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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XX n° 42 - 3 novembre 2019 In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 FESTA DEI SANTI E DEI DEFUNTI: Il pungiglione sconfitto Tu saremo trasforma... al suono dellulma trom- ba... La morte è stata in- ghiota nella vioria. Dovè, o morte, la tua vioria? Dovè, o morte, il tuo pungiglione?... Siano rese grazie a Dio che ci dà la vioria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. In ques verse di 1 Corin 15 cè il senso dei due giorni di festa dei San- e dei Mor. Tu saremo trasformaal suono dellulma trombaLa morte è stata inghiota nella vioria. Dovè, o morte, la tua vioria? Dovè, o morte, il tuo pungiglione?Siano rese grazie a Dio che ci dà la vioria per mezzo del Signore nostro Gesù Cri- sto”. In ques verse di 1 Corin 15 cè il senso dei due giorni di festa dei San e dei Mor. Le due fesvità sono unite nellunico mistero della risurrezione di Gesù, che diventa la nostra stessa speranza. Se i san sono davan a Dio, i mor sono i san di casa nostra, i nostri paren ed amici anche loro davan a Dio. Né gli uni né gli altri ci sono per meri propri, ma per la misericordia del Padre. In ques giorni la festa è quella della sua misericor- dia manifestata a noi nel Figlio incarnato. Secondo papa Francesco è il messaggio più forte del Vange- lo. In quei giorni andremo pellegrini nei cimiteri a trovare i nostri mor. Uno dei senmen più diffusi è la nostalgia di colo- ro che non sono più fra noi. Linsegnamento ci arri- va sobrio, esigente e veriero sul significato della vita e della speranza, che a noi è stata data dalla ri- surrezione di Gesù. La domanda che ci poniamo è sulla loro auale col- locazione. Si fa presto a dire: sono di fronte a Dio. Noi non sappiamo cosa significa. Il tempo trasforma il dolore iniziale in una dolcezza di senmen che rende il ricordo un desiderio di comunione con i nostri mor. La fede risponde indi- cando la comunione dei san, quella che ci unisce e ci ricorda la forza del legame reso più forte dalla mi- sericordia di cui anche noi, con loro, possiamo go- dere. Questo tempo, secondo il Papa, è il tempo della misericordia. Questo cambio di epocaha lasciato tan feri, tan feri. E la Chiesa è madre: deve andare a curare i feri, con misericordia”. Il significato del termine in ebraico, rahamim”, indica lamore viscerale della madre, il suo profondo legame col bambi- no, da cui scaturisce un parcolarissimo rapporto di tenerezza e comprensione che è tenace per tua la vita. Isaia dice: Si dimenca forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimen- cassero, io invece non dimencherò mai”. E Osea: “…Ero per loro come chi solleva un bimbo alla guancia; mi chinavo su di lui (il suo popolo) per dar- gli da mangiare”. Il chinarsi di Dio è lincarnazione del Figlio che per noi umiliò se stesso, assunse la condizione di servo, assunse la nostra morte e ce ne ha libera. Viaggio tra le Caritas d’Italia: decreti sicurezza, cosa cambiare Viaggio tra le Caritas d’Italia, che fanno i conti con il boom di irregolari provocato dall’ultimo giro di vite. Tre le priorità: - ripristino dell’umanitaria, - registrazione anagrafica ai richiedenti asilo - ritorno allo Sprar Ripristinare il permes- so di soggiorno per motivi umanitari o, al- meno, uno analogo. Consentire la regi- strazione anagrafica anche ai richiedenti asilo. Riordinare il sistema di accoglienza attualmente de- vastato dai tagli e dalla riduzione dei servizi per l’integra- zione. Sono le più urgenti modifiche del primo 'decreto sicurez- za' che chiedono le Caritas e le organizzazioni collegate, dal Nord al Sud. Le chiedono al governo e in particolare al ministro dell’In- terno, Luciana Lamorgese. Altrimenti, denunciano, au-

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XX n° 42 - 3 novembre 2019

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

FESTA DEI SANTI E DEI DEFUNTI:

Il pungiglione sconfitto

“Tutti saremo trasformati... al suono dell’ultima trom-ba... La morte è stata in-ghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?... Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. In questi versetti di 1 Corinti 15 c’è il senso dei due giorni di festa dei San-ti e dei Morti.

“Tutti saremo trasformati… al suono dell’ultima tromba… La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?… Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cri-sto”. In questi versetti di 1 Corinti 15 c’è il senso dei due giorni di festa dei Santi e dei Morti.

Le due festività sono unite nell’unico mistero della risurrezione di Gesù, che diventa la nostra stessa speranza. Se i santi sono davanti a Dio, i morti sono i santi di casa nostra, i nostri parenti ed amici anche loro davanti a Dio. Né gli uni né gli altri ci sono per meriti propri, ma per la misericordia del Padre.

In questi giorni la festa è quella della sua misericor-dia manifestata a noi nel Figlio incarnato. Secondo papa Francesco è il messaggio più forte del Vange-lo. In quei giorni andremo pellegrini nei cimiteri a trovare i nostri morti.

Uno dei sentimenti più diffusi è la nostalgia di colo-ro che non sono più fra noi. L’insegnamento ci arri-va sobrio, esigente e veritiero sul significato della vita e della speranza, che a noi è stata data dalla ri-surrezione di Gesù. La domanda che ci poniamo è sulla loro attuale col-locazione. Si fa presto a dire: sono di fronte a Dio. Noi non sappiamo cosa significa. Il tempo trasforma il dolore iniziale in una dolcezza di sentimenti che rende il ricordo un desiderio di comunione con i nostri morti. La fede risponde indi-cando la comunione dei santi, quella che ci unisce e ci ricorda la forza del legame reso più forte dalla mi-

sericordia di cui anche noi, con loro, possiamo go-dere. Questo tempo, secondo il Papa, è il tempo della misericordia. “Questo cambio di epoca… ha lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la Chiesa è madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia”.

Il significato del termine in ebraico, “rahamim”, indica l’amore viscerale della madre, il suo profondo legame col bambi-

no, da cui scaturisce un particolarissimo rapporto di tenerezza e comprensione che è tenace per tutta la vita. Isaia dice: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimen-ticassero, io invece non ti dimenticherò mai”. E Osea: “…Ero per loro come chi solleva un bimbo alla guancia; mi chinavo su di lui (il suo popolo) per dar-gli da mangiare”.

Il chinarsi di Dio è l’incarnazione del Figlio che per noi umiliò se stesso, assunse la condizione di servo, assunse la nostra morte e ce ne ha liberati.

Viaggio tra le Caritas d’Italia: decreti sicurezza, cosa cambiare

Viaggio tra le Caritas d’Italia, che fanno i conti con il boom di irregolari provocato dall’ultimo giro di vite.

Tre le priorità: - ripristino dell’umanitaria, - registrazione anagrafica ai richiedenti asilo - ritorno allo Sprar Ripristinare il permes-so di soggiorno per motivi umanitari o, al-meno, uno analogo. Consentire la regi-strazione anagrafica anche ai richiedenti asilo. Riordinare il sistema di accoglienza attualmente de-vastato dai tagli e dalla riduzione dei servizi per l’integra-zione. Sono le più urgenti modifiche del primo 'decreto sicurez-za' che chiedono le Caritas e le organizzazioni collegate, dal Nord al Sud. Le chiedono al governo e in particolare al ministro dell’In-terno, Luciana Lamorgese. Altrimenti, denunciano, au-

menteranno irregolari, abbandonati, sfruttati, anche a di-scapito della sicurezza. Un viaggio, l’ennesimo di Avvenire, tra chi nella prima li-nea dell’accoglienza non ha mai chiuso le porte. Torino. «Va ripristinato il permesso di soggiorno per moti-vi umanitari – afferma con forza Sergio Durando, direttore della Pastorale Sociale dei Migranti della diocesi di Tori-no, che opera assieme alla Caritas – . La sua abrogazio-ne precarizza e rende molto più vulnerabili le condizioni degli immigrati». E le nuove, limitate, forme di permesso previste dal primo 'decreto sicurezza', non sono sufficien-ti. «L’umanitaria poteva essere convertita in permesso di soggiorni per lavoro e studio, quelli nuovi no». Inoltre, ag-giunge, «l’umanitaria favoriva anche attività culturali, di formazione e impegno sociale. Ora questo non c’è più e si vanificano impegni umani e economici dei territori but-tando via risorse ». C’è poi la questione della residenza. «Richiedenti asilo e ricorrenti non la possono più avere e questo preclude tutto il resto. Così aumentano le persone irregolari, senza diritti, il lavoro nero, lo sfruttamento, i problemi di salute». Per questo «il nostro è un grido di al-larme, soprattutto per chi aveva fatto già un percorso e ora finisce sulla strada». Milano. Anche la Caritas ambrosiana chiede che «sia previsto un nuovo permesso di soggiorno per chi aveva l’umanitaria e ora si trova senza protezione ». Come de-nuncia il portavoce, Francesco Chiavarini, «sono le vitti-me del 'decreto sicurezza', lo abbiamo toccato con mano. Stiamo accogliendo a nostre spese 77 persone che erano nostre ospiti e che avrebbero dovuto essere messe per strada». E la Caritas «continuerà ad ospitarli perché de-vono poter proseguire il loro percorso di integrazione. Ma tanti altri sono abbandonati e potrebbero diventare un problema di sicurezza ». Per questo, aggiunge Chiavarini, «un’altra modifica assolutamente necessaria è ridare la possibilità anche ai richiedenti asilo di essere inseriti nel sistema Sprar, esclusa dal decreto ma fondamentale per un vero percorso di inclusione». Roma. Lorenzo Chialastri, responsabile area immigrati della Caritas di Roma, torna a indicare il problema della residenza, in particolare per richiedenti asilo e ricorrenti. «Non avere l’iscrizione angrafica impedisce tante cose, come partecipare a tirocini o iscrivere i figli all’asilo nido. Mol- ti Municipi si stanno arrampicando sugli specchi per iscriverli, sforzi ai limiti della legge, ma è assolutamente necessario modificare il decreto». Così come è urgente intervenire sul sistema dell’accoglienza «che si sta sgre-tolando, spegnendo. È giusto controllare di più, ma anche chi lavora bene è in difficoltà. Molti non ce la fanno con

18-20 euro al giorno, non si può fare integrazione». Dun-que, insiste, «va sostenuto il sistema Sprar ma anche la prima accoglienza nei Cas, prevedendo nuovamente i servizi di integrazione esclusi dal decreto. Altrimenti non bastano i 6 mesi nello Sprar. Ne escono senza essere davvero integrati. Li si rimanda al nulla». Foggia. Torna sul tema della residenza l’avvocato Stefa-no Campese, coordinatore pugliese del progetto Presidio della Caritas. «Il cosiddetto 'decreto sicurezza' sta crean-do molte difficoltà per l’iscrizione anagrafica dei richieden-ti asilo. Ci sono state delle decisioni della magistratura sul fatto che sia sufficiente il modello C3, che viene rilasciato al momento della richiesta di protezione internazionale. Ma si tratta di intepretazioni. A Foggia, ad esempio, non si applica e vengono rimandati indietro». È dunque neces-sario modificare il decreto anche perchè, denuncia, «la residenza è necessaria per modificare il vecchio permes-so di soggiorno in quello per motivi di lavoro. E non pochi imprenditori non fanno un contratto regolare con la scusa che non hanno la carta d’identità». Campania. Sono univoche le richieste che vengono dalle Caritas di Aversa, Capua, Caserta e Teggiano Policastro che abbiamo raccolto nell’incontro che hanno avuto a Ca-stel Volturno. «Bisogna assolutamente ripristinare il per-messo di soggiorno per motivi umanitari. E intervenire sul problema della residenza. Altrimenti si incentiva l’illegali-tà». L’impossibilità di convertire la vecchia umanitaria in permesso per lavoro, denunciano, «farà aumentare gli irregolari anche se c’è richiesta di lavoro. E senza lavoro tante famiglie rischiano di finire per strada. Bisogna ridare a queste famiglie l’umanitaria ». E c’è molta preoccupa-zione per i minori non accompagnati. «Avevano il per-messo di soggiorno ma ora al 18mo anno si vedono re-spinta la domanda ». Reggio Calabria. Le richieste non cambiano in Calabria. «Il divieto di iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo ol-tre che ingiusto sta creando gravissimi problemi» dice Giovanni Fortugno, referente immigrazione della Comuni-tà Papa Giovanni XIII, che opera assieme alla Caritas di Reggio Calabria. «Bisogna cambiare la norma, perchè, malgrado varie sentenze, il divieto viene applicato in mo-do diverso. Il comune di Reggio Calabria non lo applica, altri comuni vicini sì». C’è poi il sistema dell’accoglienza. «C’è una gran confusione, manca una vera regolamenta-zione. Tanti vengono a chiedere aiuto. Stanno aumentan-do situazioni di povertà e irregolarità, soprattutto per l’im-possibilità di rinnovare l’umanitaria». E allora, è la richie-sta, «chiamatela pure in un altro modo ma qualcosa va fatto, altrimenti di qui a un anno la situazione sarà irrever-

Noi all’ingresso dell’ospedale di Ashotsk con p. Mario ed Eliza due anni fa

sibile. Anche perchè gli sbarchi dalla rotta dell’Est aumen-tano, uno a settimana sulle coste joniche». Ragusa. Le emergenze create dal cosiddetto 'decreto si-curezza' e le modifiche necessarie non cambiano in Sici-lia. «Bisogna ritornare al permesso di soggiorno per moti-vi umanitari o almeno rendere convertibili quelli speciali, introdotti dal decreto, in permessi per lavoro o studio. Ora impossibile», denuncia Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa. «La non convertibilità e la restrizione genera senza fissa dimora e esclusi». E torna anche qui la questione della residenza. «L’impossibilità per i richie-denti asilo di iscriversi all’anagrafe è un’aberrazione per-chè impedisce di usufruire di tutti i servizi territoriali». Inol-tre, accusa, «l’impossibilità di accedere alla seconda ac-coglienza, lo Sprar, è ancora più grave. Dove vanno? Per strada».

Assisi . Preparazione al convegno sull’economia del prossimo marzo

«L’economia di Francesco». Grandi religioni a confronto Si sono interrogati sul contributo delle reli-gioni per una nuova economia di pace i quattro giovani di diversa fede che han-no preso parte alla tavola rotonda di ve-nerdì mattina al Sacro convento di San Francesco, in occasione della tre giorni dello Spirito di As-sisi, in preparazione di « The Economy of Francesco». Dopo i saluti del preside dell’Istituto teologico, padre Giu-lio Michelini, il vescovo della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, l’arcivescovo Domenico Sorrenti-no, ha sottolineato il forte legame che esiste tra l’econo-mia e la giovinezza. Un relazione che riguarda il futuro dei giovani. «Mettendo insieme le nostre risorse – ha affermato il vescovo – ci accorgiamo che abbiamo tanto in comune, abbiamo tanto da costruire». La professoressa Annarita Caponera ha tenuto una rela-zione sul legame tra religione ed economia concludendo che, questi due ambiti, «si legano insieme perché c’è l’uo-mo che ne è il produttore e il beneficiario. Un’economia che non abbia un riferimento all’uomo e al suo modo di organizzare la vita, e la sua vita in comunità, non esiste. Il problema è quindi: quali sono le regole che devono es-sere osservate per garantire la produttività dei processi economici? La sfida è consentire alle religioni di tornare a disciplinare

eticamente, moralmente, il mercato economico». Nel merito dell’argomento sono poi entrati i giovani relato-ri della tavola rotonda, moderata dal presidente della commissione Spirito di Assisi, don Tonio Dell’Olio, che ha conversato con Yasmin Doghri, musulmana, Alessandro Busti (Baha’ì), Alessio Lanfaloni per i cattolici e Graziano Di Nepi, dell’Unione Giovani ebrei d’Italia (Ugei). «Il sistema economico islamico – ha affermato Yasmin Dohgri – ha come obiettivo la creazione di una società sana ed inclusiva, volta ad uno sviluppo che si avvale di un approccio bottom up (dal basso verso l’alto, ndr). In virtù di ciò l’economia nell’Islam tutela l’individuo sottoli-neando la responsabilità di ciascuno nel dover contribuire alla creazione di un bene comune». L’abolizione degli estremi di ricchezza e povertà come principio della religione bahá’í è stato uno dei punti trattati

da Alessandro Busti. «A livello pratico – ha spie-gato – l’umanità dovrà adottare una moneta unica mondiale per evitare, ad esempio, le speculazioni dovute al cambio della stessa. Non si può pensare ad un’economia di stati iso-lati. Nell’economia si cerca di applicare il concetto dell’unità nel rispetto delle diversità. Il nostro modello

economico è basato sull’eticità che mette al centro il be-nessere di tutta l’umanità e non solo di una parte». «L’economia – ha detto Alessio Lanfaloni – è un mezzo concreto per mettere in pratica l’amore di Dio. L’anima di questa economia viene uccisa dalle ingiustizie. Se partis-simo dalle vittime, persone che si impoveriscono o muoio-no per questa economia che giustifica la produzione di armi, perché essa crea lavoro, se partissimo da questi fatti concreti potremmo risalire la china e dare un’anima all’economia». Sulla capacità di adattamento, anche a livello economico, si è soffermato Di Nepi. «Tutte le volte che ci sono state persecuzioni sono stati abbandonati beni immobili, ma anche mobili come azioni e obbligazioni. Le mura dei ghetti non ci sono più, ma i muri più grandi da abbattere sono quelli che stanno nelle nostre menti. Attraverso il cambiamento delle idee si può cambiare solo se ci pren-diamo per mano e andiamo nella stessa direzione. Abbia-mo la stessa origine e spero che possiamo avere la stes-sa direzione».

S. Messe Calendario della vita parrocchiale

Domenica 3 XXXI T.O.

8.00 - 9.00

11.00

Lunedì 4 - Assemblea elettiva A.C. ore 21

Martedì 5 9.00 Riunione S. Vincenzo ore 15

Mercoledì 6 - S. Messa sospesa per ritiro sacerdoti

Giovedì 7 18.30

Venerdì 8 9.00

Sabato 9 18.30 Gruppo famiglie

Domenica 10 XXXII T.O.

8.00 - 9.00

10.30 S. Messa di ringraziamento ore 10.30 a S. Anna

Purtroppo non impa-riamo mai la lezione

e sempre nuove guerre sorgono sulle macerie delle prece-

denti.