gli stati della materia - chiara rezia loppio

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Un lavoro realizzato all'interno del corso MOOC T09 organizzato dall'HOC Lab del Politecnico di Milano.

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Copertina

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IntroduzioneQuesto ebook è stato realizzato all'interno del corso MOOC "Editoriaelettronica: ebook per la scuola italiana" organizzato dal Laboratorio HOC-Lab del Politecnico di Milano.

Pensato per un utilizzo con alunni della secondaria di I grado.

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Gli stati della materia e i cambiamenti distato in breve

Mappa concettuale

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Fonte: http://www.oilproject.org/lezione/materia-passaggio-fase-solidi-liquidi-gassoso-liquefazione-fusione-sublimazione-5039.html

Come l’esperienza di tutti i giorni ci insegna, gli oggetti sono in grado diinteragire diversamente con noi. Con le nostre sole mani siamo in grado dispostare una cubetto di ghiaccio dal freezer al bicchiere, ma altrettantofacilmente non possiamo far lo stesso con l’acqua del rubinetto che sfugge infretta dalle nostre dita. Il vapore che esce da una tazza bollente di the,invece, diventa impossibile da toccare, per quanto se ne possa cogliere ilcalore.

Questi semplici esempi elencati sono i tre principali stati fisici nei quali lamateria, in questo caso l’acqua, può trovarsi: lo stato solido, lo statoliquido e lo stato aeriforme. Il termine “stato” è spesso sostituito con“fase”.

Una delle caratteristiche che contraddistingue i tre stati è l’interazione frale molecoleche costituiscono una sostanza. Se essa è forte la sostanza saràsolida, se debole un liquido. Se invece le molecole sono abbastanza lontanel’una all’altra, la materia sarà aeriforme (nel linguaggio comune può essereanche definita gassosa). Per questo motivo generalmente i solidi hanno una

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densità maggiore dei liquidi e dei gas. Dall’interazione intermolecolarederivano altre proprietà come la capacità dei liquidi e dei gas di assumerela forma del recipiente in cui si trovano. I solidi e liquidi, inoltre,mantengono il proprio volume e sono incomprimibili, a pressioni nonparticolamente alte. I gas invece possono essere compressi o espansimodulando la pressione, come fanno i pistoni nel motore a scoppio, o latemperatura nel pallone della mongolfiera. Questi due parametri possonopermettere alla materia di cambiare le proprie caratteristiche, compiendoun passaggio di stato. I cambiamenti di fase assumono nomi diversi aseconda dello stato di partenza e dello stato di arrivo.

Fusione: solido → liquidoSolidificazione: liquido → solido

Evaporazione: liquido → gas

Condensazione o liquefazione: gas → liquido

Sublimazione: solido → gasBrinamento: gas → solido

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Schematizzazione dei passaggi di stato

Per ogni sostanza questi passaggi avvengono a pressioni e temperatureparticolari, caratteristiche che sono intrinseche alla sostanza stessa.L’anidride carbonica a temperatura ambiente e a pressione atmosferica puòtrovarsi soltanto come gas o come solido. Il ghiaccio secco ha il vantaggio disublimare senza lasciare traccia di sé, poichè non passa attraverso lo statoliquido. Gas come l’azoto o l’idrogeno invece necessitano pressioni moltoalte per essere solo liquefatti, e spesso questa procedura ha costi moltoelevati.

Ghiaccio secco in sublimazione.

Credits: Wikimedia Commons ElfQrin,Christopher.

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Gli stati della materia tra passato e presente

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Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Stato_della_materia

Con stato della materia (o stato di aggregazione) si intende unaclassificazione convenzionale degli stati che può assumere la materia aseconda delle proprietà meccaniche che manifesta in corrispondenza di talistati.

I tre stati classici

La distinzione tra gli stati della materia viene storicamente fatta basandosisulle seguenti differenze qualitative:

un materiale allo stato solido ha un volume e una forma propria;un materiale allo stato liquido ha un volume proprio, ma acquisisce laforma del recipiente che lo contiene;un materiale allo stato aeriforme non ha né volume né forma propria,ma si espande fino a occupare tutto lo spazio disponibile.

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SolidoNello stato solido i costituenti dellamateria sono legati da forze molto intenseche consentono soltanto moti di vibrazione,nella maggior parte dei casi le molecole sidistribuiscono secondo un reticolocristallino o in maniera amorfa. L'unicomodo per variare la forma di un solidoconsiste nell'applicazione di forzeabbastanza intense da spezzare i legami,causando però la rottura o il taglio delcorpo.

Liquido

Nello stato liquido le forze agenti tra icostituenti sono meno intense ed essi sonoliberi di scorrere gli uni sugli altri. Unliquido va incontro a variazioni di volumemolto meno marcate rispetto ai gas e tendead assumere la forma del recipiente nel

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quale è contenuto.

Aeriforme

Nello stato aeriforme le interazioni sonoestremamente deboli ed ai costituenti èconsentito muoversi indipendentemente,non hanno dunque forma propria e tendonoad espandersi ed occupare tutto il volumedisponibile, risultando comprimibili.

Particolari aeriformi sono i gas, i vapori e i fluidi supercritici.

Altri stati

Nella scienza moderna in realtà questa semplice classificazione risultainadeguata a descrivere esaustivamente le numerose possibilità che ha lamateria di organizzarsi.

Il plasma è stato probabilmente il primo nuovo stato della materia ad essereaggiunto a questa catalogazione,ma ce ne sono molti altri, i qualicompaiono in condizioni particolari di temperatura e pressione come i varitipi di ghiaccio (denominati ghiaccio I, ghiaccio II, ghiaccio III e così via fino

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al ghiaccio XII) e lo stato superfluido chel'elio raggiunge a bassissime temperature.

Altri stati della materia di modernaconcezione sono lo stato supercritico,supersolido,colloidale, neutronio, materiafortemente simmetrica, materiafortemente asimmetrica, materia strana,condensato chirale, materia degenere,plasma di quark e gluoni, condensato diBose-Einstein e lo stato di cristallo liquido.

Luigi Rolla, Chimica e mineralogia. Per leScuole superiori, 29ª ed., Dante Alighieri,1987.

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Le trasformazioni da uno stato diaggregazione ad un altro: i passaggi di stato

Fonte: http://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/09/09/stati-di-aggregazione-della-materia-e-passaggi-di-stato/Lo stato di aggregazione di una sostanza dipende da due fattori: la

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temperatura e la pressione.Consideriamo ad esempio una sostanza solida che si trovi a pressionecostante, per esempio alla pressione di una atmosfera, che si registraabitualmente al livello del mare.Se aumentiamo la temperatura, aumenta lo stato di agitazione delleparticelle e, ad un certo punto, si “rompono” i legami che le tengonoinsieme, per cui la sostanza passa allo stato liquido. Se continuiamo ariscaldare, l’agitazione delle particelle del liquido diventa tale che vengonovinte anche le deboli forze che ancora le tengono insieme, per cui lasostanza passa allo stato aeriforme.

Per esempio, se riscaldiamo un pezzo di ferro, osserviamo che, quando latemperatura raggiunge i 1535 gradi centigradi, questo diventa liquido e secontinuiamo a riscaldare, alla temperatura di 2750 gradi centigradi, questopassa allo stato aeriforme.

Analogamente, l’acqua solida (ghiaccio) diventa liquida a 0 gradi centigradie vapore acqueo a 100 gradi centigradi, sempre alla pressione di unaatmosfera.

Il processo contrario avviene se raffreddiamo una sostanza, per esempio un

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aeriforme, sempre a pressione costante: rallenta il moto disordinato delleparticelle; queste si avvicinano tra loro finchè le reciproche forze attrattivecominciano a tenerle insieme dando origine al liquido. Se si continua nelraffreddamento, le particelle rimangono poi “impacchettate”, formando unsolido.Lo stesso accade se, stavolta a temperatura costante, si aumenta lapressione di un aeriforme, in quanto le particelle vengono costrette a staresempre più vicine, man mano che si aumenta la pressione.Si noti però che, per gli aeriformi, esiste una “temperatura critica”, al disopra della quale un gas non può diventare liquido, neanche se sottoposto apressioni elevatissime.Il contrario avviene se si diminuisce la pressione, a temperatura costante. Aciò è dovuto il fatto che, in montagna, dove la pressione atmosferica è piùbassa, l’acqua bolle prima, a temperatura più bassa.Le trasformazioni da uno stato di aggregazione ad un altro si chiamano“passaggi di stato”. Essi hanno un nome ben definito:

FUSIONE: passaggio dallo stato solido a quello liquido.EVAPORAZIONE: passaggio dallo stato liquido a quello aeriforme.CONDENSAZIONE: passaggio dallo stato aeriforme a quello liquido.SOLIDIFICAZIONE: passaggio dallo stato liquido a quello solido.

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SUBLIMAZIONE: passaggio diretto dallo stato solido a quello aeriforme.BRINAMENTO: passaggio diretto dallo stato aeriforme a quello solido.

Si noti che l’evaporazione di un liquido avviene, in minima parte, aqualsiasi temperatura, in quanto, in superfice, vi è sempre qualcheparticella che ha energia sufficiente per poter sfuggire all’attrazione dellealtre particelle.Diversa cosa è invece il fenomeno dell’ebollizione che interessa tutto ilvolume del liquido. Durante tutta l’ebollizione, la temperatura del liquidoresta costante, in quanto il calore fornito va ad indebolire i legami fra leparticelle. Dopo un ragionevole tempo, tutto il liquido sarà passato allostato aeriforme.

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Vero o falso?

Dopo aver studiato il testo sugli stati della materia e i cambiamenti di statometti la crocetta su V o F.

Leggi e completa:

V F

1.La sublimazione è il passaggio daliquido ad aeriforme.

2.I passaggi di stato sono determinatida temperatura e pressione.

3. I liquidi sono incomprimibili.

4. I solidi hanno forma e volume propri.

5.Nella scienza moderna ci sono altristati di aggregazione oltre a solidi,liquidi e aeriformi.

I liquidi hanno forma propria mentre

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6.I liquidi hanno forma propria mentreil volume cambia a seconda delcontenitore.

7.La fusione è il passaggio da solido aliquido.

8.L'ebollizione e l'evaporazione sono ipassaggi da solido ad aeriforme.

Conferma

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Solidi particolari in natura 1: gli icebergIn natura troviamo l'acqua allo stato solido sotto forma di ghiaccio. Gliesempi più imponenti sono costituiti dagli iceberg. Vediamone lecaratteristiche:

Fonte:http://www.liceoberchet.it/ricerche/geo5d_04/Antartide/iceberg.htm

DEFINIZIONE DI ICEBERG: termineinglese di origine olandese (ijsberg,ovvero montagna di ghiaccio) cheindica un blocco di ghiaccio staccatosidai ghiacciai polari terrestri affacciatisui mari artici (Groenlandia,Spitzbergen) e antartici: galleggiandonell'acqua (emerge per circa un uno

della sua grandezza totale) viene spinto verso le medie latitudinidai venti e dalle correnti. Le correnti calde ne sciolgono la parte

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sommersa, per cui l'equilibrio risulta instabile e bastano urtiminimi (in rapporto alle dimensioni) perché un iceberg sicapovolga. Inoltre gli iceberg costituiscono un grave pericolo per lanavigazione.LA FORMAZIONE

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iceberg tipo 1

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iceberg tipo 2

La formazione di iceberg in Antartide e nei mari che circondano ilPolo Nord, è un evento assai comune; di eccezionale possonoesserci, a volte, le dimensioni delle masse di ghiaccio che sistaccano, che possono esseredi parecchie migliaia di km.Gli iceberg si formano in due condizioni:1) quando ghiacciai terrestri scendono fino al mare, la parte finaledella lingua di ghiaccio, a contatto con l’acqua marina, inizia agalleggiare, per un fenomeno detto “calving”: il ghiaccio, infatti, èpiù leggero dell’acqua. Questo provoca la formazione di fratture

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nella massa di ghiaccio e il conseguente distacco di porzioni più omeno grandi. La forma di questo tipo di iceberg è in genereirregolare, con una superficie frastagliata e tormentata.2) quando ghiacciai molto ampi confluiscono tra loro allo sbocco inmare, l’unione delle lingue finali origina piatti tavolati di ghiacciogalleggiante, le cosiddette piattaforme (da non confondere con labanchisa, originata da ghiaccio formatosi per congelamento diacqua marina). Grandi piattaforme circondano il continenteantartico: la piattaforma di Ross, nel mare omonimo, e di Ronne,nel Mare di Weddell, sono le più estese. I movimenti di correnti emaree nell’acqua sottostante, insieme alla costante spinta esercitatadai ghiacciai che alimentano le piattaforme, causano lafratturazione e la frammentazione delle piattaforme stesse, che ognianno perdono in questo modo tra i 1450 e i 2000 km3 di ghiaccio(un volume equivalente a circa la metà dell’acqua potabileconsumata in un anno nel mondo). Gli iceberg di questo tipo hannoin genere la forma di piatti tavolati dalla superficie relativamenteliscia e regolare.

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la parte immersa di un iceberg

Questi ultimi sono tipici della zona antartica, mentre gli iceberg delprimo tipo si formano più facilmente neimari artici, dove le terre emerse non sono circondate da piattaformedi ghiaccio galleggiante e i numerosi ghiacciai terrestri possonoperciò sfociare direttamente in mare.Essendo il ghiaccio meno denso dell’acqua, gli iceberg galleggianosulla superficie marina: la parte immersa è quindi circa 7- 10 volte(a seconda della differenza di densità tra acqua e ghiaccio) più altadi quella emersa. Se si considera che alcuni iceberg possono esserealti, rispetto alla superficie del mare, parecchie decine di metri, sicomprende bene come l’appellativo di “montagne di ghiaccio” siaparticolarmente indicato: un iceberg che mostra una parete di 30metri, continua, per esempio, sotto il livello del mare, fino a unaprofondità di più di 200 metri.

L’iceberg più grande mai avvistato è un iceberg antartico, osservatonel 1956, che misurava 335 x 97 km, con una superficie di 31.000

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km2, pari a quella del Belgio.Dopo la frammentazione di B-15, grande come l’Abruzzo,attualmente il primato di gigante dei mari spetta all’iceberg C-19A,più grande della Liguria.

Essendo costituiti da ghiaccio di ghiacciaio, originato, quindi, dallatrasformazione di neve, gli iceberg sono fatti per la gran parte daacqua dolce. Hanno rappresentato in passato un’importante riservadi acqua potabile per le popolazioni dell’estremo Nord, come gliInuit. Anche ora vengono periodicamente riproposti progetti per losfruttamento di queste preziose risorse, per esempio rimorchiandoiceberg in prossimità di coste di Paesi con scarsità d’acqua potabile,tuttavia per ora i costi di queste operazioni risultano ancora moltosuperiori ai benefici.

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immagine della piattaforma di Ross

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Una volta staccatisi dal ghiacciaio o dalla piattaforma, gli icebergvengono sospinti alla deriva dai venti, dalle correnti e dalle maree.L’erosione operata dal vento e dalle onde e la progressiva fusione acui vanno incontro spostandosi verso latitudini più calde neriducono le dimensioni, insieme a ulteriori frammentazioni a causa,per esempio, di violente tempeste o collisioni tra loro o con laterraferma. Il destino degli iceberg è quindi quello di ridursi didimensioni fino a scomparire, ma la loro vita può essere anche diparecchi anni.A causa della fusione che subiscono con l’aumentare delletemperature, gli iceberg si osservano soltanto ad alte latitudini. Gliiceberg antartici, per esempio, normalmente non si spingono oltrela cosiddetta “convergenza antartica”, una fascia a 45-55 ° dilatitudine Sud, ma qualche eccezione è sempre possibile: l’icebergpiù “giramondo” mai osservato, nel 1894, si è spinto fino ad unalatitudine di 26°30’ Sud, nell’Oceano Atlantico.

IL NOME DEGLI ICEBERGGli iceberg di maggiori dimensioni (i più interessanti da studiare,

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ma anche i più pericolosi per la navigazione) sono costantementeseguiti e tenuti sotto controllo dai satelliti (ora anche con l’uso diGPS). Per facilitarne l’identificazione, il NIC (National Ice Centerdegli USA, che dipende dal Dipartimento della Difesa e dallaNOAA, National Oceanic and Amtosferic Administration, nonchèdalla Guardia Costiera statunitense) attribuisce un nome a ciascunodei nuovi iceberg avvistati.In Antartide, i nomi degli iceberg sono costituiti da una lettera, cheidentifica la zona di provenienza, e da un numero, che indica ilnumero progressivo di avvistamento a partire dal 1976, anno in cuiè stato istituito il servizio di vigilanza, mentre un’altra letteraidentifica i “figli” di successive frammentazioni.

L’iceberg B-15A, è il frammento più grande (A) di B-15, ilquindicesimo iceberg che si è formato nel settore B, nellaPiattaforma Orientale di Ross.

I settori in cui l’Antartide è stata suddivisa sono, in sensoantiorario:A : 0-90W (Mare di Weddell/Bellinghausen)

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B: 90W-180 (Piattaforma Orientale di Ross/Amundsen)C: 180-90E (Piattaforma Occidentale di Ross/Wilkesland)D: 90E-0 (Mare di Weddell Orientale/Amery)

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mappa dei principali iceberg

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Solidi particolari 2: il ghiaccio seccoUn caso particolare di solido: il ghiaccio secco

Fonte: http://www.blogalileo.com/come-si-fa-il-ghiaccio-secco/

Il ghiaccio secco è costituito da anidride carbonica a bassatemperatura.Generalmente, un blocco di ghiaccio secco ha unatemperatura superficiale intorno ai -78,5 °C, ma molto dipende dai fattoriesterni come temperatura, pressione e grado di umidità dell’ambiente. Adifferenza del ghiaccio ottenuto dall’acqua, il ghiaccio secco non fonde, masublima: passa cioè dallo stato solido a quello gassoso, rilasciando anidridecarbonica.

Queste caratteristiche rendono il ghiaccio secco una soluzione idealepermantenere a temperature estremamente basse la merce durante untrasporto. La sublimazione esclude la possibilità che si formino residuiliquidi, che potrebbero contaminare i beni trasportati, e un semplicesistema di aspirazione nel mezzo di trasporto scongiura la possibilità chel’ambiente si saturi di anidride carbonica.

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Ghiaccio secco

Ma come si fa il ghiaccio secco?

La risposta risiede nelle peculiarità dellaCO2 e, più in generale, nelle caratteristichetipiche dei fluidi. L’acqua, il fluido cheforse conosciamo meglio per esperienzadiretta quotidiana, in condizioni standardghiaccia intorno agli 0 °C e va inebollizione intorno ai 100 °C. Se la

pressione ambientale varia, però, anche il “comportamento” dell’acqua simodifica. Il punto di bollore, per esempio, diminuisce al diminuire dellapressione. Dunque, riducendo di molto la pressione, l’acqua può anchebollire a temperatura ambiente.

Anche l’anidride carbonica si comporta in modo differente a seconda dellatemperatura e della pressione. A livelli di pressione e temperatura standard,l’anidride carbonica si presenta sotto forma di gas, ma oltre le 5,1atmosfere diventa un liquido. Negli estintori caricati con CO2, peresempio, l’anidride carbonica si trova a una simile pressione fino a quandonon viene rilasciata nell’ambiente tornando così allo stato gassoso a causadel cambiamento di pressione.

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http://www.youtube.com/watch?v=kLO5SJ2uxEE

Per realizzare il ghiaccio secco si segue un procedimento simile. L’anidridecarbonica liquida, contenuta in un contenitore ad alta pressione, vieneprogressivamente liberata tramite un erogatore. La rapida evaporazionedella CO2 sotto forma di gas raffredda repentinamente l’anidridecarbonica ancora liquida portandola a solidificarsi in tanti fiocchi. Questa“neve” di CO2 viene poi compressa per aumentarne la densità e dar cosìvita al ghiaccio secco.

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Le proprietà dei liquidi: i vasi comunicantiFonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Vasi_comunicanti

Il principio dei vasi comunicanti è quelprincipio fisico, scoperto da Stevino,secondo il quale un liquido contenuto indue o più contenitori comunicanti tra loro,in presenza di gravità, raggiunge lo stessolivello dando vita ad un'unica superficieequipotenziale.

L'acqua, come tutti i liquidi, non ha formapropria ma assume la forma del recipiente

che la contiene. Per questo motivo, se si versa un liquido in vasi tra loro incomunicazione, anche se di forma diversa (purché di diametro non moltopiccolo per evitare che intervengano fenomeni fisici come la capillarità),esso si dispone allo stesso livello in ognuno dei contenitori.

Collegato il bacino ad altri vasi, la profondità (oppure ) che il liquido assume

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nei vasi comunicanti è data ed è la stessa indipendentemente dalla forma odiametro del recipiente.

È rilevante notare che il livello del liquido non dipende dalla distanza fra ivasi ( e sono le altezze del liquido nel bacino e in un vaso comunicante).

L'uomo utilizza il principio dei vasi comunicanti per diverse applicazioni. Siriportano di seguito alcuni esempi:

Impianti idrici

È possibile far arrivare l'acqua potabilenegli edifici perché il serbatoio generaledell'acqua - nelle città e nei paesi - èsituato in posizione elevata e collegato,mediante i tubi della rete di distribuzione,con tutti i punti di utilizzo.

Canali

L'acqua dei mari e degli oceani della Terra è allo stesso livello, trannepiccole differenze. Costruendo canali artificiali come il Canale di Suez o il

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Canale di Corinto, l'acqua riempie il canale portandosi allo stesso livello deimari messi in comunicazione, consentendo alle imbarcazioni di navigare dauna estremità all'altra del canale. Spesso tuttavia, ad esempio quando si èin presenza di forti dislivelli del terreno, si rende necessaria la costruzionedi chiuse, che a loro volta funzionano in base al principio dei vasicomunicanti, come per il Canale di Panama.

Chiuse

Una chiusa è uno sbarramento artificiale che separa due specchi d'acqua condifferente livello. La funzione è consentire il passaggio di navi eimbarcazioni tra due specchi d'acqua a quote diverse, come avviene adesempio per la navigazione del Nilo.

Pozzi

Se si scava un pozzo, l'acqua raggiunge lo stesso livello della falda freaticacircostante. Se per mezzo di pompe si provoca un abbassamento del livellodell'acqua nel pozzo, per il principio dei vasi comunicanti anche l'acquadella falda acquifera si abbassa.

Nel caso di falde racchiuse tra strati superiori e inferiori impermeabili a

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forma di conca, la falda acquifera artesiana si trova imprigionata ed è inpressione e non a pelo libero. Scavando un pozzo nell'area di maggioreavvallamento, l'acqua zampilla in superficie.

Travaso

I liquidi si possono travasare da un recipiente all'altro per sifonamento. Sicolloca il recipiente pieno a un livello superiore rispetto a quello dariempire. I due recipienti si mettono in comunicazione per mezzo di untubo, si fa in modo - ad esempio aspirando con la bocca - che il tubo siapieno di liquido, si immette il tubo nel recipiente da cui prelevare liquido eavviene il travaso, perché il liquido nel recipiente posto più in basso cercadi raggiungere lo stesso livello di quello posto più in alto. L'applicazione haun uso nel travaso del vino, dell'acqua negli acquari e dello scarico deibagni.

Livella

Il principio è sfruttato per ottenere uno strumento, molto semplice ma digrande precisione, atto a porre due o più punti allo stesso livelloorizzontale. Costituito da un tubo flessibile alle cui estremità sono collegate

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due ampolle cilindriche trasparenti tenute verticali; riempiendo d'acqua ilsistema fino a vedere il livello salire a metà delle ampolle, è possibilerilevare i riferimenti. Pensiamo come mettere in piano un campo sportivo incostruzione, fissata un'ampolla su un angolo e rilevato il riferimento dipartenza, spostando l'altra sugli altri tre, si ha la certezza di una messa inpiano dei quattro angoli.

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Le proprietà dei liquidi: la tensionesuperficialeFonte:http://www.focus.it/ambiente/animali/Come_fanno_alcune_specie_di_insetti_a_camminare_sull_acqua_C39.aspx

Come fanno alcune specie di insetti a camminare sull'acqua?

L'idrometra, i gerridi, le zanzare e altrespecie di insetti molto leggeri riescono acamminare sull'acqua senza affondaresfruttandone la tensione superficiale.Questa proprietà dell'acqua è laconseguenza dell'azione della forza dicoesione fra molecole: mentre le molecoleall'interno del liquido sono attratte da tutte

le parti da altre molecole, quelle poste sulla superficie sono attratte solodalle molecole sottostanti, venendo quindi richiamate verso il basso.La tensione superficiale fa sembrare i liquidi racchiusi da una membranaelastica, basti pensare alle gocce e al modo in cui si formano. Gli insetti più

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leggeri sfruttano proprio questa proprietà elastica per camminare sullasuperficie dell'acqua. Osservandoli da vicino, infatti, sembrano pattinare esi nota che in corrispondenza delle zampe la superficie del liquido appareincurvata verso il basso.In più, molti insetti che camminano sull'acqua sono provvisti di pelisuperficiali ricoperti di oli, ossia sostanze idrofobe che respingono l'acqua epermettono alla parte terminale delle zampe, costituita da tarso e pretarso,di non affondare.

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Le proprietà dei liquidi: la capillaritàFonte: http://www.chimica-online.it/download/capillarita.htm

La capillarità è un fenomeno che si verificain tubi sottili con sezione dell'ordine di1mm2, detti appunti capillari.

Immergendo un capillare in un liquido, puòsuccedere che all'interno del capillare illiquido si posizioni ad un livello più alto (èil caso dell'acqua) o ad un livello più basso(è il caso del mercurio) a seconda che illiquido bagni o non bagni le pareti delcapillare, a seconda cioè che prevalghino le

forze di adesione tra le molecole del liquido e il recipiente o le forze dicoesione tra le particelle del liquido.

La superficie libera del liquido all'interno del capillare, non è piana: se ilcapillare ha sezione circolare, il liquido tende ad assumere una forma di

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calotta sferica che può essere concavacome nel caso dell'acqua (si dice in questocaso che il menisco è concavo) o convessacome nel caso del mercurio (di dice inquesto caso che il menisco è convesso).

All'interno di una buretta il menisco è concavo

Aifenomeni di capillarità si riconduconomolti fenomeni naturali come l'imbibizionedei corpi spugnosi e il fenomeno della salitadella linfa nelle piante.

Alcune tecniche analitiche come lacromatografia su carta e la cromatografiasu strato sottile si basano sul fenomeno

della capillarità

.

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Approfondimento: la capillarità nelle pianteFonte:http://www.angolodellavventura.com/regioni/lombardia/progetto/CENTROSTUDI/alimenti/piante/LEPIANTE.htm

LE PIANTE, FLUSSO E FUNZIONI DALLE RADICI ALLE FOGLIE – daenciclopedia Treccani

Acqua nelle piante

Nelle piante non c'è nessuna struttura che spinge l'acqua fino alle foglie deirami più alti e sono ancora le caratteristiche delle molecole di acqua chepermettono il trasporto delle sostanze dalle foglie alle radici e dalle radicialle foglie.Nelle piante superiori, si sono sviluppati particolari tessuti di conduzione,ovvero delle strutture attraverso le quali l'acqua può raggiungere le fogliepiù alte e distribuire a tutte le parti della pianta le sostanze organichesintetizzate nelle foglie. Anche nelle piante non vascolari il trasportoavviene nei due sensi, ma i tessuti di conduzione sono menodifferenziati.Negli alberi ad alto fusto, come ad esempio le esemplari sequoie, l'acqua

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deve percorrere distanze che possonoraggiungere anche diverse decine di metri.I meccanismi che contribuiscono allarisalita dell'acqua sono diversi, e ancorauna volta ricollegabili alle suecaratteristiche microscopiche.L'acqua del terreno, infatti, passa perosmosi all'interno dei peli radicaliattraverso la membrana costituita dallecellule epidermiche. I peli radicali, quindi,assumono dal terreno soluzioni di ioniinorganici e di piccole molecole di sali

minerali, permettendo l'instaurarsi di un flusso mantenuto dalle differenzedi concentrazione tra l'esterno (soluzioni poco concentrate nel terreno) el'interno della pianta (soluzioni molto concentrate nelle cellule). Si generacosì quella che viene definita 'pressione radicale' che può essere sufficientea spingere l'acqua fino ad altezze modeste, ma che non è certo in grado difarle raggiungere le sommità di grossi alberi o dei lunghi steli delle pianterampicanti. La pressione richiesta in questi casi è molto ingente e di granlunga più elevata di quella sviluppata per osmosi, né il fenomeno può esserespiegato con l'aspirazione: anche il vuoto assoluto all'interno dell'albero non

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potrebbe sollevare una colonna d'acqua a più di 10 metri.Dati i minuscoli diametri dei vasi xilematici in cui scorrono acqua e saliminerali, le forze di capillarità possono svolgere un ruolo importante e,affiancandosi alla pressione radicale, contribuire a potenziare l'ascesa dellalinfa. Le caratteristiche polari delle molecole di cellulosa, costituenteprincipale delle pareti cellulari delle piante, rendono questasostanzaaltamente idrofilica e in grado, quindi, di instaurare forze diadesione particolarmente intense con le molecole d'acqua.Ma anche prendendo in considerazione la capillarità non si riesce a darconto della risalita delle molecole d'acqua fino a quote considerevoli.C'e bisogno di un ulteriore forza trainante che faccia arrivare la linfa finoalla sommità della chioma. Così le piante sfruttano attivamente la perditad'acqua che ha luogo a livello delle foglie, traendo vantaggio dalla tendenzaalla disidratazione che rappresenterebbe un potenziale problema. Propriodalla superficie delle foglie esposte all'aria l'acqua evapora continuamenteattraverso particolari aperture: gli stomi. Questo fenomeno, chiamatotraspirazione viene regolato dalla maggiore o minore apertura degli stomistessi: se sono aperti l'acqua lascia la foglia in forma di vapore, se sonochiusi, l'acqua rimane trattenuta al suo interno e si evitano perditeeccessive di liquido.Il passaggio delle molecole dalla foglia all'atmosfera nel corso della

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traspirazione crea, a causa del grandissimo grado di coesione interno, unasituazione di squilibro e di 'tensione' che concretamente risulta in una forzadiretta verso l'alto che attrae l'acqua nella parte alta del sistema vascolare,vincendo la forza di gravità. Così il flusso d'acqua, trascinato dalle molecoleche stanno evaporando, scorre senza frammentarsi dalla base dell'alberoalla chioma.L'acqua resiste a questa tensione come un elastico teso che si deforma manon si rompe a causa della fitta rete di legami idrogeno che la mantienecoesa. Il mantenimento di una colonna continua di liquido è fondamentaleper la sopravvivenza della pianta: un'interruzione dovuta, per esempio, allapresenza di bolle che ostruissero il passaggio, provocherebbe la separazionein due spezzoni della colonna stessa con la parte inferiore che non potrebbepiù essere richiamata verso la chioma. La struttura altamente interconnessadei vasi xilematici (la possibilità cioè di trovare strade alternative in caso diinterruzione), il piccolo diametro dei tubicini che li compongono, e unasostanziale impermeabilità delle pareti dei tubicini che non lasciadisperdere l'acqua nei tessuti vegetali, garantendo che non ci siano perditené di acqua né di pressione lungo il percorso, costituiscono le raffinatedifese che le piante hanno evoluto per evitare la formazione di tali bolle e iloro effetti.Pressione radicale e traspirazione cooperano alla salita dell'acqua fino alle

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foglie: l'una spinge dal basso, l'altra tira dall'alto. Dalle radici che fornisconocostantemente nuova soluzione salina fino ai germogli apicali, la pianta èquindi percorsa da un flusso continuo di acqua che, attraverso latraspirazione, si disperde nell'ambiente. Questo fenomeno ha delledimensioni difficilmente immaginabili: un modesto albero di betulla traspirapiù di trecento litri d'acqua al giorno, molta più di quella che evaporerebbedal suolo nudo; così anche una semplice pianta di grano, che pesa meno dimezzo chilo al momento del raccolto, ha assunto, trasportato e liberatonell'atmosfera quasi due quintali di acqua durante la sua vita.

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Esperimento su capillarità: la cromatografiaFonte:http://www.liceodavincitv.it/attivi/les/mostra/mostra2/schede01/cromatog.htm

Area ChimicaA.s. 2000-2001

Scuola: Scuola media "L. Coletti" - TrevisoClasse: I HInsegnante: Irma Pellegrini

Cromatografia su carta

Preparazione di un estratto di pigmenti colorati di foglie efiori

Materiali: mortaio con pestello, pipetta, bottigliette con contagoccein cui raccogliere l'estratto di foglie, carta da filtro, imbuto, beuta.

Preparazione: preparare l'estratto di foglie verdi o di fiori

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sminuzzandoli e pestandoli con un po' di etanolo nel mortaio; filtrarel'estratto e conservarlo in una bottiglietta.

Cromatografia dell'inchiostro (su striscia)

Materiali: becher da 50 ml, carta da filtro a dischi, alcool etilico,estratti di pigmenti naturali, pennarelli ad alcool colorati, forbice.

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Preparazione: ritagliare da un disco di carta da filtro un pezzo aforma di fungo, in modo che il "gambo" entri nel becher ed il"cappello" resti appoggiato sul suo bordo. Inserire nel becher la cartada filtro dopo avervi disegnato con un pennarello colorato una lineadi inchiostro (o avervi versato delle gocce di un estratto colorato)alla distanza di circa 1,5 cm dall'estremità inferiore del "gambo".Attenzione: la striscia di carta da filtro deve pescare nel solventesenza che quest'ultimo tocchi la linea colorata.Aspettare che l'inchiostro (o l'estratto) si separi in diverse bandecolorate (circa 5/10 minuti).

Cosa accade

Perchè l'alcool sale

Le molecole di alcool si "arrampicano" lungo le fibre della cartaperché stabiliscono con esse particolari legami.In generale questo fenomeno, chiamato capillarità, permette larisalita di alcuni liquidi lungo "tubicini" molto sottili detti appuntocapillari. In natura la capillarità favorisce la risalita dell'acqua lungole radici e gli steli di una pianta.

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Perchè si formano le bande colorate

Le sostanze che compongono i pigmenti hanno una diversa"simpatia" per le molecole di alcool e quindi si lasciano trascinare piùo meno facilmente, depositandosi a distanze diverse rispetto alpunto di partenza.Quelle con maggiore "affinità" per l'alcool vanno più lontano.In questo modo i diversi pigmenti colorati si separano gli uni daglialtri.

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Esperimento: i fluidi non newtonianiFonte: http://www.manuelmarangoni.it/onemind/251/tutorial-fluido-non-newtoniano/

Sappiamo tutti che mescolando dell’acquacon un cucchiaino, questa non cambierà lasua resistenza a seconda della velocità concui girate. Che mescoliate piano o con piùvigore la resistenza che incontrate saràsempre la stessa.Fluidi di questo tipo sono detti newtonianie li possiamo osservare nella vita di tutti igiorni: ne è un esempio l’olio, ma anchel’aria che respiriamo.Il loro grado di viscosità segue una costante, cioè che non varia con lavelocità con cui si misura. Dipende unicamente dalla temperatura e dallapressione alle quali sono sottoposti (oltre, ovviamente, alla lorocomposizione chimica), mentre la forza che li colpisce è ininfluente.

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Esistono però fluidi che si comportano diversamente. A seconda della forzaapplicata la loro resistenza aumenta o diminuisce.Prendendo l’esempio di prima, se al posto dell’acqua mettiamo un fluido diquesto genere, più velocemente ruotiamo il cucchiaino e più ci sarà difficilemescolare, fino ad arrivare a un punto in cui ci sarà addirittura impossibilemescolare. L’aspetto più affascinante è che, una volta smesso di mescolare,il fluido ritorna al suo stato originario (liquido).Questi fluidi sono detti non newtoniani.

Qualche esempio? Nell’industria farmaceutica vengono usati per preparareunguenti ed emulsioni. Anche il nostro sangue può essere considerato unfluido di tipo non newtoniano.Ma se per curiosità intendete provare di persona l’effetto di un fluido nonnewtoniano, con una semplice combinazione di ingredienti da cucina e unaspesa di un euro potete creare una sostanza che si comporta allo stessomodo.

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http://www.youtube.com/watch?v=f2XQ97XHjVw

Procuratevi dell’amido di mais o di fecola di patate, versatela in unabacinella e aggiungete dell’acqua. La proporzione deve essere di 1 kg ogni1,25 kg di amido. Se per esempio usate 250 g di amido, vi occorrerà circa200 g di acqua.Una volta aggiunta l’acqua, mescolate lentamente fino a creare unapoltiglia simile alla pasta per torta.Se la soluzione è stata preparata correttamente, potete adesso dare il via alvostro esperimento. Provate innanzitutto a immergere lentamente un ditonel composto: affonderà come se fosse un liquido qualsiasi. Immergete poi ildito con una forza maggiore ed ecco la sorpresa: il liquido si indurisceall’istante al momento dell’impatto.L’effetto sarà più evidente se cercate di colpirlo con un pugno o, ancora, sene prendete una parte tra le mani e lo sfregate fino a creare una pallina.Non appena smettete di sfregare, il fluido ritornerà liquido e vi cadrà dallemani.Trattandosi di una sospensione, il fluido perderà le sue proprietà nell’arco diqualche ora e l’amido si depositerà sul fondo. Basterà comunque mescolareancora per riottenere lo stesso effetto.

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Su larga scala, i fluidi non newtoniani possono creare effetti stupefacenti.Pensate per esempio di riempire una piscina con una quantità proporzionatadi amido. Se qualcuno vi camminasse sopra velocemente, rimarrebbesospeso sulla superficie e potrebbe raggiungere l’altra sponda della piscinacome se stesse attraversando una solida strada.Questo comportamento (il fatto di diventare solido all’impatto violento) èchiamatonon tissotropico.

Il suo uso non si limita al divertimento, perché come qualsiasi legge fisicapuò trovare un impiego in ambito commerciale e, soprattutto, militare.In un articolo del Telegraph del 27 febbraio 2009 è scritto che il Ministerodella Difesa britannico ha finanziato un’azienda affinché costruisse deigiubbotti capaci di irrigidirsi in caso di impatto violento, diventandoimpenetrabili. La loro rapidità di trasformazione è tale che nemmeno unproiettile riuscirebbe a oltrepassarli: al contatto si solidificherebbe creandouna barriera durissima.Ma i fluidi non newtoniani trovano applicazione anche in campo civile. Vi èmai capitato di perdere la presa sul cellulare e di farlo cadere a terra,rischiando di mandarlo in pezzi? Se fosse tenuto in una custodia contenenteil fluido adatto, l’impatto la renderebbe resistente e offrirebbe uncuscinetto di protezione.

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Gli aeriformiFonte: http://www.chimicare.org/curiosita/la-chimica-dei-materiali/dal-gas-ideale-ai-vapori-natura-e-proprieta-generali-degli-aeriformi/

DEFINIZIONI

palloncino chiuso contenente azoto biossido(sinistra) ed aria (destra)

Quello gassoso costituisce uno degli stati diaggregazione fondamentali – il più semplice– della materia, almeno di quella materiapoco meno che esotica che siamo solitiimmaginare organizzata in atomi.Esattamente come per gli altri stati diaggregazione della materia (liquido esolido) anche un gas può essere compostoda singoli atomi – ovvero da speciechimiche monoatomiche come per esempio

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i gas nobili – oppure da più atomi legati fra loro da un legame chimico,ovvero da molecole. In questo secondo caso possiamo avere molecoleomoatomiche, composte da due o più atomi dello stesso elemento legati fraloro (es. N2) oppure da atomi di elementi diversi come nel caso dell’anidridecarbonica.

Spesso si fa una certa confusione tra i concetti di gas e di vapore,utilizzando questi termini un po’ come sinonimi l’uno dell’altro. In veritàentrambe le condizioni di esistenza della materia – comunemente definita“aeriforme” sono accomunate dal fatto che entrambi tendono ad occuparevirtualmente “tutto” il volume nel quale sono confinati, adattando ladistanza e quindi la rarefazione spaziale tra le particelle in funzionedell’entità di questo volume.Una distinzione tra gas e vapore della stessa sostanza può essere effettuatasia su base teorica che sperimentale. Per definizione, una sostanza di tipoaeriforme è considerata gas quando esso si trova ad una temperaturasuperiore a quella nota come “temperatura critica”, mentre è consideratovapore quando si trova ad una temperatura inferiore a questa.D

a un punto di vista sperimentale, un gas non è condensabile, cioè non può

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essere portato allo stato liquidocomprimendolo a temperatura costante (siricorda, per inciso, che per compressioneun gas tenderebbe ad aumentare la suatemperatura). Al contrario, un vaporediventa liquido quando è sufficientementecompresso a temperatura costante.Empiricamente, quando una sostanza iniziaa liberarsi allo stato aeriforme dallacorrispondente fase liquida – ad esempio inseguito a riscaldamento – o anche persublimazione, quello che si sviluppa saràsenz’altro un vapore. Solo a temperature nettamente superiori la stessasostanza potrà trovarsi allo stato di gas.

A titolo di esempio, l’acqua a pressione ambientale sarà in condizioni divapore dai 100°C ai 374°C circa (che corrisponde alla temperatura critica diquesta sostanza), mentre si comporterà come gas a temperature superiori aquest’ultima, fino alla sua eventuale decomposizione.

COSIDERAZIONI ESTERIORI SUI GAS

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Dal punto di vista del comportamento, osservabile anche esteriormente, unasostanza allo stato gassoso di differenzia rispetto alla stessa sostanza in unaltro stato di aggregazione (es. liquido o solido) per via della tendenzamanifestata dal gas ad occupare virtualmente tutto lo spazio disponibile. Vada sé che come i liquidi, anche i gas assumeranno la forma del contenitorenel quale sono posti.

Un gas mostra una tendenza macroscopica a “spostarsi”, o meglio adespandersi in tutte le direzioni, ben maggiore di quella di un liquido e, adifferenza di questo, sembrerebbero almeno in apparenza immuni alla forzadi gravità, tanto che se togliamo il tappo da un contenitore pieno di gasappoggiato su di un tavolo in una stanza, dopo un po’ di tempo il gas si saràdiluito in tutto il volume del locale, dal pavimento al soffitto. In realtàsappiamo che la stessa aria risulta costituita da gas, precisamente da unamiscela gassosa composta prevalentemente dalla molecola biatomica diazoto, seguita in ordine di concentrazione da quella biatomica di ossigeno:di conseguenza il fatto che un gas possa espandersi liberamente in modouniforme e con la stessa velocità verso l’altro e verso il basso è fortementedeterminata dalla sua densità relativa (peso per unità di volume) neiconfronti dell’aria. Da qui il fatto che l’elio e l’idrogeno tendono a salirerispetto all’azoto dell’aria, mentre gas “pesanti” come ad esempio il

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monossido di azoto e tanti altri che caratterizzano l’atmosfera urbanainquinata dal traffico stradale, tendono a ristagnare verso il basso. In unastanza dove venisse praticato il vuoto, ovvero dove l’aria risultasse assente,un palloncino riempito di elio ed uno riempito di aria tenderebberoentrambe ad adagiarsi al suolo.

Approfondimenti

EQUAZIONE DI STATO

Pressione, volume, temperatura ed infine il numero di “entità” chimicheseparate (es. molecole) che caratterizzano una porzione di gas isolato, siaesso inteso come ideale oppure come reale, sono quattro grandezzestrettamente correlate fra loro, tanto che non se ne può far variare unasenza che almeno un’altra vari anch’essa di conseguenza.A partire dalla fine del XVIII secolo furono diversi i fisici europei chedescrissero, tramite le leggi che oggi prendono il loro nome, specificicomportamenti dei gas in relazione alla variazione di parametri fisici qualila temperatura, la pressione, il volume a disposizione ed infine anche –unico parametro che si potrebbe definire “chimico” – il numero di moli dellasostanza gassosa.

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I fisici Gay-Lussac, Charles e Volta, quasi contemporaneamente seppur consperimentazioni diverse, dimostrarono che, a pressione costante, il volumedi un gas aumenta linearmente con la temperatura. Si tratta un po’dell’effetto della mongolfiera, che non si gonfia perché è in pressione(infatti è ampiamente aperta verso il basso) ma grazie al fatto che l’aria oin generale la miscela gassosa soffiata dentro ad essa è a temperaturasensibilmente più alta di quella dell’ambiente esterno al pallone.

I fisici Boyle e Mariotte osservarono, anch’essi quasi simultaneamente,qualcosa che oggi ci appare ancora più familiare: quando comprimiamo ungas in uno spazio chiuso, riducendone in volume, ovviamente operando atemperatura costante, la pressione del gas aumenta (vedi video).

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E’ il caso delle pompe volumetriche, come ad esempio quelle cheutilizziamo per gonfiare le ruote della bicicletta: dal momento che ilcilindro con pistone della pompa è collegato alla camera d’aria della

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bicicletta, quando imprimiamo forza sul pistone delle pompa il volumecomplessivo a disposizione gas diminuisce (l’aria viene “spostata” tutta nelsolo pneumatico) e la sua pressione di conseguenza cresce.Allo stesso modo se proviamo a tappare con un dito una siringa di plastica(senza ago!) mentre spingiamo sul pistoncino per rimuoverne l’aria,sentiremo una pressione che cresce proporzionalmente a quanto avremoridotto il volume della siringa a sua disposizione.

Infine ancora i fisici Gay-Lussac e Volta notarono che se vincoliamo comecostante il volume di un gas (ad es. in un contenitore con le pareti rigide) lasua pressione cresce linearmente con la temperatura. E’ il motivo per cui semettiamo a scaldare una bomboletta che contiene un gas, anche noninfiammabile quindi anche semplicemente aria, rischiamo di provocarnel’esplosione, o per lo meno la rottura.Espressa in modo matematico, questa legge si può riassumere come:p*V=costanteDalla quale si comprende facilmente che, per mantenere il valore costantedel prodotto, qualsiasi esso sia, un aumento della pressione devecorrispondere ad un’equivalente riduzione del volume, e viceversa.

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http://www.youtube.com/watch?v=Mytvt0wlZK8

Tutte queste descrizioni di effetti, pur sempre singolarmente validissime,sono infine state riunite in un’unica legge, che prende il nome di Legge deiGas Perfetti, rappresentata dalla celeberrima equazione: pV=nRT

In questa equazione compaiono due terminimoltiplicativi che non figuravano in modoesplicito nelle tre leggi “parziali”precedentemente sviluppate: n ed R.“n” è sicuramente il legame più forte tra lafisica dei gas e la loro natura chimica, inquanto è costituito dal numero di molidella specie chimica gassosa contenute nelsistema gassoso esaminato. Estraendo n

dall’equazione di stato dei gas ideali si ottiene:n = (pV)/(RT) che ci offre la possibilità di calcolare quante moli di gas sonocontenute nel nostro sistema conoscendo solo i valori di pressione di volumee di temperatura, o addirittura il peso molecolare del gas (ammesso che sitratti di una specie chimica pura e che questa rispetti sufficientemente lecondizioni di idealità) conoscendo il peso del gas introdotto.

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R non costituisce invece un fattore da misurare nei singoli esperimenti,bensì una costante di proporzionalità, che assume valori numerici differentia seconda delle unità di misura adottate per gli altri tre parametri (p, V, T),mentre n è sempre espresso come numero di moli. Essa prende il nome di“costante universale dei gas”, o semplicemente di “costante dei gas”.Quando il volume è espresso in litri (L), la pressione in atmosfere (atm) e latemperatura in gradi Kelvin (K), essa assume il valore di 0,0820784. Nel casopiù raccomandabile in base alle convenzioni internazionali, ovvero con ilprodotto pressione*volume espresso nel suo insieme in Joule (J) e latemperatura in gradi Kelvin (K), la costante R assume il valore di8,314472.Si può facilmente realizzare un esperimento utilizzando un gas in condizioninon troppo dissimili da quelle ideali, dove previa la misurazione dei valoridi p, V, T ed n è possibile stimare sperimentalmente il valore della costanteR dei gas.

Il fatto di essere riusciti a concepire un’equazione unica per descrivere ilcomportamento del gas ideale ci consente infine di svincolarci da quellepiccole clausole che caratterizzavano tutte e tre le leggi precedentementeesposte, ovvero quella di Boyle-Mariotte e le due di Volta-Gay-Lussac: ilfatto che la loro validità individuale fosse condizionata dall’invarianza di

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uno dei fattori in gioco, ovvero la pressione quando si facevano variare ilvolume e la temperatura, il volume quando si facevano variare la pressionee la temperatura, ed infine la temperatura quando si facevano variare lapressione ed il volume.

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Sitografiahttp://www.oilproject.org/lezione/materia-passaggio-fase-solidi-liquidi-gassoso-liquefazione-fusione-sublimazione-5039.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Stato_della_materia

http://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/09/09/stati-di-aggregazione-della-materia-e-passaggi-di-stato/

http://www.liceoberchet.it/ricerche/geo5d_04/Antartide/iceberg.htm

http://www.blogalileo.com/come-si-fa-il-ghiaccio-secco/

http://it.wikipedia.org/wiki/Vasi_comunicanti

http://www.focus.it/ambiente/animali/Come_fanno_alcune_specie_di_insetti_a_camminare_sull_acqua_C39.aspx

http://www.chimica-online.it/download/capillarita.htm

http://www.angolodellavventura.com/regioni/lombardia/progetto/CENTROSTUDI/alimenti/piante/LEPIANTE.htm

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http://www.liceodavincitv.it/attivi/les/mostra/mostra2/schede01/cromatog.htm

http://www.manuelmarangoni.it/onemind/251/tutorial-fluido-non-newtoniano/

http://www.chimicare.org/curiosita/la-chimica-dei-materiali/dal-gas-ideale-ai-vapori-natura-e-proprieta-generali-degli-aeriformi/