gli annales in historiam finariensis belli di gian mario filelfo

22
GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO Author(s): Camilla Fiorina Source: Aevum, Anno 71, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 1997), pp. 573-593 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860781 . Accessed: 15/06/2014 15:43 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Upload: camilla-fiorina

Post on 20-Jan-2017

230 views

Category:

Documents


8 download

TRANSCRIPT

Page 1: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFOAuthor(s): Camilla FiorinaSource: Aevum, Anno 71, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 1997), pp. 573-593Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860781 .

Accessed: 15/06/2014 15:43

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR todigitize, preserve and extend access to Aevum.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 2: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

Camilla Fiorina

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

A meta del Cinquecento Lilio Gregorio Giraldi, nel trattato dedicato alle

principali personalita poetiche deU'ultimo secolo, scrive a proposito di Gian Mario

Filelfo, primogenito di Francesco Filelfo: ?Marius paratissimo fuit ingenio et memoria quidam incredibili. Longe tamen hie in coronis promptior quam scriptis cognitus est*1.

Memoria portentosa, prontezza d'ingegno, buona pratica della lingua e della letteratura greca, unite al prestigio derivante dal nome del padre, furono i requisiti che resero Gian Mario Filelfo celebre presso i contemporanei, mentre le sue opere, numerosissime e quasi tutte di carattere encomiastico, furono poco note nel

Quattrocento e finirono con il venire dimenticate allo scadere del secolo. II Filelfo

figlio e figura rappresentativa di una parte deH'umanesimo minore che dalla

qualifica di studioso di humanae litterae trasse i mezzi per vivere, ponendo la cultura al servizio di principi e corti.

Nato a Costantinopoli il 24 luglio 1426 dal celebre umanista Francesco Filelfo e da Teodora Crisolora, figlia del dotto maestro greco Giovanni Crisolora, Gian

Mario Filelfo a pochi mesi di vita si trasferi in Italia con la famiglia e, seguendo il padre nei suoi spostamenti, comincio sotto la sua guida i primi studi. Negli anni fra il 1439 e il 1442 fu inviato da Francesco in Oriente presso la corte di Giovanni Paleologo per attendere allo studio del greco. Tomato nella penisola comincio la vita raminga che lo porto, sino alia fine dei suoi giorni, a soggior nare presso numerose corti dell'Italia centro-settentrionale. Nel 1446 ottenne la cattedra di grammatica e retorica a Savona; passo quindi nel 1450 a Marsiglia al servizio di Renato d'Angio. Dopo un breve soggiorno a Milano, nel 1451 si trattenne per qualche mese nel marchesato di Finale, localita in cui fece ritorno anche nel 1453. Seguirono rapidi viaggi a Ferrara e Genova. Negli anni tra il 1454 e il 1457 si ha notizia di un periodo di insegnamento a Torino presso lo studio di quella citta. Nel 1459 Gian Mario fu nuovamente a Milano con l'inca rico di istitutore dei figli di Francesco Sforza. Transito per Mantova, sede del concilio indetto da Pio II, all'inizio del 1460 sulla via di Venezia ,e ivi tenne cattedra di retorica. L'anno successivo fu a Bologna, poi a Modena e nuovamente a Milano. Nel 1467 gli venne affidata a Verona la docenza di humanae litterae.

Negli anni tra il 1469 e il 1471 insegno a Bergamo e successivamente, dalla fine

1 L.G. Giraldi, De poetis nostrorum temporum, Berlin 1894, 23 [= rist. anast. in La storio

grafia umanistica. Convegno internazionale di studi: Messina 22-25 ottobre 1987, II, Messina 1992].

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 3: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

574 C. FIORINA

del 1471 per circa cinque anni, ad Ancona, alternando frequenti soggiorai a

Tolentino, citta natale del padre. Tra il 1477 e il 1478 fu anche per breve periodo a Urbino. Trascorse gli ultimi anni di vita al servizio dei Gonzaga a Mantova: li si spense i primi di giugno del 1480, un anno prima del padre.

Ricevette numerosi riconoscimenti da principi del suo tempo: a Torino Ludovico di Savoia gli conferi nel 1455 la laurea poetica e probabilmente anche il titolo di eques auratus, e lo studio di quella citta, entro il 1457, la qualifica di doctor utriusque iuris2.

Numerosissime sono le opere latine e volgari da lui composte, la maggior parte delle quali giace inedita. Gian Mario in un'elegia composta nel 1471, in cui

egli stesso redige un elenco dei propri scritti, vanta di aver scritto anche carmi ed epigrammi in greco3; della produzione greca non ho tuttavia reperito testimoni. Elemento caratteristico di tutta l'opera deirumanista e lo stretto legame tra 'fare letterario' e committenza. I suoi testi sono infatti accompagnati da ampi e artico lati apparati di dedica indirizzati a personaggi di rilievo e principi dell'Italia centro settentrionale. Non stupisce quindi il fatto che l'elemento encomiastico sia la nota dominante di tutta la sua scrittura.

All'elevato numero di opere di ogni genere si contrappone una tradizione manoscritta piuttosto limitata e ristretta, nella maggior parte dei casi, al

Quattrocento: ogni testo e tradito da pochi esemplari, o addirittura da uno solo, e fra questi numerosi sono gli autografi o i codici di dedica commissionati dall'au tore stesso4. Ancora piu scarsa fu la diffusione a stampa degli scritti del Filelfo.

2 F. Gabotto, Un nuovo contribute alia storia dell'umanesimo ligure, ?Atti della societa ligure

di stor. Patr.?, s. II, 24 (1892), 68-115, 119-20, 121-55; T. Klette, Johannes Herrgot und Johannes Marius Philelfus in Turin 1454-1455, Bonn 1898; L. Agostinelli - G. Benadduci, Biografia e biblio

grafla di Gian Mario Filelfo, Tolentino 1899; L.C. Bollea, Umanesimo e cultura in Piemonte e nelVuniversita torinese, ?Boll. storico-bibliogr. subalpino?, 28 (1926), 324-406; G. Vinay,

Uumanesimo subalpino, Torino 1935, 36-38, 126-29, 269-72; G. Mardersteig, Tre epigrammi di Gian Mario Filelfo a Felice Feliciano, in Classical Mediaeval and Renaissance studies in honor of B. L. Ullman, II, Roma 1964 (Storia e letteratura, 94), 375-84; P.G. Ricci, s.v. Philelpho, Giovan

Mario, in Encicliopedia dantesca, II, Roma 1970, 872-73; A. Manetti, Di un ignoto scrittore bresciano del Quattrocento, ?Rinascimento?, 16 (1976), 173-86; A. Manetti, Un amico bergamasco di Gian Mario Filelfo, ?Giorn. Stor. della Lett. Ital.?, 155 (1978), 551-66; R. Picchio, L'interpretation humaniste de Vhistoire de Raguse de Giovan Mario Filelfo, in Etudes litteraires slavo-romanes, Firenze 1978 (Studia historica et philologica, 6), 43-54; A. Manetti, Storia di un'amicizia, in

Miscellanea di studi in onore di Vittore Branca, III/l, Firenze 1983, 265-82; R. Avesani, Verona nel

Quattrocento. La civilta delle lettere, in Verona e il suo territorio, IV/2, Verona 1984, 73-76, 107

10, 123, 155-56, 185, 197, 218, 239; P. Frassica, / Filelfo: due generazioni di umanisti, in Francesco

Filelfo nel quinto centenario della morte. Atti del XVII convegno di studi maceratesi, Padova 1986

(Medioevo e Umanesimo, 58), 515-27; P. Rocchi, Filelfo, Giovan Mario, in Letteratura italiana. Gli

autori, I, Torino 1990, 785-86; V. Rossi, // Quattrocento, a c. di R. Bessi, Milano 1992, 56, 112, 306, 379, 400, 414, 498-99. Informazioni sulla vita di Gian Mario vengono fornite dagli epistolari latino e greco del padre: Francisci Philelfi Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venetiis, Ioannes et Gregorius de Gregoriis, 1502, ad indicem; Cent-dix lettres de Franqois Filelfe, par E. Legrand, Paris 1892, pp. 41-42 ep. 17, pp. 42-43 ep. 18, pp. 50-53 ep. 24.

3 L'elegia e edita da Agostinelli -

Benadduci, Biografia, 33. 4 Un panorama della tradizione manoscritta dell'opera di Gian Mario Filelfo si trova in

Agostinelli - Benadduci, Biografia, 38-69; P.O. Kristeller, her Italicum, I-VI, London-Leiden

1963-90, ad indicem s.v. Filelfo, Gian Mario. Agostinelli e Benadduci nel loro elenco delle opere del Filelfo calcolano che i.testi composti dall'autore, comprese le poesie d'occasione in latino e volgare, siano piu di 250. Le ricerche da me condotte sulla tradizione manoscritta dell'opera di Gian Mario hanno portato a individuare 79 codici contenenti testi dell'autore, di cui 71 appartengono al secolo

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 4: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 575

Conosco una sola opera che ebbe fortuna in incunabolo, VEpistolarium novum, edito ben dieci volte nel secolo XV. Si tratta di un interessante esempio di ars

epistolandi umanistica nella forma di schematica raccolta di precetti e ampio formulario epistolare5. In edizione moderna si leggono solo cinque opere e qualche decina di versi.

Gian Mario, pur vantando di essersi cimentato in ogni genere letterario, latino e volgare, si considero di preferenza 'poeta latino', giungendo a dire di se stesso in un'elegia: ?Me brevior Naso meque Maro brevior?6.

Scrisse quindici poemi in esametri di carattere storico-encomiastico e moltis simi brevi componimenti in versi latini, da cui traspaiono amicizie, odi, polemiche e rapporti di dipendenza che legano l'umanista alia societa contemporanea. Tra i

poemi latini l'unico a stampa in edizione moderna e YAmyris1, un'opera in quattro libri sulla presa di Costantinopoli da parte dei Turchi. Le vicende della composi zione del testo sono esemplificative del concetto di fare letterario proprio dell'u manista. II testo e introdotto da una lettera di dedica di Othman Lillo Ferducci, mercante anconitano, a Maometto II. L'opera fu scritta dal Filelfo su richiesta del Ferducci per inviarla al sultano, con cui il padre, Lillo Ferducci, aveva intratte nuto un rapporto di amicizia durante il suo soggiorno in Oriente. II poema, in

quattro libri, fu composto tra il 1471 e il 1476. I primi tre libri furono scritti di getto ad Ancona nel 1471; il quarto libro fu invece composto qualche anno dopo. Dopo la morte di Othman, il Filelfo penso di modificare il finale, mediante

l'aggiunta del quarto libro, per poter cosi dedicare il poema a Francesco Sforza. Mentre infatti i primi tre libri narrano in toni celebrativi la vita di Maometto II e la presa di Costantinopoli, il quarto, che giunge fino all'anno 1476, si configura come un'esortazione rivolta allo Sforza perche si metta a capo delle milizie italiane

per contenere l'avanzata turca8.

Meno numerosi sono gli scritti in prosa latina: orazioni, trattati e opere storiche. Di questi godettero di una certa fama la Vita Dantis, composta dal Filelfo a Verona nel 1468 e dedicata a Pietro Alighieri, discendente del poeta9, e

VEpistolarium novum, messo insieme dall'umanista a Urbino nel 1477.

XV. Di questi manoscritti inoltre 10 sono con ogni probability autografi o contengono postille di mano dell'autore.

5 Dell'Epistolarium novum conosco un solo manoscritto: Paris, Bibl. Nat., Nouv. acq. lat. 1770

(Kristeller, her, III, 292; C. Samaran - R. Marichal, Catalogue des manuscrits en ecriture laitine

portant des indications de date, de lieu ou de copiste, IV/1, Paris 1981, 346). Fornisco un elenco delle edizioni incunabolo: [Paris, Ulrich Gering, dopo il 5 luglio 1481] (Hain 12968; IGI7714; BMC VIII 24); Milano, Leonardo Pachel - Ulderico Scinzenzeller, 29 aprile 1484 (Hain 12969; IGI 7715; BMC VI 751); Basel, Johann Amerbach, 1486 (Hain 12970; IGI 7716; BMC III 749); Louvain, Egidio Van Der Heerstraten, [14]86 (Hain 12971; BMC IX 165); Milano, Ulderico Scinzenzeller, 15 dicembre 1487 (Hain 12972; IGI 7717; BMC VI 833); Basel, Johann Amerbach, 1489 (Hain 12974; BMC III 752); Bologna, Bazilerio de Bazilieri, 1489 (Hain 12975; IGI 7718; BMC VI 833); Venezia, Giovanni da Tridino, 6 ottobre 1492 (Hain 12976; IGI 7719; BMC V 527); Basel, Johann Amerbach, 1495 (Hain 12979; IGI 7720; BMC III 756); Venezia, Giovanni da Tridino, [1498] (Hain 12977; IGI 7721; BMC V 533).

6 Agostinelli -

Benadduci, Biografia, 31. 7 G.M. Filelfo, Amyris, a c. di A. Manetti, Bologna 1978 (Letteratura italiana e comparata, 10). 8 Filelfo, Amyris, 21-22.

9 U. Foscolo, Discorso sul testo del poema di Dante, in Opere edite e postume, HI, Firenze

1923, 331; G. Scarlata, Giammario Filelfo interprete di Dante, Palermo 1931; Ricci, Philelpho, 872-73; R. Rinaldi, Umanesimo e rinascimento, in Storia della civilta letteraria italiana, II/1, To

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 5: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

576 C. FIORINA

Pur essendo meno copiosa della produzione in latino, l'attivita in volgare dell'umanista e anch'essa ricca e varia. Mentre, infatti, fino al 1472-73 Gian Mario

opero quasi esclusivamente in latino, negli anni successivi uso di preferenza il

volgare, assecondando il lento passaggio dal ?trionfo umanistico del latino del

primo Quattrocento all'esigenza della sperimentazione letteraria in volgare?10. Le Chronache de la citta de Anchona, poema encomiastico in terza rima scritto tra il 1471 e il 1476, ripercorrono le vicende storiche della citta dalle sue origini leggen darie fino ai tempi contemporanein. II romanzo in prosa e verso intitolato Glycefila ninpha bolognese, dedicato nel 1461-1462 al bolognese Guido Antonio dei

Lambertini, celebra le origini della citta emiliana12. II piu noto esempio di volgariz zamento dell'autore e la traduzione dell'ufficio della beata Vergine13. Numerosissimi sono inline i versi d'occasione in volgare composti dall'umanista14.

Scrisse una sola opera storiografica in prosa latina strutturata secondo un andamento annalistico: gli Annales in historiam Finariensis belli15. La storia del

rino 1990, 344; Rossi, // Quattrocento, 306. Edizione parziale in L. Mehus, Specimen historiae

litterariae florentinae, Florentiae 1747, XXII-XXXIII. Edizioni integrali: D. Moreni, Vita Dantis

Aligheri a J. Mario Philelpho scripta nunc primum ex codice Laurentiano edita et notis illustrata, Florentiae 1828; A. Solerti, Le vite di Dante, Petrarca e Boccaccio scritte fino al secolo XVI, Milano

1904, 158-85. 10 G.M. Filelfo, Chronache de la citta de Anchona, a c. di P. Frassica, Firenze 1979 (Studia

historica et philologica, 8), 5. 11

E. Spadolini, Un codice di Mario Filelfo (una cronaca di Ancona in terza rima), ?La

Bibliofilia?, 5 (1904), 298-301; A. Manetti, Reminescenze dantesche in un poema inedito del

Quattrocento, in Medioevo e Rinascimento veneto con altri studi in onore di Lino Lazzarini, I, Padova

1979, 433-50; Filelfo, Chronache. 12 F. Patetta, Sulla ?Glycefila? di Mario Filelfo in un nuovo esemplare autografo di Giovanni

Sabadino degli Arienti, ?Rendic. della R. Accad. d'Ital.?, s. VII, 4 (1941), 275-341. 13

La versione volgare in terza rima dell'officio della beata Vergine, a cui seguono i salmi

penitenziali e le litanie in settenari, l'officio della santa Croce, le Ore e altre orazioni, per lo piu in terza rima, presenta due diverse dediche a seconda dei testimoni: in alcuni manoscritti e infatti indiriz zata a Borso d'Este, duca di Modena, in altri a Maddalena Del Carretto, figlia del marchese del Finale Galeotto Del Carretto. Dei codici, di cui ho notizia, recano la dedica a Borso: Milano, Bibl.

Trivulziana, 909 (sec. XV) (Agostinelli - Benadduci, Biografia, 67; C. Santoro, / codici medioe

vali della Biblioteca Trivulziana, Milano 1965, 232); Firenze, Laur. 984 (sec. XV) (Kristeller, her, I, 85); ha la dedica a Maddalena Del Carretto: Parma, Bibl. Palatina, Parm. 1403 (Kristeller, her, II, 49). Esiste inoltre un altro testimone con la dedica di un certo Christophorus, il cui cognome e

illeggibile per una rasura della pergamena, alia consorte Iuliana: Stockholm, Kungliga Biblioteket, V u 9 (sec. XV) (Kristeller, her, V, 12-13). Agostinelli e Benadduci danno la notizia che la traduzione fu edita a Venezia per i tipi di Bernardino de' Corionel 1488 (Id., Biografia, 68): non ho trovato alcuna menzione di questa edizione in Hain, IGI, BMC, Goff.

141 principali codici contenenti nuclei estesi di versi volgari del Filelfo sono tre manoscritti del XV secolo: Firenze, Laur. 91,47; Vat. Urb. lat. 804 e Vat. Urb. lat. 728 (Agostinelli

- Benadduci,

Biografia, 42-51; C. Stornaiolo, Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, Codices Urbinates Latini, II, Roma 1912, 283-84, 379-84).

15 II Bellum Finariense viene citato da Agostinelli -

Benadduci, Biografia, 7-8, 35, 56-57; modesto l'intervento di R. Di Tucci, Mario Filelfo, Vapologista dei carretteschi, ?Boll. della Regia Deputazione di stor. patr. per le Liguria?, 2 (1935), 165-68; si e occupato della storia del Filelfo G.B. Cavasola con lo pseudonimo di Pinea, J. M. Philelphus. Bellum Finariense. Notizie intorno a un

codice del 1453, ?La Berio. Boll, d'informazione bibl.?, 18 (1978), 21-33; Id., M. Philelphus. Bellum Finariense. Nuova luce sull'accidente editoriale subito nel 1734 da L. A. Muratori, ?La Berio?, 27 (1988), 35-47. II testo del Bellum Finariense e edito in L.A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, XXIV, Mediolani 1738 [ma circa 1750] [= Milano, Forni, 1978]. L'edizione muratoriana e parziale: omette infatti la parte iniziale del liber primus. Una traduzione in italiano sulla base del testo dei RIS e in G.M. Filelfo, La Guerra del Finale (1447-1452), a c. di G.B. Cavasola, Genova 1979.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 6: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 577

Filelfo narra, in una prosa modellata sull'esempio degli storici classici, la guerra che tra il 1447 e il 1453 contrappose i Carretto, marchesi di Finale, a Genova. L'umanista racconta, in prospettiva favorevole ai Carretto, il conflitto scatenato dal tentativo dei Fregoso, dogi della repubblica ligure, di estendere il loro dominio sul piccolo marchesato e celebra il valore mostrato dai Carretteschi nella coraggiosa difesa del proprio Stato.

La presenza deH'umanista in territorio ligure e attestata dal 1446, quando ottenne la cattedra di retorica a Savona. In seguito fu nel marchesato di Finale nel 1451, dai primi mesi dell'anno sino all'autunno, e vi torno nuovamente nel

1453, avendo cosi modo di frequentare i Carretto e di assistere personalmente a

parte degli avvenimenti narrati nella sua opera storiografica. Ai Carretteschi Gian Mario fu inoltre legato da vincoli di parentela: sposo Marietta Del Carretto, esponente di un ramo minore dei marchesi di Millesimo o di Finale.

II Bellum Finariense fu composto da Gian Mario nella prima meta del 1453, durante la permanenza in Liguria, e venne portato a termine entro il primo luglio di quell'anno. Notizie sui tempi e sulle modalita di composizione vengono fornite dal testo stesso. La narrazione della guerra copre un periodo che va dalla meta del 1447 fino al febbraio del 1453. Nella prefazione all'imperatore Costantino

Paleologo, parlando di Costantinopoli, si dice che essa e cinta d'assedio dai Turchi16. Sulla base di questa affermazione e lecito concludere che il Filelfo inizio la stesura del Bellum prima che la notizia della caduta di Costantinopoli, avvenuta il 29 maggio 1453, giungesse in Occidente. Termine ad quern per fissare la conclu sion dell'opera e la data posta in calce all'epistola con la quale l'autore offre al nuovo marchese di Finale, Giovanni, un esemplare della sua storia. La lettera reca la data ex Millesimo kalendas quintiles (Millesimo, 1? luglio 1453)11.

Gli annali del Filelfo vanno considerati entro il panorama della storiografica ligure, che ebbe in Genova un fiorente centro: dal Caffaro (sec. XII) fino al

Cinquecento la repubblica affido infatti ai suoi cancellieri il compito di redigere annali delle res Genuenses. Cosi nel Quattrocento fissarono per iscritto le gesta genovesi Giorgio e Giovanni Stella negli Annales Genuenses, il cui racconto va dal 1298 al 143518; Battista Stella e Goffredo d'Albaro, le cui opere sono andate

perdute; Bartolomeo Senarega, che continuo il racconto dei predecessori abbrac ciando gli anni dal 1488 al 151419. Accanto a questo filone di storiografia 'ufficiale', commissionata e voluta dalle istituzioni, Genova conobbe nel secolo

XV anche una ricca produzione storiografica 'privata', tra i cui cultori si possono citare Antonio Gallo20 e soprattutto l'umanista Iacopo Bracelli21.

La narrazione del Bellum Finariense e preceduta e conclusa da un ampio ed elaborato apparato di dedica. L'opera e infatti introdotta da due testi: il proemiolum a Spinetta, marchese di Millesimo, piccolo centro posto sotto la signoria di un ramo dei Carretto22, e la praefatio a Costantino XI Paleologo, imperatore

16 Muratori, RIS, XXIV, 1146.

17 RIS, XXIV, 1230.

18 Georgh et Iohannis Stellae Annales Genuenses, RIS, XVII, 947-1318.

19 Bartolomei Senaregae Commentaria de rebus Genuensibus, RIS, XXIV, 511-634. 20

Antonii Galli Opuscola historica, RIS, XXIII, 243-303. 21

C. Grayson, s.v. Bracelli, Giacomo, in Diz. Biogr. degli ItaL, XIII (1971), 552-53. 22

RIS, XXIV, 1143.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 7: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

578 C. FIORINA

d'Oriente23. Alia fine del racconto storico sono l'epistola con cui il Filelfo offre a Giovanni, marchese di Finale, una copia del Bellum Finariense24, un carme in esametri per celebrare la ricostruzione del marchesato operata dallo stesso Giovanni, un epitaffio per il marchese Galeotto Del Carretto, deceduto durante la

guerra, e un altro carme in esametri che ribadisce la dedica dell'opera a Spinetta25. A ciascun libro l'autore premette una prefazione in prosa nella quale illustra aneddoti storici tratti dall'antichita e istituisce parallelismi fra le nobili imprese della storia greco-romana e le vicende del conflitto presente. Tutte le prefazioni sono intitolate all'imperatore Costantino, allora alle prese con la minaccia turca, affinche tragga utili insegnamenti dall'esempio della guerra di Finale.

II racconto storico si articola in otto libri di ampiezza molto varia: il primo libro ha infatti un'estensione pari a quasi la meta dell'intera opera, mentre i rimanenti sette sono piuttosto brevi26. II liber primus si apre con un'estesa sezione dedicata alle favolose origini degli aleramici che, secondo una leggenda ampiamente diffusa, vengono fatte risalire nel secolo X ad Aleramo, genero dell'imperatore Ottone I27. Dopo aver raccontato lafabula di Aleramo, l'autore ricostruisce la genealogia da lui discesa, illustrandone i due rami principali: i marchesi di Monferrato e i marchesi di Finale. Segue il racconto della guerra del Finale che, secondo lo schema proposto da Cicerone per la storiografia, espone consilia primum, deinde actay postea eventus (De or. II 15, 63).

In seguito al vuoto di potere venutosi a creare in Italia settentrionale con la morte di Filippo Maria Visconti, i Fregoso approfittarono dell'occasione per tentare di estendere il dominio della repubblica di Genova su Finale, da sempre alleato del duca di Milano. Aperte le ostilita nel dicembre del 1447, il conflitto fu inizial mente favorevole ai genovesi che 1'8 maggio 1448 riuscirono a espugnare il borgo di Finale, costringendo cosi il marchese Galeotto Del Carretto a fuggire in esilio. L'anno successivo lo stesso marchese trovo la morte in Britannia, dove si era recato a cercare aiuti per riconquistare i suoi domini. La ripresa delle ostilita contro i Fregoso fu quindi riorganizzata dal successore di Galeotto, Giovanni Del Carretto, che il 20 dicembre 1450 riusci in una sola battaglia a strappare Finale a Genova. II Filelfo chiude la storia con la descrizione del rifiorire del marche sato sotto la guida di Giovanni, ricordando la ricostruzione della cinta muraria del borgo, festeggiata il 25 novembre 1452, e le nozze del marchese con Bannina Adorno, celebrate il 3 febbraio 1453.

23 RIS, XXIV, 1145-46.

24 RIS, XXIV, 1230.

25 RIS, XXIV, 1231-32.

26 Nei /?/5 il prime- libro comprende le coll. 1147-74, gli altri le coll. 1175-1228. L'edizione muratoriana tralascia la sezione del libro primo dove l'umanista narra la fabula di Aleramo e ricostruisce la sua genealogia. 27

Su Aleramo personaggio storico realmente esistito si veda: C. De Simoni, Sulle marche d'Italia e sulle low diramazioni in marchesati, ?Atti della societa ligure di stor. patr.?, 28 (1896), 1-330; F.

Gabotto, Gli Aleramici fino alia meta del secolo XII, ?Riv. di Stor., Arte, Archeologia per la provincia di Alessandria?, 28 (1919), 13-19; G. Barelli, // diploma di Ottone I ad Aleramo V del 23 marzo

967, ?Boll. storico-bibliogr. subalpino?, 55 (1957), 103-33; F. Cognasso, Ricerche sulle origini aleramiche, ?Atti dell'Accad. delle scienze di Torino. Classe di scienze morali, storiche e filolo

giche?, 92 (1957-58), 33-49; F. Cognasso, s.v. Aleramo, in Diz. biogr. degli Ital, II (1960), 157-58. Sulla leggenda aleramica rimando a: G. Carducci, Gli Aleramici (leggenda e storia), in Opere di Giosue Carducci. Edizione nazionale, 22, Bologna 1939, 315-50; F. Gabotto, L'elemento storico nelle ?Chansons de geste?, ?Boll. storico-bibliogr. subalpino?, 26 (1924), 1-156.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 8: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 579

La tradizione manoscritta del Bellum Finariense e circoscritta, secondo gli esiti delle mie ricerche, a un solo codice antico (Milano, Bibl. Naz. Braidense, AF XII 2)28 e a uno settecentesco (Palermo, Bibl. Comunale, 2 Qq D 117)29. Nel manoscritto braidense qualita della pergamena, scrittura accurata, un'iniziale miniata e lo stemma gentilizio dei Carretto sul f. lr indicano inequivocabilmente che si tratta di una copia di dedica esemplata per un membro della famiglia marchionale nella seconda meta del secolo XV in Italia centro-settentrionale; in una nota di possesso al f. 59r si legge: ?Liber conventus sancte Katherine ordinis

predicatorum Finarii dono magnifici domini Galleoti de Carreto etc.?. Tale Galeotto

pud essere identificato con due diversi membri della famiglia Carretto, vissuti in anni ravvicinati: il primogenito del marchese Giovanni, Galeotto II (sec. XV2), la

signoria del quale e oggetto di controverse datazioni da parte degli storici30, e il

poeta Galeotto Del Carretto (1455-1530)31. Importa mettere in rilievo come secondo questa nota di possesso, vergata da

mano del sec. XV2, B sia stato dato in dono al convento di S. Caterina in

Finalborgo, fiorente centro di vita religiosa e chiesa gentilizia della famiglia marchionale32. Non si sa poi piu nulla del manoscritto fino al Settecento. Nell'Archivio di Stato di Milano, Autografi cart. 127, fasc. 4, tra i documenti

riguardanti Gian Mario Filelfo si trova un fascicolo relativo al codice B. II fascicolo consta di alcuni fogli, scritti da differenti mani del sec. XIX, con un sommario resoconto del contenuto del Bellum Finariense, una trascrizione del proemio a

Spinetta e una serie di documenti che attestano il trasferimento del manoscritto, nel 1828, daH'Archivio di Stato, ove B era conservato, alia Biblioteca Braidense.

28 Lo indichero con la sigla B. Membr., ff. I (cart.) + 59 + III (cart.), mm. 285 x 210 <180 x

115>, 39-40 linee lunghe, umanistica libraria italiana con elementi tardo-gotici, sec. XV2, Italia setten trionale area nord-occidentale; fascicoli 1-510, 69, lato carne esterno, rigatura a inchiostro e a piombo (linee orizzontali a inchiostro, verticali a piombo), scrittura 'above top line', inchiostro bruno;

Muratori, RIS, Praefatio, XXIV, 1135-36; Kristeller, her, I, 325; Cavasola, Notizie, 21-33; Filelfo, La Guerra, 5-30; L. Bertalot, Initia humanistica latina, I, Tubingen 1985, 144 n. 2478, II/l, 415 n. 7611; R.L. Guidi, Gli studia humanitatis e una diversa deflnizione dell'uomo nel

Quattrocento, ?Studi francescani?, 88 (1991), 192. 29 Lo indichero con la sigla P. Cart., ff. II + 155 + II, in 4?, linee lunghe, scrittura minuscola

cancelleresca formale italiana con elementi corsivi, sec. XVIII1 (il manoscritto e stato da me visto solo in microfilm); G. Di Marzo, / manoscritti della Biblioteca Comunale di Palermo, II/l, Palermo

1934, 147-48; Kristeller, her, II, 25. 30 E. Calvi, Tavole storiche dei comuni italiani, I, Roma 1903, 3; G.A. Silla, Storia del Finale,

I, Savona 1964, 143; M. Scarrone, Gli Aleramici e gli insediamenti monastici nel Finale (con una

breve introduzione alia storia medievale del marchesato carrettesco), in La chiesa e il convento di S. Caterina in Finalborgo, Genova 1982, 17-19; G. Nuti, s.v. Del Carretto, Alfonso, in Diz. biogr. degli ital, XXXVI (1988), 385-87.

31 Galeotto Del Carretto, Cronache del Monferrato, a c. di G. Avogrado, in Monumenta

historiae patriae. Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848, 1081-390; Cronaca del Monferrato in ottava rima del marchese Galeotto Del Carretto, & c. di G. Giorcelli, Alessandria 1897 (Document! storici del Monferrato, VIII); G. Manacorda, Galeotto Del Carretto poeta lirico e drammatico, ?Mem. della Reale Accad. delle Scienze di Torino?, s. II, 49 (1898-99), 47-125; P. de Brayda, / Del Carretto e genealogia di Galeotto Del Carretto, Roma 1934, 4-29; Vinay, L'umanesimo subalpino, 123, 132, 151, 157; G. Turba, Galeotto Del Carretto tra Casale e Mantova, ?Rinascimento?, s. II, 11 (1971), 95-169; E. Fumagalli, La ?Cronica del Monferrato? di Galeotto Del Carretto, ?Aevum?, 52 (1978), 391-426; R. Ricciardi, s.v. Del Carretto, Galeotto, in Diz. biogr. degli Ital, XXXVI (1988), 415-19.

32 N. Lamboglia - G.A. Silla, / monumenti del Finale, Bordighera I9602, 47; Silla, Storia del Finale, II, 660-74; G. Murialdo, // centro domenicano dalla fondazione (1359) alia soppres sione ottocentesca, in La chiesa e il convento di S. Caterina, 20-41.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 9: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

580 C. FIORINA

Fra questi, in una minuta del 27 settembre 1828, contenente una petizione di

spostamento del codice in sede ?piu consona?, si dice che ?faceva parte delle carte degli archivi del Finale che qui [nell'Archivio di Stato] furono trasportate l'anno 1714 in occasione della vendita fatta dall'imperatore Carlo VI ai

Genovesi?33. Finale, soggetta agli Asburgo d'Austria, fu infatti ceduto dall'impe ratore a Genova nel 1714. Poco dopo questa data B attiro l'attenzione degli eruditi; sulla base di questo codice infatti il Muratori preparo un'edizione del Be Hum Finariense da inserire nei Rerum Italicarum Scriptores. Prese allora accordi per la pubblicazione del testo con il patrizio finalese Martino Colla34, ma nonostante fosse gia pronta la composizione tipografica per la stampa nel tomo XXIV, la

pubblicazione del testo del Filelfo fu improvvisamente sospesa e lo scritto fu sostituito con altre opere. Nel tomo XXIV, cosi come fu pubblicato nel 1738, non era traccia alcuna del Bellum Finariense. Secondo Gian Battista Cavasola, che si e occupato della vicenda dello 'stralcio' del Bellum Finariense, fautore della sostituzione fu, con ogni probability il patrizio genovese Gian Luca Pallavicino, influente diplomatico presso la corte Viennese e membro della Societa Palatina35.

Alia radice dello stralcio sono due ordini di ragioni: una politica, volta a evitare la diffusione di un'opera avversa a Genova, e una personale, mossa dall'astio del Pallavicino per Martino Colla, citato nel frontespizio dell'edizione muratoriana della storia finalese. La composizione tipografica dell'edizione del Muratori fu tuttavia utilizzata intorno alia meta del secolo XVIII per imprimere un numero limitato di esemplari del tomo XXIV, recanti ancora la data fittizia 173836.

Copia di B e anche il manoscritto settecentesco 2 Qq D 117 della Biblioteca Comunale di Palermo, come ho potuto constatare in seguito alia collazione del testo dei due testimoni. II Bellum Finariense in P e caratterizzato da una nutrita serie di omissioni di interi periodi e sezioni. Si tratta di interventi del compila tore di P atti a fornire un'edizione della storia del Filelfo rispondente a precisi interessi. Vengono infatti sistematicamente omessi tutti i riferimenti all'impera tore Costantino, la maggior parte delle prefazioni in cui il Filelfo fa ampio sfoggio della sua erudizione, e tutte quelle digressioni che allontanano dalla narrazione dei fatti contemporanei. Al compilatore di P interessano infatti le notizie storiche. II manoscritto palermitano e un quadernetto cartaceo esemplato nella prima meta del Settecento e appartenuto alia biblioteca di Bernardo Brichieri Colombi, erudito

patrizio finalese e autore di uno scritto intitolato Tabulae genealogicae gentis Carrettensis31, un'opera in latino che ricostruisce la genealogia della famiglia Carretto servendosi, tra le altre fonti, del Bellum Finariense.

33 Archivio di Stato di Milano, Autografi, cart. 127, fasc. 4, busta 11.

34 F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, IV, Mediolani 1745, 2095-97; Silla,

Storia del Finale, II, 660-74; A. Annoni, Gli inizi della dominazione austriaca, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, 56 n. 3, 171; G. Seregni, La cultura milanese nel Settecento, in Storia di Milano, XII, 638; F. Vittori, Colla, Martino, in Diz. Biogr. degli Ital, XXVI (1982), 769-72. 35

Cavasola, Nuova luce, 35-47. 36

Iohannis Marii Philelphi Bellum Finariense, a c. di L.A. Muratori, RIS, XXIV, Mediolani

[sec. XVIII med.] [= Milano, Forni, 1978], 1133-232. II Muratori omette la sezione iniziale del primo libro contenente la storia leggendaria di Aleramo e della discendenza da lui derivata (B ff. 3r-8v). 37

G.B. Brichieri Colombi, Tabulae genealogicae gentis Carrettensis et marchionum Savonae Finarii Clavexanae etc., Vindobonae 1741. Su Bernardo Brichieri Colombi: G.B. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, V, Genova 1858, 117; G. Turi, Brichieri Colombi Giovanni Domenico, in

Diz. biogr. degli Ital, XIV (1972), 229-30.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 10: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 581

*

In un libro dedicato alia poetica di Leon Battista Alberti, Roberto Cardini mostra come per l'umanista ogni scrittura non sia altro che una 'riscrittura' di

quanto gli antichi hanno gia detto38. In conformita con la celebre sentenza terenziana secondo cui nullum est iam dictum quod non sit dictum prius (Ter. Eun.

41), l'Alberti ritiene che, avendo l'antichita greca e latina gia trattato ogni problema, l'attivita letteraria consista in un'operazione analoga a quella di chi

compone un mosaico. Come il mosaicista anche lo scrittore, attingendo le proprie tessere al patrimonio della cultura classica, deve disporre i materiali acquisiti secondo un proprio disegno. L'originalita dell'opera letteraria consiste quindi nell'i nedita disposizione delle conoscenze antiche, alia base della quale deve essere una nuova idea. Le dichiarazioni programmatiche dell'Alberti rispecchiano in modo esemplare la concezione che l'umanesimo ha della letteratura. In questa prospettiva la ricerca delle fonti acquista una particolare importanza quale strumento atto a esemplificare il metodo di lavoro di Gian Mario Filelfo39. La sezione iniziale del liber primus, dedicata alia leggenda aleramica e alia genealogia dei marchesi di Monferrato, non e infatti frutto di ricerche condotte da Gian Mario su varie fonti, ma si presenta come opera di compilazione e rielaborazione di un testo trecentesco: il Chronicon imaginis mundi di fra Iacopo d'Acqui.

E opportuno a questo punto soffermarsi sulla figura poco studiata di Iacopo d'Acqui e sulla fortuna dell'Imago mundi40. Iacopo nacque dall'illustre famiglia

38 R. Cardini, Mosaici. II 'nemico' dell'Alberti, Roma 1990 (Humanistica, 6).

39 Illustrano la metodologia di lavoro della storiografia umanistica: R. Sabbadini, // metodo

degli umanisti, Firenze 1922, 74-85; F. Chabod, Lezioni di metodo storico, Bari 19765, 16-24; M.

Miglio, La storiografia pontificia del Quattrocento, Bologna 1975; G. Ianziti, From Flavio Biondo to Lodrisio Crivelli. The beginnings of humanistic historiography in Sforza Milan, ?Rinascimento?, s. II, 20 (1980), 3-39; M. Anselmi, Umanisti, storici, traduttori, Bologna, 1981; E. Cochrane,

Historians and historiography in the Italian Renaissance, Chicago-London 1981; G. Ferrau, La

concezione storiografica del Valla: i ?Gesta Ferdinandi regis Aragonum?, in Lorenzo Valla e

VUmanesimo italiano, Atti del Convegno internaz- di studi umanistici (Parma, 18-19 ottobre 1985), a c. di O. Besomi - M. Regoliosi, Padova 1986 (Medioevo e Umanesimo, 59), 265-310; G. Ianziti,

Storiografia e contemporaneity. A propostito del ?Rerum suo tempore gestarum commentarius? di Leonardo Bruni, ?Rinascimento?, s. II, 30 (1990), 3-28; F. Tateo, Imiti della storiografia umanistica, Roma 1990 (Humanistica, 9); M. Regoliosi, Riflessioni umanistiche sullo 'scrivere storia', ?Rinascimento?, 31 (1991), 3-37; La storiografia umanistica, Atti del Convegno internazionale di studi (Messina, 22-25 ottobre 1987), a c. di A. Di stefano - G. Faraone - P. Megna - A. Tramontana,

Messina 1992. 40

L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii aevi, III, Mediolani 1740, 917-18; edizione del testo in Fr. Iacobus ab Aquis, Chronicon imaginis mundi, a c. di G. Avogadro, in Monumenta

Historiae Patriae. Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848, 1351-626; O. Holder-Egger, Bericht iiber eine Reise nach Italien im Jahrel891, Beilagen, 8. Ueber die Handschriften der Imago mundi des Jacob vonAcqui, ?Neues Archiv?, 17 (1892), 496-510; F. Gabotto, Les legendes carolingiennes dans le Chronicon imaginis mundi de frate Jacopo d'Acqui, ?Revue des langues romanes?, s. IV, 37

(1894), 251-67, 355-73; F. Savio, Gli antichi vescovi d'ltalia, I, Torino 1898, 31-32; F. Massimelli,

Pagine inedite della ?Chronica imaginis mundi? di lacopo d'Acqui, Asti 1913; D. Bianchi, Iacopo d'Acqui, ?Studi Medievali?, 1 (1923-24), 139-43; A. De Stefano, La disgrazia di Pier delle Vigne, ?Atheneum?, n. s., 2 (1924), 190-92; A. Monteverdi, Pier della Vigna nelVImago mundi di lacopo d'Acqui, nei suoi Saggi neolatini, Roma 1945 (Storia e letteratura, 9), 111-48; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis Praedicatorum medii aevi, II, Romae 1975, 298; T. Kaeppeli - E. Panella, Scriptores Ordinis Praedicatorum medii aevi. Supplementum, IV, Romae 1993, 129.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 11: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

582 C. FIORINA

dei Bellingeri d'Acqui (alto Monferrato) alia fine del secolo XIII. Quasi nulla si conosce della sua vita, se non che fu frate domenicano, com'egli stesso si definisce nell'intitulatio del Chronicon, e che scrisse la sua opera intorno al 1334, data

dopo la quale non si ha piu alcuna notizia intorno alia sua persona. L'Imago mundi

appartiene al genere tipicamente medioevale della storia universale e si articola in due parti: una brevissima sezione contenente un compendio dell'Antico e del

Nuovo Testamento e una lunga narrazione che abbraccia le vicende di tutto il

mondo, dalla nascita di Cristo sino all'inizio del secolo XIV. Del Chronicon conosco sei manoscritti:

Milano, Bibl. Ambrosiana, D 526 inf. (sec. XIV)41 Milano, Bibl. Trivulziana, 704 (sec. XV)42 Parma, Archivio di Stato, Raccolta di manoscritti, busta 39 (sec. XV)43 Torino, Bibl. Nazionale, G II 34 (sec. XV)44 Torino, Bibl. Nazionale, III 22 (sec. XV)45 Torino, Bibl. Nazionale, Misc. 126. I (fragm., sec. XV circa)46

E interessante notare come cinque dei sei manoscritti menzionati apparten gano al secolo XV Tale dato testimonia la relativa notorieta del Chronicon nel

Quattrocento. La storiografia legata alle corti aleramiche conobbe una grande fioritura tra

i secoli XV e XVI, quando i marchesi di Monferrato, Saluzzo e Finale divennero committenti di opere letterarie volte a dare lustro al loro nome mediante la ricostru

zione, a meta tra mito e storia, delle loro origini. II primo autore che fisso per iscritto la fabula di Aleramo e la sua discendenza fu Iacopo d'Acqui. Nel sec.

XIV, nello stesso giro d'anni di Iacopo d'Acqui, la leggenda fu narrata anche da Galvano Fiamma nel Chronicon maius (1335 circa)47 e, verso la fine del Trecento, ne tratto in prosa e verso francese Tommaso III, marchese di Saluzzo (1396-1416) nel romanzo allegorico Le livre du chevalier errant4*. Negli anni tra il 1398 e il 1402 riferisce la storia di Aleramo, in lingua latina, il Chronicon Placentinum di

Giovanni Mussi49. Nel sec. XV narrarono in lingua latina gli amori di Aleramo e

41R. Cipriani, Codici miniati delVAmbrosiana, Milano 1968,226; Inventario Ceruti dei manoscritti della Biblioteca Ambrosiana, I, Trezzano (Milano) 1973, 682; Kaeppeli, Scriptores, II, 298.

42 G. Porro, Catalogo dei codici manoscritti della Trivulziana, Torino 1884, 270; C. Santoro, /

codici medioevali della Biblioteca Trivulziana, Milano 1965, 162-63; Kaeppeli, Scriptores, II, 298. 43

De Stefano, La disgrazia, 190-92; Kaeppeli, Scriptores, II, 298. 44

G. Mazzatinti, Inventari delle biblioteche d'ltalia, XXVIII, Firenze 1922, 103 n. 994; T.

Kaeppeli, Antiche biblioteche domenicane in Italia, ?Archivium fratrum praedicatorum?, 36 (1966), 64; Id., Scriptores, II, 298.

45 G. De Sanctis - C. Cipolla, Inventario dei codici superstiti greci e latini antichi della

Biblioteca Nazionale di Torino, ?Riv. di filol. e d'istruz. class.?, 32 (1904), 541; Mazzatinti, Inventari, 28, 141 n. 1376; Kaeppeli, Scriptores, II, 298.

46 Kaeppeli -

Panella, Scriptores. Suppl, IV, 129. 47

Galvanus Flamma, Chronicon maius, a c. di A. Ceruti, in Miscellanea di storia italiana, VIII, Torino 1867, 441; L.A. Ferrai, Le cronache di Galvano Fiamma e le fonti della Galvagnana, ?Boll. dellTst. Stor. Ital.?, 10 (1890), 1-40.

48 Su Tommaso III marchese di Saluzzo si veda: Histoire litteraire de la France, 24, Paris 1862,

444; N. Jorga, Thomas III, marquis de Saluces, Paris 1893; A. Tallone, s.v. Saluzzo, in Enciclopedia Italiana, XXX, Roma 1949, 572-73. II romanzo francese e inedito. Ne conosco un solo manoscritto:

Torino, Bibl. Universitaria, L V 6 (sec. XIV); Mazzatinti, Inventari, XXVIII, 167 n. 1680. 49

Johannis de Mussis Chronicon Placentinum, RIS, XVI, Mediolani 1730, coll. 589-91.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 12: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAN! FINARIENSIS BELLI 583

Alace: Antonio Astesano nei versi elegiaci del De varietate fortunae, sive de vita sua et gestis civium Astensium (sec. XV med.)50, Iacopo Filippo Foresti nel

Supplementum chronicarum (edizione princeps Venezia 1483)51 e Gioffredo della Chiesa nella cronaca di Saluzzo (sec. XV ex.)52. Tra Quattro e Cinquecento la

leggenda aleramica venne raccontata in volgare daH'anonima Cronica di

Monferrato53 e dalle storie monferrine di Galeotto Del Carretto (ante 1430) e Benvenuto di San Giorgio (sec. XVI med.)54.

II Bellum Finariense e la prima opera storiografica a me nota a servirsi, nella

parte riguardante Aleramo e la sua discendenza, delYImago mundi. Successiva mente la cronaca di Iacopo d'Acqui fu utilizzata anche da Gioffredo della Chiesa, Galeotto Del Carretto e Benvenuto di Sangiorgio, dando prova della vitalita di

questo testo neH'ambito delle regioni nord-occidentali soggette a signori discen denti dagli aleramici. Nella compilazione della storia finalese il Filelfo riprende un nucleo di capitoli consecutivi, in cui il frate delinea origini e discendenza del marchionatus Montisferrati dagli inizi del sec. X fino all'anno 1334, e ne segue scrupolosamente il contenuto.

Per illustrare la fedelta con cui il Filelfo si attiene alia sua fonte, natural mente taciuta, fornisco uno schema dei principali contenuti della fabula di Aleramo e della discendenza dei marchesi del Monferrato cosi come si presenta nel

Chronicon, registrando divergenze, omissioni o aggiunte del racconto del Filelfo.

Riporto i titoli dei capitoli in cui e suddivisa la cronaca del frate, seguiti da un breve riassunto e dalla puntuale indicazione delle osservazioni derivanti dal confronto con il Bellum Finariense, che, a differenza della sua fonte, non articola il racconto in capitoli55.

Iacopo, Chronicon, 1533: Principium marchionatus Montisferrati de Lombardia ex Aleramo primo marchione et eius uxore Alax, filia imperatoris Ottonis VI Romanorum, anno Domini leshu Christi DCCCCXL.

Aleramo nasce nel contado di Albenga da nobili Sassoni in pellegrinaggio verso Roma. Rimasto orfano a pochi mesi di vita, viene adottato e cresciuto dalla nobilta del luogo. Filelfo, B f. 3v: Unica divergenza fra il Filelfo e la sua fonte e il fatto che, mentre il frate dice di ignorare il nome dei genitori di Aleramo, l'umanista li chiama Enrico e

Angela.

50 Antonii Astesani Carmen de varietate fortunae, RIS, XIV, Mediolani 1729, 1032-34. Su Antonio Astesano si veda: L.C. Bollea, Nuove informazioni sul cronista Antonio Astesano, ?Boll.

storico-bibliogr. subalpino?, 28 (1926), 1-35; L. Vergano, s.v. Astesano, Antonio, in Diz. biogr. degli ItaL, IV (1962), 465-66.

51 Iacobi Philippi [Foresti] Bergomensis Supplementum chronicorum, Venezia, Bemardinus

Benalius, 1483 (Hain 2805; BMC V 370). 52 Gioffredo Della Chiesa, Cronaca di Saluzzo, in Monum. hist. patr. Script, III, 450-56. Su

Gioffredo si veda: M. Bertaglia - A. Brandimarte, Contributo alia cronologia e all'attribuzione della ?Cronaca di Saluzzo?, ?Boll. storico-bibliogr. subalpino?, 73 (1975), 655-64; R. Bordone, s.v.

Della Chiesa, Gioffredo, in Diz. biogr. degli ItaL, XXXVI (1988), 753-55. 53 Cronica di Monferrato, a c. di G.B. Moriondo, in Monumenta Aquensia, II, Torino 1790,

coll. 179. 54

Benvenuto di san Giorgio, Historia Montisferrati, RIS, XXIII, Mediolani 1733, 311-27; E.

Durando, Delle fonti della cronaca di Benvenuto di San Giorgio, ?Riv. Stor. per la Provincia di

Alessandria?, 13 (1904), 123-25. 55 Per il testo deWImago mundi cito dall'edizione dell'Avogadro nei Monum. Hist. Patr., redatta

sulla base del manoscritto Bibl. Naz. di Torino, G II 34. II testo del Bellum e quello tradito da B.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 13: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

584 C. FIORINA

Iacopo, Chronicon, 1534-35: Moritur imperator Otto V et venit alius imperator VI Otto istius nominis.

L'imperatore Ottone viene in Italia per domare la ribellione della citta di Brescia. Tra i suoi alleati partecipa alia guerra, a capo di un contingente di uomini inviati dal contado di Albenga, Aleramo. II giovane, ottenuta la stima di Ottone, entra a far parte del seguito imperiale e s'innamora, corrisposto, di Alace, la figlia dell'imperatore. I due fuggono insieme e si rifugiano sui monti sovrastanti Albenga, dove Aleramo guadagna da vivere per se e per la sposa esercitando la professione di carbonarius per il cuoco del vescovo della citta. Filelfo, B 3v-5r: Due le aggiunte dell'umanista sul canovaccio dei fatti riferiti dal frate: una digressione sulla forza della passione amorosa, laddove si descrive l'innamoramento di Aleramo e Alace; un lungo discorso pronunciato da Aleramo sul valore della virtu e di una coraggiosa sopportazione delle avversita, nella sezione dedicata alia vita dura e faticosa condotta dai due giovani sposi fuggiaschi.

Nell'Imago mundi a questo capitolo ne seguono tre brevissimi in cui si da notizia dei

quattro figli nati da Aleramo e Alace. Gian Mario li omette.

Iacopo, Chronicon, 1535-36: Vult imperator VI Otto iterum facere exercitum super Brixienses. In seguito a una seconda ribellione di Brescia, l'imperatore Ottone prepara una nuova

guerra, a cui partecipa, all'insaputa del suocero, anche Aleramo come carbonarius per il cuoco del vescovo di Albenga. Filelfo, B f. 5v: II Filelfo omette alcuni brevi periodi dedicati da Iacopo alia descrizione delle insegne militari di Aleramo. Diverge inoltre dal racconto del frate neirattribuire al

protagonista l'iniziativa di partecipare alia guerra nella speranza di riscattarsi agli occhi di Ottone, laddove Iacopo fa dipendere la partecipazione di Aleramo dalla volonta del cuoco del vescovo.

Iacopo, Chronicon, 1536: Aleramus incipit ostendere virtutem suam contra Brixienses in servitium imperatoris.

Aleramo combatte valorosamente e mette in fuga i nemici. Filelfo, B f. 6r: Gian Mario si attiene fedelmente, nella sequenza dei fatti, al racconto

dell'Imago mundi.

Iacopo, Chronicon, 1536: De secundo conflictu quern facit Aleramus contra Brixienses die sequenti.

Aleramo si comporta con grande valore in un secondo scontro contro la citta ribelle.

L'imperatore comincia a indagare su chi sia questo coraggioso soldato che milita nelle sue schiere. 11 vescovo di Albenga, interrogato Aleramo e scopertane l'identita, decide di rivelare la verita a Ottone. Filelfo, B f. 6r: Gian Mario si attiene puntualmente al racconto del frate.

Iacopo, Chronicon, 1536-37: Sicut Aleramus manifestatur Ottoni VI. Aleramo, Alace e i loro quattro figli vengono condotti dall'imperatore che li accoglie

con grandi festeggiamenti. Filelfo, B ff. 6r-7r: L'umanista inserisce a questo punto del racconto un'ampia orazione

pronunciata da Aleramo dinanzi a Ottone per giustificare la sua fuga con Alace. Particolare

divergente rispetto alia narrazione del domenicano e lo svenimento di Alace all'incontro con il padre, svenimento che Iacopo attribuisce alia madre.

Iacopo, Chronicon, 1537: De armis rubei coloris et albi Alerami et omnium marchionum

Montisferrati.

L'imperatore dona al cognato nuove insegne militari. Filelfo, B f. 7r: Cos! anche nel racconto dell'umanista.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 14: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 585

Iacopo, Chronicon, 1537: De morte Ottonis filii Alerami. Aleramo, durante una battaglia, viene a duello con il proprio figlio primogenito Ottone

e, non riconosciutolo, lo uccide.

Filelfo, B f. 7r-7v: II Filelfo aggiunge l'orazione pronuncita da Aleramo davanti al senato

per esortare l'imperatore a vincere il dolore della perdita del nipote e a tornare ai suoi doveri di guida dello Stato.

Iacopo, Chronicon, 1537-39: I capitoli successivi sono intitolati: Sicut Aleramus fit marchio cum filiis', De modo privilegii Alerami primi marchionis;

Hie nominantur marchiones qui descenderunt a filiis Alerami qui sunt; Hie fuit mutatio de sanguine Montisferrati;

Si racconta in questi ultimi capitoli dedicati agli aleramici l'investitura marchionale di Aleramo da parte dell'imperatore Ottone, viene citato il diploma imperiale del 967 che sancisce la costituzione del comitato aleramico56 e viene delineata la genealogia dei

marchesi del Monferrato fino all'anno 1334. Filelfo, B f. 8v-12v: La narrazione del Filelfo si attiene con precisione al racconto di

Iacopo d'Acqui. L'umanista tuttavia prosegue nella ricostruzione della genealogia dei marchesi di Monferrato, giungendo fino ai suoi tempi. Non sono in grado di indicare la fonte di cui si servi l'umanista per tracciare la genealogia monferrina nell'ultimo secolo. E utile tuttavia notare come la storia dei Paleologi del sec. XIV e della prima meta del XV sia raccontata in modo molto breve ed essenziale, citando pochissimi fatti e riducen dosi per lo piu a un elenco di nomi e di gradi di parentela.

Dal confronto istituito tra i contenuti dei due racconti emerge con immedia tezza la sostanziale concordanza della narrazione del Filelfo con la sua fonte. La rielaborazione dell'umanista non riguarda infatti la sostanza del racconto, ma la sua veste formale e retorica. Due sono le tipologie di interventi messi in atto dal Filelfo: uno di carattere stilistico, uno di carattere strutturale.

Da un punto di vista stilistico si assiste infatti a un adeguamento della prosa del frate ai gusti estetici deH'umanesimo. Modello privilegiato della prosa* storica del Filelfo sono i maggiori storici latini: Livio, Sallustio, e soprattutto Cesare. Di Livio e Sallustio ricorre per lo piu qualche stilema e qualche concordanza verbale; il Filelfo si limita infatti all'uso di alcune iuncturae ricorrenti nei due. I rimandi a questi scrittori latini assumono quindi il carattere di citazioni implicite, che poco influiscono sulla struttura e sul ritmo della prosa dell'umanista. Bisogna poi rilevare la presenza di una serie di stilemi e giunture tratte da san Girolamo, unico fra i

padri accettato quale modello da tutto l'umanesimo. Si pensi ad esempio all'enorme diffusione che ebbe ancora nel Quattrocento la sua versione latina del Chronicon di Eusebio di Cesarea come fonte di notizie e manuale di cronologia per la storia antica. Esempi di stilemi tratti da Girolamo sono: terrena face (Hier. Comm. in IV ep. Paul. Ad Gal. 1, 368); silentio praeterire (Hier. Vita Hilarionis XI 96, 1); edicere veritatem (Hier. Tractatus in ps. 146, 15); nomini dedicare (Hier. Epist. 134, 1); ingenium exercere (Hier. Epist. 61, 4); angustia premi (Hier. Comm. in

Proph. min. In Sophiam 2, 257). Piu numerosi e consistenti appaiono invece i

56 Del diploma con cui l'imperatore Ottone concede ad Aleramo corti e terre sono giunte sino

a noi numerose copie: la piu antica, in forma di falso imitativo deH'originale, appartiene al secolo XII ed e conservata presso l'Archivio di Stato di Torino: G. Barelli, // diploma di Ottone I ad Aleramo V del 23 marzo 967, ?Boll. storico-bibliogr. subalpino?, 55 (1957), 103-33.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 15: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

586 C. FIORINA

debiti verso Cesare57. In questo caso non si tratta solo della ripresa di moduli usati dallo scrittore latino, ma soprattutto del tentativo di modellare la struttura sintattica e l'andamento prosastico sull'esempio cesariano. Numerosi sono gli elementi caratteristici della prosa di Cesare ripresi da Gian Mario. Nei brani di descrizione di eventi bellici, strategic, armi il Filelfo ricorre prevalentemente a

proposizioni brevi, coordinate per asindeto, secondo lo stile caratteristico dei Commentarii. Non mancano tuttavia, nel Bellum Finariense come in Cesare, esempi di complesse strutture sintattiche in relazione al mutato genere della narrazione. Un chiaro esempio di racconto costruito su complesse strutture sintattiche, con assiduo ricorso alia subordinazione, e, ad esempio, in Cesare l'episodio della

battaglia contro i Nervi {Gall. II 15-28)58, nell'umanista la sezione iniziale del liber primus dedicata alle leggendarie origini degli aleramici. Altre caratteristiche

proprie dello stile di Cesare riprese da Gian Mario sono: frequente ricorso all'abla tivo assoluto, spesso impiegato in sequenze accumulative come in Gall. II 25 e II 32; accumulazione asindetica di nomi, verbi, proposizioni {Gall. I 1, 2; I 16, 4; I 11, 3); ripetizione, motivata dall'esigenza di una fondamentale chiarezza, di una stessa voce in sedi adiacenti {Gall. I 49, 1-3); sovrabbondante uso di pronomi e avverbi con funzione riassuntiva {Gall. I, 1-5); tendenza all'uso dell'ablativo, in sostituzione dell'accusativo, per la determinazione della durata del tempo, soprattutto in presenza dell'aggettivo totus {Gall. I 7, 7; I 26, 2).

Per documentare l'operazione di riscrittura che il Filelfo fa di una parte della cronaca di Iacopo d'Acqui ho scelto alcuni brani per i quali pongo sulla colonna di sinistra il testo dell'Imago mundi, su quella di destra il passo corrispondente del Bellum Finariense. Ho inoltre disposto il testo del domenicano, che e un brano

continuo, spaziandolo in modo che risulti allineato al corrispondente passo ripreso dall'umanista. Sono in carattere corsivo le voci che Gian Mario riprende alia lettera o con variazione da Iacopo. Gli interventi dell'umanista rispondono all'esi

genza di adeguare la propria prosa al modello del latino umanistico.

57 Per rilevare le caratteristiche dello stile di Cesare mi sono servita dei seguenti studi: H.

Frankel, Uber philologische Interpretation am Beispiel von Caesars Gallischem Krieg', ?Neue Jahrbucher fur Wissenschaft und Jugendbildung?, 9 (1933), 2-20; G. Perotta, Cesare scrittore, ?Maia?, 1 (1948), 5-32; M. Rambaud, L'art de la Deformation Historique dans les Commentaires de Cesar, Paris 1952; G. Pascucci, / mezzi espressivi e stilistici di Cesare nel processo di deforma zione storica dei commentari. La battaglia contro i Nervi (Cesare, B. G., II15-28), ?Studi Classici e Orientali?, 6 (1957), 134-74; P.T. Eden, Caesar's style. Inheritance versus intelligence, ?Glotta?, 40 (1962), 74-117; L. Canali, Osservazioni sul corpus cesariano, ?Maia?, 18 (1966), 115-37; R.

Morris, On the significance of the position of suus in Caesar, Bellum Gallicum I, ?The Classical

Journal?, 60 (1970), 363-64; G. Pascucci, Interpretazione linguistica e stilistica del Cesare autentico, in Aufstieg und Niedergang der Romischen Welt, III, Berlin-New York 1973, 488-522; D. Panhuis,

Word - Order, Genre, Adstratum. The Place of the Verb in Caesar's topographical Excurses, ?Glotta?,

59 (1981), 295-308; H.C. Gotoff, Towards a Practical Criticism of Caesar's Prose Style, ?Illinois Classical Studies?, 9 (1984), 1-18; W.W. Batstone, Etsi: a Tendentious Hypotaxis in Caesar's Plain

Style, ?American Journal of Philology?, 111 (1990), 348-60. 58

Pascucci, / mezzi espressivi, 134-74.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 16: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 587

I Iacopo d'Acqui

Moritur imperator Otto V et venit alius imperator VI Otto istius nominis

(col. 1534) [ ] Et convenientes simul am bo, scilicet Aleramus et Alax, statuta die, ambo de curia imperatoris se fugiunt et cum duobus equis, uno albo et alio rubeo, fu

gientes perveniunt ad Alpes comitatus Al binganensis.

Alias enim Aleramus cum domino suo, cuius fuerat scutifer in Sezadio, fuerat cau sa venationis in illis nemoribus et dubitans ne perquirerent, elegit sibi locum habere

magis occultum, ubi cum preda sua melius posset latere. Est enim in illis nemoribus (col. 1535) quidam locus altissimus et de sertus, qui vocatur Petra Ardena, et perve nientes ambo illuc vix puellam posuit in ca cumine illius montis, ubi de lignis et aliis arbusculis fecit habitaculum, ut melius po tuit.

Et sic stantibus ambobus in illo monte de Petra Ardena, duxit Aleramus unum de equis Albinganam et ilium vendidit et alium sibi retinuit.

Et Alax sibi desponsavit in uxorem, que de Aleramo concepit et filium unum peperit, quem ex nomine imperatoris avi sui Otto nem denominavit.

Consumptis vero omnibus, que secum por taverant Aleramus et Alax, filia imperato ris, cepit Aleramus facere carbonem in illo nemore et portare super equum, quem sibi retinuit, Albinganam ad vendendum et a ca su carbonem vendidit coquo episcopi Al binganensis et hodie et eras et semper. Et

Gian Mario Filelfo

(B f. 4v) Aleramus Alaxque mutuam beni volentiam inter se didicere, qua ita conve niebant ut nichil convenientius, dulcius

amanciusque dici potuisset. Qua quidem in re Pyrrhamum Tysbemque imittati, cum sa tis arderent at amore, statuto infra se die, discedunt Ottonis domo alter equo albo, al tera vero rubeo nec ab itinere destiterunt, anteaquam Albinganensis comitatus ad fi nitima loca devenire apud Appeninum mon tem prope mare.

Ea enim regio idcirco gratior fuit Alerami

quod, cum superioribus mensibus Sezadii moraretur, illo sepenumero venandi gratia comigrabat ac, ne ab imperatoris militibus ullis perquisiti reperirentur, in montis catu mine locum sibi elegerunt, quern et in hunc usque diem Ardentem Petram appellant. II lic ligniculis quibusdam collectis et arbu stulis, casam quandam confecerunt, que non

modo Aleramo Sampsonie ducis filio ac Alace digna non esset, sed nec minimo quo dam pecudum satellite. Oh bone Deus, quanta est hominum immoderata libido! Mori Aleramus maluisset quam, si ullis ho stibus fuisset decertandum, in tarn vilem ca sam devenire, illic esse; fuit ullo rerum om nium cultu sine ornatu aliquo. At ob amo rem mulieris illius nihil asperum sibi, nihil non iucundissimum videbatur.

Is, habitu suo mutato, Albinganam profici scitur propinquam sibi civitatem; ex equis unum vendit, quo sibi ad panem resque ne cessarias emendas forent nummi.

Interea vero, cum humanum sit futuros tem

porum eventus longe lateque prospicere, isque satis intelligent nequire se ullam tarn cito apud imperatorem aut graciam aut in

dulgentiam consequi, sibique cum Alace iam pregnante fore diutius habitandum eo loco ac eo providendum esse quo pacto vic turi forent, carbonariam artem didicit; eam que diligentissime doctus ex convicino ne more, susceptis fasciculis agrestibusque ar

boribus, perficendis carbonibus (f. 5r) exer

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 17: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

588 C. FIORINA

factus est coqui episcopi Aleramus familia ris et hoc per multos annos.

II Iacopo d'Acqui

De morte Ottonis filii Alerami (col. 1537) Post paucos autem dies Otto, fi lms Alerami, cum aliquibus sociis suis va dit, ignorante patre, ex alia parte civitatis Brixie, sicut probissimus iuvenis, ut possit dampnum inferre Bixiensibus.

Aleramus autem cum multa militia sibi commissa exiit etiam de exercitu versus ne mus, si posset invenire Brixienses extra ci vitatem, sicut sepe exibant. Et dum vadit, forte occurrit Ottonem cum sociis redire a Brixia, quos videns Alera

mus et credens esse Brixienses cum sociis, in impetu currit ad ilium. Et Otto probissi

mus versus patrem et quilibet credebat con tra Brixienses pugnare. Tandem Aleramus fortior filio ilium de equo lancea deponens, filium proprium ignoran ter occidit.

Quo mortuo, alii iuvenes, qui erant socii Ot tonis, versus exercitum fugam arripiunt, om

nes currant. Queritur quis mortuus est; in

venitur Otto, films Alerami, lancea patris transfixus.

Dolor maximus et planctus incredibilis fit in toto exercitu et in curia imperatoris. Stat imperator tristis et planctus incredibilis per tempus maximum et non poterat consolari.

cet ingenium suum operamque omnem. Car

bones autem illos omnes Frederici Albin ganensis episcopi coquo, cuidam Martino, quo cum convenerat, vendit. Omnes enim is

cocuus, quos esset portaturus equo illo,

quern sibi reliquum e duobus habebat Ale ramus, empturum se pollicitus erat.

Gian Mario Filelfo

(B f. 7r) Post hec autem omnia, cum pluri bus deinde diebus Brixienses in exercitum Ottonis pugnam temptassent, Alerami filius Otto, quibusdam secum iuvenibus ductis, patre inscio, in hostilem multitudinem de eertandam prograditur. Pater vero Aleramus tantundem, iam dux prefectus exercitui to ti, omni militia imperatoria in hostes profi ciscitur.

Obviam fit filio pater, utroque contra se ho stes ratus esse.

Fortiter valentissimeque dimicat in Otto nem presertim Aleramus, hunc hasta tra

fixum equo deponit pater enecatqut tan tundem.

Revertuntur omnes qui cum Ottone digressi erant iuvenes ad imperatorem, enarrantque ab hostibus Ottonem occisum esse. Interea cum exercitu regreditur Aleramus didicitque Ottonis sui fllii mortem et, cum omnem eius rei progressum accepisset a seque filium ene catum cognovisset, mirum in modum mero

re opprimitur. Ut enim equiore longe mente tulisset filii mortem, si hostili manu ceci disset, ita luctum sibi estimat intollerabilem, (f. 7v) quod ipse quern genuisset, summo la bore nutrivisset, quern optimum virum for

tissimumque militem letaretur, tarn acriter, tarn inconsulto, tarn fervide occidisset. Imperator, cum iam antea flere occoepisset

nepotis casum, quam primum audivit ut cer to processisset, non potuit non se suamque omnem faciem dilacerare, lugere eque ac muliercula densissimis lachrimis exclama reque die ac nocte: [...]

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 18: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 589

E interessante mettere a confronto, a titolo d'esempio, la struttura del primo periodo del brano II:

Iacopo d'Acqui

1 complemento di tempo introdotto dalla

preposizione post (Post paucos autem dies)

2 soggetto {Otto)

3 complemento di compagnia

4 verbo della proposizione principale (vadit)

5 ablativo assoluto

(ignorante patre)

6 connotazione spaziale (ex... Brixie)

1 subordinata finale (ut... Brixiensibus)

Gian Mario Filelfo

1 complemento di tempo introdotto dalla preposizione post (Iacopo 1) (Post hec autem omnia)

2 subordinata di tipo temporale (Iacopo 6) (cum... temptassent)

3 soggetto (Iacopo 2) (Otto)

4 ablativo assoluto (Iacopo 3) (quibusdam... ductis)

5 ablativo assoluto (Iacopo 5) (patre inscio)

6 proposizione finale (Iacopo 7) (in hostilem... decertandam)

7 verbo della principale (Iacopo 4) (progreditur)

Ill Iacopo d'Acqui

De marchionibus qui fuerunt in Monteferrato successive

(col. 1538) Post Aleramum primus marchio in parte Montisferrati fuit Gulliermus, eius filius, post quern sequitur Bonifatius eius fi lms. Venit filius Bonifatii (col. 1539) Guil liermus Senex postea, qui erat in facie an

tiquus, libet esset corpore iuvenis, et iste habuit quatuor filios scilicet Conradum, Raynerium, Guilliermum Longam Spatam et

Bonifatium. Conradus ivit ultra mare et ma

gnis viribus conquistavit regnum de lerusa lem. Iste rex Conradus non genuit filium, ta

men habuit maximam guerram cum solda no Sarracenorum, in tantum quod soldanus voluit eum asaxinare et non potuit et ulti mo facit pacem ad tempus cum eo. Rayne rius vero ivit in Greciam et violenter et ma

gnis viribus devincit civitatem de Sallonich et facit se regem ibi. Et magno tempore fa cit guerram Alexio imperatori Grecorum de

Gian Mario Filelfo

(B f. 9r) Ex Gulielmo natus est Bonifacius, qui post patris obitum patrimonio successit

Montisferrati; marchio post hunc autem Gu lielmus cognomento Senex, quoniam, cum

minor esset natu, grandis iam facie videre tur. Ex hoc nati sunt filii quatuor. Corra dus, Rhaynerius, Gulielmus Longaspata et Bonifacius ac filia pulcherrima venustissi maque Iordana. Corradus transgressus ma

re, lerosolimitanum regnum adeptus, cum summas res in Babilonie suldanum gessis set, obiit sine filiis. Rahynerius, cum ivis set in Greciam, urbem Thesalonicensem de vicisset et cum Alexi Grecorum rege sum mum, et Cretensem principatum subegisset, gessisset bellum, pace tandem ejfecta, Ma riam, Alexis sororem, in coniugem cepit ac duxit. Soror autem Rhainerii Iordana nub sit Alexi imperatori eidem ab eiusdem Dei

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 19: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

590 C. FIORINA

Constantinopoli et ultimo, faciens pacem cum eo, accipit in uxorem rex Rainerius

Mariam, sororem Alexii imperatoris Greco rum, et sororem suam nomine Iordanam

etiam dat rex Rainerius in uxorem impera tori predicto. Que Iordana imperatrix fuit sancta et Deus per illam fecit miracula. Et ista secundum aliquam cronicam fuerunt an

no Christi MCXXXVIII59.

Filii natalitio die nono delapso et trigentes simo anno superadditis centum et mille; que cum sanctissima existimaretur mulier, de

nique miraculis plurimis se Deo gratissi mam patefecit.

La rielaborazione stilistica attuata dal Filelfo tende a eliminare termini e costrutti del latino medievale, a favore di una lingua modellata sui classici. Riporto qualche altro esempio, in aggiunta a quelli rilevati nei passi che precedono, citando in prima sede l'espressione usata da Iacopo seguita da quella mutata dall'uma nista: vadit I progreditur; phisionomia I fades; episcopus I presul; papillio I tentorium; semiviva I semianimis; procuratio multorum I multorum diligens solici

tudo; dolor maximus et planctus incredibilis fieri I faciem dilacerare; causa venationis I venandi gratia; ire ultra mare I transgredi mare; conquistare regnum I regnum adipere; fieri pincerna imperatoris I imperatori patera ministrare; accingere in milites I militaris dignitatis armis insignibus accingere; factum est maximum gaudium I fit solemnis celebratio novi gaudii; accipere in uxorem I in

coniugem capere ac ducere; dare in uxorem I nubere; lancea I hasta; occidit I enecat. Per quanto concerne la sintassi, come ha posto in rilievo l'analisi del primo periodo del brano II, l'umanista tende a mantenere gli elementi sintattici che costituiscono il periodo di Iacopo d'Acqui, attuando un'abile operazione di ridispo sizione delle diverse parti della frase. Cosi, ad esempio, secondo l'uso cicero niano, il verbo della proposizione principale viene posto alia fine, viene rispet tata la consecutio temporum nelle subordinate e il periodare e, in genere, piu articolato e ricco di subordinate rispetto alia sintassi piana della cronaca trecen tesca.

*

Se si considera la struttura del racconto storico, gli interventi di Gian Mario si configurano come amplificationes sulla base della traccia offerta dalla narrazione di Iacopo d'Acqui. L'umanista aggiunge infatti quattro brani di notevole estensione: una lunga digressione sulla forza della passione amorosa e tre discorsi diretti aventi la forma di vere e proprie orazioni, impostate secondo gli insegnamenti deH'arte retorica. Si tratta di tre discorsi pronunciati da Aleramo: il primo e una dissertazione sul valore di una virtuosa sopportazione delle avversita, il secondo e un'orazione appartenente al genus iudiciale dove il protagonista difende la sua scelta di fuggire con Alace, il terzo e una concione di genere deliberativum recitata dinanzi al senato e aH'imperatore. Duplice e il significato dell'inserzione di queste orazioni: da una parte esse servono a ornare la narrazione secondo il modello della latinita classica, che ricorre ampiamente all'uso di concioni, dall'altra permet

59 II Bellum Finariense e il Chronicon danno due dififerenti datazioni del duplice matrimonio: il Filelfo infatti lo colloca nell'anno 1129, Iacopo d'Acqui nel 1138.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 20: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAN! FINARIENSIS BELLI 591

tono di illustrare le cause che stanno alia base degli eventi storici. II confronto tra il liber primus del Bellum Finariense e la sua fonte, il Chronicon di Iacopo d'Acqui, mostra come la storiografia del Filelfo sia una storiografia retorica. L'umanista riscrive infatti una sezione della cronaca trecentesca secondo le norme e i precetti deH'arte retorica di cui si occupo lo stesso Gian Mario nel trattato intitolato Epistolarium novum60. Lo scrivere storia e infatti per l'umanista un'ope razione letteraria, cui Yars rhetorica fornisce gli strumenti e detta le regole non solo per ornare il discorso, ma anche per costruire il racconto stesso. Si pud cosi

opportunamente applicare al Bellum Finariense la definizione ciceroniana di storio

grafia quale opus oratorium maxime (Cic. Leg. 12). La lettura dei brani oratori del Bellum Finariense rivela come alia loro base

siano schemi retorici. Nell'Epistolarium novum, composto un ventennio dopo T opera storiografica, la parte introduttiva al formulario epistolare e costituita da una schematica raccolta di precetti retorici, alia radice dei quali e la pluriseco lare riflessione sulYars rhetorica che dalla classicita greco-latina giunge con continuita fino al secolo XV. Uars epistolandi di Gian Mario, lungi dall'essere un originale trattato di epistolografia e retorica, e un significativo compendio che illustra e raccoglie le piu divulgate conoscenze retoriche dell'umanesimo, sintesi di tradizione classica e pensiero medioevale. Alia base della teoria retorica esposta da Gian Mario sono il De inventione di Cicerone e soprattutto la pseudo-cicero niana Rhetorica ad Herennium. I precepta filelfiani appaiono quindi una compen diosa e schematica compilazione tratta da materiali divulgati e ampiamente diffusi.

Significativo e in tal senso il confronto con la materia esposta nel Candelabrum di Bene da Firenze, esempio di ars dictandi del XIII secolo61: il raffronto fra gli argomenti trattati e gli insegnamenti impartiti mostra una fondamentale corrispon denza tra i due testi, alia base dei quali e la tradizione ciceroniana che con continuita attraversa tutto il basso medioevo.

I precetti del Filelfo contemplano infatti la canonica individuazione-dei tre

genera causarum {deliberativum, demonstrativum, iudiciale), la suddivisione dell'orazione in sei parti {exordium, narratio, divisio, confirmatio, confutatio, conclusio), la trattazione delle norme inerenti ciascuna di queste, l'esposizione dei colores retorici. Tali insegnamenti, dice l'umanista, sono validi sia per l'oratoria che per l'arte di scrivere epistole, Tunica differenza e data dalla pronuntiatio e dalYactio che riguardano solo il discorso orale. Segue una classificazione di ottanta

genera epistolarum, individuati a partire dalla materia oggetto della lettera, e la determinazione di tre tipologie di epistole {familiaris, familiarissima, gravis) in

60 Per un panorama su questo genere di manualistica nel Quattrocento si veda, ad esempio: E.

Garin, Note su alcuni aspetti delle retoriche rinascimentali e sulla ?Retorica? del Patrizi, ?Archivio di filosofia?, 3 (1953), 7-37; P.O. Kristeller, Humanism and scholasticism in the italian Renaissance, nei suoi Studies in Renaissance thought and letters, Roma 1956 (Storia e letteratura, 54), 561-74; R.P. Sonkowski, A fifteenth-century rhetorical opusculum, in Classical Medieval and Renaissance studies in honor of B. L. Ullman, II, Roma 1964 (Storia e letteratura, 94), 288-81; J.J. Murphy,

Medieval rhetoric. A select bibliography, Toronto 1971; J. Monfasani, George of Trebisond. A

biography and a study of his Rhetoric and Logic, I-II, Leiden 1976; Renaissance eloquence. Studies in the theory and practice of renaissance rhetoric, ed. J.J. Murphy, Berkley-Los Angeles-London 1983 (trad, a c. di V. Licitra, Napoli 1983); L. D'Ascia, La Retorica di Giorgio da Trebisonda e Vumanesimo ciceroniano, ?Rinascimento?, 29 (1989), 193-216.

61 Bene Florentini Candelabrum, a c. di G.C. Alessio, Padova 1983 (Thesaurus Mundi, 23).

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 21: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

592 C. FIORINA

base alia tripartizione degli stili (figura mediocris, extenuata, gravis). Chiude la sezione dedicata ai precetti retorici un'ampia parte che insegna l'uso corretto e

appropriato di titula ed epitheta. Le orazioni presenti nel liber primus del Bellum Finariense sono costruite secondo

le norme che un ventennio piu tardi 1'umanista codifichera x\t\YEpistolarium. A

esemphficazione della loro struttura retorica propongo alcune osservazioni sull'ora zione che il Filelfo fa pronunciare ad Aleramo davanti al senato e airimperatore Ottone.

II discorso di Aleramo in senato e tra i piu complessi e articolati dell'intero testo, in conformita al luogo e alia dignita dell'uditorio dinanzi a cui si svolge Vactio. Esso ha i caratteri di una vera e propria orazione appartenente al genus deliberativum e al suo interno si trovano applicate tutte le regole e le partizioni retoriche canoniche. II Filelfo, sulla scorta delle teorie ciceroniane, dice che il

genere deliberativo consiste in suadendo et dissuadendo62. Aleramo ha acciden talmente ucciso in battaglia il proprio figlio Ottone: scopo del discorso e quindi persuadere l'imperatore dell'inutilita della sua disperazione per la morte del nipote, affinche trovi la forza di reagire al dolore e di occuparsi nuovamente dei doveri

che, in quanto somma autorita dello Stato, gli competono. L'orazione si apre con un exordium costruito sulla topica dell'insinuatio.

L'insinuazione, afferma il Filelfo, fit fingendo velle aliud dicere quam quod dicendum est63. Fine dell'esordio indiretto e infatti ottenere l'attenzione e la benevolenza degli ascoltatori per dissimulazione e di nascosto. Uno dei casi in cui il Filelfo, seguendo la dottrina della Rhetorica ad Herennium, ammette l'uso dell'insinuatio e quando si deve trattare una causa turpis64. Secondo la defini zione pseudo-Ciceroniana una causa e turpe cum ipsa res animum auditoris a nobis alienat65. Tale definizione ben si addice alia situazione di Aleramo che, in

quanto padre responsabile della morte del proprio figlio, ha commesso un'azione universalmente riconosciuta come turpe.

L' exordium inizia con una similitudine sulle malattie che colpiscono il corpo e sui rimedi che vi oppone la medicina. II paragone, con il suo tono sentenzioso, ha la funzione di conciliare l'attenzione degli ascoltatori. Dopo questo inizio di carattere generate e impersonate, il Filelfo fa parlare Aleramo in prima persona. II

periodo posto subito dopo la similitudine iniziale si apre infatti con il pronome personate ego che, situato in posizione forte, riporta immediatamente l'attenzione dell'uditorio sull'io parlante. Resi gli ascoltatori attenti, l'oratore mira a conciliar sene la benevolenza puntando su due argomenti: il dolore da cui e oppresso Aleramo e la sua sorte sventurata di padre fautore della morte del proprio figlio.

La narratio, di regola posta dopo Vexordium, viene qui omessa poiche 1'umanista ha gia esposto l'accaduto nella parte narrativa che precede Voratio; tralasciata anche la divisio con l'elencazione dei punti da trattare, il Filelfo introduce subito le argomentazioni atte a persuadere l'imperatore e il senato. L'omissione di narratio e divisio e un elemento contemplato dalla precettistica classica e affidato alia discrezione dell'oratore66.

62 G.M. Filelfo, Epistolarium novum, Praecepta, Milano, U. Scinzenzeller, 1487, f. 10b. 63

Filelfo, Epist., Praecepta f. 9a 64

Filelfo, Epist., Praecepta f. 9\ 65

Ad Her. I 6, 9. 66 Si veda ad esempio, in riferimento al genus demonstrativum, Ad Her. Ill 7, 19.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 22: GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI DI GIAN MARIO FILELFO

GLI ANNALES IN HISTORIAM FINARIENSIS BELLI 593

Dall'exordium si passa quindi direttamente alia confirmatio a cui spetta il

compito di persuadere gli ascoltatori mediante l'esposizione di argomenti convin centi. II Filelfo costruisce il discorso su due argomentationes distinte, ma parallele; si tratta in entrambi i casi di argomentationes minimae strutturate in tre parti67. Soggetto di cui si parla della prima discussione e Aleramo (l'oratore), soggetto della seconda e invece il destinatario primario delV oratio, l'imperatore Ottone. II

passaggio da un'argomentatio all'altra e sottolineato in modo forte dal cambia mento di soggetto: la prima dissertazione si apre infatti con le parole multa ego, a cui si oppone il tu vere che demarca Yincipit della seconda.

Le due argomentazioni presentano nel loro svolgimento una struttura parallela. La prima inizia con la propositio del tema: Aleramo chiama i senatori a riflettere sulla profondita del suo dolore. Segue la ratio con l'esposizione delle ragioni che rendono tanto grande la sua sofferenza, per concludere con la complexio che dimostra l'inutilita dell'afflizione davanti a un evento definitivo e irrevocabile come la morte.

Tema della seconda argomentatio e non solo l'inutilita, ma anche le

conseguenze dannose dell'atteggiamento di sofferente rassegnazione dell'impera tore. Nella ratio la dimostrazione di tale tesi assume un andamento incalzante e altamente patetico grazie al sapiente impiego di due espedienti stilistici: il

susseguirsi di brevi proposizioni e il ricorso all'anafora. La complexio dell'argo mentazione viene infine a coincidere con la conclusio all'intera orazione e si

configura come un invito rivolto a Ottone affinche torni ai suoi doveri di impera tore. II fine di tale esortazione e Yutilitas dello Stato. Afferma la Rhetorica ad

Herennium a proposito delle orazioni appartenenti al genus deliberativum: Omnem orationem eorum, qui sententiam dicent, finem sibi conveniet utilitatis, ut omnis eorum ad earn totius orationis ratio conferatur6*.

L'arte retorica del Filelfo e, in conclusione, debitrice, sia nella formulazione teorica sia nella pratica oratoria, alle dottrine pseudociceroniane della Rethorica ad Herennium, cosi come 1'opera storica dell'umanista rispecchia il modello di una storiografia letteraria auspicata da Cicerone69.

67 Riguardo all'argomentatio minima il Filelfo in Epist., Praecepta, c. 13adice che essa e sic

tripartita in propositionem, rationem et complexionem. 68 Ad Her. Ill 2, 3. 69

Cic. Ep. Adfam. V 12; Or. XX 66; De or. II 15, 62-63.

This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 15:43:44 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions