressione del Ministero degli Affari Esteri, il cui supporto era considerato essenziale dal Governo Etiopico, per le proprie pretese nei confronti dell'Eritrea. Nonostante questo, nel 1948 un Tribunale Italiano condannò Graziani a 19 anni, dei quali però scontò solo quattro mesi, poiché i sui avvocati dimostrarono che aveva "ricevuto ordini".[35] Scontati quattro mesi fu rimesso in libertà.[2]

Nel 1952 si iscrisse al MSI, di cui divenne presidente onorario un anno dopo. Nel gennaio del 1954, durante il congresso di Viareggio, pronunciò un discorso nel quale tracciava le sue idee per rilanciare il movimento. Negli ultimi giorni della sua vita si trasferì da Affile a Roma.

Curiosità Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.

Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni nel corpo della voce e rimuovendo quelle inappropriate.

Page 21: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Nel 1980 un film, Il leone del deserto, di coproduzione Usa e Siria, fu dedicato alla lotta di liberazione libica contro il colonialismo italiano: nella pellicola, finanziata da Muʿammar Gheddafi, si narrano in maniera molto dettagliata alcune tecniche di guerra adottate. All'epoca vi fu un procedimento contro tale film per "vilipendio delle Forze Armate". La pellicola non è mai stata distribuita in Italia, finché, in occasione della visita del leader libico Gheddafi in Italia, è stato trasmesso dall'emittente satellitare Sky nel giugno del 2009. Il regista, Moustapha Akkad, fu ucciso in Giordania nel 2005 in un attentato di terroristi filoiracheni.[36]

Tra gli interpreti Rod Steiger impersona Mussolini, Oliver Reed impersona Graziani ed Anthony Quinn impersona il leader della resistenza libica ʿOmar al-Mukhtār. Giuni Russo nell'album Energie (1981) ha intitolato Lettera Al Governatore Della Libia una canzone scritta con Franco Battiato e Maria Antonietta Sisini. Successivamente Battiato ha inciso lo stesso brano (nell'album dal vivo "Giubbe Rosse" - EMI 1989) modificando leggermente il testo con un riferimento esplicito a Graziani (definito "idiota").

L'11 agosto 2012, il comune di Affile gli ha dedicato un sacrario nel parco di Radimonte[37]. Mentre in Italia sono state sollevate polemiche riguardo all'utilizzo di fondi pubblici in un clima di austerità, nel resto del mondo ha fatto scalpore la riabilitazione di Graziani.[38][39]

Opere Verso il Fezzan, Tripoli 1929 La situazione cirenaica, Bengasi 1931

Cirenaica pacificata, Milano 1932

La riconquista del Fezzan, ibid. 1934

Pace romana in Libia, ibid. 1937

Il Fronte Sud, ibid. 1938

Ho difeso la Patria, ibid. 1947

Africa settentrionale 1940-1941, Roma 1948

La Libia redenta. Trent'anni di passione italiana in Africa, Napoli 1948

Bibliografia Angelo del Boca, Italiani brava gente?, Neri Pozza 2008 Angelo del Boca, I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia, Editori riuniti, 2007

Onorificenze Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

Page 22: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia

Medaglia d'argento al valore militare

Medaglia d'argento al valore militare

Medaglia di bronzo al valore militare

Medaglia di bronzo al valore militare

Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri

Medaglia militare al merito di lungo comando (20 anni)

Croce d'oro per anzianità di servizio (40 anni)

Medaglia commemorativa delle Campagne d'Africa

Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911-1912

Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915–1918 (4 anni di campagna)

Page 23: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia

Medaglia commemorativa italiana della vittoria

Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale (ruoli combattenti)

Balì Cavaliere d'Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta

Predecessore Vicegovernatore della Tripolitana Successore

Domenico Siciliani 1930 - 1934 Guglielmo Nasi

Predecessore Governatore Generale della Somalia Italiana Successore

Maurizio Rava 6 marzo 1935 - 9 maggio 1936Unito al governatorato

dell'AOI

PredecessoreGovernatore della Somalia Italiana

(come parte dell'AOI) Successore

Titolo inesistente 9 maggio - 22 maggio 1936 Angelo De Ruben

Predecessore viceré d'Etiopia Successore

Pietro Badoglio 11 giugno 1936 - 21 dicembre 1937 Amedeo di Savoia

Predecessore Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano Successore

Alberto Pariani 1939 - 1941 Mario Roatta

Predecessore Governatore della Libia Successore

Italo Balbo 1º luglio 1940 - 25 marzo 1941 Italo Gariboldi

Page 24: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Note ^ La Stampa, 24 settembre 1943, p. 1, "Mussolini ha costituito il nuovo governo fascista", elenco dei ministri. ^ a b Rodolfo Graziani in Dizionario Biografico – Treccani. URL consultato in data 19 settembre 2012. ^ A. Cova, Graziani. Un generale per il regime, Newton Compton, Roma, 1987. ^ Domenico Quirico, Lo squadrone bianco, Milano, Mondadori, Le Scie, 2002, pp. 309-310 "Aveva intuito la strategia giusta per battere la guerriglia che ci aveva angosciato per vent'anni: mobilità, rapidità negli spostamenti, bisogna essere più veloce del nemico, non dargli tregua, arrivare sempre prima di lui. E gli ascari eritrei e libici, i meharisti e la cavalleria indigena servirono perfettamente allo scopo; integrati nelle "colonne mobili" diedero un apporto fondamentale alla repressione della rivolta libica, grazie alle autoblinde, ai camion, all'aviazione che consentivano di spingersi nel cuore dei santuari nemici dove fino ad allora l'asprezza del deserto aveva fermato perfino l'impeto degli ascari." ^ Hart, David M.: Muslim Tribesmen and the Colonial Encounter in Fiction and on Film: The Image of the Muslim Tribes in Film and Fiction. Het Spinhuis, 2001. Page 121. ISBN 90-5589-205-X ^ Bernard Bridel. Les ambulances à Croix-Rouge du CICR sous les gaz en Ethiopie su Le Temps (in francese) ^ «Roma, 27 ottobre '35. A S.E. Graziani. Autorizzato gas come ultima ratio per sopraffare resistenza nemico et in caso di contrattacco.» «Roma, 28 dicembre '35. A S.E. Badoglio. Dati sistemi nemico autorizzo V.E. all'impiego anche su vasta scala di qualunque gas et dei lanciafiamme. Mussolini». ^ Comando delle Forze Armate della Somalia, La guerra italo-etiopica, cit., vol III, allegato n.313, p 401. ^ Andrea Molinari, La conquista dell'impero. 1935-1941 La guerra in Africa Orientale, Hobby & work; pagina 99 ^ Arrigo Petacco, "Faccetta nera" storia della conquista dell'impero, p. 118 ^ Arrigo Petacco, "Faccetta nera" storia della conquista dell'impero, p. 165 "Viaggiando lentamente sull'altipiano fradicio di pioggia (Graziani aveva chiesto al Duce il permesso di farlo bombardare, ma gli era stato negato), il convoglio giunse a Dire Daua dove il negus, nonostante le notizie allarmistiche circa la vicinanza degli italiani, volle fermarsi per salutare il suo vecchio amico Edwin Chapman Andrews, console britannico a Harar". ^ «Roma, 5 giugno 1936. A S.E. Graziani. Tutti i ribelli fatti prigionieri devono essere passati per le armi. Mussolini.» «Roma, 8 luglio 1936. A S.E. Graziani. Autorizzo ancora una volta V.E. a iniziare et condurre sistematicamente politica del terrore et dello sterminio contro i ribelli et le popolazioni complici. Senza la legge del taglione ad decuplo non si sana la piaga in tempo utile. Attendo conferma. Mussolini.» ^ Giuseppe Mayda, "Storia Illustrata", Anno XI, n. 114, maggio 1967, nell'articolo "Graziani il Maresciallo dal pugno di ferro", p. 74 "Quindi Graziani allestì campi di concentramento, fece passare per le armi i capi rivoltosi. Ras Destà venne fucilato appena catturato." ^ Rodolfo Graziani, Una vita per l'Italia, Milano, Mursia, 1994, p. 78 ^ Beppe Pegolotti,L'attentato a Graziani, articolo su "Storia illustrata", 1971 p. 99 "Quando Graziani era caduto a terra, un capitano dei carabinieri gli aveva salvato la vita freddando, con due colpi di pistola, due attentatori nell'atto di lanciargli contro altre bombe. Dopo lo scoppio della nona bomba, ci fu una sequenza serrata di altri lanci che però non produssero danni perché gli ordigni, ancora con la linguetta attaccata, risultarono inoffensivi." ^ Beppe Pegolotti, L'attentato a Graziani, articolo su "Storia illustrata", 1971 pag 99 "Ci fu una breve sparatoria contro il Piccolo Ghebì. Erano alcuni complici, capeggiati da un armeno, che sparavano all'impazzata, allo scopo di facilitare la fuga dei lanciatori." ^ Angelo Del Boca Gli italiani in Africa Orientale III, Milano, Mondadori, 2000 p. 83: "I morti sono sette: un carabiniere, due soldati di sanità, due zaptiè, un tecnico italiano che aveva curato

Page 25: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

l'impianto degli altoparlanti e il chierico copto che reggeva l'ombrello dell'abuna. Il termine, che significa "padre nostro", è usato per riferirsi rispettosamente a un prete copto. I feriti, più o meno gravi, sono una cinquantina, fra i quali il vice-governatore generale S.E. Armando Petretti, i generali Liotta, Gariboldi e Armando, i colonnelli Mazzi e Amantea, il governatore di Addis Abeba S.E. Siniscalchi, l'on. Fossa, il federale Cortese, l'abuna Cirillo, l'ex ministro etiopico a Roma Afework e i giornalisti Appelius, Pegolotti, Poggiali e Italo Papini. Il più grave di tutti è il generale Liotta, che ha perso l'occhio destro e al quale debbono amputare una gamba. Quanto a Graziani, egli è stato investito da 350 schegge, ha perso molto sangue, ma dopo che il capitano medico Tarquini lo ha operato per allacciargli l'arteria femorale destra, le sue condizioni vengono giudicate soddisfacenti"

^ Beppe Pegolotti,L'attentato a Graziani, articolo su "Storia illustrata", 1971 pag 100 testimonia Beppe Pegolotti, presente agli avvenimenti che "c'è da dire che ci fu molta esagerazione da parte dei corrispondenti esteri, circa il numero degli uccisi, che fu fatto ascendere addirittura a tremila. L'eccidio fu pesante. Ma gli accertamenti stabilirono il numero in circa trecento. Si ebbero, purtroppo, diversi casi di esecuzione sommaria, ai quali tuttavia le truppe rimasero estranee. I cadaveri furono lasciati per tre giorni sui margini delle strade, nei prati antistanti i "tucul". Il mercato indigeno fu distrutto dalle fiamme, incendiati furono anche certi gruppi di "tucul" dove erano stati trovati fucili e munizioni." ^ Andrea Semplici, La strage cancellata, in "Nigrizia", 1997, n. 2, pp. 19-21. [1] ^ E. Bauer Storia controversa della seconda guerra mondiale, volume 3, DeAgostini, 1971. ^ Galeazzo Ciano, Diario 1937-1943, p. 488, BUR, Milano 1990. ^ Descrizione esaustiva della condotta del maresciallo in Africa in R.Canosa Graziani, Oscar Mondadori 2004; G. Rochat Le guerre italiane. 1935-1943, Torino, Einaudi, 2005. ^ F. W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1968, p. 559 ^ R. Graziani, Ho difeso la patria, Milano, Gruppo Ugo Mursia, 1986, p. 375 ^ F. W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1968, p. 579 ^ F. W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1968, p. 585 ^ F. W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino, Einaudi, 1968, p. 581 ^ R. Graziani, Ho difeso la patria, Milano, Gruppo Ugo Mursia, 1986, pp. 430-431 ^ Gianni Oliva, L'Ombra Nera, Milano, Mondadori, 2007, p. 13 ^ Qui il testo del decreto ^ Richard Pankhurst dichiara che (tradotto dall'inglese) "il ministero Etiopico degli affari esteri abbia fornito la Lega delle Nazioni informazioni inconfutabili, sui crimini Fascisti, incluso l'uso di gas velenoso ed il bombardamento di ospedali ed ambulanze della Croce Rossa, sin dalle prime ore dell'invasione Italiana del 3 Ottobre 1935, fino al 10 Aprile dell'anno dopo" (Pankhurst, Richard "Italian Fascist War Crimes in Ethiopia: A History of Their Discussion, from the League of Nations to the United Nations (1936–1949)", Northeast African Studies, Volume 6, Number 1-2,1999) ^ Ato Ambay della Commissione Etiope per i Crimini di Guerra che aveva cominciato ricerche preliminari, informò la Commissione per i Crimini di Guerra dell'ONU, il 31 Dicembre 1946 che non vi erano erano apparentemente alcune difficoltà nell'ottenere prove sufficienti a giustificare il processo a Graziani per crimini contro l'umanità specialmente legati al massacro del Febbraio 1937. (Pankhurst, Richard. "Italian Fascist War Crimes in Ethiopia: A History of Their Discussion, from the League of Nations to the United Nations (1936–1949) ^ La fonte (in lingua inglese) riporta questa frase dal telegramma: «Keep in mind also that I have already aimed at the total destruction of Abyssinian chiefs and notables and that this should be carried out completely in your territories» (Tenga a mente, anche, che ho già mirato alla totale distruzione dei capi e notabili abissini e che questa azione dovrebbe essere compiuta fino in fondo nei territori sotto il vostro controllo). In: Pankhurst, Richard "Italian Fascist War Crimes in

Page 26: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Ethiopia: A History of Their Discussion, from the League of Nations to the United Nations (1936–1949)", Northeast African Studies, Volume 6, Number 1-2,1999,p. 127 ^ Pankhurst, Richard "Italian Fascist War Crimes in Ethiopia: A History of Their Discussion, from the League of Nations to the United Nations (1936–1949)", Northeast African Studies, Volume 6, Number 1-2,1999,p. 136 ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/rodolfo-graziani_(Dizionario-Biografico)/ Graziani biography (in Italian) ^ Ucciso il regista arabo di «Halloween» - IlGiornale.it ^ Inaugurato sacrario per Rodolfo Graziani, polemiche sui fondi regionali - Corriere Roma ^ Solo la stampa italiana non si indigna per il monumento a Rodolfo Graziani - Linkiesta ^ Gian Antonio Stella. Quel mausoleo alla crudeltà che non fa indignare l'Italia. Corriere della Sera, 30 settembre 2012. URL consultato in data 30 settembre 2012.

Ucciso il regista arabo di «Halloween»Maurizio Cabona - Sab, 12/11/2005 - 00:00 commenta

Maurizio CabonaVittima dei «resistenti» iracheni in un albergo giordano è anche il siriano Mustafà Akkad, che del film sui «resistenti» libici agli italiani - Il leone del deserto - fu regista e produttore. Morte crudele, che ricompone paradossalmente attorno al suo cadavere l’unità araba auspicata dal presidente egiziano Nasser, su cui Akkad progettò un film, dopo quello su Maometto, che fu proibito proprio in Egitto e in Siria.Con Akkad scompare l’unico cineasta arabo di fama mondiale. Colossale coproduzione libico-statunitense da 35 milioni di dollari, voluta da Gheddafi, Il leone del deserto fu però un enorme fiasco commerciale. In quel 1981 si scontrò infatti con L’Impero colpisce ancora di George Lucas, uscito come Akkad dalla facoltà di cinema dell’Università di California (Los Angeles). Ma Akkad è stato anche produttore esecutivo da enormi incassi: sua la serie Halloween (1978-2002). Al cinema gli assassini seriali americani rendevano più degli assassini militari italiani.Akkad era un uomo di spettacolo che non rinunciava alle idee. Ma se noi conosciamo gli Halloween, ignoriamo quasi tutto de Il leone del deserto: in Italia non ha avuto il visto di censura. Iper-osceno? Iper-violento? No, «diffamatorio» del Regio Esercito. Ma se il film è dalla parte dei senussi, è stato liberamente girato anche a Roma e da attori anche italiani. Sostanzialmente è il corrispettivo di Squadrone bianco di Augusto Genina (1936), perché ricostruisce fedelmente la vittoria italiana ottenuta nel 1931 dal generale Rodolfo Graziani (Oliver Reed) contro Omar Mukhtar (Anthony Quinn), insegnante religioso settantenne: l’Al Zarqawi di allora.Stranezze censorie: il cinema italiano è stato ben più insolente con le patrie memorie, da La grande guerra di Monicelli a Uomini contro di Rosi, da Tutti a casa di Comencini a Mediterraneo di Salvatores... L'unico «falso» storico del film di Akkad è per omissione. Tace sul fatto che le regioni di quella che poi si sarebbe chiamata - romanamente - Libia, fino al 1911erano ottomane e non indipendenti. La resistenza senussa contro gli italiani fu più religiosa che politica: gli ottomani erano oppressori, ma almeno non erano «infedeli». Abbastanza bravo da sintetizzare sullo schermo anche questa distinzione, pur partendo dalla sceneggiatura di un cattolico irlandese, Akkad è stato dunque colpito dagli odierni emuli dei senussi. Solo con un eccesso d’approssimazione però si potrebbe parlare di lui come vittima di «fuoco amico»: Akkad era un nemico per Al Zarqawi. Infatti nel campo arabo-musulmano la guerra civile non è, oltre che fra sunniti e sciiti, fra integralisti e nazionalisti. Con questi ultimi si potevano fare - oltre che cinema - politica & affari.

AFFILE

Page 27: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Inaugurato sacrario per Rodolfo Graziani, polemiche sui fondi regionaliCostato 127 mila euro, presi dai fondi stanziati dalla Regione per il «completamento del parco di Radimonte»

Il sacrario dedicato a Graziani

ROMA - Inaugurazione tra mille polemiche ad Affile, vicino a Roma, del parco di Radimonte dove è stato realizzato un sacrario dedicato al Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani (originario di Filettino, nel Frusinate), ministro della Difesa di Salò. Tra accuse e interrogazioni alla governatrice Renata Polverini, il monumento è finito nella bufera. Bloccato tra gli anni Novanta e il Duemila, il mausoleo al gerarca fascista è stato riproposto e portato avanti, da circa un

anno, dal sindaco Ercole Viri. Sabato 11 la cerimonia nel paese dell’alta Valle Aniene con tanto di banda musicale e una conferenza sul “Leone di Neghelli”, protagonista anche del famoso “abbraccio di Arcinazzo” con Andreotti, allora giovane sottosegretario del governo De Gasperi Un centinaio i presenti.

Un momento dell'inaugurazione

FINANZIAMENTO NEL MIRINO - Lo scontro politico si estende anche al finanziamento regionale di 180 mila euro (impegno di spesa in due annualità), stanziato con determinazione del febbraio 2010 per il «completamento del Parco Radimonte». L’opera, con annesso museo e locali di servizio, è costata 127 mila euro. «Un'indecenza – attaccano i consiglieri regionali Pd Enzo Foschi e Tonino D'Annibale -, resa possibile da un escamotage. Lo stanziamento complessivo finanziato ammontava a circa 30 milioni di euro riferito al Programma Straordinario Regionale di investimenti per lo sviluppo locale e riguardava ampie porzioni del nostro territorio. Oltre 200 Comuni in tutto il Lazio- aggiungono Foschi e D’Annibale - avevano presentato domanda per interventi e lavori di pubblica illuminazione, manutenzione straordinaria di strade ed edifici scolastici, adeguamento della viabilità, realizzazioni di marciapiedi e parcheggi». Secondo i due consiglieri regionali «il progetto presentato dal Comune di Affile prevedeva semplicemente il completamento del Parco Radimonte. Da febbraio 2010 a oggi è divenuto invece un luogo per tenere viva la memoria di un gerarca fascista, repubblichino e colpevole di crimini contro l'umanità».

LA DIFESA DEL SINDACO - I lavori del parco Radimonte, voluto dal sindaco Ercole Viri (che da tre anni guida un’amministrazione di centrodestra), si sono conclusi in queste settimane. Il progetto ha già visto l’opposizione dell’Anpi Roma (l’associazione nazionale partigiani d’Italia) che lo ha definito «una vergogna», e un duro scontro con il primo cittadino, che difende il ‘sacrario’ dedicato al ministro della Difesa di Salò sostenendo che «tanti affilani orgogliosamente rivendicano la lealtà, la coerenza e l'eroicità del loro "Grande Concittadino" . Il tempo - sostiene Viri - sarà galantuomo e la revisione storica renderà giustizia»’. Il sindaco cerca di gettare acqua sul fuoco delle polemiche. Dice che lui avrebbe intitolato un monumento anche a Togliatti. E si giustifica sostenendo che sul progetto presentato alla Regione per ottenere i fondi «il nome di Graziani non c’era solo perché ad Affile il soldato con la s maiuscola è lui. Non è colpa nostra - conclude - se non abbiamo personaggi di sinistra». Nel paese dell’alta Valle Aniene, però, non tutti sono d’accordo. «Qui i problemi sono altri – dice chi non condivide il progetto -, tra disoccupazione e crisi economica. Quei soldi potevano essere spesi per cose più utili».

Page 28: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

«LA REGIONE PRENDA POSIZIONE» - Dopo gli attacchi del Pd, arrivano quelli di Sel. L’affondo porta la firma del capogruppo in Consiglio regionale, Luigi Nieri, assessore al Bilancio quando fu approvato il finanziamento per completare il parco di Radimonte. Nieri ora chiede la revoca dei fondi e accusa: «E' impensabile, in un paese democratico- afferma - che vengano celebrati simili personaggi. Ma è ancora più grave che lo si faccia con i soldi dei cittadini del Lazio, utilizzando fondi accordati per altre finalità. La Giunta regionale non può far finta di niente. Per questo chiediamo, nel rispetto dei principi costituzionali, che la Giunta Polverini prenda una posizione netta su quanto accaduto e, oltre a non partecipare all'evento, revochi il finanziamento, in quanto le risorse sono state utilizzate impropriamente e non esclusivamente per le finalità previste».

BOTTA E RISPOSTA - La polemica si è infiammata. Il capogruppo del Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino, con una lettera aperta definisce «inaccettabile» il sacrario al Maresciallo d’Italia e chiede al prefetto di Roma e alla magistratura di verificare «se ci siano gli estremi di apologia del fascismo e distrazione di fondi». A Montino risponde l’assessore regionale ai Trasporti Francesco Lollobrigida: «Assisto oggi – dichiara - al reiterarsi di monotoni accenti recitati a memoria da esponenti della sinistra, forse privi di temi più concreti. Ho partecipato a tutte le iniziative organizzate dal Comune di Affile da quando ho iniziato a fare politica». Sul monumento al ministro di Salò lo scontro politico è destinato a regalare nuovi capitoli.

Antonio Mariozzi 11 agosto 2012 (modifica il 13 settembre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

Solo la stampa italiana non si indigna per il monumento a Rodolfo GrazianiAntonio Maria Morone

La stampa internazionale ha rilanciato più volte negli ultimi giorni la notizia dell’inaugurazione ad Affile (Roma) del monumento dedicato al maresciallo Rodolfo Graziani, meglio conosciuto come "macellaio" d'Etiopia per i crimini di cui si macchiò durante le guerre coloniali. Ma la stampa italiana ha relegato la notizia ai margini (Stefano Feltri del Fatto ci tiene a rivendicare l'attenzione del giornale all'argomento), soffermandosi sullo spreco di fondi pubblici e non sulla portata politico-culturale di questa iniziativa. L’apologia del criminale Graziani è l’ennesimo indice della mancanza nella società italiana di una dimensione postcoloniale della propria storia. 

ShareEmail

Stampa

Page 29: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Rodolfo Graziani, conosciuto come il "macellaio" d'Etiopia per i crimini compiuti durante le guerre coloniali

Cultura

1 settembre 2012 - 13:38

La stampa internazionale ha rilanciato più volte negli ultimi giorni la notizia dell’inaugurazione l’11 agosto scorso ad Affile (a poca distanza da Roma) del monumento dedicato al maresciallo Rodolfo Graziani (nato l’11 agosto 1882 a Filettino e morto l’11 gennaio 1955 a Roma), sepolto nel comune laziale del quale era originario il ramo paterno della sua famiglia. Dopo una carriera militare costruita quasi interamente nelle guerre coloniali d’Italia, dove si macchiò di gravissimi crimini al punto di guadagnarsi il titolo di “macellaio” d’Etiopia, Graziani finì la sua “carriera” come ministro della Difesa della Repubblica sociale italiana, rendendosi responsabile della condanna a morte di renitenti alla leva e partigiani, crimini per i quali venne condannato nel 1948 a 19 anni di carcere (17 dei quali gli furono poi condonati).

Non stupisce dunque lo sdegno, misto a incredulità, dei pezzi apparsi su testate quali The New York Times, El Paìs e BBC, che hanno condannato un’operazione dal sapore revisionista con l’intento di riabilitare la memoria di uno dei personaggi più sanguinari del trascorso regime fascista e del colonialismo italiano. Stupisce e preoccupa invece lo scarso interesse dedicato alla vicenda dalla stampa nazionale, che ha relegato la notizia a una posizione marginale, soffermandosi più sul possibile sperpero di fondi pubblici in tempi di crisi economica per un manufatto che sarebbe costato 160 mila euro, piuttosto che interrogarsi seriamente sull’ineludibile portata politico-culturale di una simile iniziativa: un certo ottundimento dunque della società italiana che sembra fare da contraltare al clamore suscitato sulla scena internazionale e confermare quel rapporto controverso con il nostro passato coloniale.

Page 30: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Il monumento di Affile dedicato al maresciallo Rodolfo Graziani

Se infatti Graziani venne condannato per i crimini perpetrati contro i partigiani italiani, fu in colonia che commise una sequela infinita di atrocità contro patrioti libici ed etiopici in particolare. In Libia Graziani portò a termine la “pacificazione” della colonia nel 1931 al prezzo di massacri, torture, fucilazioni e l’impiego di armi chimiche, oltre alla deportazione di 100 mila civili dalla Cirenaica ai campi di concentramento costruiti nella regione desertica della Sirte da dove molti non fecero mai ritorno. Al tempo si parlò di sterminio, poi c’è chi ha utilizzato il termine genocidio. Trasferitosi nel Corno d’Africa ai tempi della seconda guerra italo-etiopica che culminò con proclamazione dell’Impero fascista e la costituzione dell’Africa orientale italiana nel 1936, Graziani pianificò l’utilizzo estensivo di armi chimiche proibite, come le bombe all’iprite, sganciate dal cielo contro i patrioti etiopici e, una volta divenuto secondo viceré d’Etiopia, lasciò che, a seguito del fallito attentato contro la sua persona il 19 febbraio 1937, i fascisti per tre giorni si lasciassero andare a una violenza collettiva senza freni: furono colpiti mortalmente i giovani patrioti dei Leoni neri, l’elite istruita della società etiopica e il suo clero nel vano tentativo di azzerare la resistenza al dominio italiano. 

Non a caso fu il governo etiopico, dopo la liberazione nel 1941, a inserire il nome di Graziani nella lista dei dieci criminali di guerra italiani indirizzata alla War Crimes Commssion delle Nazioni Unite, senza però ottenerne mai l’estradizione e l’incriminazione. La nuova Italia repubblicana processava così Graziani per i crimini contro la resistenza italiana, ma poteva evitare di fare i conti con i crimini commessi in colonia non tanto o non solo dal fascismo, ma dall’Italia colonialista nel suo complesso.

Questa in estrema sintesi è la persona alla quale la giunta di centro-destra del comune laziale rende omaggio, presentandola sul proprio sito web come uno dei «personaggi illustri di Affile», dove Graziani trascorse la prima infanzia e gli ultimi anni di vita. A leggere la nota biografica online a cura di Giovanni Sozi che dipinge Graziani come colui che, «interprete di avvenimenti

Page 31: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

complessi e di scelte spesso dolorose, seppe indirizzare ogni suo agire al bene per la patria attraverso l'inflessibile rigore morale e la puntigliosa fedeltà al dovere di soldato», non rimane che constatare con grande amarezza come decenni di ricerca storica sul fascismo e sul colonialismo italiano non abbiano che scalfito il mito degli “italiani brava gente”. Intorno alla pagina africana della nostra storia nazionale permangono come cristallizzate memorie rimosse, spesso latenti e ancora oggi diversificate. In effetti anche chi in questi giorni si è giustamente levato contro questa operazione istituzionale di revisionismo storico aveva spesso in mente la guerra partigiana piuttosto che quelle coloniali.

A una mancata decolonizzazione delle memorie hanno contribuito rimozioni istituzionali e silenzi autorevoli se si considera che fino a tutti gli anni Settanta continuarono ad insegnare nell’Accademia italiana docenti di storia coloniale formatisi sotto il dominio fascista o i loro allievi. Eppure ancora oggi che le ricerche storiche hanno ormai indagato senza compiacimenti e compromissioni quel sistema di sfruttamento, razzismo e violenza che fu il colonialismo italiano, evidentemente proprio i risultati di quelle ricerche non si sono riversati nella società italiana.

L’apologia del criminale Graziani è solo l’ennesimo indice di un quadro più complesso nel quale si inscrive anche la partecipazione dell’Italia all’intervento militare internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi nel 2011, proprio in quel Paese dove l’Italia e Graziani commisero alcuni dei loro crimini peggiori e per di più nel centenario della prima guerra di Libia quella che, dopo aver impegnato il Regno d’Italia contro l’allora Impero ottomano tra il 1911 e il 1912, continuò contro la resistenza libica fino al 1931, divenendo la più lunga guerra della nostra storia unitaria. Se siamo tornati senza complessi a bombardare l’ex colonia, ridotta per “ragioni umanitarie” a un Iraq qualunque, non ci si può stupire troppo per quel che è accaduto ad Affile e occorre riflettere attentamente sulla mancanza nella società italiana di una dimensione postcoloniale della propria storia nella quale con tale aggettivo non si vuole intendere tanto il periodo temporale successivo alla fine del dominio diretto in Africa, ma piuttosto la capacità di (ri)elaborare il presente alla luce proprio di quel passato. 

Parole chiave: Affile + colonialismo + etiopia + fascismo + Gheddafi + Libia + Rodolfo Graziani

ShareEmail

Stampa

CommentiInviato da ClaudioR il 19 settembre 2012 - 16:51

Sottoscrivo pienamente il tuo post, Luigi, aggiungendo che studiare la storia dei vincitori è sempre e comunque uno studio parziale.

rispondi

Page 32: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Inviato da Luigino Di Priamo il 13 settembre 2012 - 12:59

Il sottoscritto si è già commentato su molti quotidiani, sul Generale Graziani, pertanto il mio pensiero è quello seguito dalla “Maggioranza Silenziosa”, non considerata da tutti i partiti che stanno giocando col popolo italiano. - Le guerre non l'abbiamo inventate noi italiani, riguardo ai crimini di guerra, Dio solo sa le nazioni che si sono macchiate di tali misfatti, i campi di concentrameno e l'eliminazione dei civili, qualche giornale ha detto che il primo fu Graziani a metterli in atto, è una grande bugia, la storia va studiata, i primi sono stati gli inglesi in Sudafrica contro i Boeri, per non parlare dell'Australia e dell'India. - I giornali internazionali si sfogano sul Mausoleo di Affile e su Graziani, il New York Times farebbe bene a ricordare agli americani i crimini commessi durante la senda guerra mondiale con i loro eserciti, a parte le bombe al Napal, ma i fucilari di Gela e di Biscari in Sicilia durante lo sbarco, per non parlare dei famosi "Pellirossi", americani, eliminati e il popolo di colore che solo ora si sono liberalizzati, perciò queste prediche le posono fare a chi non conosce la Storia che è Maestra di Vita. - Non parliamo delle truppe francesi con le sue truppe di colore in provincia di Caserta e di Frosinone. - Le colonie sotto varie nazioni sono state una vergogna compreso anche il Belgio in Africa e la stessa Francia, ce ne per tutti non parliamo sempre della Germania, raccontiamo cosa sono i "GULAG" sovietici e di tutti i campi di priginia, perciò io mi inchino a tutti coloro che hanno patito queste infamie, le famose vittime.Luigino Di Priamo

rispondi

Inviato da Anonimo il 8 settembre 2012 - 19:09

Dai tanti ed appassionati commenti all'articolo si comprende quanto viva si ancora l'inquietudine e grande il tormento morale di tanti italiani che sul colonialismo italiano si sono interrogati con onesta coscienza e continuano a farlo. Pochi, pochissimi rispetto alla grande maggioranza degli altri italiani che di questa pagina di storia ben poco si curano a meno di non liquidarla con giudizi sommari e superficiali. Eppure proprio da tale minoranza che oggi riempie di commenti questa pagina web possiamo sperare escano fuori un giorno uomini capaci di risvegliare la coscienza dormiente di tanti italiani. Perché ogni conversione non può che cominciare a piantare il suo albero piantando radici nella realtà. Una realtà storica che in ogni caso ci condanna e reclama riscatto morale. Ora però il difficile è, purificati dal ricordo ti tante sanguinarie vicende, ricostruire. Sì, ricostruire nuovi valori facendo tesoro degli errori del passato. Guardiamo avanti dunque, rimbocchiamoci le mani e cominciamo a dare il buon esempio, almeno noi che all'Italia e all'italianità crediamo ancora.

rispondi

Inviato da Anonimo il 7 settembre 2012 - 08:28

Infatti, se avessi almeno letto l'articolo, avresti notato che ad essere originario di Affile era il ramo paterno della famiglia.

rispondi

Inviato da MIKY il 4 settembre 2012 - 20:04

Graziani era un porco assassino. Da onesto fascista me ne vergogno....non ha fatto altro che prendersela con i piu' deboli e scappare con i piu' forti. MIKY

Page 33: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

rispondi

Inviato da MIKY il 4 settembre 2012 - 20:04

Graziani era un porco assassino. Da onesto fascista me ne vergogno....non ha fatto altro che prendersela con i piu' deboli e scappare con i piu' forti. MIKY

rispondi

Inviato da fausto giorda il 4 settembre 2012 - 19:54

c'è qualcosa che non va... il primo fascismo, quello cui Graziani faceva parte, era futurista mentre sti cancheri riesumano salme! Se non hanno altro da proporre è proprio vero che il fascismo è morto

rispondi

Inviato da Anonimo il 4 settembre 2012 - 16:39

Non mi pare manchiamo di tali liste, pure raffazzonate con la più somma grossolanità accomunando un po' di tutto (le carestie e le epidemie con le repressioni, le guerre civili con le polizie segrete, la Juche con il comunismo, il maoismo con il marxismo-leninismo, i Khmer rossi con i ribelli cubani e via con il pedalino dell'ignoranza schiacciato a tavoletta).

La differenza fra le due parti è che una non ha ormai grossi problemi, davanti al giudizio della Storia, ad ammettere in larga parte l'errore (che pure non aveva, in realtà, personalmemte mai commesso) nel sostegno ad alcuni regimi che con le più varie giustificazioni ideologiche "a sinistra" reggevano i più triti totalitarismi. Per trovare oggi uno disposto a metter su un monumento a Pol Pot - beh, ci vuole un po' di sforzo, non importa quanto a sinistra si vada (anzi, in realtà dagli anni '70 più a sinistra vai più trovi posizioni distanti dalla "linea di partito").

L'altra parte, invece, resta nostalgica e giustificativa rispetto a un periodo profondamente negativo per la storia italiana. E non ti serve andare troppo a destra; gratti un po' sotto la superficie e anche in partiti "moderati" appaiono complicità, nostalgie, revanscismi. Persino il nostro ex presidente del Consiglio aveva tirato fuori un paio di affermazioni da brividi.

Basterebbe però intendersi: ammettere che gasare popolazioni inermi è ok, che stabilire imperi coloniali è ok, e si può tranquillamente metter su un monumento a Graziani. Ma appellarsi al diritto del "eh ma guardate loro" (anche se poi dove si indica non c'è, di fatto, nessuno) è davvero infantile.

rispondi

Inviato da Anonimo il 4 settembre 2012 - 15:10

Intanto però mi sorge un dubbio, il Generale Rodolfo Graziani l’enciclopedia Treccani lo dà per nato a Filettino in provincia di Frosinone e non ad Affile (RM). E chi glielo spiega ora al Viri????

da http://wp.me/p2DojT-42

rispondi

Inviato da azrael1979 il 4 settembre 2012 - 13:33

Page 34: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Perchè Elisa, naturalmente l'alternativa è binaria: fra "le fazioni islamiche che si scannano per le strade" e "il colonialismo". Questi negri, li lasci da soli cinque minuti e guarda che combinano, eh? Facevam bene a gasarli tutti ai tempi! Pirite per tutti! Eh ma quando c'era lui sì che i treni arrivavano in orario.

Cosa c'entri poi il "senso pratico" in una discussione sul postcolonialismo è del tutto oscuro, ma va bene uguale. Tanto in Italia si può dire qualsiasi cazzata.

rispondi

Inviato da Anonimo il 4 settembre 2012 - 12:37

Ma quando avremo il piacere di vedere un dettagliato elenco dei crimini compiuti in 70 anni e passa dai governi a guida comunista ?Perche a loro si fanno sconti e supersconti storici ?

rispondi

Inviato da Anonimo il 4 settembre 2012 - 12:37

Ma quando avremo il piacere di vedere un dettagliato elenco dei crimini compiuti in 70 anni e passa dai governi a guida comunista ?Perche a loro si fanno sconti e supersconti storici ?

rispondi

Inviato da Giorgio Gragnaniello il 3 settembre 2012 - 22:41

A prescindere dalla mostruosità epistemiologica dell' iniziativa, a occhio e croce 130000 euro per quel casotto in laterizi e porta grezza ca. 5x5x5 + 5/6 gradoni alla buona sembra una spesa eccessiva.

rispondi

Inviato da Irene il 3 settembre 2012 - 18:14

.... effettivamente mi sembra un monumento adeguato a Graziani....sembra un cesso!!!!!!...ci manca solo la scritta "Toilette" e siamo apposto.....e probabilmente qualcuno avrà già espletato i suoi bisogni su tal edificio...Purtroppo invece di fare "gli scandalizzati" dovremmo capire perchè queste cose succedono, anche se mi sembra di aver visto un video dell'inaugurazione dove erano presenti solo alcuni rincoglioniti di anni non pervenuti.... la verità è che nessuno ci insegna la storia, tutto si riduce a dei paragrafi mandati a memoria giusto per passare l'interrogazione e poi via nel dimenticatoio.....nessuno che pensi, nessuno che rifletta e, come la storia ci insegna, chi non impara dal suo passato ripete gli errori...anche i più barbari.

rispondi

Inviato da Stefano Feltri il 3 settembre 2012 - 14:52

Page 35: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

La stampa italiana si e' indignata, la notizia l'abbiamo data con ampio risalto noi del Fatto per primi...

rispondi

Inviato da Roberto il 3 settembre 2012 - 14:44

Complimenti per l'articolo e per aver sollevato il problema.

Unico "dubbio" venutomi per completare il discorso: ma all'estero quanto parlano delle "marocchinerie" permesse dalle truppe alleate dopo la presa di Montecassino?

rispondi

Inviato da Anonimo il 3 settembre 2012 - 14:35

Per saperne di più su quel periodo di violenza razzista, tutta italiana. Di Tommaso Palmieri per mediterraneaonline

Italianizzare e civilizzare la colonia, si diceva appunto negli anni della “riconquista” fascista nell’epoca della “mente” Badoglio e del “braccio” Graziani e per fare ciò si raggruppavano in maniera coatta i “civilizzanti” in campi di concentramento fatti costruire più a nord, nella Sirtica; per arrestare i rifornimenti alla guerriglia, il generale a capo dei suoi “arditissimi” fece costruire un reticolato di filo spinato lungo diversi chilometri che attraversava tutto il lungo confine libico egiziano, un malvagio isolamento che aggiungeva crudeltà ferrate alle arrugginite ed inventate frontiere d’Africa, decise a tavolino in funzione eurocentrica. La “regione lucente”, la “regione brillante”, la “regione splendente”…Di fuochi, di esplosioni, di morti e di feriti, mai risarciti.

rispondi

Inviato da Elisa il 3 settembre 2012 - 12:25

La "dimensione postcoloniale" è perfettamente evidente dalle condizioni di quelle popolazioni e dal tasso di democrazia che oggi caratterizza quei paesi a distanza di sessant'anni dalla loro "liberazione" dai sanguinari italiani.

Le popolazioni di queste "repubbliche" e in particolare i leader delle fazioni islamiche che si scannano quotidianamente per le strade - giustamente indignati per il monumento a Graziani - ringraziano Linkiesta per avere sollevato il problema.

Un pò di senso pratico per favore: siete ai limiti della barzelletta (Voi e tutta la stampa estera "indignata")

rispondi

Inviato da Anonimo il 3 settembre 2012 - 11:18

complimenti per aver sollevato il problema

rispondi

Page 36: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Inviato da Antonio M. Morone il 3 settembre 2012 - 11:15

Rispondo collettivamente a quanti in forma anonima o meno hanno espresso riserve circa il collegamento che ho proposto tra il caso di Affile, la memoria del nostro colonialismo e l'intervento militare in Libia nel 2011. Non si tratta qui di discutere tanto se tale intervento sia stato o meno giusto, si tratta piuttosto di discutere la partecipazione dell'Italia alla luce del rapporto storico con la Libia (di cui Grazini fu uno dei “protagonisti”). Il punto è di sostanza: non si può condannare il revisionismo intorno alla memoria di Grazini e poi non considerare le implicazioni che una tale condanna implica nel presente. L’auspicio espresso nella chiusa del pezzo affinché la nostra società possa conseguire una consapevolezza postcoloniale significa in altre parole l’acquisizione di politiche pubbliche e relazioni internazionali con le ex colonie che tengano in conto il passato coloniale per agire oggi in modo diverso (non dimenticando il colonialismo, ma al contrario avendolo in mente). Mi si dirà che l’Italia in Libia nel 2011 è intervenuta in una cornice di legalità internazionale sotto mandato Onu e all’interno dell’Alleanza atlantica; io risponderei che la spartizione dell’Africa (della quale la prima guerra di Libia fu parte) avvenne in un contesto di diritto internazionale allora ritenuto altrettanto legittimo. Bombardare la Libia per l’Italia e la nostra società è oggettivamente un segno di continuità con il passato. Concludo ricordando che il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato firmato dal nostro governo nel 2008 con il popolo libico (non solo con Gheddafi) prevedeva esplicitamente l’impegno reciproco a «non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dell'altra parte» (art.3) e sicuramente da parte libica tali parole rimandavano al passato coloniale.

rispondi

Inviato da Anonimo il 3 settembre 2012 - 11:09

Sono indignato per quello che ho letto ma si sapeva che in etiopia non siamo stati "italiani brava gente"Io ho avuto modo di parlare con qualche soldato di quella trasferta interra libica,Sono indignato per il Bacio mano di Berlusconi a Gheddafi,Sono indignato per quello ch'è successo in Libia negli ultimi giorni.Se non sbaglio noi eravamo andati in Libia per non far commettere uno sterminio dei ribelli,che avevano osato ribellarsi a Gheddafi,e ho dovuto vedere in diretta TV una colonna di macchine in fuga,a bordo c'era l'odiato nemico,sconfitto del tutto, cercava solo di salvare la vita in qualche paese confinante,inseguito dai ribelli per il conto finale,ma non avevano armi capaci per fermarlo,ma il nemico,stava quasi per arrivare alla salvezza,ecco che arriva la nato,bombarda la colonna e da impasto ai ribelli il loro nemico,che lo linciano all'istante.Ora sono indignato per questo mausoleo che si è eretto in onore di Graziani che ha ucciso indiscriminatamente Libici e Italiani,e il nostro governo Tecnico,con a Capo un ex partigiano lasciano fare,Dice una canzone vorrei incontrarti tra cent'anni,Io vorrei leggere la storia fra cent'anni,ma forse un po di più visto la longevità di Andreotti

rispondi

Inviato da Spettatore il 3 settembre 2012 - 10:40

Niente da dire sulla condanna ai criminali di guerra.Ma da quale pulpito il New York Times fa le sue prediche?Come possiamo definire chi nuclearizza due intere città ?Mi ricordate quali sono i criminali di guerra statunitensi riconosciuti ?

rispondi

Page 37: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Inviato da Anonimo il 3 settembre 2012 - 10:39

Niente da dire sulla condanna ai criminali di guerra.Ma da quale pulpito il New York Times fa le sue prediche?Come possiamo definire chi nuclearizza due intere città ?Mi ricordate quali sono i criminali di guerra statunitensi riconosciuti ?

rispondi

Inviato da ser joe il 3 settembre 2012 - 09:23

@GuidokL'intervento NATO con il benestare dell'Italia non è altro che l'ennesimo genocidio del popolo libico, all'epoca con Graziani oggi con l'ipocrisia di portare la democrazia nascondendo il fine del moderno colonialismo di aggressione e furto delle risorse locali (leggi petrolio). Chissà perchè in altre nazioni dove avvengono crimini peggio di quelli di Gheddafi la NATO non interviene.

rispondi

Inviato da Anonimo il 3 settembre 2012 - 08:59

graziani era un paraculo che finchè se la prendeva con popoli inermi massacrava e uccideva, anche se fu vittima di un attentato, mussolini lo destituiva regolarmente perchè lo considerava inetto salvo poi riprenderlo. era uno non fedele all'italia , ma al suo tornaconto e al fascismo, e infatti all'arrivo degli alleati se la filò al nord, e diventò servetto dei tedeschi.poi a differenza di starace che affrontò la morte,si mise all'ombra del suo grado militare per evitare la fucilazione.basta con i carnevali all'italiana, qui ci sono troppi vecchi.

rispondi

Inviato da Anonimo il 3 settembre 2012 - 08:43

Non meravigliamoci se all'estero ci denigrano, con gente che fà certi commenti su delle cose serie è veramente una vergogna.

rispondi

Inviato da cloe il 2 settembre 2012 - 23:05

Moni Ovadia ne ha parlato sull'Unità

http://leparole-ipensieri.comunita.unita.it/2012/08/18/crimini-e-pagliac...

rispondi

Inviato da Anonimo il 2 settembre 2012 - 21:45

che gente dalla memoria corta,molto corta abbia dimenticato chi fosse graziani passi ma che dei neofascisti abbiano fatto un monumento al criminale fascista no! e la cosa insultante è quel

Page 38: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

termine"onore" usato per definire un individuo che l'onore non sapeva neppure cosa fosse che vomito.....

rispondi

Inviato da Anonimo il 2 settembre 2012 - 21:23

Io non c'ero, e se c'ero dormivo

rispondi

Inviato da Carlo M il 2 settembre 2012 - 19:32

è una notizia che ha dell'incredibile, e di cui non ero a conoscenza. com'è possibile che nell'italia rpubblicana si possa anche solo pensare di dedicare fare un monumento a graziani? c'è da ringraziare linkiesta per aver dato il giusto risalto a questa nefandezza.

un solo appunto (mi unisco alla critica di guidok): la conclusione sulla partecipazione dell’Italia all’intervento militare in libia è pretestuosa e totalmente fuori luogo ottiene il solo risultato di indebolire un articolo che per il resto è sacrosanto.

rispondi

Inviato da Anonimo il 2 settembre 2012 - 19:07

C'era proprio bisogno di inserire le menzogne anti-NATO, niente meno come "indice di un quadro più complesso nel quale si inscrive anche la partecipazione dell’Italia all’intervento militare internazionale contro il regime di Muammar Gheddafi nel 2011"??? L'autore dell'articolo si rende conto del significato delle parole? L'Italia non ha "bombardato la Libia" e, di fatto, nemmeno la NATO lo ha fatto: sono stati colpiti obiettivi specifici delle forze governative che, in effetti, bombardavano indiscriminatamente centri abitati per colpire i ribelli libici. Chi non era d'accordo con l'intervento NATO avrebbe dovuto avere il "coraggio" (virgoletto perché in realtà si tratterebbe di affermazioni impresentabili) di dire che i massacri di civili gli andavano più che bene.

Non ci stupiamo se non c'è memoria condivisa in questo paese quando da nessuna delle due ali estreme si ha il coraggio di abbandonare il proprio retaggio illiberale.

rispondi

Inviato da Tommaso il 2 settembre 2012 - 17:50

Questa e' una pagina tristissima della storia culturale e politica italiana. Il momumento poteva essere fatto, ma e' il fatto di averlo fatto in rigoroso stile fascista che non ci sta. Poteva essere fatto in ricordo di una pagina dolorosa e atroce di storia. Ricordando i crimini di Graziani. Ma non e' questo che gli autori del monumento vogliono ricordare. Gli autori del monumento sono nostalgici del fascismo. Anche se vivono oggi, vivono con la mente un esaltazione malata di militarismo, nazionlismo e violenza che per la maggior parte delle persone normali, per fortuna, e' passato e non desiderato.

rispondi

Page 39: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Inviato da mimmo lombezzi il 2 settembre 2012 - 14:33

PUBBLICATO da : "IL FATTO QUOTIDIANO"

Al tramonto il monastero copto di Debra Libanòs , uno dei luoghi più santi d’ Etiopia, sempre un presepe filmato da Pasolini : i fedeli arrivano dai campi, si fermano a 100 o 200 passi dall’ingresso, pregano a occhi chiusi , con la palme rivolte al cielo, oppure e baciano le sbarre del cancello o le pietre dei gradini.“ Ecco l’ultima cena , ecco le pitture con San Giorgio “ racconta Gebre Mariam , un monaco barbuto che mastica un po’ di inglese ” ed ecco il baldacchino sotto il quale pregava Hailé Selassié che costruì la nuova chiesa nel 1961”.

Nel maggio del 1937 il monastero, che risale al 13mo secolo , fu sommerso da un fiume di sangue che ha offuscato anche la violenza dei saccheggi musulmani del 1300. La storia del massacro è scritta su una lapide di marmo affissa su un piccolo edificio sormontato da una croce, quasi nascosta al visitatore.

“Dopo l’attentato a Graziani il 19 febbraio 1937 e la rappresaglia sui civili di Addis Abeba ” racconta Gebre Mariam “ una spia che lavorava per i fascisti, gli disse che i due attentatori si erano nascosti qui , al monastero. Graziani voleva mandare subito l’esercito, ma la spia gli disse che il 12 maggio qui ci sarebbe stata un sacco di gente per celebrare S.Michele e che quella sarebbe stata l’occasione buona perchè anche gli attentatori sarebbero venuti a pregare il santo. A quel punto Graziani inviò un messaggio al monastero dicendo di aspettarlo, che avrebbe portato abiti, cibo, e altri doni. La gente era alla fame ed era molto contenta di riceve aiuto , cosi’ il 21 maggio tutti uscirono in piazza danzando e pregando. A quel punto arrivarono i fascisti del gen.Maletti con molti camion e ordinarono a tutti i presenti di salire. I primi a partire furono i docenti del seminario, ma anche gli studenti, i diaconi, dissero ‘non possiamo restare qui dobbiamo andare con i nostri insegnanti ! Non importa quello che accadra’! ‘”

A pochi passi dal monumento c’è un vecchio edificio di legno a fango dove monaci ultraottantenni a trascorrere gli ultimi anni vivendo in condizioni di estrema povertà.Uno di loro ricorda quello che avvenne come se fosse accaduto ieri.“I fascisti, volevano uccidere tutti sulla cima della montagna e gettarli in una fossa ma la spia che li aveva condotti lì disse :’ Non uccideteli qui , portateli al baratro di Zega Waden sul Nilo Azzurro. E’ pieno di animali che divoreranno i corpi. E’ cosi’ venne fatto. Li allinearono sull’orlo e li falciarono con le mitragliatrici. Abbiamo continuato a trovare ossa sino agli anni ‘70” .“Io avevo 16 anni – continua il secondo – ed ero con le vacche . Non potevo avvicinarmi ma vidi quando li caricarono sui camion per potarli al luogo dell’esecuzione. Il burrone in cui caddero, emanava una luce che durò per sette giorni e per una settimana vi fu un pellegrinaggio di gente che andava a vederla. Quando esumarono i corpi anni dopo, trovarono un sacco di catene perchè i monaci erano stati incatenati”.Chiedo “ Graziani fece uccidere i monaci perché non avevatrovato i 2 attentatori ?“, “Sì – risponde - non li trovarono e pensavano che i monaci li avessero nascosti, ma non osavano andare nella foresta “Angelo Del Boca , nel suo capolavoro , “Gli Italiani in Africa orientale”, aveva parlato di 449 vittime, ma nel 1997 , due storici l'inglese Ian L. Campbell e l'etiopico Degife Kabré Sadik, sono tornati sul posto e , raccogliendo altre ossa e altre testimonianze, hanno calcolato che furono uccisi fra 1.200 e 1.600 monaci, compresi i diaconi adolescenti che non avevano voluto abbandonare i loro professori." Graziani“ ha scritto Del Boca “ ordina a freddo un'autentica, spietata razzia . Vuole distruggere il Vaticano degli etiopici. Il generale Maletti occupò Debre Libanos il 19 maggio del '37 e, subito

Page 40: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

dopo, ricevette un messaggio da Graziani ‘Abbiamo le prove della colpevolezza dei monaci....passi per le armi tutti i monaci indistintamente, compreso il vicepriore". (1)Dopo il massacro , preceduto da migliaia di uccisioni fra Addis Abeba a Debra Libanòs , Graziani non ebbe nemmeno un dubbio – scrive Del Boca – “ e definì il massacro ‘un romano esempio di pronto, inflessibile rigore’”rivendicando “la completa responsabilità della tremenda lezione data al clero intero dell'Etiopia con la chiusura del convento di Debre Libanos".Un paese che non perde occasione per proclamare le proprie “radici cristiane” al punto da aspettare il placet del Vaticano per nominare il direttore generale della Rai , non si vergogna di essere l’unico in Europa a spendere 130.000 euro per dedicare un mausoleo a un criminale di guerra (2)

(1) Cfr il numero 21 della rivista Studi Piacentini(2) Articolo tratto da “Storie di confine : Etiopia , i figli della Polvere” (Rete4)

rispondi

Inviato da soralb il 2 settembre 2012 - 14:21

quello che indigna e' la indifferenza delle persone. I piu' sensibili (e tecnologici) mettono un mi piace su qualche post di FB E nulla piu. Anche a Voghera prov Pavia e' stata messa da una amministrazione di destra una targa commemorativa per 5 fucilati dai partigiani, solo che erano noti torturatori fascisti. D'altra parte se i cittadini fossero veramente tali e non sudditi, non saremmo nelle condizioni attuali e non saremmo amministrati (?) da una classe politica cosi' squalificata

rispondi

Inviato da Guidok il 2 settembre 2012 - 14:17

D'accordissimo, ma potevate risparmiarvi la arbitraria conclusione sull'intervento NATO che ha chiuso la 30-ennale dittatura di Gheddafi, che con i crimini di Graziani non c'entra nulla.

rispondi

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/rodolfo-graziani-affile#ixzz27xULbUz1

La vergogna del monumento ad Affile per l’uomo che deportò nei lager centomila libici

Quel mausoleo alla crudeltà che non fa indignare l’ItaliaIl fascista Graziani celebrato con i soldi della Regione Lazio

Il mausoleo costruito per Rodolfo Graziani ad Affile, in provincia di Roma, sul quale dominano le scritte 'Patria' e 'Onore', capisaldi del fascismo.

Page 41: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

«Mai dormito tanto tranquillamente », scrisse Rodolfo Graziani in risposta a chi gli chiedeva se non avesse gli incubi dopo le mattanze che aveva ordinato, come quella di tutti i preti e i diaconi cristiani etiopi di Debra Libanos, fatti assassinare e sgozzare dalle truppe islamiche in divisa italiana. Dormono tranquilli anche quelli che hanno speso soldi pubblici per erigere in Ciociaria un sacrario a quel macellaio? Se è così non conoscono la storia.

Rimuovere il ricordo di un crimine, ha scritto Henry Bernard Levy, vuol dire commetterlo di nuovo: infatti il negazionismo «è, nel senso stretto, lo stadio supremo del genocidio». Ha ragione. È una vergogna che il comune di Affile, dalle parti di Subiaco, abbia costruito un mausoleo per celebrare la memoria di quello che, secondo lo storico Angelo Del Boca, massimo studioso di quel periodo, fu «il più sanguinario assassino del colonialismo italiano». Ed è incredibile che la cosa abbia sollevato scandalizzate reazioni internazionali, con articoli sul New York Times o servizi della Bbc,ma non sia riuscita a sollevare un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica nostrana. Segno che troppi italiani ignorano o continuano a rimuovere le nostre pesanti responsabilità coloniali.

Francesco Storace è arrivato a dettare all’Ansa una notizia intitolata «Non infangare Graziani» e a sostenere che «nel processo che gli fu intentato nel 1948 fu riconosciuto colpevole e condannato a soli due anni di reclusione per la semplice adesione alla Rsi». Falso. Il dizionario biografico Treccani spiega che il 2 maggio 1950 il maresciallo fu condannato a 19 anni di carcere e fu grazie ad una serie di condoni che ne scontò, vergognosamente, molti di meno.

È vero però che anche quella sentenza centrata sul «collaborazionismo militare col tedesco», era figlia di una cultura che ruotava purtroppo intorno al nostro ombelico (il fascismo, il Duce, Salò...) senza curarsi dei nostri misfatti in Africa. Una cultura che spinse addirittura Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti (un errore ulteriore che ci pesa addosso) a negare all’Etiopia l’estradizione di Graziani richiesta per l’uso dei gas vietati da tutte le convenzioni internazionali e per gli eccidi commessi e rivendicati. E più tardi consentì a Giulio Andreotti a incontrare l’anziano ufficiale, in nome della Ciociaria, senza porsi troppi problemi morali.

Il sito web del comune di Affile dedica una pagina a Rodolfo Graziani 'figura tra le più amate e più criticate a torto o a ragione'

Allora, però, nella scia di decenni di esaltazione del «buon colono italiano» non erano ancora nitidi i contorni dei crimini di guerra. Gli approfondimenti storici che avrebbero inchiodato il viceré d’Etiopia mussoliniano al suo ruolo di spietato carnefice non erano ancora stati messi a fuoco. Ciò che meraviglia è che ancora oggi il nuovo mausoleo venga contestato ricordando le responsabilità di Graziani solo dentro la «nostra» storia. Perfino Nicola Zingaretti nel suo blog rinfaccia al maresciallo responsabilità soprattutto «casalinghe».

Per non dire dell’indecoroso sito web del Comune di Affile, dove si legge che l’uomo fu una «figura tra le più amate e più criticate, a torto o a ragione» del periodo fra le due guerre e un «interprete di avvenimenti complessi e di scelte spesso dolorose». Che «compì grandiosi lavori pubblici che ancor oggi testimoniano la volontà civilizzante dell’Italia». Che «seppe indirizzare ogni suo agire al bene per la Patria attraverso l’inflessibile rigore morale e la puntigliosa fedeltà al dovere di soldato».

«Inflessibile rigore morale»? «Rodolfo Graziani tornò dall’Etiopia con centinaia di casse rubate e rapinate in giro per le chiese etiopi», racconta Del Boca. «Grazie a lui il più grande serbatoio

Page 42: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

illegale di quadri e pitture e crocefissi della chiesa etiope è in Italia». Certo, non fu il solo ad avere questo disprezzo per quella antichissima Chiesa cristiana fondata da San Frumenzio intorno al 350 d.C. Basti ricordare le parole, che i cattolici rileggono con imbarazzo, con cui il cardinale di Milano Ildefonso Schuster inaugurò il 26 febbraio 1937 il corso di mistica fascista una settimana dopo la spaventosa ecatombe di Addis Abeba: «Le legioni italiane rivendicano l’Etiopia alla civiltà e bandendone la schiavitù e la barbarie vogliono assicurare a quei popoli e all’intero civile consorzio il duplice vantaggio della cultura imperiale e della Fede cattolica ».

Fu lui, l’«eroe di Affile», a coordinare la deportazione dalla Cirenaica nel 1930 di centomila uomini, donne, vecchi, bambini costretti a marciare per centinaia di chilometri in mezzo al deserto fino ai campi di concentramento allestiti nelle aree più inabitabili della Sirte. Diecimila di questi poveretti morirono in quel viaggio infernale. Altre decine di migliaia nei lager fascisti.

E fu ancora lui a scatenare nel ’37 la rappresaglia in Etiopia per vendicare l’attentato che gli avevano fatto i patrioti. Trentamila morti, secondo gli etiopi. L’inviato del Corriere, Ciro Poggiali, restò inorridito e scrisse nel diario: «Tutti i civili che si trovano in Addis Abeba hanno assunto il compito della vendetta, condotta fulmineamente con i sistemi del più autentico squadrismo fascista. Girano armati di manganelli e di sbarre di ferro, accoppando quanti indigeni si trovano ancora in strada... Inutile dire che lo scempio s’abbatte contro gente ignara e innocente».

I reparti militari e le squadracce fasciste non ebbero pietà neppure per gli infanti. C’era sul posto anche un attore, Dante Galeazzi, che nel libro Il violino di Addis Abeba avrebbe raccontato con orrore: «Per tre giorni durò il caos. Per ogni abissino in vista non ci fu scampo in quei terribili tre giorni in Addis Abeba, città di africani dove per un pezzo non si vide più un africano».

Negli stessi giorni, accusando il clero etiope di essere dalla parte dei patrioti che si ribellavano alla conquista, Graziani ordinò al generale Pietro Maletti di decimare tutti, ma proprio tutti i preti e i diaconi di Debrà Libanòs, quello che era il cuore della chiesa etiope. Una strage orrenda, che secondo gli studiosi Ian L. Campbell e Degife Gabre-Tsadik autori de La repressione fascista in Etiopia vide il martirio di almeno 1.400 religiosi vittime d’un eccidio affidato, per evitare problemi di coscienza, ai reparti musulmani inquadrati nel nostro esercito.

Lui, il macellaio, quei problemi non li aveva: «Spesso mi sono esaminato la coscienza in relazione alle accuse di crudeltà, atrocità, violenze che mi sono state attribuite. Non ho mai dormito tanto tranquillamente ». Di più, se ne vantò telegrafando al generale Alessandro Pirzio Biroli: «Preti e monaci adesso filano che è una bellezza».

C’è chi dirà che eseguiva degli ordini. Che fu Mussolini il 27 ottobre 1935 a dirgli di usare il gas. Leggiamo come Hailé Selassié raccontò gli effetti di quei gas: si trattava di «strani fusti che si rompevano appena toccavano il suolo o l’acqua del fiume, e proiettavano intorno un liquido incolore. Prima che mi potessi rendere conto di ciò che stava accadendo, alcune centinaia fra i miei uomini erano rimasti colpiti dal misterioso liquido e urlavano per il dolore, mentre i loro piedi nudi, le loro mani, i loro volti si coprivano di vesciche. Altri, che si erano dissetati al fiume, si contorcevano a terra in un’agonia che durò ore. Fra i colpiti c’erano anche dei contadini che avevano portato le mandrie al fiume, e gente dei villaggi vicini».

Saputo del monumento costato 127 mila euro e dedicato al maresciallo con una variante sull’iniziale progetto di erigere un mausoleo a tutti i morti di tutte le guerre, i discendenti dell’imperatore etiope, come ricorda il deputato Jean-Léonard Touadi autore di un’interrogazione parlamentare, hanno scritto a Napolitano sottolineando che quel mausoleo è un «incredibile insulto

Page 43: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

alla memoria di oltre un milione di vittime africane del genocidio», ma che «ancora più spaventosa» è l’assenza d’una reazione da parte dell’Italia.

Rodolfo Graziani «eseguiva solo degli ordini»? Anche Heinrich Himmler, anche Joseph Mengele, anche Max Simon che macellò gli abitanti di Sant’Anna di Stazzema dicevano la stessa cosa. Ma nessuno ha mai speso soldi della Regione Lazio per erigere loro un infame mausoleo.

Gian Antonio Stella30 settembre 2012 | 10:31© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lettera aperta al sindaco di Affile (per rispetto della storia e amore del futuro)di Nicola Zingaretti | 26 settembre 2012

Commenti (68)

Più informazioni su: Fascismo, Memoria, Nicola Zingaretti, Partigiani, Storia.Share on oknotizie Share on print Share on email More Sharing Services 113

Articoli sullo stesso argomento

+ Ad Affile va in scena la celebrazione del gerarca fascista. A spese nostre

+ Il nuovo Benito, modello dell’Utri

+ Farrell contro Travaglio e Pagani

+ [VIDEO] Affile celebra il gerarca fascista. Il sindaco: “Esempio per i giovani”

+ Due giugno, scontro sugli sprechi. Di Pietro a Napolitano: “Offende gli italiani...

Come forse avrete letto, il sindaco di Affile, un piccolo comune della provincia di Roma,

ha deciso di intitolare un momumento nel parco pubblico del suo paese al generale

Rodolfo Graziani, esponenti di punta del fascismo e della Repubblica di Salò. Questa è la

lettera aperta che ho voluto scrivere al sindaco per sostenere la mobilitazione animata in

queste settimane da storici, studiosi e associazioni contro questa decisione sbagliata e

gravemente offensiva della storia d’Italia.

Caro Sindaco, 

come sa bene chi amministra la cosa pubblica il nostro passato lascia tracce e memorie

che arrivano fino a noi. Spesso siamo chiamati a ricordare, comunicare eventi,

personaggi punti di riferimento per rafforzare i legami e i vincoli delle comunità di uomini

e donne che rappresentiamo. Una strada, un monumento, il nome di una scuola sono

simboli importanti che non si esauriscono negli atti amministrativi ma diventano parte di

una comunità, segnali del vivere comune, indicazioni o modelli per le giovani

generazioni.

Mi sembra quindi gravemente offensivo per la storia della nostra Repubblica pensare

di intitolare un monumento a Rodolfo Graziani. Cosa vorremmo comunicare a chi si

avvicinerà a quel busto? Quali motivazioni richiamano il sostegno e il finanziamento alla

realizzazione di tale simbolo? L’impegno di Graziani nelle guerre coloniali condotte dal

fascismo in Africa? La crudeltà e la durezza dei suoi metodi contro le popolazioni civili? Il

Page 44: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

ricorso all’uso dei gas? O ancora la politica dei campi di concentramento o la reclusione

coatta di popolazioni nomadi? Non credo che sia possibile offendere e umiliare il senso di

una storia comune che ci ha condotto – tra passi avanti e battute d’arresto – fino al punto

in cui siamo.

Graziani ha legato il suo nome e la sua esistenza ad alcune tra le pagine più vergognose

del regime. Figura di punta della guerra in Etiopia, dopo l’ingresso di Badoglio in Addis

Abeba, Graziani fu chiamato a prendere il suo posto al vertice della catena di comando

che Mussolini aveva costruito.Uomo del regime che non si è mai distaccato dalle sue

convinzioni. Gli anni della guerra civile sono, se possibile, ancora più emblematici. Il

tramonto del fascismo lo vede tra i più convinti della necessità di proseguire la guerra a

fianco della Germania nazista, tra le fila della Repubblica sociale italiana della quale

divenne ministro della difesa e in seguito delle Forze armate. I suoi uomini si

impegnarono soprattutto nella lotta anti partigiana. Lui stesso consegnandosi agli Alleati

il 27 aprile 1945 sostenne la legittimità dell’occupazione nazista e la fondatezza della

guerra civile contro la Resistenza. Nei primi anni della Repubblica non prese la distanze,

ma tentò di rivendicare e difendere le sue scelte sottraendosi, fino a quando gli fu

possibile, alle istanze di giudizio sul suo operato nella guerra a fianco di Mussolini e

Hitler. Fu condannato a 19 anni di reclusione con l’accusa di collaborazionismo,

mentre rimasero pendenti i suoi trascorsi in Africa e le accuse di crimini contro l’umanità

a lui rivolte da più parti.

Come possiamo accettare di ricordalo con un monumento come se il suo nome possa

figurare a fianco di tanti che hanno contribuito a costruire il nostro paese? La

mobilitazione di queste settimane (dal New York Times agli appelli di storici, studiosi e

associazioni) conferma che la Repubblica ha bisogno di punti di riferimento, di una

lettura del passato che chiarisca meriti e responsabilità per rispetto della storia e per

amore del futuro.

Per questo davvero le chiedo di intervenire per rimuovere questa offesa alle libertà e alla

storia democratica dell’Italia.

Nicola Zingaretti

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Ines Tabusso > Farrell contro ...

Farrell contro Travaglio e Paganidi Ines Tabusso | 15 novembre 2010

Commenti (0)

Più informazioni su: diari di mussolini, malcom pagani, Marco Travaglio.Share on oknotizie Share on print Share on email More Sharing Services 17

Articoli sullo stesso argomento

+ Il nuovo Benito, modello dell’Utri

+ Quelli che pisciano sulla Costituzione

Page 45: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

+ Lele Mora, il mussoliniano convinto

+ Predappio, 200 nostalgici celebrano la nascita del Duce (video)

+ Lettera aperta al sindaco di Affile (per rispetto della storia e amore del futur...

Forse non sono “da ricovero immediato” ma “hanno urgente bisogno di una bella dose di

Sangiovese” (non però di olio di ricino, e questo è già apprezzabile).

Nicholas Farrell ha replicato su Libero (clicca qui per leggere l’articolo) a Marco

Travaglio e aMalcom Pagani che, giovedì scorso, sul Fatto, l’avevano colpito nei suoi

affetti più cari, sbertucciando e definendo bufale e patacche i diari di Mussolini, veri o

presunti, pubblicati da Bompiani.

Nicholas Farrell è il giornalista inglese, trapiantato a Predappio, che ha due grandi amori

italiani extrafamiliari: Berlusconi e Mussolini. Al primo ha fatto un’intervista qualche

anno fa, pubblicata dallo Spectator e dalla Voce di Romagna, che ha suscitato un vespaio

a causa delle affermazioni del premier sui giudici ‘mentalmente disturbati’ e su Mussolini

‘benigno’. Del secondo ha scritto una biografia definita dai critici “pù da fan che da

storico”, tanto che Mark Simpson, recensendo il libro, ha scritto sull’Independent che

Mussolini, dopo Rachele, Ida Dalser, Claretta e lo stesso Hitler (uno dei suoi primi

ammiratori), aveva trovato un’ennesima ‘moglie’ in Farrell che, ‘in modo possessivo’,

aveva proposto un nuovo Mussolini ‘prigioniero d’amore’, i cui difetti si erano

trasformati magicamente in virtù.

L’ira di Farrell dipende forse dal fatto che i diari, veri o presunti, dipingono un Mussolini

molto simile a quello rappresentato nella sua biografia?

Titola Libero: “Per i cronisti del Fatto lo storico di sinistra fa apologia del fascismo“  e

Farrell scrive: “Ti devo dire una cosa Pagani: tu di questi diari non sai nulla, io sì invece.

Li ho avuti sotto mano nel 1993/94, a Londra, e ho fatto una bella indagine e, dopo, un

servizio a proposito intitolato ‘Ecco i diari del Duce, secondo gli esperti’. E fra questi

esperti figurava Denis Mack Smith, uno storico di sinistra esperto della storia dell’Italia.

Secondo Mack Smith erano veri. Quindi non è così facile liquidarli come falsi“.

Un vero peccato che ‘lo storico di sinistra esperto della storia dell’Italia’ non abbia mai

detto che i diari erano veri. O meglio: Mack Smith l’avrà certamente confidato

segretamente a Farrell, ma non ad altri. Secondo il New York Times, nel 1983, dopo aver

esaminato per un giorno i diari, Mack Smith si era mostrato possibilista e aveva parlato

semplicemente di “alta probabilità che siano quanto di più vicino alla genuinità si possa

trovare“. E Brian R. Sullivan, professore alla National Defense University di Washington,

che i diari li aveva studiati per anni, sosteneva che “Mussolini, consapevole della

possibilità di dover affrontare un processo come criminale di guerra, avrebbe potuto

impiegare il tempo trascorso sul Garda per scrivere ex post un diario che raccogliesse i

suoi pensieri e le sue azioni precedenti il periodo bellico” e questo “per difendersi“. La

stessa Rachele, secondo Sullivan, finita la guerra, aveva ricordato che il marito aveva

scritto un diario “per difendersi nel caso fosse riuscito a salvarsi la vita“.

Non dunque un vero diario, ma, forse, un vero diario falso, perché ricostruito in epoca

successiva, e con uno scopo preciso.

Page 46: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Mack Smith, lo “storico di sinistra” che, secondo Libero, fa apologia del fascismo ha

anche recensito sul Telegraph (che di sinistra certo non è) la biografia del duce scritta da

Farrell, in cui Mussolini appare “come un uomo grande ma incompreso, non un malvagio,

ma, al contrario, ‘una persona molto religiosa’, non certo la figura di cinico opportunista

comunemente percepita nel mondo anglosassone“.

“Mussolini viene coperto di lodi come patriota, pensatore politico scaltro e tattico, il cui

obiettivo non era la conquista o la gloria ma ‘garantire all’Europa la pace’. Anche

l’alleanza militare con Hitler del 1939, sorprendentemente, viene ritenuta la prova delle

sue sincere intenzioni pacifiche […] Oggi una simile versione della storia appare naive e

stravagante. L’idea di Mussolini come uomo religioso e importante pensatore politico è

ridicola. Farrell ne parla soprattutto come di  un uomo realista, ma omette di indicare

buona parte del materiale che dimostra come egli sia stato senza speranza irrealistico“.

“Nella prima pagina del suo testo” continua Mack Smith “Farrell asserisce che ‘a

differenza della democrazia’ i fascisti ‘le cose le facevano’, ma i critici obietterebbero che

sarebbe molto più vicina alla verità l’affermazione contraria. Ben lontano dall’essere un

pacificatore Mussolini era tanto sciocco da fare l’elogio della guerra come altamente

desiderabile e la quintessenza del fascismo“.

“Un altro mistero irrisolto si ritrova nella contraddittoria ammissione di Farrell per cui i

fascisti si consideravano di destra mentre il loro regime ‘era tutto fuorché un movimento

di destra’“.

Altro enigma: “Mussolini era apparentemente anti-ebraico ma ‘non antisemita’ e inoltre,

per quanto strano possa sembrare, era più ansioso di salvare gli ebrei italiani dalla

persecuzione di quanto lo fossero gli inglesi“.

“Farrell scrive che ‘a differenza di Hitler, Mussolini non voleva invadere i paesi vicini’. 

Lo faceva solo con grande riluttanza. Purtroppo, sempre secondo Farrell, gli etiopi si

opposero testardamente alla sua benefica idea di una penetrazione italiana pacifica,

obbligandolo a mandare mezzo milione di soldati italiani nell’Africa centrale e, così

facendo, a rovinare economicamente l’Italia“.

Fu Hitler a ‘trascinare l’Italia in una  guerra per la quale non era pronta’ e ‘Mussolini non

sarebbe stato affatto felice della decisione di Hitler di combattere contro la Russia’.

“Dev’essere per questo - commenta Mack Smith – che spedì migliaia e migliaia di soldati

male armati e peggio vestiti sul fronte russo, con la temperatura perennemente sotto allo

zero. E noi dovremmo credere che lo fece ‘per esercitare un maggiore controllo su

Hitler’“.

Farrell sarà rimasto deluso: anche queste sono parole dell’esperto di sinistra, ma non

assomigliano a un’apologia del fascismo. Meglio rimuoverle.

Sull’argomento lo stesso Berlusconi lo aveva deluso: dopo l’intervista sul Mussolini

‘benigno’, il Cavaliere, in visita alla Sinagoga di Roma, aveva sostenuto di essere stato

travisato e aveva attribuito la colpa al troppo champagne bevuto in compagnia dei

giornalisti inglesi.

“Caro Cavaliere” si leggeva in una lettera indirizzatagli da Farrell, doppiamente

indignata, per le frottole e per chi ne era stato l’oggetto, “quello che sto per scriverti mi

Page 47: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

addolora perché, mio Berlusca, tu sei grande e io ti voglio bene, ma la verità è sacra e tu

non hai detto la verità, hai raccontato alcune frottole e io ho le prove… Hai detto loro che

tu hai fatto commenti sui giudici pazzi e il benigno Mussolini solo perché eri a little tipsy

(un po’ alticcio) dopo aver bevuto ‘due bottiglie di champagne’ con noi. Ma và, Berlusca!

Tu sai bene quanto noi che l’unica cosa che abbiamo bevuto durante l’intervista era tè

freddo al limone, molte caraffe di tè freddo al limone“.

15 August 2012 Last updated at 14:03 GMT

Share this page

Italy memorial to Fascist hero Graziani

sparks row

Graziani (left) is seen here with German Field Marshal Albert Kesselring in October 1944

Continue reading the main story

Related Stories

The bunker that Mussolini built

Mussolini 'brain for sale on web'

Mussolini's car sells for record

A political row has erupted in Italy after a memorial was opened to fascist commander Field Marshal Rodolfo Graziani, a convicted war criminal.

Graziani was honoured with a mausoleum and memorial park, built at taxpayers' expense, in a village south of Rome.

He was notorious as Benito Mussolini's military commander in colonial wars in Ethiopia and Libya where he carried out massacres and used chemical weapons.

Italy's main leftist party has protested against the commemoration.

Page 48: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

"Is it possible to allow, accept or simply tolerate that, in 2012, we dedicate a park and a museum to the fascist general and minister Rodolfo Graziani?" asked Esterino Montino, head of the Democratic Party in the Lazio region.

He pointed to the "crimes against humanity committed by Graziani in Ethiopia in the 1930s", La Repubblica newspaper reports.

Graziani was sentenced to 19 years' imprisonment for war crimes in 1948 but was released from jail after serving only two years, and died in 1955.

'Butcher of Fezzan'

The BBC's David Willey, in Rome, says that the cult of fascist heroes remains alive in certain parts of Italy despite the outlawing of the fascist party in the country's postwar constitution.

He adds that it is curious, however, that there has been no formal protest that a crypto-fascist mayor of a small town near the capital can, in 2012, publicly honour a man who brought death to thousands of Africans and dishonour to his own country.

Continue reading the main story

Analysis

David WilleyBBC News, Rome

Field Marshal Graziani, also known as the Butcher of Fezzan, is known in history books for his brutality in putting down a local rebellion in Cyrenaica, Libya, in the 1920s.

He is also notorious for the massacre of thousands of Ethiopians in another of Italy's colonial wars a decade later, where he is reported to have said: "The Duce [Mussolini] will have Ethiopia with or without the Ethiopians".

He ordered the use of poison gas and chemical weapons against Ethiopian troops and tribesmen in contravention of the Geneva Convention, which Italy had signed.

His final post was as defence minister in Benito Mussolini's short-lived Fascist republic of Salo, just before the end of World War II.

After the war ended, he was sentenced to 19 years' imprisonment by an Italian war crimes tribunal for collaboration with the Nazis, though he was freed after serving only some of his sentence.

The mayor of the village of Affile attended the opening ceremony on Saturday, together with a representative from the Vatican.

Page 49: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Although almost unknown to modern generations of Italians, the Fascist military officer was known as the Butcher of Fezzan for the executions of Libyans he ordered while military governor of Cyrenaica in North Africa, our correspondent says.

He used poison gas and chemical weapons against Ethiopian tribesmen during Italy's colonial war in what was then called Abyssinia.

Towards the end of the war, Graziani was appointed defence minister by Mussolini in the short-lived Fascist Republic of Salo.

He commanded Italian troops alongside the Germans at the Battle of Garfagnana in December 1944, one of the last military victories of the Axis forces.

According to La Repubblica, the mausoleum in Affile cost 127,000 euros (£100,000; $157,000).

About 100 people attended its inauguration, the paper adds.

Mayor Ercole Viri was quoted as saying the memorial was of national importance and dismissing criticism as "idle chatter".

Photos of the opening ceremony were posted in a gallery on the village's website, which lists Graziani as one of the village's "famous sons". Engraved on the mausoleum are the words "Fatherland" and "Honour".

There is another side to Italy's often schizophrenic attitude to its recent history, our correspondent adds.

Another ceremony was held the same weekend marking the anniversary of a tragic massacre of 560 Italian men women and children by German SS troops as a reprisal in a small town near Lucca, in Tuscany.

Martin Schulz, the German Social Democrat and president of the European Parliament, was present in Sant'Anna di Stazzema on Sunday.

He said: "I am a German and the language I speak is the same of those who committed those crimes. I shall not forget that."

Writing on Twitter, he added: "Europe is our answer to the crimes of the last century - it is also our best chance for the future."

Page 50: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Scritto in data 09/09/2012 at 8:00 pm da Wu Ming

Affile, Grazianilandia. L’eredità razzista e il mausoleo delle sfigheArchiviato in Personaggi, Prese di posizione 205 commenti   - 33 diramazioni

Graziani (secondo da destra) con Himmler (quarto da destra), Heydrich (secondo da sinistra) e altri caporioni nazi e fascisti al funerale del capo della polizia Bocchini, Roma, 21 novembre 1940.

di Wu Ming 1

E’ accaduto il mese scorso. Ad Affile, piccolo comune a est di Roma, la giunta di «centrodestra» – chissà quando ci libereremo di quest’eufemismo! – ha inaugurato un sacrario dedicato a Rodolfo Graziani (1882 – 1955).Graziani – che è sepolto nel locale cimitero – fu governatore della Cirenaica durante la «riconquista» fascista della Libia (1930-31), comandante del fronte sud durante l’invasione dell’Etiopia (1935-36), viceré d’Etiopia nel biennio 1936-37 e comandante delle forze armate della Repubblica di Salò durante la guerra civile del 1943-45.L’edificio – di una bruttezza e mediocrità da rimanere soffocati – è costato 130.000 euro sborsati dai contribuenti, fondi che la Regione Lazio aveva stanziato per altro uso. Il Comune li aveva chiesti per la riqualifica del parco di Radimonte e per un generico sacrario “al Soldato”, progetto senz’altro discutibile ma non equivalente alla commemorazione di Graziani, che pare non fosse menzionato in nessun documento.Il podestà Il sindaco Ercole Viri si è difeso dicendo che «ad Affile quando si

Page 51: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

dice “il Soldato” si intende solo Graziani». Ah, beh, non fa una piega.Tutto questo in tempi di Spending Review – altro eufemismo narcotizzante – e lagne sul fatto che “non ci sono i soldi” per fare nulla.

All’inaugurazione, l’11 agosto, era presente un centinaio di persone, con tutto l’armamentario di camicie nere, simboli della X Mas, bandiere di gruppi di ultradestra e di correnti del PdL.L’episodio ha causato proteste, interrogazioni parlamentari e un esposto alla Corte dei conti per distrazione di soldi pubblici. La stampa romana ha dedicato molto spazio alla controversia, un po’ meno quella nazionale. Sono usciti articoli su giornali e siti d’informazione britannici, spagnoli, francesi, tedeschi, svedesi, venezuelani, messicani, turchi, e una lunga corrispondenza da Affile è apparsa sulNew York Times.

Stranamente, in nessuno di questi articoli (italiani o di altri paesi) abbiamo trovato riferimenti a una nota diceria, un’imbarazzante nomea che ebbe origine ad Addis Abeba e fluttua intorno a Graziani fin dal 1937. Per un’illusione prospettica rafforzata da vari scherzi della sorte, la leggenda abissina sembra trovare conferma in ogni episodio della sua biografia a partire da quell’anno.Poiché questa parte della storia non l’ha ricordata nessuno, abbiamo deciso di farlo noi, cogliendo la palla al balzo per dire la nostra su tutta la vicenda.

1. O Norimberga… o AffileGraziani era cresciuto ad Affile – dove il padre era medico condotto – e tornò a viverci nel dopoguerra, dopo essere uscito di prigione. Al fresco non c’era rimasto a lungo: lo avevano condannato a diciannove anni di galera per collaborazionismo coi nazisti, ma aveva scontato soltanto quattro mesi.Il sindaco Viri ha detto di aver voluto onorare Graziani soprattutto «in quanto affilano». Nei comunicati della giunta, l’ex-Viceré d’Etiopia è definito «uno dei personaggi più illustri di Affile»,  e senz’altro quello del Maresciallo/Macellaio d’Italia è il nome più celebre che il piccolo comune della Valle dell’Aniene possa vantare (si fa per dire).

Porre l’attenzione sulla celebrità può far capire una cosa importante: non si tratta solo di apologia del fascismo – che è esplicita ed evidente, basta dare un’occhiata al sito del Comune – o di tarda nostalgia delle colonie (nel dopoguerra persino molti nostalgici si tennero alla larga da Graziani, per i motivi che spiegheremo tra poco). No, c’è anche dell’altro, ossia la tipica ideologia da reality: l’importante è che uno diventi famoso, non importa per quale motivo. Graziani «illustre concittadino» vale allora Fabrizio Corona, vale l’ultimo cantantucolo da talent show, ma vale anche Erika e Omar, Olindo e Rosa, Anna Maria Franzoni e altre «star» della cronaca di questi anni, tutta gente che in galera riceve posta da ammiratori.Ecco, forse Olindo e Rosa sono quelli che più rendono l’idea. Con la differenza che Graziani operò su ben altra scala.

Page 52: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Nel tentativo di giustificare il tributo a Graziani, il sindaco Viri ha donato al mondo diverse altre “perle”. Per esempio, ha dichiarato:

«Graziani non fu un criminale di guerra, tanto è vero che non fu condannato a Norimberga.»

Viri finge di non sapere – o forse non lo sa davvero? – che a Norimberga si tennero i processi ai criminali di guerra tedeschi per atrocità commesse durante la seconda guerra mondiale. Nessuno degli imputati era un nostro connazionale, Graziani non comparve davanti a quella corte e l’istruttoria non riguardava le aggressioni fasciste a Libia, Somalia ed Etiopia.Il fatto che Graziani non sia stato condannato a Norimberga è dunque un non-argomento, una supercazzola con scappellamento a centrodestra come si fosse ariani.E’ come dire che Donato Bilancia non era un serial killer perché non fu condannato al processo contro il mostro di Milwaukee.

Una Norimberga italiana non vi fu mai, nonostante i paesi aggrediti dall’Italia fascista avessero presentato all’ONU una lista dei nostri massacratori e genocidi (in tutto 1200, attivi sui vari teatri di guerra).Per motivi legati alla realpolitik post-bellica i vari Graziani, Badoglio, Roatta, Pirzio Biroli (che non avevano nulla da invidiare ai cugini germanici Himmler, Goering, Kappler, Ohlendorf) la passarono liscia.

Diversi storici si sono occupati di questo tema. In calce all’articolo forniamo una bibliografia scelta e proponiamo alla visione un noto documentario della BBC,Fascist Legacy (*).

2. Il laboratorio di Graziani

Abebe Aregai (1903 - 1960), uno dei più importanti capi militari Arbegnuoc.

In Cirenaica e in Etiopia, l’uomo oggi celebrato dal Comune di Affile ordinò enormi stragi di civili e deportazioni di massa che coinvolsero donne, vecchi e bambini.

Page 53: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Già in Cirenaica si fece la reputazione di macellaio: per isolare i guerriglieri dalla popolazione aprì campi di concentramento nel deserto – sedici in tutto – e ci mandò a morire decine di migliaia di civili. Sterminò le mandrie e bruciò i raccolti. Represse la resistenza usando aggressivi chimici e innalzando un tale numero di forche da far scrivere a Ugo Pini: «Di impiccatori ce ne furono dappertutto ed in nome di tutte le patrie o quasi, ma Graziani ne divenne modello inappuntabile.»Il colpo più spettacolare lo mise a segno nel settembre 1931, quando catturò e, dopo un processo sommario, fece impiccare il più importante capo della guerriglia senussita, il settantenne Omar al-Mukhtar. L’esecuzione avvenne nel campo di concentramento di Soluch, di fronte a ventimila internati.

Tuttavia, l’apice – o l’abisso – della sua carriera di aguzzino Graziani lo toccò nel biennio che trascorse in Etiopia (all’epoca chiamata Abissinia).

La conquista dell’Abissinia, anche se il Duce la spacciò agli italiani come totale e definitiva, fu sempre precaria e non riguardò mai più di un terzo del Paese. Al principio del suo viceregno, Graziani era praticamente bloccato ad Addis Abeba e assediato dagli Arbegnuoc, i partigiani etiopi.L’uomo del mausoleo di Affile ricorse alla repressione in modo forsennato, facendo bombardare i territori non sottomessi con armi chimiche come l’iprite (che causa orrende piaghe su tutta la pelle), il fosgene (che blocca le vie respiratorie) e le arsine (che distruggono i globuli rossi).Nel mentre, i plotoni di esecuzione lavoravano senza sosta. Tutta la classe dirigente dei Giovani Etiopi (l’unico movimento che in Etiopia si avvicinasse a un moderno partito politico) fu sterminata. Al fine di terrorizzare la chiesa copta, pilastro della comunità locale, venne condannato a morte l’abuna Petros, il giovane vescovo di Addis Abeba, che cadde sotto il fuoco di otto carabinieri. Graziani fece rapporto a Mussolini con un telegramma:

«La fucilazione dell’abuna Petros ha terrorizzato capi e popolazione… Continua l’opera di repressione degli armati dispersi nei boschi. Sono stati passati per le armi tutti i prigionieri. Sono state effettuate repressioni inesorabili su tutte le popolazioni colpevoli se non di connivenza di mancata reazione».

Il 19 febbraio 1937, i partigiani tentarono di uccidere il Viceré. Per festeggiare la nascita del Principe di Napoli (sì che lo conoscete, è lui), Graziani aveva deciso di distribuire un’elemosina ai poveri e agli invalidi della città. La scena doveva svolgersi nel cortile del suo palazzo. Nella folla di mendicanti si infilarono Abraham Deboch e Mogus Asghedom, due giovani venuti dall’Eritrea per unirsi alla resistenza anticoloniale.Da sotto i mantelli, Deboch e Asgedom trassero alcune bombe a mano, le scagliarono contro il futuro idolo del sindaco di Affile e approfittarono del caos generale per fuggire.

Page 54: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Graziani fu investito da una pioggia di schegge, ma sopravvisse. All’attentato seguì una rappresaglia violentissima contro la popolazione locale, un linciaggio indiscriminato. Addis Abeba fu messa a ferro e fuoco da orde di italiani e le vittime furono migliaia. I morti ammazzati non avevano a che fare con l’attentato, si trattava semplicemente di dare una lezione ai negri. Ecco la testimonianza dell’inviato del “Corriere della Sera” Ciro Poggiali, contenuta nel suo diario segreto pubblicato solo dopo la sua morte:

«Tutti i civili che si trovano ad Addis Abeba, in mancanza di una organizzazione militare o poliziesca, hanno assunto il compito della vendetta condotta fulmineamente coi sistemi del più autentico squadrismo fascista. Girano armati di manganelli e di sbarre di ferro, accoppando quanti indigeni si trovano ancora in strada. Vengon fatti arresti in massa; mandrie di negri sono spinti a tremendi colpi di curbascio [frusta di nervo di bue, n.d.r.] come un gregge. In breve le strade intorno al tucul sono seminate di morti. Vedo un autista che dopo aver abbattuto un vecchio negro con un colpo di mazza gli trapassa la testa da parte a parte con una baionetta. Inutile dire che lo scempio si abbatte contro gente ignara ed innocente». (Diario AOI 15 giugno 1936 – 4 ottobre 1937, Milano, 1971, pp.179-185.)

In seguito, il più illustre dei cittadini di Affile si convinse, sull’unica base di una diceria, che gli attentatori si fossero rifugiati nel monastero copto di Debra Libanos, e diede forse il più terribile dei suoi ordini: sterminare chiunque si trovasse in loco. Monaci, pellegrini e giovani seminaristi (ragazzini anche di tredici-quattordici anni) furono massacrati a colpi di mitragliatrice. I morti furono duemila. Le vittime, portate a gruppi di venti-trenta sull’orlo di un dirupo a Laga Wolde, venivano incappucciate e fatte inginocchiare l’una accanto all’altra.

Proviamo a immaginare la scena: bambini terrorizzati, tremano, piangono, gridano, perdono il controllo di sfinteri e vescica… Non capiscono perché i bianchi stiano facendo questo. I monaci e i diaconi più grandi non possono nemmeno abbracciarli, perché sono legati. Da sotto il cappuccio, mormorano parole di conforto, invitano i più piccoli a pregare ma i ragazzini singhiozzano, non ce la fanno, poi la raffica di piombo rovente brucia la carne e spegne pianto e preghiera.

Le mitragliatrici spararono per cinque ore, quasi senza sosta. I corpi furono gettati nel dirupo. Al comando delle truppe che commisero la strage c’era il generalePietro Maletti.Le stragi perpetrate in Italia dalle SS, come Marzabotto o le Fosse Ardeatine, al confronto quasi impallidiscono.L’eroe degli affilani fece rapporto a Mussolini rivendicando «la completa responsabilità» di quella «tremenda lezione data al clero intero dell’Etiopia». Nel suo dispaccio, si disse fiero di

Page 55: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

«aver avuto la forza d’animo di applicare un provvedimento che fece tremare le viscere di tutto il clero, dall’abuna all’ultimo prete o monaco, che da quel momento capirono la necessità di desistere dal loro atteggiamento di ostilità a nostro riguardo, se non volevano essere radicalmente distrutti».

Come ha scritto Angelo Del Boca, in quei mesi «l’Italia fascista [fece] un salto di qualità [...] Se non altro, l’impero d’Etiopia si [rivelò] uno straordinario laboratorio, dove un popolo cosiddetto civile sperimentava i suoi istinti più bassi e le tecniche del genocidio.»

Agli occhi della popolazione etiope, Graziani si dimostrò uomo senza onore a tutti i livelli: garantì sul proprio nome al Ras Cassa Haile Darge che avrebbe graziato i suoi due figli – divenuti capi della resistenza – se si fossero arresi e avessero fatto atto di sottomissione, ma dopo essersi impegnato in tal senso, una volta catturati li fece fucilare.

3. La maledizione abissina

Alla testa della più ardita gioventù di Affile, il sindaco Ercole Viri inaugura il mausoleo. Fossimo in lui, toccheremmo ferro di continuo.

Non contento di tutto questo sparger di viscere, Graziani ordinò di sterminare cantastorie, indovini e guaritori, senza eccezioni, a cominciare da Addis Abeba. Sospettava che predicassero contro l’occupazione italiana (e ne avrebbero avuto ben donde!). Non era necessaria alcuna accusa formale, bastava che qualcuno avesse l’aspetto di un indovino o di una fattucchiera, o fosse sorpreso a cantare in pubblico.Nel corso del 1937 i carabinieri fucilarono migliaia di persone. L’uomo del sacrario di Affile teneva il conto dei trucidati e, con toni di grande soddisfazione, aggiornava via telegrafo il Ministero dell’Africa Italiana. Il 19 marzo 1937 diede notizia del suo provvedimento, aggiungendo che gli eliminati erano già una settantina. Da quel momento in avanti, “telecronacò” a Roma una petulante, ragionieristica escalation: il 21 marzo le esecuzioni sommarie erano salite a 324, il 30 aprile a 710, il 5 luglio a 1686, il 25 luglio a 1878 e il 3 agosto a 1918. Ribadiamo che queste cifre le forniva Graziani di proprio pugno.

Page 56: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Secondo una tradizione popolare locale, ordinando quella mattanza a cielo aperto, Graziani si tirò addosso una gragnuola di maledizioni, cosa che lo trasformò in uno iettatore di prim’ordine, il classico «Re Mida al contrario». Veniva da una sequela di successi ma, da quel momento in avanti, tutto quel che toccò si disgregò come merda secca.

Noi siamo materialisti storici e non crediamo a simili superstizioni. Tuttavia, se per pura ipotesi ci credessimo, non potremmo che trarre una conclusione:  l’influsso iettatorio  dell’uomo celebrato nel mausoleo di Affile si trasmetterà al mausoleo stesso.Sì, perché un conto è avere Graziani tumulato al locale camposanto, altra faccenda è dedicargli un sacrario in pompa magna, con tanto di fanfare, dubbio uso di fondi pubblici e polemiche mondiali. Ciò equivale a ravvivarne l’influsso. Chi muore giace e chi vive si dà pace, ma non si sveglia il can che dorme. Soprattutto quando si dice portasse iella (ai suoi).Insomma, se la leggenda abissina fosse vera, su Affile e su chi ha speso in quel modo i soldi dei cittadini non tarderebbe ad abbattersi ogni sorta di disgrazia e sventura.

Per amore di completezza, va detto che Graziani dava già il nome a un parco di Filettino (FR), il suo paese natìo.Sicuramente sono coincidenze, ma da quando ad Affile hanno inaugurato il sacrario, a Filettino è successo di tutto: come ad annunciare tempi nuovi, è arrivata una lieve scossa di terremoto, dopodiché  si sono rotti i collettori fognari(con sversamento di liquami nel fiume Aniene) e sono andati in cenere quindici ettari di bosco[Aggiornamenti nei commenti sotto questo post, N.d.R. del 15/09/2012]

4. Una sequela di figuracce e fallimentiLa rabbia e il disgusto per i crimini di Graziani spinsero sempre più etiopi a unirsi agli Arbegnuoc. Per tutta la durata dell’impero di cartone di Mussolini (1936-1941), la guerriglia mantenne il controllo di ampie porzioni del Paese e godette di un vastissimo consenso. In pubblico questa verità era taciuta, ma quando comunicavano tra loro, le autorità se la dicevano senza peli sulla lingua. Nel maggio 1940, ben quattro anni dopo la proclamazione dell’Impero, il generale della milizia fascista Arconovaldo Bonaccorsi scrisse in un suo rapporto:

«Se in un punto qualsiasi del nostro Impero un distaccamento di inglesi e francesi stesse per entrare con una bandiera spiegata, avrebbe bisogno di ben pochi uomini poiché potrebbe contare sull’appoggio della maggior parte della popolazione abissina che si unirebbe a loro nella battaglia per combattere e scacciare le nostre forze».

Page 57: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Nel biennio 1936-37, durante il viceregno di Graziani, il dominio italiano fu ben lungi dal consolidarsi, anzi, si fece sempre più instabile. Il consenso per i nuovi padroni era scarsissimo e il Viceré iniziò a dare segni di squilibrio. A Roma se ne accorsero, anche in seguito a un bizzarro exploit «senza veli». Alla fine del 1937 lo rimossero dall’incarico, inviando ad Addis Abeba un viceré più moderato e molto diverso per carattere e reputazione, Amedeo di Savoia-Aosta. Ma questa è già un’altra storia.

Nel 1940, dopo la sfigatissima morte di Italo Balbo (abbattuto a Tobruk dal “fuoco amico” della contraerea italiana), Graziani gli succedette come governatore della Libia. Da lì, fu protagonista di una sfigatissima invasione dell’Egitto, terminata con un’umiliante sfilza di sconfitte per mano inglese. Dopo aver ripiegato sulla Libia, in pochi giorni perse l’intera Cirenaica e parte della Sirtica. Come già ai tempi dell’Etiopia, Mussolini andò su tutte le furie, lo destituì e fece aprire un’inchiesta sul suo operato.

Tornato in patria, Graziani rimase «parcheggiato» per due anni. In quel periodo dovette anche sopportare l’accusa di vigliaccheria, per aver diretto le operazioni da una tomba greca di Cirene, profonda trenta metri e lontana dal fronte centinaia di chilometri.Accusa ingenerosa, a ben pensarci. Anche Mussolini, dopo aver deciso la Marcia su Roma al congresso fascista di Napoli, per dirigerla si era precipitato… a Milano. Più distante dalla zona d’operazioni, certo, ma più vicino al confine svizzero, perché non si sa mai.Per non dire di Badoglio, che aveva diretto la Battaglia di Mai Ceu dal quartier generale di Endà Iesùs, quattrocento chilometri nelle retrovie, mentre l’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié era sul campo e per ore aveva manovrato di persona un cannoncino antiaereo Hoerlikon.Graziani, imbucandosi a Cirene, si era solo attenuto a un principio-cardine della scienza militare fascista: quando la pelle si rischia davvero e non solo per modo di dire, gli ordini è meglio darli da molto lontano (**).

Dopo l’Armistizio del settembre 1943, nel Nord Italia occupato dai tedeschi nacque uno stato-fantoccio collaborazionista, la Repubblica Sociale Italiana. A Graziani venne offerto il comando delle forze armate. Ebbe molti dubbi se accettare l’incarico. Verosimilmente, gli veniva offerto col criterio del cerino

Page 58: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

acceso rimasto in mano: era l’unico grosso nome dell’esercito che non fosse passato dall’altra parte (come i paraculi maximi Pietro Badoglio e Mario Roatta) o non fosse prigioniero di guerra in Africa (come Guglielmo Nasi, che comunque, fosse stato in Italia, probabilmente avrebbe seguito Badoglio).Graziani era un rattoppo e lo sapeva; ormai lo calcolavano un minchia, e sapeva pure questo. Troppo brucianti le sconfitte e troppo note le sue mattane, gli scatti d’ira, l’evidente complesso di persecuzione, per non dire delle foto in cui ballava nudo o mostrava la verga per dimostrare al Partito che ancora ce l’aveva. Non doveva essere ignota nemmeno la sua nomea da Mida all’inverso, ma davvero non c’era nessun altro.Lo stesso Hitler lo accolse a Berlino dicendogli: «Sono spiacente che proprio a voi sia toccato un compito tanto ingrato».

Graziani, in quanto comandante in capo e autore dei bandi di chiamata alle armi, va ritenuto responsabile della fucilazione di ogni singolo renitente alla leva durante Salò. Fu uno dei più esecrandi protagonisti della guerra civile. Quel che aveva fatto ai partigiani senussiti in Libia e – con minori risultati – a quelli etiopi, cercò di farlo a quelli italiani. E’ più che evidente la continuità della sua condotta nelle diverse fasi della carriera. Pochi comandanti si sono trovati a dover reprimere le guerriglie di tre paesi diversi, una in fila all’altra.

Il 29 aprile 1945 Graziani si arrese agli Alleati, che lo fecero prigioniero e lo spedirono prima a Procida, poi in Algeria. Durante quella prima detenzione, scrisse tre memoriali auto-apologetici e auto-assolutori sul suo operato in colonia e nel corso dell’ultima guerra. Altri due li aveva scritti appena tornato dall’Etiopia, nella sua casa di Arcinazzo Romano. Sono testi zeppi di omissioni e panzane (tutte smontate dai documenti ufficiali scritti e firmati di suo pugno, come i dispacci inviati dall’Etiopia), ricostruzioni che – come ha scritto giustamente Del Boca – “lo coprono di ridicolo”.

Scontata la pena-lampo di cui si diceva, nel dopoguerra Graziani divenne presidente onorario del MSI, dove i più romantici lo consideravano una sorta di “zio eccentrico” e i più realisti una vecchia gloria un po’ patetica e molto d’intralcio, da lasciar parlare come si lasciano parlare i matti, senza prenderlo in considerazione per alcunché di pratico. Dopo due anni di omelie inascoltate, si ritirò a vita privata. Ecco come descrive quella fase un sito agiografico:

Nei primi giorni del gennaio del 1954 si svolse a Viareggio il IV congresso nazionale del M.S.I. ed il Maresciallo [...] inviò un suo messaggio che tracciava quella che sarebbe dovuta essere la linea politica generale da seguire e gli obiettivi su cui puntare al fine di rilanciare il movimento. «Purtroppo il nobile messaggio, a lungo studiato, che conteneva la sintesi della sua lunga esperienza, destò pochissima impressione fra i congressisti, preoccupati solo della imminente elezione per il comitato centrale del partito. In sintesi, Graziani indicava, come scopo

Page 59: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

supremo da conseguire, la profonda modifica della Costituzione ciellenista, la quale, con il suo regime di partiti, rendeva penosa e artificiosa la vita politica dell’Italia. Ma molti si trovavano ottimamente nel regime della partitocrazia che concedeva ad essi, come deputati e senatori, una condizione assolutamente eccezionale sia economicamente, sia giuridicamente, quali privilegiati posti al di sopra di ogni legge [...] Il Maresciallo, resosi conto dello stato d’animo del partito, così differente dal suo, si ritrasse dalla vita del movimento e, in generale, dalla vita cosiddetta politica».

Morì nel 1955, nel suo letto. In giro per l’Europa, molti come lui avevano trovatoben altra fine.

5. “Normalità” di GrazianiVa precisato che gli abusi appena descritti non furono soltanto eccessi personali. Non c’è capo militare italiano che in Africa non si sia macchiato di gravi crimini. Per molti versi Badoglio fu una figura anche peggiore, non a caso era in cima alla lista dei criminali di guerra italiani che l’Etiopia consegnò alle Nazioni Unite.Il massimo responsabile politico e morale delle carneficine avvenute per mano fascista in Africa – e in Jugoslavia, Albania, Grecia e, dulcis in fundo, Italia – fu ovviamente Mussolini.Con il suo boss, Graziani intratteneva un fitto scambio di telegrammi, leggendo i quali si vede come i due si «caricassero la molla» a vicenda, in una spirale di eccessi sempre più ubriaca di sangue. Ecco un telegramma di Mussolini a Graziani, datato 8 luglio 1936:

«Autorizzo ancora una volta V.E. a iniziare e a condurre sistematicamente la politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici. Senza la legge del taglione al decuplo non si sana la piaga in tempo utile. Attendo conferma».

Ed ecco un telegramma del ministro delle colonie Lessona al viceré, datato 12 settembre 1937:

«Il Duce raccomanda che, non appena avrai forze riunite sufficienti, tu agisca con la massima energia contro i ribelli usando ogni mezzo, ivi compresi i gas».

Repressioni e atrocità furono connaturate alla guerra fascista e derivarono in modo logico e ovvio dalla decisione di aggredire l’Etiopia. La guerra del 1935-36 fu un’impresa spregevole, imbevuta di odio razziale come s’imbeve d’acqua sporca un rotolo di carta igienica caduto nel water. Tutta la popolazione italiana fu martellata da una propaganda abietta. I bambini divennero il target

Page 60: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

di operazioni comeTopolino in Abissinia, uno dei 78 giri più venduti del Ventennio.

TOPOLINO: Appena vedo il Negus [fischio], lo servo a dovere. Se è nero lo faccio diventar bianco dallo spavento!SERGENTE: Bravo, soldato Topolino![Rullo di tamburi]TOPOLINO: Oh, finalmente si comincia!COMANDANTE: No, non siate così impaziente, questo è il cannone di mezzogiorno.TOPOLINO: Ma io ho molta premura. Ho promesso alla mia mamma di mandarle la pelle di un moro per farsi un paio di scarpe!SERGENTE: Benissimo![Il comandante e il sergente ridono]TOPOLINO: A mio padre manderò tre o quattro pelli per fare i cuscini della sua Balilla, e a mio zio un vagone di pelli perché fa il guantaio!

L’invasione dell’Etiopia fu programmata senza una reale conoscenza di quei territori e popoli, e il regime vi rimase impantanato. Inoltre, fu realizzata fuori tempo massimo, trenta-quarant’anni dopo lo «Scramble for Africa», la grande spartizione del continente tra Gran Bretagna, Francia, Belgio, Portogallo e Germania. I rapporti tra grandi potenze coloniali e popoli dominati si stavano ormai modificando e nelle colonie si formavano nuovi movimenti indipendentisti. Gandhi era già attivo, Kwame Nkrumah studiava negli USA, Jomo Kenyatta studiava alla London School of Economics. Il Duce e i suoi uomini nulla sapevano di tali sommovimenti, e la loro avventura imperiale fu un anacronismo.

Fu anche un’impresa costosissima, addirittura rovinosa per le casse dello Stato. Se si vogliono trovare le cause dell’inadeguatezza e mancanza di risorse con cui il regime si tuffò nella  seconda guerra mondiale, si pensi ai denari sperperati nel 1935-36 per garantire all’Italia “un posto al sole”.Sperperati, perché il capitalismo italiano non ne trasse alcun vantaggio. Le terre conquistate si rivelarono deludenti sotto quasi ogni aspetto: per diverse ragioni, l’Etiopia non si prestava a diventare colonia di popolamento (come invece era stato promesso ai lavoratori italiani), né era particolarmente ricca di opportunità e materie prime sfruttabili.

Infine, la guerra d’Etiopia – insieme alla partecipazione fascista alla guerra civile spagnola, iniziata poco dopo – si rivelò fatale per la lucidità e capacità di giudizio di Mussolini: esaltato per aver messo la Società delle Nazioni di fronte al fait accompli, il Duce si persuase di poter dichiarare guerra a

Page 61: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

chiunque.

6. L’eredità razzistaBancarotta e vanagloria non fanno un buon cocktail, e il sogno imperiale fascista fu demolito su più fronti, soprattutto in Africa e in Russia. Ma i mostri che quel sogno aveva creato e scatenato sono ancora tra noi.Pochi sanno che le prime leggi razziali del fascismo riguardarono le colonie. Per esempio, il decreto legge n.880 del 19 aprile 1937 puniva i “rapporti di indole coniugale” tra bianchi e indigeni. E quando il Duce annunciò le Leggi Razziali per eccellenza, quelle del settembre 1938 che aprirono la strada alla persecuzione degli ebrei, giustificò la svolta con la necessità di mantenere l’Impero:

«Il problema razziale non è scoppiato all’improvviso, come pensano coloro i quali sono abituati ai bruschi risvegli, perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni. È in relazione con la conquista dell’Impero, poiché la storia ci insegna che gli Imperi si conquistano con le armi, ma si tengono col prestigio. E per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale, che stabilisca non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime.Il problema ebraico non è dunque che un aspetto di questo fenomeno» (Discorso di Trieste, 19/09/1938).

L’Impero africano del Duce lasciò in eredità al Paese un immaginario, una forma mentis e un armamentario retorico grevemente razzisti. Dopo la guerra, la classe dirigente italiana – civile e militare – si impegnò a sminuire, falsificare, rimuovere l’esperienza del colonialismo italiano, aiutata in questo da illustri opinion-maker come – nella storiografia – Renzo De Felice o – nel giornalismo – Indro Montanelli. Anche grazie alle memorialistica autoassolutoria di molti reduci, si imposero l’amnesia selettiva e la narrazione di un colonialismo italiano “diverso dagli altri”, perché noi italiani siam “brava gente”.E così, le piaghe di quella storia e mentalità continuarono a suppurare sotto la pelle della “Repubblica nata dalla Resistenza”.Il pus scoppiò in faccia agli illusi e impestò istituzioni e società civile a partire dagli anni Ottanta, quando l’immigrazione da paesi extraeuropei stimolò il risveglio di mostri rimasti “in sonno” per decenni.Non abbiamo mai fatto i conti con il razzismo di ieri e le sue catastrofiche conseguenze, e questo ci impedisce di fare i conti coi razzismi di oggi.

Due o tre notti fa, Wu Ming 5 ha sognato che ad Affile si teneva un flash mob di massa con African Pride parade, un evento a metà tra festival reggae e illegal rave, con tanti dreadlocks, sound system con bassi a palla e gigantesche foto del Ras Tafari Hailé Selassié, negus neghesti d’Etiopia, Leone di Giuda e co-autore di   War di   Bob Marley  (i versi della canzone sono

Page 62: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

tratti da un suo discorso). Il volto dell’uomo più odiato dal fascismo italiano riempiva il Parco di Radimonte.

Hailé Selassié alla Battaglia di Mai Ceu, 31 marzo 1936.

7. Non solo AffileGraziani non è certo l’unico criminale di guerra del quale si rimuovono le colpe per dedicargli monumenti, lapidi, vie o piazze. Si pensi a Badoglio, il cui nome resta appiccicato a quello del suo paese d’origine (Grazzano Badoglio, in provincia di Asti).

Un caso meno noto è quello del maggiore – poi colonnello – degli Alpini Gennaro Sora, che in Etiopia comandava l’VIII Brigata dell’ex-Divisione Pusteria. Nell’aprile 1939, Sora guidò uno dei peggiori massacri avvenuti sotto il dominio italiano, la strage di Zeret, occultata per decenni e scoperta solo pochi anni fa dallo storico Matteo Dominioni.In quella circostanza, armi chimiche furono usate contro un gruppo di partigiani asserragliato in una grotta. Tra le oltre millecinquecento persone che il Regio Esercito voleva stanare c’erano moltissime donne, vecchi e bambini, perché si trattava delle “salmerie” di un contingente guerrigliero, rimaste isolate dal grosso dei combattenti. Gli Arbegnuoc erano spesso seguiti e accuditi dalle loro famiglie, che preparavano i pasti e curavano i feriti. Quando gli assediati, soffocati e sfigurati dall’iprite, si arresero e uscirono dalla caverna, tutti gli uomini (circa 800) vennero fucilati e venne disposta la deportazione di donne e bambini, molti dei quali erano comunque moribondi per gli effetti del bombardamento chimico.

Page 63: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

A Foresto Sparso (BG), dove Sora nacque e morì, un monumento lo ricorda e gli Alpini vanno a rendergli omaggio.Per aver osato vilipendere un eroe e – per suo tramite – l’intoccabile corpo degli Alpini, Dominioni (come già Del Boca nei quarant’anni precedenti) è stato attaccato e insultato. Da quando ha portato alla luce l’eccidio di Zeret, tra i suoi detrattori spicca – ma guarda un po’! – l’attuale presidente della camera Gianfranco Fini.

A Pietro Maletti, boia di Debra Libanos e fucilatore di bambini, è intitolata una via di Cocquio Trevisago (VA). E ormai non si contano più le vie dedicate di recente a gerarchi, ministri di Salò, redattori di riviste come “La difesa della razza”, razzisti di stato, collaborazionisti vari.

Sono tanti, gli Affile d’Italia, e dalle loro piazze, dalle loro sale consiliari, dai loro bar, continua a innalzarsi il motto – di conio americano ma apprezzato all’ombra di ogni campanile – “He may be a son of a bitch, but he’s our son of a bitch!”

Almeno, non lo commemorassero spendendo our money.

-NOTE

* All’argomento abbiamo dedicato la conferenza Patria e morte. L’italianità dai Carbonari a

Benigni, tenuta a Rastignano il 17 febbraio 2011, nel centocinquantenario dell’Unità d’Italia. In

quell’occasione, abbiamo indicato tra le cause della mancata elaborazione del passato coloniale,

fascista e collaborazionista un uso strumentale della Resistenza come… mito detergente,

narrazione che ha sbiancato la coscienza al Paese.

-

** Più che codardi individuali, erano precursori di una codardia sistemica. Pensiamo agli odierni

bombardamenti coi droni: macchine volanti senza umani a bordo, zero rischi per le forze

attaccanti, distruzione seminata col massimo comfort. Poi ci si indigna se i bombardati diventano

bombaroli kamikaze: a chi uccide senza mai rischiare la vita, rispondono sacrificando la vita per

uccidere. E’ uno scambio simbolico (e un circolo vizioso).

Va ricordato che il bombardamento aereo lo abbiamo inventato noi italiani, nel 1911, durante la

prima invasione della Libia.____

BIBLIOGRAFIA RAGIONATA

Page 64: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Sul colonialismo italiano in Africa, le ricostruzioni più complete – pionieristiche ma insuperate – restano quelle di Angelo Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale (4 voll.) e Gli Italiani in Libia (2 voll.) entrambe disponibili negli Oscar Mondadori.Esistono però trattazioni più sintetiche (anche dello stesso Del Boca), certamente più adatte a una prima ricognizione, e molti testi più specifici o monografici.

Una potente narrazione della guerra d’Etiopia si trova in:- Angelo Del Boca, La guerra d’Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano 2010.

Una ricostruzione delle operazioni militari in Etiopia fino al 1941 si trova in:- Matteo Dominioni, Lo sfascio dell’Impero. Gli Italiani in Etiopia, 1936-1941, Laterza, Roma/Bari 2008.

Sulla guerra chimica in Etiopia:- Angelo Del Boca (a cura di), I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia, Editori Riuniti, Roma 2007 (con saggi di Angelo Del Boca, Giorgio Rochat, Ferdinando Pedriali e Roberto Gentilli).

Per una biografia di Rodolfo Graziani, rimandiamo a:- Romano Canosa, Graziani. Il Maresciallo d’Italia dalla guerra d’Etiopia alla Repubblica di Salò, Mondadori, Milano 2005.

Su Hailé Selassié consigliamo:- Angelo Del Boca, Il Negus. Vita e morte dell’ultimo Re dei Re, Laterza, Roma/Bari 2007.

Sui crimini di guerra italiani e i motivi per cui i responsabili non furono perseguiti:- Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Neri Pozza, Roma 2005.- Costantino Di Sante, Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati, Ombre corte, Verona 2005Molto chiaro e sempre consigliabile il documentario Fascist Legacy, realizzato nel 1989 per la BBC da Ken Kirby e Michael Palumbo. Alla data odierna, su YouTube si trova integrale con un doppiaggio italiano “casalingo” risalente ai tempi in cui era censurato in Italia (non è sempre facile da seguire, ma tanto di cappello a chi l’ha registrato!). Su Vimeo si trova con doppiaggio italiano professionale (fu infine trasmesso da History Channel e da La7 nel 2004) ma privo della seconda metà, cioè quella sulle scelte del dopoguerra.[Aggiornamento 10/09/2012: dopo la pubblicazione di questo post, qualcuno ha meritoriamente caricato su YT la versione completa trasmessa da History Channel.]Consigliamo anche di visitare il sito criminidiguerra.it.

Sulla rimozione post-bellica e la falsificazione del nostro passato coloniale, oltre al IV volume de Gli Italiani in Africa Orientale (intitolato “Nostalgia delle colonie”), consigliamo vivamente:

Page 65: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

- Nicola Labanca, Una guerra per l’impero. Memorie della campagna d’Etiopia 1935-36, Il Mulino, Bologna 2005.

Sul rapporto tra colonizzazione italiana in Africa, leggi razziali e politiche di genere:- Giulietta Stefani, Colonia per maschi. Italiani in Africa Orientale: una storia di genere, Ombre corte, Verona 2007- Nicoletta Poidimani, Difendere la “razza”. Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini, Sensibili alle foglie, Carrù 2009.

La storia di Omar al-Mukhtar è raccontata nel film Il leone del deserto (1981), conAnthony Quinn nel ruolo del vecchio capo guerrigliero e Oliver Reed nei panni di un Graziani privo di accento ciociaro. Com’è noto, il film fu proibito (dal Ministro Raffaele Costa) in Italia da un veto governativo, perché “lesivo dell’immagine dell’esercito italiano”. Correva l’anno 1982.

Sul come e il perché eravamo andati in Libia, rimando anche alla seconda parte della conferenza di Rastignano, Tripoli, suol del dolore (Ieri è oggi).

Altri testi che potrebbero interessarti:

Per Bruno Fanciullacci

Razza Partigiana in Loop

Wu Ming al Museo civico medievale di Bologna. Dal vivo e... in cinque

 Versione stampabile / Print this post - 

← Next post Previous post →

205 commenti - 33 diramazioniScrivi un commento

Page 66: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

1. Radio Suburra 09/09/2012 at 8:59 pm

Un *altro eufemismo narcotizzante* è la parola rappresaglia.Di Debrà Libanòs parla anche Celestini:http://www.youtube.com/watch?v=0_RGR9yUBcEAl Processo contro Kappler venne fuori questa cosa della *rappresaglia* e il confronto con le Ardeatine.

Magari ad Affile ci portiamo anche Ascanio ;)

Log in to Reply

2. graziani, quello senza senza pulici e in camicia nera « alcuni aneddoti dal mio futuro 09/09/2012 at 10:06 pm

[...] “Affile, Grazianilandia. L’eredità razzista e il mausoleo delle sfighe”, di Wu Ming [...]

3. Francesco-iQ 10/09/2012 at 12:00 am

GRAZIE!Tante cose si sanno, altre magari no, o magari qualcuno si ed altri no: comunque sia un bel ripasso, così chiaro e lineare, non può fare che bene

Log in to Reply

4. PaoloR 10/09/2012 at 12:30 am

Maletti Pietro, padre di Maletti Gianadelio, generale dei carabinieri, piduista, condannato per i depistaggi su Piazza Fontana e attualmente latitante in Sudafrica.Tutto torna. Generalmente sotto forma di merda.

Log in to Reply

Page 67: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Mostra/nascondi risposte (1)

5. Graziani e il mausoleo 10/09/2012 at 6:05 am

[...] Un bellissimo e definitivo articolo sul criminale di guerra Graziani è stato pubblicato nel sito http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=9360 . Non [...]

6. cirano2 10/09/2012 at 9:52 am

Vista l’insufficienza dei nostri libri di scuola, spesso voluta, sarebbe necessario che ogni prof. stampasse questo articolo.Una sola considerazione come calabro-siculo: “lo calcolavano un minchia”, essendo minchia femminile scrivete: una minchia o al limite “lo calcolavano un minchione”.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (9)

7. Wu Ming 10/09/2012 at 10:09 am

Ricordiamo che ogni post di Giap è scaricabile in ePub cliccando su “Download as ePub” (in fondo all’articolo e subito prima dei commenti, sotto le icone dei social network), nonché disponibile in versione ottimizzata per la stampa (il link è sempre lì, sulla destra).

Log in to Reply

8. dover essere 10/09/2012 at 10:14 am

Quindi ”alla tecnica del compromesso” in chiave comunista segue quella del male minore,mentre in chiave fascista seguirebbe quella ”distruzione completa” . Sò che Rommel lasciò le truppe italiane in mano agli inglesi. E il

Page 68: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

problema sarebbe in quale veste il male minore si profila come tale e quali conseguenze porta?E se fosse da intendersi in prospettiva sociologica l’autoritarietà a ogni costo muterebbe in un continuo flusso di coscienza seguito da trauma flusso di coscienza in grado di far apparire il male minore come unica alternativa proponibile? E il quadro edonistico costituiribbe il compromesso . Perdonate il mio pensiero un pò sempliciotto .

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (3)

9. weizhi 10/09/2012 at 1:07 pm

Dopo aver appena terminato di leggere Timira, con il tuo aiuto vengo anche a scoprire parti di storia che mi fanno vergognare non di essere italiano ma di essere un umano… se non per il fatto che gli esseri umani oltre a riuscire ad avere una fantasia sconvolgente per generare dolori ed orrori, riescono anche ad essere in grado di evidenziarli e a condividere gli errori altrui perché non si possano (speranza vana la mia? Spero ardentemente di no! anche se ne vediamo troppo spesso…) ripetere. Grazie di aprire i miei occhi di fronte a quella che è la Storia. Grazie di aiutarmi a rendermi conto, anche con piccoli segni, del passato e del presente. Gli occhi chiusi li lascio a chi se li è dimenticati accesi davanti alla TV di stato. I miei li distruggo con gioia davanti ai libri. Grazie.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (2)

10. kiba57 10/09/2012 at 1:07 pm

Ho caricato su youtube la versione completa e doppiata da History Channel, dategli un’occhiata:http://www.youtube.com/watch?v=wscV1KYOyQU&feature=youtu.be

Log in to Reply

11. kiba57 10/09/2012 at 1:09 pm

Page 69: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

…dimenticavo, parlavo di “Fascist legacy”, scusate.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (3)

12. weizhi 10/09/2012 at 2:10 pm

btw, ecco cosa ne hanno detto fuori dall’Italia:

El Correohttp://www.elcorreo.com/vizcaya/v/20120816/mundo/escandalo-italia-monumento-criminal-20120816.html

El Paishttp://internacional.elpais.com/internacional/2012/08/26/actualidad/1346015871_712145.html

BBChttp://www.bbc.co.uk/news/world-europe-19267099

NYThttp://www.nytimes.com/2012/08/29/world/europe/village-reignites-debate-over-italys-fascist-past.html?pagewanted=all

eccetera, eccetera, eccetera….

Log in to Reply

13. giobba 10/09/2012 at 2:56 pm

Associazioni e singoli della valle dell’Aniene e di Roma si stanno organizzando per promuovere eventi socio culturali sulla figura di Graziani ad Affile per raccontare la storia così come va raccontata e restituire ad ognuno l’immagine che si merita. (wu ming ha centrato il segno)Una seriei di iniziative che culmineranno con una manifestazione in piazza per pretendere che venga cancellato lo scempio.Ci sono diverse proposte su che cosa fare della struttura,dall’abbattimento a costo zero passando per un monumento per le vittime del colonialismo di tutto il mondo.Ci sono molte Affile in italia come dice wu ming,ma l’ originale è

Page 70: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

l’originale.Paese che possiede gia da alcuni mesi una statua ad almirante,paese da 50 anni nelle mani della destra e msi,paese aimè che non vede molte soggettività attive e reattive alle politiche ultra decennali della destra.Qualcosa in questi giorni si sta muovendo e diverse individualità si stanno organizzando.Naturalmente c’è bisogno del sostegno di tutti/e.Se prima era la città a chiamare la provincia,adesso è la provincia a chiamare il sostegno della città.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (2)

14. gedeon manara 10/09/2012 at 4:28 pm

Grazie. Esauriente e necessario, come sempre. La retorica degli italiani in guerra, nemici loro malgrado ma in fondo buoni e clementi nella vittorie quanto strenui ed eroici nella sconfitta è una delle più fastidiose e inossidabili.

Log in to Reply

15. paolo1984 10/09/2012 at 4:46 pm

anch’io vi ringrazio per questo articolo. Ho appreso per la prima volta dei crimini di Graziani e della strage di Debra Libanos grazie a Maimorti, il monologo teatrale di Renato Sarti interpretato da Bebo Storti.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (3)

16. simulAcro 10/09/2012 at 4:52 pm

Comunque, ad Affile le inagurazioni non se le fanno certo mancare… Si vede che ci hanno preso gusto

Dal sito del Comune:http://www.affile.org/?s=home&p=home

Page 71: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

“Inaugurazione del busto bronzeo dell’On. Almirante.Sabato 26 maggio 2012, Affile ha reso omaggio all’On. Giorgio Almirante con la presentazione dell’opera d’arte nell’omonima piazza. Presenti alla cerimonia Donna Assunta, Giuliana de Medici, gli onorevoli Francesco Storace, Luca Romagnoli, Francesco Lollobrigida, Tommaso Luzzi, Roberto Buonasorte e i senatori Giuseppe Ciarrapico e Domenico Gramazio.”

Articolo sul Corriere su questa ennesima “iniziativa”:http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_maggio_26/busto-e-via-per-almirante-a-affile-201349099606.shtml

Log in to Reply

17. danae 10/09/2012 at 5:48 pm

grazie per questo articolo, @WM1, perché comincia a fare ordine e mostra una delle possibili (e necessarie) strade che bisogna seriamente mettersi a percorrere.Per chi – come me – è di Roma (forse sono noiosa a ripeterlo…), questa pestilenziale atmosfera nera è pane quotidiano, è aria impalpabile che penetra nei pori e neanche te ne accorgi. Affile è periferia di Roma, ormai, ma a parte questo è evidente che le (più o meno) recenti elezioni amministrative, a ogni livello, sono state lo scoppio di un bubbone fin troppo effervescente. Molte, molte persone si sentono autorizzate a inaugurare monumenti, a spendere denaro pubblico, a dedicarsi ad attività di tal genere…E bisogna, ogni volta, rimettere in ordine i pezzi.E bisogna, assolutamente, conoscerli, questi pezzi della nostra storia. Sono ancora presenti, attuali. Dobbiamo spiegarli, dobbiamo contrastarne le “conseguenze logiche”. Sennò, quel nero là, dai pori non lo toglie neppure il miglior detergente…

Log in to Reply

18. misopogon 10/09/2012 at 6:12 pm

Oltre alla vostra eccellente bibliografia vorrei umilmente suggerire anche l’ottimo compendio sul colonialismo italiano “Oltremare; storia dell’espansione coloniale italiana” di Nicola Labanca, o la raccolta di documenti ufficiali e non di Giorgio Rochat “Il colonialismo italiano”.O ancora, guardando la vicenda con gli occhi del popolino, “L’Africa nella

Page 72: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte” del grandissimo Del Boca.

Veramente un ottimo articolo, comunque. Quel verme di graziani è tra i più degni rappresentanti del fascismo: ignorante, codardo, assetato di sangue e becero potere.È una vergogna che venga esaltato e onorato così apertamente, senza che quasi nessuno dica una parola; fremo di rabbia ricordando lo sgomento che ho provato leggendo la notizia di questo mausoleo.Propongo di riconvertirlo al più presto come “Monumento alla capacità italiana di scordarsi i propri crimini e onorare i propri assassini”, o qualcosa di simile.

Misopogon

Log in to Reply

19. filosottile 10/09/2012 at 11:43 pm

Due parole di volata:Da oramai nove mesi le mie letture sono d’istanza sull’altopiano etiopico. Posso dire di aver acquisito una certa dimistichezza con le prodezze di Graziani e Badoglio, ma lo schifo, quello no. Non mi ci sono abituato. Si rinnova ad ogni rigo letto, a ogni appunto preso.Ma non c’è solo Graziani. Nè solo Badoglio. Nè solo il Duce. La mostruosità delle nostra impresa coloniale – WM1 giustamente lo ricorda – non fu solo loro responsabilità: Lessona, Pirzio Biroli, Cortese, la lista di nomi è lunga. Ma tutti, anche quelli che non provarono a fare dell’Etiopia, o di porzioni di quel territorio, un dominio personale, si macchiarono delle peggiori infamie. Infamie impunite e colpevolmente rimosse.Le motivazioni per le quali nel dopoguerra non si permise che queste merde fossero processate furono da una parte “geopolitiche”, dall’altra “d’opportunità” [our sons of bitch, dice WM1), ma pensare che per anni uno come Lessona, ministro dell’Africa Orientale italiana fino al ’38, patrocinatore di una legge che sostanzialmente istituiva l’apartheid in Abissinia, abbia avuto la possibilità di insegnare Storia politica coloniale all’Università La Sapienza di Roma, dà da pensare.

All’indomani dell’8 settembre fu redatto uno svelto, ma accurato curriculum di Pietro Badoglio, un memorandum che toglieva ogni dubbio su chi fosse il nuovo capo del governo.http://www.youtube.com/watch?v=KzyWpxIEIG0Di questo abbiamo bisogno: canzoni, storie, memorie che ci diano la bussola.

Page 73: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Perché si possa dire “pei fascisti e pei vecchi cialtroni in Italia più posto non c’è”.

Log in to Reply

20. girolamo 11/09/2012 at 9:58 am

L’eccellente monologo teatrale “Mai morti”, recitato da Bebo Storti e citato nel commento di Paolo1984, sipuò vedere in 7 parti su youtube. La parte sui crimini di Graziani in Etiopia è questa:http://www.youtube.com/watch?v=eCFd0rzPv1A&feature=relmfu

Log in to Reply

21. girolamo 11/09/2012 at 10:01 am

PS. L’episodio abissino di “Mai morti” continua poi qui:http://www.youtube.com/watch?v=kyuCvCqlJdw&feature=relmfu

Log in to Reply

22. Anna Luisa 11/09/2012 at 1:09 pm

Anch’io ho sentito parlare per la prima volta di Debra Libanos grazie a “Mai morti”.Un aneddoto a margine dello spettacolo raccontatomi dal gestore del teatro: a causa delle precedenti irruzioni di stampo squadrista, era stata richiesta per quella occasione la presenza di un paio di esponenti delle forze dell’ordine per tutelare il corretto svolgimento della serata. Al termine del monologo, uno dei 2 poliziotti chiamati a vigilare ricevette una telefonata al cellulare: la suoneria (spudorata e inopportuna) del telefonino era *Faccetta nera*.

Log in to Reply

23. girolamo 11/09/2012 at 8:42 pm

Page 74: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Sussulto mnemonico (che volete, sarà l’età…): di Graziani ad Arcinazzo cantava, en passant, Fausto Amodei in questa ballata, a partire dal minuto 2:25.

Log in to Reply

24. Nexus 11/09/2012 at 10:30 pm

Uno strisciante articolo su Libero-news.it, non rende onore ai numerosi incarichi del Graziani, designandolo sbrigativamento con un “fu Ministro della difesa della Repubblica Sociale Italiana”. In compenso riporta altre chicche del sindaco di Affile:

“”Non siamo i fascisti che vogliono celebrare un fascista perchè a noi non interessa proprio la questione politica, volevamo solo ricordare un vecchio e famoso concittadino, le critiche sono fatte dai mistificatori della realtà, Graziani fu soltanto un eroe e non un criminale di guerra. Aderì alla Repubblica Sociale perchè credeva, così, di salvare gli italiani. Adesso è facile giucare la storia e criticare la nostra scelta di dedicargli questo monumento. E’ singolare, poi, che Graziani sia giudicato un criminale per quello che ha fatto in Africa durante la colonizzazione, quando invece quello che era il suo capo, Badoglio, è considerato da tutti un eroe”.

E riguardo al caso New York Times replica:“E’ solo tanta pubbilcità e non può che non farci piacere perchè qui non abbiamo solo Rodolfo Graziani, ma tante bellezze da visitare”.

Figuriamoci: #lol

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

25. Florian 12/09/2012 at 10:58 am

Meanwhile, in Roma…https://www.contropiano.org/it/news-politica/item/11105-roma-aggressione-di-casapound

Page 75: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

La nuova birichinata della nota organizzazione “di promozione sociale” capitanata dal “cantautore” Iannone (tanto per restare in tema di eufemismi)…

Log in to Reply

26. robgast69 12/09/2012 at 2:58 pm

Aggiornamento. Qualcuno gli è andato a scrivere in loco delle giuste osservazioni, e guardate come ne dà notizia l’ANSAhttps://twitter.com/zeropregi/status/245864543606165504/photo/1/large

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (2)

27. Wu Ming 1 12/09/2012 at 3:36 pm

Intanto, il compagno Carbonio 14 sbugiarda le ricostruzioni “storiche” di fascisti e revisionisti pansisti :-Dhttp://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/09/12/Scheletri-Medioevo-Bolognese_7463849.html

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (2)

28. Wu Ming 1 12/09/2012 at 8:07 pm

Solidarietà ai tre denunciati per avere scritto la verità storica sul boia Graziani direttamente sui muri dell’edificio che ad Affile ne esalta i crimini:http://www.asca.it/news-Affile__ragazzi_denunciati_per_danneggiamento_sacrario_Graziani-1195892-ATT.html

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

Page 76: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

29. Wu Ming 1 12/09/2012 at 8:31 pm

Il movimento antifascista romano riesce a informarsi su chi siano i tre denunciati di Affile? In loco rischiano ritorsioni…

Log in to Reply

30. jimmyjazz 12/09/2012 at 11:15 pm

Intanto, incredibile ma vero, si risveglia il capogruppo in regione del Pd, Esterino Montino: «Prendo atto, e con piacere, che nel paese di Affile i giovani non la pensano come il Sindaco che ha voluto un sacrario per il generale fascista e repubblichino Rodolfo Graziani – ha detto Montino – Non mi pare che siamo di fronte ad atti di violenza, come dice il senatore Rampelli evidentemente d’accordo con questa opera della vergogna di cui hanno parlato i giornali di tutto il mondo oltre che quelli nazionali, ma ad una vivace e giovanile espressione di dissenso e rivendicazione dei valori della Costituzione italiana. Nulla di violento nemmeno nelle frasi scritte sul mausoleo con la bomboletta spray. Penso che nei prossimi giorni mi recherò nel paese in Provincia di Roma per incontrare i cittadini. Quei ragazzi sono una speranza , non hanno imbrattato un luogo pubblico, non hanno usato violenza verso nessuno, ma rivendicato che la Costituzione prevede il reato di apologia del fascismo. Quel mausoleo questo è».

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

31. Bengasi... Bengasi... Dove abbiamo già sentito questo nome? - Giap   |   Giap  13/09/2012 at 12:47 am

[...] Non solo abbiamo rimosso gran parte di questa storia (ben venga il finale di Bengasi a riassumerla in un’unica, potente immagine!), ma dedichiamo vie, parchi e sacrari agli sterminatori che allagarono la Libia di sangue. [...]

32. ali62 14/09/2012 at 2:20 am

Page 77: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

….che dite di questo?…..?….

http://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Pirata_(Svezia)

http://www.partito-pirata.it/#404

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (5)

33. jimmyjazz 14/09/2012 at 11:16 am

Il sindaco di Affile (che non vuole essere ripreso) improvvisa una – confusissima – ricostruzione della vicenda di Graziani.http://www.youtube.com/watch?v=YVd46SpCRRA

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

34. Wu Ming 1 15/09/2012 at 11:05 am

A livello nazionale molti ancora non lo sanno, ma a Filettino si sta avvicinando una “tempesta perfetta”, visto che alcuni nodi dell’ultimo scandalo della casta – quello che ha come protagonista Franco Fiorito detto “Er Batman” – proprio lì arrivano al pettine, nel comune che di recente si è provocatoriamente nominato “principato” e ha nominato principe l’avvocato Taormina. A Fiorito avevano anche intitolato la nuova moneta del mini-stato virtuale:http://www.unita.it/italia/quando-filettino-conio-la-moneta-fiorito-1.445914Certe cose andavano avanti da anni, ma guarda un po’, esplodono solo adesso. E’ come se alla destra del Lazio qualcuno – magari ad Addis Abeba nel ’37? – avesse fatto un malocchio che in qualche modo, oggi, colpisce passando per Affile e Filettino :-D

Log in to Reply

35. LA.P.S.U.S. » Affile, Grazianilandia. L’eredità razzista e il mausoleo delle sfighe 16/09/2012 at 11:19 am

Page 78: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

[...] invitiamo alla lettura di questo articolo di Wu Ming 1, su un ennesimo recente caso di abuso pubblico della storia [...]

36. Bengasi e la Libia [due film e uno spettacolo teatrale]. « Voglio vivere come se… 16/09/2012 at 12:22 pm

[...] scavare nella nostra cattiva memoria con il romanzo Timira, che ho appena finito di leggere, e con ampio approfondimento sul criminale di guerra Graziani (e sul suo leggendario portar sfiga a chiunque gli stesse vicino…) [...]

37. aquilareietta 16/09/2012 at 1:46 pm

A proposito di memoria, assassini e stragi nazi-fasciste una storia del 43′ che viene da L’Aquila su 9 ragazzi che resistettero e furono catturati sui monti circostanti e fucilati. Una ricostruzione dello storico Walter Cavallieri che vale la pena diffondere 69anni dopo la strage.

I nostri IX ventenni: Anteo, Pio, Francesco, Fernando, Berardino, Bruno, Carmine, Sante e Giorgio

Log in to Reply

38. Wu Ming 1 17/09/2012 at 4:33 pm

Lo scandalo partito da Fiorito sta sconquassando il PdL del Lazio e la giunta regionale di centrodestra. Insomma, da un mesetto a questa parte si nota un certo subbuglio a Roma e dintorni, e il raggio degli effetti si allarga… Uhm…Per fortuna, *noi* siamo atei e razionalisti.*Loro*, però, dovrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente :-D

Log in to Reply

39. Wu Ming 1 17/09/2012 at 6:00 pm

Page 79: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Il 23 settembre i rasta appariranno ad Affile, come sognato da Wu Ming 5!NON IN MIO NOMEFederazione Assemblee Rastafari Italia, ANPI, Comunità Etiopica, Comitato Affile Antifascista, tutti uniti contro il mauseleo di Graziani.http://www.facebook.com/FreeForFreedom/posts/366290796783394

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (3)

40. Wu Ming 1 17/09/2012 at 6:48 pm

Nel 1941, dopo il crollo dell’impero di cartapesta di Mussolini, il negus neghesti Hailé Selassié rientrò ad Addis Abeba. La sconfitta degli italiani per mano britannica non aveva fatto che sancire una situazione di fatto: in sei anni, l’Etiopia non eravamo mai riusciti a conquistarla davvero. Erano stati sei anni di guerriglia incessante, per reprimere la quale il regime fascista aveva speso MILIARDI, mandando a scatafascio l’erario. Selassié era già rientrato nel Paese tempo prima e, con il famoso Editto di San Michele, aveva amnistiato tutti i ras e capi militari (pochi, in verità) che lo avevano tradito per collaborare con gli italiani. Al tempo stesso, aveva esortato gli Arbegnuoc a non prendersela in nessun caso con i civili italiani, a non fare rappresaglie gratuite durante l’avanzata verso la capitale.Ad Addis Abeba, una delle prime mosse dell’imperatore fu girare questo filmato:

Noi siamo tutto fuorché monarchici e non abbiamo certo uno sguardo acritico sul Negus e le istituzioni dell’impero etiope, ma questa è faccenda umana prima che politica: chiunque abbia studiato quel frangente avrà riscontrato l’enorme differenza di spessore (dignità, coraggio, cultura etc.) tra gente come Selassié e Ras Immirù da una parte e gente come Graziani e Badoglio dall’altra. Guardate il video di un qualunque discorso di Mussolini, guardate la iattanza fracassona, l’ebefrenica grevità… Poi guardate questo filmato di Hailé Selassié.Nella storia della guerra d’Etiopia è piuttosto facile distinguere tra aggressori e aggrediti, ma è altrettanto facile distinguere i leoni tranquilli dalle pecore ruggenti.Per questo, anche il meno “terzomondista” e romantico degli osservatori, anche il più laico e repubblicano, vedendo il sorriso lieve con cui il Negus conclude l’allegoria del fanciullo che con la sua fionda abbatte il gigante, non può che pensare: Sì, cazzo, sì! Perché un sorriso come quello, unito alla certezza che Golia può essere abbattuto, sarà sempre la negazione attiva dei fascismi, dei colonialismi vecchi e nuovi, delle smanie imperiali. Persino – davvero paradossale! – sulle labbra di un imperatore.

Log in to Reply

Page 80: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

41. Anna Luisa 17/09/2012 at 8:33 pm

Anche guardando la foto della cattura di Omar al-Mukhtar viene istintivo fare un simile parallelo: da un lato lo sguardo fiero e l’atteggiamento dignitoso del catturato esposto in catene, dall’altro i sorrisi ottusi (per non parlare delle pance sporgenti trattenute a stento dalle divise) di chi lo esibisce come trofeo davanti all’obiettivo fotografico.

Log in to Reply

42. Wu Ming 1 17/09/2012 at 9:33 pm

Oggi, peraltro, attivisti di SEL hanno “attacchinato” sui muri del mausoleo di Affile:http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/09/17/foto/abbattiamo_l_apologia_del_fascismo_sel_contro_il_monumento_a_graziani-42731184/1/

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

43. Wu Ming 18/09/2012 at 9:15 am

PIÙ VICEREALISTI DEL VICERÉ: SCAPPELLAMENTI A CENTRODESTRA SU TWITTER

Page 81: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Pochi giorni fa, su Twitter – dove, dopo mesi di lontananza, abbiamo fatto un’incursione “hit and run”, per antifascismo si può fare – l’assessore regionale pidiellino Francesco Lollobrigida si inerpicava su lastre di vetro oliate per difendere il ripugnante mausoleo di Graziani.

Suo degno compare tale Giovanni Colanera, vicesindaco di Rocca S. Stefano, che si esercitava addirittura in puerili negazionismi, chiedendo dove fossero “le fonti” che attribuiscono crimini di guerra a Graziani (sono all’Archivio centrale dello Stato, per dire il primo posto che ci viene in mente).

Più vicerealisti del viceré, costoro arrivano a negare azioni che lo stesso Graziani rivendicava, e che ormai sono oggetto di ricostruzione anche da parte dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Mentre le sparava un po’ a casaccio, Lollobrigida ingenerava in noi un sospetto; forse ha scambiato “Topolino in Abissinia”, disco italiano di propaganda fascista e razzista, per un cartone animato americano di condanna del fascismo, o qualcosa del genere:

Page 82: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Soprattutto, Lollobrigida se l’è presa molto per il fatto che abbiamo rivangato la storia della “maledizione abissina”:

Page 83: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Soffermiamoci sulla nostra esortazione, a chiusura dello scambio: sì, dovrebbero preoccuparsi, *loro*. Perché tutto questo avviene durante il più scombussolante scandalo che il centrodestra del Lazio abbia mai conosciuto, con la giunta regionale che barcolla, la Polverini che si mette la faccia tra le mani:

Page 84: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

…E tutti che prendono le distanze da Francone “Er Batman” Fiorito, uno che era talmente riverito che poco tempo fa gli avevano dedicato una farsesca moneta locale, il Fiorito.

“Locale” di dove?Ma di Filettino, ovviamente. Il più antico borgo di Grazianilandia. Che un anno fa, provocatoriamente, si è dichiarato “indipendente” dall’Italia e si è scelto come “principe reggente”… Carlo Taormina, che infatti è l’avvocato difensore di Fiorito.

La situazione sta precipitando e, guarda il caos, ha iniziato a precipitare nell’ultimo mese. Vorrà dire qualcosa?

Page 85: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Quando l’Italia invase la Libia nel 1911, uno degli slogan era: “Faremo di quel deserto un giardino fiorito”.Oggidì, *se fossimo superstiziosi*, diremmo che la maledizione post-coloniale resuscitata dalla giunta di Affile sta facendo del giardino di Fiorito un autentico deserto.Per fortuna nostra, la superstizione non è cosa che ci riguardi.Però consigliamo ai superstiziosi di stare all’occhio :-)

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (5)

44. misopogon 18/09/2012 at 10:50 am

Grandioso! Questo commento meritava un post a sé stante…

Log in to Reply

Page 86: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

45. Wu Ming 1 18/09/2012 at 1:07 pm

Prima o poi bisognerà esporre nel dettaglio le tattiche usate da fasci e reazionari vari per “presidiare” e rendere intoccabili pagine della Wikipedia italiana dove si ridimensionano (o negano) i crimini del fascismo e, più o meno sottilmente, si rivaluta quest’ultimo. Esplorate un po’ le pagine dedicate a gerarchi vari, al colonialismo italiano, alla questione triestina etc.Io per ora linko due discussioni emblematiche, quella sulla voce “Rodolfo Graziani” e quella sulla Guerra d’Etiopia.

E poi, guardate la differenza tra la voce inglese sul TIGR (organizzazione clandestina dell’antifascismo sloveno tra anni ’20 e ’30) e la corrispettiva voce italiana. In quest’ultima, il TIGR è un gruppo di terroristi, nella prima è un gruppo di antifascisti (ma un IP di Trieste continua a sostituire “antifascist” con “anti-italian”).

Sulla Wikipedia italiana, molte pagine dedicate ai conflitti del Novecento dalla Marcia su Roma al 25 Aprile sono usate a scopo di propaganda revisionista e destrorsa. Tempo fa, su un forum triestino, un utente spiegava “a volo d’uccello” in che modo operano questi wikifascisti, riporto quell’intervento (che chiaramente era in triestino):

—-

No solo wikipedia italiana, i ga conquistà anche certe pagine de quella inglese. No xe troppo dificile, certi tipi X Y se conquista autorevolezza in certi campi enciclopedici che no c’entra con la politica.

Diventadi “Admin”, i crea delle pagine de Wikipedia dove praticamente i fa quel che i vol, perchè no i ga nissun giudice sora de lòri e per i argomenti controversi i se rimetti all’assemblea dei Admin, cioè i suoi amici. Se diventa Admin per acclamazion.

Le regole de Wikipedia prevedi che le informazioni storiche devi aver delle citazioni, e lori i le metti. Decine e decine de citazioni, de libri che no i ga mai letto e addirittura inventandose robe che i autori no gaveva mai scritto. Tanto, chi va a farse el giro delle biblioteche.

Inveze ghe xe più dificile assumer el controllo de pagine creade da altri, magari che xe in linea da alcuni anni. Uno dei più famosi, un certo Mastrangelo che ga messo su una rivista de sedicente “Storia” e che ga pubblicà libri sul fassismo e sul Duce che nissun compra, con finanziamenti erogadi dal sottobosco squadrista dei ultimi governi Berlusconi, el iera stà

Page 87: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

cazzà fora da Wikipedia per averle sparade troppo grosse. E apriti Cielo, dalla sua rivista el scrivi che Wikipedia saria “comunista”.

Tra i vari trucchi, xe quel de corregger pagine tramite utenti non registradi; spesso i trova pagine “sguarnide” o con Admin no troppo efficienti, e i riva a inquinar le pagine e far trolling nelle “discussioni”.

I accedi a Wikipedia via Proxy, con numeri IP diversi per no farse trapàr. Ma i nick, gira e rigira xe sempre i stessi, come el lessico personale. E ogni tanto se riva a traparli fora de wikipedia, nei loro siti e blog fassistoni.

Dove i se esprimi con ben altro linguaggio, certi incita all’odio etnico e ovviamente i dopra l’agomento “foibe” per reclutàr giovanissimi sdegnài, per l’estrema destra.

In certi casi parti vere e proprie guerre informatiche, me ricodo una su certe pagine de Wikipedia inglese dove i iera stài butài tuti fòra, da un gruppo de appassionai croati che iera rivài a dimostrar che iera sempre i stessi utenti a romper le balle, con identità diverse. No me ricordo de preciso i argomenti ma xe sempre i stessi.

Se volè capir qualcossa de più, clicchè in alto a destra de una pagina de wikipedia italiana sospetta, su “cronologia”. Là trovè tutte le correzioni della pagina, fatte da chi, come e quando.

E vederè che i utenti xe sempre i stessi. Qualchidun metti nome e cognome, i altri solo el nik ma se vedi le pagine dove che i scrivi, che xe sempre le stesse.

[...]

Zerchite le pagine de wikipedia italiana su Trieste, Franz Josef, Istria e Dalmazia; ma anche foibe, slavi, solite robe. Attenzion che no tutte la pagine xe infestade ma quasi tutte.

Fa attenzion ai falsi storici più evidenti.

Clicca sul tasto in alto a destra della pagina Wikipedia “cronologia”.

Xe un poco laborioso, ma con un poca de pratica te riverà presto a individuar chi e quando ga fato la zonta o la modifica del falso storico con data ed ora.

Ciolte nota del nik, clicchighe sora e varda se l’autor fornissi qualche notizia de sè stesso, se per caso el partecipa al “Progetto Istria e Dalmazia” de Wikipedia ‘taliana o qualcossa de simile.

Page 88: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Se no xe el nick e xe solo un IP, no te pol far granchè salvo notarte la radice del numero IP, te pol risalir all’ultimo blocco de 256 numeri de l’Adsl de qualche Provider.

Individuài i falsi storici, fa una ricerca con google sempre su Wikipedia italiana per veder le altre pagine dove te li pol trovar.

Ripeti el controllo sulla “cronologia” delle pagine, te vederà che spesso, se tratta de spam in brevi archi temporali; i autori infesta gruppi de pagine sempre col stesso cut & past a distanza de pochi minuti, ore o de qualche giorno.

Se te vol, prova a cenisr i nick dei autori; xe gruppi ristretti che collabora.

Dopo, zerca sempre le stesse frasi fora de Wilkipedia, te troverà siti, forum e blog nazionalisti e neo fassisti. Ma te troverà anche i blog de qualche quotidiano o de posti come Bora.la.

No se sbaglia, nissun riscrivi i interventi, xe tutto un copia e incolla e te li bechi anche per la punteggiatura.

A volte te pol trovar el stesso intervento con nick diversi in loghi diversi. Tien presente el lessico, poca gente xe in grado de cambiarlo a piacimento.

E po’ da cosa nasce cosa, te vederà che se te gaverà tempo de far ste piccole investigazioni informatiche, te troverà un sacco de roba. Ma ciolte anche un tranquillante, a volte le incazzature che se ciapa a far ste ricerche, xe notevoli.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (24)

46. tonii 18/09/2012 at 11:04 pm

Aggiungerei alla bibliografia il numero della rivista Zapruder sul colonialismo italiano, una lettura illuminante. Il 23esimo numero:http://www.storieinmovimento.org/index.php?sezione=1&sottosez=num23(alcuni articoli sono on line, per gli altri su cartaceo ci si vede in biblioteca)

Per chi non l’avesse mai letta: Zapruder è una rivista di storia fatta da accademici – in genere giovani e precari – di assoluto valore. Nasce da un’assemblea dopo i fatti di Genova.

Page 89: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Log in to Reply

47. superpu 19/09/2012 at 1:55 pm

Altro esempio. Nella discussione sulla voce “Resistenza italiana” (http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Resistenza_italiana) un troll che si fa chiamare “Ex alto fulgor” é stato bloccato perché continuava a sostenere che la voce fosse inesatta: si sarebbe trattato di una guerra di “occupazione” (da parte dei partigiani, che lui chiama “ribelli”) e non di liberazione, dato che in Italia l’unico governo riconosciuto era la RSI, e che semmai era la Wermacht a liberare le città europee dalla democrazia ecc. ecc.Lui é stato cassato, qualcuno vigila, ma il lavoro da fare é parecchio…

Log in to Reply

48. tuco 19/09/2012 at 2:40 pm

nella discussione sul tigr, di cui parlava wm1 qua sopra, c’e’ questo AleR che ha cassato tutti i rifermenti alle ricerche storiche pubblicate in lingua slovena.

“Sono passati 20 giorni ed ancora non cè stato nessun chiarimento sulle fonti, molte risultano non esistenti e quelli di cui ho trovato traccia sono testi di nicchia pubblicati esclusivamente in lingua slovena irreperibili.”

http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:TIGR

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (9)

49. cirano2 19/09/2012 at 2:45 pm

Avessimo esportato questo allora:http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2012/09/19/news/intv_pileggi-42833230/?ref=HRERO-1ci risparmiavano gas, omicidi di massa e Graziani era solo il centravanti del Toro.

Page 90: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Log in to Reply

50. Wu Ming 1 19/09/2012 at 4:26 pm

Trasmissione di Radio Onda Rossa dedicata al Comitato Affile Antifascista:http://www.ondarossa.info/newsredazione/quel-monumento-non-deve-restare-si-anima-laffile-antifascista

Log in to Reply

51. Wu Ming 1 19/09/2012 at 6:13 pm

Gira voce che #Polverini stia per dimettersi. #effettograziani in aumento costante! Che il potenziometro della sfiga stia al sacrario di Affile ormai non c’è dubbio.

Log in to Reply

52. Wu Ming 1 19/09/2012 at 7:39 pm

Italian Fascist War Crimes in Ethiopia: A History of Their Discussion, from the League of Nations to the United Nations (1936-1949) – PDF – di Richard Pankhurst, uno dei massimi esperti mondiali di storia dell’Etiopia

Log in to Reply

53. tuco 20/09/2012 at 11:26 am

la butto la’: questa faccenda dei “fascisti su wiki” non potrebbe essere un buon tema per una tesi di laurea, o di dottorato?

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

Page 91: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

54. FreeTought 20/09/2012 at 1:22 pm

Post puntuale e preciso. Ho studiato queste cose per l’università (e per interesse personale), mi sono letto tutto Del Boca (e pure tutto De Felice).Manca forse un’analisi del perché personaggi come Graziani (o Roatta, responsabile primo dei massacri in Jugoslavia con la famosa Circolare 3C) siano potuti morire nei loro letti, e dunque un’analisi che afferisca alla completa e totale rimozione della memoria storica delle occupazioni in Libia, Africa Orientale (e non solo Etiopia) e Jugoslavia.Manca anche una puntualizzazione, non secondaria secondo me: in realtà l’armamentario propagandistico del fascismo in tema di colonialismo veniva dritto dritto dall’Italia liberale e fu utilizzato da quella repubblicana nell’immediato dopoguerra per riottenere almeno la Tripolitania.I massacri di Graziani (e Badoglio) prima in Libia e poi in Etiopia erano già iniziati nel 1911.E questo peggiora ulteriormente le cose…

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (2)

55. Wu Ming 1 20/09/2012 at 2:37 pm

Fascisti su Wiki. Sto preparando una mail, nei prox giorni la invierò a tutti quelli che, intervenendo in questo thread, hanno linkato e commentato esempi di blindatura, soft trolling, censura etc. Finora sono 11 persone, e spero se ne aggiungano altre. Nella mail proporrò alcuni spunti per avviare un lavoro meno episodico e il più possibile collettivo. Come detto sopra, più si è e meno si fatica, visto che per ora si tratta di raccogliere e catalogare esempi, seguire le mosse dei (e collaborazioni tra i) “blindatori” etc. Si tratterebbe di mettere insieme – con calma e gesso – un “libro bianco” sulle retoriche e gli stratagemmi usati nel tentativo di trasformare Wikipedia Italia in una sorta di “Web.Cul.Pop.”, una macchina di propaganda neofascista, anti-antifascista, revisionista. Poi, se nel mentre si riesce anche a intervenire e/o sollecitare interventi, e a sbloccare qualche situazione, sarebbe ancor meglio. Magari esercitando un po’ di “maieutica”, per attirare allo scoperto qualche lercio pesce di fondale.

P.S. Ripropongo anche qui – a scanso di equivoci – quanto scritto in un altro commento, perché ritengo quella precisazione importante ma era nel viluppo di un sotto-thread e quindi meno visibile:

Page 92: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Dire che un “giro” di estrema destra tiene in ostaggio numerose voci di Wikipedia IT ad alcuni suonerà esagerato, anche perché Wikipedia ha meccanismi di autodifesa che, una volta sollecitati, funzionano (non sempre, ma abbastanza spesso). C’è chi, se allertato, argina almeno le prepotenze più eclatanti. Di sicuro, neofascisti e nostalgici delle colonie si sono ben incistati nel corpo dell’enciclopedia, con un presidio quotidiano che dura da anni, “soft trolling” nelle discussioni, abbondanza di espedienti retorici e argomentazioni speciose, la definizione di “POV” usata arbitrariamente come passepartout per la censura etc. Questo lavorìo è stato a lungo “sottotraccia”, poco o niente visibile, complice la mancata vigilanza di tutti noi. Segnalare quel che sta avvenendo, invitare a leggere sempre discussioni e cronologie delle voci che ci suonano “strane”, questi sono già i primi, stentati passi verso un’attività di inchiesta.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (17)

56. endorama 20/09/2012 at 2:57 pm

Ciao a tutti, seguo con molto interesse questa discussione ormai da un po’ di giorni…Leggendo l’ultimo commento di Wu Ming 1 mi viene spontaneo chiedere come si potrà rimanere informati sul proseguire di questa discussione, una specie di report su questo problema sul wiki da poter rendere pubblico.

C’è qualche idea a riguardo?

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

57. marabou 20/09/2012 at 4:23 pm

Ecco un tentativo d’irruzione wikifascista che per manifesti limiti di intelligenza dell’utente (che porta l’ambiguo nome di “Ernst Junger”), revisionismo storico misto a sensazionalismo e mancanza di fonti è stato bloccato:http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Ernst_Junger#Giuseppina_Ghersi

Page 93: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

“Ernst Junger” tentava di creare una pagina wiki su Giuseppina Ghersi, ragazzina di tredici anni uccisa a Savona all’indomani del 25 aprile 1945, probabilmente dai partigiani, per aver collaborato con le autorità fasciste. “La Destra” qualche mese fa ha tappezzato il centro storico di Savona con manifesti inneggianti Giuseppina Ghersi (http://ow.ly/dRmeC) rivolti a “tutti i savonesi il cui ricordo è ancora spietatamente vietato dai gendarmi della memoria rossa”. Per un confronto/coincidenza tra fonti storiche e revisionismi storici a Savona: http://simo.noblogs.org/post/2012/09/18/savona-le-sorprese-e-i-revisionismi-della-storia/

Log in to Reply

58. punto_fra 20/09/2012 at 4:59 pm

Curiosità forse OT, ho trovato questo commento risalente al 2007 nella discussione relativa alla voce Benito Mussolini di fr.wikipedia:

“Tout le monde sait que “it.wikipedia” est un des hauts lieux, de la propagande des nostalgiques de tout poil (divers exemples en ont d’ailleurs déjà été signalés sur “fr.wikipedia”). La traduction en français d’articles qui s’y trouvent, quand bien même serait-elle bien intentionnée, équivaut à mettre dans le circuit des truquages que le lecteur français, moins encore que le lecteur italien, a les moyens de repérer.”

http://fr.wikipedia.org/wiki/Discussion:Benito_Mussolini

Log in to Reply

59. rho 21/09/2012 at 11:54 am

Per bibliografia/documentazione:

«(…)“Faccetta nera”, canto che accompagnò i soldati italiani nella guerra d’Etiopia, veicola la retorica del colonialismo come liberazione dalla schiavitù e, soprattutto, sovrappone la donna africana alla terra da conquistare. Il suo testo esprime la cultura e le relazioni sessuate che accompagnarono la conquista dei territori africani fino alle soglie dell’‘impero’ fascista (…)»

Nicoletta Poidimani, “Faccetta nera: i crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d’Africa”, in “Crimini di guerra. Il mito del bravo italiano

Page 94: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

tra repressione del ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati”, a cura di Luigi Borgomaneri, Guerini e associati, 2006

http://www.nicolettapoidimani.it/docs/faccettanera.pdf

Log in to Reply

60. Wu Ming 21/09/2012 at 9:56 pm

Ethiopians outraged by monument to notorious Italian war criminalBy KAREN JUANITA CARRILLO – Amsterdam News, New Yorkhttp://www.amsterdamnews.com/news/international/ethiopians-outraged-by-monument-to-notorious-italian-war-criminal/article_3f3c3fd6-03ff-11e2-a78c-0019bb2963f4.html

Log in to Reply

61. tuco 22/09/2012 at 8:43 am

mmmmhh.

qualcosa si e’ mosso. la discussione sulla voce italiana sul tigr si e’ improvvisamente animata.

http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=TIGR&offset=&limit=500&action=history

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

62. tuco 22/09/2012 at 10:17 am

a proposito di “theirrulez”:

http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Utenti_problematici/Theirrulez/27_aprile_2010

Page 95: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

63. tuco 22/09/2012 at 11:46 am

questo e’ molto interessante:

http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Crimini_di_guerra_italiani#E.27_ora_di_fare_chiarezza

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (7)

64. Wu Ming 22/09/2012 at 12:31 pm

MOZIONE D’ORDINE “FASCISTI SU WIKI”

Sospendiamo per il momento la sotto-discussione su Wikipedia in questo thread, perché sta diventando difficile da seguire e vorremmo continuare a dare spazio alla vicenda Affile/Graziani. Usate il tasto “Reply” di questa finestrella solo per offrirvi volontari per il progetto d’inchiesta. Nei prossimi giorni ci doteremo di altri spazi e strumenti dove proseguire la discussione, proporre link, analizzare tattiche ed espedienti etc.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (9)

65. JohnGrady 22/09/2012 at 12:35 pm

L’idea della task force è molto interessante, specie su argomenti simili. Inutile dire che dovrà essere molto “precisa” per potersi confrontare con gli azzeccagarbugli fascistelli che si trovano.Io ho subito segnalato il post ad amiche e amici che si occupano di storia e storiografia. Faccio l’esempio della “riconquista” della Libia. Il termine può

Page 96: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

suonare “sbagliato”, ma nella storiografia è in uso proprio per descrivere determinati avvenimenti. Un utente nella discussione linkata proponeva “occupazione” ma non è corretto perché “occupazione” è tutta quella che parte dal 1911, ma “riconquista” (sempre e solo tra virgolette) indica una fase precisa degli eventi. In questo caso già utilizzare “riconquista” tra virgolette è una vittoria, e seguire i termini della storiografia rende enciclopedica la voce.

Log in to Reply

66. Wu Ming 1 22/09/2012 at 2:43 pm

A proposito della guerra chimica in Etiopia, queste sono le istruzioni su come usare le bombe all’iprite, distribuite dall’Aeronautica italiana in Africa Orientale(Archivio dell’ Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, Fondo AOI, cart. 176, fasc.1. – Dattiloscritto di pp. 26, parzialmente numerate, senza data né firma, ad uso dei comandi dell’Aeronautica in Africa Orientale, come da timbro a inchiostro sulla prima di copertina e altre pagine interne. Corredato da tre fotografie.)

Istruzione sulla bomba C. 500 T.

E’ diviso in parti:I. Istruzione sul funzionamento, conservazione ed impiego della spoletta “T” per bomba C-500 T.II. Caratteristiche e norme d’impiego della bomba C-500 T.III. Conservazione manipolazione della bomba C-500 T.IV. Tavole di tiro della bomba C-500 T e tabella di graduazione della spoletta “T” per detta bombaV. Appendice: rilievo della direzione del vento al suolo e della quota del bersaglio.

[...][p.10]La bomba C-500 T. è stata realizzata con lo scopo di permettere il tiro da alta quota con aggressivo liquido, contro bersagli di vaste dimensioni.Essa è munita della spoletta “T” la quale, come specificata nella I^ Parte, è congegnata in modo tale da provocare l’esplosione della bomba prima che questa raggiunga il suolo.L’esplosione genera una pioggia di aggressivo liquido che va a depositarsi sul terreno sotto forma di gocce di varia grandezza (più grosse al centro della zona colpita, più piccole ai bordi).L’area irrorata da ogni singola bomba e la concentrazione dell’aggressivo sull’area stessa, dipendono, come è ovvio, dalla intensità del vento dal suolo e

Page 97: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

d’altezza di scoppio della bomba.Per un’altezza di scoppio sul terreno che si aggiri sui 250 metri e per vento al suolo d’intensità compresa fra i 3 e i 9 m/s, si può considerare che l’area efficacemente colpita dall’aggressivo vari tra i 50.000 e gli 80.000 mq. Distribuiti in un ellisse molto allungata il cui asse maggiore, (disposto secondo la direzione del vento) può avere lunghezza dai 500 agli 800 m., ed il cui asse minore può avere una lunghezza dai 100 ai 200 metri.[...]

[pp.11-12]Circa l’efficacia dell’aggressivo liquido si può dire che esso agisce principalmente per contatto delle goccioline sulla pelle degli individui colpiti. Il contatto ha luogo anche attraverso gli indumenti di qualsiasi natura essi siano (lana, tela, cuoio, ecc) se chi li indossa, appena si accorge di essere colpito, non abbia l’avvertenza di liberarsene. I vapori sono dannosi solo in forti concentrazioni, concentrazioni che è difficile ottenere mediante l’impiego della bomba C-500.L’effetto dell’aggressivo liquido non è immediato. I primi sintomi si manifestano dalle 6 alle ore 12 dopo che l’individuo è stato colpito. Dopo 12-24 ore si manifestano le prime lesioni che, se la superficie colpita è grande, sono gravissime e che, ad ogni modo sono di lentissima guarigione anche se la superficie colpita è piccola.La persistenza dell’aggressivo sul terreno, varia a seconda della natura di quest’ultimo ed aseconda [sic] della temperatura dell’aria.[...]Tenendo conto delle caratteristiche della bomba C-500 e delle proprietà dell’aggressivo in essa contenuto si possono trarre le seguenti norme generali a carattere orientativo, sulla scelta dei bersagli e sulle modalità d’azione, norme che dovranno di volta in volta essere applicate a seconda delle esigenze che la particolare situazione richiede.

1. Scelta dei bersagli

L’azione dell’aggressivo liquido è sempre diretta a colpire esseri animati (agglomerati di persone o di bestie).L’obiettivo animato può essere colpito direttamente facendo cadere su di esso la pioggia di aggressivo, od indirettamente facendo cadere la pioggia di aggressivo su una zona di terreno che esso certamente ed entro breve tempo dovrà attraversare [meno di 24 ore].[...]In questo caso è da tener presente che, quando l’odore dell’aggressivo sia noto al nemico, questo potrà evitare di attraversare la zona infestata allungando magari il suo percorso di marcia. In tale caso si sarà solo causata al nemico una perdita di tempo, cosa questa che può però avere, in particolari condizioni, qualche importanza.

[...][13]

Page 98: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Non sarebbe razionale, salvo in rari casi, impiegare contro piccoli nuclei quantità di aggressivo sia pure modeste perché pochi uomini potrebbero facilmente porsi in salvo dalla nube aggressiva portandosi sopravvento e soprattutto perché non si usufruirebbe del grande vantaggio offerto dall’azione portata con bombe C-500 di poter cioè colpire vastissime zone senza che nessuno degli esseri animati in esse contenuti possa sfuggire all’azione dell’aggressivo.

E questo è un elenco di bombardamenti effettuati in Etiopia dal 1936 al 1939, tratto dal Diario storico del Comando dell’Aeronautica in Africa Orientale (Diari storici 8° e 9° Stormi, Aus/Am)

Fronte Nord 1935-36 (comandante: Badoglio)

Fronte Sud 1935-36 (comandante: Graziani)

Operazioni di repressione 1936-39

Va specificato che una bomba C-500-T conteneva 212 kg. di iprite, quindi è facile calcolare quante tonnellate di questo vescicante siano state rovesciate su quel Paese.

Ricordo che l’uso dei gas in Etiopia – che comunque non fu l’unica atrocità, anzi, e quindi la discussione non va incentrata solo su quello – fu a lungo rimosso e negato con vigore dalle associazioni di reduci dell’Africa, contro ogni evidenza, e anche da illustri opinion-leader come Montanelli (che nel ’96, seppure obtorto collo, dovette chiedere scusa e invocò la buona fede, ma è una lunga storia).Adesso che quella strategia non può più essere portata avanti (le informazioni riportate nelle fonti di cui sopra non sono controvertibili), la destra revisionista cerca di “ridimensionare” l’utilizzo dei gas e spacca il capello in quattro, disputando ogni singolo litro di iprite, fosgene, arsine. Come se aver usato qualche quintale di meno bastasse a far dire agli interlocutori: “Ah, beh, allora come non detto!”

A proposito, che fine hanno fatto le bombe non utilizzate?http://www.velenidistato.it/2011/05/ecco-dove-sono/

[Poi, vabbe', ci sono altre strategie retoriche, ma queste sono prese di pacca dalla retorica del regime del 1935-36 (e da pseudo-documentari falsi e razzisti come "Africa addio"): l'Etiopia era una terra di barbarie, i negri sono già bravissimi a massacrarsi da soli e al confronto le nostre repressioni sono robetta etc. etc. Questo per giustificare, nemmeno troppo obliquamente, l'invasione fascista.]

Page 99: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Log in to Reply

67. Wu Ming 1 23/09/2012 at 1:28 am

Il sindaco di Affile ha fatto chiudere l’area dove sorge il vespas il sacrario a Graziani. Ufficialmente per provvedere a ripulirlo. Plausibilmente, per impedire altri blitz, scritte, attacchinaggi, performances, qualunque cosa.La sfiga colpisce Affile anche così, privando la cittadinanza di una zona verde e chiudendo dopo appena un mese un monumento costato un sacco di soldi e inaugurato in pompa magna. E pensare che secondo Viri le polemiche avrebbero fatto bene al turismo… Il potenziometro gira, e gira, e gira…

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

68. tuco 23/09/2012 at 11:48 pm

chi ha voluto il vespasiano di affile non ha idea di cosa ha messo in moto:

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

69. Wu Ming 23/09/2012 at 11:49 pm

“C’è una specie di maledizione sulla Regione Lazio” (Gianni Alemanno, 20/09/2012)

“Credo ci voglia un azzeramento totale all’interno del centrodestra” (Gianni Alemanno, 23/09/2012)

Pure noi crediamo ci voglia. Ma basta lasciar lavorare la maledizione.

***

Page 100: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

“E’ evidente che c’è un tentativo di far terra bruciata e una sorta di deserto dei tartari nei confronti di tutto il Pdl” (Fabrizio Cicchitto, 23/09/2012)

Più che al deserto dei tartari, suggeriamo di pensare a quello della Cirenaica.

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

70. Wu Ming 1 24/09/2012 at 1:01 pm

K.O.D. – Il sindaco di Affile Ercole Viri dà il suo “placet” a Chiara Colosimo:http://www.romaest.it/news/09/2012/il-sindaco-di-affile-sulla-colosimo-capogruppo-in-regione/

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (1)

71. Wu Ming 1 24/09/2012 at 1:35 pm

Un altro argomento usato ieri e oggi per giustificare la “civilizzatrice” invasione fascista dell’Etiopia è questo: in Etiopia c’era ancora la schiavitù, è stata l’Italia a proibirla.Da un assunto vero a metà (“c’era ancora la schiavitù”) deriva una completa fandonia. Perché, pur essendo vero che la pratica non era ancora stata estirpata, l’aveva già vietata Selassié con ben 3 provvedimenti legislativi (un editto del 1923, una legge del 1924, con un’integrazione di quest’ultima nel 1931). I primi sforzi governativi per abolire la schiavitù risalgono addirittura al regno di Menelik II.Sul blog “Library Law” della Libreria del Congresso, Washington DC, si trova una serie di post molto informativi al riguardo:http://blogs.loc.gov/law/2012/02/abolition-of-slavery-in-ethiopia/

Log in to Reply

Mostra/nascondi risposte (2)

72. Wu Ming 1 26/09/2012 at 2:21 pm

Page 101: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Scrivere lettere aperte al sindaco di Affile serve a poco, l’avete visto e sentito il sindaco di Affile?

A quale sensibilità e cultura del dialogo si sta facendo appello? Al solito, il PD una ne pensa e cento ne scazza.No, lasciamole perdere le frasette levigate, le cortesie istituzionali, le infiorettature civili… Serve ben di più una sana e sadica guerra psicologica, ha molto più senso ed efficacia preconizzare vento e tempesta, spingere verso l’autoavverarsi delle più nere profezie, condurre attacchi psichici e controllare frequentemente il potenziometro.

Del resto, “maledizione sul Lazio” e “azzeramento del centrodestra” sono espressioni coniate e usate non da noi, ma dall’avversario stesso (nello specifico, da Alemanno). Basta metterle insieme: maledizione, azzeramento.

Né siamo stati noi a chiamare una pseudo-moneta autonomista “il Fiorito”: è stato lo pseudo-principato di Filettino, capitale morale (?) di Grazianilandia.

E mica è colpa nostra se, poche ore dopo la “benedizione” del sindaco di Affile, a Chiara Colosimo è scoppiato il palloncino.

Affile, Filettino, Graziani, Fiorito, Viri, Colosimo, sfiga, scandalo, maledizione, dimissioni, azzeramento… Sono – come minimo – coincidenze/connessioni servite su un piatto d’argento.

Suvvia, perché lesinare le botte quando se le chiamano da soli, praticamente le invocano, e tutto quadra, tutto torna?

Una narrazione tossica non si sconfigge con le lettere aperte, ma favorendo la diffusione di narrazioni-antidoto. Viva la maledizione abissina!

Log in to Reply

73. Wu Ming 1 26/09/2012 at 6:18 pm

Perché parlare ancora di un boia. Una nota, un’autodenuncia e un’idea – di Daniele Barbierihttp://danielebarbieri.wordpress.com/2012/09/26/perche-parlare-ancora-di-un-boia/

Log in to Reply

Page 102: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

74. Wu Ming 1 26/09/2012 at 6:20 pm

Ecco un altro che sta sfidando la iazza (e la storia) in modo scriteriato: Teodoro Buontempo detto “Er Pecora”http://www.teodorobuontempo.it/2012/09/26/monumento-affile-omaggio-a-grande-costruttore/

Log in to Reply

75. luca corsato – openknowledge: i rischi ed i rimedi della conoscenza aperta e la tutela del sapere collettivo 27/09/2012 at 4:15 pm

[...] Ma il vero scoop si svolge nei commenti, che cominciano ad analizzare casi di rivisitazione storica non più solo per una propaganda becera ed ignorante, ma su piattaforme comunemente usate perchè accessibili e verificate: su Wikipedia! [...]

76. Wu Ming 27/09/2012 at 9:52 pm

Poi dice che Graziani non porta sfiga: l’assessore regionale alla mobilità e ai trasporti Lollobrigida Francesco, uno dei dirigenti del “centrodestra” laziale più attivi sui social network (attivissimo su Twitter!) nel difendere la schifezza di Affile, oggi è stato silurato. Ci piace ricordarlo così, mentre faceva benaltrismo da quattro soldi:

Page 104: GRAZIANI Rodolfo Criminale Fascista

Se l’accostamento tra ANPI e rastafariani etiopi in quel di Affile vi è sembrato arrivare dritto dal mondo dei sogni, allora dovreste leggere quel che Luigi Goglia ha scoperto a proposito di un gruppo di etiopi, somali ed eritrei inquadrati nella Polizia dell’Africa Italiana. La P.A.I, dal 1943, fu attiva anche in Italia e un gruppo di 25 africani disertori venne rinchiuso a Villa Spada di Treia (MC). Liberati grazie a un’azione partigiana, i prigionieri scapparono con le armi in pugno. “Carletto” Abbamagal morirà in battaglia. Thur Nur fucilato dai nazifascisti. Raghé Mohamed in uno scontro a fuoco. Degli altri non si sa quasi nulla.Per saperne di più: Colonia e postcolonia come spazi diasporici, a cura di Uoldelul Chelati Dirar, Carocci 2012. E non fatevi spaventare dal titolo…

Log in to Reply