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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

PRIMO PIANO

Aeroporto: il master plan tagliale ciminiere dell'inceneritoreeRisposta a Toscana Aeroporti.Semplice errore di dilettantiallo sbaraglio? di perUnaltracittà

La proposta No Tav ailavoratori di Coopsette: insiemeper il passante di superficiedi Tiziano Cardosi, Comitato NoTunnel TAV di Firenze, attivo inperUnaltracittà

Suburra, il film che assolveil Partito Democraticoda Mafia Capitale di Redazione

200.000 euro dalla RegioneToscana alla Chiesa per un giornodi papa Francesco. PetizioneUaar di Marvi Maggio, CobasRegione Toscana

Ecco Firenze, non città ma parcoa tema che deprezza i suoi tesoridi Gilberto Pierazzuoli, scrittore,attivo in perUnaltracittà

Sangue e urina: così Firenzedimentica la strage di piazzaDalmazia di Gian Luca Garettimedico attivo in MedicinaDemocratica, ISDE eperUnaltracittà

Nuovo Isee penalizza gli studentipiù poveri: a Firenze parte lamobilitazione di Studenti contro ilnuovo ISEE Firenze

La Fondazione Don Gnocchinon scarichi sui lavoratori il suodeficit! di USB Lavoro Privato

La carta di Panzano in Chiantidi Gian Luca Garetti, medico attivoin Medicina Democratica, ISDE eperUnaltracittà

La Posta in giocodi Marco Bersani, Attac Italia

Appello contro il Vertice NATOdel 25/26 novembre di Assembleacontro il vertice NATO di Firenze

Solidarietà agli antifascistifiorentini di perUnaltracittà

RUBRICHE

Nuove destrea cura di Giorgia BulliL’abito non fa il monaco.Che panni veste oggil’estrema destra? di G.B.

Kill Billya cura di Gilberto PierazzuoliLe stagioni di Zhat: l'Egittomoderno di Sonallah Ibrahimdi Giuseppe AcconciaVivere egualiDisabili e compartecipazioneal costo delle prestazionidi Luca Pampaloni

ACADa cura di Maurizio De ZordoInevitabilmante antifascistidi ACAD Firenze

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattonie Gabriele PalloniIl Gattò di patatedi B.Z.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazioalle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercitaun pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chifa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamentie relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuirealla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabileper animare reazioni culturali e conflittualità sociali.Perché il futuro è oltre il pensiero unico.Anche a Firenze e in Toscana.

Testata in attesa di registrazione: www.cittainvisibile.info

EDITORIALE SOMMARIO

Cari amici e care amiche,

con questo numero si inaugura una rubrica dedicata alle“Nuove destre”. Abbiamo pensato che poteva essere utile,visti i tempi che corrono, mettere a fuoco in che modo econ quali strategie comunicative si muove la destraradicale. Lo faremo girando per l’Europa, esplorando ilmondo dei partiti e quello dei movimenti, le tifoseriecalcistiche, il web e tutti quegli ambienti in cui, in modopiù o meno visibile, l’estrema destra trova appiglio e siradica. Tenteremo soprattutto di comprendere comel’ibridazione dei simboli, delle parole d’ordine e dellepratiche di azione costituisca un potente mezzo direclutamento di simpatizzanti e aderenti.

In questo numero troverete, come sempre, moltiargomenti raccontati direttamente dai protagonisti dellevertenze e delle lotte in atto, in un intreccio - a cuiteniamo molto - di argomenti diversi che porteranno, ciauguriamo, a interessare chi legge anche a temi nonfamiliari.

Perché crediamo che il mondo del lavoro, l'ambiente, idiritti delle persone siano aspetti collegati tra loro estiano all'interno di un unico orizzonte. Dove, eliminandoogni superflua complicazione, la scelta di fondo è semprela stessa: lavorare per il profitto di pochi o per ilbenessere di molti? Noi non abbiamo dubbi da che partestare.

Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazione

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1 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

PRIMO PIANO

Aeroporto: il master plan tagliale ciminiere dell'inceneritoreperUnaltracittà - laboratorio politico

Edifici alti 70 metri prospicienti una pista diatterraggio costituiscono un ostacolo allanavigazione aerea? Sta di fatto che il “Master Plan2014-2029” per l’ampliamento dell’aeroporto diFirenze, prodotto nel torrido agosto appenatrascorso, scorcia di dieci metri le ciminiere diCase Passerini.Certo, che le ciminiere non andassero a nozze conle piste aeroportuali lo sapevamo. Ma che unmaster plan avesse la facoltà di abbassare i caminidell’edificando inceneritore ci pare, a dir poco,ipotesi fumosa.L’autorizzazione integrata ambientale (AIA)rilasciata per l’impianto di incenerimento deirifiuti prevede infatti a Case Passerini un caminocostituito da due ciminiere alte 70 metri (cfr.Relazione tecnica-Opere paesaggistiche earchitettoniche, 4.5, p. 21). Viceversa, le stime delmodello propedeutico alla valutazione di impattosanitario del Master Plan aeroportale assumono leemissioni di un camino alto solamente 60 metri(cfr. Integrazioni del 03/09/2015 – Atmosfera:relazione. Rev. B, p. 169-170).Insomma, le ciminiere saranno alte 60 o 70 metri?E quali sono le conseguenze di questa discrasiaprogettuale? Facciamo due ipotesi.1) Le ciminiere restano di 70 metri come nelprogetto per cui è stata rilasciata l’autorizzazione(AIA): le previsioni del master plan aeroportualesono quindi errate e vanno rifatte.2) Le ciminiere saranno effettivamente portate a60 metri. L’abbassamento di dieci metriprovocherà un impatto maggiore sulla salutedegli abitanti della Piana: è risaputo infatti cheuna ciminiera più è alta, più facilmente riesce araggiungere gli strati atmosferici adatti alladispersione dei fumi e alla deposizione delleceneri su un areale maggiore e in concentrazioni

minori.Ma c’è di più. Se vale la seconda ipotesi, l’abbas-samento dei camini si configura come “modificasostanziale” e quindi il progetto di inceneritoredovrà essere nuovamente sottoposto allaprocedura di AIA come prevede il Testo UnicoAmbientale (DL 152/2006, art. 29nonies, comma2). Resta il dubbio se questo garbuglio sia frutto dierrore materiale o semplice dolo.

Risposta a Toscana Aeroporti.Semplice errore di dilettantiallo sbaraglio?perUnaltracittà - laboratorio politico

Ciminiere dell'inceneritore a altezza variabile.Semplice errore di dilettanti allo sbaraglio? Dopola clamorosa incongruenza da noi denunciata trail progetto di inceneritore approvato dalMinistero dell'ambiente e i dati dello Studio diimpatto del Master Plan 2015-2029 perl'ampliamento dell'aeroporto di Firenze, ToscanaAeroporti risponde in maniera risibile: «è unrefuso».Altro che refuso! Ricordiamo a Toscana Aeroportiche il Master plan non è un testo di prosa in cuiun "refuso" può essere, agevolmente e senzaconseguenze, corretto dal proto. In matematicainvece si dice errore: e con dati di partenza errati,il risultato finale è anch'esso errato.Per di più si tratta di un errore, quello dei 60metri, nell'unica tabella dedicata ai dati tecnicidell'edificio dell'inceneritore presente nellostudio di impatto sanitario, i cui risultati sonoquindi da considerare errati (o vogliamo direrefusi?)Ci chiediamo perciò: quanti altri "refusi" sonopresenti nei calcoli e nelle stime del Master Plan?Quale credibilità può avere questo studio diimpatto ambientale?E poi: c'è voluto un laboratorio politico per vederegli errori nelle tabelle? Nessuno le rilegge? Chigestisce il futuro della Piana, dilettanti allosbaraglio? E la procedura di VIA quale dato hapreso in esame, 60 o 70 metri? È evidente che inun contesto che riguarda in maniera diretta da

Cari amici e care amiche,

con questo numero si inaugura una rubrica dedicata alle“Nuove destre”. Abbiamo pensato che poteva essere utile,visti i tempi che corrono, mettere a fuoco in che modo econ quali strategie comunicative si muove la destraradicale. Lo faremo girando per l’Europa, esplorando ilmondo dei partiti e quello dei movimenti, le tifoseriecalcistiche, il web e tutti quegli ambienti in cui, in modopiù o meno visibile, l’estrema destra trova appiglio e siradica. Tenteremo soprattutto di comprendere comel’ibridazione dei simboli, delle parole d’ordine e dellepratiche di azione costituisca un potente mezzo direclutamento di simpatizzanti e aderenti.

In questo numero troverete, come sempre, moltiargomenti raccontati direttamente dai protagonisti dellevertenze e delle lotte in atto, in un intreccio - a cuiteniamo molto - di argomenti diversi che porteranno, ciauguriamo, a interessare chi legge anche a temi nonfamiliari.

Perché crediamo che il mondo del lavoro, l'ambiente, idiritti delle persone siano aspetti collegati tra loro estiano all'interno di un unico orizzonte. Dove, eliminandoogni superflua complicazione, la scelta di fondo è semprela stessa: lavorare per il profitto di pochi o per ilbenessere di molti? Noi non abbiamo dubbi da che partestare.

Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazione

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2 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

una parte la sicurezza dei voli e dall'altro la salutedelle migliaia di abitanti della Piana, parlare di unrefuso è semplicemente ridicolo.Domande aperte alle quali vanno date rispostebasate sulla verifica dei dati. Prima di procederecon qualunque altro passaggio nel già troppoingarbugliato iter della realizzazione siadell'inceneritore che dell'aeroporto.

La proposta No Tavai lavoratori di Coopsette:insieme per il passantedi superficiedi Tiziano CardosiComitato No Tunnel TAV di Firenze, attivo inperUnaltracittà

Il Comitato No Tunnel TAV di Firenze scrive una letteraaperta ai lavoratori di Coopsette, la società che ha vintol’appalto per la costruzione del Passante TAV e cheadesso è in gravissime condizioni economiche.La cooperativa rischia la liquidazione coatta, per oltre200 lavoratori si profila il licenziamento, per altri siprevede una riduzione sensibile dei salari. L’opera èfinita in due gravissime inchieste della magistraturacon gravi responsabilità dei dirigenti di Coopsette; nelprogetto vi sono tali incongruenze che la soluzione piùragionevole sarebbe l’abbandono dell’opera.I cittadini fiorentini del comitato hanno ela-borato, conl’Università e con tecnici volontari, uno scenarioalternativo dei trasporti metropolitani che prevede unpotenziamento della rete ferroviaria e la creazione diun trasporto pubblico efficiente (tram-treno o metro-treno).Nella lettera, oltre a solidarizzare con i lavoratori,propongono agli stessi e alle istituzioni emiliane etoscane di iniziare un processo partecipato perprogettare e realizzare queste opere alternative inmodo da salvare i posti di lavoro, anzi di crearne dinuovi. Sotto il testo della lettera.

Lettera aperta ai lavoratorie ai soci Coopsette

Ci rivolgiamo a voi coscienti del bruttissimoperiodo che state attraversando viste le pessimeprospettive di Coopsette, la cooperativa per cuilavorate. Con questa lettera vogliamo per primacosa portarvi tutta la nostra solidarietà el’augurio di poter trovare una soluzione aiproblemi che pongono a rischio posti di lavoro erisparmi di tante famiglie.Coloro vi scrivono sono i membri del Comitato NoTunnel TAV di Firenze, il gruppo che da dieci annisi oppone alla realizzazione di un progettosbagliato e dannoso per la città, per i trasporti e,adesso lo possiamo dire chiaramente, anche pervoi lavoratori del settore. Coopsette è risultata lasocietà che si era aggiudicata la chiacchieratagara di questa grande opera inutile.Per anni abbiamo cercato di metterci in contattocon voi per far capire le ragioni della nostraopposizione; noi non siamo contro il lavoro e larealizzazione di infrastrutture, ma critichiamoaspramente quelle inutili e dannose. Abbiamoanche cercato di spiegare che mega opere insotterranea come quella fiorentina non creanomolti posti di lavoro, ma sono soprattuttooperazioni di speculazione finanziaria. Noi siamoa favore della creazione di nuovi posti di lavoro,sappiamo benissimo la situazione in cui versa ilnostro paese. Ma il progetto di Passante di cui cioccupiamo è stato fin dall’inizio sbagliato e malfatto; non a caso ne sono nate due inchiestegravissime della magistratura che vedonocoinvolti anche i vertici della Coopsette.Ci duole dire che abbiamo sempre trovato unmuro davanti a noi ogni volta che abbiamotentato un dialogo o che vi abbiamo scritto altrelettere aperte: quello dei vostri dirigenti, che, piùdi una volta si sono frapposti fisicamente tra noi evoi per impedire ogni contatto. Anche con i vostrisindacati abbiamo trovato sempre un muro digomma. Adesso proviamo con questa letteraaperta che speriamo inizi un dialogo vero e servaa smuovere la politica emiliana e toscana.Il lavoro che come Comitato abbiamo fatto negliultimi dieci anni, con il supporto dell’Università

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3 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

di Firenze, è stato quello di denunciare tutte lefalle del progetto che sono tali e tante che primasi decide di abbandonarlo, meglio sarà per tutti; ilrischio concreto è che i lavori si trascinino perdecenni (ne è già passato uno), si sperperinoingenti risorse e non si arrivi a nulla. In questo leFerrovie e soprattutto la politica dovrebberoavere un briciolo di coraggio e di buon senso.Nel frattempo abbiamo elaborato uno scenariodella mobilità nell’area fiorentina che prevede ilpotenziamento della rete ferroviaria in superficiesu cui costruire un vero ed efficiente trasportopubblico su ferro, compresa la linea dedicata aitreni AV. Un progetto del genere creerebbe moltipiù posti di lavoro sia durante l’esecuzione, sia aregime. La nostra proposta, a voi, ma soprattuttoalla politica regionale emiliana e toscana, è diutilizzare le risorse economiche destinate alPassante, le vostre competenze e il vostro lavoroper realizzare questo progetto utile per noiToscani.Se solo ci fosse la volontà politica di supportarvipotreste riorganizzarvi lasciando da parte quelliche vi hanno portato al disastro. Crediamo che alvostro interno ci siano tutte le risorse perrealizzare sia la progettazione delleinfrastrutture, sia la realizzazione.Il nostro gruppo e la stessa Università di Firenzesono disponibili a supportarvi in ogni modo inquesto lavoro e a portare avanti un reale processopartecipato di progettazione infrastrutturale.Questa collaborazione tra lavoratori, cittadini,istituzioni universitarie e enti locali potrebbeessere un modello per garantire un futuro nonsolo ai Toscani e a voi lavoratori, ma al nostropaese che non ha bisogno di ulteriori pachidermidi cemento, ma di servizi e di creare lavoro vero.Questa nostra lettera vuol essere un invito a voi aldialogo e una sfida alla politica perché finalmenteabbia il coraggio di mettersi al servizio dilavoratori e cittadini, non solo dei poteri forti.Rinnovando ancora la nostra solidarietà visalutiamo.

I cittadini del Comitato No Tunnel TAV di Firenze

Il Comitato No Tunnel TAV di Firenze ha scrittocontestualmente una lettera al presidente della RegioneToscana Enrico Rossi, ecco il testo

Egregio Presidente Enrico Rossi,il Comitato No Tunnel TAV di Firenze ha scrittouna lettera aperta ai lavoratori di Coopsette, lasocietà che ha vinto l’appalto per la costruzionedel Passante TAV e che adesso è in gravissimecondizioni economiche. Gliela incolliamo sotto. Lacooperativa rischia la liquidazione coatta, peroltre 200 lavoratori si profila il licenziamento, peraltri si prevede una riduzione sensibile dei salari.Come lei ben sa – e come le documenteremoulteriormente a breve – la realizzazione delPassante è un’opera impossibile; per questo noiabbiamo fatto ai lavoratori di Coopsette unaproposta e la giriamo anche alla sua giunta: chefinalmente si accompagni alla sepoltura questoprogetto di sottoattraversamento e si indirizzinoquelle risorse alla realizzazione di un efficienteservizio di trasporto pubblico su ferro acominciare da quello che già esiste: il nodoferroviario di Firenze. Questa potrebbe ancheessere l’occasione per salvare concretamente queiposti di lavoro che si stanno perdendo nellaCoopsette.Ci vorrebbe un piccolo sforzo e non troppe risorseeconomiche per dirottare le centinaia di milionidi euro che si stanno buttando dalla finestra perorganizzare un processo partecipativo chepreveda una progettazione popolare dellamobilità, una progettazione esecutiva dei lavori ela loro realizzazione da parte degli stessilavoratori che stanno diventando disoccupati.Come cittadini siamo disponibilissimi da subito acollaborare ad un simile progetto; molti docentidell’Università già lo sono e altri se ne possonotrovare; diverse associazioni (Italia Nostra,Legambiente, Rete dei Comitati in Difesa delTerritorio) sono pronte ad un impegno concreto.Una collaborazione tra cittadini, lavoratori delsettore, istituzioni culturali, istituzioni politichesarebbe davvero una prova di democrazia realeche speriamo Lei e la Sua giunta vorreteaccogliere.Cordialmente la salutiamo.

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Suburra, il film che assolveil Partito Democraticoda Mafia Capitaledi Redazione

Suburra è un bel film ma con un limite enorme.Due ore serrate nella pancia di Mafia Capitale,quella della destra fascio-berlusconiana chelegifera per e con le bande post-Magliana,"zingari" e camorra. Gli appalti per trasformare illungomare di Ostia in una Las Vegasall'amatriciana sono l'obiettivo ultimo e perottenerli bisogna tramare, corrompere, uccidere.Con il Vaticano pronto naturalmente a benedirenel nome del figlio e dello spirito santo, ma nondel padre, il Papa pare infatti sfilarsi e viviamo indiretta il travaglio delle sue dimissioni.Stefano Sollima è un bravo regista di genere, hagià al suo attivo i successi seriali di Romanzocriminale e Gomorra, e anche qui non delude:l'estetica proposta della criminalità politico-finanziaria-clerical-mafiosa è abominevole ed ègiusto che sia così. Indimenticabile PierfrancescoFavino, parlamentare con la croce celtica al collo(vi ricorda qualcuno?) che strafatto, dopo unfestino in cui muore una minorenne, piscia nudoda un terrazzo "sopra" al Quirinale che resta sullosfondo.Qualcuno ha scritto che è un film che non fasconti a nessuno. A noi pare che invece qualcunoresti indenne. Tra tutti i delinquenti possibili eimmaginabili protagonisti del cancro romano, edella nazione, mancano infatti i parlamentari e gliaffiliati al Partito Democratico.Eppure se una cosa abbiamo imparato in questianni è che nel "Mondo di mezzo" di Mafia Capitaleuno dei protagonisti indiscussi è proprio il partitodi Matteo Renzi e del sistema economico di cui èprimo referente, a partire dalle Coop. In Suburrasparisce così il partito "in cui prevalgono interessiparticolari che sovrastano o annullano gliinteressi generali o sono arena di scontro dipoteri", come lo ha definito con sobrietà l'exministro Fabrizio Barca nella sua recente indaginetra gli iscritti dei circoli romani. Nel film invece ilPd non viene neppure evocato simbolicamente.Si dirà che gli sceneggiatori Bonini, De Cataldo,

Rulli & Petraglia hanno scelto di ambientare ilfilm nei "sei giorni che precedono l'Apocalisse",ovvero quel 12 novembre del 2011 in cuiBerlusconi è costretto alle dimissioni. Se fossedavvero così cosa c'entrano allora col film letribolate dimissioni di Papa Ratzinger se nellarealtà sono avvenute solo l'11 febbraio 2013? Nelmescolone della fiction tutto va benenaturalmente, ma perché un film prodotto dalservizio pubblico della Rai mette nero su bianco,senza nessuna censura, le malefatte della destraromana, così maledettamente vere, e assolve quelpartito renziano fatto dalla peggiore tradizionedemocristiana, comunista e socialista e cheproprio sulle ceneri della destra deve trasformarsiin Partito della Nazione?Suburra. Un film di Stefano Sollima con PierfrancescoFavino, Elio Germano, Claudio Amendola, AlessandroBorghi, Greta Scarano. Drammatico. 130 min. Italia2015.

200.000 euro dalla RegioneToscana alla Chiesaper un giorno di papaFrancesco. Petizione Uaar.di Marvi Maggio

Cobas Regione Toscana

Sapete che, malgrado tutti i risparmi, comunquesempre ben concentrati sui lavoratori e mai sualte sfere e politici, la Regione Toscana ha trovatoi soldi da dare alla diocesi di Firenze per la visitadi papa Francesco? Sapete che per un solo giornodà alla diocesi 200.000 euro? La delibera giuntaregionale n.877 del 14/9/2015, proposta dalpresidente Rossi, che ha per oggetto: contributostraordinario alla diocesi di Firenze per la visita dipapa Francesco, prevede un contributo di 200.000euro alla diocesi di Firenze a titolo di concorsoper le spese sostenute per gli allestimenti per lavisita di papa Francesco a Firenze prevista per il10 novembre 2015. I 200.000 euro servono per gliallestimenti per un solo giorno. Ora, comunque lasi pensi, la chiesa cattolica oltre a possedereimmense proprietà immobiliari in tutto il mondo

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5 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

ed immense ricchezze, riceve già notevolicontributi dallo stato italiano e gode di numerosiprivilegi in materia fiscale, quindi non ha bisognodi altri contributi, può fare da sé. E' nata unapetizione on line che afferma "in un momento nelquale scarseggiano le risorse per i beni primari(scuola, sanità, trasporti, etc), l'atto della RegioneToscana si configura come un vero e propriooltraggio ai cittadini, che vedono ogni giornosempre più a rischio la loro qualità della vita".Come dar loro torto. Guardando indietro, lontanolontano nella prospettiva storica, prima dellariforma protestante, nel 1500, appare con vivezzail mercato delle indulgenze. Avevamo capito cheeravamo nell'ancien régime, ma così indietro nonpensavamo proprio.

Ecco Firenze,non città ma parco a temache deprezza i suoi tesoridi Gilberto Pierazzuoli

scrittore, attivo in perUnaltracittà

La gentrificazione del centro storico di Firenze haavuto un’accelerazione negli ultimi anni. Unadelle cause sicuramente determinanti è stata laliberalizzazione delle licenze per negozi e pubbliciesercizi non regolata da un piano del commercioadeguato ai reali bisogni dei cittadini.In 30 mesi hanno aperto circa un migliaio di nuovipunti di somministrazione di alimenti e bevande ecioè tra bar, ristoranti, gelaterie e simili. Quasitutti ovviamente nel centro storico e a discapitodi altre attività. Provate ad acquistare uncacciavite in centro. Missione impossibile. Pernon parlare di alloggi alla portata di comunimortali. E, di esempi, sarebbe possibile farnemolti altri.La stessa pedonalizzazione totale di piazza Duomosenza aver predisposto un piano organizzato dellamobilità, comportando un allungamento deipercorsi dei bus costretti a itinerari schizofrenici,non contribuirà certamente alla sua appetibilitàabitativa. Il risultato è quello che TomasoMontanari chiama la confusione tra lo spazio

urbano e il parco a tema.Al pari di Venezia, Firenze sta appuntodiventando un parco tematico. Paradossalmentequesto comporta un pericolo anche per coloro chepensano al patrimonio artistico soltanto neitermini di possibilità di fare cassa, di coloro cioèche confondono la fruizione con il sempliceconsumo. Vediamo meglio questo punto.Benjamin aveva già fatto notare che l’opera d’artenell’epoca della sua riproducibilità manteneva ilvalore originale a partire dall’aurea che essapossedeva in conseguenza della suacontestualizzazione; quello infatti che lariproduzione non può contenere è l’hic e nuncdell’opera, la sua esistenza unica e irripetibile nelluogo in cui si trova che, nel caso di Firenze inparticolare, fa riferimento anche al copioso“patrimonio diffuso”. Dice Franca Falletti in unrecente articolo su La Città invisibile: Un dipintotolto dal suo altare con tutto l’apparato liturgicoche lo circondava, tessuti, argenti, cristalli,privato delle voci dell’officiante e del popolo,come dell’odore dell’incenso durante le funzioni,quello stesso dipinto appeso su un muro nudo inmezzo all’inaccettabile caos di una sala degliUffizi perde una grandissima parte del suosignificato. Potete immaginare cosa rimane dellacomprensione di quello stesso dipinto esposto inun museo ad Abu Dhabi?Ma l’autenticità messa in secondo ordine dalla suariproducibilità richiama anche altri elementi delvalore. Ad esempio la sua virtù d’esseretestimonianza storica che fonda anche lapossibilità e il senso di essere tramandata. Equesto è connesso con l’autorità stessa che la cosaacquista in relazione agli elementi di cui sopra. Lospostamento dell’opera in un parco a tema qualeFirenze sembra essere destinata dalla miopia diquesti amministratori, può determinarel’apprezzamento che le copie riceverebbero dallascomparsa dell’aurea dell’originale. Copie inseritein un’ipotetica Las Vegas avranno così valoreconcorrenziale con gli originali fiorentini, se nonsuperiore allorquando, attenti alla lezione di JeffKoons, non si ammanteranno con sbrilluccichidorati.Koons da brillante promoter di se stesso ha capitoche la sua opera acquista valore non per la sua

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6 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

originalità; come ricorda il già citato Montanari, ilgruppo scultoreo esposto in piazza della Signoriaa Firenze è una delle tre copie che riproducono unoriginale corrispondente a «una modestastatuetta in porcellana francese di fineSettecento» (la Repubblica 2 ottobre 2015);aumenta dunque il suo pregio, dicevamo,dall’essere esposta in un luogo che storicamenteavrebbe un valore inestimabile. Questo dimostrala totale insipienza di questi amministratori che,presi tutti in questo nuovo ruolo di smantellatoridel patrimonio pubblico in favore del privato,riescono addirittura a far sì che le merci chetentano di trattare si sminuiscano al loromaneggio.Curare soltanto il salotto buono è anche compiereun’operazione di scollamento di questo dal resto.È creare uno spostamento e una sospensione che,in qualche modo, tende a snaturare il contesto.Questo può, oltre ad avere ovvie conseguenzenegative per la cittadinanza, agire nel senso diuna svalutazione del patrimonio artistico stesso,perché, in questo modo, come abbiamo visto, siagisce sul concetto stesso di autenticità.Conseguenza possibile è quella di poter mettere indiscussione l’unicità di Firenze e quindi la suastessa appetibilità in quanto meta turistica.A tutto si penserebbe meno che alla sindrome diStendhal, se un turista oggi a Firenze venissecolpito da vertigine e se ne indagassero le ragioni.All’inquinamento, alla confusione, al rumore, allafolla, alla cattiva digestione provocata daimprobabili cibi da fast food globale. Sicercherebbero infinite altre ragioni, meno chequella connessa all’effetto provocato dall’esseremessi «al cospetto di opere d’arte di straordinariabellezza» (definizione presa dahttps://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stendhal). Ma qualcuno, di questa situazione, ne sarà inqualche modo responsabile?

Sangue e urina: così Firenzedimentica la strage di piazzaDalmaziadi Gian Luca Garetti

medico attivo in Medicina Democratica, ISDE e perUnaltracittà

Non sono passati ancora cinque anni dall'uc-cisione di Mor Diop e Samp Modou, i duesenegalesi freddati mentre lavoravano al mercatodi Piazza Dalmazia a Firenze, dal fascista Casseri.A ricordo, il Comune di Firenze ha messo unpiccolo cippo con una targa già illeggibile, accantoc'è un enorme turbo-pisciatoio a pagamento cheemana un puzzo di urina indescrivibile. Perquesto sabato 17 ottobre 2015, attivisti delcoordinamento Basta Morti nel Mediterraneo, delcentro sociale delle Piagge e di altre associazionisi sono recati a riordinare un po' questo angoloche languiva abbandonato alle erbacce, allebottigliette di plastica, all'incuria più totale. E'stato piantato, mentre venivano lette delle poesiee i Fratelli Rossi cantavano, un melograno, dellelavande, dei gelsomini, in ricordo dei duesenegalesi e di Riccardo Torregiani, l'amico deimigranti.Ma l'incuria non finisce qui. Un terzo senegalese,rimasto paraplegico, vittima della sparatoria, nonha un sostegno economico adeguato, una vedova èparcheggiata alla Caritas, l'altra è in Senegal, conla bambina che ha avuto una borsa di studio, magiustamente ancora non se la sente di venire quisenza alcuna sicurezza. Però qualcosa di buono èstato fatto in Senegal, dove sono state costruitedue scuole col contributo Arci e Coop a ricordodei due fratelli senegalesi e stanno per essereinaugurate.Il Comune di Firenze non basta che venga, con osenza gonfalone, il giorno dell'anniversario, a direle solite parole di rito: è necessario sostenere conun lavoro dignitoso almeno le vittime, le vedove eripensare a come sistemare in modo adeguatoquesto angolo, oppure a mettere un monumento aricordo dell'eccidio fascista dentro piazzaDalmazia. Certo che il piccolo cippo in ricordo diMor Diop e Samp Modou non può continuare adessere trascurato e sovrastato da unturbopisciatoio puzzolente!

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7 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

Nuovo Isee penalizza glistudenti più poveri: a Firenzeparte la mobilitazionedi Studenti contro il nuovo ISEE Firenze

A partire dal gennaio 2015 è entrato in vigore unnuovo metodo di calcolo ISEE (Indicatore dellaSituazione Economica Equivalente) per valutare laricchezza delle famiglie. Con il nuovo meccanismodi conteggio, l'ISEE di molte persone assume unvalore più alto rispetto a quello dell'annoprecedente. In questo modo la ricchezza formalerisultante è di gran lunga superiore a quella reale.Questo fenomeno crea diversi problemi poichél'ISEE è un valore considerato per accedere aicontributi per l'affitto o i bonus per il gas,l'energia elettrica, bollette telefoniche odell'acqua oltre che alle tariffe agevolate definitedai comuni per la tariffa rifiuti o i ticket sanitari.Il valore ISEE è anche uno dei parametri, insiemecon il valore ISPE (Indicatore di SituazionePatrimoniale Equivalente), considerati perl'assegnazione di borse di studio. A causa delnuovo calcolo, molti studenti si sono visti negarel'accesso alla borsa di studio e la possibilità diricevere il posto alloggio gratuito, non perché laloro situazione economica sia migliorata, masolamente perché viene valutata in manieradiversa e fallace.Questo significa che molti degli ex-beneficiari, apartire da quest'anno, non potranno più usufruiredei servizi messi a disposizione dall'ARDSU(Azienda Regionale per il Diritto allo StudioUniversitario) ed anche i nuovi idonei sono unnumero inferiore rispetto agli anni precedenti.Nelle scorse settimane gli studenti e lestudentesse di tutta Italia si sono mobilitaticontro il nuovo calcolo ISEE, che colpisce le fascepiù povere della popolazione, negando di fatto ildiritto allo studio proprio a quei soggetti che laRegione e l'ARDSU dovrebbero tutelare. Anche aFirenze noi studenti abbiamo portato avanti lenostre rivendicazioni e dopo le primecontestazioni sono arrivati anche i primi risultati.A seguito di un incontro con il Direttoredell'ARDSU Francesco Piarulli, è stata ottenutauna proroga di dieci giorni per l'uscita dalle

Residenze Universitarie degli studenti cheavevano perso il beneficio e che avrebbero dovutoabbandonare la casa entro il 15 ottobre, cioè circaun mese prima della pubblicazione dellegraduatorie definitive che confermano la borsa distudio ed il posto alloggio. Lo scorso 13 ottobreuna delegazione di studentesse e studenti èintervenuta nella riunione del Senato Accademicoed ha fatto pressione perché il Rettore uscenteAlberto Tesi ed il Rettore entrante Luigi Dei siimpegnassero ad organizzare tavoli tecnici con laRegione e con l'ARDSU al fine di “andare in unadirezione che favorisca gli studenti”.In questa occasione è stata anche ottenuta unaproroga del termine ultimo per il pagamento delletasse universitarie per tutti gli studenti esclusidalla borsa di studio a causa del nuovo calcoloISEE. Queste piccole vittorie dimostrano cheattraverso la mobilitazione si ottengono risultai,ma non risolvono del tutto il problema delle borsedi studio e dei posti alloggio, servizi che nonvengono erogati in quantità sufficientedall'ARDSU.Per questi motivi al di fuori degli incontriistituzionali gli studenti e le studentesse hannocontinuato e continuano a muoversi su più piani,organizzando assemblee nelle Residenze Uni-versitarie e nelle Università, facendo informa-zione e continuando a monitorare il lavoro degliorgani istituzionali. Il provvedimento cheriguarda il nuovo ISEE si inserisce in un processopolitico nazionale che va nella direzione di unprogressivo restringimento dei diritti e delleopportunità per le persone meno abbienti.Pensiamo che le responsabilità di questo nuovocalcolo ISEE siano distribuite su più livelli. Levolontà politiche sono chiare e coerenti con ununa serie di misure che operano “tagli” su settorifondamentali quali l'istruzione. Come studenti estudentesse ci opponiamo al nuovo calcolo ISEE econtinuiamo a portare avanti le nostrerivendicazioni:1. Apertura immediata di tutti gli alloggiinutilizzati del D.S.U. e l'assegnazione dei postiforesteria a tutti gli studenti bisognosi;2. Reintegro immediato degli esclusi dai beneficidel D.S.U. (mensa, alloggio,borsa di studio econtribuzione agevolata);

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3. Reintegro in graduatoria degli studentistranieri esclusi per aver riscontrato difficoltàoggettive nella presentazione dei documenti;4. Rimodulazione delle fasce I.S.E.E. per l'acceso aibenefici D.S.U. e per il calcolo delle tasseuniversitarie;5. Riapertura del bando per la borsa di studio2015\2016 con le nuove fasce rimodulate;6. Presa di posizione pubblica di condanna dellanuova riforma da parte del consiglio diamministrazione del D.S.U. Toscana, del SenatoAccademico dell'Università di Firenze, delConsiglio Regionale.

La Fondazione Don Gnocchinon scarichi sui lavoratoriil suo deficit!di USB Lavoro Privato

La Fondazione Don Carlo Gnocchi, onlus chegestisce attività di riabilitazione, residenze peranziani, centri per disabili e per l'infanzia, oltread ambulatori, laboratori e centri radiologiciprevalentemente in Lombardia, ma anche inPiemonte, Liguria, Emilia, Veneto, Toscana,Marche, Lazio e Basilicata, ha dato la disdetta delContratto Nazionale AIOP (Associazione NazionaleOspedalità Privata).Due anni fa anni fa CGIL CISL UIL avevano siglatocon la Don Gnocchi un accordo che tagliavapesantemente il salario delle lavoratrici e deilavoratori e che regalava lavoro gratuito fino a 90ore all’anno. Ai lavoratori sono stati imposti ritmida catena di montaggio, offrendo un'assistenzacontabilizzata allo stesso modo dei costi diproduzione in fabbrica.Si diceva che i sacrifici avrebbero evitato ben piùgravi conseguenze sul piano occupazionale,richiamando anche lo spirito di solidarietà peruna onlus che ancora gode dell'aura di attivitàbenemerita. Ma oggi, nonostante i sacrificiimposti, la Fondazione revoca la sospensione delladisdetta contrattuale, scaricando sui lavoratori ilsuo deficit. Inoltre non sono ancora noti i dati veri

di bilancio, ma solo generiche dichiarazioni dioneri finanziari insostenibili.Da dove arrivano, chi li ha provocati, quanti sono.Gli stessi sindacati che per anni hanno consentitoprocessi di privatizzazione di fatto, che hannoautorizzato la Fondazione a privare di tutela ilavoratori, oggi gridano allo scandalo. Bastatrattative al ribasso e ulteriori mediazioni.L’USB ha già chiesto alla Fondazione Don Gnocchidi ritirare la disdetta del CCNL e ripristinare tuttele condizioni di lavoro e di trattamentoeconomico in vigore prima dello scelleratoaccordo. La dirigenza che ha portato la Onlus inqueste condizioni deve lasciare e in caso pagare,chi non deve più pagare sono i lavoratori e gliutenti.La vicenda della Fondazione Don Gnocchi, allapari di altre pesanti situazioni come quella dellaFondazione Maugeri, è il frutto di scelte politichedel Ministero e delle Regioni a favore del privato.L’enorme quantità di denaro uscita dal sistema dicura per remunerare appetiti di dirigenti epolitici reciprocamente compiacenti è noto, e sene è quasi perso il conto. Quanto ne stia ancorauscendo è cronaca di questi giorni, con gli arresti‘eccellenti’ in Lombardia.

La carta di Panzano in Chiantidi Gian Luca Garetti

medico attivo in Medicina Democratica, ISDE e perUnaltracittà

Sabato 3 ottobre 2015 a Panzano in Chianti (FI),sede di un importante Biodistretto del vinoChianti Classico, un pubblico numeroso edappassionato, in rappresentanza di tanti Comuniitaliani, al termine di un interessante dibattito, haapprovato ‘La Carta di Panzano’, Un manifestoproposto da Medicina Democratica, ispirato ad undocumento di Malles (BZ), il primo Comuneitaliano libero da pesticidi, e dalle nuoveCostituzioni dell'Ecuador e della Bolivia.E' volutamente semplice ed aperto a successiveintegrazioni ( vedi allegato), indica che l’unicastrada da percorrere per la salute dei cittadini edell’ambiente è l’agricoltura biologica/bio-

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dinamica. Nel contempo la cura della nostra casacomune non può prescindere anche da unapolitica energetica, incentrata sul risparmio esulla produzione sostenibile da fonti rinnovabili,da una gestione virtuosa dei rifiuti solidi urbanisenza inceneritori e da un’economia circolare.La ‘Carta di Panzano’ , è per un’agricoltura ciclica,non aggressiva, a partire da una gestioneresponsabile dei suoli,in grado di contrastareanche il cambiamento climatico; per tutelare lasalute, l’ambiente, il lavoro ed i prodotti, senzapiù far alcun uso di pesticidi di sintesi e difertilizzanti chimici. Il prossimo 14 novembre cisarà un'altro appuntamento per decidere insieme,dal basso, i prossimi passi.Per [email protected]

La Carta di Panzano in ChiantiPer la tutela della salute e per un rapportopermanente corretto con la terra, l'acqua e l'aria.Con questa carta promuoviamo la nascita dicomitati di cittadini per sostenere le azioniconcrete qui proposte. Premessa: ipesticidi/fitofarmaci di sintesi, inquinano aria,acqua, suolo e mettono in pericolo la salute dellegenerazioni presenti e future, Considerato chenella agricoltura convenzionale e integrata siimpiegano in quantità, un gran numero dipesticidi/fitofarmaci, erbicidi, fungicidi,insetticidi di sintesi.Considerato che nessuna di queste sostanze èinnocua, anzi, abbondano le evidenze scientificheche ne dimostrano la nocività per esposizioneprofessionale e non solo, anche a dosi bassissime:dalla cancerogenicità, alle alterazioni del sistemaendocrino, alle alterazioni genetiche, allaneurotossicità,Considerato che i trattamenti fitosanitarideterminano dispersione nell’ambiente di questesostanze, che in ragione delle loro caratteristicheecotossicologiche, bio-accumulano nelle matriciambientali, miscele di molecole tossiche sia pergli animali (farfalle, api, etc.) che per i vegetali,che si bio-magnificano nella catena alimentare.Considerato che il pericolo è più evidente per ledonne in gravidanza e per i bambini, per lamaggior sensibilità agli effetti nocivi deipesticidi/fitofarmaci, per il diritto ad un

ambiente sano, protetto ed equilibrato per gliindividui e le comunità delle generazioni presentie future, con questa Carta di Panzano in Chianti,chiediamo, con la nostra firma, nel rispetto delbene comune e del pubblico interesse, che leIstituzioni toscane, ad iniziare dalla Regione e daiComuni, stante il Principio di Precauzione e diResponsabilità:a) promuovano con decisione e con rapiditàl’estensione delle colture biologiche/bio-dinamiche,b) vietino l’applicazione, agricola ed extra-agricola, di pesticidi, erbicidi, fungicidi, insetticididi sintesi, anche come coformulanti, sostituendolicon metodi di lotta naturali,c) vietino la loro produzione e vendita e sianorimossi da tutti i disciplinari regionali diproduzione,d) promuovano la ‘commercializzazione’ dell’eco-logia ed il consumo di prodotti biologici e/obiodinamici,e) esercitino azione di controllo sulle mensescolastiche,f) richiedano nella verifica periodica della qualitàdell’acqua e dei contaminanti in essa contenuti,anche il monitoraggio del glifosato e del suometabolita ampa.

La Posta in giocodi Marco Bersani

Attac Italia

E’ partita lunedì scorso la privatizzazione di PosteItaliane, che verrà realizzata attraverso lacollocazione sul mercato di azioni della societàcorrispondenti a poco meno del 40% del capitalesociale. L'obiettivo dichiarato dal governo Renzi èl'incasso di circa 4 miliardi da destinare allariduzione del debito pubblico.Già da questa premessa emerge il carattereideologico dell'operazione: l'incasso di 4 miliardidi euro comporterà, infatti, un drastico calo delnostro debito pubblico dall'attuale vertiginosacifra di 2.199 miliardi di euro (dati Banca d'Italia,

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fine luglio 2015) alla cifra di 2.195 miliardi (!).Senza contare il fatto di come l'attuale utileannuale di Poste Italiane, pari a 1 miliardo dieuro, andrà calcolato, come entrate per lo Stato,in 600 milioni di euro/anno a partire dal 2016.Si tratta di un evidente rovesciamento ideologicodella realtà: non è infatti la privatizzazione diPoste Italiane ad essere necessaria per lariduzione del debito pubblico, quanto è invece lanarrazione shock del debito pubblico ad essere lapremessa per poter privatizzare Poste Italiane.Fatta questa premessa, occorre aggiungere comeanche il prezzo di vendita del 40% di PosteItaliane sia stato ipotizzato al massimo ribasso,prefigurando, ancora una volta, la svendita di unpatrimonio collettivo. Infatti, mentre Banca IMI,filiale di Intesa Sanpaolo, attribuiva, non più tardidi una settimana fa, un valore a Poste Italianecompreso fra gli 8,95 e gli 11,42 miliardi di euro, ementre Goldman Sachs parlava di una cifracompresa i 7,9 e i 10,5 miliardi, ai blocchi dipartenza della vendita delle azioni la societàrisulta valorizzata fra i 7,8 e i 9, 79 miliardi.A questo, vanno aggiunti tutti i fattori di rischioinsiti nell'operazione, legati al fatto che mentre sidecide di privatizzare un servizio pubblicouniversale, consegnandolo di fatto alle leggi delmercato, se ne rafforza al contempo, per renderepiù appetibile l'offerta, il carattere monopolisticonel campo dei servizi oggi offerti, per i quali nonv'è invece alcuna certezza rispetto al domani:parliamo dell'accordo vigente con Cassa Depositie Prestiti per la gestione del risparmio postale (1,6miliardi di commissione), così come dei creditivantati da Poste nei confronti della pubblicaamministrazione (2,8 miliardi).Senza contare come la società abbia in panciastrumenti difinanza derivata, il cui fair value, al30 giugno 2015, risulta negativo per 976 milioni dieuro. Ma aldilà di queste considerazionieconomicistiche, è a tutti evidente come, con ilcollocamento in Borsa del 40% di Poste Italiane.muti definitivamente la natura di un servizio, lacui universalità era sinora garantita dal suocontesto di garanzia pubblica, che permetteva,attraverso i ricavi realizzati dagli uffici postalidelle grandi aree densamente urbanizzate, dipoter mantenere l'apertura di uffici, spesso con

funzioni di presidio sociale territoriale, in tutto ilterritorio italiano, a partire dai piccoli paesi.E' evidente come la privatizzazione in attoinciderà soprattutto su questo dato: per idividendi in Borsa diverrà assolutamentenecessario il taglio dei rami economicamentesecchi, ovvero la drastica riduzione degli sportellinelle aree poco popolate. E,infatti, il pianoindustriale già prevede -ma sarà solo l'assaggio- ladiversificazione dei modelli di recapito, che daottobre 2015 rimarrà quotidiano per nove cittàdefinite ad “alta densità postale”, mentre diverràa giorni alterni per 5267 comuni. Quasitautologico sottolineare l'impatto sul mondo dellavoro, che vedrà una drastica riduzione -si parlanel tempo di 12-15.000 posti in meno- oltre alsovraccarico di ritmi per quelli che avranno lafortuna di essere sfuggiti alla mannaia.Di fatto, con la privatizzazione di Poste Italiane sicerca di rendere espliciti processi che già con laprecedente trasformazione in SpA erano rimastisotto traccia: un'attenzione sempre più residualeal servizio di recapito postale (anche per motivilegati all'innovazione tecnologica) e un accentosempre più marcato sul ruolo finanziario di PosteItaliane, che, oggi, grazie alla capillarità dei suoipresidi territoriali (13.000 sportelli), costruitinegli anni con i soldi della collettività, puòtranquillamente lanciarsi in Borsa sfruttando lafidelizzazione dei cittadini accumulata in decennidi ruolo pubblico, per metterla a valore inprodotti assicurativi, finanziari e in sempre piùspregiudicate speculazioni di mercato. Stupisce,ma fino a un certo punto, la totalecondiscendenza dei principali sindacati ad unpercorso che non avrà che ricadute negative siasul fronte del lavoro che su quello dei servizi per icittadini.Non vale la foglia di fico dell'azionariato popolare,che in realtà rende la truffa ancor più compiuta:con le azioni per i dipendenti e gli utenti si fa unulteriore favore ai grandi investitori, chepotranno controllare la società senza neppurefare lo sforzo di mettere soldi per acquistarla.

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Appello contro il Vertice NATOdi Firenze del 25/26 novembredi Assemblea contro il vertice NATO di Firenze

Firenze si prepara ad ospitare un vertice NATOaperto ai paesi del Mediterraneo, il Gruppospeciale Mediterraneo e Medio Oriente (Gsm)dell’Assemblea parlamentare della Nato.La Firenze, tante volte demagogicamentedescritta come città ambasciatrice di pace, laFirenze di La Pira, la Firenze che, diciamo noi, si èmobilitata tante volte contro le guerre, sarà alcentro di un vertice dello strumento di guerra pereccellenza: la NATO.Quella NATO che, solo guardando ad oggi, hacompiuto l’ennesima strage in Afghanistan, con i21 morti tra personale e pazienti dell’ospedale diMedici Senza Frontiere. La stessa NATO che hanella Turchia il suo secondo esercito di terra,quella Turchia che sta schiacciando l’opposizioneinterna ed il movimento kurdo, tra stragi nellepiazze, arresti e bombe sulla guerriglia. La stessaNATO, alleata strategica di Israele, che, sempreper stare all’oggi, sta quotidianamente, edemocraticamente, ammazzando decine dipalestinesi. La stessa NATO che ha addestrato edappoggiato i neonazisti ucraini nel golpe del 2013,e che ha nell’espansione ad est una suo priorità.Se solo nel 1999, con la guerra nella ex Jugoslavia,ha fatto il primo intervento “esterno”, che hasegnato anche lo sviluppo della storia successiva,non possiamo dimenticare il ruolo nella strategiadella tensione in Italia ed in Europa, la strutturanascosta di GLADIO, l’utilizzo e la copertura deineofascisti, il sostegno alle dittature peggiori,l’occupazione militare di decine di paesi, tra cui ilnostro, con centinaia di basi militari sparse nelglobo.E potremmo continuare citando le bombeall’uranio impoverito, le guerre in Irak, le stragiripetute e sempre senza colpevoli. La NATO, checompie ben 66 anni di attività dal 1949, in tutta lasua storia ha sempre agito nella tutela degliinteressi delle classi dominanti, utilizzando glistrumenti peggiori, per mantenere l’egemoniastrategica del capitale occidentale, contribuendoalle politiche di rapina e di distruzione

dell’ambiente e del territorio.Appare ridicola, detto questo, la sortita diNardella sul vertice come messaggio di pace! Chelo dica ai medici morti in Afghanistan o ai mortiper uranio impoverito della Jugoslavia! Questovertice rappresenterà un momento di passaggionella definizione di nuove strategie e nuoviequilibri, con la gestione degli Stati Uniti edell’Unione Europea, per determinare il futurodell’area.Questo è un vertice di GUERRA, mentre si parla discontro tra potenze regionali e internazionali, diguerre mondiali. Anche l'Italia si unisce, nellatutela degli interessi delle proprie élite, aibombardamenti con il minacciato intervento inMedio Oriente e, mentre si tagliano spese sociali ediritti, si aumentiamo continuamente le spesemilitari, basti pensare agli oltre 50 milioni ALGIORNO solo per il mantenimento basi NATO.Precederà il vertice l'esercitazione TridentJuncture 2015, al via il 4 ottobre, la più grandeesercitazione dalla caduta del Muro di Berlino. InItalia, Spagna e Portogallo. 36 mila uomini, 60navi e 200 aerei da guerra, su cui è già costruitauna forte opposizione che culminerà con laManifestazione di Napoli del 24 ottobre deimovimenti contro la guerra.Ancora una volta quindi la nostra città vivrà lesue zone rosse, saranno interdetti ponti e strade,si circolerà con il documento in mano, pieni dimilitari e polizia nelle strade, finanche con icecchini appostati sui tetti. Militarizzati, saremoancora una volta invitati a passare il week endfuori città, avremo ancora divieti e repressioneper tutti coloro che vogliono manifestare il lorodissenso.Si può chiudere Ponte Vecchio per una sfilata,palazzo Vecchio per una cena di lavoro, mezzacittà per fare vertici di guerra, ma non si puòmanifestare in Piazza della Signoria ed appenauno sciopero chiude per due ore una qualsiasigalleria allora è uno scandalo.La Firenze contro la guerra sarà invece ecomunque ancora nelle piazze a denunciare ilruolo della NATO, degli Stati Uniti, dell’UnioneEuropea e del nostro paese, nelle politiche diguerra e sfruttamento che, tra le altre cose, sonole vere spinte alle migrazioni di massa, usate

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anche queste come arma di ricatto econdizionamento da stati, milizie, organizzazioniinternazionali. Invitiamo tutti/e a partecipare allemobilitazioni che ci saranno, a partecipareall’Assemblea contro il vertice NATO di Firenze, aschierarsi e denunciare con forza che nonvogliamo vertici di guerra nella nostra cittàMobilitiamoci per la manifestazione di Napoli del24 ottobre contro l'esercitazione Trident JunctureDa Firenze parte un autobus ore 7.30 dall'Obihallper prenotazioni scrivete a: [email protected] a [email protected] riunione contro il vertice NATO 29ottobre ore 21.30 al Cpa Firenze sud-via diVillamagna 27/a.

Solidarietàagli antifascisti fiorentinidi perUnaltracittà - laboratorio politico

Nei giorni scorsi sono state notificate 11 denunce,per colpire il movimento antifascista fiorentino. IlPubblico Ministero aveva addirittura chiesto 3provvedimenti di custodia in carcere, poiridimensionati in obblighi di firma e di dimora.Questa volta, l'ennesima, i provvedimentiriguardano il presidio antifascista che si è svoltoalle Piagge lo scorso dicembre, in risposta allaprovocatoria presenza di Forza Nuova cheintendeva compiere una delle sue azionivergognose di intolleranza razzista e xenofoba.Stiamo assistendo ad un intensificarsi deitentativi delle formazioni neofasciste e neonazistedi ritagliarsi uno spazio che non hanno, soffiandosul fuoco dell'intolleranza, approfittando delledifficoltà prodotte dalla crisi per scatenare unaguerra fra poveri, con grande soddisfazione daparte di chi la crisi l'ha provocata e sulla crisi ciguadagna.Tentativi che sono puntualmente contrastati daltessuto sano della Firenze antifascista, chealtrettanto puntualmente viene bersagliata diprovvedimenti repressivi.E' giusto il caso di notare che i neofascistiagiscono da sempre indisturbati, e anzi spessoprotetti dalle forze dell'ordine. Per questoesprimiamo la nostra solidarietà agli antifascistifiorentini oggetto di questi come di altri provve-dimenti.

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13 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

RUBRICHE

Nuove destrea cura di Giorgia Bulli

docente di “Analisi del linguaggio politico” all'Univ. di Firenze

L’abito non fa il monaco.Che panni veste oggil’estrema destra?di G.B.

Partiti o movimenti? Estrema destra tradizionaleo post-industriale? Populisti o “fascisti del terzomillennio”? Chi sono i rappresentanti di maggiorsuccesso dell’estrema desta oggi in Europa?La crisi economica e finanziaria globale ha creatonegli ultimi anni terreno fertile perrivendicazioni di tipo nazionalista e protezionista,in ambito economico ed identitario, non di radodai tratti xenofobi. Estremisti di destra vecchi enuovi indicano soluzioni semplici a problemicomplessi attraverso l’invocazione di societàsempre più chiuse. La chiusura nei confronti degliimmigrati si combina alla negazione dei diritti dicittadinanza ai portatori di nuove soggettività,nell’ambito dell’orientamento sessuale così comein quello religioso. Un’islamofobia sempre menocelata sta diventando terreno comune di partiti emovimenti che si richiamano a collettivitàomogenee, spesso coincidenti con i confini statali,ma non solo.La xenofobia come “paura del diverso” è il trattocaratterizzante dei soggetti che si richiamano –direttamente o indirettamente - alla destraestrema. Eppure oggi è più difficile che nelpassato tracciare una mappa definita delvariegato panorama delle destre radicali. Questadifficoltà vale non solo per gli osservatori attentidelle trasformazioni delle dinamiche politiche neipaesi europei, ma soprattutto per gli individui chenon trovano più nella coscienza e nellaconoscenza politica il baricentro del proprio agirepolitico: sono i giovani e gli adolescenti, i cittadinipiù sottoposti alle pressioni della crisi economica,

gli spettatori di una mediatizzazione selvaggiache rende alla stregua di spettacolo anche glieventi più drammatici.Attraverso questa rubrica, che inauguriamo oggi,si cercherà di creare una bussola che aiuti adorientarci tra partiti e movimenti, gruppuscoliviolenti sparsi sul territorio e movimenti diopinione, portavoce e opinion leader della destraradicale. Lo faremo girando per l’Europa,esplorando il mondo dei partiti, quello deimovimenti, le tifoserie calcistiche, il web e tuttiquegli ambienti in cui, in modo visibile e menovisibile, l’estrema destra trova appiglio e si radica.Tenteremo soprattutto di comprendere comel’ibridazione dei simboli, delle parole d’ordine edelle pratiche di azione costituisca, da parte nonsolo dei partiti, un potente mezzo di reclutamentodi simpatizzanti e aderenti.Per capire come l’immaginario simbolico eiconografico della destra estrema si sia modificatonel tempo, basta osservare le immagini chepubblichiamo a corredo di questo primo articolo[goo.gl/akUeVS]. Antifa e Nationale Sozialistenutilizzano la stessa bandiera, CasaPound invoca“l’altro Che Guevara”, Strache, il leader della Fpö(il partito del defunto Haider) indossa il basco diGuevara.Si tratta di strategie per de-enfatizzare ilpatrimonio culturale delle sinistra e creare unamaggiore permeabilità tra ambienti culturali untempo distanti e riconoscibili. Questa strategiacoesiste naturalmente con parole d’ordinedell’estrema destra tradizionale.Ma per cogliere fenomeni nuovi ci voglionostrumenti nuovi, e tanta curiosità intellettuale. Èquella che cercheremo di stimolare in questarubrica, a partire dalla descrizione, nel prossimonumero, di un rilevante soggetto dell’estremadestra qui in Italia: CasaPound Italia.

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14 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #28 del 21 ottobre 2015

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

scrittore, attivo in PerUnaltracittà

Le stagioni di Zhat: l'Egittomoderno di Sonallah Ibrahimdi Giuseppe Acconcia

Comunista, in carcere per due volte negli anni diGamal Abdel Nasser, è stato tra i fondatori diKifaya (Basta!), movimento contro la rielezionedell'ex presidente Hosni Mubarak nel 2005. Inquegli anni Ibrahim rifiutò un ingente premio indenaro del ministero della Cultura. Lo scrittore,79 anni, attivista dell'Alleanza socialista in cuimilitava la poetessa egiziana, Shaimaa al-Sabbagh, uccisa il 24 gennaio scorso mentreportava una rosa in piazza Tahrir in occasione delquarto anniversario dalle rivolte del 2011, haappoggiato il colpo di stato militare di AbdelFattah al-Sisi del 3 luglio 2013.Ma Ibrahim è un intellettuale sorprendente eimprevedibile tanto da essersi dissociatodall'attuale repressione in Egitto. E ha deciso dinon partecipare al voto in corso per leparlamentari. Le stagioni di Zhat raccontadell’emancipazione di un popolo dall’occupazionebritannica: una parabola della storia egizianadalla presidenza di Gamal Abdel Nasser fino allamodernizzazione degli anni Ottanta e alcapitalismo clientelare di Hosni Mubarak.Nasser e Sadat, come nei peggiori regimiautoritari, appaiono anche nei sogni deiprotagonisti. Ma il libro parla anchedell'emancipazione di una donna: la protagonistaZhat è figlia della rivoluzione del 1952. Conl'avvento di Mubarak si impunta talmente con isuoi colleghi dell'ufficio dell'amministrazionepubblica dove lavora da chiedere che non vengarimossa la foto di Nasser, per fare spazioall'immagine del nuovo raìs, ma quella del suosuccessore, Sadat.Zhat in arabo significa «sé». Un sé collettivo maanche un’autobiografia dell'autore che mentrescriveva il romanzo si trasferì nella nuova casacon sua moglie, e come la giovane protagonistadel libro, doveva provvedere all'arredo del suo

appartamento. «Ero frustrato della situazione neiprimi anni di Hosni Mubarak. Cresceva la rabbiacontro i gruppi politici. Il popolo era deluso deldiscorso di Sadat e Mubarak. Iniziavo a ragionarecosa sarebbe successo se un manipolo di giovani,guidato da una donna, avesse ideato un’azioneterroristica o un colpo di stato. Avrebbero iniziatocon un’azione precisa: portare un furgonesistemando un equipaggiamento elettronico cheavrebbe fatto interferenza con le trasmissionitelevisive. Sullo schermo sarebbe apparsoMubarak mentre diceva le sue solite bugie. A queltempo lavoravo al titolo: “La principessa dallagrande energia interiore”, pensavo ad una sagastorica.Lavoravo ad un personaggio che avesse unagrande capacità di azione: di portare gli arabicontro i nemici. Poi mi sono reso conto di nonavere sufficienti conoscenze degli apparecchielettronici, di come funziona la tv, ecc. A queltempo non guidavo neppure. Sentivo la forzainteriore di questa donna ma anche la suadebolezza nei confronti dello stato, della legge.Il libro ha iniziato così a cambiare: la protagonistaè diventata una donna normale. Ho eliminato“principessa”, “energia”: è rimasto solo il “sé”(Zhat in arabo) della protagonista e dell’Egitto», cispiega l'autore. I protagonisti, Zhat e suo marito,Abdel Meguid, da una parte, sono completamenteegiziani dall’altra sono straordinari e diversi datutti. Per esempio, Abdel Meguid accettabenissimo l’afasia di suo figlio e addirittura Zhatogni volta oscilla su quanto pagare un tassistavalutando il suo grado di povertà.Il racconto è pieno di ironia e di termini originalied efficaci, uniti a magistrali descrizioni del Cairoe delle sue vie caotiche. Le liberalizzazioni diSadat e Mubarak hanno rovinato la città, oraricolma di immondizia e sempre più caotica, piùdell'occupazione inglese. Nella storia si innestanocontinui ritagli di giornale.«Ho guardato al mio archivio, da quando erogiovane raccoglievo ritagli di giornale. Ho iniziatoraccogliendo foto di attrici americane. Dietroqueste foto c’erano sempre commenti politicicontro il governo. Ho iniziato a interessarmi dipolitica. La casa si è riempita di ritagli. Mia mogliemi ha intimato di buttarli via o avremmo

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divorziato. Ho deciso così di liberarmene perchénon volevo divorziare. Ho raccolto quindi in unquaderno i ritagli di cui avevo bisogno. Ho subitoavuto la sensazione di poter usarli per unromanzo. Poi ho deciso di includerli nella storia diZhat», prosegue Ibrahim.Zhat avverte di subire un continuo boicottaggioda parte dei colleghi e dei vicini. Per esempio,inizialmente crede di essere percepita comecomunista per i suoi legami con l’attivista Safeyafino a velarsi completamente per un periodo permettere a tacere queste voci. Ma in Egitto che unaparte della società boicotti un'altra è un maledavvero moderno.Le stagioni di Zhat, appena uscito con latraduzione italiana di Elisabetta Bartuli per Jacabook (18 euro, pp. 391), è uno dei capolavori delgrande scrittore egiziano, Sonallah Ibrahim.

“Vivere eguali - Disabilie compartecipazioneal costo delle prestazioni”Luca Pampaloni, associazione Vita indipendente

Principali meriti del libroIl titolo “Vivere eguali” riveste particolareimportanza. Significa mettere l’accento sul fattoche, nonostante le disabilità anche consistenti,vanno poste le condizioni perché ciascuno di noipossa condurre una vita con un grado di libertàcomparabile con quello delle altre persone.Questo è anche il fine dell’Associazione VitaIndipendente ONLUS – composta interamente dadisabili che aspirano a quel tipo di vita. Ma èfondamentale far sapere a tutti i cittadini e alleistituzioni quali siano i costi reali che ciascuno dinoi deve sostenere per vivere con quel grado dilibertà.Il primo merito del libro è proprio di esporre talicosti. Le appendici sull’argomento sono frutto diun lavoro collettivo dei soci della nostraAssociazione. Può apparire strano che,nonostante le molte pubblicazioni sulla disabilità,i costi reali che una persona disabile devesostenere per vivere in modo libero e dignitoso

non siano patrimonio comune di conoscenza. Neimiei scritti, anch’io ho trascurato questo aspetto.Uno dei tanti possibili motivi per cui i disabilihanno in passato trascurato il problema dei costireali per vivere è paradossalmente legato allanostra voglia di stabilire relazioni con le altrepersone.Infatti, il fatto che l’immaginario collettivo civedesse come perennemente tristi ha fatto si chemolti di noi abbiano cercato di mettere l’accentopiù sulla voglia di vivere e sugli aspetti positividella vita piuttosto che sui problemi anche moltoconcreti e reali. Questa non vuole essere affattouna giustificazione, ma molto semplicemente unaconstatazione per capire almeno in parte doveabbiamo sbagliato. Perché è evidente che non farconoscere agli altri la nostra situazione realeresta l’errore più grosso che si possa fare.Il volume contiene la prima analisi dellaCostituzione italiana dal punto di vista deidisabili. Anche questo merito non è di poco conto,perché in uno stato democratico la Costituzione èl’atto fondamentale che regola la vita collettiva ele relazioni non solo tra le istituzioni masoprattutto tra queste e i cittadini. Questa analisidella Costituzione dal punto di vista dei disabili èaffiancata da un esame dei principali documentieuropei e internazionali. Di conseguenza, l’operaevidenzia i ristretti limiti entro cui l’imposizioneai disabili della compartecipazione al costo delleprestazioni può essere costituzionalmentelegittima.Le caratteristiche del volume fin qui accennate nefanno a mio parere un testo formidabile dieducazione civica, assai più che uno strumentogiuridico per soli addetti ai lavori. Altreconsiderazioni Non essendo un giurista, espongoalcune considerazioni certo secondarie rispetto aitemi dell’opera, ma che forse possono contribuirea una sua migliore comprensione.1. Dalla disamina dei vari documenti giuridiciinternazionali e sovranazionali che Raffaello fa,emerge una contraddizione interessante: idocumenti più recenti contengono variriferimenti espliciti ai disabili e alle disabilità; manessuno di tali documenti contiene disposizioni diprecettività e bellezza paragonabili agli articoli 2e 3 della Costituzione italiana. Questa

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contraddizione può essere spiegata facendoriferimento ai diversi momenti storici in cui talidocumenti hanno visto la luce.La Costituzione italiana fu elaborata in unmomento storico in cui l’esperienza del fascismo edella lotta per abbatterlo aveva reso evidentel’insufficienza dell’ideologia liberale ed avevaportato in primo piano i bisogni e le speranzedelle persone appartenenti alle classi socialilavoratrici. Perciò, – come Deidda rileva nella suaprefazione – i padri costituenti avevano chiaroche l’affermazione “tutti gli uomini nasconouguali” non è vera e che molto dipende dallecondizioni in cui le donne e gli uomini si trovanoa vivere in concreto. Da tali constatazioni,scaturirono il bellissimo secondo commadell’articolo 3 della Costituzione e anche l’articolo2 che lega le libertà inviolabili all’inderogabilitàdel dovere di solidarietà. Tuttavia, proprio per ilmomento storico in cui fu concepita, laCostituzione non contiene accenni rilevanti aidisabili come li conosciamo oggi. Non potevacontenerli, perché o non esistevamo, o coloro chec’erano non erano socialmente visibili. Però, neglianni successivi, proprio la Costituzione ci haconsentito di vedere la luce delle relazioni sociali.Viceversa, i documenti giuridici internazionali esovranazionali esaminati in questo libro – chiedoscusa se non li cito uno per uno – accennano sì piùvolte ai diritti dei disabili, ma lo fanno senzagarantirne l’attuazione concreta e continuativa.Va ricordato che tali documenti sono stati redattitutti dagli anni ‘90 in poi. Da un lato, a quell’epocai disabili erano molto più visibili rispetto al 1947 –anno di nascita della Costituzione italiana.Dall’altro però, la fine dei regimi di cosiddetto“socialismo realizzato” e – per l’Italia – la violentarepressione dei movimenti degli anni ’70 avevanoriportato in auge l’ideologia liberale e liberista: ilmercato tornava ad essere il regolatore pereccellenza delle dinamiche economiche e sociali.Perciò, i documenti giuridici sopra citati tornanoa dare per acquisito ciò che invece è daconquistarsi giorno per giorno e che richiede ungrosso intervento da parte di tutta la collettività.2. La Convenzione ONU sui diritti dei disabili sidifferenzia dagli altri documenti giuridiciinternazionali per un aspetto. Infatti, per la prima

volta a livello di Nazioni Unite, parte delle risorsesono state utilizzate per far partecipare allaredazione del documento persone disabiliprovenienti da tutto il mondo, proprio perché si èritenuto che nel campo specifico delle disabilitàfosse necessario elaborare il documento tenendoin debito conto le specifiche competenze deidiretti interessati.Questo delle competenze è un punto moltoimportante che va rivendicato con molta più forzadai disabili e che tutte e tutti coloro che ritengonodi essere loro “alleati” dovrebbero riconoscere edapprezzare.3. Se la Costituzione italiana è così chiara, perchéle leggi e le azioni di governo sono spesso inaperto contrasto con essa? In questo Paese, il“sovversivismo delle classi dominanti” vanta unalunga tradizione. Per non andare troppo indietronel tempo e magari fuori tema, ci limitiamo aricordare che, dopo il varo della Costituzione,dovemmo attendere oltre dieci anni per vedereistituita la Corte Costituzionale – a cui spetta ilcompito di verificare la conformità delle singoleleggi alla Costituzione. Tale enorme ritardo fece sìche nei primi quindici anni della Repubblica leleggi applicate in concreto fossero apertamenteincostituzionali.Poi, quando politica e magistratura cercarono diattuare la Costituzione, gli altri settori delle classidominanti non esitarono a sabotare questoprocesso con l’evasione fiscale, la corruzione, itentativi di golpe, le stragi. Tutto ciò hadeterminato il passaggio alla cosiddetta “secondaRepubblica”, caratterizzata dalla progressivaopacizzazione dei meccanismi di partecipazionealla vita politica. Quindi, il numero di leggi edecreti in contrasto con la Costituzione è tornatoad essere enorme. Proprio tale smodata quantitàdi atti giuridici incostituzionali rende quasisempre vano il ricorso alla via giudiziaria da partedei cittadini con più difficoltà. Ritengo che questodella mancata sanzione delle normeincostituzionali sia uno dei più gravi problemi delnostro Paese.Raffaello Belli, Vivere eguali - Disabili ecompartecipazione al costo delle prestazioni,Franco Angeli, 2014. (pp. 304, € 28.00)

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ACAD - Associazione contro gliabusi in divisa

a cura di Maurizio De Zordo

attivo in perUnaltracittà

Inevitabilmante antifascistidi ACAD Firenze

Pensando ai “fascisti” storicamente ci appaiono leimmagini di una squadraccia composta da figurein divisa, una divisa nera. Sovrapposta poi allealtre immagini che questo termine si porta dietro:la marcia su Roma, la guerra in Libia, i discorsi delduce dal balcone ed i rastrellamenti, l’olio diricino, le discriminazioni razziali fino allaviolenza squadrista in genere. Dopo le immagini,la nostra testa lascia poi spazio alle riflessioni. Laprima di queste è la connessione delle squadrefasciste con lo Stato, passato e presente, in unsorta di sotterranea o esplicita legittimità cheperdura negli anni.Nonostante con il movimento di liberazione, e laResistenza si sia combattuto per abbattere ilfascismo, l'obiettivo è stato raggiunto solo inparte, ad un livello più superficiale, per quantoanche “costituzionale”, ma che non risultaeffettivo: ancora nel 1953 si constata che tra ledecine di migliaia tra impiegati, dirigenti edaltissimi dirigenti dei ministeri fascisti solo in 449sono stati rimossi dai loro posti. Nel 1960 in Italia,a 15 anni dalla liberazione, su 64 prefetti 62 eranostati funzionari degli interni durante la dittatura.Il fascismo e la violenza squadrista è tutt’orapercepibile e presente, strumenti di un potere cheha come primo obiettivo il mantenimento deldominio di classe, usati per creare paura etensione, per fomentare una guerra tra poveri,per contrastare la crescita dei movimenti diemancipazione e ribellione sociale.I riscontri si possono trovare anche a livelloistituzionale e nella violenza delle forzedell’ordine, una violenza controllata dall’alto,giustificata con la gestione dell’ordine pubblico edell'emergenza, che troppo spesso si trasforma inattacco e sopraffazione nei confronti di chi, inquel momento, è in difficoltà. Difficoltà spesso

dovute alle discriminazioni sociali, difficoltà cheportano a manifestare per il diritto al lavoro, peril diritto alla casa o, ancor più semplicemente,“difficoltà momentanee” come un attacco dipanico che porta a gridare aiuto per strada e che,con l’intervento di queste “forze”, puòconcludersi con la morte di chi cercava aiuto. Dal1975 ad oggi, in Italia, si contano 665 vittime delleforze dell’ordine: 276 morti e 389 feriti. Oltre allaviolenza squadrista e legalizzata della forzapubblica ce n’è un’altra, meno legale ma in parteistituzionalizzata.Si tratta di quella perpetrata dalle frange fascisteche stanno man mano riacquistando la legittimitàin passato, almeno socialmente, tolta. Unalegittimità “pubblica” che concede agibilitàpolitica visibile, che permette a realtà comeCasaPound, dichiaratamente fascista, dicandidarsi alle elezioni. Una legittimità“sommersa” che consente ed insabbia gliinnumerevoli episodi di violenza discriminatoria(omicidi ed aggressioni a migranti, omosessuali eantifascisti), collegamenti più o meno palesati coni servizi segreti italiani, con le stragi di stato, conla mafia e, in generale, con attività illegali come iltraffico di eroina e cocaina fino al contrabbandod’armi.Nel dopoguerra il neofascismo, con evidenti enote coperture negli apparati dello stato, èbraccio armato della strategia della tensione, èresponsabile di attentati, stragi, omicidi, episodidi violenza. Piazza Fontana, piazza della Loggia,Italicus, stazione di Bologna, le uccisioni di Faustoe Iaio, di Dax, e di tanti altri. Tutto ciò ad ormaisettant’anni dalla caduta del regime e dalla suamessa a bando.Come Associazione Contro gli Abusi in Divisaabbiamo sentito la necessità di scrivere questoarticolo perché, sempre più spesso, gruppi comeForza Nuova, CasaPound o Casaggì, per citarealcuni di quelli apertamente fascisti, cercanolegittimità e spazi politici in maniera populista econtraddittoria. Inneggiano a slogan come“ordine e disciplina”, scimmiottano la vita dasoldato, si attaccano ai valori della patria e dellabandiera, esercitano quel fare violento esquadrista così simile ai “colleghi” delle forzedell’ordine e si permettono di organizzare

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iniziative proprio sul delicato tema degli abusi indivisa. Sono tra i massimi sostenitori del Sap(Sindacato Autonomo di Polizia), cioè coloro chehanno palesato in molte occasioni il loro assensonei confronti della violenza con delledichiarazioni sugli episodi del g8 di Genova edaltre infamanti contro le famiglie vittime di abusi(come Cucchi o Uva).Come possono quindi riempirsi la bocca in nomedi una “giustizia contro gli abusi in divisa” di cuiloro stessi sono complici? Tutto questo vuolesottolineare l’urgenza e l’importanza dellosradicamento del fascismo in tutte le sue forme.Vogliamo denunciare uno Stato che si definisce“antifascista” e che si contraddice permettendo aifascisti manifestazioni addirittura istituzionali.Noi condanniamo e combattiamo tutto questo econtinueremo a condannarlo ed a combatterlofinché non sarà del tutto debellato.

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef attivi in perUnaltracittà

Il Gattò di patatedi B.Z.

Le parole sono importanti... Monzu, monsù,crocchè, ragù e gattò: solo l'esempio di un geniale"adattamento" di lingua e di parole che permettedi riconoscere opere e loro seguentitrasformazioni, presentandosi con una traduzionepopolare di facile comprensione ma che riesce adessere educata e rispettosa della proprio matricee volente o nolente, a portarsela appresso.Si sa che alla fine del '700, a Napoli la cucina è giàeuropea e la regina Maria Carolina scivolandoverso la Francia, comincia un confronto concuochi di alto rango. Questi "monsieur" ai qualiviene affidato il servizio di cucina, diventanomonzù / monsù (napoletano / siciliano) epreparano: croquettes, ragout e gateau (solosalato?), mentre nella pasticceria napoletana siinsinua, con il nome di gattò mariaggio, evidentecorruzione di gateau du mariage, la dolce torta

nuziale.Questo che vi racconto è il gattò di patate;preparazione che si presta generosamente alconcetto del buon riciclo degli avanzi che usaticon destrezza “alimentano” ricette davverouniche.1kg.+1/2 di patate gialle lessate e schiacciate100 gr burro morbido100 gr di latte100 gr parmigiano grattato50 gr. pecorino romano grattato100 gr di provola affumicata o mozzarella4 tuorli - 3 albumi montati100 gr tra prosciutto e salame tagliati a dadinisale - pepe - prezzemolo1 teglia media imburrata e cosparsa di panegrattatoLe patate vanno lessate, sbucciate e schiacciate inuna terrina capiente, e lavorate col burro, latte, i2 formaggi e i tuorli. A questo punto siaggiungono i salumi a cubetti e dopo aver benmescolato il tutto, anche le chiare montate.Mettiamo metà impasto nella teglia, la provola adadini e copriamo con il resto dell'impasto. Sispolvera con pane grattato aggiungendo qualchefiocco di burro. Infornare a 200° per 45 minuti.Nelle versioni più antiche dove non si faceva usodel forno, il tutto era realizzato in padella, unta espolverata di pan grattato. Si monta come nellateglia, dopo 20 minuti si gira, aiutandosi con uncoperchio piatto, si rimette olio e pangrattato e siporta a cottura. Piatto geniale, consumato il 13dicembre (santa Lucia) a Palermo, aggirando cosìil divieto di mangiare pane e pasta.