estetica della rivoluzione
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[dialoghi scapigliati della parentesi montiana]TRANSCRIPT
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<ESTETICA DELLA RIVOLUZIONE>
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A Gian, ultimo
dei veri lottatori,
ed ad una sconosciuta
dal retrogusto sessantottino
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<PROLOGO>
Il 12 novembre 2011 il Primo Ministro italiano si dimette.
Il Presidente della Repubblica avvia subito le consultazioni
per la formazione di un nuovo governo, onde scongiurare una
fase di instabilità politica ed economica per il Paese. In
poco tempo viene affidato ad un appositamente nominato
senatore a vita il compito di formare il nuovo governo. Il 16
novembre il nuovo governo è formato e giura sulla Costituzione
al cospetto del Presidente della Repubblica. Il 17 e il 18
novembre il nuovo governo riceve la fiducia delle due camere
parlamentari democraticamente elette, grazie ad un patto
stabilito tra i tre maggiori partiti della scena politica del
Paese, fino ad allora rivali. Tra questi è compreso il partito
del Primo Ministro uscente. La mossa è contestata in molti
ambienti delle nuove opposizioni come non rispettosa del
volere del popolo sovrano, aprendo questioni sulla legittimità
del nuovo governo, che viene nel mentre definito ‘tecnico’.
Nessuno degli articoli della Costituzione è stato infranto
nel procedimento, dal momento che non vi è previsto che la
carica di Primo Ministro sia conferita per consultazione
democratica, bensì per nomina presidenziale e fiducia delle
camere.
[Milano, 18 novembre 2012]
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Parte prima
TECHNE
19 novembre 2011
21 dicembre 2012
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<RIBELLIONE>
(mercato di strada, inverno)
VENDITORE: Frutta, frutta fresca, mandarini, arance,
arance arancioni, mandarini freschi!
RAGAZZO: Due mandarini, grazie. Quelli laggiù,
e anche più, se sono a buon mercato.
VENDITORE: Bene
ragazzo mio, sono tre euro soltanto.
RAGAZZO: Soltanto? Ma è un furto!
VENDITORE: No, è la crisi.
RAGAZZO: La crisi dell’umanità, vorrà dire.
(giunge una ragazza dalle sopracciglia spesse, molto
graziosa)
RAGAZZA: Tre mandarini, se possibile.
VENDITORE: Quattro,
quattro euro e mezzo.
RAGAZZA: Ma è una rapina!
VENDITORE: Una rapina onesta, mi creda.
RAGAZZO: Adesso
pure onesta la si chiama! Siete infame.
VENDITORE: Piano con le parole…
RAGAZZO: Piano coi prezzi,
piuttosto, e non tiri in ballo i valori.
VENDITORE: Così mi offendete…
RAGAZZO: E ve lo meritate,
cialtrone! Ora, o date quei mandarini…
RAGAZZA: … Oppure ce ne andiamo, che è meglio.
RAGAZZO: Cosa?
RAGAZZA: Dico. Andiamo via, che è meglio.
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RAGAZZO: Ma ti pare?
RAGAZZA: Non ne vale la pena. Su, andiamo e poi
non se ne parli più.
VENDITORE: Aspetti, signorina…!
RAGAZZA: Non vogliamo più nulla, au revoir monsieur!
(i due ragazzi si allontanano)
RAGAZZO: Ma quello è un ladro, non gli vorrai permettere..?
RAGAZZA: Quanti mandarini vuoi?
RAGAZZO: Quanti…?
RAGAZZA: Che vuoi,
mangiarti le parole, oppure questi?
(tira fuori tre mandarini, rubati dal banco)
RAGAZZO: Dunque… lui… tu… il banco… è furto pure questo!
RAGAZZA: Non c’è furto in ciò che, se dato, è come
rubato. Le convezioni fanno il resto.
Per gli amici sono Ciro, tu chi sei?
(il ragazzo prende i mandarini)
RAGAZZO: Ciro? Non è un nome poco femminile?
CIRO: Mai premuto perché lo fosse. Te, invece?
RAGAZZO: Mi chiamano Silla.
CIRO: Come il tiranno?
SILLA: Che tiranno?
CIRO: Storia romana, ragazzo!
SILLA: Studi Storia?
CIRO: Filosofia. Però vanno
a braccetto le due discipline. E te?
SILLA: Accademia delle belle arti. Pittura.
CIRO: Benvenuti al club dell’inutilità.
SILLA: Quanta cupezza.
CIRO: Ma non è forse vero… ?
SILLA: Che chi non produce è fuori dal sistema?
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CIRO: Saremo anche fuori, giusto, ma ne siamo
la sostanza.
SILLA: E la manifestazione
CIRO: Ah, ma a chi interessa più la verità?
SILLA: O anche solo l’opinione.
CIRO: Basta il dogma
e l’uomo medio si accontenta di avere
il culo caldo e la pancia piena.
(mangiano l’ultimo spicchio dei tre mandarini)
SILLA: Quanto
cinismo dalle nostre labbra.
CIRO: E tanta
è la ribellione nelle nostre vene.
SILLA: Quanto lo spensiero nei nostri cuori.
CIRO: Altrimenti non saremmo qui, nevvero?
SILLA: Oddio, io sono qui perché ho perso un treno.
Perdo sempre i treni, è una mia abitudine.
CIRO: Ed io perché non c’era un professore.
Ma è stata la nostra distrazione a farci
scordare l’ora od il binario, e l’avviso
del corso saltato.
SILLA: Direi più la fame.
(guarda le bucce del mandarino. Ciro distoglie lo sguardo)
CIRO: Devo andare.
SILLA: Di già?
CIRO: È per l’altro corso.
SILLA: Ma sì, tanto è inutile, no?
CIRO: Ma non vano.
Io vado.
SILLA: Ci rivedremo?
CIRO: Se avrai fame.
SILLA: Avrò spesso fame, ma non ci sarà
modo di vederti altrettanto. Perciò,
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se non ci rivedremo, che potrò fare?
CIRO: Mischierai a sillogismi aristotelici
un po’ di demenza affettiva; giocare
al dolce stilnovo è buon passatempo,
se l’alternativa è la preoccupazione.
(Ciro va via. Silla rimane solo)
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<INTERMEZZO> (I)
Il 20 gennaio 2012 viene approvato dal governo un decreto
che prevede la liberalizzazione di alcuni servizi in vari
ambiti economici. Molti dei settori coinvolti iniziano una
protesta contro il decreto, che decade. Il 23 marzo viene
varata dal governo, sempre sotto forma di decreto, la Riforma
del Lavoro. I sindacati ed alcuni partiti, anche della
maggioranza, presentano riserve riguardo agli articoli che
vedrebbero la modifica dell’Articolo 18 dello Statuto dei
Lavoratori, avviando una protesta a livello nazionale contro
la riforma ed il governo. Il 5 aprile le modifiche
all’articolo 18 sono revocate. Il 9 maggio viene nominato un
commissario che affianchi il Ministro dei Rapporti con il
Parlamento nel compito di revisione della spesa pubblica. Il
20 e il 29 maggio un terremoto sconvolge le regioni centro‐
settentrionali del Paese e il 30 maggio, dopo la seconda
ondata sismica, il governo decreta lo stato di emergenza,
rinviando a settembre i versamenti fiscali da parte dei
terremotati, concedendo la diminuzione dei costi della benzina
e la deroga al patto di stabilità per i comuni interessati. Il
12 giugno è proposta in parlamento una mozione di sfiducia
contro il Ministro del Lavoro, in seguito ad alcune sue
dichiarazioni circa le conseguenze dalla Riforma delle
Pensioni redatta dal Ministro stesso. Il 9 luglio viene votata
la sfiducia individuale, con esito negativo. L’11 luglio il
Primo Ministro abbandona il suo incarico ad interim a Ministro
dell’Economia, affidandolo al già Viceministro del dicastero.
La politica del rigore condotta dal governo in ambito
economico e fiscale conduce ad un malumore generale che sfocia
in manifestazioni nazionali e in scioperi generali. Il 27
ottobre ha luogo una manifestazione nazionale contro il
governo, a cui aderiscono molte forze dell’opposizione, sia
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parlamentari che non. Il 14 novembre uno sciopero nazionale
paralizza il Paese, affiancato da manifestazioni per le strade
che vedono anche il verificarsi di atti di violenza tra alcuni
manifestanti e le forze dell’ordine.
Nel mentre cresce il sentimento diffuso dell’Antipolitica,
cavalcato sempre più dalle opposizioni e persino da alcuni
esponenti della maggioranza. Tale sentimento è rafforzato
dall’incapacità del parlamento nel varare, come ad esso
richiesto ad inizio del mandato del governo, una nuova legge
elettorale che garantisca l’elezione nominale dei membri delle
camere, abrogando così le liste chiuse nominate dalle
segreterie di partito previste dalla legge tuttora in vigore.
[Milano, 21 dicembre 2012]
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<RESISTENZA>
(aula dell’accademia, primavera)
PROFESSORE: L’estetica è una materia necessaria
se deciderete di dedicarvi all’Arte.
Una riflessione teorica sul fare
o sull’esperire più in generale
non trae solo per inizio l’esperienza,
anzi, la pone come punto d’arrivo.
Dovete dunque concepire …
(entra un gruppo di studenti, distribuendo volantini.
Prendono il controllo del microfono)
STUDENTE: Scusate
per il disturbo.
STUDENTESSA: La comunicazione
che intendiamo dare, riguarda non solo
questa accademia, ma ogni nostro ateneo.
STUDENTE: Siamo un gruppo di studenti provenienti
da diverse realtà. Siamo tutti uniti
nel volerci opporre ad un’ingiustizia.
STUDENTESSA: Senza spiegazioni e con viltà, la nostra
amministrazione ha bloccato una piccola
attività autogestita, una semplice
libreria.
STUDENTE: Il libero pensare spaventa
il potere, e crea concorrenza al mercato.
STUDENTESSA: Noi, se possiamo, dobbiamo autogestire,
resistere e liberare.
STUDENTE: Spezzeremo
le catene poste all’ingresso del luogo
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dove stava la nostra sede.
STUDENTESSA: Presto,
tutti a manifestare nell’atrio, cosa
aspettate?, correte!
STUDENTE: Ci sarà pure
un rinfresco per tutti quanti e anche tanta
musica sullo sfondo!
PROFESSORE: Chi vuole vada.
Continuerò comunque, per chi rimane.
(ciononostante, tutti si spostano nell’atrio,
dove c’è il rinfresco. Silla è tra loro.)
STUDENTE: Resistere e resistere ora! Mai piegarsi!
(i presenti si gettano sul rinfresco)
SILLA: Il cibo è il cuore della rivoluzione!
STUDENTESSA: Finché gli agnelli non diventino leoni …
STUDENTI: … e i leoni cadaveri …
STUDENTE: … ancora si lotti!
SILLA: Si mangi, che è ciò per cui viviamo!
STUDENTESSA Evviva,
evviva l’autogestione!
STUDENTE: Siamo liberi …
SILLA: … Liberi di mangiare e di bere a gratis!
STUDENTI: Ah, quanto ci piace la rivoluzione!
(Silla si versa del vino in un bicchiere)
SILLA: Ancora vino, ancora!
STUDENTI: Perché non c’è
resistenza senza vino, men che vino
senza resistenza!
STUDENTESSA: Ed il rosso è il colore
degli audaci.
SILLA: E io ne ficco ancora un po’
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nella mia trachea, bel rosso di bonarda,
questa è audacia, e non la si spende!
STUDENTI: Urrà,
urrà per la libreria e l’autogestione!
SILLA: Guardare sconosciute nella routine
rallegra l’animo come del buon vino,
cosicché la testa fantastichi e viva
assurde teorie, affogando da sé
l’ultimo brindisi all’inutilità.
STUDENTI: Sì, brindiamo, è festa, che l’aperitivo
è apice di qualunque rivoluzione!
(Silla vede Ciro pensierosa nella folla)
SILLA: Ma …
CIRO: Questa autogestione …
SILLA: … Ciro, ehi Ciro!
CIRO: … non è una rivoluzione – Ché, chi, cosa?
SILLA: Sono Silla, ti ricordi di me?
CIRO: Silla?
Come il tiranno?
SILLA: Già, storia romana,
qualche mandarino e tanta fame.
CIRO: Certo,
ora mi ricordo di te! Fu questo inverno,
se non erro.
SILLA: Così fu.
CIRO: Come te la passi?
SILLA: Si fa la rivoluzione!
CIRO: Mah, è soltanto
una libreria, nulla di più.
SILLA: Ma è bello
e si mangia!
CIRO: Dimmi: che avresti dovuto
fare, anziché star qui a rivoluzionare?
SILLA: Estetica: corso del professor Ludov,
un tipo in gamba, sulla critica artistica.
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CIRO: Eppure te ne sei andato.
SILLA: Nessuno
restava!
CIRO: Oppure non te ne importava.
SILLA: Se sei inquisitoria.
CIRO: Anche io me lo sarei
detta, qualche ora fa. Ma adesso scopro,
c’è più amarezza che entusiasmo, mi sfugge
la bellezza che intuivo nell’idea,
noto soltanto gente che preferisce
mangiare e per cosa? Razziare, anziché
lottare.
(gli studenti tirano fuori un flessibile forzano le catene
sulla porta della libreria)
SILLA: Ma non eri te quella che
rubava mandarini?
CIRO: È che speravo
fosse per non rubare, un giorno. Qui invece
è l’opposto.
SILLA: Non dovevi farti troppe
aspettative, rovinano la vita.
CIRO: Perciò me ne faccio. Dai, su, andiamo via.
SILLA: E dove?
CIRO: Dove qualcuno pensi ancora.
SILLA: Ne avremo di strada da fare.
CIRO: E allora?
Ti dispiace?
SILLA: Non con te, certo.
CIRO: Muoviamoci,
dunque. C’è così tanto di cui parlare.
(Silla e Ciro escono per strada. Gli studenti aprono la
porta della libreria con esultanza)
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<INTERMEZZO> (II)
Il 6 e 7 maggio 2012 si tengono le elezioni amministrative
in molte città del Paese. Uno dei movimenti che si ispirano
all’Antipolitica riscuote crescente successo ai seggi,
riuscendo ad insediare un sindaco in un capoluogo di
provincia. La giunta comunale necessita tuttavia di molte
settimane prima di essere composta. Nella ‘strana
maggioranza’, invece, si muove contro il sistema delle
segreterie il giovane sindaco di Firenze che, il 13 settembre,
si candida ufficialmente alle elezioni indette per scegliere
la guida dell’alleanza politica a cui aderisce anche il suo
partito. Il giovane sindaco si era già distinto all’interno
del partito per aver avviato una discussione intestina contro
la direzione del segretario corrente, anch’egli candidatosi in
luglio alle primarie. Il ricambio generazionale è l’insegna
persino nel principale partito tradizionalmente loro avverso
che, ad inizio estate, dichiara per voce del suo giovane
segretario di voler indire una consultazione popolare per la
scelta del potenziale nuovo Primo Ministro, dopo che il già
Primo Ministro dimessosi nel 2011 e presidente del partito
aveva lasciato apparentemente intendere di non volersi
ricandidare. In ottobre inizia anche il ‘semestre bianco’ per
il Presidente della Repubblica, cioè i sei mesi finali del suo
mandato settennale, durante i quali perde il potere di
sciogliere le Camere, salvo coincidenza anche solo parziale
con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Le elezioni in Sicilia del 28 ottobre vedono ancora la
crescente affermazione del principale movimento
dell’Antipolitica come seconda forza facente parte del neo‐
eletto consiglio regionale. Il 30 novembre il portavoce del
movimento indìce una consultazione popolare via web per la
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formazione delle liste da candidare alle elezioni
parlamentarie del 2013. Le consultazioni avvengono tra il 3 e
il 6 dicembre, destando pareri contrastanti sulla loro
effettiva riuscita. Cominciano dunque a tornare alla luce una
serie di discussioni interne riguardo alla gestione del
movimento, alle quali consegue, il 12 dicembre, l’espulsione
via web di due membri, accusati di protagonismo politico e di
perseverante non adesione allo spirito del movimento medesimo.
Il 25 novembre intanto il sindaco di Firenze e il segretario
del suo partito vanno al ballottaggio dopo il risultato della
prima sessione di elezioni primarie. Il 2 dicembre il
ballottaggio ha luogo, e vede la vittoria del segretario sul
giovane avversario. A breve, seguendo lo spunto dei movimenti
dell’Antipolitica, i vertici del partito organizzano un’altra
sessione di consultazioni, volte questa volta a stabilire le
liste di parlamentari da candidare alle elezioni nazionali del
2013. L’operazione viene portata avanti tra le polemiche di
chi sostiene che sia in realtà una farsa, dal momento che da
regolamento alcuni candidati restano comunque scelti dal
segretario e alcuni veterani ricevono la deroga a candidarsi,
nonostante abbiano già svolto i tre mandati parlamentari
massimi previsti dal regolamento di partito. Il 6 dicembre lo
schieramento opposto è invece stravolto dall’annuncio del già
Primo Ministro e presidente del partito di volersi ricandidare
come potenziale capo della coalizione, mettendo dapprima in
crisi la possibilità di una consultazione popolare, dopodiché
dichiarandola annullata del tutto, tutto per voce del giovane
segretario – che non osa sfidare l’autorità del padre
fondatore. Questi eventi innescano un’animosa protesta
interna, dando luogo ad un pericoloso processo di secessione
ideologica tra le varie culture politiche che convergono nel
partito.
[Milano, 21 dicembre 2012]
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<ROTTAMAZIONE>
(appartamento di Silla, estate)
SILLA: Accendi?
CIRO: Accendo.
(Ciro accende la sigaretta a Silla. Poi pensa alla
propria. Sono nel letto, spogli)
SILLA: È stato …
CIRO: È stato.
SILLA: Lo so.
(silenzio)
CIRO: Sono malata, Silla.
SILLA: Di cosa? È grave?
CIRO: Son malata di serietà.
SILLA: Non capisco.
CIRO: All’inizio ti prende la testa, è un’ombra
nei tuoi pensieri. Poi diventa la tenebra
in ciò che osservi. Vedi soltanto quella,
finché credi di essere tu ciò che va
come non dovrebbe. Ti guardi allo specchio
e intuisci che è il mondo che grava su te,
che ti senti responsabile, che sei
spacciata. Che non sarai mai più capace
di ridere spensierata e più nessuno
potrà guardare il tuo viso e dire, ‘rido
anche io, già, poiché sei bella quando ridi’;
o ricordar l’infanzia senza sentirti
in colpa, almeno un poco. Penso sia questo
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il mio vero volto. Questa sono io.
SILLA: Tu sarai sempre tu, per me.
CIRO: Per davvero?
SILLA: Per davvero.
(Silenzio)
CIRO: Abbracciami, Silla, ché io
non ne sarò più in grado.
(Silla poggia la sigaretta, la abbraccia)
SILLA: Va tutto bene.
CIRO: Va tutto bene? Vorrei tanto saperlo.
(restano in silenzio ancora un poco)
SILLA: La settimana scorsa ho dato l’esame
di estetica col professor Ludov.
CIRO: Bene,
con che risultato?
SILLA: Indovina.
CIRO: Su, dimmelo
e basta. Io non gioco più, te l’ho detto.
SILLA: Trenta e lode.
CIRO: Molto bene…
SILLA: Senti Ciro,
cos’è che non va?
CIRO: Tutto attorno a me
si disfa e si sfascia.
SILLA: Questa è malinconia.
CIRO: No, è serietà. È cosa strana, te l’ho detto,
e mi spiace; son capace di distruggere
ogni cosa con il proprio peso, ma non
di costruirne di nuove, so solo gridare
‘incapace il mondo ed incapace io’.
SILLA: Non credo che …
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CIRO: A te non serve affatto credere.
SILLA: Questo non è …
CIRO: Io posso solo distruggere,
tu sai creare.
SILLA: Ciro, riesci a non pensare?
(Ciro si svincola, butta la sigaretta, si alza e va al
computer)
CIRO: Il mondo ci trascorre così, sotto gli occhi,
con l’indifferenza più rassicurante
che danno l’abitudine e l’illusione
di poter far giustizia semplicemente
con un clic. E l’agire si fa un di più,
basta saper linkare, scrivere, o postare,
e ti credi un cittadino responsabile
che sa tutto di democrazia. Poi,
invece, ci si rode in contemplazione.
Finché ti puoi lamentare, tutto è bene,
ma, per un malato di serietà, Silla,
tutto questo non vale, anzi, è una colpa,
e non è sufficiente appagare i sensi
per dimenticare il peso che ti grava
sulle spalle della coscienza. La mente
credo sia una bugia che basti a sé stessa,
non ne necessita di altre. Nulla può
fermare la serietà, se la si coglie.
Tutto si fa, fatto per morire in essa.
(silenzio)
SILLA: Ciro, perché questi discorsi?
CIRO: Perché
vorrei lasciarti qualcosa che non ho,
e che mai avrò. Un poco di serenità.
SILLA: Non voglio serenità.
CIRO: Allora non sai
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quello che vuoi.
SILLA: E se facessimo che
nessuno vuol niente?
CIRO: Ma tutti vogliono
qualcosa.
SILLA: Io no.
CIRO: Tu vuoi me.
SILLA: E non ti avrò.
Non voglio averti.
CIRO: Mi hai già avuta. Mi avrai
per sempre. Ma non come ora.
SILLA: Ciro, è tutto
molto più semplice.
CIRO: Già. Ed io son malata.
(prende su gli abiti e si riveste)
SILLA: Te ne vai?
CIRO: Non fraintendere.
SILLA: È ben chiaro
di per sé.
CIRO: Già. Ciò che è bello per natura
parla sempre di sé da sé.
SILLA: Dici dunque
che è bello andarsene?
CIRO: No, sciocco. È il restare
ad esser bello; bello di una bellezza
che non può esser bella soltanto – così
bella che va anche gustata. Io son seria,
se v’è da gustare, io devo gustare,
ora almeno questo l’ho compreso.
SILLA: Ciro …
CIRO: Non fermarmi Silla. Ti cercherò io,
semmai tornassi capace di cercarti …
(Ciro esce, Silla rimane solo)
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<INTERMEZZO> (III)
Il 6 dicembre 2012, le voci di riproposizione del già Primo
Ministro al ruolo da lui abbandonato ormai da un anno destano
i commenti del Ministro dello Sviluppo Economico, che giudica
tale possibilità una regressione politica per il Paese. Nel
pomeriggio, ufficializzata l’ambizione del proprio presidente,
il partito del già Primo Ministro reagisce alla dichiarazione,
abbandonando l’aula del Senato in numero sufficiente da far
mancare la maggioranza a favore di un decreto legge varato dal
Governo, e non abbastanza da scendere sotto il numero legale
di presenti necessario per la votazione. Il 7 dicembre il
giovane segretario del partito dichiara, presso la Camera dei
Deputati, terminata l’era del governo tecnico, respingendo
qualsiasi accusa di irresponsabilità mossa alla sua fazione.
Il Primo Ministro prende atto della disgregazione della
propria maggioranza e sentenzia l’allontanamento di tale
partito dalla propria azione politica. L’8 dicembre il Primo
Ministro comunica al Presidente della Repubblica la propria
intenzione irrevocabile di presentare le dimissioni ad
avvenuta conversione in legge del decreto, rimasta ancora in
sospeso. Il 10 dicembre i mercati accolgono negativamente la
notizia delle dimissioni imminenti. Molti capi degli stati
aderenti all’unione continentale comunicano solidarietà e
supporto nei confronti del Primo Ministro. Il 13 dicembre,
alla riunione del gruppo politico continentale di cui il già
Primo Ministro è membro, viene invitato anche il Primo
Ministro in carica, costringendo il suo sfidante a proporgli
la possibilità di guidare il propria coalizione alle imminenti
elezioni, provvisoriamente ipotizzate in data 17 febbraio. Nei
giorni seguenti l’offerta non viene considerata dal
destinatario ed è revocata dal mittente, che avvia una
campagna populista dai toni anti‐continentali, tanto simili a
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quelli dell’Antipolitica. Mentre anche i vecchi alleati del
già Primo Ministro negano il proprio supporto alla sua
riproposizione, il 18 dicembre il suo partito richiede maggior
tempo per analizzare il decreto prima della sua conversione in
legge, costringendo il Ministero dell’Interno a rinviare la
possibile data delle elezioni al 24 febbraio. Intanto il Primo
Ministro subisce pressioni sempre maggiori per porsi a capo
dell’ala più moderata della propria maggioranza alle imminenti
elezioni. Lui si riserva di dichiarare tale scelta dopo lo
scioglimento delle Camere.
Il 20 dicembre il Senato approva il decreto. Il 21 dicembre
il decreto passa alla Camera, divenendo legge. In serata il
segretario alla Presidenza della Repubblica comunica
ufficialmente le dimissioni del Primo Ministro e del governo.
[Milano, 21 dicembre 2012]
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<RIVOLTA>
(portico del teatro nazionale, autunno)
LUDOV: Il ‘Götterdämmerung’ wagneriano è forse
una tra le opere peggio pessimistiche
di tutto il decadentismo occidentale.
SILLA: In cui l’umanità non sa rinunciare
al potere e all’avidità.
LUDOV: Solo il fuoco
e la morte ristabiliscono l’ordine
naturale delle cose.
SILLA: E il sacrificio.
Il sacrificio nel nome dell’amore.
LUDOV: Solo dopo che ogni patto viene infranto.
SILLA: Checché se ne dica, è sol quando non v’è
più legge alcuna che sorgono gli eroi.
LUDOV: Fortuna non scelgo a caso gli assistenti!
A questi eventi alzano l’intelligenza
della media.
SILLA: Alla Prima, chi non applaude
è perché dorme, ma questo non vuol dire
che chi applauda abbia poi realmente compreso.
(giunge della strada un corteo, con in mano degli
striscioni e lanciando fumogeni)
CORTEO (1): Noi non staremo zitti!
CORTEO (2): Noi non staremo
fermi!
CORTEO (1): Sì, ci muoveremo tutti assieme …
CORTEO (2): … per fare la rivoluzione!
CORTEO (1): Perché,
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se non ora, quando?
CORTEO (2): In mano le spranghe,
gente, è la resa dei conti!
CORTEO (1): Qui si marcia
verso il teatro della nazione …
CORTEO (2): … dal gran
burattinaio!
CORTEO (1): Vogliamo il Presidente!
CORTEO (2): Vogliamo parlargli!
CORTEO (1): Spiegargli!
CORTEO (2): Lanciargli
tanti di quegli insulti, che capirà
che lo Stato ci ha stufato, che il Paese
vuole libertà!
CORTEO (1): Poiché al popolo piace
la rivoluzione!
CORTEO (2): Presidente, su,
presto, vienici incontro, parliamo assieme,
il popolo ti chiama!
LUDOV: Questi sono folli.
SILLA: Vogliono solo democrazia.
LUDOV: Vogliono
soltanto guai, altroché. Su, andiamocene
SILLA: Certo professore …
(vede qualcosa)
Anzi no, lei vada,
io resto ancora un poco, devo guardare …
LUDOV: Ragazzo, quelli sono …
SILLA: Sono uomini.
E lo sono anche io. La raggiungerò,
non si preoccupi. Lei intanto vada pure.
LUDOV: Tieni il tuo biglietto, allora. Ci si vede
poi all’interno. Non perderti il preludio!
(Ludov se ne va. Silla si fa strada tra la folla)
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SILLA: Scusate, scusate … sì, quello era il mio
piede … grazie, non si preoccupi, non voglio
uno striscione … men che meno un fumogeno!
No, la spranga no … !
(tra la folla compare Ciro)
CIRO: Silla!
SILLA: Le dico che …
(vede Ciro. La folla lascia stare Silla)
Ciro! Grazie al cielo, avevo visto bene!
CIRO: Cosa ci fai qui?
SILLA: Vado a teatro. E tu, invece,
non disprezzavi le manifestazioni?
CIRO: Le disprezzavo, le disprezzo tuttora.
SILLA: E che ci fai qui, allora?
CIRO: La seria. Qualcuno
dovrà pur farlo.
SILLA: Come chi va alla Prima …
CIRO: Come scusa?
SILLA: Dico … pochi sanno apprezzare
la Storia che trascorre loro davanti.
CIRO: Ci siamo lasciati che tu non mi capivi,
ed ora sono io a non capire. Spiegati.
SILLA: Gli eventi ci si presentano dinnanzi,
e chiunque si accontenta di prestar soltanto
una magra presenza.
CIRO: Tutti han paura.
SILLA: Paura di che?
CIRO: Della parte peggiore
che sta in loro. Se non esce per follia,
nessuno la trarrà fuori per buonsenso.
SILLA: Ci mancherebbe altro!
CIRO: Ed invece no, Silla,
ci manca proprio tutto, affinché la Storia
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possa svolgere il proprio corso.
SILLA: Dunque
siamo prigionieri.
CIRO: Sì, ma non per colpa
di un’istituzione.
CORTEO (1): Vieni, Presidente!
SILLA: E questi cosa vogliono?
CIRO: Quel che vogliono
tutti. Poter gridare, poiché in realtà
star male è una necessità che chiunque
deve esternare, ma si sta troppo bene
perché tutti prendano le spranghe senza
percepirne la violenza in quanto tale.
CORTEO (2): Su, Presidente, affacciati almeno, degnati
perlomeno di parlarci!
CIRO: Dimmi, Silla,
chi oserà cambiar le cose?
SILLA: Mio dio, Ciro …!
CIRO: Ciro, Ciro, soltanto Ciro sai dirmi,
rimproverare i miei pensieri, mai una
volta che si provi a non farli nascere!
(dagli occhi di Ciro scende una lacrima)
SILLA: È perché hai ragione.
CIRO: Tu dici?
SILLA: Purtroppo.
CIRO: Allora io devo andare.
SILLA: Ancora?
CIRO: Sempre.
(Ciro si volta, Silla la blocca prendendola per mano)
SILLA: Che intendi fare?
CIRO: No, non intendo. Devo.
29
(lo bacia dunque sulle labbra, poi va via. Nello
svincolarsi dalla stretta, il suo guanto rimane in mano a
Silla)
CORTEO (1): Il Presidente dichiara che uscirà!
CORTEO (2): Uscirà il Presidente, e ci parlerà!
CORTEO (1): Viva, gente, è la democrazia che vince!
(Silla si avvicina all’ingresso. Lì si addensano anche
molti poliziotti)
POLIZIOTTO: Lei non passa.
SILLA: Ho il biglietto.
POLIZIOTTO: Allora vada.
(Silla entra nel teatro. Intanto gli passa accanto una
gran folla circondata da fotografi, che va verso l’uscita)
CORTEO (2): Viva la crisi!
CORTEO (1): E muoia la politica!
(il Presidente appare su un podio, sotto il portico)
CORTEO (2): Il Presidente si è prostrato al popolo,
al popolo sovrano!
CORTEO (1): Che si migliori
la costituzione!
CORTEO (2): Sì, che si riduca
il parlamento e le sue spese. Non più
uno Stato, ma l’onore del Paese!
(Silla sale le scale. Fuori si fa silenzio)
PRESIDENTE: Signori. Ho una dichiarazione da fare …
30
(GRANDE ESPLOSIONE. Tutta la zona del portico salta in
aria. Silla cade per l’onda d’urto. Il guanto di Ciro gli
scivola dalle mani)
31
Parte seconda
POESIS
22 dicembre 2012
1 maggio 2013
32
33
<REPRESSIONE>
(dentro un bar davanti all’accademia, inverno)
ARRINGATORE: Sepolta sotto la neve e la sabbia
È la salma che non si vede né tocca.
(una arringatrice sale su una sedia e parla agli astanti)
ARRINGATRICE: Eppure è morta senza essere mai nata
sempre stata sin dalle soglie infinite
dell’universo, il pallido riflesso
dell’inquietudine che tutto muove.
(l’arringatore sale su un tavolo)
ARRINGATORE: Ciro muore! E muore per tutti noi.
Hanno arrestato chi vuole libertà!
ARRINGATRICE: Ribellarci, resistere e rivoltare!
Ragazzi, qui si fa la rivoluzione,
o si schiatta!
ARRINGATORE: Sennò chi esplose sarà
esploso invano!
(su un tavolo a lato siedono Silla e Ludov. Parlano tra
loro)
LUDOV: Tutto ciò è malsano.
Adesso la gente crede di capire,
nulla la bloccherà. Il boia si fa
vittima sacrificale, ora chi mai
fermerà il fuoco delle vene ed il sangue
delle armi?
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SILLA: È troppo tardi. Ciro
sapeva tutto questo
LUDOV: È perciò che ha scelto
di morire.
ARRINGATORE: Presto, alzatevi ora, tutti!
ARRINGATRICE: Siamo lo Stato, a morte l’istituzione!
ARRINGATORE: La politica non è un palazzo, ma
un solo urlo sincero: rivoluzione!
(gli astanti si alzano in piedi, tranne Silla e Ludov)
ASTANTI: Già, è vero, ci torni la sovranità!
ARRINGATORE: Senza compromessi, senza tolleranze!
LUDOV: Poco da dire, Ciro vince e dobbiamo
riconoscerne il trionfo.
SILLA: Brindiamo …
LUDOV: Con Ciro son morte tutte le speranze.
SILLA: Una scintilla brillò ed ecco, il Paese
rasenta la follia …
LUDOV: Ogni ordine è morto.
SILLA: Contro ciò brindiamo, dunque.
LUDOV: E a Ciro.
SILLA: A Ciro, sempre e comunque.
(i due arringatori si accorgono che Silla e Ludov non si
sono uniti all’entusiasmo generale)
ARRINGATRICE: Ma che fate
ancora qui seduti?
ARRINGATORE: Presto, impugnate
l’impugnabile, il potere è strepitante
ma al silenzio il nostro lo riduce.
ARRINGATRICE: Su, forza,
per Ciro la femminista, Ciro la marxiana!
ASTANTI: Ciro la santa, sì, Ciro nostra luce!
SILLA: Ciro, Ciro! Che sapete voi di Ciro?
ARRINGATRICE: Ciro ci ha salvati, ci svegliò dal sonno
35
della tirannia, quando lo si chiamava
ancora democrazia!
SILLA: Non sai che dici.
Parli di complotti, ma, ve ne fosse uno,
sarebbe morto con lei.
ARRINGATRICE: Reazionario,
ecco che sei!
ARRINGATORE: Succube all’autorità
del poter privato!
SILLA: Succube soltanto
del mio potere, la sola volontà.
(l’arringatore sputa contro Silla, che viene assalito da
due astanti. Ludov si alza)
LUDOV: Ma signori, è meglio che il mio allievo ed io …
ARRINGATRICE: Non fuggire, che non è mai inopportuna
l’opinione dell’oppressore!
LUDOV: Perciò
è meglio andare. C’è forse altro da dire?
(l’arringatore sferra un pugno contro il viso di Ludov,
che crolla a terra, sputando sangue)
ASTANTI: Forza, o popolo, siam la democrazia!
LUDOV: Solo un aggettivo per questa repubblica …
ARRINGATRICE: Nessuna istituzione più si intrometta
tra la gente ed il potere!
ARRINGATORE: Si sia tutti
spietati contro ogni supplica!
SILLA: La smetta!
ASTANTI: Botte al destrorso!
ARRINGATRICE: Sì, su, dategli addosso!
(entra in quel momento una squadra di gendarmi)
GENDARME: Che fate, cos’è questa rissa?
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ARRINGATORE: Su, contro
anche agli sbirri!
GENDARME: Respingete, arrestateli,
tutti quanti! Tutti dietro le sbarre!
(i gendarmi caricano e si introducono nello scontro)
SILLA: Professore, su presto, uscite!
LUDOV: Usciamo,
vorrai dire!
SILLA: Uno alla volta si nota
meno, c’è maggior possibilità.
LUDOV: Quella
che sento è forse responsabilità?
SILLA: Qualcuno me l’ha insegnata, suo malgrado.
(Ludov esce dal locale, aspetta per strada. Silla non
giunge. I gendarmi portano via tutti i presenti sotto lo
sguardo del professore)
37
<INTERMEZZO> (IV)
Il 22 dicembre, a seguito delle dimissioni del Primo Ministro,
il Presidente della Repubblica scioglie le camere del
Parlamento. Al governo rimane la competenza dell’ordinaria
amministrazione fino a dopo le imminenti elezioni. Il 23
dicembre 2012 il Primo Ministro dimissionario annuncia, durante
il discorso di fine anno, la sua intenzione di guidare una
coalizione. Il 31 dicembre il Governo cambia il regolamento di
accettazione delle liste elettorali, abbassando del cinquanta
percento il numero di firme necessarie perché la lista possa
presentarsi al voto. Il 6 gennaio 2013 il Primo Ministro
dimissionario presenta il simbolo, le liste ed il programma
della sua nuova coalizione. Il nuovo movimento prende subito le
distanze dagli altri schieramenti che avevano sostenuto il Primo
Ministro dimissionario nella legislatura appena conclusasi.
Intanto il già Primo Ministro, suo avversario, il 21 dicembre
2012 ha constato il distaccarsi di un gruppo politico dal suo
partito, che però forma un nuovo movimento e dichiara di
affiancarlo in coalizione alle elezioni. Il già Primo Ministro
riprende dunque i contatti con quegli ex‐alleati che avevano
dichiarato di non garantirgli un appoggio di coalizione, in caso
di una sua ennesima candidatura. Il 7 gennaio il già Primo
Ministro e il segretario federale del partito storicamente a lui
alleato siglano un accordo, che li vedrà affiancati nella stessa
coalizione, sebbene con due candidati a capo del governo
differenti; ciò in cambio dell’appoggio del primo alla
candidatura del secondo durante le elezioni per la carica di
governatore della regione più importante del Paese.
Nello schieramento opposto, invece, sorgono frange politiche
che non si riconoscono nella coalizione principale – quella che
aveva già eletto il proprio candidato a capo del governo tramite
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consultazioni democratiche. Queste frange si radunano attorno
alla figura di un noto membro del pubblico ministero che,
richiesta la sospensione dal suo ruolo istituzionale che lo
renderebbe incompatibile con la candidatura, il 29 dicembre 2012
fonda un nuovo movimento di cui è il candidato premier. Lo
stesso giorno e quello seguente la coalizione principale dà
luogo alla consultazione democratica per la formazione delle
liste dei candidati parlamentari, già contestata di non essere
garante del ricambio generazionale a causa delle modalità di
svolgimento. A queste proteste, il 22 gennaio 2013 si aggiungono
gli effetti della notizia che i vertici della quarta banca più
importante del Paese, di cui alcuni membri sono ritenuti vicini
agli esponenti locali del partito, abbiano preso accordi con
gruppi economici stranieri per nascondere un buco di bilancio
che altrimenti costringerebbe l’istituto di credito a dichiarare
il fallimento. La notizia si inserisce dentro un’indagine della
magistratura, che già procedeva dalla primavera dell’anno
precedente. Le altre forze politiche fanno di questo scandalo un
argomento contro la coalizione, che preferisce non rilasciare
dichiarazioni e lasciar fare alla magistratura il proprio
lavoro. Tra gli azionisti del gruppo bancario c’è anche il
portavoce e leader del principale movimento ispirato
all’Antipolitica, che il 29 gennaio chiede al segretario del
partito avversario immediate dimissioni, la rinuncia alla
candidatura, e promette l’istituzione di una specifica
commissione d’inchiesta che analizzi la questione una volta che
il suo movimento entrerà a far parte del Parlamento. Il 14
febbraio, dieci giorni prima delle elezioni, il già capo
dell’area finanza del gruppo bancario viene arrestato,
operazione che viene confermata dal Giudice per le Indagini
Preliminari il giorno 22 dello stesso mese.
[Milano, 1 maggio 2013]
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<RAPPRESENTANZA>
(vicoli del bassofondo, primavera)
ACCATTONE(1): Arriva l’artista!
ACCATTONE(2): Con la bicicletta,
pedala, pedala, che l’arte lo chiama!
ACCATTONE(1): E tiene bottega due strade più in giù,
in un vecchio scantinato, un vero eroe.
ACCATTONE(2): Eroe? E per cosa?
ACCATTONE(1): Lui pedala. Pochi oggi
sopportan la fatica del fare, pochi
ancor farebbero dopo l’umiliazione
della prigionia.
ACCATTONE(2): Stette dietro le sbarre?
ACCATTONE(1): E non se ne lagna, e sì che perse credito
sia agli occhi dello Stato, e persino a quelli
della Rivoluzione!
ACCATTONE(2): Eroe per chi, dunque?
ACCATTONE(1): Per nessuno. Un lottatore, comunque.
(l’artista raggiunge la sua bottega e scende nello
scantinato, la bicicletta in mano. La stanza è piena di
materiali da costruzione ed una radio. Accende la radio,
che trasmette un radiogiornale)
CRONISTA: Ultime notizie dalla Capitale!
il teatro nazionale è stato pure oggi
luogo di scontri. Ora i rivoluzionari
controllano tutte le vie principali
e si dirigono verso il parlamento …
40
(l’artista tira fuori da un cassetto un guanto e lo
annusa. Non ha più odore. Lo ripone in tasca.
Improvvisamente, l’artista sente una voce)
VOCE: Silla, perché stai ancora sottoterra,
ad aspettare che la rivoluzione
passi e ti prenda senza che tu faccia
alcunché?
(Silla riconosce la voce di Ciro)
SILLA: Ti sto sognando, non è vero?
CIRO: Sono io che sogno te.
(Silla comincia a guardarsi attorno, con sgomento)
SILLA: Fatti vedere!
CIRO: Non mi hai finora già guardata abbastanza?
SILLA: Fatti vedere!
CIRO: Ma tu mi vedi anche ora!
(Silla crolla a terra)
SILLA. Sì. Ogni notte, ogni giorno oramai …
CIRO: Sforzati
un poco, così mi vedrai, come sempre.
(Silla immagina Ciro)
CRONISTA: I soldati posan le armi, si consegnano
al popolo sovrano, dicono alcuni:
sì, vinciamo, Ciro vince, evviva Ciro,
evviva la Rivoluzione!
SILLA: Ora tutti
parlan di te. Ne sarai contenta, spero …
CIRO: Non son che pensiero, ma ho fatto di più
che le tue mani, a guardare fino ad ora.
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(Silla guarda i materiali. Nessuno è parte di un’opera
compiuta)
SILLA: Non è quanto facciamo che conta. Quello
che importa è che lo si faccia.
CIRO: Tu trovi?
SILLA: Un’azione è un’azione. Due azioni sono
un’azione e un’azione, e così tre azioni
sono un’azione, un’azione, e un’azione ancora.
Un’azione basta, e tu certo lo sai bene.
CIRO: Ma il qualcosa è più del niente.
SILLA: Ma tu sai
che il niente è solo attesa.
CIRO: E tendere è un atto …
SILLA: E un atto è atto. Se il nulla c’è, è già qualcosa.
CIRO: Non comprendo.
SILLA: Vorrei non capire anch’io.
(Silla si siede. L’immagine di Ciro gli si siede accanto)
CRONISTA: Il parlamento è ora ritornato al popolo,
e si promette che non ci sarà più
un candidato o un sovrano, ma soltanto
un pulsante per ciascuno, un’agorà!
CIRO: Come senti, io vinco mentre tu stai qui,
e questo lo chiami ‘già qualcosa’? Sei
della parte di chi non vuole cambiare.
SILLA: C’è ora per agire e ora per contemplare.
Se non si vede nel buio, prima che
s’accenda la luce, non sarebbe meglio
fidarsi degli altri sensi e pazientare?
CIRO: Non ho patito abbastanza?
SILLA: A dismisura.
CIRO: Allora non hai nulla da contestarmi.
SILLA: Giustificarti non è giustificare
tutti gli altri.
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CIRO: Ero io la seria, tra i due.
SILLA: E si vede. È solo che la leggerezza
è un travaglio ben più duro da affrontare.
(Silla si alza e si dirige verso i materiali della bottega)
CRONISTA: Tutti saranno candidati, verrà
candidato tutto il popolo sovrano,
un referendum per abrogare infine
l’istituzione! Chi si candida contro
sarà posto a capo dell’opposizione!
(Silla riprende tra le mani la bicicletta)
SILLA: Non serve poi fare tanto, a quanto pare.
Infrangere norme è quasi disonesto.
(l’immagine di Ciro si alza)
CIRO: No, non te ne andare!
SILLA: Potrei pentirmene,
lo sai.
CIRO: Amaramente. Perciò so che andrai.
SILLA: Ci si pente se si teme quel che è giusto
fare.
CIRO: E io morirò una seconda volta …
SILLA: No Ciro, è finito il tempo di morire.
(Silla esce dallo scantinato con la bicicletta, mentre
l’immagine di Ciro scompare)
43
<INTERMEZZO> (V)
Il 6 gennaio 2013 inizia ufficialmente il periodo della
campagna elettorale, con l’entrata in vigore della par condicio,
cioè la pari condizione da parte di tutte le forze politiche
impegnate nella campagna elettorale ad avere accesso ai mezzi di
comunicazione di massa. Il 10 gennaio il già Primo Ministro, in
veste di capo della propria coalizione, accetta di partecipare ad
una delle trasmissioni televisive più avverse al suo operato. La
puntata è un successo di ascolti e, nel mentre, l’esibizione del
già Primo Ministro fa guadagnare allo stesso nuova fiducia da
parte dell’elettorato. In linea con questo episodio, le comparse
televisive del già Primo Ministro si fanno costanti su ogni
canale della rete televisiva nazionale. In queste interviste
accusa le due coalizioni avversarie di essere già d’accordo nel
formare un governo comune dopo le elezioni. Nei giorni
precedenti, i processi nei quali il già Primo Ministro rivestiva
il ruolo di imputato vengono rinviati a dopo le elezioni. L’11 e
il 12 febbraio ha luogo la deposizione dei simboli e delle liste
dei candidati presso il Ministero degli Interni. Il 14 gennaio ha
anche inizio la campagna elettorale del principale movimento
dell’Antipolitica, che rinuncia a qualsiasi apparizione o
dichiarazione televisiva, e punta invece ad una pubblicità
propagata attraverso il web e organizzando comizi unilaterali
nelle piazze cittadine di tutto il Paese. La televisione
nazionale organizza intanto una trasmissione di confronto tra i
candidati alla carica di Primo Ministro delle sei liste più
importanti della campagna, ma sia il già Primo Ministro che il
portavoce del principale movimento dell’Antipolitica declinano
l’invito, facendo saltare l’evento poiché, a detta degli
organizzatori, verrebbe a mancare la pari condizione
d’espressione delle diverse forze politiche. Il portavoce
dell’Antipolitica, tuttavia, dichiara che il 17 febbraio
44
rilascerà un’intervista ad una televisione di rete privata.
Tuttavia, essendo le dichiarazioni televisive contrarie al
regolamento del suo movimento, il giorno concordato disdice
l’impegno. Il giorno dopo il già Primo Ministro avanza una
proposta che prevede un confronto televisivo tra le tre
coalizioni politiche in lizza per le elezioni: la propria, quella
del Primo Ministro dimissionario e quella del segretario del
partito a lui sempre avverso. Quest’ultimo rifiuta però
l’opzione, rifacendosi anche lui alla trasgressione delle norme
di par condicio, in quanto le principali liste indipendenti non
godrebbero della possibilità di espressione prevista della legge.
Il 22 febbraio, durante il suo ultimo comizio in campagna
elettorale, il portavoce del principale movimento
dell’Antipolitica scaccia dal palco i giornalisti della rete
pubblica italiana. I giornalisti della rete privata rimasta
decidono dunque di trasmettere in chiaro la diretta del comizio,
in risposta a tale gesto.
Il 24 e il 25 febbraio si tengono le votazioni. Il risultato
elettorale è un sostanziale pareggio. La coalizione del
segretario del partito che aveva optato per le consultazioni
democratiche dei propri candidati ottiene tuttavia il vantaggio
percentuale formale, guadagnando così il premio di maggioranza
alla Camera dei Deputati, avendo così il controllo di uno dei due
rami del Parlamento. La coalizione del già Primo Ministro ottiene
un numero di voti poco inferiore, mentre quella del Primo
Ministro dimissionario ne ottiene solo un terzo degli avversari.
Sopra ogni aspettativa è invece il risultato del principale
movimento dell’Antipolitica, che supera quello del singolo
partito del già Primo Ministro, e quasi raggiunge quello del
partito del segretario vincente. Nella seconda camera, tuttavia,
in base ai premi di maggioranza affidati regionalmente, non si
costituisce nessuna maggioranza naturale.
[Milano, 1 maggio 2013]
45
<RAPPRESAGLIA>
(binari vicino alla stazione centrale, estate)
MILITARE(1): Ehi tu! Stai lontano dalle rotaie!
MILITARE(2): Devono passare i convogli, i convogli
del popolo sovrano!
(l’uomo a cui si rivolgono è Silla. Si ferma e alza le
mani)
SILLA: Vero, un popolo
senza capo e tutto di follia, che uccide
l’altro solo perché popolo non sia.
MILITARE(1): Cerchi rogne?
SILLA: Mah … Cerco di andare un po’
più avanti e, in mancanza di treni in corsa,
le mie gambe dovrebbero bastare.
(il militare si rivolge al compagno)
MILITARE(1): Su! Vedi di dare una lezione a questo
camminatore!
SILLA: A dire il vero, io
sarei un ciclista.
MILITARE(2): E con quale mezzo?
SILLA: La bici la tengono i vostri colleghi,
quelli della frontiera regionale.
Poi ho cercato un treno, ma non ce n’era
nemmeno uno nelle liste in stazione.
MILITARE(2): Certo. Così saranno sempre in orario.
SILLA: Tanto per cambiare, non ne prenderò
neanche uno, ancora. Prima ero io a perdere
46
i treni. Ora son loro a perdere me.
(si sente il rumore di un treno in arrivo)
MILITARE(1): Ecco, arriva il convoglio della Rabbia.
MILITARE(2): Sai, una veterana della rivolta …
MILITARE(1): Ha combattuto contro il vecchio regime,
sa bene cosa sia la severità.
MILITARE(1): Sceglierà lei che far della tua insolenza!
(il treno si ferma, da uno dei vagoni scende una giovane
donna, che si rivolge ai due militari)
LA RABBIA: Perché avete fermato il treno?
MILITARE(1): Signora,
questa testa calda stava camminando
sulla vostra via, prima che lo fermassimo
e che ci rispondesse con supponenza.
LA RABBIA: E dovrei star qui a risolvere i vostri
problemi con l’orgoglio? Non è così
che si porta avanti la Rivoluzione!
MILITARE(1): Signora …
LA FIERA: Per favore, non andate oltre.
(i due rimangono un attimo in silenzio)
MILITARE(2): Notizie dalla Capitale, comunque?
LA RABBIA: Il risultato elettorale è ora noto.
MILITARE(1): E che dice?
LA RABBIA: Soltanto un pugno di voti
per la democrazia al popolo sovrano.
MILITARE(2): L’altro candidato, quindi … ?
MILITARE(1): Quello che,
contro il sogno dei tempi, aveva portato
avanti il suo nome e le vecchie parole …
LA RABBIA: Un voto solamente. Probabilmente
decise di votarsi da sé. Ma ha fatto
47
di peggio con i suoi discorsi.
MILITARE(2): Ma che … ?
LA RABBIA: La scheda bianca ha trionfato. Schede bianche,
schede bianche ovunque, non c’è stato molto
da falsificare. Siamo onesti, in fondo.
MILITARE(1): E la democrazia diretta … ?
MILITARE(2): … Il pulsante
a ciascuno ed il parlamento pro capite?
LA RABBIA: Tutto finito, per colpa di chi semina
la paura. La votazione fu chiara,
la maggioranza non vuole quel sistema.
Ciro muore ancora.
SILLA: Oppur non muore più.
(la Rabbia si volta verso di lui, stizzita)
LA RABBIA: Che ne sai tu di Ciro?
SILLA: Che ne sapete
voi del suo vero nome, piuttosto?
LA RABBIA: Ma …
(la Rabbia osserva meglio Silla)
Io ti conosco! Non sei quel reazionario
che mesi fa litigò con noi nel bar
davanti all’accademia?
(Silla riconosce nella Rabbia l’arringatrice)
SILLA: Sì, sono io,
e con ancora più determinazione.
LA RABBIA: E sei anche quello che mise il suo nome
all’elezione contro il popolo sovrano!
SILLA: Vantate di buona memoria, signora.
LA RABBIA: E tu di un egocentrismo smisurato,
se ti sei crociato nei giorni del voto.
SILLA: Non optai per nessuna croce, quel giorno.
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LA RABBIA: Qualcuno però te la diede!
SILLA: Chiunque
porta con sé una croce posta da altri.
LA RABBIA: Ma ciascuno riceve quella che sceglie.
(attimo di silenzio, poi la Rabbia parla ai militari)
Bene, lasciatelo andare, ha diritto
di proseguire indisturbato.
MILITARE(1): Signora?
LA RABBIA: Fate come ho detto!
MILITARE(2): Ma certo, certo,
non vogliamo dar ragione al vostro nome …
(Silla va oltre il blocco. Dopo qualche passo però la Rabbia
estrae la pistola e lo crivella con tre colpi al capo)
MILITARE(1): Ma signora … !
MILITARE(2): Capitano!
MILITARE(1): Non avete
detto …
(la Rabbia si avvicina al cadavere di Silla)
LA RABBIA: Io ho detto, ma il popolo vuole.
Il popolo chiede giustizia, e il nemico
del popolo è morto, ucciso ora. Ma
non fu la mia mano, o quella del popolo
a premere il grilletto.
MILITARE(2): E chi fu allora?
LA RABBIA: Lei. Ciro lo uccise, Ciro vince ancora.
49
<INTERMEZZO> (VI)
Il 15 marzo 2013 ha avvio la XVII Legislatura. I primi due
giorni di lavoro parlamentare vedono, dopo alcune manovre
tecniche in sede di voto, l’elezione dei due presidenti delle
camere, entrambi provenienti dalla coalizione che controlla la
Camera dei Deputati. Il 20 marzo il Presidente della Repubblica
avvia le consultazioni per la formazione di un governo. Sebbene
le forze parlamentari non sembrino convergere su scelte coese, il
22 marzo il Presidente affida al segretario e candidato della
coalizione del partito di maggioranza relativa l’incarico di
Primo Ministro in pectore, con il compito di esplorare le
posizioni parlamentari in vista della formazione della
maggioranza per un nuovo governo. I tentativi del Primo Ministro
in pectore si dirigono verso un’alleanza con il principale
movimento dell’Antipolitica, che però rifiuta ogni trattativa.
Intanto, il 26 marzo il Ministro degli Esteri del governo
dimissionario presenta irritualmente le proprie dimissioni
personali dinnanzi alla Camera dei Deputati, in seguito alla
gestione ambigua da parte del governo di una crisi diplomatica.
Il 28 marzo il Primo Ministro in pectore, privo di una
maggioranza, riconsegna il mandato nelle mani del Presidente
della Repubblica, che non rilascia dichiarazioni, fomentando voci
su sue possibili dimissioni, onde accelerare l’imminente
successione. Il giorno seguente, tuttavia, questi dichiara che,
in assenza di un governo sino all’elezione del nuovo Capo dello
Stato, saranno istituite due commissioni extraparlamentari atte a
stilare una linea programmatica per le riforme istituzionali ed
economiche di cui necessita il Paese. Le due commissioni sono
nominate e rese operative dal 30 marzo, e riconsegnano i frutti
del proprio operato in data 12 aprile.
50
Iniziano intanto le manovre che conducono verso l’elezione del
nuovo Capo dello Stato. Il 12, 13 e 15 aprile si tengono le
consultazioni popolari via web del principale movimento
dell’Antipolitica per scegliere quale sia il proprio candidato
alla presidenza. Il 12 aprile il sito delle votazioni viene
manomesso da programmatori esterni, costringendo il movimento a
ripetere la votazione il giorno seguente. Intanto il partito di
maggioranza relativa studia linee da seguire per convergere verso
le forze politiche del già Primo Ministro e quelle del Primo
Ministro dimissionario. Il giorno 18 aprile iniziano le votazioni
a camere riunite per decidere chi sarà il dodicesimo Presidente
della Repubblica. Il candidato condiviso dalle tre forze
politiche sopracitate non passa a causa di divisioni interne del
partito di maggioranza relativa che, il giorno seguente, alla
prima votazione in cui il quorum necessario per l’elezione scende
dal settantacinque percento al cinquanta percento, sceglie di
puntare su un candidato proprio, inviso alle forze politiche
avversarie. Tuttavia, a causa di centouno dissidenti interni al
partito, il candidato non passa. In preda allo sbaraglio, la
notte stessa il segretario del partito annuncia le proprie
dimissioni. Queste diverranno operative un minuto dopo l’elezione
del nuovo Capo dello Stato. Il 20 aprile i rappresentanti delle
tre forze politiche ordinarie si recano a turno dal Presidente
della Repubblica uscente, chiedendogli di ricandidarsi,
contrariamente alle intenzioni espresse nelle dichiarazioni
rilasciate i giorni precedenti. Il Presidente della Repubblica
uscente accetta e, al sesto scrutinio, viene rieletto Capo dello
Stato, senza l’appoggio di una parte della coalizione di
maggioranza relativa e del movimento dell’Antipolitica. È il
primo caso di rielezione alla carica in tutta la storia
repubblicana del Paese.
[Milano, 1 maggio 2013]
51
<RESTAURAZIONE>
(auto diretta alla frontiera, autunno)
FUNZIONARIO: Le piacciono le nostre montagne, Ludov?
LUDOV: Mi sono sempre piaciute, a prescindere.
FUNZIONARIO: Si troverà a suo agio oltre la frontiera,
professore. Sì, niente preoccupazioni,
nessun impegno … è il bene suo e dello Stato.
LUDOV: La morte di tutto quel che sono stato.
FUNZIONARIO: Oh, no! Non è questo che noi vogliamo.
LUDOV: Noi chi?
FUNZIONARIO: Io e la Nazione.
LUDOV: Scusi?
FUNZIONARIO: Di che?
LUDOV: No, io intendevo …
FUNZIONARIO: Professore, lei sa
con chi sta discorrendo in questo momento?
LUDOV: Un graduato della Rivoluzione.
FUNZIONARIO: Con chi darà i gradi alla Rivoluzione.
LUDOV: Che vuol dire?
FUNZIONARIO: So benissimo che lei,
professore, è l’unico dissidente
rimasto tra di noi. Proprio per questo,
prima che si sappia degli ultimi eventi,
devo parlarle, consultarla e isolarla.
Lei è l’unica testa che sa pensare
in tutto il Paese, oltre alla mia. Ma la mia
pensa ancora poiché io so ogni cosa;
la sua, invece, pensa perché non sa niente.
LUDOV: Ma lei è il capo del Servizio Segreto!
FUNZIONARIO: Presto sarò presidente dello Stato,
e lei mi spiegherà come diventarlo.
52
LUDOV: Non può farlo!
FUNZIONARIO: Oh, lei non …
(l’auto si ferma)
AUTISTA: Siamo arrivati,
signore. Davanti c’è solo il confine.
FUNZIONARIO: Bene. Possiamo scendere, professore.
(Ludov e il funzionario scendono dall’auto)
LUDOV: Che dovrei dirle?
FUNZIONARIO: L’unico candidato,
l’uomo che lei solo ha votato, è morto.
Un errore di ufficiali baldanzosi,
nessun torto, solo tristi conseguenze
collaterali della Rivoluzione.
LUDOV: E di cosa dovrei darle spiegazione?
FUNZIONARIO: Come volger le circostanze a vantaggio
di una persona, ossia la mia, che mantenga
lo Stato, diventi istituzione e che resti,
almeno in facciata, una democrazia.
LUDOV: Artificio non da poco!
FUNZIONARIO: Lei ne sa
di artifici. Filosofava su quelli,
quando ancora insegnava la professione.
(Ludov si avvicina alla frontiera e la fissa sospirando)
LUDOV: Convinca tutti che la morte di Silla
sia l’apice delle ingiustizie passate.
Dica il vero: che Silla e Ciro s’amarono
in passato. Poi dica il falso: che Silla
sostenne la Rivoluzione in un altro
modo, che fu il solo ad averla compresa.
E poi abbatta qualunque opposizione
che si rifaccia a attentati e alla contesa.
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FUNZIONARIO: Sapevo di poter contare su di lei!
LUDOV: Non è su me che deve contare, ora,
bensì sul popolo, che dovrà anche crederle.
FUNZIONARIO: Come riuscirò nell’intento?
LUDOV: Qualunque
finzione non è sol più vera se dice
anche il vero, ma se il falso che contiene
è creduto vero da chi la sostiene.
Non sia soltanto l’autore della sua
creazione, no, si lasci manipolare,
che il suo fare abbia come materia prima,
prima che il popolo, il tiranno, che menta
a sé stesso e se ne guadagni stima.
FUNZIONARIO: Lo dicevo io che è l’unico che sa
pensare, da questa parte del confine …
LUDOV: Credo che ormai, qui, non pensi più nessuno.
(Ludov fa per dirigersi verso la frontiera)
FUNZIONARIO: Ehi, aspetti! Un minuto, solo uno!
LUDOV: Cosa devo aspettare ancora?
FUNZIONARIO: Un dono.
Un ricordo del calore che di là
non ritroverà …
LUDOV: Lei è proprio crudele.
FUNZIONARIO: Allora donando le chiedo perdono.
Prendete!
(il funzionario porge un mandarino a Ludov, che lo afferra)
Quel che rimane della patria.
LUDOV: Qualcosa da mangiare, o che poi si lascia
nascosto a marcire …
FUNZIONARIO: Veda di sparire.
(Ludov annuisce e attraversa la frontiera)
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DOGANIERE: Documenti, prego!
LUDOV: Eccoli, con i timbri
ed i controtimbri, dall’una e dall’altra
parte della frontiera.
DOGANIERE: Bene. Lei è
in regola. Su, presto, avanti, prosegua!
(Ludov cammina lungo la strada, costeggiando un lago.
Osserva la riva opposta)
LUDOV: Ecco … Là sorge ancora il nostro Paese,
la nostra terra natia, e l’abbiam tradita
custodendo in noi un’esperienza affine
al nemico più avverso, la tirannia.
E poche vedove sole piangono
questo tenero consorte, massacrato
dalle mire ed i segni del potere,
smembrato dall’inclemenza della legge
del più forte: privare gli esistenti
di ogni coscienza. Noi scostiamo lo sguardo
con aridità e con gelo, deponendo
questa bara nell'ultimo pertugio
prima dell’aldilà.
(Ludov lancia il mandarino verso il lago, contro
l’orizzonte)
Siamo come i complici
degli assassini, una generazione
irresponsabile, ecco, siamo soltanto
i neri becchini della Libertà.
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<EPILOGO>
Il 22 aprile 2013 il Presidente della Repubblica presta
giuramento davanti alle Camere. Durante il discorso si
reinsediamento critica aspramente la sterilità del sistema
partitico e gli slanci poco istituzionali dell’Antipolitica.
Dopodiché auspica un clima di larghe intese tra le forze
parlamentari, nessuna delle quali potrebbe governare senza
l’appoggio di un’altra forza esterna alla propria. Il 23
aprile il Presidente della Repubblica avvia le consultazioni,
che durano soltanto una giornata. Nel pomeriggio il segretario
del partito di maggioranza relativa conferma le proprie
dimissioni dinnanzi all’assemblea del proprio schieramento,
che invia alle consultazioni i due capigruppo alle Camere e il
vicesegretario del partito. La mattina del 24 aprile il
Presidente della Repubblica affida al vicesegretario del
partito di maggioranza relativa l’incarico di formare un
governo. Il 25 aprile è festa nazionale.
La sera del 27 aprile, dopo giorni di trattative con le
forze politiche del già Primo Ministro e del Primo Ministro
dimissionario, il vicesegretario ufficializza la formazione
dell’esecutivo. Il 28 aprile il governo, composto da membri di
tutte e tre le forze politiche sopracitate e da altri membri
esterni, presta giuramento davanti al Presidente della
Repubblica. In piazza un uomo armato apre il fuoco contro le
forze dell’ordine, ferendo gravemente un carabiniere e più
lievemente un altro suo collega. Il 29 e il 30 aprile il nuovo
Governo ottiene la fiducia in entrambi i due bracci del
Parlamento. Il 1 maggio è la festa dei lavoratori.
[Milano, 1 maggio 2013]
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57
APPENDICE
Componimenti civici
Autunno 2012 – Primavera 2013
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Anonimie
[ai calcoli elettorali della XVI Legislatura]
Non bisogna essere geni musicali
per capire che al mattino non si parli
della prima alla Scala, dell’eroe che,
a patto di non svelare il proprio nome,
salvò la propria dama da false accuse.
Non serve essere cittadini esemplari
per realizzare che il dramma si concluse,
lasciando spazio alla tragedia, poiché
chi troppo ama la propria natura nutre
scarse riserve verso la legge altrui:
e cadono governi a causa di uno
che poi è molti, stroncando ogni applauso
all’inchino del direttore d’orchestra.
10 dicembre 2012
60
Astropolitiche
[ai moralismi della Terza Repubblica]
Ora che il cielo è sceso in terra, tremano
le aule del potere, si scuote quel tempo
che con il sangue ci consegnò le carte,
l’idea e un’istituzione. Ecco, ora sento
una generazione che si lamenta
del passato senza poi farne parte,
troppo ebbra di presente per ricordare
che responsabile è anzitutto l’errore,
non solo il trionfo. Insultate pure,
tanto voi non rantolate nella ghiaia,
siete un astro che sorge! Però anche il sole
tocca l’orizzonte, cela e si nasconde,
anche voi state lì, tra la luce e le ombre.
24 febbraio 2013
61
Bianca
[alla scheda dell’onorevole Civati]
Se cadendo da un dirupo la misura
va disperdendosi, così è per la fossa
comune, quando la si vede dinnanzi.
Né eroismo, né stile sanno evitarla.
Non serve stringersi attorno al gonfalone,
la bandiera non è più un’arma, solo
la vergona nera di un popolo grigio,
ove la guerra sfocia nel litigio
di una dignità nata oramai tarda.
20 aprile 2013