fabio zanchini - protesi monocompartimentale di ginocchio

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I chirurghi ortopedici hanno prestato attenzione alla protesi monocompartimentale di ginocchio sin dagli anni ’50, quando Mac Intosh realizzò il primo modello di questa protesi. L’utilizzo, però, è stato, negli anni, sempre piuttosto limitato, in quanto, generalmente, si è preferito impiantare una protesi totale di ginocchio anche nei casi nei quali il danno articolare era circoscritto ad un solo compartimento. Più di recente, in considerazione dei nuovi modelli di protesi monocompartimentale, della migliore qualità dei biomateriali e delle tecniche chirurgiche che tendono alla mini-invasività, la protesi monocompartimentale viene utilizzata sempre con maggiore frequenza. Tale impianto, nel rispetto delle giuste indicazioni, dà ottimi risultati ed offre numerosi vantaggi rispetto alle protesi totali, richiedendo, tra l’altro, una tecnica chirurgica molto meno invasiva. Permette, infatti, la sostituzione di un solo compartimento, naturalmente, quello interessato dal processo patologico, lasciando integri i compartimenti ancora sani; risparmia entrambi i legamenti crociati, anteriore e posteriore e prevede una ridotta via d’accesso, sia in termini di incisione cutanea, che dell’artrotomia. Ne derivano grossi vantaggi a breve termine, quali: - riduzione dei tempi operatori, - minori perdite ematiche sia intra- che post-operatorie, - minore rischio di complicanze come la trombosi venosa profonda, - ridotta incidenza di infezione, - minore dolore post-operatorio, - minore degenza ospedaliera, - riabilitazione più veloce. Importanti sono anche i vantaggi a lungo termine, legati alla preservazione del bone stock, che offre maggiori margini di successo per un eventuale successivo intervento di riprotesizzazione, avendo, a distanza di anni, ancora la possibilità di ancorare una nuova protesi sull’osso preservato. I risultati sono decisamente migliori, rispetto alle protesi totali, in termini di ripresa funzionale. Infatti, tale metodica, caratterizzata dalla conservazione delle strutture ancora sane, non va ad alterare la fisiologia del ginocchio, condizione che si traduce in un completo ripristino della mobilità e della motilità. Il successo di tale metodica non può prescindere, oltre che da una valida tecnica chirurgica, da uno scrupoloso rispetto delle indicazioni. La protesi monocompartimentale trova indicazione nella degenerazione di un solo compartimento femoro-tibiale, di origine artrosica, post-traumatica o da osteonecrosi con esclusione delle patologie reumatiche infiammatorie. Inoltre è necessario che: - la deformità in varo-valgo non sia >20°; - la deformità in flessione non sia >15°; - il varismo epifisario non sia > 10°; - sia integro il legamento crociato anteriore; - sia funzionale il legamento collaterale, tale da ostacolare la ipercorregibilità dell’asse meccanico; - l’età sia > 55 anni; - vi sia l’integrità del compartimento controlaterale; - vi sia l’assenza di patologia reumatica; - l’artrosi femoro-rotulea sia asintomatica; - il paziente non sia obeso; Presso la I Divisione della Clinica Ortopedica della Seconda Università di Napoli, diretta dal Prof. Massimo Zanchini, dal Marzo 2000 utilizziamo, nel completo e scrupoloso rispetto delle indicazioni, la protesi monocompartimentale modello “Allegretto” della casa produttrice Tedesca ZIMMER. Il disegno di questa protesi e le sue caratteristiche consentono di realizzare una equilibrata biomeccanica tra il compartimento naturale e quello protesizzato e, di conseguenza, una ottima funzionalità del ginocchio, in assenza di dolore, ed una lunga durata dell’impianto. I risultati da noi ottenuti sono decisamente soddisfacenti e si allineano perfettamente, sulla scorta delle scale di valutazione adottate, a quelli riferiti dagli Autori che operano nei centri altamente specializzati in Italia e all’estero. Bibliografia: Springer BD, Scott RD, Thornhill TS. - Conversion of failed unicompartmental knee arthroplasty to TKA - Clin Orthop Relat Res. 2006 May Amin AK, Patton JT, Cook RE, Gaston M, Brenkel IJ. - Unicompartmental or Total Knee Arthroplasty?: Results from a Matched Study; - Clin Orthop Relat Res. 2006 Jun Walton NP, Jahromi PL, Lewis PL, Angel KR, Campbell DG. - Patient-perceived outcomes and return to La protesi monocompartimentale di ginocchio La protesi monocompartimentale di ginocchio F. Zanchini F. Zanchini Seconda Università degli Studi di Seconda Università degli Studi di Napoli Napoli Facoltà di Medicina e Chirurgia Facoltà di Medicina e Chirurgia I Clinica Ortopedica e I Clinica Ortopedica e Traumatologica Traumatologica Rx pre- operatoria Esposizione dell’articolazio ne Controllo Rx post- operatorio Ferita suturata Cementazione della protesi femorale Cementazione della protesi tibiale Preparazione della spongiosa per la cementazione Resezione tibiale Protesi impiantata Monocompartimenta le mediale Totale Artrotomia Risparmio del quadricipite Pararotulea mediale Incisione cutanea 8 – 10 cm 16 - 18 cm

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Page 1: Fabio Zanchini -  protesi monocompartimentale di ginocchio

I chirurghi ortopedici hanno prestato attenzione alla protesi monocompartimentale di ginocchio sin dagli anni ’50, quando Mac Intosh realizzò il primo modello di questa protesi.

L’utilizzo, però, è stato, negli anni, sempre piuttosto limitato, in quanto, generalmente, si è preferito impiantare una protesi totale di ginocchio anche nei casi nei quali il danno articolare era circoscritto ad un solo compartimento.

Più di recente, in considerazione dei nuovi modelli di protesi monocompartimentale, della migliore qualità dei biomateriali e delle tecniche chirurgiche che tendono alla mini-invasività, la protesi monocompartimentale viene utilizzata sempre con maggiore frequenza.

Tale impianto, nel rispetto delle giuste indicazioni, dà ottimi risultati ed offre numerosi vantaggi rispetto alle protesi totali, richiedendo, tra l’altro, una tecnica chirurgica molto meno invasiva.

Permette, infatti, la sostituzione di un solo compartimento, naturalmente, quello interessato dal processo patologico, lasciando integri i compartimenti ancora sani; risparmia entrambi i legamenti crociati, anteriore e posteriore e prevede una ridotta via d’accesso, sia in termini di incisione cutanea, che dell’artrotomia.

Ne derivano grossi vantaggi a breve termine, quali:- riduzione dei tempi operatori, - minori perdite ematiche sia intra- che post-operatorie,- minore rischio di complicanze come la trombosi venosa profonda,- ridotta incidenza di infezione,- minore dolore post-operatorio,- minore degenza ospedaliera,- riabilitazione più veloce.Importanti sono anche i vantaggi a lungo termine, legati alla preservazione del

bone stock, che offre maggiori margini di successo per un eventuale successivo intervento di riprotesizzazione, avendo, a distanza di anni, ancora la possibilità di ancorare una nuova protesi sull’osso preservato.

I risultati sono decisamente migliori, rispetto alle protesi totali, in termini di ripresa funzionale.

Infatti, tale metodica, caratterizzata dalla conservazione delle strutture ancora sane, non va ad alterare la fisiologia del ginocchio, condizione che si traduce in un completo ripristino della mobilità e della motilità.

Il successo di tale metodica non può prescindere, oltre che da una valida tecnica chirurgica, da uno scrupoloso rispetto delle indicazioni.

La protesi monocompartimentale trova indicazione nella degenerazione di un solo compartimento femoro-tibiale, di origine artrosica, post-traumatica o da osteonecrosi con esclusione delle patologie reumatiche infiammatorie.

Inoltre è necessario che:- la deformità in varo-valgo non sia >20°;- la deformità in flessione non sia >15°;- il varismo epifisario non sia > 10°;- sia integro il legamento crociato anteriore;- sia funzionale il legamento collaterale, tale da ostacolare

la ipercorregibilità dell’asse meccanico;- l’età sia > 55 anni;- vi sia l’integrità del compartimento controlaterale;- vi sia l’assenza di patologia reumatica;- l’artrosi femoro-rotulea sia asintomatica;- il paziente non sia obeso;Presso la I Divisione della Clinica Ortopedica della Seconda Università di

Napoli, diretta dal Prof. Massimo Zanchini, dal Marzo 2000 utilizziamo, nel completo e scrupoloso rispetto delle indicazioni, la protesi monocompartimentale modello “Allegretto” della casa produttrice Tedesca ZIMMER.

Il disegno di questa protesi e le sue caratteristiche consentono di realizzare una equilibrata biomeccanica tra il compartimento naturale e quello protesizzato e, di conseguenza, una ottima funzionalità del ginocchio, in assenza di dolore, ed una lunga durata dell’impianto.

I risultati da noi ottenuti sono decisamente soddisfacenti e si allineano perfettamente, sulla scorta delle scale di valutazione adottate, a quelli riferiti dagli Autori che operano nei centri altamente specializzati in Italia e all’estero.

Bibliografia:Springer BD, Scott RD, Thornhill TS. - Conversion of failed unicompartmental knee arthroplasty to TKA - Clin Orthop Relat Res. 2006 May Amin AK, Patton JT, Cook RE, Gaston M, Brenkel IJ. - Unicompartmental or Total Knee Arthroplasty?: Results from a Matched Study; - Clin Orthop Relat Res. 2006 Jun Walton NP, Jahromi PL, Lewis PL, Angel KR, Campbell DG. - Patient-perceived outcomes and return to sport and work: TKA versus mini-incision unicompartmental knee Arthroplasty. - J knee Arthroplasty 2006 Apr; Sah AP, Springer BD, Scott RD. - Unicompartmental Knee Arthroplasty in Octogenarians: Survival Longer Than the Patient. - Clin. Orthop. Relat. Res. 2006 May.

La protesi monocompartimentale di ginocchio La protesi monocompartimentale di ginocchio

F. Zanchini F. Zanchini

Seconda Università degli Studi di NapoliSeconda Università degli Studi di Napoli

Facoltà di Medicina e ChirurgiaFacoltà di Medicina e Chirurgia

I Clinica Ortopedica e TraumatologicaI Clinica Ortopedica e Traumatologica

Rx pre-operatoria

Esposizione dell’articolazione

Controllo Rx post-operatorio

Ferita suturata

Cementazione della protesi

femorale

Cementazione della protesi

tibiale

Preparazione della spongiosa

per la cementazione

Resezione tibiale

Protesi impiantataMonocompartimen

tale

mediale

Totale

Artrotomia

Risparmio del

quadricipite

Pararotulea mediale

Incisione cutanea

8 – 10 cm 16 - 18 cm