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Riassunti di “Storia dell’Antropologia

Culturale”

Alessandro

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L'ANTROPOLOGIA AMERICANA L'AMERICA E IL PROBLEMA INDIANO Per gli europei il primitivo era un fatto letterario, o magari l'oggetto di uno sfruttamento coloniale, per gli americani invece il primitivo, l'Indiano, era innanzi tutto un'esperienza recente, o addirittura contemporanea. La terra americana era stata conquistata agli indiani con la forza, strappandogliela palmo a palmo. Ma contemporaneamente alla conquista l'uomo americano si era scontrato anche con l'ambiente ostile che trovava al suo arrivo, il che fu un grande fattore di coesione tra gli americani, e mise in secondo piano il genocidio degli indiani, che erano quasi elementi connessi all'ambiente da combattere. Sugli indiani c'erano due immagini che imperavano, una positiva e una negativa. Quella positiva era l'immagine di un uomo primitivo e puro che giudica dall'esterno la società americana, e che grazie alla sua purezza costituisce la garanzia che la terra americana è pura. L'immagine negativa è quella di un uomo rozzo, incivile, che sfrutta irrazionalmente con la caccia dei territori che l'uomo bianco saprebbe far rendere molto di più con l'agricoltura e l'allevamento. Specialmente nelle faccende interne l'Indiano è il nemico. Per gli ideologi americani restava per irrisolto il problema della nazionalità: era una nazione un popolo che possedesse dei territori; quindi gli indiani erano a tutti gli effetti una nazione che i bianchi stavano invadendo, e soprattutto erano una nazione che aveva il diritto di non essere invasa e di non voler convivere coi bianchi, seppure portatori di una cultura superiore. Si risolse dicendo che se gli indiani si fossero arresi ad utilizzare i territori per l'agricoltura avrebbero potuto mantenerli, altrimenti gli sarebbero stati tolti a buon diritto. Gli americani insomma, separandosi dagli europei corrotti, andavano a vivere accanto ad una popolazione pura, che avrebbe depurato quel po' di europeità che c'era nei coloni. Quando tutti i territori dell’America furono strappati agli indiani, nacque il problema di che farsene, e si ricorse alle riserve, ma ciò diede origine al "problema indiano". MORGAN DIFENSORE DEGLI INDIANI Morgan per prima cosa ha scritto La lega degli Irochesi. E' la prima descrizione scientifica di una tribù comparsa al mondo. Gli Irochesi avevano tutt'altro sistema di parentela rispetto agli europei, cioè non distinguevano tra padre e zio e tra fratello e cugino. Il discorso era che le tribù erano divise per gentes, chiamate con il nome di un animale, e gli appartenenti a gentes con lo stesso nome, ma di tribù diverse si consideravano parenti. Il quadro che Morgan traccia sulle tribù degli Irochesi è quello di una civiltà totalmente democratica, un po' come quella ateniese. A questo punto, se la democrazia americana avesse voluto essere una vera e pura democrazia avrebbe dovuto risolvere il "problema indiano". Senza risolvere il "problema indiano" gli

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americani non erano un popolo superiore come civilizzazione agli indiani. MORGAN STUDIOSO DELLA PARENTELA Quando Morgan scoprì che molte altre tribù indiane avevano lo stesso sistema di parentela degli Irochesi, decise di darsi alla risoluzione del problema sulla derivazione europea o autoctona degli indiani. Secondo Morgan il fattore principale su cui basarsi era la parentela e non il linguaggio, perché il linguaggio cambia molto più velocemente delle basi tradizionali della parentela. Scoprì che anche in Asia c'erano sistemi simili di parentela, quindi affermò che gli indiani erano popolazioni asiatiche. In Sistemi di consanguineità e parentela nella famiglia umana, raccolse e ordinò sistematicamente i dati raccolti. Definì classificatori i sistemi di parentela tipo quelli degli Irochesi e descrittivi quelli tipo quelli europei. I rapporti classificatori erano fondati per una società fondata sulla parentela, mentre invece quelli descrittivi erano adatti per una civiltà "politica" come quella europea. La società fondata sulla parentela era caratteristica dei periodi della barbarie. Infatti all'inizio, nella promiscuità dell'era primitiva dell'uomo, non era possibile distinguere i parenti consanguinei da quelli collaterali. La nascita della civiltà, con i termini descrittivi, era sicuramente dovuta all'introduzione del concetto di proprietà. MORGAN TEORICO DEL PROGRESSO In Ancient Society prosegue il suo lavoro sulla parentela descrittiva e sulla nascita della proprietà. E' ideologicamente diversa dalla prima, e si schiera contro l'evoluzionismo. Ogni società umana si è evoluta seguendo linee parallele di progresso. Il progresso si misura sull'efficacia delle tecniche di sussistenza. La successione dei gradi era sempre quella primitivo barbaro civilizzato, ma con l'aggiunta di tre sottocategorie, inferiore intermedio superiore. In pratica le tecniche di sussistenza si fanno sempre più progredite e più complesse. Le scoperte scientifiche erano insomma l'indice del progresso di ogni stato. Quindi gli indiani erano i barbari, e gli americani erano i progrediti. DOPO MORGAN La tendenza era a considerare l'indiano come oggetto di scienza invece che come oggetto di sterminio, inoltre la società indiana era semplicemente un modello di civiltà arcaica conservatosi ancora oggi. Lo studio della società indiana proseguì poi con tecniche di indagine fuorvianti, come interrogare solo gli anziani, conferire un'oggettività assoluta alle informazioni raccolte o come enfatizzare eccessivamente tutti gli aspetti cerimoniali o religiosi. Ma lo stesso la civiltà americana si arricchì in questo periodo di pregevoli opere di carattere etnografico.

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LO SVILUPPO DELL'ANTROPOLOGIA AMERICANA: BOAS E LA SUA SCUOLA EMPIRISMO ED EVOLUZIONISMO Dopo Morgan l'antropologia americana continuò tra empirismo ed evoluzionismo. IL "PARTICOLARISMO STORICO" DI FRANZ BOAS Franz Boas ha avuto il merito essenziale di aver rifondato su premesse teoriche più rigorose l'antropologia. Secondo Boas gli uomini non potevano aver seguito una storia comune, o paragonabile, ognuno ha avuto una sua storia particolare. L'argomento dell'antropologia doveva essere la conoscenza delle cause storiche che avevano determinato certi tratti culturali di un popolo. Questo è il metodo storico o "particolarismo storico". Però l'errore di Boas fu quello di non riuscire a vedere gli indiani Kwakiutl, che aveva studiato, come un popolo in grado di avere un'economia, senza considerare gli americani come gli unici a intrattenere relazioni di carattere economico. Tutto era semplicemente comportamento. Il suo interesse era quello di studiare qual era la reazione dell'individuo alla cultura. La realtà sociale quindi andava colta in base all'immagine che ne facevano i suoi componenti. SUPERORGANICO E CONFIGURAZIONI CULTURALI: ALFRED KROEBER Secondo Kroeber, che fu sempre allievo di Boas, l'arte e i miti di un popolo non potevano essere compresi osservando singolarmente le loro componenti. L'obiettivo dell'antropologia doveva essere quello di studiare e capire la cultura di un popolo intesa come l'insieme delle pratiche che svolgono gli individui in quanto appartenenti ad un gruppo sociale. La cultura, rispetto ai fatti biologici, è qualcosa di "superorganico", qualcosa che non è dotato di un'esistenza autonoma. Questa affermazione va esattamente contro il darwinismo sociale, in quanto traccia un netto distacco tra cultura ed evoluzione biologica. La cultura non è qualcosa dell'individuo e non è neppure data dall'operare storico dell'individuo. La cultura è solo espressione di una serie di scambi culturali tra popoli e individui. Queste affermazioni sono state un momento importante per l'antropologia americana perché per la prima volta aveva dei caratteri unitari, che le erano stati negati da Boas, che non voleva generalizzare. L'INTERLUDIO DIFFUSIONISTA: AREE, TRATTI E CULMINI CULTURALI L'area culturale è l'area geografica in cui ci sono determinati tratti culturali, che sono elementi culturali con un loro particolare identità. La cultura è la somma dei tratti. Si trattava di spiegare al pubblico quali erano i motivi della distribuzione irregolare di tratti culturali tra popoli culturalmente vicini. Clark Wissler ipotizzò che ci fossero dei centri culturali dai quali derivavano i tratti e quanto più lontane erano le popolazioni dal centro culturale, tanto più radi erano i tratti. I popoli più lontani dal centro culturale erano

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quelli più arretrati e che quindi avevano i tratti più simili a quelli della popolazione originaria. Le critiche a lui rivolte furono che i tratti non si diffondono in maniera uniforme e che la trasmissione poteva essere frutto non solo di una diffusione, ma anche di una migrazione di popoli. Poi Kroeber sostituì alla sua definizione di "centro culturale" quella più mobile di "culmine culturale". MODELLI DI CULTURE: RUTH BENEDICT Ruth Benedict critica per prima cosa coloro che parlano di modo di diffusione dei tratti. Studiò essenzialmente la diffusione di un tratto particolare tra le popolazioni indiane, e cioè la diffusione della credenza nello spirito guardiano. Questa credenza assumeva una natura leggermente diversa da una tribù all'altra. In ogni società questa credenza si modellava con la cultura particolare di quella società. Era cioè anche un problema psicologico. La cultura può anche essere particolare di un popolo e non essere condivisa da nessun altro. Il suo libro, Modelli di cultura fu un best seller e fu letto moltissimo dal pubblico, grazie allo stile popolare in cui lei lo scrisse, volutamente. ADOLESCENZA E CARATTERE: IL TEMA DELLA SOCIALIZZAZIONE IN MARGARET MEAD Margaret Mead partì da un contesto molto diverso da quello degli altri antropologi: era il primo dopoguerra e la violenza, la delinquenza e l'alcoolismo giovanile diventavano un gravissimo problema sociale. Il suo problema era la socializzazione. La socializzazione nasce dalla reazione dell'individuo alla cultura del suo popolo. Scrisse Adolescenza a Samoa, un trattato sul passaggio dall'adolescenza all'età adulta nell'isola di Samoa. Nel libro dimostrava che in una società primitiva e semplice il passaggio dall'adolescenza all'età adulta è molto più naturale e meno traumatico. Questo perché non ci sono, nella cultura semplice, tutti quei messaggi concorrenziali della civiltà occidentale, e perché le scelte nelle popolazioni primitive sono molto più monodimensionali. Un'altra conclusione molto importante e che fece riflettere fu il fatto che la diversità della personalità maschile da quella femminile derivava solo da un discorso culturale e mai da un discorso biologico. LE MOLTE STRADE DELL'ANTROPOLOGIA AMERICANA LA RPOSPETTIVA GENERALIZZANTE Negli anni '20 l’antropologia americana era ampiamente dominata da Boas. Ma già negli anni '30 i suoi allievi si erano divisi: Kroeber e Lowie da una parte e la Benedict e la Mead dall'altra. Processi culturali contro cultura e personalità. Nascono i due indirizzi neoevoluzionismo e materialismo culturale. Evoluzionismo e "scienza della cultura": Leslie A. White

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Leslie A. White ha ripreso le tesi evoluzioniste, riabilitando gli studi e le opinioni di Morgan, allora bandito in America per collusioni col marxismo. Ha anche viaggiato in URSS per recuperare i suoi studi. Riprende sostanzialmente le tesi di Marx ed Engels, pur non menzionandoli mai, cioè sostiene che sono i fenomeni tecnici, economici e lavorativi a regolare la vita della società. Non è che riprendesse tutte le tesi evoluzionistiche, solo sostiene che la civiltà umana è orientata verso una evoluzione progressiva sempre più complessa culturalmente e tecnologicamente. Scrive La scienza della cultura e L'evoluzione della cultura in un periodo in cui le tesi evoluzioniste erano oltremodo bandite dalla cultura americana. Nei suoi libri espone tre tematiche principali: cultura come evoluzione culturale, prospettiva deterministica sulla cultura e concezione della cultura in quanto tale e studio "culturologico". Una teoria dell'evoluzione culturale deve avere un'unità di misura. L'unità di misura è la tecnologia. La cultura ha tre sottosistemi: tecnologia, sociologia e ideologia. La tecnologia varia per prima, seguita dalla sociologia e dall'ideologia. Quando l'individuo nasce la cultura gli passa tutta la sua personalità, i suoi pensieri e il suo linguaggio. Il comportamento umano è funzione della cultura. E la cultura è comportamento simbolico. La cultura non è un comportamento appreso, bensì idee e attitudini che dipendono da simboli. La culturologia è un campo di riflessioni su fenomeni materiali, sociali e simbolici caratteristici del genere umano. White non fu però mai preciso su quanto l'ambiente esterno possa modificare la cultura. Ecologia culturale, evoluziok0ne multilineare e livelli di integrazione: Julian H. Steward Julian H. Steward ha posto l'accento tanto su quanto l'ambiente modifichi una singola cultura, quanto sulle generalizzazioni trans - culturali di questo fatto. E' il punto d'incontro tra Boas e l’antropologia generalizzante. Ha fatto grande uso dell'archeologia per capire gli insediamenti e gli sfruttamenti del territorio da parte degli indiani nordamericani e peruviani. E' venuto anche a conoscere le teorie di Marx e ha intrapreso il lavoro di proporre una classificazione delle forme culturali, senza voler raggiungere la descrizione strutturale della totalità delle civiltà, ma proponendo un evoluzionismo multilineare.

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L'ANTROPOLOGIA E LA RICERCA SUL CAMPO LA FASE AURORALE Il lavoro etnografico Il lavoro sul campo continuava a portare nuovi spunti di riflessione sia per quelli che facevano le ricerche, sia per quelli che facevano poi gli studi teorici sui dati raccolti. E spesso i dati raccolti costituivano una confutazione di precedenti teorie. Il lavoro sul campo è stato quello che ha dato un'originalità all'antropologia, rispetto alla sociologia e alla psicologia. Questo sviluppo era conseguenza di un sempre maggior bisogno di verificare le supposizioni antropologiche, sempre più ardite. Il periodo iniziale: etnografi teorici L'etnografia nasceva con la Societè de l'observateur de l'homme, e il primo trattato di metodo per la ricerca sul campo è quello di Joseph Marie de Gérando. Poi nasceva a Londra la Ethnological society, con lo scopo di comparare i vari tipi di sviluppo. Questa società si fece promotrice del metodo dei questionari da spedire agli abitanti (europei) delle zone dove vivevano i selvaggi. Naturalmente questi questionari, essendo compilati da gente che non conosceva bene né la lingua né la società degli indigeni e non comprendeva nemmeno l'idea di chi li aveva scritti, non potevano essere più di un tanto affidabili. Ma ci furono anche degli episodi del tutto isolati di persone che cominciarono a conoscere e lavorare con gli indigeni, proprio coi questionari spediti da Londra. Howitt e Fison per esempio erano due missionari australiani, che, stimolati da Tylor, Frazer e Morgan, arrivarono ad un buon livello di conoscenza delle abitudini degli aborigeni australiani. Furono poi fondate anche riviste che raccoglievano le testimonianze di questi corrispondenti. LA TRADIZIONE BRITANNICA Dalla "survey" alla monografia etnografica Fu inglese l'idea di impiantare delle "survey" sul campo per raccogliere dati in maniera sistematica, con la collaborazione di tutti, missionari, commercianti, etnologi, governanti... Emergeva così la figura dell'antropologo professionale, che raccoglieva i dati dei corrispondenti in madrepatria. Ma la ricerca sul campo fu stimolata moltissimo dalla spedizione di Haddon, biologo, Rivers, psicologo e Seligman, medico. Fu una spedizione che ebbe effetti travolgenti per l'antropologia. Rivers elaborò una metodologia per ricostruire i gradi di parentela degli indigeni. A questa spedizione ne seguirono molte altre. E' in questo frangente che l'antropologia britannica abbandona definitivamente la comparazione delle popolazioni mondiali, a favore di una ricerca più monografica, svolta popolazione per popolazione. Così la survey diventava troppo superficiale, serviva una ricerca più diretta e tematica. Col metodo della monografia si arrivò infatti a risultati molto più esatti e approfonditi. La ricerca monografica ebbe inoltre l'effetto di cambiare radicalmente l'idea

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della ricerca antropologica: infatti la popolazione veniva studiata come dotata di una sua cultura diversa da tutte le altre. La lezione di Malinowski Malinowski ebbe la dote di dare un'incredibile stimolo alla ricerca, grazie all'impressione di incompiutezza delle sue opere. Al loro interno non c'è mai un'asserzione, solo delle osservazioni plausibili, sempre con un'impressione di non essere ancora state del tutto dimostrate, il che stimolava i suoi successori a studiarle. Dall'Oceania all’Africa Dopo un inizio prevalentemente rivolto all'Oceania, l'antropologia si rivolge all'Africa: l'interesse era quello di scoprire gli effetti dell'impatto di una cultura su un'altra. La generazione successiva a Malinowski apporta molti cambiamenti allo studio, anche a quello monografico appena nato. L'interesse non è più la cultura stessa, ma anche la storia di questa cultura, e la monografia non presenta più la determinata cultura in tutte le sue svariate particolarità, bensì la cultura come cosa unitaria, a partire da un nucleo iniziale di ricerca, che poteva essere la parentela, o la organizzazione politica o chissà che altro. L'INDIRIZZO AMERICANO Da Schoolcraft a Boas In America non era assolutamente praticata la divisione del lavoro tipica dell'antropologia britannica: i questionari erano quasi del tutto inutilizzati e tutta la ricerca era incentrata sul lavoro dell'antropologo stesso che per lo più lavorava a contatto con le tribù indiane. Schoolcraft si dedicò per lo più alla raccolta di materiale, per lo più linguistico. Raccolse elenchi di termini e miti e leggende indiane, il che è poi stato di grande aiuto ai suoi colleghi successori. E' stata una delle più grandi imprese etnografiche americane. Fu fondato il Bureau of American Ethnology. Franz Boas, che aveva già lavorato presso gli Eschimesi e in Oceania, fu reclutato per una ricerca etnologica. Questa e le altre spedizioni che lo portarono alla notorietà portavano tutte la sua precisa impronta metodologica: era un particolarista, cioè studiava le culture nella loro particolarità e si rifiutava di paragonarle fra loro. Però, a differenza dei particolaristi britannici, non pensò mai a riunire tutte le sue ricerche in qualcosa di unitario, ma si limitò sempre e solo ad esporne i risultati separatamente. Manca la prospettiva globale necessaria al lavoro monografico, così come lo si intendeva in Inghilterra. Margaret Mead e oltre La sostanziale differenza tra l'antropologia britannica e quella americana era che quella britannica era considerata come una scienza umanistica, mentre quella americana era una scienza e basta. Quindi in Inghilterra coi dati si cercava di arrivare a soluzioni filosofiche e interpretative, mentre invece in America si cercava solo di sapere quali erano le abitudini e i tratti

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culturali delle popolazioni locali. Col fatto che le popolazioni erano lì vicine, gli etnologi americani potevano poi raccogliere dati senza organizzare spedizioni particolari o addirittura senza nemmeno andare personalmente sul posto. Ma verso gli anni '20 cominciarono ad esserci le prime discussioni su questi metodi e scopi della etnografia americana. Margaret Mead fu la prima allieva di Boas che non si dedicò allo studio delle popolazioni nordamericane. Lavorò nelle isole Samoa, dove non c'erano interpreti né informatori, e dove bisognava, quindi, imparare un minimo la lingua locale e fare le proprie osservazioni personalmente senza farsele passare dagli informatori. Sostanzialmente la Mead voleva cogliere la vita delle popolazioni, mentre gli altri antropologi boasiani volevano raccogliere dati da poter mettere insieme per cogliere i tratti culturali di una determinata popolazione. Guarda caso nacque proprio in questi anni l'etnolinguistica. L'ETNOGRAFIA FRANCESE Gli inizi L'etnologia francese era molto intimamente legata alla filosofia e aveva interessi più che altro intellettualistici e speculativi. Nell'ultimo decennio del 1800 nel primo del 1900 praticamente nessuno si dedicò all'etnografia. L'africanistica e Marcel Griaule Marcel Griaule fu il primo etnologo scientifico francese e diresse una lunga e grande spedizione in Africa. Grazie a lui l'antropologia francese riebbe una sua autorevolezza soprattutto sul campo africanistico. Preferiva il metodo monografico a quello comparativo, poiché era quello più adatto ad una conoscenza specifica e completa di una cultura. Sostanzialmente ogni popolazione umana era secondo lui nettamente distinta dalle altre e non poteva essere paragonata a nessun'altra. Su questo filone ideologico introdusse il concetto di tribù come entità umana del tutto distinta e separata da altre società. E' una specie di particolarismo alla francese. Inoltre, posto che l'osservatore ha con sé un patrimonio di pensiero tipico della cultura occidentale, non deve lasciarsi ingannare da questo e deve interpretare il pensiero dei primitivi, secondo il loro modo di pensare. L'ETNOGRAFIA DELLE SOCIETA' COMPLESSE L'etnografia finora aveva studiato le società semplici, primitive o selvagge che le si voglia chiamare. Erano civiltà meno articolate strutturalmente di quella occidentale. Il fatto che ora queste società cosiddette semplici siano oggetto di studio, deriva dalla maggiore complessità di queste ultime rispetto a prima. L'oggetto di questi studi furono le società arabe, cinesi, indiane e indocinesi. Un argomento molto misterioso e interessante che ha sempre suscitato interesse è stato il sistema castale indiano. Nel secondo dopoguerra l'etnologia si è occupata dell'urbanizzazione del l'Africa e delle nuove società contadine centroamericane.

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L'ANTROPOLOGIA ECONOMICA

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ECONOMIA POLITICA E COMPORTAMENTISMO: LA PROSPETTIVA FORMALISTA

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L'antropologia economica nasce tra gli anni '20 e gli anni'30. Il testo fondante dell'antropologia economica è il Saggio sulla natura e il significato della scienza economica di Lionel Robbins. In questo saggio Robbins sostiene che tutto il comportamento umano è finalizzato alla massimizzazione dell'utile e al raggiungimento del maggior livello possibile di soddisfazione. Quindi tutta la vita dell'individuo è uguale al comportamento dell'imprenditore. Gli antropologi hanno concentrato la loro attenzione sulla decisione e sulla scelta in ambito economico. I termini del discorso economico sono rarità, investimento, interesse, risparmio, scelta, capitale ecc. Questa visione dell'economico come unico regolatore della vita sociale è però errata, in quanto si fonda sul presupposto che gli uomini sono interessati a adeguare gli scarsi mezzi ai fini desiderati, cosa che invece alcuni primitivi non facevano, e bisognava quindi considerare che l'agire non è regolato solo dall'interesse economico. Raymond Firth introduceva almeno il concetto di "sfere di scambio", per chiarire che non tutto è economia. LA SCUOLA "SOSTANZIALISTA": POLANYI E L'ECONOMICO "IMBRICATO" NEL SOCIALE Karl Polanyi voleva dimostrare che l'economico era primario rispetto all'organizzazione sociale. Criticava i formalisti che sostenevano che tutto l'agire era finalizzato alla massimizzazione dell'utile. L'economico diventava un processo istituzionalizzato. E' l'interazione dell'individuo con il suo ambiente. L'economico è comunque sempre "imbricato" col sociale, nel senso che è legato ad esso fin nel profondo. Le forme di scambio possono essere tre: reciprocità, fondata sulla simmetria; ridistribuzione, fondata sulla centralità e scambio, fondato sul mercato. L'economico non è solo mercato e concorrenza, ma può avere molti risvolti a seconda delle modalità del sociale.

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ANTROPOLOGIA FRANCESE

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E' la prima. Nasce nel 1799 (Société des Observateurs de l'homme), fondata da Luis Francois Jauffret, dell'Enciclopedia. E' un sapere empirico e teorico. L'ANTROPOLOGIA PRIMA DELL'ANTROPOLOGIA C'era la letteratura sui selvaggi, ma non era una cosa scientificamente organizzata, né c'era un atteggiamento di ricerca obiettiva. Il discorso principale era quello sul buon selvaggio per affrontare i temi della libertà e della religione. Lafitau per primo propose l'idea che si potessero comparare le abitudini degli indiani d'America ai popoli europei antichi. Dimostrava che in tutti i popoli c'era un'idea di un essere innato al disopra degli uomini. Ma era un discussione ideologica contro i libertini, quindi non un trattato obiettivo. LA SOCIETE DES OBSERVATEURS DE L'HOMME Perché emergeva la problematica dell'antropologia? L'oggetto era l'uomo come oggetto nuovo di studio, nel suo divenire. La scienza era vista come servizio sociale: capire le culture serviva a capire le proprie origini. C'era già un retroterra culturale per poter parlare di scienza dell'uomo, e lo studio era anche finalizzato alla comprensione della differenza tramite l'osservazione libera da pregiudizi e da griglie interpretative legate alla propria cultura. Poi veniva il confronto. Lo scopo era costruire una società a misura d'uomo, per l'uomo. Il sistema era molto ampio e progredito e andava dalla raccolta di dati linguistici agli studi archeologici, ai materiali etnografici. La Società finì ben presto a causa del burocratismo filomilitare di Napoleone, che chiuse questa Società, insieme ad altri movimenti umanistici. L'ETNOLOGIA CLASSICA FRANCESE DA DURKHEIM A MAUSS CARATTERISTICHE GENERALI La convinzione comune a tutti era che nelle società primitive si potessero studiare i fenomeni nei loro aspetti più semplici. Credevano tutti nella possibilità dell'esistenza di una scienza etnologica. La necessità era stata quella di studiare il primitivo come oggetto molto lontano dall'osservante, cioè l'etnologo. Ora questa prospettiva viene a cadere, dato il forte coinvolgimento emotivo dell'etnologo, di fronte alla distruzione delle società primitive. FATTI SOCIALI E RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE: DURKHEIM E LA SUA SCUOLA La problematica di fondo dell'etnologia francese era rimasta, dopo Comte, quella della normativa sociale. Ma Comte, che pensava alla società stabile in quanto tecnologica, aveva dimostrato i suoi limiti durante la Comune, per cui serviva che qualcuno spiegasse

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quali potevano essere i fattori di ordine sociale che garantivano il benessere civile. Emile Durkheim riteneva inaccettabile, nella seconda metà dell'ottocento l'immagine comtiana della società capitalistico industriale. L'elemento portante è la coscienza collettiva. La maggiore o minore coscienza collettiva che c'è in una società è dovuta al tipo di solidarietà che si instaura tra le sue componenti. Se c'è una solidarietà di tipo meccanico, cioè se la vita e il pensiero dell'individuo sono totalmente dovuti alla società in cui vive, allora la coscienza collettiva è fortissima. Se c'è una solidarietà di tipo organico, cioè dove l'operare dell'individuo è studiato per rientrare nei canoni della società, la coscienza collettiva occupa spazi più ristretti, ma non per questo meno efficaci per l'identità. Il progresso è il passaggio dal più semplice al più complesso. Le religioni più progredite, per esempio, sono più complesse perché richiedono riflessioni più complicate, ma rispondono tutte ad una stessa necessità. Infatti alla base di tutte le fedi c'è un certo numero di rappresentazioni fondamentali. Ma la religione si esprime su un totem, il quale è sempre un oggetto della società: non è il totem o il dio ad essere adorati, bensì la società stessa. Poi i fatti sociali hanno così tanta forza sull'individuo, da diventare anche fatti individuali e sono ciò che condiziona dall'esterno la vita civile degli uomini. LA MORTE E LA MANO DESTRA: ROBERT HERTZ Robert Hertz ha studiato il fenomeno della morte dal punto di vista collettivo e l'importanza sociale della destra. Isolava il fatto sociale dalla sua forma culturale, come Durkheim. Partiva cioè da piccolissimi fatti particolari, per poi arrivare ad affermazioni più generali. Lo sfondo è poi sempre la problematica della coesione sociale, cioè come la morte di un individuo mette in discussione l'identità sociale. Quando muore una personalità importante per una società, le persone sono prese da una sorta di panico per la perdita di un pezzo della loro identità e devono spostare, mediante i riti funebri, la persona dalla posizione all'interno delle persone a quella all'interno degli antenati. La morte di un individuo distrugge i suoi legami con la società, e la società ristabilisce il suo equilibrio spostando col funerale la persona morta nel regno dei morti. E' per questo che la morte di uno straniero farà sempre meno effetto della morte di un personaggio importante ed è per questo che la morte di un bambino farà meno scalpore della morte di un re. Le popolazioni del Borneo che Hertz studiò facevano addirittura due funerali ai morti: uno per farli uscire dal vivere sociale e uno per reintegrarli come antenati defunti nel vivere sociale. Insomma, la morte è un fenomeno di transizione. Poiché la società ha fede in se stessa non può ammettere che una parte di essa se ne vada. Quello della morte non è un problema biologico, è un problema sociologico, esattamente come quello della mano destra. L'asimmetria della persona, per cui la destra prevale sulla sinistra è un fenomeno sociale la cui importanza andava sondata. La distinzione che gli uomini fanno tra sacro e profano li spinge poi a vedere bipolarmente tutto il resto, così la destra fa parte delle cose

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sacre, e la sinistra di quelle profane. Il termine destra ha infatti una radice comune in tutte le lingue indoeuropee, mentre la sinistra ogni lingua la chiama differentemente. IL "PRELOGISMO" DI LUCIEN LEVY BRUHL Lucien Levy Bruhl è stato il teorico delle mentalità primitive. Le rappresentazioni collettive sono espressione di una serie di informazioni che un individuo trova già nella società e prende da questa. Il gruppo sociale ha un'esperienza mistica non a livello suo personale, ma come la sua società gliel'ha imposto. L'individuo semplicemente pratica le cose che praticano gli altri, senza riflettere personalmente sulla loro utilità ed efficacia. La mentalità primitiva non si preoccupa di capire l'origine dei fenomeni, vive solo in un mondo pieno di forze occulte che condizionano la sua vita ovunque e continuamente. Questa mentalità si chiama "pre logica", non temporalmente, ma nel senso di a critica, ascientifica. Queste teorie erano volte a conferire al primitivo un suo spazio di esistenza e di riconoscimento. IL DONO COME FATTO SOCIALE "TOTALE": MARCEL MAUSS Marcel Mauss è l'ultimo etnologo che non fonda le sue riflessioni sulla ricerca personale sul campo. Per Mauss una società è semplice e primitiva se vede le cose in maniera dicotomica, cioè sacro profano, destra sinistra, mentre è evoluta se ha una visione più complessa dei fenomeni. Mauss cercava tra i fatti sociali i fatti sociali che riguardassero tutti, cioè i fatti sociali totali. Per esempio il fatto che gli eschimesi vivano soli metà dell'anno e si riuniscano socialmente nell'altra metà, è un fatto sociale totale. E gli eschimesi sono primitivi perché vivono la loro vita nella dicotomia sociali asociali. Il prologo della sua opera più importante, il Saggio sul dono, è uno studio sulla moneta e uno sul contratto. Il dono testimoniava uno scambio e una circolazione di beni tra le popolazioni primitive, che aveva quasi un carattere di economia. Il dono come prestazione è apparentemente involontario e gratuito, ma è in realtà interessato e obbligato. La mancata restituzione del dono danneggerebbe chi non lo restituisce, in quanto interromperebbe la circolazione dei beni nella sua zona. Il principio di reciprocità del dono vale tanto per gli individui, quanto per i gruppi. L'obbligo è sempre dare, ricevere, ricambiare. Il meccanismo era che gli oggetti non giravano affatto secondo le leggi di mercato, ma secondo un giro di doni e controdoni. I primitivi hanno quindi un'economia diversa, ma è pur sempre un'economia. UN GRANDE "MARGINALE": ARNOLD VAN GENNEP Lo studio di Arnold Van Gennep è tra etnologia e folklore, e non fu mai apprezzato molto. Secondo i suoi studi (I riti di passaggio) la vita degli individui era scandita da una serie di passaggi sociali. Questi passaggi erano ufficializzati da una serie di riti e cerimonie che servivano ad attutire lo shock del passaggio stesso. Le società primitive hanno più riti perché vedono tutto dicotomicamente, per cui ogni passaggio è una cosa

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enorme. Distinse tre fasi all'interno di ogni rito di passaggio: separazione, margine, aggregazione. La più importante era la fase centrale. Non era che Van Gennep volesse evoluzionisticamente trovare lo stesso modo di agire in tutti i popoli, voleva solo confermare l'esistenza di un'essenza dei riti di passaggio. LO STRUTTURALISMO ANTROPOLOGICO DI CLAUDE LEVI STRAUSS Claude Lévi Strauss è senz'altro il più grande antropologo francese, e soprattutto è un grande eclettico, perché ha saputo prendere una quantità incredibile di cose anche da altri ambiti, in nome dell'antropologia. Non solo è l'autore di grandi libri di antropologia, ma anche di libri come Tristi Tropici, che ha provocato tantissime vocazioni all'antropologia. RECIPROCITA' E SCAMBIO: LE STRUTTURE ELEMENTARI DELLA PARENTELA Nel saggio Passaggio dalla natura alla cultura Lévi Strauss analizza varie tematiche essenziali per l'antropologia di base. Prima fra tutte quella della proibizione dell'incesto. Analizza qui e scarta i quattro tipi di spiegazione allora esistenti. Impossibile che fosse un fenomeno di chiaroveggenza genetica, che sia un problema secondo cui l'eccessiva famigliarità non stimoli la sessualità è escluso dalla psicoanalisi, impossibile poi che sia una permanenza della pratica del matrimonio per cattura, perché in uso da poche popolazioni guerriere, troppo complicate infine le spiegazioni di Durkheim sul fatto che il sangue della famiglia si identifica col sangue mestruale... Secondo Lévi Strauss la proibizione dell'incesto è una regola universale in tutte le società un minimo civili e segna il passaggio dalla civiltà alla natura. Nel momento in cui gli uomini si riuniscono instaurano dei rapporti di reciprocità e cominciano a praticare l'esogamia. I sistemi di parentela sono sistemi di comunicazione e di scambio tra i gruppi. Poi possono esserci alleanze matrimoniali che restringono la gamma dei coniugi possibili, e ad esse si oppongono le società più complesse, che invece hanno la gamma sempre più prossima alla totalità dei coniugi, senza che neanche ci siano delle preferenze sociali all'interno delle quali cercare il coniuge. Dove i rapporti sono fondati sulla reciprocità anche i matrimoni saranno reciproci e legati, e si avranno tutte le varie forme di matrimoni obbligati. E anche il rapporto di reciprocità esclude l'incesto. Con tutti questi studi sulla parentela Lévi Strauss ha contribuito ad affermare che la parentela è l'essenza delle società primitive. INCONSIO STRUTTURALE, PENSIERO "SELVAGGIO" E ANALISI DEI MITI Non si tratta più di stabilire qual è la differenza tra il pensiero civilizzato e il pensiero selvaggio. Quindi le forme mentali sono assolutamente identiche. C'è innanzitutto un'omologia tra le strutture mentali e le strutture sociali e poi c'è un'omogeneità tra l'ordine sociale e l'ordine naturale, espressa dai totem. La mente umana è senz'altro spontaneamente portata a pensare in strutture binarie contrapposte, e l'opposizione

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originaria è quella tra natura e cultura. La stessa logica binaria sarà propria della parentela e del linguaggio. Il problema centrale dell'antropologia è quello della comunicazione. Nello studio dei miti si concentra soprattutto sul fatto che la comunicazione è data dal rapporto tra i mitemi, cioè i concetti del mito e i fonemi, le parole che da sole non avrebbero nessun significato. Lévi Strauss pensa ai mitemi come ai fenomeni, cioè non hanno senso da soli, ma possono essere compresi mettendoli in relazione l'uno con l'altro. La mitologia non ha evidenti funzioni pratiche. I CONCETTI DI STRUTTURA E MODELLO L'antropologia di Lévi Strauss è nota come strutturalismo, ma non è lo strutturalismo di Radcliffe Brown, secondo il quale il concetto di struttura era una cosa molto concreta corrispondente al complesso delle relazioni sociali. Lévi Strauss criticava in primo luogo l'analogia tra la struttura della società e il corpo umano biologico. Questo è secondo lui un mero empirismo. Sono le relazioni sociali, del tutto astratte, che rendono manifesta la struttura sociale. L'etnologo ha dei suoi modelli personali, che poi diventano esplicativi. Le possibilità sono due: l'etnologo potrebbe percepire un modello non percepito dai nativi, oppure i nativi potrebbero percepire coscientemente un modello non percepito o compreso dall'etnologo. I modelli di una cultura possono essere coscienti, come nel caso delle norme, che sono modelli esteriori senza spiegazioni, oppure inconsci, che sono i più importanti, dato che riproducono le strutture montali di una certa cultura. MODELLI MECCANICI E MODELLI STATISTICI Ci sono modelli meccanici che riproducono profondamente una struttura, e modelli statistici, che riproducono una struttura media. Il matrimonio presso i primitivi è un modello meccanico, in quanto si può sapere in anticipo chi andrà a sposare una persona, invece presso gli occidentali è un modello solo statistico perché si può solo ipotizzare che l'individuo scelga il coniuge nel suo grado sociale. La cultura è espressione di una struttura invariabile IL VIAGGIO E LA MEMORIA: TRISTI TROPICI Lévi Strauss è stato sia uno scientista oggettivo, che un filosofo affettivo ed esistenziale. Tristi Tropici è un viaggio attraverso la scoperta e le motivazioni della sua vocazione professionale. Sono meditazioni sul senso della civiltà umana e sul suo futuro. Le società primitive sono più vicine allo stato di natura rispetto all'Occidente. L'Occidente è una "società calda" che trae dai suoi squilibri le energie per il progresso. Invece le società primitive sono "società fredde" che funzionano in modo meccanico. Le società calde hanno rotto l'equilibrio con la natura e ora possono manipolare a loro vantaggio il loro rapporto con il mondo. Così però hanno perso il contatto con la natura.

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L'antropologo è il testimone e il simbolo del rimorso dell'Occidente. DALL'ETNOCIDIO AL PRIMITIVISMO: L'INTERPRETAZIONE "RADICALE" DI LEVI STRAUSS In Francia andavano allora prendendo corpo diversi movimenti contro l'etnocidio degli abitanti della foresta amazzonica, in nome dello sfruttamento del legname. Lévi Strauss scrisse una lettera di protesta contro il "turbine delle macchine". Etnocidio è la distruzione di una cultura debole da parte di una più forte. Così Lévi Strauss si fece promotore di un nuovo movimento per il "Buon selvaggio", ma questa volta in chiave antropologica. Si interroga insieme a molti altri antropologi americanisti sulla natura delle civiltà selvagge, viste come antitetiche all'Occidente. La distinzione è ancora quella tra società "calde" e "fredde". Lévi Strauss ha un sentimento di perdita, che compensa facendo l'etnologo, cioè espiando l’allontanamento dalla natura dell'Occidente. Pierre Clastres si dedica all'analisi del sistema del potere delle civiltà amazzoniche. Il capo è il capo per meriti e non può esercitare i suoi poteri in forma coercitiva. Il potere è negazione della cultura e della natura, le società primitive lo hanno capito e lo hanno estromesso dalla loro cultura. I primitivi non hanno il problema di lavorare molto, perché non ricercando il potere gli è sufficiente il necessario per vivere. E quindi non ci sono le leggi di mercato e non c'è il problema di chi comanda chi.

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L'ANTROPOLOGIA INGLESE

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PROGRESSO O DEGENERAZIONE DELL'UOMO?

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La prima affermazione antropologica fatta dagli inglesi dell'età vittoriana fu che i selvaggi erano popoli degenerati, per un motivo o per l'altro, e che erano società inferiori rispetto a quella inglese. De Maistre aveva affermato che il progresso non era una conquista dell'uomo, ma una grazia divina, data ai popoli eletti. Il vescovo di Dublino, Wathely, sviluppò queste tesi. Il discorso sostenuto da lui e da altri era che nessun popolo aveva dimostrato di aver raggiunto un livello di progresso da solo, che nessun popolo visitato a distanza di decenni era progredito, e se c'era qualche oggetto progredito l'avevano assunto da altri popoli. Un altro problema era che i religiosi inglesi consideravano la creazione avvenuta nel 4004 a.C., il che non permetteva comunque una profondità scientifica accettabile. C'erano appena state anche le proposte di Darwin, che furono accolte molto peggio delle teorie antropologiche più avanzate, infatti le teorie evoluzionistiche proponevano l'uomo come discendente da progenitori comuni alla scimmia, mentre l'idea di un'evoluzione culturale suffragava la politica coloniale inglese. L'EVOLUZIONISMO VITTORIANO IL QUADRO IDEOLOGICO E TEORICO DOMINANTE Nel 1843 viene fondata la Società Etnologica di Londra. Il contesto era lo straordinario sviluppo tecnologico successivo al congresso di Vienna, che aveva dato origine a cento anni di pace. La società era in ascesa ed era consapevole dell'idea di progresso che si originava dall'applicazione nella sfera produttiva delle scoperte scientifiche. La scienza assicurava la felicità all'umanità e la sociologia permetteva di scansionare il progresso e i suoi effetti sulla società. Spencer vedeva ogni società come un organismo vivente in evoluzione. Anche per le società valeva quindi il concetto di selezione naturale. La più evoluta sopravviveva. Questa teoria era la massima espressione dell'ideologia vittoriana. L'utilità del tema del progresso stava nel fatto che il progredire della società era regolato dalle stesse norme sia nel passato che nel presente, quindi lo studio dell'antropologia culturale poteva essere una chiave di lettura per la società presente. Lo schema evolutivo era il classico settecentesco selvaggio barbaro civilizzato. LA CONGIUNTURA SCIENTIFICA La convinzione inglese era che la società britannica fosse al massimo grado di civilizzazione mai raggiunto dall'uomo. Un forte contributo alla scientificità dell'antropologia fu dato dallo studio della preistoria e dalla filologia. Gli studi preistorici misero in evidenza il fatto che l'uomo esisteva già molto prima del 4004 a.C.. La tesi, dimostrata interpretando i reperti archeologici come misuratori di progresso, era che esisteva una via che portava dallo stato selvaggio alla civiltà. I reperti archeologici servivano per confrontare la vita dei popoli primitivi con quella di popoli tuttora esistenti. La filologia

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invece studiava il discorso delle lingue, constatando la somiglianza linguistica esistente in tutto il blocco eurasiatico. L'antropologia diventava così uno studio senza pregiudizi e senza ideologie, solo celebrava il popolo inglese come quello più civilizzato. Nella visione della società come un organismo le varie componenti (economiche, culturali, scientifiche...) diventavano delle parti confrontabili singolarmente tra loro. CULTURA, RELIGIONE, SOPRAVVIVENZE: E. B. TYLOR E' un evoluzionista vittoriano, ma è piaciuto soprattutto agli americani perché ha studiato l'evoluzione dei popoli soprattutto in base alla cultura. Pensava anche lui che esistessero popoli superiori e popoli inferiori, diceva che la maggiore cultura promuove la bontà, la felicità e il potere della persona. I suoi temi principali sono: la civiltà come processo evolutivo, l'evoluzione pensata come sempre maggiore complessità della società, il progresso come felicità e ricchezza degli uomini. Sosteneva anche lui che i popoli selvaggi allora esistenti erano come i nostri antenati, e si misuravano in stadi culturali. Lo stadio culturale era tanto più alto, quanto più la società era complessa, il suo potere sulla natura era più ampio e la sua cultura era più completa. Sulla degenerazione dei popoli pensava che non era tanto importante la degenerazione stessa del popolo, quanto il grado di civiltà che aveva raggiunto prima di degenerare. A far degenerare un popolo potevano essere guerre, carestie, o malattie. Tylor si dedicò molto all'aspetto intellettuale delle culture primitive, e elaborò le teorie sull'animismo: all'inizio della civilizzazione gli uomini attribuiscono a tutti gli oggetti animati e inerti un'anima, poi passano alla spiritualità, pensando ad anime svincolate da corpi. Questa era, secondo Tylor, la base della filosofia della religione. Il pensiero razionale era quindi solamente frutto del progresso culturale. Il concetto di anima invece era rimasto, dalla tribù selvaggia al professore di teologia. La credenza però si era ritirata e ora riguardava solo il cristiano civilizzato e non più tutti gli uomini. Così molti elementi della nostra civiltà sono delle sopravvivenze della nostra antica civiltà. La sopravvivenza è qualcosa di vecchio che esiste nel nuovo, insomma un fossile sociale. Il contributo di Tylor all'antropologia fu anche dato dal fatto che lui per primo introdusse il fatto che l'antropologia poteva anche fondarsi su basi statistiche. L'EFFICACIA SOCIALE DELLA RELIGIONE: W. ROBERTSON SMITH Ha studiato in maniera moderna e approfondita la cultura araba. E' stato il primo a recarsi di persona sul luogo per confermare le sue ipotesi e per farsi venire nuove idee. Si inserì tra coloro che portarono avanti la "critica storica" della Bibbia, cioè fu tra quelli che misero in discussione la storicità della Bibbia. In realtà non era un dissacratore, anzi era un attento studioso del testo sacro, e il suo studio fu tutto orientato alla religione nei popoli. Ha studiato la religione dal punto di vista sociologico collettivo: ogni esperienza religiosa è composta di riti e

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credenze che riuniscono delle persone in un'unica identità. Sono moltissimi i riti collettivi e le comunioni, ci sono in tutte le religioni. La religione non esiste per la salvezza delle anime, ma per la conservazione della società, infatti spinge molte persone a riunirsi in una identità culturale. Il sacrificio è anch'esso un rituale di comunione tra una società e una divinità. Robertson Smith era un comparativo, cioè affermava che le vie per il progresso erano simili, per cui nei popoli primitivi si potevano vedere le varie tappe percorse dalla società civilizzata inglese. La sua opera non è tutta orientata al vero, ci sono anche molte asserzioni che oggi risultano del tutto false.

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LINGUAGGIO, PENSIERO, SIMBOLO: L'ANTROPOLOGIA FILOLOGICA DI MAX MÜLLER E' noto per aver insistito sul nesso tra pensiero e linguaggio e sulla natura del simbolismo religioso. La raccolta di dati sul linguaggio era finalizzata alla fondazione di un'antropologia filologica. Il linguaggio è strettamente connesso con la cultura, incorpora lo spirito di un popolo. Era contrario alle teorie di Darwin, perché non credeva nella continuità tra specie umana e specie animale, in quanto il possesso del linguaggio segnava una spaccatura troppo netta tra uomo e animale. All'epoca in molti affermavano che la razza indoeuropea derivava da un antico popolo ariano, dato che gli indoeuropei parlavano lingue simili. Invece Müller sosteneva che tra linguaggio e razza non poteva esserci nessun nesso logico, l'arianesimo poteva solo essere un fattore culturale, non razziale. Secondo Müller la religione era espressione del senso di infinito che era comune a tutti gli uomini. Allo scopo di definire l'infinito che non è esprimibile gli uomini fanno ricorso ad entità intangibili e possibili infinite. Così gli uomini primitivi per esprimere l'infinito citavano il Sole, i popoli evoluti Dio. L'ANTROPOLOGIA BRITANNICA POSTVITTORIANA E LA CRISI DELL'EVOLUZIONISMO HADDON, RIVERS, MARETT E ALTRI Tra il 1890 l'etnologia britannica viene messa tutta in discussione. La Gran Bretagna non è più la dominatrice d'Europa, quindi la antropologia vittoriana aveva perso molti dei suoi fondamenti. Edward Westermarck è autore di Origine e sviluppo delle idee morali. Dalle sue ricerche in Marocco era giunto alla conclusione che la famiglia era l'origine della società. La famiglia è funzione dell'allevamento della prole. E' il luogo dove si esprime il sociale. William Halse Rivers è l'inventore del metodo genealogico. Ha partecipato alla famosissima spedizione allo stretto di Torres, la prima spedizione di questo tipo. Il suo studio era incentrato sulla parentela e sul metodo per raccogliere la genealogia dei primitivi. Alfred Cort Haddon ha dato un grande sviluppo al metodo della ricerca sul campo. E' l'ideatore della spedizione allo stretto di Torres. Robert Ranulph Marett contro gli evoluzionisti metteva in discussione il passaggio diretto dalla magia alla religione e ha notato l'efficacia presente di certe sopravvivenze, che non sono puri relitti senza significato attuale. TRA EVOLUZIONISMO E DIFFUSIONISMO: ARTUR MAURICE HOCART Artur Maurice Hocart è stato sempre molto emarginato, perché viveva al Cairo ed era stato oscurato da altri etnologi famosissimi. Il suo problema era stato: quali sono le origini delle forme culturali in relazione alla loro funzione? L'obiettivo era insomma capire quali erano le origini dell'istituzione regale

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e del potere. In alcuni popoli non esiste nessuna forma di governo, nelle situazioni normali, ma se necessario è pronto ad emergere. E' una forma di governo rituale, cioè emerge perché durante i riti i partecipanti si danno diversi compiti. Durante i riti perché i riti sono la prima forma di associazione umana. Non è il rito che vuol modificare la natura, ma sono gli uomini che ordinano la natura secondo il modello più adatto per produrre gli effetti desiderati. E mentre danno un ordine alla natura gli uomini ordinano anche i loro rapporti. I primi pionieri del pensiero non erano coloro che dominavano gli elementi, ma erano quelli che dominavano se stessi. I ruoli nascono da una specializzazione. Così emerge un personaggio centrale, attorno a cui si riuniscono molti leaders minori. Quando anche la società è diventata troppo complessa e necessita di un'organizzazione gerarchica, allora ricorre all'organizzazione del rito. Hocart è stato dimenticato, benché abbia spiegato le origini del potere e della società, come avevano fatto Aristotele, Locke, Russeau e Hume. IL FUNZIONALISMO DI BRONISLAW MALINOWSKI LA MAGIA DELLE ISOLE: L'IMPRESA ETNOGRAFICA DI MALINOWSKI Malinowski segna la fine del periodo di incertezza dell'antropologia britannica. E' stato un antropologo molto bravo sul campo, ma piuttosto mediocre come teorico. Capiva molto bene le abitudini e gli stili di vita dei primitivi, ma era abbastanza rude e volgare con loro e li disprezzava abbastanza. Il suo primo pensiero era di rendere quanto più possibile sincera la descrizione dei dati raccolti e delle scoperte, esattamente come fanno i chimici e i fisici, che sono tenuti alla massima rigorosità descrittiva. L'antropologo studia i primitivi e li interpreta ponendo tra sé e loro una distanza assoluta. RECIPROCITA' E NATURA DELL'ECONOMIA PRIMITIVA Malinowski ha scritto Argonauti del Pacifico occidentale. L'oggetto era un particolare tipo di scambi che era in uso nelle isole Trombriand. Questo tipo di scambi si chiamava Kula. Era una cosa importantissima per questi indigeni dell'Oceania. Tra le isole circolavano sia collane che braccialetti, e i braccialetti circolavano solo in un senso, mentre le collane circolavano nell'altro senso in modo tale che una collana si poteva scambiare solo con un braccialetto e le collane e i braccialetti non restavano sempre nelle mani di uno, ma passavano per le mani di tutti. L'importanza del libro sta nel fatto che nessun fenomeno viene considerato astraibile dal contesto culturale, ma tutti i fenomeni di una cultura sono correlati. Ogni piccolo elemento di una cultura aveva così lo scopo funzionalistico di rendere coerente una cultura intera. Malinowski è il primo che si accorge della differenza tra il dato sociologico oggettivo e la rappresentazione ideologica soggettiva che ne fa l'osservatore. Il selvaggio e il primitivo sono cioè in grado di avere un

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comportamento coerente. Non è che il suo studio sulla kula sia particolarmente dettagliato, però gli da una importanza economica. In realtà non era nemmeno pura economia, dato che i trombriandesi non agivano solo per fini utilitaristici, ma anche per fini rituali. Infine il fatto che questi scambi erano reciproci introdusse in antropologia il "principio di reciprocità". Il principio di reciprocità è la regola fondamentale di tutte le civiltà primitive. LA POLEMICA ANTI DIFFUSIONISTA La polemica di Malinowski con i diffusionisti è passata alla storia, tanto che ormai diffusionismo e funzionalismo sono considerati come concetti opposti. L'idea dei diffusionisti, secondo la quale i tratti culturali si diffondano da un'unica cultura originaria era abbastanza sensata. Infatti non era questo diffusionismo che avversava Malinowski, bensì l'"iperdiffusionismo" di Grafton Elliott Smith e di William Perry. In realtà questi due antropologi non erano mai entrati a far parte del gruppo di antropologi scientifici, ma erano per lo più confinati nell'ambito dell'antropologia più pubblica. Sostenevano che la culla di tutte le civiltà era l'Egitto. Gli egizi poi viaggiarono e tutte le culture non sono altro che i resti degenerati di questa cultura. La prova era la diffusione molto ampia della tecnica della mummificazione dei cadaveri. Se ne vedevano dei segni persino in Australia. ORIGINE E FUNZIONE DELLA FAMIGLIA Nel libro The Family among the Australian Aboriges confuta la tesi della promiscuità originaria. Presso i primitivi ogni tanto ci sono fenomeni di promiscuità sessuale, ma sono tutti strettamente legati da regole di comportamento e non sono affatto liberi. La famiglia è un'istituzione originaria presso tutte le popolazioni primitive. Completa l'argomento il saggio Sesso e repressione sessuale tra i selvaggi. La famiglia è il luogo della riproduzione biologica e quindi anche il punto di trasmissione della tradizione. L'incesto distruggerebbe tutti questi rapporti famigliari, e per questo è universalmente considerato delittuoso. Il sociale è l'ampliamento dei rapporti famigliari e l'esogamia è l'effetto della proibizione dell'incesto. La proibizione dell'incesto è la risposta alla potenziale disgregazione della famiglia, l'esogamia è il modo per evitare l'incesto. TEORIA DELLA CULTURA E DEL CAMBIAMENTO CULTURALE Nel 1944 viene pubblicato Una teoria scientifica sulla cultura. E' un tentativo di dare un senso scientifico al metodo e all'oggetto dell'antropologia. I rapporti tra le persone derivano dal concetto di reciprocità che vale tra i primitivi. Società e cultura sono una serie di pratiche finalizzate al mantenimento dell'ordine sociale. Dal funzionalismo sulla società si passa a quello sulla cultura. I bisogni fondamentali stimolano una risposta culturale, che poi crea altri bisogni e altre risposte culturali. Questi altri bisogni culturali sono quelli di potere e regole, che

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seguono quelli dei mezzi di sussistenza. Niente più cultura simbolica, ma solo cultura strumentale. Segue a questa serie di ragionamenti la riflessione sulla magia in Magia, scienza e religione. La magia è una risposta emotiva ad una situazione non controllabile tecnicamente. La sua funzione è quindi di ritualizzare l'ottimismo dell'uomo. IL FUNZIONALISMO STRUTTURALE DI RADCLIFFE BROWN STRUTTURA, FUNZIONE E PROCESSO: LA SCIENZA NATURALE DELLA SOCIETA' Il prima libro che scrive Alfred Reginald Radcliffe Brown è Gli isolani delle Andamane. La problematica fondamentale è quella della religione, che è una cosa necessaria in tutte le popolazioni. Il fine dell'antropologia è secondo lui quello di stabilire quale meccanismo faccia funzionare tutto il sociale. Il centro della civiltà non è più, come in Malinowski, la cultura, ma la struttura sociale, che è l'insieme dei rapporti sociali che mantiene in vita una società. La società può essere paragonata ad un organismo biologico, che ha bisogno della collaborazione di tutte le sue parti per funzionare. Il problema è trovare quali meccanismi tengono in vita tutto l'ordine sociale. Mentre gli evoluzionisti parlavano di progresso e quindi di ordini sociali sempre più complessi, Radcliffe Brown faceva un discorso di progresso sociale. Aveva studiato le società segmentarie, che non avevano nessuna forma di potere per risolvere i contrasti interni, e quando questi si presentavano una delle due parti in causa si separava dal gruppo e fondava una società dalle caratteristiche identiche. LO STUDIO DEI SISTEMI DI PARENTELA Riguardo ai sistemi di parentela tra gli aborigeni australiani, scrive un articolo saggio, "L’organizzazione sociale delle tribù australiane". La particolarità di questo lavoro è che si tratta di una pura deduzione, azzeccata. Propone un parallelismo tra terminologie di parentela e comportamento sociale. Per esempio se c'era la solidarietà del gruppo dei fratelli un estraneo li chiamava tutti con lo stesso termine, senza distinguere esattamente tra loro. Un altro concetto che poteva avere conseguenze nel comportamento sociale era quello di unità di lignaggio, secondo il quale all'interno di un lignaggio, tutti i parenti si chiamavano nello stesso modo senza nemmeno tener conto della differenza generazionale. La differenza con Malinowski sta nel fatto che quest'ultimo considerava questi fenomeni terminologici nella parentela come un estensione del concetto familiare ad altre persone. LA TEORIA DEL TOTEMISMO Sul totemismo Radcliffe Brown rimette in discussione le teorie di Durkheim, secondo le quali identificarsi in un simbolo animale o vegetale era un modo per sentirsi coesi ed uniti in una forma primordiale di società. Secondo Radcliffe Brown i totem non sono

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il simbolo della società, ma lo divengono perché sono già oggetto di riti. I totem venivano comunque scelti tra determinate specie animali e non tra altre e spesso erano abbinate specie opposte, o per lo meno considerate tali; questo perché gli animali sono simbolo della società umana in questione e anche i rapporti tra gli animali sono simbolo dei rapporti tra gli uomini. IL FUNZIONALISMO BRITANNICO: CONTINUITA' E ROTTURE Radcliffe Brown aveva insegnato pochi anni ad Oxford, ma aveva dato un'impronta fortissima alla materia. Il suo paradigma struttural - funzionale era ovunque. Ma dopo la seconda guerra mondiale cominciano ad emergere le prime grandi deviazioni. DOPO RADCLIFFE BROWN: E. EVANS PITCHARD E FORTES Erano due grandi collaboratori di Radcliffe Brown, e avevano diffuso le sue teorie, privilegiando l'antropologia sociologica a quella culturale e analizzando sempre la struttura sociale. Razionalità "primitiva", comparativismo critico e antropologia come arte: E. Evans Pritchard Edward Evans Pritchard ha studiato gli Azande. Ha dimostrato che anche nelle civiltà primitive esistevano ragionamenti consequenziali, quindi le civiltà primitive erano razionali, magari non nel senso che erano fondate su presupposti culturali veri piuttosto che falsi, ma perché dotate di una loro coerenza interna. In una conferenza affermò che l'antropologia studia le società più come sistemi morali che come sistemi naturali, perciò cerca modelli, e non leggi, interpreta e non spiega. Questo fu un durissimo attacco all'antropologia comparativa e scientifica britannica. Non è più il metodo comparativo o la possibilità di confrontare la garanzia di scientificità dell'antropologia. Comunque l'antropologia deve continuare a comparare, per non ridursi ad una serie di monografie sconclusionate, ci si deve limitare ad una comparazione limitata ad una determinata area culturale, all'interno di una limitata area geografica. Insomma sposta l'accento sulle particolarità più che sulle uniformità dei popoli. L'antropologia diventa così come l'arte, che deve interpretare una cultura, e non più una scienza che la deve esplicare. Con queste affermazioni ha accelerato la crisi del modello struttural - funzionalista. Parentela, tempo e struttura: Meyer Fortes Meyer Fortes studia i rapporti di lignaggio tra le società segmentarie, quelle società non dotate di un potere interno, che si dividono in seguito a conflitti interni e che restano comunque in contatto e culturalmente identiche. Insieme a Evans Pritchard pubblicò Sistemi politici africani. Dalle società centralizzate a quelle senza stato. Fortes inoltre rivolta tutto il discorso sulla parentela: la parentela non è la radice della società, ma è la società che regola i rapporti di parentela. In realtà Fortes rimane fedele a Radcliffe Brown continuando a considerare

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l'antropologia come una scienza induttiva e continuando a considerare la struttura sociale come momento principale della ricerca antropologica. Le società segmentarie però non erano paragonabili all'organismo biologico, come voleva il paradigma struttural funzionalista. C'erano infatti spinte centrifughe di autonomia e spinte centripete come la ricerca di unità e somiglianza tra i gruppi. All'interno di questa prospettiva assume molta importanza la dimensione temporale dell'analisi antropologica. In realtà sembrerebbe che l'idea secondo la quale la distanza famigliare tra i gruppi si riflette anche sulla loro distanza sociale vada contro il discorso che la cultura non importa, importa solo la struttura sociale. Ma ciò era motivato dal fatto che era metodologicamente più facile individuare la struttura, che è sempre più individuabile, che non la cultura, che ha sempre i contorni sfumati, e può essere individuata solo attraverso la struttura. In realtà, diversamente dal suo maestro, Fortes considerava la struttura sociale non come data ed esistente, ma come prodotta dalla prospettiva dell'osservatore. ETHOS, EIDOS, SCHISMOGENESI: GREGORY BATESON Gregory Bateson occupa un posto a parte nella costellazione degli struttural funzionalisti britannici. Ha scritti Naven, un libro del tutto particolare, che fu accolto con una certa perplessità. Il trattato parte dallo studio sulla cerimonia naven, celebrata ogni volta che un individuo compie un'azione corrispondente ad un valore locale. Un primo aspetto molto particolare è che Bateson analizza le mille implicazioni di questa cerimonia, considerandone tutti gli aspetti insieme, da quello psicologico a quello etico, politico, religioso ed economico. Per capire una civiltà Bateson dice che occorre considerarla non solo dal punto di vista strutturale, perché quello è solo il metodo più semplice per cogliere la esteriorità. Bisogna secondo lui spostarsi su un altro livello di comprensione. Bisogna cogliere il tono emotivo che sottostà ad ogni fenomeno culturale. Questo tono emotivo lo chiama ethos. L'ethos è il ponte emotivo tra struttura e cultura. E la congiunzione può avvenire attraverso l'eidos. Per definire l'eidos comincia col definire le premesse, che sono gli elementi costitutivi della struttura culturale, inserite in uno schema logico coerente. Sono degli elementi generalizzati e servono per capire dei comportamenti apparentemente diversificati, ma in realtà simili tra loro. Quindi la premessa è una generalizzazione di una serie di comportamenti culturali. La struttura culturale fondata sulle premesse è l'eidos. L'eidos è il contenuto cognitivo, mentre l'ethos è il contenuto emotivo. L'unità tra questi due elementi è ciò che costituisce una cultura nel suo complesso. Chiama invece schismogenesi il comportamento individuale risultante da interazione cumulativa tra individui. Questo processo individua i processi di azione e reazione dell'ethos, che permettono una migliore comprensione dell'individuo all'interno di una struttura sociale. Quindi i conflitti, le patologie e le individualità degli individui all'interno di una società si formano con un processo di azione e

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reazione agli stimoli dati dalle interazioni. Questa è la schismogenesi. FUNZIONALISMO E COLONIAISMO L'antropologia andava esorcizzata dall'accusa di essere figlia dell'imperialismo. Dopo una prima fase autocelebrativa della Gran Bretagna come stato più progredito del pianeta, si passa al paradigma struttural funzionalista, che anche se non è esattamente autocelebrativo è pur sempre una dimostrazione che rende automatica la decisa supremazia della cultura occidentale su tutte le altre culture mondiali. Infatti la società occidentale strutturalisticamente ed evoluzionalisticamente analizzata non presenta problemi e conflitti interni. In realtà però gli strutturalisti facevano solo un discorso di struttura sociale non sottoposta a trasformazioni, invece di celebrare il discorso evoluzionista applicato alla cultura, discorso tanto caro ai colonialisti britannici che volevano costituire un'élite bianca. Però l'atteggiamento di superiorità con cui anche oggi gli occidentali frequentano il Terzo Mondo per interessi politici o economici dimostra come in ogni caso anche l'evoluzionismo antropologico abbia a che fare con l'incomprensione di una diversità culturale dall'Occidente. La Gran Bretagna ha fatto anche il grave danno di applicare la Indirect Rule che consiste nel decentramento del potere investendo i capi delle tribù del potere metropolitano. Così ha dato origine al tribalismo, che è la lotta delle tribù per assumere questo potere. GLUCKMAN E LA "SCUOLA DI MANCHESTER" Max Gluckman è sudafricano come Fortes, e ha condotto le sue ricerche in Africa australe. Ha fondato la cosiddetta "scuola di Manchester" innovando notevolmente la metodologia d'indagine dell’antropologia. Ha analizzato l'interconnessione tra le usanze tradizionali e le novità nella cultura africana. Conflitto, ordine e rituale: Max Gluckman Secondo Gluckman l'equilibrio interno di una società non è una sua integrazione, ma solo la risultante di una serie di conflitti interni. Quindi un sistema sociale non è mai stabile, solo ogni tanto può raggiungere un momentaneo equilibrio per cause interne o esterne. Quindi tutti i grandi rivolgimenti sociali hanno come unico risultato quello di portare un ordine provvisorio prima che la situazione si destabilizzi daccapo. Gluckman rimase comunque sempre legato alla problematica della conservazione della struttura e non arrivò mai ad affrontare il problema della sua trasformazione. Ogni conflitto è caratterizzato dai concetti di competizione, lotta, conflitto, e contraddizione. Competizione sono le contrapposizioni individuali, lotta sono i conflitti, sempre individuali, ma molto più ricorrenti e più gravi, conflitto sono le lotte all'interno del sociale che danno luogo ad un cambiamento nel personale, ma non nella struttura sociale, e contraddizione sono lotte interne destinate a cambiare radicalmente il modello sociale. Gluckman analizzò il rituale

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soprattutto come evento legato al conflitto e atto a risolverlo provvisoriamente. Il conflitto ha il ruolo centrale di produrre l'equilibrio. Analisi dinamica, processo e "dramma sociale": Victor Turner Era un aspetto tipico della scuola di Manchester quello di studiare il sociale come complesso di equilibri ed equilibri. Gli scolari di Gluckman studiano le civiltà come sviluppo di relazioni sociali, e le analizzano a grandi distanze di tempo per vedere quanto i vari conflitti generazionali possono cambiare una cultura, infatti ognuno trae la cultura dalla sua parte e fa 'sì che la cultura cambi in continuazione. Questo era privilegiare l'aspetto dinamico dell'interazione sociale. E questo è anche accentuare gli aspetti processuali del divenire, mentre prima si privilegiava la conoscenza della cultura e della struttura sociale immobile. Victor Turner ha scritto Crisi e continuità in una società indiana. Creò il concetto di dramma sociale per indicare i conflitti della società. Non ha interesse per le regole interne alla società, perché non hanno niente a che fare con l’asseto interno alla società. L'assetto è generato dall'interazione delle parti in lotta. Turner si distingue da Gluckman perché privilegia nella sua analisi l'individuo singolo col suo modo di pensare personale. CRITICA DELLO STRUTTURAL FUNZIONALISMO: EDMUND LEACH Edmund Leach si distingueva molto nettamente dai suoi colleghi in quanto non era un africanista, ma studiava l'Asia meridionale. Con lui la critica allo struttural funzionalismo arrivò ad un punto decisivo. Leach è stato il primo ad aver condotto le sue ricerche in società complesse, con un elevato livello di specialità produttiva, con stratificati sistemi castali, poteri politici centralizzati e religioni salvifiche. E' stato il primo ad intraprendere queste ricerche. Esclude l'ipotesi dell'equilibrio come dato e enfatizza la manipolazione delle risorse materiali e simboliche da cui deriva il potere. Instabilità e cambiamento: i Curdi e i Kachin Nel suo studio sui Curdi Rowanduz Leach nota come la civiltà da lui studiata sia in continuo rivolgimento sociale. Gli individui in quel caso non si confrontano con la norma. Gli individui cambiano la norma a loro piacimento e così inducono il processo di cambiamento. L'antropologo deve per prima cosa descrivere il modello della struttura e poi segnalare le differenze tra il modello e la struttura reale, per capire le modificazioni della norma. I temi principali sono così il cambiamento, il conflitto, la manipolazione e l'allontanamento dalla norma. A questo bisogna aggiungere la distorsione dell'interpretazione dell'antropologo. LE forme di aggregazione sociale delle popolazioni studiatr4e da Leach erano di una multiformità tale da rendere impossibile il modello struttural funzionalista: le forme di governo erano tante e diversificate, le religioni e i lignaggi anche, per cui non era possibile trovare un paradigma o una struttura per queste società

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così diverse eppure così unite. Ogni cento anni circa le forme di stato (egualitario e aristocratico) si alternavano tumultuosamente sulla scena, dal che si poteva dedurre che nessuno dei due sistemi era stabile, ma il complesso dei due sistemi era la cultura del popolo. Norme statistiche e modelli Leach si era sempre trovato di fronte alla situazione di divergenza tra norme e comportamenti effettivi, tra regole giuridiche e norme statistiche. Torna ad una visione puramente empirica, in assenza di sistemi e metodi già conosciuti. L'osservatore antropologo ha tre livelli di osservazione: il primo è il comportamento reale degli individui, il secondo è la norma e il terzo è la descrizione che fa l'individuo di se stesso e della società in cui vive. Spesso si identifica il secondo livello con il terzo, ma sono differenti. Si tratta di attenersi alla norma statistica. IL TRAMONTO DEL FUNZIONALISMO: METODO "GENERATIVO", CAMBIAMENTO E CONFINE ETNICO IN FREDRIK BARTH Fredrik Barth è norvegese, ma si identifica all'interno della tradizione britannica. E' uno degli antropologi più versatili, allievo di Leach. Dopo una serrata serie di analisi arriva anche lui alla conclusione che tra regola e comportamento c'è effettivamente una discrepanza, che però non è una semplice deviazione dalla regola. Introduce i concetti di scelta e strategia. Questi due concetti sottolineano gli aspetti volontaristici della deviazione dalla norma.

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ANTROPOLOGIA ITALIANA DEMOLOGIA ED ETNOLOGIA In Italia l'antropologia non è nata studiando i selvaggi esistenti, per lo più nelle colonie, ma studiando gli uomini dei tempi antichi, in particolare dell'Impero romano. DEMOLOGIA Ernesto de Martino sosteneva che la corrente demologica era prevalsa su quella etnologica data la breve durata del periodo coloniale italiano. Il fatto è che comunque l'Italia era in ritardo rispetto alle altre correnti antropologiche perché si era unificata da poco. Quindi tutti erano tesi alla ricerca delle radici, e non alla ricerca delle cause del progresso. In realtà in Italia c'era una ricerca del concetto di popolo e di nazione che non aveva nulla a che fare con quella di altri paesi, visto che comunque tutti erano coscienti della forte eterogeneità delle tradizioni italiane. All'inizio, verso la metà del secolo scorso, le ricerche avevano cominciato ad orientarsi alla lirica, raccogliendo cioè tutte le canzoni popolari. Cosa che ha fatto Costantino Nigra, che ha raccolto i Canti popolari piemontesi. I risultati della raccolta erano che l'Italia si divideva in due aree culturali fondamentali: quella superiore che si estendeva dall'Appennino tosco emiliano in su e quella inferiore, che si estendeva dall'appennino tosco emiliano in giù. Nell'area superiore le liriche erano prevalentemente storico romanzesche, mentre nell'area inferiore erano per lo più lirico amorose. Giuseppe Pitrè è invece l'effettivo iniziatore degli studi demologici in Italia. Ha scritto la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, in venticinque volumi, che raccoglie tutti i proverbi, i canti, i giochi, ecc. della tradizione siciliana. A lui fa seguito Giuseppe Cocchiara, che comincia a risentire delle influenze sia di Croce che dell'antropologia britannica. Analizza alcuni aspetti dell'immaginario popolare e colto siciliano. ETNOLOGIA Questo campo fu sempre sottomesso alla demologia. Comunque anche in Italia ci furono degli esploratori etnografi, che però non si riunirono mai in un discorso scientifico comune, come era avvenuto in Francia, in Inghilterra o in America. Lamberto Loria è uno di questi, ma dopo aver speso la vita a viaggiare in tutto il mondo, al suo ritorno in Italia, fonda la Società di Etnografia Italiana. Ma il discorso centrale restava sempre e comunque la storia del diritto che veniva affrontato con studi storico giuridici. Raffaele Pettazzoni è stato il principale promotore degli studi demologici in Italia. Carlo Conti Rossini e Enrico Cerulli studiarono le popolazioni extraeuropee dandogli un carattere unitario. Vingi Grottanelli studiò la popolazione etiope. Ma il problema fondamentale era che tutta questa etnologia veniva a nascere durante il regime fascista e ne era totalmente schiava. Quindi questi dignitosissimi antropologi cercavano di dimostrare

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acrobaticamente superiorità ed inferiorità razziali, più che studiare le società primitive. Solo Pettazzoni non entrò mai nel merito di discussioni razziali.

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DALLO STORICISMO ALL'ETNOCENTRISMO CRITICO: ERNESTO DE MARTINO LA MATRICE FILOSOFICA: CROCE De Martino come etnologo esordisce nel 1941, pubblicando Naturalismo e storicismo nell'etnologia. La sua opinione era che nessuna civiltà poteva essere studiata senza tener conto della sua storia. Infatti conoscere una popolazione attualmente era un modo d'indagine pseudo scientifico, visto che le uniche scienze tenevano in considerazione anche il percorso evoluzionistico dell'oggetto. Quindi l'antropologia non era scienza e i primitivi erano primitivi e restavano tali, visto che non si evolvevano nella storia. In realtà poi de Martino seguiva le posizioni crociane solo in teoria. Infatti si dedicò allo studio delle popolazioni del meridione d'Italia. STORICISMO E FILOSOFIA DELLA CULTURA: DE MARTINO E CANTONI Nello stesso anno in cui de Martino pubblicava naturalismo e storicismo, Remo Cantoni pubblicava Il pensiero dei primitivi. Era un libro di idee molto vicine a quelle di Levy Bruhl, che era di opinioni opposte rispetto a de Martino. [... INCOMPRENSIBILE...] IL PROBLEMA DEL MAGISMO E IL CONCETTO DI PRESENZA Ne Il mondo magico, de Martino affronta il problema della magia. Sostiene che l'uomo sulla terra combatte per essere presente, contro il non essere, e il suo modo per combattere contro il non essere è appunto la magia. I poteri magici sono reali, e possono servire a tale scopo. La perdita della presenza invece de Martino l'affronta in Morte e pianto rituale, del 1958. Il lamento funebre ha lo scopo di far fronte alla crisi causata dalla non più presenza della persona nella comunità. DESTORIFICAZIONE, MARXISMO, ETNOCENTRISMO CRITICO Subito dopo Il mondo magico de Martino pubblica Intorno ad una storia del mondo popolare subalterno, di ispirazione chiaramente socialista e gramsciana. Il socialismo di de Martino era prevalentemente volto al punto di vista umano delle tesi di Marx, cioè all'irruzione delle masse nella storia. Le masse erano essenzialmente la popolazione del meridione d'Italia. Questa problematica porta con sé però anche quella del rapporto tra l'antropologo e l'uomo osservato. L'incontro tra l'etnologo e il soggetto da conoscere è l'"umanesimo etnografico". L'incontro non è neutro: l'antropologo guarda al primitivo attraverso la sua griglia interpretativa. Quindi si corre il rischio di presentare le nuove conoscenze in modo dogmatico. La soluzione è nel confrontare continuamente la cultura osservata con quella dell'antropologo. Quindi l'incontro etnografico diventa la miglior occasione per un esame di coscienza dell'uomo occidentale. Poiché non ha nessun dubbio sulla superiorità della cultura occidentale, fonda il concetto di etnocentrismo critico. Manca totalmente qualsiasi osservazione sul fatto che il dato etnografico va interpretato anche attraverso la griglia interpretativa del

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nativo, diversamente il primitivo diventa totalmente passivo. De Martino è comunque convinto che la cultura occidentale è la miglior posizione d'osservazione per conoscere tutte le altre culture.

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L'ANTROPOLOGIA MARXISTA

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Il marxismo entra a far parte dell'antropologia solo verso il 1860, prevalentemente ad opera dei francesi. ENGELS E MORGAN Morgan si era avvicinato moltissimo ad Engels sul discorso della proprietà. Il concetto di proprietà è destinato a scomparire progressivamente perché man mano che la società si complica l'interesse sociale prevale su quello del singolo. queste tesi erano state dichiarate da Engels come veramente comuniste. Sostanzialmente Engels riprende le tesi di Morgan e sostituisce all'evoluzionismo un po' di storia e filosofia del progresso, come miglioramento dei mezzi di sussistenza. Morgan aveva sostenuto una corrispondenza tra le diverse epoche storiche (di progresso) e l'evoluzione dei mezzi di sopravvivenza, e anche questo discorso viene molto utile ad Engels per congiungere la storia alla preistoria. La preistoria era la felicità amorale per via della promiscuità delle donne, e ora doveva venire la felicità morale, del proletariato, dopo l'infelicità morale del matrimonio borghese, che era una forma di prostituzione legalizzata. IL MARXISMO E L'ANTROPOLOGIA: DALL'ESCLUSIONE ALL'INCONTRO Il fatto che Engels avesse accettato e apprezzato le teorie di Morgan aveva fatto 'sì che Morgan fosse ritenuto molto importante in URSS e questo faceva orrore agli americani. Da qui una lunga lontananza tra antropologia e marxismo. Inoltre le teorie di Morgan furono a lungo rifiutate in blocco in America. L'idea della storia come inevitabilmente destinata al socialismo non piaceva agli americani perché introduceva l'URSS come paese guida. Ma in seguito, verso la fine degli ani '60, con il rilancio generale del marxismo coi fatti del Vietnam e dell'Algeria, anche il rapporto tra antropologia e marxismo fu ampiamente riscoperto. Molti antropologi francesi ripresero in considerazione criticamente i testi di Marx in relazione alla decolonizzazione del Terzo Mondo. Georges Balandier definì i rapporti attuali tra occidente e Terzo Mondo come situazione coloniale. Non era il primo a evidenziare l'impatto tra Occidente e Terzo Mondo. Ma metteva chiaramente in evidenza come il mondo occidentale stesse destrutturalizzando le comunità locali. Gli antropologi marxisti trovarono dunque terreno fertile nel discorso africanista. Ma a rivalutare del tutto le idee marxiste fu Luis Althusser, che fece del Capitale non un testo della nuova umanità, ma il testo teorico di un'epoca storica. UN INNESTO FILOSOFICO La rivalutazione del Capitale avviene su questi punti: 1. Marx inaugura una nuova conoscenza del sociale fondata sul processo produttivo. 2. Marx non è interessato a scrivere una linea teorica di sviluppo della storia, ma la logica di funzionamento del modo di produzione capitalistico. Il modo capitalistico è un modo di produzione.

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3. Quando si determina una contraddizione tra gli elementi del sistema si produce il mutamento strutturale della società, e cambia la storia. 4. Un modo di produzione si configura come una serie di strutture interrelate, ma ciò che caratterizza il sistema è il dominio di una di queste strutture su tutte le altre, Nel modo di produzione capitalista prevalgono le relazioni di produzione, quindi la cosa importante è il rapporto capitale lavoro. 5. Le realtà storiche sono un'articolazione di modo diversi di produzione. Le società colonizzate erano precapitaliste, cioè affiancavano il modo di produzione locale precedente non capitalista ad un modo capitalista introdotto dall'Occidente. LA "COSTRUZIONE" DEI MODI DI PRODUZIONE Il paradigma funzionalista coincide col tramonto dell'idea del sociale come u tutto integrato. A questo punto Lévi Strauss andrà per una strada, di riformulazione del concetto di struttura, e l'antropologia marxista per un'altra, quella di studiare la storia come mutamento dei rapporti di dominio tra padroni e servi. La prima opera, francese, di teorie marxiste è di Emmanuel Terray, Il marxismo davanti alle società primitive. E' una rivisitazione di Antropologia economica dei guorou della Costa d'Avorio, di Claude Meillassoux. Lì i giovani erano dominati dagli adulti che avevano in mano tutti i mezzi di produzione. Ma queste posizioni andavano incontro alla critica di chi diceva che la storia delle lotte di classe non era abbastanza dinamica per spiegare alcune trasformazioni della struttura sociale. DALLA PRODUZIONE ALLA RIPRODUZIONE: LA TEORIA DEL MODO DI PRODUZIONE DOMESTICO Negli anni '70 nascono i primi studi su come mettere d'accordo le società tradizionali periferiche (la famiglia) con il mondo capitalista. Meillassoux fa uno studio sul modo di produzione domestico in Donne, granai e capitali. La famiglia è il luogo della produzione della manodopera. La produzione e la riproduzione della vita è il momento determinante della storia. Là dove non è possibile controllare i mezzi di produzione, come per esempio in Africa, si passa a controllare i mezzi di riproduzione. E così i giovani, dopo aver lavorato per un po' al servizio degli anziani, ricevono una donna con cui fare prole, per poi beneficiare del lavoro della stessa. Così il meccanismo è stabile, dal momento che non è possibile ad un individuo preproduttivo avere una donna. Il controllo sociale non si esprime solo col controllo dei mezzi di produzione, ma anche con la riproduzione dei produttori. LA PARENTELA: STRUTTURA O SOVRASTRUTTURA? Maurice Godelier studia il rapporto fra infrastruttura e sovrastruttura, studia l'importanza della parentela nella produzione dei popoli primitivi. Ovvero si pone il problema se è possibile conciliare economia e parentela. Nelle società primitive è impossibile trovare una produzione svincolata dalla parentela.

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Quindi la parentela è al tempo stesso infrastruttura e sovrastruttura. Siccome le relazioni di parentela sono regolatrici della produzione, diventano anche regolatrici della sfera politica e religiosa. Meillassoux sosteneva che nella produzione famigliare i mezzi di produzione sono accessibili a tutti, solo le energie umane sono sotto controllo di pochi. L'EREDITA' DELL'ANTROPOLOGIA MARXISTA L'antropologia marxista ha avuto il merito di studiare le comunità umane nel vortice delle merci. Ha inoltre consentito di riempire il vuoto tra centro e periferia. Le tesi degli antropologi marxisti non sono la ripetizione delle teorie di Marx, solo hanno guidato l’antropologia fuori dall'Occidente e fuori dai dogmi interpretativi delle società primitive, propri di chi guardava al mondo primitivo con gli occhi dell'Occidente, come se fosse l'unico modo possibile.

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L'ANTROPOLOGIA PSICOANALITICA

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S'intende lo studio del comportamento sociale degli individui in società anche non occidentali.

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TOTEM E TABU': SIGMUND FREUD Sigmund Freud ha scritto Totem e tabù, che è il testo fondamentale dell'antropologia psicoanalitica. L'origine del totemismo e dell'esogamia Questo libro non è la prima, ma è senz'altro la più completa spiegazione di un comportamento collettivo in chiave psicologica. Freud voleva rispondere a due domande fondamentali di quel tempo: cos'è il totemismo? e che relazioni ha con l'esogamia? L'elemento essenziale era il complesso di Edipo, cioè il desiderio inconscio del figlio di sopprimere il padre per potersi congiungere con la madre. Il padre infatti era possessore della madre, produttrice dei suoi figli; i figli sono inconsciamente perseguitati dal senso di colpa verso le donne di tutto il gruppo familiare, perciò vanno a cercarsi qualcuno all'esterno del gruppo, praticando così l'esogamia. Il concetto di "ambivalenza emotiva" Anche le persone che vivono nella civiltà occidentale si creano dei tabù, molto paragonabili a quelli dei primitivi. Il fatto è che però quello che uno spontaneamente si proibisce fin dall'infanzia non gli elimina la pulsione a farla, e qui emerge il concetto dell'ambivalenza emotiva. Il comportamento ambivalente è quello di chi vorrebbe fare una cosa che si è proibito e di cui quindi ha orrore. E allo stesso modo i selvaggi hanno i tabù nei confronti delle cose che essi vorrebbero compiere ma hanno l'orrore di farlo. I tabù classici sono i modo di trattare i nemici, i sovrani e i morti. Sui nemici Freud osserva che l'uccisore diventa tabù per la società e l'ucciso viene "placato" con doni e preghiere; l'ucciso è oggetto di ostilità, ma contemporaneamente di rimorso. Anche i sovrani sono fatti oggetto di rispetto, in quanto interiormente odiati dai sudditi. I morti invece creano l'ambivalenza tra la pena della scomparsa e la soddisfazione inconscia per la morte avvenuta. Il fatto che i superstiti neghino di aver mai avuto avversione nei confronti del morto, significa che scaricano questi sentimenti su di lui. Il "disagio" della cultura La cultura è per Freud sempre una conseguenza del senso di colpa dei figli nei confronti dei padri, padroni dell'orda. Il problema viene analizzato ne Il disagio della civiltà. Il punto di partenza è il conflitto tra l'Eros e la pulsione distruttiva. Finché il sistema è piccolo il senso di colpa prende la forma del complesso di Edipo, ma poi se il sistema si allarga insorge un problema più vasto con un senso di colpa molto più esteso, che da origine alla cultura. COMPLESSO AVUNCOLARE O COMPLESSO EDIPICO? MALINOWSKI CONTRO FREUD JONES Malinowski, fin dall'inizio della sua spedizione nelle Trombriand, aveva preso in considerazione il problema della veridicità o meno delle teorie di Freud e più in generale delle teorie

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psicoanalitiche applicate all'antropologia. Secondo Malinowski Totem e tabù universalizzava il sentimento ristretto che c'è tra madre, padre e figlio. La società trombriandese era monogamica, come volevano le teorie del complesso di Edipo, quindi era più che mai legittimo il tentativo di Malinowski di controllare la veridicità delle tesi psicoanalitiche. Ma nelle Trombriand l'autorità famigliare era dello zio, che era il futuro ereditatore dei beni e il responsabile dell'educazione, e lì si poteva notare come i rapporti col padre fossero molto affettuosi e sinceri, mentre nei figli c'era il desiderio di uccidere lo zio e di unirsi alla sorella. Il fondamento edipico del complesso avuncolare: Ernest Jones Ernest Jones sosteneva, contro Malinowski, che i selvaggi non sapevano mai chi fosse il padre dei figli, sapevano solo chi era la madre. Il fenomeno del complesso avuncolare evidenziato da Malinowski era invece un complesso di Edipo caratterizzato dall'ignoranza del padre. Insomma i Trombriandesi pensavano che il padre dei figli dovesse essere lo zio e verso lo zio si rivolgeva il complesso di Edipo. La sorella amata ma proibita è la sostituzione della madre. In effetti Malinowski accettava le teorie di Freud, però considerava fenomeni come la tendenza all'incesto come facenti parte di un retroscena culturale specifico e non come un fatto istintivo di tutti gli uomini. UNO JUNGIANO MARGINALE: JOHN LAYARD Era un allievo di Rivers, completamente avverso a Malinowski, e si schierava assolutamente contro qualsiasi intromissione della psicologia nell'antropologia. In effetti però le teorie di Jung, da cui fu psicoanalizzato, influenzarono molto il suo lavoro sul campo. Studia il rito Maki, che serve per dare "completezza" all'individuo, e si appoggiò in questo studio a molte teorie di Jung. RITORNO A FREUD: GEZA ROHEIM Géza Roheim è il continuatore delle tesi di Freud sulla cultura. Fece le sue ricerche in Australia, in Nuova Guinea e in Nord America. Secondo Roheim la cultura è il prodotto della difesa dai complessi psichici dell'età infantile. La cultura è un modo per restare bambini anche da grandi, infatti serve per realizzare le fantasie non risolte dell'infanzia. La cultura assomiglia ad una risposta alla paura di essere lasciati soli al buio. IL MOMENTO NEO FREUDIANO: GLI STUDI DI "CULTURA E PERSONALITA'": ABRAM KARDINER, RALPH LINTON E CORA DU BOIS Abram Kardiner si dedicò prevalentemente allo studio dell'effetto della cultura sul singolo all'interno della società. Ralph Linton non era né psicologo, né freudiano. Era solo un etnografo molto esperto e aveva offerto a Kardiner il materiale per elaborare il concetto di personalità di base. La personalità di base è la personalità media risultante da una determinata cultura. A formare questa personalità concorrono le istituzioni primarie e le

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istituzioni secondarie. Le istituzioni primarie sono quelle che plasmano la personalità durante l'infanzia, e sono soddisfazione, punizione e inibizione; le istituzioni secondarie sono quelle che produce una società al fine di attenuare il peso, in età adulta, delle istituzioni primarie, e sono le leggende, la religione, i miti e i tabù. Quando l'individuo cresce poi proietta sulle istituzioni secondarie lo stesso modo di pensare che aveva nelle istituzioni primarie. Quindi proietta i sentimenti della sfera affettiva nella sfera mitico religiosa. Il concetto di personalità di base si distacca abbastanza nettamente dalle idee di Freud, per il quale ogni fattore culturale era relativamente ininfluente. Tutta la teoria della personalità di base è un costrutto ipotetico che ha creato Kardiner, ed è di ordine puramente teorico, dato che poi alla fine le uniche persone menzionate nei suoi libri sono i suoi pazienti, e i primitivi di cui parla li cita solo a titolo di esempio dimostrativo. L'esigenza di dimostrare la veridicità o meno di questo impianto teorico spinse Cora du Bois a intraprendere una ricerca al riguardo, sul campo. Scrisse Il popolo di Alor, e in questo libro analizzò molto attentamente la personalità e lo sviluppo dei bambini aloresi. Notò come il rapporto tra le madri e i bambini era caratterizzato da frequenti distacchi, nel senso che le madri andavano a coltivare i campi ed i bambini restavano a lungo soli al villaggio, alimentando in loro un sentimento di abbandono e di frustrazione, che li spingeva poi da grandi alla competizione e alla guerra. Chiamò la personalità di base personalità modale per chiarire il concetto che non è media, ma più frequente. La Du Bois non afferma che tutti gli individui hanno la stessa personalità all'internmo della società, semplicemente dinamizza l'idea del rapporto tra l'individuo e le istituzioni.

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STORIA DELL'ANTROPOLOGIA CULTURALE IN BREVE

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NASCITA DELL'ANTROPOLOGIA CULTURALE

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L'antropologia culturale è nata dalla constatazione delle diversità culturali tra popolo e popolo. La prima credenza che si sviluppa dal momento del confronto della propria cultura con un'altra è che la propria sia quella veramente corretta, o comunque la più vicina alla vera giustizia, e che le altre siano espressione di un genere umano un po' diverso e un po' inferiore. L'ILLUMINISMO Con le nuove scoperte geografiche e con la riapertura del mondo ai commerci, gli europei si trovarono a confronto con civiltà molto diverse dalla loro e dovettero confrontarsi con esse. La prima idea che si sviluppò a partire dal mistero delle diversità culturali, fu che tutti gli uomini erano nati allo stato di natura e poi si erano evoluti verso la civilizzazione e avevano raggiunto diversi livelli di progresso. L'EVOLUZIONISMO DEL 1800 Le culture erano a diversi livelli di progresso e quella più progredita, in un modo o nell'altro, era quella Occidentale. Tutti ipotizzavano il fatto che il progresso, nel pensiero e nella tecnologia, andasse da forme più semplici a forme più complesse, da forme più retrograde a forme più evolute. Morgan divise il progresso in tre momenti principali: selvaggio, barbaro e civilizzato. Diceva che nel periodo barbaro si viveva in orde, ci si nutriva a casaccio, e si condivideva tutto con gli altri dell'orda. Poi si inventò l'arco per cacciare, poi non c'era più promiscuità sessuale, ma veniva vietato l'incesto, e le piccole società assumevano il carattere di clan e villaggi. Con la nascita della metallurgia cominciarono a diventare sempre più importanti gli uomini e nacque la poligamia, poi avvenne il passaggio alla civiltà con la scrittura, la famiglia monogamica e il governo civile. DARWINISMO SOCIALE Nel 1800 era opinione comune (con la sola grande eccezione del marxismo) che le culture si evolvessero parallelamente, e fossero indice dello sviluppo biologico della razza a cui appartenevano, così la razza occidentale (bianca), era vista come la più evoluta anche dal punto di vista biologico, oltre che culturale. Queste opinioni furono definite "darwinismo sociale", ma erano preesistenti alle opere di Darwin. Per esempio i concetti di sopravvivenza del più adatto e lotta per la sopravvivenza erano già stati coniati in antropologia. Spencer fu un grande sostenitore, oltreché uno degli inventori, del darwinismo sociale: diceva che tra le culture c'era sempre una lotta in cui vinceva il più forte (quindi la cultura occidentale era la più forte), e anche fra i singoli individui era sempre una lotta per la sopravvivenza (quindi i poveri e i disoccupati non andavano aiutati perché così si allungava solo la loro agonia prima di essere eliminati dalla selezione naturale). L'EVOLUZIONISMO MARXISTA

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Benché il marxismo fosse radicalmente opposto al darwinismo sociale, era comunque legato alla cultura allora presente. Anche il marxismo vedeva il progresso come il passaggio attraverso una serie di passaggi (comunismo promiscuo, schiavismo, feudalesimo, capitalismo e poi comunismo), e l'unico modo per progredire era la lotta. Il proletariato, nato dal capitalismo, avrebbe dovuto abolire la proprietà privata e instaurare il comunismo. Marx ed Engels hanno fatto molti riferimenti all'opera di Morgan, sul punto del comunismo originario e su quello del passaggio attraverso le epoche tramite diverse impostazioni economiche del sociale. LA REAZIONE ALL'EVOLUZIONISMO DEL 1800 Nei primi anni del 1900 gli antropologi reagiscono all'evoluzionismo e al comunismo. Franz Boas propone il particolarismo storico, una concezione che rifiuta il paragone tra le culture e lo schematismo. Ogni cultura andava studiata nella sua unicità. Inoltre, secondo il concetto di relativismo culturale, non c'erano culture più evolute o meno evolute e i termini "selvaggio", "primitivo", e "civilizzato" facevano parte solo di una visione etnocentrica. Boas e i suoi allievi si dedicarono molto alla ricerca sul campo e arrivarono a dimostrare che tutti gli uomini erano altrettanto intelligenti e altrettanto ingegnosi, a qualsiasi cultura appartenessero. Soprattutto Boas riuscì a dimostrare che razza, linguaggio e cultura erano aspetti indipendenti della condizione umana. DIFFUSIONISMO E' un'altra reazione all'evoluzionismo e dice che l'uomo tende ad imitare i suoi simili. Da questo nascevano le differenze e le somiglianze culturali tra i popoli. Affermavano anche follie tipo che tutte le civiltà derivavano dall'Egitto. FUNZIONALISMO INGLESE E FUNZIONALISMO STRUTTURALE Secondo i funzionalisti lo scopo principale dell'antropologia era quello di scoprire le funzioni dei costumi e dei modi di vita delle società e non era invece importante soffermarsi sugli aspetti storici che li avevano originati. Malinowski sosteneva l'utilità del sociale per il benessere del singolo, Radcliffe Brown sosteneva l'utilità del benessere del singolo per la struttura sociale. La cosa più importante era comunque la funzione che permetteva di mantenere il sistema in atto e non la sua origine. Quindi i funzionalisti ignoravano le cause del sociale e i motivi delle differenze tra le culture e si dedicavano solo alle loro somiglianze. Senza accogliere il patrimonio storico e presente di una singola cultura. CULTURA E PERSONALITA' Le teorie di Freud e il particolarismo di Boas hanno dato origine ad uno studio di cultura e personalità. Era lo studio delle implicazioni psicologiche della cultura. Ruth Benedict e Margaret Mead studiarono l'apprendimento della cultura nell'infanzia e le

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implicazioni psicologiche di questo apprendimento e spiegarono i motivi di alcuni fenomeni particolari, ma non arrivarono mai a dimostrare le motivazioni delle particolarità culturali e delle particolarità psicologiche degli individui. IL NUOVO EVOLUZIONISMO Dopo la Seconda Guerra Mondiale molti antropologi si dimostrarono insoddisfatti del contro evoluzionismo. Cominciarono allora la ricerca sui testi passati per rivalutare le tesi dei vecchi antropologi. Leslie White riprende le tesi di Morgan. Julian Steward, fondatore dell'ecologia culturale, affermò che la cultura, la tecnologia e le differenze e le somiglianze culturali potevano anche essere originate da condizioni ambientali, quali il suolo, la temperatura e il clima. L'archeologia americana aveva infatti dimostrato che in molte cose culture del Nuovo mondo e del Vecchio mondo si assomigliavano molto. Questo era una palese lacuna del modello diffusionista. Le civiltà cinese, egiziana, mesopotamica e peruviana si assomigliano enormemente: come giustificarlo? L'evoluzionismo era una buona teoria per giustificare questi percorsi culturali simili, però non si poteva sostenere che tutte le civiltà si evolvevano allo stesso modo, attraverso le stesse tappe e verso gli stessi risultati. MATERIALISMO DIALETTICO Il materialismo dialettico è la teoria marxista rivalutata negli anni '60 e '70. I suoi teorici sostenevano che la storia procedeva nella sola direzione del comunismo e di una società non classista. All'interno di ogni cultura ci sono delle contraddizioni, che dialetticamente portano solo al comunismo. MATERIALISMO CULTURALE E' il frutto di un'altra elaborazione teorica delle teorie marxiste. Lo scopo dell'antropologia è quello di spiegare le differenze tra le culture. Il motivo sono le costrizioni simili all'interno delle quali si trovano i vari popoli: tutti devono procurarsi il sostentamento, riprodursi, avere un alloggio. Il termine materialismo fa riferimento al fatto che le costrizioni che provocano le somiglianze e le differenze culturali sono solo materiali, e non morali e religiose. Ma l'antropologia non deve diventare la scienza che sconfigge il capitalismo, come sostenevano i materialisti dialettici. secondo loro l'antropologia può avere varie strade e vari scopi e deve essere una scienza della cultura. Inoltre considerano l'evoluzione della cultura non come risultato di lotte, ma come il risultato della correzione di errori. STRUTTURALISMO Intanto in Francia Lévi Strauss sosteneva che la cosa importante per l'antropologia era capire le differenze e le uniformità psicologiche nelle strutture di pensiero. Queste differenze nascono dalle differenze nel cervello umano e da processi di pensiero inconsci. Principalmente il cervello umano lavora a

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dicotomie, e tra due elementi in contrasto ne cerca uno a metà che sia in contrasto con un altro elemento. In molti miti c'è il contrasto tra cultura e natura. Questa è la classica causa delle somiglianze culturali. Lo strutturalismo è particolarmente fondato sulle somiglianze più che sulle differenze tra le culture. APPROCCI INDIVIDUALIZZATI Ci sono stati degli antropologi che hanno sostenuto che l'unica cosa che l'antropologia doveva studiare era l'emica di ogni cultura. Solo per una espansione della conoscenza. DETERMINISMO RAZZIALE Nonostante il fatto che sia ampiamente dimostrato che nessuna componente culturale dipende da differenze biologiche di carattere razziale, molti antropologi, biologi e psicologi ancora si appellano a queste teorie. Nel 1800 si diceva che l'intelligenza era una caratteristica stabile indipendentemente dagli stimoli culturali, sociali o famigliari. Per misurare il quoziente intellettivo furono inventate in passato molte tecniche, che prevedevano vari ragionamenti astratti, poi collegamenti, classificazioni, rapporti ecc. Quando negli Stati Uniti reclutarono i soldati da mandare sul fronte eseguirono i test d'intelligenza per decidere dove mandare le reclute, e arrivarono all'immancabile risultato di dimostrare che la razza nera, culturalmente inferiore per ragioni sociali, era più stupida. Ma in seguito a varie altre ricerche si arrivò a scoprire che i neri del sud erano più stupidi di quelli del nord, dove erano andati a scuola più a lungo e meglio... Ma i deterministi razziali allora sostennero che i neri più intelligenti erano emigrati a nord, mentre quelli più stupidi erano rimasti a sud. Ma un certo Otto Klineberg dimostrò che la maggior intelligenza dei neri del nord subentrava solo dopo che questi si erano stabiliti lì. Allora i deterministi razziali decisero che al massimo la cultura poteva influenzare il 3% del risultato, e non di più, e i neri erano sotto di 15 punti, rispetto ai bianchi. Infatti secondo loro l'80% del patrimonio intellettivo è ereditario. Naturalmente queste informazioni non sono mai state provate, dato che quello che si può fare con le piante, non si può certo fare con gli uomini.