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Keti Lelo GIS E STORIA URBANA Studiare la storia della città, della sua struttura edilizia, amministrativa, sociale ed economica in una prospettiva multidisciplinare, vuol dire scoprire e analizzare con maggiore efficacia i rapporti tra componenti e attori che hanno dato vita alle trasformazioni, considerandone in una luce nuova dina- miche e complessità. Tale prospettiva di ricerca si profila particolarmente impegnativa, soprattutto se la città presa in esame è Roma, che dalle origini ha subito innumerevoli sovrascritture: nella forma urbis, così come negli usi degli spazi fisici. Nell’ambito del progetto dell’Atlante di Roma moderna, la ricostruzio- ne dell’evoluzione della città è basata sull’analisi “spaziale” della docu- mentazione d’archivio che consente, in virtù di una comune matrice terri- toriale, la lettura comparativa di informazioni storiche riguardanti ambiti tematici diversi. Tale approccio è reso possibile dallo strumento informati- co che consente di gestire notevoli quantità di dati. La possibilità di inte- grare nelle cartografie storiche banche dati tematiche spesso di grande dettaglio, trasformandole così in veri e propri contenitori di informazioni, rappresenta forse una novità per quanto riguarda lo studio storico della città. Il presente contributo illustrerà la metodologia adottata per l’informa- tizzazione delle cartografie storiche e la costruzione di una banca dati geo- grafica riguardante Roma e dintorni nell’arco temporale tra il XVIII e il XIX secolo. L’approccio alla ricerca Come già accennato, l’informazione geografica riferita ad ambiti dimen- sionali che variano dal dettaglio dell’unità catastale all’area vasta della cam- pagna romana costituisce l’elemento unificante grazie al quale diventa possi- bile lo studio delle componenti del territorio, in termini di rapporti reciproci e di sviluppo, e la lettura delle trasformazioni storiche e ambientali. La co- struzione di una base cartografica informatizzata, in grado di accogliere ban- che dati provenienti da diverse fonti, ha richiesto l’impostazione e lo svilup- po di un complesso sistema informativo geografico.

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Keti Lelo

GIS E STORIA URBANA

Studiare la storia della città, della sua struttura edilizia, amministrativa,sociale ed economica in una prospettiva multidisciplinare, vuol dire scopriree analizzare con maggiore efficacia i rapporti tra componenti e attori chehanno dato vita alle trasformazioni, considerandone in una luce nuova dina-miche e complessità. Tale prospettiva di ricerca si profila particolarmenteimpegnativa, soprattutto se la città presa in esame è Roma, che dalle originiha subito innumerevoli sovrascritture: nella forma urbis, così come negli usidegli spazi fisici.

Nell’ambito del progetto dell’Atlante di Roma moderna, la ricostruzio-ne dell’evoluzione della città è basata sull’analisi “spaziale” della docu-mentazione d’archivio che consente, in virtù di una comune matrice terri-toriale, la lettura comparativa di informazioni storiche riguardanti ambititematici diversi. Tale approccio è reso possibile dallo strumento informati-co che consente di gestire notevoli quantità di dati. La possibilità di inte-grare nelle cartografie storiche banche dati tematiche spesso di grandedettaglio, trasformandole così in veri e propri contenitori di informazioni,rappresenta forse una novità per quanto riguarda lo studio storico dellacittà.

Il presente contributo illustrerà la metodologia adottata per l’informa-tizzazione delle cartografie storiche e la costruzione di una banca dati geo-grafica riguardante Roma e dintorni nell’arco temporale tra il XVIII e il XIX

secolo.

L’approccio alla ricerca

Come già accennato, l’informazione geografica riferita ad ambiti dimen-sionali che variano dal dettaglio dell’unità catastale all’area vasta della cam-pagna romana costituisce l’elemento unificante grazie al quale diventa possi-bile lo studio delle componenti del territorio, in termini di rapporti reciprocie di sviluppo, e la lettura delle trasformazioni storiche e ambientali. La co-struzione di una base cartografica informatizzata, in grado di accogliere ban-che dati provenienti da diverse fonti, ha richiesto l’impostazione e lo svilup-po di un complesso sistema informativo geografico.

Nella letteratura scientifica, i sistemi informativi geografici (GIS1) vengo-no definiti come sistemi di calcolo computerizzato, utilizzati per costruire,gestire, analizzare, estrarre e visualizzare informazione geografica.

Tale definizione identifica il concetto fondamentale del GIS: lo spaziogeografico. Altrettanto fondamentale è il concetto del tempo, in quanto i fe-nomeni descritti fanno riferimento a un preciso momento dell’arco tempora-le, al di fuori del quale le loro caratteristiche fisico-tematiche possono subiremutamenti.

Le possibili applicazioni dei sistemi informativi geografici sono innume-revoli. La componente territoriale interessa indagini in campi e disciplinescientifiche tra le più diverse fra loro, e gli ultimi sviluppi delle tecnologieGIS cercano di venire incontro anche alle richieste più diversificate.

Nel campo degli studi storici le esperienze sono tuttora limitate, sia perquanto riguarda la quantità di ricerche che fanno uso dei GIS che per quantoriguarda l’opportuno sfruttamento delle potenzialità che tali strumenti posso-no offrire 2.

Per la presente ricerca su Roma, adottare una prospettiva spaziale ha vo-luto dire in primo luogo creare una semplice ma efficace struttura di gestioneper grandi quantità di dati, assicurando l’accesso all’informazione in base al-la posizione relativa degli oggetti o degli eventi. Inoltre, di fondamentale im-portanza si è rivelata la possibilità di effettuare studi diacronici, grazie alprocesso formalizzato nel GIS come sovrapposizione.

Informatizzazione delle cartografie storiche

I supporti cartografici più adatti all’associazione e rappresentazione deivari strati tematici sono stati identificati tenendo conto della differente moda-lità di distribuzione e della “densità spaziale” dei temi trattati; le informazio-ni di tipo naturalistico sono più rappresentate all’esterno dell’abitato e spessohanno un livello di dettaglio minore rispetto alle informazioni di carattere

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1 L’uso del termine GIS (Geographical Information System) risale alla metà degli anni Ses-santa del Novecento. All’origine vi sono due esperienze diverse maturate nel Nordamerica. InCanada studi effettuati per la gestione dei dati geografici nell’ambito dell’Inventario Naziona-le del Territorio mostrarono per la prima volta come l’impiego di un computer rendeva possi-bile l’interrogazione simultanea di due mappe, in modo più efficiente e con risultati più accu-rati rispetto alle misurazioni manuali. Contemporaneamente negli Stati Uniti l’utilizzo del cal-colo elettronico si rivelò uno strumento indispensabile per la gestione dell’enorme quantità didati necessari per modellare i sistemi di trasporto su vasta scala.

2 Cfr. F. PALAZZO-C.M. TRAVAGLINI, Per un Atlante storico ambientale di Roma tra XVII e XX

secolo, in «Roma moderna e contemporanea», 1998, 1/2, pp. 219-228; K. LELO, Il GIS dell’A-tlante storico ambientale di Roma tra XVIII e XX secolo, in «Roma ricerca e formazione», 2000,6/10, pp. 20-21.

storico ed urbanistico. Da questa constatazione è nata l’idea di avviare la co-struzione di due distinte matrici di carte di base:

carte di dettaglio (scala compresa tra 1:1000 ed 1:5000), riferite principal-mente al Centro storico;

carte di media scala (1:25000), a copertura di un territorio più esteso (por-zione dell’area rurale del Comune di Roma).

La mancanza di coordinate negli elaborati cartografici storici ha suggeritouna procedura di informatizzazione che si muovesse a ritroso nel tempo, uti-lizzando come base d’appoggio la cartografia contemporanea per spostarsiverso documenti ottocenteschi e settecenteschi. Tale approccio ha consentitodi recuperare condizioni di massima confrontabilità tra elaborati in sequenza,in virtù dell’elevato numero di punti che fungono da “ancoraggio”.

Nel contesto del presente studio, per informatizzazione di una cartografiastorica non si intende la semplice fotografia della fonte e la sua archiviazionesu supporto digitale, ma l’intera procedura al termine della quale l’elaboratoè in grado di ospitare banche dati esterne e di assumere condizioni di con-frontabilità con altre cartografie. Le fasi principali di tale procedura si posso-no così riassumere:

acquisizione in formato digitale raster del dato originale. Il risultato diquesta operazione è un’immagine (TIFF, GIF, BMP, JPEG, eccetera). Tale proce-dura permette la visualizzazione delle mappe sullo schermo di un computer ela loro gestione da parte di differenti software di grafica;

georeferenziazione in ambiente GIS dell’immagine raster. Si tratta di assegna-re all’immagine della cartografia storica delle coordinate geografiche, facendo sìche la sua posizione sulla superficie della Terra sia definita in modo univoco;

vettorializzazione in ambiente GIS. Acquisizione in formato vettoriale diinformazioni grafiche presenti sulla cartografia storica tramite procedure didigitalizzazione. Il dato vettoriale 3 riflette in maniera semplificata l’apparen-za che gli elementi hanno nella cartografia storica.

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3 I dati geografici vettoriali sono caratterizzati da due componenti fondamentali: la dimen-sione fisica e/o la classe dei fenomeni e la loro posizione geografica. Esempi di dimensione fi-sica possono essere la larghezza di una strada, l’altezza di un edificio. La classe potrebbe es-sere la tipologia di una strada, o di un edificio. La posizione geografica fa riferimento a un co-mune sistema di coordinate. I dati vettoriali possono essere rappresentati in un GIS come punti,linee o aree. Il punto è utilizzato per rappresentare l’esatta posizione di un fenomeno, oppureoggetti troppo piccoli per essere rappresentati come aree o linee. La linea costituisce un set or-dinato di punti connessi, ed è utilizzata per rappresentare elementi che teoricamente non han-no larghezza (ad esempio i confini politici), oppure oggetti troppo stretti per essere rappresen-tati come aree. L’area è uno spazio racchiuso da linee. Le estensioni geografiche di una città,una foresta, un lago costituiscono aree. Tali elementi in ambiente GIS sono rappresentati da po-ligoni (cfr. S. ARONOFF, Geographic Information Systems: a management perspective, Ottawa,Canada, WLD Publications, 1989).

La procedura di georeferenziazione rappresenta uno degli elementi fondamen-tali che contraddistinguono questa ricerca da altri lavori svolti sulle piante storichedi Roma. Si è pertanto ritenuta opportuna una descrizione del procedimento cherestituisce alle cartografie storiche un sistema di coordinate geografiche.

La georeferenziazione è un’operazione complessa che richiede l’attentavalutazione delle caratteristiche di ogni singola fonte. Le tecniche cartografi-che premoderne variano dalla modalità simbolica delle figurazioni del XIII

secolo alla modalità plastigrafica delle vedute “a volo d’uccello” tra XVI eXVIII secolo a quella iconografica delle piante in proiezione dall’alto 4. Lerappresentazioni dell’ultimo gruppo, anche se costruite con metodi diversi,risultano geometricamente confrontabili con le cartografie attuali. Si deveperò tener presente il fatto che queste cartografie, nonostante siano di note-vole precisione per l’epoca in cui sono state realizzate, presentano spessoproblemi legati ad errori metrici superiori all’errore di graficismo convenzio-nalmente accettato. Le tecniche GIS impiegate nel corso di questo lavoro per-mettono di ridurre gli effetti della deformazione dei supporti cartacei e quellidovuti ai diversi sistemi di rappresentazione e di rilievo, rendendo possibileil confronto tra le cartografie. Le diverse cause che gravano sull’errore com-plessivo 5 presente nelle carte storiche sono state oggetto di un esame attento,rivolto a definire l’influenza sull’accuratezza e la qualità del prodotto finale.

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4 Cfr. P. MARCONI, Uno strumento per una città migliore, in Atlante di Roma del Centro storicoin scala 1:1000 nel fotopiano e nella carta numerica, Venezia, Marsilio, 1996, pp. 11-34.

5 Le principali cause di errore identificate e analizzate sono: a) deformazioni della cartografiastorica rispetto a quella attuale, dovuta ai problemi di conservazione del supporto cartaceo e pro-babilmente alla differente proiezione; b) errore storico di rilevamento ovvero propagazione di er-rori grossolani lungo la rete del rilievo; c) errore storico di rappresentazione, dovuto alla presenzanelle mappe di particolari inesistenti o aggiunti per motivi estetici; d) errore contemporaneo di in-

Figura 1. Roma nelle rappresentazioni cartografiche premoderne.

Da sinistra a destra: I) rappresentazione simbolica dei monumenti di Roma (secoloVIII) 6; II) interpretazione libera degli edifici più significativi della città (secolo XV) 7; III)rappresentazione plastigrafica ortogonale, presa dal colle Gianicolo (Falda, 1676) 8.

Posta la circostanza che le cartografie storiche mancano di un sistema diriferimento geografico, o ne possiedono uno diverso da quelle contempora-nee, la loro georeferenziazione avviene tramite l’identificazione di puntiinvariati nel tempo, riconoscibili su cartografie attuali o sul terreno, chevengono utilizzati per l’assegnazione delle coordinate geografiche. Questaprocedura ha dei limiti di precisione metrica, ma nella maggior parte deicasi risulta l’unica attuabile. Il modo più rapido per determinare le coordi-nate di particolari presenti sulla cartografia storica e tuttora individuabilipotrebbe essere quello di ricavarle da cartografie attuali sulle quali gli stes-si elementi siano identificabili senza equivoci. È comprensibile che per unprocedimento rigoroso la cartografia attuale deve essere a scala maggioredella cartografia storica, altrimenti si rischia di “forzare” quest’ultima aduna geometria meno accurata dell’originale. Purtroppo, nel nostro caso nonè stato possibile reperire, quando veniva richiesta, una cartografia a scalamaggiore rispetto al dato storico, e il confronto con cartografie attuali aminor scala ha dato spesso risultati contraddittori. Per questa ragione si èdeciso di procedere con un rilievo GPS 9 differenziale di alcuni punti per po-

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terpretazione, dovuto alla mancanza di informazione dettagliata ed uniformemente distribuita suicambiamenti morfologici subiti dagli edifici considerati come elementi invariati tra due cartogra-fie successive; e) errore contemporaneo cartografico, dovuto alle imprecisioni presenti nella car-tografia contemporanea utilizzata come base d’appoggio per il georiferimento della cartografiastorica.

6 Pianta di Roma nel secolo VIII secondo l’Itinerario Einsiedlense di Cristiano Hülsen(1907). Cromolitografia. Proiezione e figurazione: verticale con alzato schematico, orografica.Orientamento: nord in alto. Archivio Storico Capitolino. Ricostruzione sulla base delle indica-zioni toponomastiche contenute nel manoscritto dell’Itinerario di Roma, detto Einsiedlensedal luogo dove si trovava (una abbazia benedettina in Svizzera), dove l’anonimo pellegrino haelencato i monumenti che incontrava a destra e a sinistra dei vari percorsi compiuti attraversola città. Si sostiene che l’Itinerario fosse annesso a una pianta di tipo circolare (cfr. A.P.FRUTAZ, Le piante di Roma, 3 voll., Roma, Istituto di studi Romani, 1962, cit., I, p. 107).

7 Pianta di Roma nel secolo XV. Miniatura di Anonimo. Proiezione e figurazione: obliquo-verticale con alzato, panoramica. Orientamento: nord in basso. Collezione privata. La piantain questione si distingue dalle altre della sua specie per il maggiore numero di edifici rappre-sentati. Il Campidoglio è accuratamente disegnato. Le mura della città sono alte, turrite e mer-late (cfr. FRUTAZ, cit., I, p. 126).

8 Pianta di Roma nel 1676 di Giovanni Battista Falda. Incisione in rame, 12 fogli cm39x51 (pianta grande). Proiezione e figurazione: verticale con alzato. Orientamento: nord a si-nistra, indicato da una rosa dei venti. Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’arte,Roma (cfr. FRUTAZ, cit., I, p. 221).

9 Global Positioning System (GPS): è un sistema di radionavigazione satellitare, grazie alquale è possibile rilevare, utilizzando particolari ricevitori, le coordinate assolute di punti sul-la superficie della Terra. Il rilievo GPS nel corso del presente lavoro è stato pensato principal-mente per scopi di controllo e progettato per dare una copertura omogenea del Centro storico.Per questa ragione nella prima fase del lavoro si è eseguita una ricerca di punti idonei sullacartografia storica. Tale ricerca non si presenta semplice, poiché i punti devono essere deter-minabili in modo univoco ed essere rimasti immutati nel corso dei secoli. Per questa ragione i

terne trovare la posizione in un sistema di riferimento assoluto. Ottenuta laserie di punti adatti ad essere utilizzati quali punti di controllo, si è potutocominciare a valutare i parametri statistici di scostamento. La rispondenzageometrica tra i punti rilevati e i corrispondenti punti sulla cartografia sto-rica è risultata incoraggiante considerando che si lavora su cartografie sto-riche. Successivamente all’assegnazione delle coordinate, le immagini ra-ster delle carte storiche hanno subito una procedura di trasformazione diproiezione, che ha avuto come risultato la loro proiezione nel sistema coor-dinativo nazionale 10.

Una descrizione delle fonti, con i rispettivi livelli di acquisizione, utilizzatecome basi cartografiche nel progetto dell’Atlante è rappresentata dalla tabella 1.

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punti idonei risultano essere punti caratteristici di corpi principali di fabbricati (ad esempiospigoli di mura), che però per la maggior parte non si possono rilevare alla loro base per ilsemplice motivo che il ricevitore non riesce a guardare una parte di cielo sufficientementegrande da consentire una buona copertura GPS. D’altra parte, il rilievo di uno spigolo di muroo di edificio dalla sua sommità comporta un aggravio di problemi logistici di accesso. Menoadatti risultano particolari altrettanto univocamente riconoscibili, ma che avrebbero potutosubire modificazioni nel corso degli anni quali fontane, obelischi, colonne che potrebbero es-sere stati spostati per il rifacimento di fondi stradali. Ad ogni modo, individuati un certo nu-mero di punti idonei sulla carta, è necessario un successivo lavoro di ricognizione sul campodurante il quale, confrontando la situazione reale con quella riportata sulla cartografia antica esu quella moderna (e se possibile con una sovrapposizione delle due cartografie), si possonoindividuare i punti realmente utilizzabili e quindi procedere al loro rilievo (Cfr. V. BAIOCCHI, K.LELO, Georeferenziazione di cartografie storiche in ambiente GIS e loro verifica mediante ri-lievi GPS, in La qualità nell’informazione geografica. Atti della 5a Conferenza nazionale ASITA,2 voll., Rimini, 2001, I, pp. 125-130).

10 Sistema GAUSS-BOAGA, Datum Roma40, Fuso EST.11 La scala metrica della “pianta grande” di Nolli è di 1:2910; il calcolo è stato fatto sulla

base del valore del palmo romano di m 0,223422 (cfr. M. BEVILACQUA, Roma nel secolo deiLumi. Architettura erudizione scienza nella Pianta di G.B. Nolli “celebre geometra”, Napoli,Electa, 1998, cit., p. 81).

Cartografia storica Anno Scala Fogli Livello di acquisizione

Carta del Nolli 1748 1:2910 circa 11 12 scansione, georeferenziazione

Carta del Catasto urbano 1818-1824 1:1000 96 scansione,Pio-Gregoriano georeferenziazione,

vettorializzazione

Carta della Direzione 1866 1:4000 4 scansione, Generale del Censo georeferenziazione,

vettorializzazione

Tabella 1. Livello di acquisizione delle cartografie storiche di Roma impiegate nel progetto.

Altre cartografie di Roma 12 di scale variabili, comprese nel periodo tra lafine dell’Ottocento e la fine del Novecento, sono state impiegate come fontiper la raccolta di dati aggiuntivi, quali coordinate geografiche, altimetrie(curve di livello e punti quotati), formazioni geologiche e litologia, eccetera.

Le piante di Roma. Indagini ed elaborati

La Pianta topografica di Roma, edita nel 1866 dalla Direzione Generaledel Censo, è la fonte che ha permesso la costruzione della prima cartografiatematica digitale espressa in coordinate geografiche della serie prevista perl’Atlante di Roma moderna.

La scelta della fonte è basata principalmente sul fatto che questa piantarappresenta la città alla fine del potere temporale dei papi. Si tratta quindidell’ultima carta, redatta con un livello di accuratezza accettabile, che inqua-dra la forma fisica della città prima delle importanti trasformazioni avvenutein seguito all’unificazione d’Italia. Inoltre, la scelta di una cartografia di fineOttocento consente di avere migliori condizioni di confrontabilità con la si-tuazione attuale e con le cartografie contemporanee usate come riferimentoper la georeferenziazione.

L’indagine svolta per ottenere indicazioni circa le modalità della produ-zione di questo elaborato e il suo grado di accuratezza dal punto di vista to-pografico ci ha guidati verso una serie di considerazioni riguardanti le carto-grafie precedenti servite come base per la sua compilazione. Difatti, la piantaè l’aggiornamento di una precedente edizione del 1829, compilata sulla basedei rilievi eseguiti per il Catasto urbano (1818-1824) 13. La stampa, in scala

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12 Le cartografie impiegate sono: • Piano topografico di Roma e suburbio, IGM (1907-1914), foglio 8, scala 1:5000;• Carta topografica d’Italia, fogli 149 I NO, 149 I SE, 149 II NE, 150 IV NO, 150 IV SO, 150 III

NO, IGM (1876-1890), scala 1:25000;• Forma Urbis Romae di R. Lanciani (1893-1901), scala 1:1000;• Carta tecnica regionale del Lazio (1990), scala 1:10000;• Carta dello spessore dei terreni di riporto (1995), scala 1:10000, Carta geologica di Ro-

ma (1995), scala 1:10000; • Nuova Cartografia del Comune di Roma, volo del 1998, scala 1:2000, CARTESIA.(Cfr. A.P. FRUTAZ, Le piante di Roma, 2 voll., Roma, Istituto di studi Romani, 1962; A.P.

FRUTAZ, Le carte del Lazio, 3 voll., Roma, Istituto di studi Romani, 1972; La geologia di Ro-ma. Il Centro storico, in Memorie descrittive della Carta Geologica d’Italia, I, Roma, IstitutoPoligrafico e Zecca dello Stato, 1995).

13 Il Catasto urbano fa parte del primo catasto geometrico-particellare realizzato su tutto loStato pontificio tra il 1818 e il 1824, meglio conosciuto come il Catasto Pio-Gregoriano. L’e-secuzione delle mappe fu ordinata con l’articolo 191 del Motu proprio del 6 luglio 1816, ema-nato da papa Pio VII, ma il catasto fu attivato quale strumento di imposizione fiscale in sostitu-zione del Catasto Piano solo nel 1835, sotto il pontificato di Gregorio XVI. La Congregazionedei Catasti, poi Presidenza del Censo, è il dicastero centrale al quale era affidato il compito di

1:4000, è stata decisa dalla Presidenza del Censo pochi anni prima del suoscioglimento. In realtà ambedue gli elaborati (quello del 1829 e quello del1866) costituiscono degli aggiornamenti ridotti in scala della carta in rappor-to 1:1000 del Catasto urbano. Per quanto riguarda le procedure di rilevamen-to topografico di quest’ultima, le fonti d’archivio non sono in grado di chia-rire in modo soddisfacente modalità e tecniche 14. Sembrerebbe che gli archi-tetti romani Salvi e Palazzi, membri dell’Accademia di San Luca, incaricatidalla Reverenda Camera Apostolica di eseguire il lavoro 15, avessero propo-sto, in alternativa a un rilievo della città ex novo, di avvalersi della pianta diRoma di Giambattista Nolli 16 del 1748, “apportandovi tutte le necessarie ret-tifiche per correggerla ed integrarla laddove […] si erano avute delle varia-zioni”. Il lavoro sarebbe iniziato “a tavolino” con un ingrandimento in scala1:1000 della pianta del Nolli, fase durata circa quattro mesi, per proseguirecon le più lunghe e complesse operazioni sul terreno (la suddivisione delleisole in particelle catastali, il rilievo dei cortili, eccetera) 17.

Il rigoroso lavoro del Nolli, protrattosi per circa dodici anni e pubblicatonel 1748, è caratterizzato dall’altissimo livello di dettaglio e dall’accurato ri-levamento di ogni singolo isolato e monumento, “anche in caso di edifici[…] di cui si sarebbe potuto avvalere di rilievi già eseguiti e pubblicati” 18. Lasua precedente esperienza di lavoro nelle operazioni catastali di Lombardiaaveva contribuito alla sua formazione tecnica anche per quanto riguarda l’u-tilizzo della tavoletta pretoriana 19 da lui impiegata durante le operazioni di ri-

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dirigere e coordinare le operazioni di rilevamento del nuovo catasto (cfr. Censimento pontifi-cio, 5 voll., Roma, Tipografia camerale, 1843-1850; V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali del-lo Stato pontificio. La Cancelleria del Censo di Roma poi Agenzia delle imposte Dirette, Ro-ma, Archivio di Stato di Roma, 1995, cit., pp. 43-69).

14 Il Regolamento sulla misura e formazione delle mappe, emanato il 22 febbraio 1817,che stabilisce “il metodo da tenere dagli aiutanti de’ geometri per annotare le misure in cam-pagna”, non fa cenni sui procedimenti da adottare durante il rilievo delle aree urbane (cfr.Censimento pontificio, II, 1844, cit., pp. 47-160).

15 L’atto notarile che “obbliga i signori Gaspare Salvi e Giacomo Palazzi Architetti Acca-demici di San Luca di elevare la pianta di Roma” è riprodotto in V. VITA SPAGNUOLO, I catastigenerali dello Stato pontificio, 1995, cit., pp. 97-101.

16 Giovanni Battista Nolli da Como (1692-1756), architetto ed incisore, realizzò nel 1748La Nuova Pianta di Roma, la prima ad essere orientata con il nord magnetico in alto.

17 Cfr. A. RUGGERI-L. LONDEI, Il catasto urbano di Roma (1818-1824), in Eventi e documen-ti diacronici delle principali attività geotopografiche in Roma, a cura di A. Cantile, Firenze,Istituto Geografico Militare, supplemento a «L’universo», 6/2000, cit., p. 109.

18 Cfr. M. BEVILACQUA, Roma nel secolo dei Lumi, cit., p. 78.19 La tavoletta pretoriana è formata da un piano di lavoro in legno, applicato tramite una

giuntura snodabile a un cavalletto. Ad esso è appoggiato il foglio di carta su cui l’operatoredelinea direttamente il rilevamento con l’aiuto di una bussola e di un’alidada mobile munita didue traguardi per il tracciamento delle linee e degli angoli. Messa a punto tra la fine del Cin-quecento e l’inizio del Seicento dal matematico e astronomo tedesco Johanes Richter dettoPraetorius, nel corso del XVII secolo la tavoletta pretoriana si diffuse in tutta Europa. In Italia è

levamento (cfr. figura 2). Perfettamente cosciente che la tavoletta pretoriananonostante l’alta precisione non poteva garantire un risultato “dai ridottimargini di approssimazione”, Nolli eseguì una triangolazione di inquadra-mento dell’intero territorio della città entro le Mura Aureliane, basata supunti di controllo situati su colonne e obelischi nonché sull’asse del Corso.Di conseguenza si poté avviare il rilevamento dei singoli settori urbani, par-tendo dalle piazze, vie e monumenti principali, ripartendo le eventuali dis-crepanze su strade e lotti meno significativi. Il procedere con metodo e scru-polosità del rilevamento del Nolli ha restituito un elaborato cartografico cheè rimasto alla base dei lavori successivi per un lungo periodo, fino alla rea-lizzazione delle prime cartografie IGM di fine Ottocento.

Stando a tale costruzione, la Pianta della Direzione Generale del Censo del1866 può ritenersi un aggiornamento delle precedenti cartografie catastali, a lorovolta basate sulla cartografia del Nolli, l’unica ad essere stata eseguita a partireda un vero e proprio rilevamento topografico all’interno delle Mura Aureliane.

Pur tenendo ben presente le oggettive difficoltà a confrontare tali elaborati fradi loro e con cartografie attuali realizzate con tecniche profondamente diverse(rilievi aerofotogrammetrici), la prospettiva di uno studio diacronico dell’areadel Centro storico e i risultati incoraggianti ottenuti dalle indagini relative all’in-

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stata introdotta verso i primi decenni del Settecento in occasione delle discussioni tecniche ri-guardanti le operazioni catastali lombarde dal matematico di corte Marinoni (cfr. M. BEVILAC-QUA, Roma nel secolo dei Lumi, cit., pp. 77-78).

Figura 2. La tavoletta pretoriana e il suo uso.

formatizzazione precedentemente descritte ci hanno condotto verso la messa apunto definitiva di una procedura che comprende operazioni di calibrazione,georeferenziazione e trasformazione di proiezione, rivolte specificatamente allecarte del Nolli e del Censo. Il risultato, come illustrato dalla figura 3, consente lasovrapposizione delle fonti e la successiva analisi del livello di accuratezza.

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I casi riportati dimostrano una maggiore esattezza della carta del Nolli rispetto aquella del Censo. Il primo confronto riguarda le diverse rappresentazioni della chiesa diSant’Agostino, a nord di piazza Navona. La forma della chiesa nel Nolli corrispondequasi perfettamente con la forma attuale. Nella carta del Censo invece, l’isolato che ospi-ta la chiesa riporta, nei confronti della planimetria attuale, uno spostamento maggiore ri-spetto agli isolati adiacenti.

Il secondo confronto riguarda una frazione delle Mura Aureliane nella zona di San Gio-vanni in Laterano. La carta del Censo riporta un tracciato completamente diverso rispettoalle altre due rappresentazioni. Si tratta in questo caso di un errore “ereditato dalla carta delCatasto urbano”.

Figura 3. Carta del Nolli (a sinistra) e carta Censo (a destra) a confronto con una

cartografia attuale in formato vettoriale.

La carta della Direzione Generale del Censo è stata inoltre sottoposta an-che a una procedura di vettorializzazione. Una volta ottenuto uno “spazio dilavoro” con le giuste coordinate, è possibile visualizzare l’immagine dellacarta originale, e tramite un editore grafico in ambiente GIS, digitalizzare suschermo gli elementi ritenuti utili per la costruzione della cartografia. Questafase di lavoro si conclude con l’applicazione di procedure standard di “puli-zia” volte alla restituzione di un elaborato in formato vettoriale pronto ad“accogliere” attributi tematici, che nel caso specifico riguardano gli usi delsuolo di Roma all’interno delle Mura Aureliane. L’informazione sugli usi èottenuta tramite un’attenta interpretazione della cartografia stessa; la cartadel Censo non ha una legenda relativa agli usi del suolo, ma il disegno pre-senta segni convenzionali che servono a renderlo comprensibile. Questa ca-ratteristica permette una facile distinzione, in primo luogo, tra edificato enon edificato, mentre le numerose indicazioni toponomastiche e di caratteredescrittivo che si trovano sulla carta, insieme ai minuziosi dettagli presentinel disegno, rendono possibile una buona ricostruzione degli usi riguardantigli spazi aperti: vigna, orto, giardino, prato eccetera. In questo modo è statacostruita una legenda comprendente 12 classi (ad ogni entità spaziale, ovveropoligono, corrisponde una classe), che fornisce un quadro complessivo sugliusi del suolo di Roma nel 1866 (cfr. figura 4).

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500 0 500 Meters

S

N

EW

edificato

parchi, giardini

non edificato(vigna, orto, prato)

Figura 4. Usi del suolo di Roma nel 1866 (versione semplificata).

La carta del Catasto urbano Pio-Gregoriano è stata sottoposta a un’elabo-razione ancora più articolata. L’acquisizione di questa cartografia, congiunta-mente alle informazioni presenti nei registri catastali, ha aperto la strada a unimportante e impegnativo percorso di analisi tematica che consente di rico-struire la forma fisica e le condizioni socio-economiche di Roma negli anniVenti dell’Ottocento, con un altissimo livello di dettaglio.

Le procedure di acquisizione per ottenere questa cartografia sono, perquanto riguarda la georeferenziazione e digitalizzazione su schermo, simili aquelle descritte precedentemente per la carta del Censo. L’unica differenzaconsiste nell’utilizzo, come cartografia di riferimento per l’assegnazione del-le coordinate, della già informatizzata carta della Direzione Generale delCenso. Questa scelta è stata adottata per migliorare le condizioni di confron-tabilità fra elementi riconoscibili nelle due cartografie.

Le informazioni che riguardano gli attributi tematici provengono dai regi-stri catastali (brogliardi) che fanno riferimento alla cartografia stessa. I nume-ri delle particelle (cfr. figura 5) fanno riferimento all’informazione elencatanei registri catastali, che, come verrà illustrato successivamente, organizzatiin banche dati relazionali 20, sono stati collegati alla cartografia, consentendola costruzione di una serie di carte tematiche quali: tipologie di proprietà, usidel suolo, consistenza edilizia, eccetera.

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20 I dati contenuti nei registri catastali sono stati raggruppati in quattro tipologie principali:(i) informazione che riguarda l’indirizzo e la posizione della particella catastale; (ii) informa-zione che descrive il proprietario o i proprietari che hanno possedimenti all’interno della parti-cella; (iii) informazione che descrive il fondo, ovvero edificio o parte di edificio posseduto dauno o più proprietari; (iv) l’estimo catastale, ovvero il valore di uno o più fondi posseduti dauno o più proprietari. I complessi rapporti di interdipendenze che si verificano nei brogliardi,specialmente per quanto riguarda i proprietari e i fondi, vengono gestiti all’interno della bancadati in modo tale da evitare il più possibile le ripetizioni. L’informazione raccolta tramite una

Figura 5. Informatizzazione della carta del Catasto urbano. Particolare del rione

Sant’Angelo.

Da sinistra a destra: I) frammento della carta originale 21; II) dato vettoriale riguardante lastessa area; III) ricostruzione degli usi del suolo sulla base delle informazioni contenutenel brogliardo.

Oltre alle procedure di informatizzazione delle carte di dettaglio riguar-danti l’estensione urbana di Roma, un’altra importante fronte di indagine ècostituita dalla costruzione di alcuni elaborati cartografici digitali di mediascala, riguardanti le aree attorno alla città. La decisione di ridurre la scala dilavoro è dovuta alla maggiore estensione territoriale presa in esame, al mino-re livello di dettaglio degli elementi cartografici presenti nelle fonti e allascala delle cartografie utilizzate come base.

La fonte del Catasto Pio-Gregoriano è stata ampiamente utilizzata nel-l’ambito del progetto, anche per lo studio del Suburbio (territorio che siestende intorno alle Mura per un raggio di circa sei miglia) e dell’Agro Ro-mano (tenute e vigne confinanti con il Suburbio). Le cosiddette “mappe”che rappresentano i territori fuori le Mura vennero costruite in rapporto1:2000 nel periodo compreso tra il 1818 e il 1820. I relativi registri catasta-li contenenti l’informazione su proprietà e proprietari si presentano menocomplicati rispetto a quelli del Catasto urbano. Mentre la composizionedella banca dati relativa ai brogliardi risulta facilitata, la procedura di geo-referenziazione delle mappe presenta una serie di problematiche. La pres-soché totale trasformazione del territorio ad opera dell’urbanizzazione pro-gressiva avvenuta dopo l’unificazione d’Italia rende spesso impossibile ilriconoscimento di punti invariati ai quali assegnare coordinate geografiche.È da notare anche il fatto che sull’allora aperto territorio di campagna ipossibili punti di “ancoraggio” sarebbero stati veramente pochi (qualchechiesa, pochi incroci stradali), e di conseguenza insufficienti per garantireun risultato accurato dal punto di vista topografico per un lavoro da realiz-zare alla stessa scala della fonte. Si è dovuto a questo punto ricorrere a unmetodo alternativo che però ha comportato una consistente riduzione discala degli elaborati.

I limiti delle particelle catastali sono stati ricostruiti utilizzando come ba-se i fogli nel rapporto 1:25000 della Carta Topografica d’Italia, realizzati dal-l’IGM nel periodo compreso tra fine Ottocento ed inizi Novecento. L’interpre-tazione è stata facilitata perché l’area di studio nella rappresentazione IGM, inquel periodo sgombra dagli edifici, recava ancora buona parte delle caratteri-stiche presenti nella fonte, e i confini delle particelle, che interessavano pre-valentemente aree di vaste dimensioni, si sono potuti riportare con facilitàsul rilievo topografico.

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serie di maschere di inserimento confluisce, raggruppata per tipologia, in cinque differenti ta-belle: particelle, ubicazioni, proprietari, fondi ed estimi, collegabili tra di loro tramite chiavicomposte.

21 Disegno eseguito con inchiostro di china, acquerellato. La pianta del Catasto urbano, inrapporto 1:1000, era composta di tante mappe quanti erano i rioni. La rappresentazione grafi-ca delle mappe seguiva il regolamento del 1817 (cfr. Censimento pontificio, 1844, cit., p. 80).

Per quanto riguarda l’aspetto tematico, l’integrazione tra la cartografia ei registri catastali ha seguito le modalità illustrate precedentemente per ilCatasto urbano. La sperimentazione riguarda solo una parte del Suburbio(cfr. figura 6), ma i risultati ottenuti hanno dimostrato che il metodo di ac-quisizione può essere applicato anche a un territorio più vasto della Campa-gna Romana.

Una rappresentazione storica del territorio, tipologicamente diversa ri-spetto a quelle fin qui illustrate, riguarda la ricostruzione della morfologia 22,nell’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo, di una vasta area che com-prende la città storica e si estende verso sudovest (fino all’attuale Casal Pa-locco). L’elaborato è stato ottenuto avvalendosi delle informazioni altimetri-che rinvenibili da più fonti storiche integrate: la carta del Lanciani del 1901,la topografia dell’area di Roma desumibile dalle carte IGM 1870-1890 e de-scrizioni di misure topografiche effettuati dal Canevari all’indomani dellagrande piena del 1870 23. Tale elaborato, anche se di un ordine di accuratezzamedio, risulta di grande utilità in quanto restituisce un pezzo di territorio nel-la sua morfologia originale, o almeno com’era prima del fenomeno dell’ur-

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22 Nel caso specifico, i dati topografici, per la loro caratteristica di una distribuzione conti-nua nello spazio, sono rappresentati sotto forma di una griglia quadrata, dove ogni unità (pi-xel), dalle dimensioni definite in base alla scala in cui si lavora, è identificata dalla sua posi-zione geografica e da un valore di altimetria. Questo tipo di rappresentazione è conosciuto co-me modello digitale del terreno (DTM) e costituisce la base per il calcolo di pendenze ed espo-sizioni.

23 Per verificare e correggere eventuali discrepanze altimetriche tra i valori rilevati da Lan-ciani e quelli rilevati dall’IGM, le due produzioni cartografiche sono state comparate e analiz-zate, ipotizzando, una volta quantificate e descritte tali discrepanze, di arrivare a definire un“indice” di correzione da utilizzare per rettificare le quote rinvenibili nella carta IGM ma non

Figura 6. Informatizzazione della Mappa 1 del Catasto dell’Agro Romano.

Da sinistra a destra: I) quadro d’unione della carta originale; II) interpretazione sulla basecartografica IGM di fine Ottocento dei confini di particelle; III) ricostruzione degli usi delsuolo sulla base delle informazioni contenute nel brogliardo.

banizzazione, costituendo una valida base per lo studio integrato della formadel territorio e quella della città, e della loro evoluzione.

Banche dati geografiche

Un altro filone della ricerca, che si sviluppa contemporaneamente al-l’acquisizione delle cartografie storiche, riguarda l’elaborazione di tecni-che e metodi di analisi e di confronto tematico e temporale tra dati geogra-

GIS e storia urbana 205

nella carta del Lanciani. L’errore altimetrico medio (o differenza media di valori) è risultatoessere pari a 4,6 m (l’equidistanza tra le curve di livello nell’IGM è di 5 m). L’analisi qualitati-va condotta per localizzare le aree con quote discrepanti ha mostrato che le differenze tra ledue campagne di misurazione possono essere derivate da reali mutamenti morfologici o da er-rori di lettura strumentale, ma non appare probabile una propagazione dell’errore a partire daun caposaldo di misurazione. Si è dunque optato per un’integrazione delle informazioni cherispettasse il più possibile la morfologia derivante dalla cartografia IGM, ma che desse maggiorrisalto alle informazioni altimetriche (senza dubbio più precise) desumibili dalla carta delLanciani.

Figura 7. Il modello digitale del terreno di Roma a fine Ottocento. Particolare con

l’area urbana sovrapposta al rilievo ombreggiato.

fici, nonché la loro applicazione al materiale che si viene man mano produ-cendo. In questo contesto sono stati individuati due percorsi analitici prin-cipali:

rapporti diacronici o verticali, che si basano sul confronto tra dati di epo-che differenti, riferiti ad uno stesso tema;

rapporti sincronici o orizzontali, che si basano sul confronto tra dati rife-riti a una stessa epoca, relativi a temi diversi.

Un esempio di analisi diacronica delle fonti è illustrato da un caso distudio sul rione Sant’Angelo. Una serie di cartografie, selezionate e acqui-site con le tecniche precedentemente descritte, ha permesso la ricostruzio-ne dell’evoluzione della forma fisica del rione, sfruttando la capacità disovrapposizione dei prodotti cartografici in ambiente GIS. Successivamen-te è stato possibile integrare i layer cartografici in successione temporalecon informazioni tematiche coeve – ad esempio: usi del suolo, toponoma-stica, edifici sottoposti a particolari vincoli, eccetera – e studiarne le dina-miche.

Le fonti cartografiche utilizzate sono, in ordine temporale: la carta delNolli (1748), la carta del Catasto urbano (1818-1822), la carta della Direzio-ne Generale del Censo (1866) e una cartografia IGM (1907). I principaliaspetti che emergono dal confronto temporale riguardano soprattutto la tra-sformazione del tessuto urbano e l’evoluzione della rappresentazione carto-grafica della città.

Si notano ad esempio i principali cambiamenti quali la demolizione delGhetto, l’isolamento del Teatro di Marcello e la costruzione dei muraglionidel Tevere (cfr. figura 8).

Una prima osservazione riguarda l’interpretazione della forma della città.Le cartografie precedenti all’IGM riproducevano i piani terreni; per questa ra-gione gli ingressi carrabili, per il modo in cui sono rappresentati, in presenzadi un fittissimo tessuto urbano, con isolati posti a breve distanza, non si pos-sono a volte distinguere dai vicoli, dando l’impressione errata di avere a chefare con più di un edificio. Dall’altra parte, la cartografia contemporanea“fotografa” gli oggetti dall’alto, facendo perdere l’informazione su piani ter-reni. Scompaiono infatti sotto tetti e terrazzi, ingressi carrabili, portici e lecaratteristiche sezioni delle chiese.

Altro argomento di interesse è lo studio dell’errore cartografico. Le duecarte messe a confronto in figura 8 dimostrano che i problemi principali nonriguardano l’errore complessivo di posizionamento, bensì le diverse geome-trie che i medesimi edifici riportano nelle due planimetrie. Le discordanze inalcuni punti si portano a valori di circa 4 metri. La sovrapposizione delle duecarte storiche ad una foto aerea contemporanea ha rivelato che la carta menoaccurata è quella più recente, ovvero la carta dell’IGM.

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La sovrapposizione tra le carte del Catasto urbano e del Censo (cfr. figura9) ha dimostrato una maggiore coerenza, dovuta forse al fatto che la primarappresenta un derivato ridotto in scala della seconda.

L’indagine diacronica applicata su tutta l’area edificata con riferimento adiverse epoche e a differenti livelli di dettaglio cartografico (dalla particellacatastale, all’isolato ed infine al rione) costituisce un elemento fondamentalenella ricostruzione dell’evoluzione storica e ambientale della città. Le appli-cazioni possono essere numerose: trasformazione della forma fisica, movi-menti demografici, caratteristiche socio-economiche, evoluzione della topo-nomastica, eccetera, e consentono l’analisi qualitativa e quantitativa dei te-matismi.

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Figura 8. Sovrapposizione tra carta del Nolli (sotto) e carta IGM (sopra, campitura

semi-trasparente).

L’indagine che riguarda l’integrazione tra la banca dati costruita sulleinformazioni presenti nei registri catastali e la cartografia informatizzataha evidenziato, come accennato in apertura, le potenzialità di ciò che sipuò definire una banca dati geografica rispetto a una banca dati tradizio-nale. Si tratta di applicazioni che riguardano alcuni significativi rapportisincronici, rappresentabili tramite una cartografia collegata con una o piùbanche dati.

Ai poligoni che rappresentano le particelle catastali è stata associatal’informazione inserita nella banca dati informatizzata del secondo bro-

Figura 9. Sovrapposizione tra foto aerea del 1985, Carta del Censo (linea scura) e

Catasto urbano (linea chiara).

In questo caso le trasformazioni che si possono osservare, oltre le demolizioni nelGhetto, sono: l’isolamento del Teatro di Marcello e gli sventramenti di via delle Botte-ghe Oscure, via Arenula, largo di Torre Argentina, via del Teatro di Marcello.

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gliardo 24. Il dato tematico di partenza è stato organizzato in modo tale daconsentirne l’interrogazione su base di una o più “chiavi” di ricerca e la vi-sualizzazione delle “risposte” sulla cartografia associata. Il caso illustratodalla figura 10 fa riferimento a una serie di operazioni effettuate in am-biente GIS, che fanno parte di un complesso sistema di interfacce disegnateper guidare e facilitare l’interrogazione della banca dati. Esso riguarda inparticolare la richiesta di visualizzare sulla cartografia il tematismo “tipo-logia di proprietà”. Il pannello “Visualizza elenchi” permette, grazie al col-legamento dinamico tra cartografia e banche dati, di visualizzare in temporeale i fondi e i proprietari che insistono su ogni particella al momento del-la sua selezione. Il sistema rende inoltre possibile la visualizzazione sullacartografia di risultati di ricerche svolte partendo dagli indirizzi o dai nomidei proprietari.

Questa applicazione ha un immediato impatto visivo e offre una facilelettura della distribuzione spaziale dei tematismi. La possibilità di effettuareanalisi quantitativa a livello di particella catastale, isolato o rione, e di gesti-re, raggruppare e rappresentare valori e indici relativi a campi presenti nellabanca dati, quali: superficie, numero di piani, numero di vani, totale di fondie di proprietari per particella, totali di estimi e pigioni, eccetera, muniscequesto progetto di un importante strumento di sintesi.

La successiva integrazione al supporto informatizzato di altri registri cata-stali, come catastini o aggiornamenti, permetterà una serie di confronti tema-tici del tutto inedita, riguardante un arco temporale cha va dagli anni Ventidell’Ottocento fino all’unificazione dell’Italia. Inoltre, la stessa struttura cata-stale è in grado di ospitare informazioni provenienti da altre banche dati stori-che, ammesso che queste ultime siano messe nelle condizioni di “accessibili-tà” rispetto alla base cartografica. È il caso di alcune sperimentazioni svoltesulla banca dati degli “Stati delle anime” 25, che verrà ad integrare la base car-tografica catastale in corrispondenza degli anni presi in esame nei brogliardi.Sarà così possibile completare le informazioni già esistenti sulla struttura fisi-ca e socio-economica della città, con una ricca serie di dati demografici.

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24 I registri catastali che fanno riferimento alla medesima cartografia sono diversi, e copro-no un arco temporale di più di 50 anni. Il primo brogliardo risale al periodo compreso tra il1818 e il 1820. Il secondo brogliardo, rilevato tra il 1822 e il 1824, si distingue dal primo perl’aggiunta delle informazioni sugli estimi catastali e le pigioni. Inoltre, esistono i catastini de-gli anni 1824 e 1868, gli aggiornamenti del 1871, le volture (1818-71) e i trasporti (1824-75)(cfr. Censimento pontificio, 5 voll., 1843-1850; V. VITA SPAGNUOLO, I catasti generali delloStato Pontificio, 1995).

25 Gli “Stati delle anime” sono registri contenenti: nome, professione, età e stato socialedegli abitanti di Roma, divisi per parrocchie. Tali registri venivano compilati in modo siste-matico almeno dal 1630 (cfr. C. SBRANA-R. TRAINA-E. SONNINO, Gli “Stati delle anime” a Ro-ma dalle origini al secolo XVI, Roma, 1977).

In conclusione si può affermare che l’impiego dello strumento informati-co in chiave territoriale ha offerto un’ampia prospettiva di ricerca nel cam-

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Figura 10. Collegamento tra banca dati dei brogliardi e carta del Catasto urbano.

Particolare del rione Campitelli. La finestra 1 rappresenta graficamente le tipologie

di proprietà. La finestra 2 visualizza l’elenco dei proprietari e dei fondi corrispon-

denti alla particella catastale selezionata.

po dell’analisi storica. Le applicazioni possono essere numerose, in quantoè stata impostata una struttura flessibile, in grado di supportare livelli dicomplessità sempre maggiori, accogliendo una vasta gamma di informazio-ni provenienti da fonti storiche diverse. I più recenti sviluppi dei sistemi in-formativi geografici e delle applicazioni web potranno rendere inoltre possi-bile la messa a disposizione di queste banche dati per una consultazione viainternet.

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Figura 11. Tematismi derivati dall’integrazione della banca dati dei brogliardi con

la cartografia del Catasto urbano. Il caso del rione Sant’Angelo.