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Educare ed educarsi
L’educatore permanente. Punto di riferimento per valorizzare l’offerta pedagogica a scuola
Prof.ssa Antonella Conti, pedagogistaUniversità Cattolica di Milano
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Agenda
• La scuola di fronte alle sfide educative
• La figura dell’educatore ad personam per la disabilità
• I nuovi modelli
• Rispondere ai bisogni emergenti
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Insegnare: “indicare la strada”
EDUCARE• “condurre” attraverso un
rapporto promozionale.• Si rivolge a tutta la
persona.• FINE: portare il soggetto
a dirigere il proprio processo di personalizzazione, lo sviluppo armonico della personalità unica ed irripetibile
ISTRUIRE• “accatastare”,
“sovrapporre strati • Si rivolge alla sfera
intellettiva• FINE: trasmettere (o
costruire insieme) determinate conoscenze o competenze e facilitarne il processo di acquisizione
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Il fenomeno “D”
Sono in aumento gli ALUNNI “D”: difficili, disturbati, disadattati, disobbedienti, disorganizzati, deprivati, disonesti…… quelli che pur possedendo potenzialità intellettive nella norma hanno difficoltà di adattamento; sono aggressivi, litigiosi, polemici, prepotenti e i problematicI passivi, rinunciatari.
Nel 2012, i giovani 18-24enni in possesso della sola licenza media e non più in formazione e pari al 17,6% contro una media UE del 12,8%. I promossi alla sec. di II grado sono il 63,5% (52,2% negli istituti professionali) MIUR, giugno 2013
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La scuola di fronte aglialunni “D”
• La scuola NON E’ LA CAUSA di tale fenomeno• Diventa difficile il lavoro degli insegnanti, che spesso
sono lasciati soli nel gestire le diverse problematiche personali e sono investiti di compiti burocratici quando occorrerebbe lavorare su intenzionalità e modalità educative
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Esperienze scolastiche inadeguate e l’uscita anticipata dal circuito scolastico incrementano l’escalation disagio-disadattamento-
devianza in adolescenza.
L’ educatore nella scuola: assistenza per la disabilitàAssistente Educatore Scolastico o ad Personam
(assistente alla comunicazione, lettore…)?
Quale e il suo ruolo?
Le sue funzioni sono state modificate e specificate nella legislazione riflettendo l’evolversi del concetto stesso di integrazione, a partire dalle leggi e circolari che si sono succedute dal 1971 ad oggi.
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Il ruolo dell’assistente educatore• L 118/71: “…assistenza durante gli orari scolastici
degli invalidi più gravi”. • L 517/77:attuare “il servizio sociopsicopedagogico e
forme particolari di sostegno secondo le rispettive competenze dello Stato e degli Enti locali preposti”.
• DPR 616/77 “…assegnazione alle scuole di personale ausiliario, di frequente preparato appositamente in vista della collaborazione da dare agli insegnanti; l’assegnazione di personale assistente per i soggetti non autonomi…”.
• L 104/92 “.. fornire assistenza per l’autonomia e la comunicazione” dei disabili con partecipazione alla stesura dei PEI. Altro asse su cui lavora l’AE e la socializzazione.
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Criticità nel ruolo di A.E.• Scarsa chiarezza sul ruolo e difficoltà di
riconoscimento professionale da parte della scuola • Casi di sovrainvestimento della famiglia• Stress professionale, difficoltà a “staccare la spina”• Supporto professionale a volte non sufficiente• Solitudine professionale• Dipendenza del minore con il rischio che non sia
evolutiva• Difficoltà nel raccordarsi con le didattiche delle varie
discipline• Scarso riscontro economicoAttività scolastica e/o domiciliare con alunni disabili =
non avere una “casa” professionale
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Linee progettuali per un nuovo approccio all’integrazione1. Mettere al centro l’efficacia e l’efficienza delle prassi di
integrazione scolastica. Valutare pratiche e risultati 2. Piena corresposabilizzazione di tutti i docenti nei processi di
integrazione3. Valorizzare l’autonomia organizzativa e gestionale delle scuole4. Rendere effettiva la collaborazione della famiglia con la scuola, i
servizi sanitari e sociali5. Realizzare servizi permanenti (CTI, Centri Territoriali per
l’Integrazione) con competenze tecniche, coordinamento e collaborazione nelle comunità locali per andare oltre l’assegnazione di ore per il sostegno
Modello da applicare non solo alla disabilità, ma anche ai DSA, alle difficoltà emotive e allo svantaggio socio-culturale
(Ass. Treellle, Caritas, Fond Agnelli, 2011)
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Dalle “D words” ai BES
Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need) e qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di educazione speciale individualizzata
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Non Basta Essere Studenti, Bisogna Essere Speciali perche la scuola intervenga?
Chi sono i BES?
Sono i Bisogni Educativi Speciali che necessitano di RISORSE aggiuntive (umane, ausili, finanziamenti) per sostenere alunni nelle scuole comuni (OCSE)1. DISABILITA’
ci sono basi organiche, vengono certificati2. DIFFICOLTA’
DSA, disturbi di apprendimento (es. linguaggio), disturbi comportamentali o emotivi che interferiscono negli apprendimenti3. SVANTAGGI SOCIO-CULTURALI
background indigente e/o lingua o cultura differente11
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Motivazione: i bisogni degli alunni• MASLOW: bisogni di mancanza e di crescita• ATKINSON: il bisogno di successo e l’evitamento dell’insuccesso• DECI: autodeterminazione, competenza, relazione• BANDURA: il senso di autoefficacia • COVINGTON : le difese dell’autostima
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Competenze per le figure educativeCOMPETENZE CAPACITA’ DI INTERAGIRESPECIFICHE CON I VARI CONTESTITenendo conto del proprio ruolo e di quello altrui
Per interagire in modo efficace occorre riconoscere che non si risponde da soli ai bisogni del soggetto, ma che il punto di vista di ciascun operatore e, per sua natura, o per vincoli di contesto, limitato e quindi e utile integrare punti di vista con altri agenti educativi.
Se si uniscono punti di vista differenti si arricchisce la visuale, si risponde meglio ai bisogni
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Spunti bibliografici per approfondimenti• Associazione TreeLLLe, Caritas Italiana, Fondazione Giovanni Agnelli, Gli alunni
con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte, Erickson, Trento, 2011
• CONTI A., La formazione degli educatori negli enti pubblici, in Mariani V., Gerosa F. (a cura di), Pedagogia del Servire, ed. Casa del Giovane, Pavia, 2002
• A. CONTI, Il consulente pedagogico nella scuola, in “La consulenza pedagogica. Pedagogisti in azione”, in L. D’ALONZO, V: MARIANI, G ZAMPIERI, S MAGGIOLINI (a cura di), Ed .Armando, Roma, 2012.
• D’Alonzo L., Gestire le integrazioni a scuola, La Scuola, BS 2008
NB Le immagini che appaiono nella presentazione sono tratte da Google
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