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2.2008 atlante dei corsi di progettazione architettonica firenze architettura atlante dei corsi di progettazione architettonica architettura FIRENZE 2.2008 Periodico semestrale Anno XII n.2 Euro 7 Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze ISSN 1826-0772

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firenze architettura

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architetturaF I R E N Z E

2.2008

Periodico semestraleAnno XII n.2Euro 7Spedizione in abbonamento postale 70% Firenze

ISSN 1826-0772

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presentazione

corso di laurea architettura IV-V anno

corso di laureaprogettazione dell’architettura IV-V anno

Tra ragione ed istintoUlisse Tramonti

Permanenze e flussiFabrizio Rossi Prodi

Alberto Baratelli - Città in trasformazione - nuove dinamiche urbane

Antonio Capestro - “La Declassata di Prato: da infrastruttura a città”

Antonella Cortesi

Maria Grazia Eccheli - Palazzo a Castello

Stefano Follesa

Andrea Ricci

Fabrizio Rossi Prodi

Paolo Zermani

Alberto Baratelli - Workshop su Londra

Antonio Capestro e Claudio Zanirato - Le città ideali: paesaggio, qualità, architettura

Giancarlo Cataldi - Leggere per progettare nel contesto

Lorenzino Cremonini e Vittorio Pannocchia - Lo spazio della luce nella scena urbana

Antonio D’Auria e Roberto Berardi

Maria Grazia Eccheli - Parco abitato

Loris Macci - Profondità sintetiche

Adolfo Natalini - Riqualificazione urbana del complesso ospedaliero di Santa Chiara a Pisa

Il progetto di architettura nei laboratori del corso magistrale biennale di “Architettura”Alberto Breschi

Flaviano Maria Lorusso - MCF - Museo Città di Firenze

Ulisse Tramonti - Parco Commerciale ed Osservatorio della Qualità Europea

Alberto Breschi - Il Sito Archeologico di Chan Chan in Perù

Gholamreza Massoud Ansari - Progetto di recupero area ex-Macelli di Firenze

Marino Moretti - 100% Cool

Claudio Nardi - Hospitality

Marco Tamino - Progetto CAMPUS residenze universitarie

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architetturaF I R E N Z E

2.2008

In copertina: Sharad Pouladin Plastico di Firenze foto Davide Virdis

Periodico semestrale* del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura viale Gramsci, 42 Firenze tel. 055/20007222 fax. 055/20007236Anno XII n. 2 - 2° semestre 2008Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997ISSN 1826-0772

Direttore - Maria Grazia Eccheli Direttore responsabile - Ulisse TramontiComitato scientifico - Maria Teresa Bartoli, Giancarlo Cataldi, Loris Macci, Adolfo Natalini, Ulisse Tramonti, Paolo ZermaniCapo redattore - Fabrizio Rossi ProdiRedazione - Fabrizio Arrigoni, Valerio Barberis, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Fabio Fabbrizzi, Francesca Mugnai, Giorgio Verdiani, Andrea Volpe, Claudio Zanirato Info-grafica e Dtp - Massimo BattistaSegretaria di redazione e amministrazione - Grazia Poli tel. 055/20007298 E-mail: [email protected].

Proprietà Università degli Studi di Firenze Progetto Grafico e Realizzazione - Massimo Battista - Centro di Editoria Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Fotolito Saffe, Calenzano (FI) Finito di stampare novembre 2008*consultabile su Internet http://www.unifi.it/dpprar/CMpro-v-p-34.html

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Ulisse Tramonti

Tra ragione ed istinto

Come già successo in passato, Firen-ze Architettura presenta una nuova e generosa “istantanea” della ricerca compositiva portata avanti all’interno dei vari Laboratori di Progettazione Ar-chitettonica. Mentre in un precedente Atlante si rendevano noti i risultati e le posizioni dei primi tre anni eseguiti all’interno dei Corsi di Laurea in Archi-tettura e in Scienze dell’Architettura, in questo ultimo numero vengono portati all’attenzione i percorsi di studio e di ri-cerca, compiuti nei due Corsi di Laurea all’interno dei Laboratori di Progetta-zione Architettonica 4.La lettura attenta delle pagine che se-guono, non può che porci in una con-dizione di felice consapevolezza. Essa deriva, oltre al fatto ormai consolidato di un riuscito ed inscindibile connubio tra didattica e ricerca, anche e soprat-tutto dalla bontà dei parametri, dalla qualità della stessa ricerca compiuta, nonché dalla questione dei linguaggi con la quale essa si esprime.Una qualità che riesce a fondere la percorrenza di un insieme di rigori teorici, straordinariamente inconsueti in questo mondo abitato dalle sole immagini, con l’altrettanto straordinaria capacità interpretativa delle molte qua-lità fenomenologiche proprie dell’atto progettuale.A prima vista questa dualità, potreb-be apparire falsatamente antinomi-ca, autoannullarsi vicendevolmente nell’inconciliabilità dei suoi termini, ma ad una lettura più attenta, si può obiettare che questo tenere insieme regola e relativa dissoluzione è forse stato da sempre l’essenza più preziosa del progetto fiorentino. Un progetto spesso controcorrente, mai esperito

sul solo piano dell’immagine e delle sue tonalità, quanto piuttosto su solide basi di concreta fattibilità, anche se esso, spesso si fa promotore di una visionarietà necessaria e funzionale af-finché possa compiersi ogni processo evolutivo.In generale, nella condizione odierna registrabile attraverso i vari umori che circondano il mondo del progetto, si intuisce come la rivoluzione dei mezzi digitali abbia oramai inarrestabilmente condizionato non solo il modo di ve-dere e rappresentare l’architettura, ma anche lo stesso modo di farla. Questo però, non ha innescato a Firenze, i molti e deleteri risvolti che essa solitamente comporta. Nei percorsi della Scuola di Architettura di Firenze infatti, l’architet-to e quindi l’allievo architetto, non viene affatto visto come il semplice operatore mediatico a caccia di una seduzione che arriva attraverso la sola immagine, quanto piuttosto, ancora come l’artefi-ce della messa in atto di una comples-sità, che solo attraverso il progetto può prendere forma. Una forma che i media ci propongono come sempre più incer-ta, arresa dietro all’equivoco di una sua a tutti i costi rincorsa “novità”.Questi percorsi di didattica e ricerca invece, indicano l’idea di una forma che è ancora il risultato di un processo strutturato e logico, fatto di passaggi canonici e di fasi necessarie. Una for-ma che non è rottura a tutti i costi, ma doverosa variazione in una continuità necessaria e resa contemporanea dall’immissione di molte e ulteriori va-lenze, che rimane sempre il sistema di riferimento prioritario.Questo vale anche per il lavoro nei co-dici della progettualità, spesso gene-

ralmente abbandonati perché ritenuti spia di una dimensione accademica del progetto, che vengono invece ampia-mente navigati dalla cultura fiorentina, in modo da coniugarli con le novità del contemporaneo, a ricordarci che la vera evoluzione, non può essere sola rottura, ma il dialogo e l’interazione tra il presente e il passato, tra la prassi e lo stimolo, tra la ragione e l’istinto.Anche il valore della storia, continua ad essere nella cultura progettuale universitaria fiorentina, un valore di stimolo. Un elemento non da superare, ma un dato da far interagire con i molti altri dati del percorso di progetto. Una storia, che se viene ovvio immaginare come prioritaria negli interventi legati ai contesti storicizzati, viene considerata quando si opera in luoghi meno visibil-mente dotati di carattere e di identità, sotto forma di insieme di stratificazioni, di latenze, di frammenti e lacerti, a cac-cia di figure, tipologie e modelli, capaci di innescare con le contaminazioni del contemporaneo, una reazione forte di evoluzione.Come accennato all’inizio, a queste visioni di regola, ovviamente mai in-tese in un loro valore esclusivamente accademico, si somma poi anche la tradizionale visione di variabilità, esclu-sivo concetto tutto fiorentino, la cui michelucciana deriva, trova una sua declinazione e applicazione ancora più compiuta, nella debordante rete di relazioni e di immaterialità che la città odierna offre. Per cui in questa ottica, la forma è “risultato” e non apriorità, è sommatoria e non gesto, insieme alla traduzione più sensibile del rapporto tra l’architettura e il suo contesto. Un modo non per uscire dagli orientamen-

ti della teoria come all’apparenza si sarebbe potuti portare a credere, ma forse l’unico modo possibile per dare senso ad una progettualità in relazione alla città.In altre parole, una interpretazione che non calca la mano sulla liberalizzazione della forma, ma al contrario stabilisce i confini e determina gli ambiti di una sua doverosa legittimazione.Quindi una felice situazione di “solitu-dine” quella della didattica progettuale fiorentina, nella quale alla presenza cospicua degli orientamenti teorici, si affianca la percorrenza di un crinale maggiormente istintuale, a ribadirci che codice ed istinto fanno parte di una stessa visione del progetto.Nella lettura delle pagine che seguono, è possibile registrare questa compre-senza; è possibile percepire questo doppio ordine armonico, che lascia come sempre però, libera e aperta la questione del linguaggio. Molte volte infatti si fraintendono questi termini, assimilando la ricerca al linguaggio. In realtà i due aspetti possono anche es-sere scissi tra loro; ovvero si può avere una poetica che si esprime all’interno di uno stesso linguaggio che viene affinato nel tempo per avvicinamenti successivi, senza che questa immobi-lizzi la sua ricerca progettuale, che può essere anche fervida, come di contro, si può avere una poetica nella quale si ha una differenziazione esasperata di espressione e nessuna variazione nei suoi termini di ricerca spaziale. A questa ambiguità, Firenze risponde con una polifonia di espressioni lingui-stiche che contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, non espri-mono, esaltandole, le sole tonalità im-

pressionistiche e fenomenologiche del progetto e della città e dell’ambiente, quanto piuttosto una sorta di margine di giuoco, un controcampo operativo di una libertà da sempre esistita che dimostra come attorno ad una serie di nuclei fondanti, si possa declinare im-magine ed espressione, senza variarne i contenuti.Una consonanza di intenzioni che appare in filigrana oltre le diversità dei linguaggi. Sul piano didattico, questo si riversa nella consapevolezza del percorso e non del risultato, come se a parlare, prima dei risultati, fossero le analisi, i metodi, i processi, i sistemi, gli approcci, a confermare che mentre la forma è “variabile”, il transito necessa-rio per raggiungerla e costituirla, altro non è che un lento viaggio nel senso più intimo delle cose.

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Corso di Laurea in Architettura

Le misure del progetto urbano mostra-no la nostra inadeguatezza culturale ad affrontare il paesaggio. Tutta la nostra formazione è basata sul-la lettura dei tessuti urbani storicizzati e dei valori dei luoghi e sulla definizione di frammenti di organismi, in genere riconducibili alle misure del pavilion-system, sui cui aspetti linguistici, poi, ci esercitiamo a lungo. Quando lasciamo i tessuti consolidati o i rapporti con le preesistenze che i centri storici ancora offrono e ci spingiamo all’esterno, lo smarrimento dei riferimenti ci porta, di solito, o a soluzioni nostalgi-che, o a esibizioni di volta in volta tecno-logiche o linguistiche, il cui preteso valo-re salvifico è pari solo allo smarrimento solipsistico che esse rivelano. La disciplina ha coniato anche dei termini – tutti rinunciatari - quali non-luogo, sprawl, dis-misura, che sembra-no messi lì a giustificare questa ritirata. In realtà siamo orfani della vecchia idea dei piani ottocenteschi coi loro bravi allineamenti, con il progetto delle facciate e dei principali monumenti sviluppato da una sola mano; siamo orfani anche dell’idea moderna di una città seriale e sistematica nella quale l’organizzazione delle funzioni e dei processi di trasformazione del territo-rio, rivestiti da un’espressione archi-tettonica astratta, attribuivano proprio al metodo l’unico sigillo di qualità. Ci siamo invece ritrovati di colpo nella città dell’individualismo liberista che rende tutte le posizioni geografiche equivalenti, purché adeguatamente servite da flussi di comunicazione, da poli di attrazione e da dotazioni di superficie, di aria condizionata o di aree verdi, ove le nostre vecchie libertà

democratiche svaniscono davanti a soavi, quanto illusorie promesse di consumo e di comodità. Questa città caotica ha rimescolato il valore tradi-zionale dei luoghi, avendone sovvertito la posizione, le relazioni e i modi della loro produzione; anche i luoghi storici sono stati sottratti all’aura del mitico e sono stati ricollocati all’interno della categoria dei parchi tematici, legati ai fenomeni dalla cultura di massa e delle sue inclinazioni vuoi al turismo, vuoi al tempo libero, o alla cura del corpo. Un sintomo esplicito e drammatico di questa trasformazione è mostrata dalla crisi dello spazio pubblico, l’ambito in cui dimora la nostra identità civile e luogo delle nostre responsabilità collet-tive; lo spazio pubblico è sempre meno progettato e intenzionale, piuttosto appare come “spazio vuoto”, residuo delle trasformazioni, oppure rifluisce all’interno di grandi contenitori privati destinati al commercio, allo spettacolo e al tempo libero: le nuove piazze.L’idea di bellezza – bellezza dell’opera, ma anche bellezza della città – un tem-po garantita dall’imitazione di modelli conformi alle volontà politico-religio-se, poi collocata nell’idea romantica dell’espressione dell’anima o dello spi-rito individuale o collettivo, quale rive-lazione dell’essere nel mondo, dei suoi significati e del tempo corrente, oggi risulta legata più alla comunicazione, che non all’espressione, cioè si trova sul versante della fruizione e non della concezione dell’opera, stabilendo ine-diti (e insani) rapporti con il consumo del prodotto. Per questo nascono gli outlet in forma di villaggio pittoresco, i centri storici divengono la caricatura di se stessi, i centri commerciali sono

piazze interne e i nostri colleghi più fur-bi vivono beatamente andando in giro a sostenere che ormai l’architettura è l’ultima forma di pubblicità, nella quale si ritagliano il ruolo di grandi seduttori. Questo processo globalizzato corre ve-loce, assorbe i nostri valori più autentici e li commercializza in vari mercati, esso ha alterato il senso delle cose che non dimora più nelle profondità del pensie-ro e della sua espressione, ma nelle relazioni della comunicazione, nelle iterazioni di sequenze eteronome ali-mentate da materiali diversi, fra i quali compaiono anche i nostri paesaggi e i nostri valori storici, tuttavia solo dopo aver perso i loro valori assoluti e il loro radicamento concreto.Davanti a questo scenario, il pensiero architettonico – ancorché smarrito - può invocare la stabilità di alcuni tratti del nostro paesaggio storico, e magari anche di quello moderno, esaltando il loro ruolo di fonte genetica del proget-to, sia pure nel continuo rinnovamento, e di “opera” in cui ricercare le misure, gli spazi, l’origine dei nostri linguaggi, le matrici tipologiche e di organismo. Molti di questi luoghi esistono ancora fisicamente, talvolta sono anche patri-monio dell’immaginario collettivo, co-stituendo una sorta di visione analogica della città e dei paesaggi, che alimenta pure il mondo della comunicazione. Questo esercizio di attenta lettura dei valori insediativi offerti dai nostri centri urbani va senza dubbio esteso anche ai segni più minuti del paesaggio, che traspaiono nelle aree naturali e nelle zone di frangia, per ricavare i temi e gli elementi del progetto. Continuare a formare gli allievi su que-sto esercizio di lettura e di trascrizione

ha un’indubbia efficacia, e non solo resistenziale, perché là risiedono gli strumenti fondanti della nostra disci-plina; d’altra parte il lavoro di osserva-zione e di comprensione deve sforzarsi di abbracciare anche i luoghi della contemporaneità, sperimentando stra-tegie di interpretazione tutt’altro che acquisite alla disciplina e continuando a sviluppare la conoscenza dei luoghi attraverso l’esercizio del progetto, come atto centrale e insostituibile di comprensione dei valori dei luoghi e di formazione della personalità degli allie-vi. Nella redistribuzione di senso che la civiltà contemporanea sta compiendo, il valore di queste identità locali rischia di trasformarsi in un altro prodotto di consumo, se ancorato esclusivamente alla sua rappresentazione storica; per questo occorre contrattarlo continua-mente con le condizioni, le necessità e le espressioni contemporanee, occorre metterlo in gioco e verificarne l’effica-cia nell’affrontare gli “spazi vuoti” dei tessuti urbani e la riconversione delle aree edificate. Il fine di questo impegno didattico non sarà forse quello di riuscire a conser-vare i luoghi e diffonderne i caratteri negli insediamenti circostanti, perché questi valori sembrano smarrirsi nei flussi della civiltà contemporanea, ma almeno sarà quello di aver formato delle coscienze ai valori dei luoghi, al radicamento nelle identità della propria formazione, al senso profondo della relazione fra una struttura sociale e la sua espressione architettonica e urba-na, in modo da creare un patrimonio di conoscenze e di metodo che i futuri architetti possano testimoniare e in-trodurre, come fattore di radicamento

alla propria origine, nel flusso delle sequenze comunicative, sempre più indifferenti al tempo e allo spazio, che ci investono e ci travolgono.

Fabrizio Rossi Prodi

Permanenze e flussi

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Alberto Baratelli

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Alberto Baratelli A.A. 2004-2007

MODULI DIDATTICI Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea:

Luca Rivalta A.A.2004-2007Progetto di Strutture:

Alberto Bove A.A.2004-2007Collaboratori:

Alessandro Rizzo (coordinatore del seminario su Londra)

Tommaso Rossi Fioravanti (coordinatore del seminario su Firenze)

Fabiola GorgeriDavide OlivieriMarcello Fara

Lorenzo Tognocchi

Il progetto di architettura è un com-plesso di operazioni costantemente in oscillazione tra passato e futuro. In questa conduzione del processo pro-gettuale è compito della scuola favo-rire la conoscenza del presente attra-verso la conoscenza della sua storia e organizzare l’utopia per preparare il domani. Un’utopia intesa non come fuga o astrazione dai problemi con-creti ma come aspirazione al nuovo al contemporaneo. Una ricerca avanzata a cui il progetto per sua natura deve sempre tendere.Il Laboratorio di Progettazione Archi-

Città in trasformazione - nuove dinamiche urbane

tettonica IV - che trova la naturale con-tinuazione nel laboratorio di Sintesi fi-nale – si articola in due seminari distinti riferiti a realtà urbane, Firenze e Lon-dra, con caratteristiche e peculiarità anche molto differenti ma accomunate da problemi di fondo ormai riscontrabili in misura diversa nella maggior parte delle città contemporanee.L’ambito di riferimento è costituito da interi brani urbani e vaste aree dismes-se o sottoutilizzate che, interessati da profonde trasformazioni e importanti cambiamenti di ruolo, necessitano attualmente di operazioni radicali di

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1 - 2 Mediateca e Biblioteca a Rifredi Laura Belmonte, Sonia Beltrà, Paloma Cantos, Mar RevillaA.A. 2006-20073 - 4Stazione - Galleria commerciale a RifrediHernán Echevarría, Eneko Fernandez, Maitane QuinteiroAdriano Buggiano, Romina Bertelotti, Micol BiagioniA.A. 2006-20075 - 6Centro Culturale a RifrediElisa Vernazza, Maja Von GlinskiA.A. 2006-20077 - 8Stazione - Ponte a RifrediJonathan RamelliA.A. 2005-2006

riqualificazione e rimodellazione per ricreare nuove identità, riscattando la generale atopia dei luoghi.Attraverso i masterplan generali di riassetto, risultato della prima parte di lavoro dei due seminari e lo sviluppo successivo di progetti architettonici gli studenti sono chiamati a definire un nuovo modo di vivere e usare queste parti di città interpretando i valori che essa trasmette ma contemporanea-mente adeguandola alle esigenze del presente e di un futuro prossimo.

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LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Antonio Capestro A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI Teorie della Ricerca Architettonica Contemporanea:

Cinzia Palumbo A.A. 2005-2007Progetto di Strutture:

Leonardo Brogioni A.A. 2005-2006Collaboratori:

Andrea MagriniValentina NibbiGiuditta Niccoli

Laura Roy

Antonio Capestro

“La Declassata di Prato: da infrastruttura a città”

1Valentina MeloneSistema fi eristico per l’arte new-mediaA.A. 2005-20062 - 3Jona Ferraz, Orlando Lopes De SaSistema di laboratori per la cultura dell’arte e della musicaA.A. 2005-20064Pedro Amendoeira, Antonio José Ferreira, Paulo MerliniSistema di laboratori per l’informazione e la formazioneA.A. 2005-20065Ilaria Forzoni, Sara Latini, Federica Manca, Silvia NepiSistema di laboratori di ricerca per la produzioneA.A. 2005-2006

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Nell’ambito della riformulazione di urbanità contemporanee, il corso ha scelto di considerare, come ambito tematico l’infrastrutturazione di città e territorio sollevando una questione: esiste la possibilità che questi sistemi fisici di collegamento possano essere ripensati come spazi da restituire alla città come strutture da abitare e luogo di espressione di nuove identità urba-ne? Possono strade, ferrovie, scam-biatori intermodali, stazioni metropoli-tane e ferroviarie, parcheggi diventare sistemi urbani complessi generatori di relazioni e spazi rinnovati?

Da qui la scelta di una realtà urbana, Prato, compromessa da una infrastrut-tura, la Declassata, che la attraversa bypassando ogni forma di relazione con essa. La sua collocazione strategica, da tempo sottratta al coinvolgimento cittadino, ne fanno una formidabile oc-casione per ripensarla come struttura, quindi come città nel suo complesso e nella proiezione futura, individuando in questa sua risorsa interna materiali di “scambio”, fisico e culturale. Operando dal loro interno o dai loro margini infra-struttura e città sono state rivisitate per crescere in qualità, proponendo nuovi

punti e modalità d’incontro, nuove infra-

strutture relazionali.La complessità del tema ha richiesto, in prima battuta, una struttura di indirizzi sintetizzata attraverso un masterplan inteso come orditura progettuale su cui innestare, successivamente, diversi progetti riferiti a settori urbani siglati da temi e parole chiave quali arte, cultura, informazione/formazione e produzione. Le immagini proposte sintetizzano il tentativo di ricostruire l’idea di tessuto urbano che, reinterpretando la mixitè pratese, suggestiona anche formal-mente i progetti.

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Antonella Cortesi

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Antonella Cortesi A.A. 2007-2008

MODULI DIDATTICI Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea:

Sergio Martellucci A.A.2007-2008Progetto di Strutture:

Silvia Nencioni A.A.2007-2008Collaboratori:

Renzo MarzocchiMichele Piccini

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1 - 2 -3 - 4Suggestioni di un percorso: la sacralità del luogo Giampiero Lombardini5 - 6 - 7Dalle colline all’Arno: esperienze sensoriali Susanna Pecchioni

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La Progettazione Architettonica e Ur-bana si muove tra due termini estremi, con i quali non ci sentiamo in sintonia:- da una parte, l’idea dell’“urbande-mia”, malattia invasiva che ha pervaso ogni angolo della terra e vede tutto in termini di paesaggio urbanizzato;- dall’altra, la concezione dell’architet-tura come policulturalità laicista, che accetta tutto e il contrario di tutto.Noi, come insegnanti, ricerchiamo l’affermazione delle libertà che sono alla base della costruzione della città. Libertà vissute nel quotidiano dai cit-tadini e componenti essenziali della

formazione dello spazio.Gli esempi illustrati, da noi scelti, sono rappresentativi del passaggio dal ter-zo al quarto anno del corso di laurea (essendo stata recentemente avviata una sperimentazione didattica di rota-zione biennale), con accentazione della ricerca di metodo nella prima fase e di quella della prefigurazione spaziale nella seconda.Tema del Laboratorio non è la defini-zione di un manufatto funzionalmente definito (edificio), ma la costruzione di un luogo. Un luogo dell’abitare, che coinvolga le attività umane e faccia sì

che i cittadini trovino elementi di identi-tà nel proprio spazio di vita e si ricono-scano nel luogo attraverso l’esercizio delle loro libertà. Questo ha significato ricercare i caratteri dell’ambiente scel-to, chiarire principi e finalità, trovare strumenti per la loro attuazione.I temi illustrati sono diversi, pur nella loro simiglianza.Nel primo, un percorso che riscopre il tracciato del torrente Affrico, e che cerca di riconquistare il rapporto fra l’Arno, le colline e la città, attraverso una riattivazione di aspetti sensoriali oggi trascurati e dormienti (”laboratori

sensoriali”). Nel secondo caso, anco-ra un percorso che, nascendo dalle suggestioni del fiume nelle sue zone extraurbane, alla “Nave a Rovezzano”, nasce laico in fregio all’antico Mulino ma trova momenti di sacralizzazione fino a culminare nella suggestione di un vero e proprio spazio sacro.Ci interessa far emergere in questo bre-ve spazio le “liturgie del movimento” e le suggestioni che hanno condotto gli allievi a trasformare un sito geografico in luogo dell’abitare.

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Maria Grazia Eccheli

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Maria Grazia Eccheli A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea:

Michelangelo Pivetta A.A.2005-2006Collaboratori:

Luca BarontiniAlberto Pireddu

Luca VenturiniAlessio Bovini

Eleonora Cecconi

Palazzo a Castello

Un palazzo-città o una città-palazzo a declinare l’eterogeneo programma di una sede regionale a Castello. Amorfa periferia dell’hinterland fiorentino, spa-zio rarefatto, un intrecciarsi di funzioni ed edifici, un sovrapporsi continuo di lo-giche differenti che regolano il rapporto tra tipo e ambiente urbano.L’incontrarsi casuale, non organizzato, di interventi che trovano riferimento a scale diverse; ferrovia, aeroporto, autostrade, capannoni, condomini e l’industria della chimica hanno gravemente e in modo inesorabile compromesso misure e rap-porti di uno splendido paesaggio.

Saranno i lacerti sopravvissuti a segnare tracce e dettare le forme del nuovo pro-getto: l’antico tracciato della via sestese che invera da secoli il limite fisico tra la Piana di Firenze e le colline di Castello: la grande pianura e il suo sistema viario ad ampie maglie ortogonali modulate sull’originaria centuriazione romana, a fronte dei primi rilievi appenninici e la topografia straordinaria delle ville rina-scimentali fiorentine.Il territorio agricolo, la propria incon-fondibile misura, e il luogo d’elezione di quel giardino all’italiana che, sua rap-presentazione e metafora, fonda sulla

più pura geometria delle forme il rappor-to sapiente tra Natura e Artificio.In fregio alla via per Sesto, ancora, la crociera di Castello con il cardo e il de-cumanus maximus orientati secondo gli assi della centuriatio, nel punto in cui la stessa lentamente scompare.La piana, i colli e il piccolo borgo che an-cora fissano per sempre quell’immagine di equilibrio irripetibile dove il sistema delle ville si manifesta nell’organizzazione, pre-cisa e misurabile, dei concreti rapporti fisi-ci e spaziali tra manufatti, percorsi e spazi liberi nella costruzione di un paesaggio di grande armonia e rara bellezza.

Come obbedendo alle segrete leggi di una costellazione, gli edifici si dispongo-no, infatti, lungo la fondamentale curva di livello dei 70 metri, con l’asse principale sempre ortogonale alla sestese e ad una distanza pressoché costante; solo La Petraia si allontana sulla collina a do-minare quasi l’intera vallata dalla loggia della sua splendida torre.Fra tutte, la villa Medicea del Vivaio era segnata, nell’originario disegno del Tribo-lo, da un lungo viale di gelsi ed olmi che la collegava all’Arno attraverso la pianura.Un segno fortissimo nel territorio, che agganciava il fiume al Monte Morello e,

mentre allineava e distribuiva i diversi elementi del giardino, materializzava simbolicamente lo sguardo di un princi-pe che assisteva alla rappresentazione del proprio mito.Del sogno del Tribolo rimane solo un frammento, sospeso tra la ferrovia e il parterre della villa. Unica traccia di un progetto straordinario e mai realizzato.

Laura Bartolini, Benedetta LandiniElena Mechetti, Serena Minacci, Greta MozzachiodiElisa Pascolini, Sonia Alunno, Alessio BrunoLinda Bacci, Benedetta LandiniGianvito Alba, Stefano Buonavoglia, Maurizio IgnestiElena Dervini, Rossana Giuliva, Alessio FieriRachele Bandoli, Laura Pacciani, Roberta Muscogiuri, Roberta Tola, Claudia ObinoJoào Luis Bengla Mestre, Maria Vitoria Fischer dos SantosSimone Ragni, Emanuele Cacciamani

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Stefano Follesa

ARCHITETTURA DEGLI INTERNI

DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Architettura degli Interni:Stefano Follesa A.A. 2007-2008

Collaboratori:Valentina Sarica

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1Ilenia CertiniCabanon sulla spiaggia per Pierre Chareau2Milena LentisLibreria per la casa del Dottor d’Alsace3 - 4Pauline Durand, Noemie Benoit, Ignacio GiasCasa per quattro studenti, camera dell’ingegnere5Pauline Durand, Noemie Benoit, Ignacio GiasCasa per quattro studenti, camera dell’architetto6Pauline Durand, Noemie Benoit, Ignacio GiasCasa per quattro studenti, camera della stilista

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Il corso di Architettura degli Interni si è articolato in un programma di lezioni frontali ed esercitazioni volte a favorire la conoscenza dei linguaggi e delle tecniche di progettazione per l’interno domestico. Le lezioni frontali divise in due cicli (gli arredi strutturali/gli arredi mobili ) hanno analizzato tutti i compo-nenti dell’ambiente abitativo e le dina-miche d’interazione tra rituali domestici ed elementi d’arredo. Alle lezioni frontali hanno corrisposto le esercitazioni svolte in classe che di volta in volta, sulla suggestione di un breve scritto ( la descrizione in forma

di racconto di differenti ambienti della stessa abitazione ), invitavano gli stu-denti a progettare sulla traccia di ciò che veniva loro descritto. Gli esercizi in aula hanno portato progressivamente a dei passaggi di scala (dall’oggetto al progetto d’architettura) e ad un per-corso graduale di scoperta di quello che sarebbe poi diventato l’argomento d’esame. Le ultime due esercitazioni hanno sve-lato il tema finale che per quest’anno ha riguardato la riprogettazione della “Maison du Verre” di Pierre Chareau per un committente da scegliere tra

il nipote del dottor D’Alsace, quattro giovani studenti fuorisede e una coppia di artisti affermati. Ogni committente comportava necessariamente differenti problematiche e un diverso linguaggio progettuale.La Maison du Verre è stato scelta come esempio di progettazione “totale” che, partendo dalla ristrutturazione archi-tettonica del manufatto edilizio, arriva sino alla definizione dei più piccoli particolari d’arredo. Lo stesso approc-cio è stato richiesto per l’esercitazione d’esame.

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Andrea Ricci

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1 - 5 Maria Giulia Caliri, Giosué Gherardi, Fabio Paoli, Federico Piras Centro parrocchiale nell’area dell’ex Fabbrica Franchi a Firenze A.A. 2006-2007

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Andrea Ricci A.A. 2006-2007

MODULI DIDATTICI

Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea:Mario Bruno Broccolo A.A.2006-2007

Progetto di Strutture:Ruggiero Santo A.A.2006-2007

Collaboratori:Andrea Cavicchioli

Cristiano CossuAndrea Piatti

Ada Toni

Il progetto di un centro parrocchiale nell’area dell’ex Fabbrica Franchi, nel quartiere Varlungo a Firenze, svi-luppato all’interno del Laboratorio di Progettazione Architettonica 4, offre l’opportunità di indagare il tema del tempio per il culto cattolico, la sua origine, le sue trasformazioni e meta-morfosi nel tempo.Nell’incontro tra la “funzionalità liturgi-ca”, ritrovata e compresa entro il suo immenso campo d’azione simbolico-rituale, e le figure dello spazio sacro, storicamente individuate nel corso di una vicenda architettonica ormai

bimillenaria, l’obiettivo è quello di sondare il “campo di esistenza” di possibili evoluzioni nella definizione compositiva di tale spazio, operando soltanto entro i termini di riconoscibili-tà delle figure stesse.Non potendo certo ignorare il grande dibattito scaturito dalle riforme in atto all’interno della Chiesa, soprattutto per l’influenza determinante che questo ha indotto nella stessa concezione architettonica dell’edificio per il culto cattolico, i progetti nell’ambito del Laboratorio popolano quella “terra di confine” dove la rispondenza alle nuo-

ve esigenze, simboliche ed operative, incontra la possibilità di riproporre, pur ritrovate e metamorfizzate nel contem-poraneo, anche quelle figure e quelle strategie spaziali di antica tradizione costruttiva che, solo in virtù di una let-tura superficiale e miope, potrebbero apparire anacronistiche.Il disegno architettonico è lo strumento conoscitivo di tale confronto: la ma-nualità del suo lento costruirsi attra-verso variazioni e ritrascrizioni dei ma-teriali della storia, sottende il processo di esplicitazione-rappresentazione dell’idea in forma dello spazio

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Fabrizio Rossi Prodi

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Fabrizio Rossi Prodi A.A. 2006-2008

MODULI DIDATTICI

Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea:Francesca Privitera A.A.2006-2008

Progetto di Strutture:Leonardo Brogioni A.A.2006-2008

Collaboratori:Damiano Bartoli

Francesca GeniseJacopo Maria Giagnoni

Fabiano MicocciEmiliano Romagnoli

Nicola Spagni

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1Andrea Donini, Mattia Forti, Stefano MalfattiRiqualificazione dell’area S. Zeno, Pisa2Alessandra Righi, Annalisa Rustici, Daniel ScrepantiRiqualificazione dell’ex deposito ferroviario, Pisa

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L’espansione accelerata dei nostri cen-tri abitati ha impedito il perpetuarsi di quel lento processo di sovrapposizione e sedimentazione dei luoghi che era proprio della crescita delle nostre città. Alla stratificazione dell’architettura nel tempo si è progressivamente sostituito il rapido dilagare di un’edilizia anoni-ma e senza qualità che ha provocato la perdita di riconoscibilità dei nostri luoghi che si sono saldati in un gene-rico aggregato metropolitano privo di confini certi e lacerato dall’aggressione delle infrastrutture. Nell’indifferenza di questo paesaggio, nel quale sembra

impossibile orientarsi, sembrano anche smarrirsi i principi e i valori un tempo condivisi dalla società e celebrati at-traverso la costruzione dell’architettura della città. Per questo il corso è rivolto allo studio di alcune aree-problema, frutto delle recenti trasformazioni delle città e del territorio, luoghi dove sono evidenti il conflitto di scala, l’alterazio-ne delle originarie misure dello spazio, il progressivo smarrirsi dell’identità dei luoghi e di chi li abita. Il Laboratorio af-fronta allora il tema del ruolo etico che l’architettura può svolgere e chiama gli studenti ad esprimere, attraverso il

progetto di un frammento di città, un giudizio critico ed una valutazione sui luoghi e sul paesaggio, ad interrogarsi su quale sia il rapporto tra passato e progetto del nuovo e quali siano e come debbano essere nella contem-poraneità i luoghi della collettività e quali siano i valori che essi devono rappresentare.

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Paolo Zermani

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE DELL’ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Urbana:Paolo Zermani A.A. 2005-2007

MODULI DIDATTICI Teorie della Ricerca Architettonica Contemporanea:

Mauro Alpini A.A. 2005-2007Progetto di Strutture:

Tommaso Rotunno A.A. 2005-2006Silvia Nencioni A.A. 2006-2007

Collaboratori:Elisabetta Agostini, Michela Bracardi, Riccardo Butini, Silvia Catarsi, Francesca Mugnai, Carlotta Passarini,

Andrea Volpe

1 - 5David MantellassiProgetto di una Chiesa a San Lorenzo a Greve (FI)

L’arte di vedere

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Aldous Huxley pubblica nel 1942 “L’arte di vedere”, una singolare dissertazione lette-raria in bilico tra scienza e arte, nella quale riferisce del suo graduale recupero della vista. Il percorso seguito per la rieduca-zione visiva spinge l’autore a riflettere sul processo percettivo e sulle strette connes-sioni che legano l’atto fisiologico con quel-lo psichico. È, in effetti, il riconoscimento di un aspetto mentale della visione che rende possibile l’intervento di una vis medicatrix naturae per certi difetti della vista.Come è noto, le impressioni visive che ci forniscono gli occhi, necessitano poi della memoria e dell’immaginazione per

la costruzione delle immagini. Vedere, implica selezionare un campo di osserva-zione, classificarne i dati e codificarne le informazioni in virtù di una categoria di im-magini che appartengono ai nostri ricordi; la consapevolezza di questo naturale processo percettivo, diviene per Huxley ciò su cui si esercita l’arte di vedere. Individuare le differenze nel quadro sem-pre più omologato dell’ambiente urbano, significa leggere i tratti fondativi che identificano il carattere del luogo, saper vedere e re-interpretare le tracce ancora capaci di alimentare la sensibilità con-temporanea. Tuttavia, per scoprire le

differenze, occorre aver chiaro ciò che si cerca, perché guardare non sempre corri-sponde a vedere. Dunque, la conoscenza dei principi generali di un sapere secolare e catalogabile, si rende indispensabile per cogliere nella realtà odierna i frammenti di una storia interrotta ma mai conclusa. Il laboratorio di progettazione architetto-nica del Prof. Paolo Zermani pone la con-sapevolezza della realtà storica dell’archi-tettura come premessa indispensabile per leggere il paesaggio contemporaneo. La ricerca condotta nell’ambito del corso non si prefigge, utopisticamente, l’obiettivo di cambiare l’ambiente, ma semmai, più

pragmaticamente, di cambiarne le moda-lità di percezione, favorendo, attraverso pochi segni d’architettura, rinnovati lega-mi con il nostro patrimonio territoriale. Nella recente esercitazione condotta dagli studenti il progetto è stato ubicato nel piccolo borgo di San Lorenzo a Greve, un centro ormai conurbato nella dilagante periferia di Firenze. Qui l’indagine si è orientata all’individuazione degli aspetti più significativi del paesaggio antropizza-to. Sono state quindi censite e selezionate immagini e realtà depositarie dei caratteri ereditari del luogo che, opportunamente relazionate tra loro, hanno generato nuo-

ve possibili condizioni di identità urbana. La definizione di tali contenuti e la loro restituzione nel progetto sono il risultato dell’impegno individuale, operato in seno ad un corpus disciplinare di regole compo-sitive ed orientato verso scelte di chiarezza e semplicità espressiva. Il presupposto che la dimensione conoscitiva dell’arte segua la logica che guida il pensiero scientifico segna il profilo di questa esperienza didattica, che ravvisa, nella capacità di ristabilire un ordine tra le individualità ambientali, l’opportunità di integrare le realizzazioni architettoniche con la realtà del contesto e della storia.

Silvia Catarsi

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Alberto Baratelli

Workshop su Londra

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L’attività del laboratorio costituisce un momento fondamentale nel program-ma di collaborazione tra il Dipartimento di Progettazione della Facoltà di archi-tettura di Firenze ed il corso di Housing and Urbanism dell’Architectural Asso-ciation di Londra. Il laboratorio prevede due-tre trasferimenti annuali a Londra offrendo agli studenti la possibilità di lavorare in una città particolarmente interessante e stimolante, utilizzando le strutture dell’Architectural Associa-tion e le informazioni già raccolte dai colleghi inglesi, testando i risultati e mettendo a confronto le singole espe-

rienze in sede di incontri comuni e nella presentazione finale dei lavori all’Archi-tectural Association.L’attività del laboratorio si è concen-trata sui quartieri al margine est della City, cercando di risolvere alcuni pro-blemi indotti dalla forte pressione a cui sono attualmente sottoposte le aree al limite orientale del centro e individuare alternative possibili per un corretto riutilizzo di vaste aree dimesse troppo spesso soggette ad interventi pura-mente speculativi e poco attenti alle reali necessità del contesto urbano in cui si pongono.

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

DOCENTE RESPONSABILE:Alberto BaratelliA.A. 2003-2008

Collaboratori:Alessandro Rizzo

Tommaso Rossi FioravantiFabiola Gorgeri

1 - 2 Quartiere di Spitalfield - Masterplan A.A. 2003-20043 - 4Quartiere di Spitalfield - Office BuildingsAgnese Giunchi, Nicola LombardiA.A. 2003-20045Quartiere di Spitalfield - Library and Sporting CentreTommaso Foschi, Laura Levantesi, Sandra SpadaforaA.A. 2003-20046Quartiere di Hackney - London Field Station, Workshops & ShopsRubina Perugini, Nicola Picchi, Francesca PriviteraA.A. 2006-20077 - 8Quartiere di White Chapel - MasterplanA.A. 2007-2008

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Il seminario su Spitalfield ha assunto quale presupposto di base il piano stra-tegico per un’area ferroviaria dismessa di circa 10,5 ettari, individuata dalla Gre-ater London Authority come una delle aree chiave per il futuro dell’intera città. Gli studenti sono stati chiamatii a reim-postarlo sulla base di criteri individuati dalla stessa Greater London Authority. Il processo di espansione della città di Londra verso est, che già sembrava l’unica direzione di crescita possibile, subirà nei prossimi anni un’accelera-zione senza precedenti dovuta princi-palmente al fatto che l’area individuata

per lo svolgimento dei giochi olimpici del 2012, che Londra si è aggiudicata, si trova a Stradford, ovvero ancora una volta sul limite est dell’area metropolita-na, poco a nord del Tamigi e della zona dei Docklands. I seminari su Hakney e White Chapel attuati negli ultimi tre anni hanno investigato le possibili dinamiche di espansione urbana e ipotizzato sche-mi di sviluppo alla luce delle importanti realizzazioni, anche infrastrutturali, lega-te ai giochi olimpici.

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Antonio Capestro e Claudio Zanirato

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

CODOCENTI RESPONSABILI:Antonio CapestroClaudio ZaniratoA.A. 2006-2008

Collaboratori:Flaviano Maria Lorusso

Carlo AntonelliMassimo Neri

Le città ideali: paesaggio, qualità, architettura

L’impegno principale del laboratorio è stato quello di definire una “forma ur-bana” capace di conservare ed accre-scere il rapporto insediativo della città di Carpi con il suo territorio, fatto di una precisa densità del costruito immerso nella campagna, ancora fortemente connotata e considerata come risorsa. Il disegno urbano, quindi, visto come premessa essenziale per la crescita e lo sviluppo della città, tradotto nell’at-tenta definizione di rapporti paesaggi-stici, a partire da quelli esistenti.In questo procedere alla ricerca di un equilibrio tra la storia dei luoghi e la

loro evoluzione per il soddisfacimento dei nuovi bisogni, il rapporto tra le fun-zioni ed il funzionamento urbano sono stati presi come contenuti primari della progettazione. La visione progettuale d’insieme ha rappresentato pertanto la verifica costante nelle proposte, sostanzialmente d’espansione, dove il tutto ha il sopravvento sulle singole parti, individuando, in maniera forte, un perimetro complessivo sovraordinato-re: la nuova dimensione urbana, per l’appunto.La città considerata come organismo unitario inscindibile, diventa essa

Il progetto sulla città di Carpi è stato elaborato nell’ambito del “WORKSHOP CARPI 2006Le città ideali: paesaggio, qualità, architettura”

Fabio Bonfiglioli, Lisa Carotti, Francesco Cingolani, Giancarlo Colantuoni, Nicola Colozza, Francesca De Angelis, Monica Del Moretto, Antonello D’Emidio, Maria Di Maggio, Elisa Fabbri, Giuseppe Fanara, Francesca Ferrari, Tommaso Franceschi, Roberto Galluzzo, Stefano NutiniA.A. 2006-2008

stessa oggetto di progettazione, rin-negando la prassi della sua definizione che procede per parti giustapposte, scarsamente interelazionate e spesso avulse da considerazioni unitarie.La sintesi delle proposte formulate dai gruppi di lavoro, che si sono con-centrati su distinti “segmenti” tematici estrapolati dall’insieme in un secondo momento, ha prodotto infine un ap-proccio architettonico riconoscibile nella sua fattibilità ambientale, non un vero progetto d’architettura, il dettaglio costruttivo di una città, ideale perché immaginata.

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Giancarlo Cataldi

Leggere per progettare nel contesto

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1 - 2Elisa MartinaLaboratorio di Sintesi Finale: lettura del territorio salentino e della città di Lecce nelle principali strutture insediative antiche, messapiche e romane (in fig. 2 è campita in rosso l’area di progetto)3 - 4 - 5Elisa MartinaTesi di Laurea relatore Prof. Gianni Cavallina: viste del modello tridimensionale di progetto

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Il Laboratorio è fondato sui seguenti presupposti teorico-metodologici:1. L’architettura è linguaggio formale.2. Il progetto è scrittura.3. Per imparare a scrivere (progettare) occorre anzitutto imparare a leggere.4. Il testo dell’architetto è il ‘con-testo’.5. Il contesto è il registro stratificato concreto della storia edilizia dei luoghi.6. Progettare (scrivere) nel contesto implica quindi: a) il ri-apprendimento del linguaggio edilizio dei luoghi; b) la ri-costruzione interpretativa delle loro trasformazioni edilizie (lettura);

c) la necessità di concepire i nuovi in-terventi con la logica conseguente alla storia edilizia dei luoghi (progetto).Base teorica è la teoria dell’organicità di Saverio Muratori, riassumibile nei seguenti principi:1. Ogni edificio è organismo, unità for-male di strutture funzionalmente colla-boranti modificabile nello spazio-tempo.2. Ogni organismo è il prodotto di un pensiero ‘pre-oggettuale’ tipico detto ‘tipo edilizio’.3. Tipo edilizio è il concetto funzionale tipico (in primo luogo abitativo) che presiede e precede (in quanto sintesi

a-priori) il progetto e la costruzione dell’organismo.4. Il mondo fisico dell’uomo (‘territorio’) è il prodotto del rapporto reciproco di modificazione tra realtà e pensiero (pro-cessi dialettici ciclico-scalari organismo-tipo=lettura, tipo-organismo=progetto).Il metodo tipologico si attua in genere attraverso lo sviluppo dei seguenti mo-menti progressivamente implicati:1. Lettura della dialettica città-territorio nei cicli storici di formazione, consolidamen-to, riuso e consumo, in relazione alle com-ponenti essenziali dei confini, percorsi, tessuti e sotto-organismi edilizi tipici.

2. Ricostruzione induttiva dei processi tipologici (di base e speciali) specifici dell’area culturale, relativamente alle pro-blematiche e alle necessità del progetto.3. Definizione dell’impianto progettuale (confini, percorsi e tessuti), in relazione alla natura dei luoghi e agli esiti della lettura.4. Individuazione dei tipi edilizi vigenti nell’area culturale del progetto, da ade-guare alle nuove esigenze strutturali, tecnologiche e abitative.5. Tentativi progettuali di rinnovamento linguistico delle forme tipiche della cul-tura edilizia del luogo.

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

DOCENTE RESPONSABILE:Giancarlo Cataldi

A.A. 2006-2007

Collaboratori:Massimo Gasperini

Tommaso Londi

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Lorenzino Cremonini e Vittorio Pannocchia

Lo spazio della luce nella scena urbana

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1 - 2 - 3Enrico AncilliVenezia: intervento di riqualificazione urbana nella città di acqua, legno, mattoni, colore e luce

L’iter progettuale parte da una valuta-zione urbanistica di Venezia nei suoi problemi, e nelle peculiarità fisico-ambientali della laguna; sino ad arrivare alle matrici architettoniche e ai materiali da costruzione locali. Nella letteratura rinascimentale questa città veniva rappresentata come sospesa fra due elementi: acqua e terra; e pur vivendo nel corso dei secoli profonde trasfor-mazioni (deviazioni fiumi, aperture di nuovi canali) ha cercato di mantenere questo labile equilibrio, poi disatteso dalla costruzione del ponte ferroviario, che ha tagliato in due la laguna e ha

tolto a Venezia ‘l’essere isola’, pro-vocando una rivoluzione urbana che (unita alla pressione dei 20 milioni di turisti in visita ogni anno) ha in buona parte snaturato i rapporti interni all’an-tica “civitas”.L’intervento progettuale in una visione territoriale unitaria, è volto a ricucire i rapporti fra Venezia e la sua corona urbana, nel tentativo di ridare a piazza San Marco il ruolo di antica porta che aveva fino all’800.L’architettura in sintesi deve rivitalizza-re e rivalorizzare il rapporto con l’ac-qua, e sfruttare la luce quale elemento

del linguaggio compositivo, ponendosi in maniera dinamica verso il mutare delle situazioni ambientali (acqua bas-sa e alta, giorno e notte).

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

CODOCENTI RESPONSABILI:Lorenzino CremoniniVittorio Pannocchia

A.A. 2005-2008

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Antonio D’Auria e Roberto Berardi

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1 - 2 - 3 - 4Concorso per la Biblioteca Umanistica e sistemazione di Piazza Brunelleschi, FirenzeSandri-Troncarelli, F. Bassil, F. Gennari, A. Lanzini5 - 6 - 7 - 8Il nodo di Piazza Salvemini, FirenzeBrogi-Catablano, Cagnetta-Mugnai, Divincenzo-Emili, F. Valitutto

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Come ha scritto Jurij M. Lotman, lo spazio architettonico, nel contesto della cultura, vive una vita semiotica doppia. Da un lato modella l’universo - nel sen-so che la struttura del mondo costru-ito viene proiettata sul mondo nel suo complesso -, dall’altro ne viene model-lizzato, poiché lo spazio costruito ripro-duce l’idea della struttura globale che del mondo ha chi costruisce. Questo è il fondamento dello statuto simbolico che ogni spazio architettonico possiede ed offre alla sua interpretazione.Attraverso un’attenta lettura della natura stratificata della città si possono ricu-

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

CODOCENTI RESPONSABILI:Antonio D’AuriaRoberto BerardiA.A. 2005-2007

Collaboratori:Yuri BattagliniMauro Lazzari

Giovanni MainiRoberto Masini

perare i modelli culturali dell’habitat, le coordinate profonde del luogo, la sua geologia storica. La manutenzione e il restauro dei centri urbani, il recupero delle aree dimesse, accorte operazioni di sostituzione e la colmatura dei vuoti urbani costituiscono, nello stesso tem-po, la cura della storicità e della vita pre-sente che nelle nostre città nelle forme più varie si intrecciano e interagiscono.Di qui, soprattutto, l’esigenza di inter-venti discreti, fondati sulla progressività non traumatica del “volta per volta”, e non sulla soluzione di continuità. Ciò non postula la rinuncia ad espressioni

forti, innovative sul piano sia formale che tipologico; richiede piuttosto una rinnovata attenzione al contesto, un adeguamento alla cultura stratificata del luogo che passi attraverso un rapporto dialettico tra antico e nuovo e una rela-zione feconda che generi un processo evolutivo, scevro da contraddizioni.

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Maria Grazia Eccheli

Parco abitato

Un Parco Abitato a sostituire lo “Scalo Mer-ci” della Stazione Ferroviaria di Verona.Luogo limite tra la città antica e il suo territorio, divenuto oggi periferia urbaniz-zata senza qualità ma proprio per questo disponibile a nuove vocazioni.Lo scalo merci, luogo prescelto per una ricerca compositiva che, pur attraver-sando le contraddizioni attuali della città, abbia come obiettivo la declinazione di una possibile idea di città; un’idea che, proprio nel ripensamento della sua bi-millenaria tradizione costruttiva, sappia scoprirne le latenti virtualità.Quella sorta di infinito terrazzamento, se-

gnato da mille binari velati da atmosfere di sironiana memoria, ha come scena la città antica ma, allo stesso tempo, la separa. Si rivela come occasione unica, insieme alla “verona sud” (ex ZAI), in grado di risolvere annosi nodi funzionali, ricucire antiche fratture funzionali e formali, tanto da non essere esagerato definirlo luogo eleggibile a “nuova porta della città”Può ancora scoprirsi come teatro, di un mondo formale alla ricerca di quella “qua-lità identitaria” dettata da tracce som-merse nella bellezza della città murata ma anche disponibile ad accogliere i nuovi segni della “modernità”.

Quasi un doppio progetto.Al primo progetto, fondandosi sulla loca-lizzazione ai bordi della città storica dell’ex “scalo merci”, dovrebbe competere il de-clinare il sistema delle relazioni urbane sia con i territori limitrofi che quelli virtuali e a scala metropolitana della nuova Fiera, del futuribile cultural forum. Previsione di spa-zi ipogei (arrivi e partenze) ed un sistema di funzioni collegato a nuovi sottopassi e ad un nuovo sistema di parcheggi.Il secondo progetto, misurandosi diret-tamente con nuove addizioni urbane, dovrebbe ricercare criteri e modalità del suo ampliamento e trasformazione.

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

DOCENTE RESPONSABILE:Maria Grazia Eccheli

A.A. 2006-2007

Collaboratori:Michelangelo Pivetta

Luca BarontiniAlberto Pireddu

Tracce antiche e nuove a segnare il tempo del viaggio, ma anche il tempo dell’incon-tro, del divertimento, del conoscere: in una programmatica mescolanza di eventi.I plastici che si incontrano in queste pa-gine altro non sono che la prima fase di lavoro dei miei studenti: la Verona storica come momento di ricerca dell’“âme de la cité” e i masterplan dell’area progetto come elemento di sintesi di riflessioni a scala urbana, come ri-pensamento dell’attuale sistema di relazioni della città rispetto ai suoi obiettivi: primo fra tutti, il sistema dei trasporti, l’intermodalità tra ferro e gomma, tra trasporto pubblico e

privato, da risolversi dentro un sistema “underground”. E ancora ad abitare il parco, come un infinito morfema di archi-tetture che si nascondono ed emergono a colmare quella tragica solitudine.

Ilaria Corrocher, Laura Bartolini, Rachele Bandoli, Serena Acciai, Bruno Ciconte, Eleonora Cecconi, Alessio Bonvini, Alessandro Cossu, Samuele Berni, Gianvito Alba, Stefano Buonavoglia, Adriano Catania, Filippo Calvelli, Nicola Carleo, Daria Luce, Alessandro Cacciatore, Laura Mariano, Giovanni Bonanni, Stefano Giovagnini, Piero Grezzi, Giuseppe Grande, Claudio Giannetti, Roberta Muscogiuri, Claudia Obino, Laura Pacciani, Georgina M. Lalli, Elisa Giusti, Lucia Guarino, Simone Beneventi, Monica Cassone, Valeria Congedo

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Loris Macci

Profondità sintetiche

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1Silvia Leo e Antonello Massarosul tema “direzionalità inverse”, diventato “Polo Integrativo del Sistema AV di Firenze: E.I.E. Esposizione Intrattenimento Emporio” (Area ex Mercato del Bestiame)2Alessandro Bellinisul tema “piani ibridi”, diventato “Percorsi urbani: un complesso multifunzionale a Firenze” (Area ex Mercato del Bestiame)3Rudi Corradisul tema “connettività nascoste”, diventato “The next city... Nuovi spazi per la città rete” (Area ex-Macelli)4Linda Troncisul tema “la piastra profonda”, diventato “Sistema AV di Firenze: un Nuovo Nodo per la città policentrica” (Area ex Mercato del Bestiame)

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Il Laboratorio di Sintesi “Architettura e infrastruttura: il Nodo AV a Firenze” ha potuto contare, in questi ultimi anni, su un patrimonio di studi, analisi e ricerche elaborate negli anni precedenti e, so-prattutto, sulle sperimentazioni proget-tuali che sono state successivamente sviluppate nelle tesi di laurea. Se da un lato è stata fornita una solida base di riferimento, dall’altro è stato richiesto un superamento dei risultati già raggiunti.Il pericolo di una standardizzazione dei temi di progetto, e soprattutto delle soluzioni, o di “variazioni sul tema”, è stato infatti superato attraverso una

maggiore consapevolezza, che si è espressa in soluzioni di più efficace capacità sintetica. Nella declinazione dei temi progettuali offerti dal laborato-rio, come la stratificazione di un suolo diventato complesso, l’ibridazione della transizione dal superficiale al profondo, i gradienti di densità, etc., si è osservato, inoltre, come l’esperienza didattica sia divenuta una “pacata acquisizione” di una sorta di “neo-luoghi urbani”. Così la piazza si è trasformata in “piazza ipogea” e i percorsi, costantemente impegnati a mediare la transizione dal superficiale al profondo, sono “trincee

fluide” che ibridano e smaterializzano la compattezza di un suolo diventato “po-roso” o, ancora, esploso in piani, etc..Valori opposti, in continua tensione, che di tanto in tanto possono risolversi in nuove identità urbane, sulle quali in-nestare originali sintesi progettuali.

Nicoletta Novelli

LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

DOCENTE RESPONSABILE:Loris Macci A.A. 2005-2006

con:Nicoletta Novelli

Collaboratori:Alessandra Abbondanza

Luca Ferrari

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Adolfo Natalini

Riqualificazione urbana del complesso ospedaliero di Santa Chiara a Pisa

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1 - 5 Fabio Marcheschischizzo di studio, planivolumetria generale, pianta biblioteca e auditorium,vista biblioteca,vista auditorium

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LABORATORIO DI SINTESI FINALE IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E URBANA

DOCENTE RESPONSABILE:Adolfo Natalini A.A. 2007-2008

Collaboratori:Lapo Galluzzi

Enrico NieriSaverio Pisaniello

Franco Puccetti

L’obiettivo del laboratorio è quello di in-segnare a progettare una città misurata e dignitosa con architetture appropriate apprendendo la lingua della città come antidoto alle diversità e ai personalismi. Il linguaggio urbano dell’architettura dichiara un desiderio di stare insieme (civitas), non tanto la costruzione di una nuova lingua (“Novelty is but oblivion” - la novità non è altro che dimenticanza, scriveva John Donne) ma l’approfondi-mento della lingua parlata della città in cui lavoriamo. Senza sforzo o intenzio-nalità sarà una lingua diversa (perché ognuno di noi è diverso) ma sempre

basata su - e riconducibile a - una lin-gua comune, una koinè urbana. I libri e le riviste ci mostrano un altro panorama (poiché solo la mostruosità e la novità fanno notizia); perseguire pertanto pro-getti che aspirano alla normalità senza cercar di fondar metodologie o definir ragionamenti.Le lezioni teoriche sull’architettura tradizionale e su tradizione e/o avan-guardia sono scandite da quattro esercitazioni progettuali che attraverso il passaggio dall’analisi al progetto investigano la dimensione del disegno urbano e si interrogano intorno alla

definizione di un isolato e successi-vamente scendono all’elaborazione di un edificio mantenendo comunque centrale il suo valore urbano.Il tema per le esercitazioni è tratto da un concorso di progettazione urbana (dove sia presente il contesto della città storica) scelto secondo i seguenti criteri: un importante concorso già espletato, del quale vengono esaminati criticamente i risultati, al quale si ri-chiede una partecipazione “fuori tempo massimo”.L’operazione in “differita” permette di operare un cortocircuito progettuale

tra conoscenza e figurazione dove la riflessione partendo dai risultati del concorso sia messa alla prova di una meditata “critica” della realtà.Quindi esercizio per grado di difficoltà successive durante il quale si pongono le premesse per lo sviluppo della tesi finale.

Saverio Pisaniello

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Sharad Pouladin Plastico di Firenzefoto Davide Virdis

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La revisione dell’intero quadro didattico inerente alla formazione dell’architetto, imposta dai nuovi percorsi formativi della riforma universitaria “3+2” e dalla recente legge sul riordino della profes-sione di architetto, ha inciso profonda-mente sulla revisione della didattica del progetto di architettura ritenuto da tutti centrale e indispensabile. Una prima immediata conseguenza, con l’introduzione della laurea triennale a cui ha fatto seguito prima la laurea specialistica ed adesso, con la 270, la laurea magistrale, ha obbligato il nostro corso di laurea ad una riscrittura com-pleta dell’insegnamento con una mag-giore attenzione, nel primo ciclo, all’ac-quisizione e al controllo degli strumenti di conoscenza di base e di progetto e, nel secondo ciclo, ad una maggiore accentuazione della formazione critica del pensiero progettuale. Un insegnamento più guidato, control-lato e contenuto in tempi brevi nei primi anni cui può esser data la possibilità di un accesso alla professione in strutture articolate e complesse come gli studi e le società di ingegneria e, in alternativa o successivamente, un ulteriore per-corso formativo di studi ed esperienze più approfondite e selettive al fine della formazione di un architetto ordinatore di ispirazione europea capace di svi-luppare una sintesi di tutti gli aspetti inerenti la progettazione complessa, in particolare quelle che implicano l’uso di metodologie avanzate, innovative o sperimentali.Il laboratorio di progettazione nelle sue varie declinazioni (dalla scala di interni e al recupero, dalla dimensione archi-tettonica e urbana, fino alle trasforma-zioni del paesaggio) è stato, oggi più

che in passato, al centro di un dibattito che investe quei corsi di laurea più di-sponibili ad un cambiamento.Oggi sembra ormai caratterizzato dal porre l’esperienza del progetto come momento centrale nell’iter formativo della formazione dell’architetto. L’obiettivo perseguito è pertanto il conseguimento da parte degli studenti di un sufficiente livello di autonomia e coscienza nell’ideazione e nella prassi progettuale, ottenuto attraverso la trasmissione degli strumenti teorici e operativi necessari ad operare una fondata e continua revisione critica delle scelte effettuate. Nell’unità del processo compositivo il laboratorio evidenzia gli aspetti propri della progettazione architettonica e gli apporti esterni utilizzabili per il suo sviluppo.All’interno del procedimento proget-tuale particolare attenzione è posta sugli aspetti storici dell’architettura, sui materiali e strumenti della composizio-ne architettonica, sulla corrispondenza tra scelta tipologica, ruolo urbano e territoriale e relative relazioni scalari, sulla coerenza, infine, tra principi com-positivi, scelte costruttive strutturali, tecnologie applicate. Il corso di laurea magistrale in Archi-tettura della facoltà di Architettura di Firenze ha da tempo avviato, in particolare nei settori interessati alla progettazione, una riflessione sulla necessità di individuare modalità di insegnamento, contenuti e campi di applicazione, più aderenti alla realtà operativa esterna per permettere alla ricerca teorica propria del mondo accademico una finalità diversa e un

maggiore confronto con i vincoli propri della pratica professionale.Nella sua tradizione la Facoltà è stata espressione di due diversi atteggia-menti, spesso in conflitto tra di loro, ma comunque estremamente fecondi nella sintesi didattica rivolta alla formazione: da una parte un atteggiamento di ispi-razione professionale rivolto a d acqui-sire gli strumenti più idonei e aggiornati di un concreto progetto che potremmo chiamare “cantierabile”; da un altro versante, una ricerca progettuale spe-rimentale finalizzata più alla conoscen-za, alla trasmissione e proposizione dei i segni dell’evoluzione e del cambia-mento dell’attuale momento storico e, pertanto, più orientata al metaprogetto e alla provocazione utopica.In questa prospettiva si muovono le esperienze condotte all’interno dei laboratori di progettazione del nuovo corso biennale di laurea magistrale.Nei progetti presentati il “disegno/progetto” di architettura torna ad essere strumento di “comunicazione totale”, oltre i limiti dei contenuti di-sciplinari ortodossi in senso edilizio: esso comunica, infatti, oltre se stesso in quanto configurazione specifica di spazi costruibili, l’”atteggiamento vitale” che lo origina e che si esprime investendo tutto il campo della creati-vità, dal design, alle arti figurative, alla moda, alla grafica.Si esplorano sperimentazioni su come interpretare e adoperare i dati e gli strumenti a disposizione (i valori del luogo - storici, morfologici, urbanistici e i dati tecnico-funzionali), per proporne soluzioni e usi “diversi” dall’usualità e dalla prassi corrente. Progetti espressivi e immaginifici, ma

soprattutto “alternativi”, capaci cioè dell’”errore, del “salto” rispetto alla regola consolidata - quasi in una sorta di mutazione evolutiva - al fine di pro-porre usi, comportamenti, forme che prospettino e rappresentino volontà di rinnovamento, di superamento della realtà corrente per l’acquisizione di nuovi significati.All’interno del corso di laurea si vie-ne dunque delineando un approccio al progetto non univoco o definito, ma piuttosto un prodotto a più voci espressione di un contributo originale della modernità italiana che, a partire dalle esperienze radical degli anni 70, si è in seguito rimodulato e precisato da alcuni docenti che a quella stagione si sono ispirati. In questo senso il progetto d’architet-tura è visto come uno strumento di co-noscenza del mondo non come lo vor-remmo trasformare, ma piuttosto come è realmente e da cui possiamo trarre le indicazioni per un cambiamento che si accompagna ad una speranza positiva. Vuole essere l’espressione di un siste-ma policentrico privo di una metodolo-gia unitaria ma che sia capace di spe-rimentare le possibilità artistiche della tecnologia e le qualità tecnologiche dell’arte; un progetto che agisca come motore di una innovazione diffusa nella società che trova nelle drammatiche crisi della contemporaneità – crisi della politica, dell’economia tra tutte, ma anche dei valori più radicati – religiosi, etici ed estetici, l’occasione per speri-mentare il nuovo.

Alberto Breschi

Il progetto di architettura nei laboratori del corso magistrale biennale di “Architettura”

Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura

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Flaviano Maria Lorusso

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione dell’Architettura:Flaviano Maria Lorusso A.A. 2006-2007

MODULI DIDATTICI Progetto di Strutture:

Paolo De Santo A.A.2006-2007Collaboratori:

Nicola BecagliFrancesco Deriu

Alessio GaiTeresa NocentiniJennifer Schaub

Il fine urgente della città contempora-nea non può che essere un destino di ri-generazione di sé, nel senso di riac-quisizione d’una compiuta ed organica possibilità di forma a partire proprio dalla sua realtà di fatto. Contro la “li-quefazione” e gli sprechi urbanistici, nuove dinamiche rendono attendibile l’ipotesi -paradosso di ritorno- che “le possibilità formali di un vasto progetto della città acquistino significato” (Will, Stabenow), per cui essa “ridiventa pla-smabile come prodotto culturale” (Sie-verts). Fino alla riconquista di un dise-gno di insieme urbano-architettonico,

MCF - Museo Città di Firenze

per ri-cominciarsi: ripartendo dal nuovo limite finalmente ridefinito per riqualifi-carsi tornando verso il centro. Ma allo-ra: “può la città possedere ancora una facciata?” (Virilio). Temi cruciali che trovano nella qualificazione privilegiata dello spazio pubblico architettonico e/o urbano, generosamente dimensionato, utilizzato ed estetizzato, il campo d’ec-cellenza di un ritrovato senso collettivo, per rilegare, connettere, significare. Perché la città torni a figurarsi. A costi-tuire un compiuto ambiente emozionale (Johnson).All’ingresso di Firenze, un Museo ad

essa specificamente dedicato si pone come porta/soglia/evento, come sua contemporanea facciata/interfaccia. Evento architettonico di pregio, perno anticipatore della nuova centralità ur-bana in formazione al suo immediato contorno e della città tutta, ad un tem-po contenitore e segno-insegna come baricentro monumentale fuso con la piccola piazza retrostante, accoglie e congeda chi attraversa il confine nord della città, a sua rappresentazione ade-guata e degno contrappunto polare del nuovo Palazzo di Giustizia. Ribadendo nella processualità del puzzle la chiave

costitutiva del progetto d’architettura, l’obiettivo compositivo è consistito nella configurazione di un edificio funzionalmente specializzato, morfo-logicamente ed architettonicamente organico alla Piazza ed ai parcheggi contigui, dal forte carattere spaziale interno e simbolico-estetico esterno, simbioticamente integrato, secondo la legge, dall’arte figurativa.

Misako TsujiiTiziana PiccininiTommaso CasucciGiulia GotiDebora Bandini Pamela SereniMorena CorradoMirko Greco (Tesi di Laurea)Lorenzo Rossi Edoardo Hidalgo Maria Teresa Mercuri Eftichia Kotsarely Cecilia Magni Massimiliano RavidàAlessandro MoriFederica Quintavalle Chiara RuggieriMartina Simonatti

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Ulisse Tramonti

Parco Commerciale ed Osservatorio della Qualità Europea

L’area di progetto si presenta come una lunga striscia di terreno, attualmente inu-tilizzata che attraversa il centro cittadino dividendolo in due, limitata a nord-ovest dalla montagna, a sud-est dal Fiume Arno. La proposta di riqualificazione di tale centro, una volta vitale ed economi-camente attivo grazie alla presenza della cava, oggi dismessa, e delle terme, in via di riqualificazione, consiste nel creare un “evento europeo” catalizzatore: un Mer-cato Specializzato della Qualità. L’idea è di poter ospitare eventi legati alla commercializzazione di prodotti certificati specifici di volta in volta sempre diversi.

Elemento strutturante del progetto è l’al-bero; sono gli alberi a creare i percorsi, a indicare le possibilità di vivere lo spazio alle persone; gli edifici smaterializzati, costituiti interamente in acciaio e vetro divengono macchine bioclimatiche, leggere e trasparenti appaiono e scom-paiono, circondati o attraversati dagli alberi che determinano condizioni di ecosostenibilità ambientale. Le essenze arboree, scelte tra le essenze già pre-senti in loco, si differenziano a seconda che siano localizzate nel parcheggio, nel terrapieno, attorno o dentro gli edifici. Differenti essenze ma tutte caduche.

Nella scelta si è data particolare atten-zione alle colorazioni della chioma nelle diverse stagioni, alle profumazioni e al tempo della fioritura.Il progetto scandisce il passare del tempo perché varia col variare delle sta-gioni: d’estate a dominare sarà il verde intenso delle grandi ed ombrose chiome e gli edifici saranno pressoché invisibili e protetti dall’irraggiamento, in primavera saranno i colori e i profumi, in autunno ancora i colori dal giallo al rosso al mar-rone, in inverno gli alberi spogli daranno modo alla luce e al calore del sole di penetrare tra il groviglio di rami gli edi-

fici. Elemento centrale, di distribuzione e unione è un lungo percorso terrapieno che attraversa l’area e senza discontinu-ità, con lievi pendenze collega il sagrato della chiesa, posta in posizione sopra-elevata alla base della montagna, con le sponde del fiume Arno. Il progetto si innesta e si ramifica nell’attuale tessuto cittadino, da importanza e sfrutta gli esistenti accessi all’area, recupera in-terspazi crea situazioni per l’incontro. Si configura come un parco ed allo stesso tempo come un grande centro del com-mercio europeo specializzato.Vista la scelta progettuale di costruire

edifici interamente in vetro particolare importanza avranno le prestazioni di isolamento termico e controllo solare a cui le vetrature dovranno rispondere. Si propone l’utilizzo di vetro Pilkington Suncool che racchiude in un unico co-ating le proprietà di efficienza termica e bassi valori di trasmittanza termica. L’utilizzo di una così vasta superficie di vetro comporta inoltre un elevato irrag-giamento solare ma la medesima ditta dispone di soluzioni che permettono di controllare tale parametro senza perde-re la lumisosità all’interno degli edifici e mantenendo la neutralità dei colori.

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 4DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione dell’Architettura:Ulisse Tramonti A.A. 2005-2006

MODULI DIDATTICI Progetto di Strutture:

Paolo De Santo A.A.2005-2006Collaboratori:Enzo CrestiniFilippo Frassi

Alessandro JaffSergio Martellucci

Letizia Nieri

Valentina LucianoParco Commerciale ed Osservatorio della Qualità EuropeaProgetto del Centro urbano ad Uliveto Terme, Comune di Vicopisano, Pisa

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Alberto Breschi

LABORATORIO DI ORIENTAMENTO IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA

DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione Architettonica e Urbana:Alberto Breschi A.A. 2005-2007

MODULI DIDATTICI Progetto di Strutture:

Giacomo Tempesta A.A.2006-2007Tecnologia dell’Architettura:

Maria Chiara Torricelli A.A.2005-2006Collaboratori:

Eva ParigiEdoardo Cesàro

Tesi di Laurea:Annarita Lapenna e Viola Toccafondi

Correlatori Tesi:Paolo Di Nardo e Armand Vokshi

Il Sito Archeologico di Chan Chan in Perù

L’attività del Laboratorio si è fondata sull’accoglimento degli indirizzi evocati dalla legge istitutiva del nuovo ordina-mento della laurea magistrale in Archi-tettura, finalizzati al doppio obiettivo di perseguire un’esperienza progettuale approfondita fino allo sviluppo esecutivo di un progetto di architettura complesso e di garantire tempi equi di elaborazione della successiva tesi di laurea. Il campo di applicazione riconosciuto come ottimale per tale esercitazione di-dattica è stato individuato nel bando di un concorso di architettura internazionale il cui tema era finalizzato alla progettazione

di una struttura alberghiera e di un museo di diretto servizio a Chan Chan in Perù.La struttura alberghiera, più propriamente identificata come lodge, aveva la duplice funzione di servire sia i ricercatori, che operano in loco, sia i turisti. Il museo ave-va la finalità di esprimere il racconto della cultura di questo popolo, racchiudendo in sé l’arte peruviana del passato e quella del presente. CHAN CHAN (“sol sol”), capitale politica religiosa e amministrativa dello stato Chimù tra il X e il XV secolo d.c., costituisce il più grande insediamen-to in terra cruda. L’area è organizzata in dieci palazzi, tredici residenze d’elite, due

alte piramidi e quattro grandi quartieri popolari. Il sito, riconosciuto dall’unesco nel 1986, è uno dei centri pre-ispanici più importanti nell’area andina.Il progetto che qui presentiamo risponde ad un obiettivo assolutamente prioritario del laboratorio: esprimere la contempo-ranea presenza di due diversi e contrap-posti atteggiamenti: il segno e il tracciato nel luogo di un suo radicamento, del processo storico che l’ha motivato, com-prese le spontanee e libere casualità del suo evolversi, e la perentoria e distaccata astrazione di un disegno che in quel luogo dovesse imporsi. Innanzi tutto, il luogo e

la sua memoria. In questo caso lo scavo archeologico, i reperti, i ruderi e innanzi tutto, la materia con cui sono composti sono pertanto le ‘matrici’ di un progetto che appare a sua volta come un’antica e misteriosa costruzione del passato. L’idea compositiva nasce dall’astrazione di una forma pura. Già da una prima ana-lisi del sito archeologico, è emersa come componente essenziale e caratterizzante la presenza di architetture monolitiche dalla forma regolare, per lo più rettangola-re. Le suggestioni prodotte dalle immagini di queste architetture di terra, sagomate ed erose dal tempo, provocano la rottura

e l’“inabissamento” nel terreno e i due monoliti ne diventano parte integrante.

1 Area d’intervento2Concept progettuale: il tempo agisce sulla materiaA.A. 2006-20073Vista panoramica del progettoA.A. 2006-20074Prospetti interni del museo-infopoint e del lodge5Pianta: l’osservatorio del Museo e l’articolazione dei duplex nel lodge6vista prospettica: i due volumi sono attraversati da un percorso in “trincea”

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Gholamreza Massoud Ansari

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA PER IL RECUPERO URBANO

Gholamreza Massoud Ansari A.A. 2006-2007

Collaboratori:Daniela Biordi

Elena Incerti

Progetto di recupero area ex-Macelli di Firenze

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1 - 2Massimiliano RavidàA.A. 2006-2007

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Deve essere l’architettura la chiave, sempre e comunque, delle trasforma-zioni delle città. Sono la concezione, la processualità e il linguaggio propri del progetto architettonico a dover gestire e dare, alla fine, il congruo esito spazia-lizzato e formalizzato ai processi di riuso e di integrazione della città ereditata al fine del suo adattamento innovativo. Sia in forma di intere aree che di singoli contenitori degradati o dismessi, la città recupera una nuova pienezza vitale di sé solo ricorrendo alla regia magistrale dell’architettura come disciplina depu-tata alla manipolazione, ri-configura-

zione ed espressione di luoghi, spazi e relazioni. Specie nel “ritrattamento della materia esistente”, portatrice di figure e valori che, seppure desueti o compro-messi o inutilizzati, riverberano tuttavia l’eco di una storia. Sottile, delicato, sofisticato crinale concettuale ed opera-tivo, che sostanzia la specifica essenza procedurale del progetto di recupero urbano. E dunque, l’esperienza didatti-ca che ad esso deve educare.Il corso ha affrontato il recupero parziale di un’area di archeologia industriale -gli ex Macelli a Firenze-, a paradigma di un ritrovato e nevralgico ruolo di riqualifi-

cazione della città a contorno, secondo due tipiche cifre scalari: la creazione di una piazza attrezzata fra i quattro padi-glioni delle vecchie stalle o il riuso di due di essi a spazio espositivo. Tra lettura e interpretazione critica sia del contesto che degli organismi architettonici e im-missione di nuovi contenuti funzionali e di significazione, l’esercizio progettuale si è mosso sui principi di confronto e contrappunto dialettico, di equivalenza valoriale di passato e presente in termini di esito in una espressione architettoni-ca integrata, capace della loro coniuga-zione e sintesi organica.

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Marino Moretti

100% Cool

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1 - 4Elena Masci“100x100 Abitazione collettiva: Housing sperimentale a Le Piagge-Firenze”

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LABORATORIO DI ORIENTAMENTO IN ARCHITETTURA DEGLI INTERNI DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Architettura degli Interni:Marino Moretti A.A. 2006-2008

MODULI DIDATTICI Progettazione Esecutiva dell’Architettura:

Maria De Santis A.A.2006-2008Scenografia:

Fabio Forconi A.A.2006-2007Giovanni Todesca A.A. 2007-2008

Tesi di Laurea:Elena Masci 2007-2008

Correlatori Tesi:Giovanni Todesca

I- L’attività del Laboratorio fa proprie le indicazioni relative all’indirizzo di Progettazione architettonica e urbana, con una specifica attenzione all’Interno e alle sue filosofie a partire da un’ana-lisi delle tendenze in atto nella cultura artistica contemporanea. Ancorati alle problematiche di questa modernità, Architettura degli Interni, Progettazione esecutiva dell’architettura e Scenogra-fia sviluppano a più voci una riflessione sulla dialettica dei procedimenti pro-gettuali come base per un esercizio lin-guistico e tecnico-costruttivo capace di agire su dimensioni, valori formali,

visivi dell’oggetto architettonico ed innescare un’unità di segno tra la scala edilizia e l’arredo. Entrano a fare parte del Laboratorio da sempre cambiamenti di stato e asso-ciazioni di figure, vere fasi del compor-re che si alimentano metaforicamente e reciprocamente. Uguale sorte tocca agli scatti del pensiero nella loro flut-tuazione emotiva. Questa appropria-zione dell’immaginario dovrà sviluppa-re in fasi strettamente concatenate tra loro, ruoli, identità e situazioni ex-loco, ispirando un’architettura di incroci tra skin and bones.

II- Future Housing è una peripezia al presente sulle potenzialità della spazio abitativo, paradigma e motore della dinamica dei grandi fatti urbani, zona privilegiata della nuova architettura che incorpora i luoghi della comunicazione e socializzazione (living environment). Volgendoci indietro scorgiamo il triste declino di un processo che ha discon-nesso storia e memoria delle comunità, poiché la ricerca sull’abitare, tra produ-zione e consumo, si è esposta a mille sconfinamenti rendendosi inafferrabile, rigenerandosi all’infinito su se stessa. Il gesto estremo dell’innovazione è ades-

so, paradossalmente, la qualità dei ma-nufatti, costruendo le linee guida di un livello di sostenibilità da sperimentare in ogni occasione per consegnare un locus migliore dentro quello in cui vi-viamo: un Interno urbano o in-between, che si dispieghi nello spazio collettivo ad alta definizione e ne rafforzi il grado di penetrazione. Questa progettualità “cool” guarda al futuro senza panico ed apre ad un universo pubblico-privato di segni materiali ed immateriali, ad un territorio di significati che incarni il flus-so dei desideri prima che venga ancora una volta riconvertito.

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Claudio Nardi

Hospitality

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1 - 7 Arianna PagniniArea di progetto, pianta, sezione corridoio camere, corridoio lato sinistro, vista del corridoio, vista d’insieme del corridoio, ideogrammi sistema corridoioAA 2006-2007

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ARCHITETTURA DEGLI INTERNI

Claudio Nardi A.A. 2006-2007

Collaboratori:Annalisa Tronci

Definizione del concetto di progettazio-ne dello spazio (interno).L’obiettivo è quello di un recupero del valore architettonico della progettazione degli interni che solo marginalmente coincide con la decorazione, perché si tratta invece nella sostanza del completa-mento del progetto architettonico quan-do questo è comunque acquisito e/o della sua trasformazione per migliorarlo o adeguarlo a nuove funzioni, nuovi utenti.Del resto basterebbe guardare l’opera di Carlo Scarpa o più recentemente di Philippe Starck per capire che gli interni talvolta sono vere e proprie architetture

che dialogano o si integrano o voluta-mente si contrappongono al contesto.Fondamentale nell’approccio al proget-to sarà la capacità di percepire lo spa-zio, le sue proporzioni, i suoi limiti, le sue potenzialità per poterne immaginarne la trasformazione.Le soluzioni possibili ovviamente saran-no derivate delle funzioni richieste e i layout distributivi che ne conseguono.Sarà accennata una analisi delle varie possibili tipologie funzionali, vedi residen-ziale, commerciale, espositiva, ricettiva etc… e cercheremo di capirne le differen-ze sostanziali dal punto di vista della filo-

sofia di intervento, delle necessità o meno di comunicazione, delle normative, delle tecniche, dei materiali, dell’illuminazione.

Il progetto consiste nello studio del siste-ma corridoio-camere di un albergo situa-to in posizione panoramica su un terreno scosceso in provincia di Cosenza.L’idea matrice è stata quella di utiliz-zare un sistema lineare di pannelli che definisse e scandisse lo spazio sia in pianta che in sezione. La volontà è stata infatti quella di creare un insieme di piani tangenti fra loro, la cui consistenza doveva essere quella di elementi sem-

plicemente appesi, quasi fossero fogli di carta stesi o ripiegatisi sul supporto. Si è inoltre scelto di privilegiare l’uso di ma-teriali naturali come il legno per valoriz-zare ancora di più l’importante rapporto dell’albergo con la natura esterna.Anche il prospetto riflette la linearità dello spazio interno essendo scandito dal sus-seguirsi di elementi “piani” come i brise-soleil e le ampie vetrate delle camere.Il corridoio è caratterizzato dalla presen-za del legno, sia come materiale utilizza-to per il pavimento (parquet) che sotto-forma di pannelli di colore chiaro e scuro, ricoprenti parti leggermente aggettanti

delle camere. Si è inoltre lavorato sul contrasto cromatico delle varie essenze del legno per evidenziare alcune zone.Il materiale dominante nella camera è il le-gno, sia sotto forma di parquet, di pannelli che di assito per il pavimento della terraz-za. Ancora una volta si è voluto definire lo spazio interno in modo lineare, chiaro e lavorando sul contrasto cromatico.Il sistema corridoio-camere è stato infatti pensato come un sistema unitario, do-minato dalla chiarezza delle linee e dalla naturalità dei materiali.

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Marco Tamino

Progetto CAMPUS residenze universitarie

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1 - 5Michele Luchetta, Michela Mezzanotte, Federico Peparaio2 - 3Leonardo Gobbini, Guido Pagnini4 - 6Arianna De Georgio, Marco Pettini, Iorgos Romano

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Il programma di ricerca Le profonde trasformazioni e le criticità culturali, funzionali ed economiche della società contemporanea, i nuovi comportamenti e le nuove pratiche urbane connesse anche al fenomeno della mobilità territoriale sempre cre-scente, che sono avvenute negli ultimi anni, delineano una domanda di alloggi e un quadro della residenzialità stessa decisamente diverso da quello con cui si era confrontata la cultura progettuale architettonica “moderna”.Si fanno strada nuovi modelli funzionali ibridi, legati alla integrazione di diverse

categorie di utenza, alla temporaneità dell’utilizzo, alle dinamiche localizzati-ve e sociali, alla flessibilità del mercato lavoro, alle esigenze dello studio e della ricerca, che hanno orizzonti sempre più ampi e mutevoli. Infine si impone la necessità di ricercare forme innova-tive di connessione e di porosità, degli interventi residenziali rispetto alla città ed al sistema dei suoi flussi e dei servizi che può offrire.Con riferimento alla nuova situazione che emerge, il Laboratorio sviluppa una ricerca progettuale sul tema della residenza a carattere temporaneo - con

focus sugli alloggi per studenti, integra-ti, in forme da decidere ed inventare, con altre tipologie di utenza ritenute compatibili e associabili- e sui servizi annessi riferiti anche alle esigenze funzionali, culturali ed associative del quartiere e della città nel quale l’inter-vento viene pensato.Una particolare componente della ricerca, svolta all’interno del modu-lo di tecnologia, è stata sviluppata sull’approfondimento delle tecnologie costruttive scelte e sull’individuazione dei sistemi impiegati per la minimiz-zazione dei consumi, delle dispersioni

energetiche e delle emissioni inquinanti e l’utilizzo di fonti energetiche non con-venzionali.

LABORATORIO DI ARCHITETTURA 5DISCIPLINA CARATTERIZZANTE

Progettazione dell’Architettura:Marco Tamino A.A. 2007-2008

MODULI DIDATTICI Tecnologia dell’Architettura:

Jacopo Favara A.A. 2007-2008Collaboratori:

Cristina FerraliIvan ScorsaAttilio Vitali

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Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Direttore - Ulisse Tramonti - Sezione Architettura e Città - Loris Macci, Ulisse Tramonti, Alberto Baratelli, Antonella Cortesi, Maria Gabriella Pinagli, Mario Preti, Antonio Capestro, Enzo Crestini, Fabio Fabbrizzi, Renzo Marzocchi, Andrea Ricci, Claudio Zanirato - Sezione Architettura e Contesto - Adolfo Natalini, Giancarlo Cataldi, Pierfilippo Checchi, Stefano Chieffi, Benedetto Di Cristina, Gian Luigi Maffei, Fabrizio Arrigoni, Gianni Cavallina, Piero Degl’Innocenti, Carlo Mocenni, Paolo Puccetti - Sezione Architettura e Disegno - Maria Teresa Bartoli, Marco Bini, Roberto Corazzi, Emma Mandelli, Stefano Bertocci, Marco Cardini, Marco Jaff, Barbara Aterini, Alessandro Bellini, Gilberto Campani, Carmela Crescenzi, Giovanni Pratesi, Paola Puma, Marcello Scalzo, Marco Vannucchi, Giorgio Verdiani - Sezione Architettura e Innovazione - Alberto Breschi, Antonio D’Auria, Marino Moretti, Laura Andreini, Flaviano Maria Lorusso, Vittorio Pannocchia, Marco Tamino - Sezione I luoghi dell’Architettura - Maria Grazia Eccheli, Fabrizio Rossi Prodi, Paolo Zermani, Fabio Capanni, Francesco Collotti, Alberto Manfredini, Giacomo Pirazzoli, Elisabetta Agostini, Mauro Alpini, Andrea Volpe - Laboratorio di rilievo - Mauro Giannini - Laboratorio fotografico - Edmondo Lisi - Centro di editoria - Massimo Battista - Centro di documentazione - Laura Velatta - Assistente Tecnico - Franco Bovo - Responsabile gestionale - Manola Lucchesi - Amministrazione contabile - Debora Cambi, Cabiria Fossati - Segreteria - Gioi Gonnella - Segreteria studenti - Grazia Poli