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FINE DI UN TIPO DI PARROCCHIA

Tutti gli esperti che si interessano di parrocchia, com-

presi i documenti ufficiali di papa e Vescovi, ci dicono

che in Europa, e anche in Italia, sta finendo un tipo di

parrocchia iniziato circa 500 anni fa e che la gran par-

te di noi ha sperimentato. Era la parrocchia che ani-

mava e organizzava la Fede già esistente, trasmessa

dall’amniente. Ora invece la Fede non può più essere “presupposta”. Bisogna

esplicitamente proporla e avviarla. Che la fede non sia più trasmessa

dall’ambiente, lo vediamo dalla erosione costante delle presenze nelle no-

stre attuali parrocchie. Se, nella vita parrocchiale, ci limitiamo a fare quello

che si è sempre fatto e a pensare la parrocchia come in passato, non faremo

altro che accompagnare la comunità….all’eutanasia!!

IL NOSTRO PROGETTO PASTORALE

Proprio per questo fin dal 2009, i nostri CP hanno ela-

borato un progetto pastorale più volte discusso assie-

me. Non è una serie di attività da svolgere, ma proprio

un modo di immaginare la parrocchia per il futuro. I

punti centrali di questo progetto, come più volte pre-

sentato, sono:

A. LA FAMIGLIA AL CENTRO:

aiutare e sostenere le famiglie, con varie proposte, perché la casa e la

vita di famiglia, diventi il luogo normale della Fede dove si prega, si

legge il Vangelo e si parla di Dio. Abilitare così i genitori e la vita di fa-

miglia ad essere il luogo normale dove si trasmette e si sperimenta la

Fede. Grande importanza , per raggiungere questo obiettivo, diamo ai

gruppi sposi.

Perché la famiglia arrivi ad essere il centro della parrocchia, abbiamo

scelto di percorrere 3 strade, di curare cioè in modo speciale 3 espe-

rienze di vita cristiana che sono particolarmente significative per la

famiglia. Le abbiamo chiamate le

B. TRE PORTE D’INGRESSO e sono

1. La cura del catechismo con la partecipazione attiva dei genitori. Li

aiutiamo così a vivere la loro esperienza di genitorialità

2. La cura della preparazione al Battesimo: dato che questo è il mo-

mento naturale della scelta della Fede e dell’ingresso della comunità.

3. La cura dei fidanzati e quindi la cura del nascere della famiglia.

DOVE STIAMO ANDANDO?

Dopo 4 anni che stiamo lavorando secondo queste scel-

te, quest’anno il CP si è chiesto:

Dove siamo arrivati?

Cosa sta nascendo?

Stiamo rieditando il vecchio o qualcosa di nuovo

sta sorgendo?

Ce lo siamo chiesto in particolare a Maguzzano, al tradizionale Pellegrinag-

gio di partenza dell’anno pastorale.

Abbiamo cercato di capirlo ascoltando 4 testimonianze della nostra Unità

Pastorale e chiedendo poi ad uno studioso di pastorale che ci conosce, e

che segue la nostra esperienza , d. Giuseppe Laiti, di farci la fotografia del

tipo di parrocchia che stiamo costruendo guardando le cose che facciamo

durante l’anno.

PRIMA TESTIMONIANZA: DUE SPOSI Siamo Davide e Alessandra, una coppia della parrocchia di

Zevio, sposati da 22 anni con due figli, Daniele di 14 anni e

Mattia di 10.

Dopo sposati, abbiamo trascorso 7 anni da soli e poi è arrivato Daniele. In

quegli anni, non frequentavamo la parrocchia. Per noi non era importante

andare a Messa la domenica, o fare qualche attività nell’ambito parrocchia-

le, pur essendo credenti.

Con Daniele, il nostro primo figlio, ormai giunto a frequentare il catechi-

smo , le cose stavano cambiando.

Inizialmente non eravamo dell’idea di dover accompagnare nostro figlio nel

cammino religioso. Non avevamo ancora colto che i tempi stavano cambian-

do e che la collaborazione dei genitori era sempre più necessaria.

Dopo la prima riunione di catechismo avevamo iniziato a vedere le cose in

modo diverso e giunto il momento della prima confessione per Daniele, ci

siamo resi conto che le cose dovevano cambiare; che noi dovevamo cambia-

re per il suo bene ma anche per il nostro.

Insomma dovevamo essere coerenti con le nostre scelte.

Così abbiamo scoperto la Fede, riprendendo la Messa domenicale tutti as-

sieme e anche la confessione. Col tempo abbiamo visto la contentezza dei

nostri figli nell’andare a Messa la domenica, dimostrando loro che Gesù è

importante nella nostra vita. Poi ci sono stati proposti i gruppi sposi che ab-

biamo pensato bene di provare. Questo novità ci è piaciuta. Si tratta di un

momento di incontro tra famiglie, si parla di Gesù. Le tracce che il Don ci

mette a disposizione, ci aiutano a sviluppare una discussione piacevole, si

relazionano i tempi di allora con quelli di adesso. Ognuno cerca di risponde-

re a quesiti che vengono proposti e si passa così un paio di ore in compagnia

terminando con una bella cena assieme. Nel frattempo i nostri figli con quel-

li delle altre coppie vivono momenti di gioco e di amicizia ma sentono anche

che ci troviamo per parlare di Gesù e sicuramente è un aiuto anche questo

per la loro crescita religiosa. Almeno lo speriamo.

Per finire abbiamo provato, già da due anni “il campo famiglie”; una vacan-

za veramente bella a Spiazzi, nella colonia Alpina di Zevio. Si trascorre una

settimana dove si stacca completamente con la vita frenetica di tutti i gior-

ni. La bellezza di questa esperienza è la condivisione e la complicità che si

crea tra le famiglie dalla prima colazione del mattino fino alla calda camo-

milla della buona notte.

Il campo ha sempre una tematico religiosa che approfondiamo giorno dopo

giorno. Le giornate scorrono piacevolmente.

La mattina dopo colazione, per un paio di ore (dopo una breve preghiera) ci

si incontra con tutte le altre coppie. Il Don ci fa da guida e attraverso le sue

proposte si parla di relazioni sociali, di figli, sempre mettendoci a confron-

to, attraverso dei brani della Bibbia e del Vangelo, con le prime famiglie

cristiane o con la vita familiare di Gesù.

Bei argomenti che ti arricchiscono e ti fanno capire che le problematiche di

allora sono tutt’ora attuali.

Dopo pranzo, si è liberi di fare quel che si vuole ma spesso ci si organizza

tutti assieme per un bel giro. La sera dopo cena, gioco e divertimento per

chi vuole. Le ciacole non mancano mai!!

Il giorno di ferragosto si festeggia la Madonna e quindi si fa la Messa e le

famiglie di Zevio che hanno piacere sono ospiti tutto il giorno. Nel primo

pomeriggio si fa visita al santuario della Madonna della Corona.

Di solito andiamo nella cappella e recitiamo qualche preghiera assieme.

Altro momento suggestivo è vedere, il 14 agosto, dall’alto del monte a fian-

co della colonia la fiaccolata che scende al santuario. Per noi quest’anno è

stata molto bella la “via crucis” fatta all’aperto attorno alla colonia dedicata

alla vita della Madonna. Ogni famiglia ha immaginato e cercato di spiegare

con le proprie parole lo stato d’animo in cui Maria si è trovata nei vari mo-

menti della sua vita, dall’annunciazione alla crocifissione di Gesù.

Che dire dei nostri figli? Per una settimana si vedono poco. Alla mattina an-

che loro fanno un po’ di attività riguardante la tematica del campo, divisi

per età e poi per il resto della giornata fuori a giocare e a condividere mo-

menti di gioia.

Loro sono i primi che insistono, anno dopo anno, nel voler tornare a Spiazzi.

Vi assicuriamo che tornati a casa si fatica a riconnettersi nuovamente con la

vita reale. Si torna arricchiti e per un po’ di tempo di parla dei bei momenti

trascorsi con molta nostalgia. Siamo convinti che Gesù ci parla attraverso le

persone, i nostri figli, le varie situazioni. Sta a noi cogliere ciò che ci vuole

dire e fare un piccolo sforzo per andargli incontro, anche tramite queste

piccole proposte che la parrocchia ci offre. Grazie per l’ascolto e buona

giornata a tutti. (Davie e Alessandra)

SECONDA TESTIMONIANZA: BATTESIMO Una coppia racconta la preparazione al Battesimo

Nel chiedere il Battesimo per il nostro bimbo, già qualche mese prima della sua nascita, abbiamo accolto la proposta di Don Gaetano di seguire il percorso di preparazione messo a punto

dall’Unità Pastorale. Molte sono le positive impressioni che questa espe-rienza ci ha lasciato, tanto che non è facile il tentativo di racchiuderle in una breve sintesi. Potremo riassumere tutto con la frase con cui si è aperta la riflessione di questa giornata a Maguzzano: : “Costruire Comunità”. La nostra Fede è co-munitaria. Il Battesimo e tutti i Sacramenti consacrano l’Appartenenza ad una Comunità che si fa immagine e simbolo di una Unità superiore e tra-scendente. Appartenenza e Comunità. Crediamo che il merito più grande di questo percorso sia la sua capacità di farti sentire e vivere nel concreto questi pro-fondi valori, che costituiscono in definitiva i punti fondanti della Chiesa e del Cattolicesimo. Il Percorso ci ha aiutato a riflettere sul fatto che l’adesione alla Fede è oggi una libera scelta e non già eredità acritica di una qualche tradizione. In que-sta esperienza, c’è il recupero di una vocazione quasi missionaria della Chie-sa; una Chiesa che si apre all’incontro, “destrutturandosi” e sperimentando nuovi modi di testimoniare in mezzo alla gente, e nelle case. Abbiamo speri-mentato un vivo messaggio di accoglienza; una Chiesa ed una Comunità che si aprono ad una nuova vita, per accoglierla e farsi pronte a sostenerne la

crescita, ad educarla, ad indicarle un sicuro approdo in un viaggio che non sarà sempre al riparo da insidie. Il percorso battesimi è ricco di proposte di riflessione che pongono ineludibi-li domande, non solo sul senso ultimo del credere. Sceglierlo richiede la di-sponibilità – e talvolta la fatica – di mettersi in discussione anche come geni-tori. Il Battesimo, infatti, è il segno che inserisce in una Comunità radicata su valori e riferimenti forti che contribuiscono a determinare e a connotare l’identità della persona. Di immediata intuizione è pertanto il valore prima di tutto educativo di questa scelta. Abbiamo apprezzato le molte sollecita-zioni, gli spunti di ricerca, la ricchezza di contenuto e – perché no? - l’entu-siasmo di coloro che ci hanno accompagnato in questo cammino,. Chi lo vive non può rimanere indifferente! Sentiamo allora di esprimere a tutta l’Unità Pastorale di Zevio la nostra gratitudine per averci coinvolto in questa bella e proficua esperienza. Alessandro, Tatiana & Gianmari

TERZA TESTIMONIANZA: due accompagnatrici del Battesimo che

hanno portato la nostra “proposta Battesi-mi” ad un convegno nazionale

Dal 29 giugno al 6 luglio scorsi Don Gaetano e altri due rappresentanti del Gruppo Battesimi hanno partecipato ad un laboratorio estivo di II° annuncio a S. Cesarea Terme ad Otranto in Puglia. Un’equipe di persone dello Studio Teologico S. Zeno, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Pietro Martire di Verona, in sinergia con i vescovi e la chiesa di Puglia, collaborano da anni per capire come cercare di avviare un processo di rinnovamento della Chiesa in una nuova situazione, dove social-mente il campanile non è più un punto di riferimento comune. Il progetto di II° annuncio si propone di risvegliare una visione desiderabile della vita buona del Vangelo, nelle persone che hanno perso i contatti con la fede. Per questo si concentra l’attenzione su quello che si ha da donare e sulla relazione, piuttosto che sui requisiti dei destinatari. Generare e lasciare partire è stato il filo conduttore del laboratorio. Il conve-gno ha esplicitato che, sia nella vita come anche nella fede, 2generare è la-sciar partire”. Tenendo conto di tutto questo, sono state proposte 5 testimonianze di 5 par

rocchie dislocate da nord a sud d’Italia, impegnate in vari ambiti pastorali, e che hanno tentato nuove strade di evangelizzazione. Noi di Zevio, siamo stati inviati a raccontare il nuovo percorso battesimale. Davanti ad un’assemblea di esperti ci siamo sentiti un po’ allarmati, chieden-doci come mai fossimo finiti ad Otranto tra persone autorevoli, di un certo livello, esperti di pastorale e cosa potesse avere di così originale ed innovati-vo la nostra proposta. La nostra preoccupazione è svanita quasi subito grazie all’accoglienza, all’affetto e all’incoraggiamento ricevuto dall’equipe e dagli altri partecipanti al convegno. La nostra esperienza battesimale è stata esaminata nei gruppi di lavoro ed è stata molto apprezzata in modo particolare per questi 4 aspetti: Perché non è un impegno solo del parroco ma una proposta che coinvol-

ge molti laici e il CP in uno sforzo di evangelizzazione. Perché è inserita in un progetto pastorale più ampio che pone al centro la

famiglia per aiutarla a vivere e trasmettere la Fede. Perché è una proposta “estroversa”: esce dalla parrocchia e va nelle case,

alternando momenti più comunitari e momenti familiari. Prevede tempi distesi che partono prima del battesimo e si propongono anche per il do-po per conservare la memoria del bene vissuto con una presenza non in-vadente.

Perché si propone di accompagnare rispettosamente facendo intravedere la bellezza della fede cristiana. Vuole “farsi prossimo” senza giudicare ma proponendo una parola di Vangelo con il linguaggio della vita in un conte-sto domestico.

E’ stata per noi un’opportunità. Siamo state aiutate a vedere la positività del cammino che stiamo facendo. E’ stato un momento di crescita, arricchimen-to, condivisione e confronto, oltre che di divertimento con le persone che abbiamo conosciuto e con le quali si sono avviate delle buone relazioni di amicizia. Riteniamo di essere stati privilegiati per aver potuto partecipare a questa esperienza così unica. Damiana e M. Beatrice

QUARTA TESTIMONIANZA: Una coppia di fidanzati che ha frequentato il no-stro percorso di preparazione al matrimonio

L'anno scorso, dopo undici anni di fidanzamento, abbiamo deciso che era

arrivato il momento di fare qualcosa in più per noi, di creare finalmente la

nostra famiglia.

Ci siamo così iscritti al corso fidanzati, per poterci sposare in Chiesa, nella

nostra parrocchia di Zevio, la nostra nuova comunità, senza alcuna aspetta-

tiva.

Dobbiamo dire che più che un corso è stato un vero e proprio percorso,

fatto di serate molto interessanti alle quali sono intervenuti vari esperti qua-

li lo psicologo, il biblista, il sessuologo, che ci hanno dato modo di riflettere

e dialogare tra coppie, e all'interno della coppia stessa, su varie tematiche

che è bene affrontare prima di fare un passo così importante.

Ci siamo riavvicinati alla nostra fede cristiana, un pò trascurata negli anni

per pigrizia o per vari eventi dalla vita, grazie al nostro Don che con la sua

semplicità ci ha aiutato a conoscere e comprendere il vero senso del matri-

monio cristiano.

Oltre al lato spirituale abbiamo riscontrato anche un forte lato umano: sono

nate delle bellissime amicizie, grazie anche al clima familiare che si è instau-

rato con l'aiuto dei nostri animatori; tanto che terminato il corso e dopo

esserci sposati, abbiamo deciso di continuare questo percorso iniziato insie-

me per non perdere tutto ciò che di bello abbiamo creato. Dialogo, confron-

to, sostegno e amicizia sono tutti strumenti per crescere e imparare a cono-

scersi sempre di più, "Noi" che ora, con il sacramento, siamo diventati lo

specchio di Dio che riflette la sua immagine sulla nostra comunità.

Giorgio e Sheila

Che tipo di parrocchia stiamo costruendo nella

nostra Unità Pastorale?

Possiamo avviare la risposta alla domanda attraverso tre passi in sequenza: osservando una serie di spostamenti che stiamo vivendo/attuando nel

modo di fare le attività pastorali, riflettendo sul mutamento sociale/culturale che in parte li provoca, prendendo coscienza delle direzioni che di fatto stiamo dando alla

vita della comunità parrocchiale. 1. SPOSTAMENTI SIGNIFICATIVI Osservando la vita della nostra Unità Pastorale, le proposte, le iniziative, le celebrazioni, le insistenze ecc., stiamo vivendo/praticando uno spostamento di attenzione, di accenti, di impegni, esemplificabile almeno in quattro pun-ti:

dai bambini/ragazzi agli adulti/famiglie. Non si tratta di trascurare i

bambini o di caricare di peso gli adulti/famiglie, ma piuttosto di aiu-

tarci ad essere adulti, in grado di assolvere il compito proprio degli

adulti rispetto alle nuove generazioni. Soltanto adulti che vivono in

maniera significativa la loro fede possono comunicarla alle nuove ge-

nerazioni. Occorre evitare il rischio di dare l’impressione che la fede è

realtà da bambini (ci si occupa di loro). Si tratta invece di coinvolgere

le nuove generazioni nella propria fede di adulti.

dalle cose da fare (iniziative) al loro significato. Il modo con cui pro-

poniamo e curiamo le varie iniziative non mira a continuare soltanto

una pratica ricevuta ma a comunicare un messaggio, un senso della

vita per gli interlocutori a cui si rivolgono e dentro la trama che insie-

me formano. ad es. centralità dell’eucaristia domenicale, della Pa-

squa, importanza dei cammini di Avvento e Quaresima, priorità del

cammino verso il battesimo, importanza della programmazione an-

nuale, del “progetto” ecc. Il modo di fare tutte queste iniziative mette

in risalto a cosa servono per la vita, quindi il loro significato.

dalle azioni di singoli alle relazioni, alla comunità. Il nostro modo di fare pastorale mette in risalto che la qualità delle relazioni, le reti di comunicazione/aiuto che costruiscono, facilitano o complicano l’acces-so alle proposte e al loro valore. La qualità delle relazioni è già messag-gio; la fede come la vita quotidiana cammina e si fa comprensibile nel-la trama delle relazioni (si veda in modo peculiare quanto fa la caritas parrocchiale e altre iniziative di attenzione alle persone in difficoltà, l’attenzione alla famiglia, momenti di fede nelle case, la cura per la benedizione delle famiglie nei quartieri ecc. Per la nostra UP, che con-ta non è solo eseguire i compiti ma chiedersi sempre: che tipo di rela-zioni ho costruito, in quale rete sono inserito e contribuisco a rinforza-re?

dalle celebrazioni (in occasione di…), al cammino di fede. Il nostro modo di celebrare sottolinea che le celebrazioni non sono fatti isolati, a se stanti, ma sintesi di percorsi di fede, punti di arrivo e di partenza per la vita cristiana. Es. chi vive il nostro Avvento e Quaresima capisce che ogni Domenica fa parte di un percorso e sta dentro un insieme di altre iniziative di vita. Così la celebrazione del battesimo e del matri-monio sta dentro un prima e un dopo.

2. MUTAMENTO SOCIALE/CULTURALE.

Questi spostamenti sono legati, in parte provocati, da un vistoso cambia-mento sociale-culturale: siamo passati da un ambiente di vita semplice (fatto di pochi elementi), e compatto (si fa così e tutti fanno così!), a un am-biente complesso (molti elementi, modi di vivere, di pensare, di fare) e plu-rimo (comportamenti diversi e in parte contrastanti). I riferimenti che fanno da ispirazione sono più di uno (giornali, servizi televisivi, politica, filosofie diverse ecc. ). Ciascuno di noi ne frequenta più di uno, senza la preoccupa-zione della loro coerenza.

3. NUOVA DIREZIONE DELLA PARROCCHIA

La parrocchia vive di fatto una erosione della figura che ha ereditato dal pas-sato (meno frequenza, non è più centro…), può però (e lo sta facendo) rea-gire a questa situazione ridisegnandosi, trasformando la propria figura, il proprio modo di abitare il suo mondo. La parrocchia che noi stiamo vivendo, attraverso gli spostamenti di accento sopra descritti, è una parrocchia che

sta cambiando da…a:

da parrocchia “organizzazione” che cura la vita cristiana, che è dato pacifico (trasmessa in famiglia, scuola, paese…), da mantenere, ali-mentare, correggere…, a comunità comunicativa, “missionaria”, chia-mata a proporre la fede, la vita cristiana, in un contesto plurale, non contrario alla fede, ma ove la fede non è più un presupposto sconta-to. (Vedi per es. il nuovo ministero degli accompagnatori al Battesi-mo, l’accompagnamento dei genitori dei ragazzi del catechismo, gli accompagnatori dei fidanzati ecc.)

da parrocchia fatta da parroco e collaboratori a parrocchia comunità ministeriale. Si vede che solo attraverso la collaborazione e la corre-sponsabilità, diversa secondo le possibilità di ciascuno, si attiva la co-municazione, l’interesse per il Vangelo come “buona notizia” per la vita, per la sua buona qualità. La parrocchia non è “faccenda del par-roco” e di qualcuno di buona volontà che lo aiuta, ma una vita e un interesse condiviso.

da parrocchia che coincide con il paese, a comunità che nel suo am-biente (paese, quartiere), vive la sua “differenza”. Essa ha convinzio-ni, pratiche e comportamenti suoi propri, e li vive con consapevolezza e come servizio, come contributo per la vita di tutti. La parrocchia non coincide più con il paese, ma è una parte di esso che vive la sua origi-nalità data dalla fede nel Vangelo.

Il percorso avviato con il nostro progetto pastorale sta plasmando una co-munità cristiana che piano piano impara un nuovo modo di abitare il mon-do: da chiesa che coincide con il paese, quartiere, città, a chiesa che vi abita come una delle componenti, che impara a conoscere, capire il mondo, rice-vendo da esso (lo Spirito soffia ovunque), e offendo a questo mondo la lu-

ce del vangelo.

Don Giuseppe Laiti