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GLOBAL 02 INDICE SPECIALE 04-07] I bambini di strada: ancora sconosciuti come i loro diritti. Messico: i chicos banda. Kenia: una baraccopoli di bambini di strada. PROGETTI 08-10] India: meravigliosa e terribile. Le case di accoglienza di Global Humanitaria in India. 11-14] Inserto da staccare Poster GH. 15] Notizie dai paesi Guatemala e Bolivia. INTERVISTA A LORENZO ORNAGHI 16-17] Non Profit: un nuovo salto di qualità. RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA 18-19] Investire nel bene comune. IN PROFONDITÀ 20-22] Donne dell’ “estrema terra dove il sole tramonta”. Donne e sviluppo. Il caso del Marocco. LA PAGINA DEI SOSTENITORI 23] Il desiderio di “volare” in Bolivia. Compagni di scuola a distanza! EDITORIALE Oggi, giorno in cui scrivo, Maria ha chiamato il nostro ufficio milanese di Global Humanitaria. Maria vive a Caserta. Ha più di 40 anni, è mamma di Gennaro e Lucia. Non ha un’occupazione stabile, vive facendo le pulizie in casa di alcune famiglie. Guadagna poco. Il marito non abita più con loro, sta scontando una pena in carcere. «Purtroppo sa – ci ha detto – qui la vita non è facile e lui ha scelto di non essere onesto. Ha scelto vigliaccamente di non camminare sulla via della legalità. » I suoi figli le ripetono spesso di essere i bimbi più sfortunati del mondo. La settimana scorsa mentre spolverava in casa di una delle famiglie di cui si prende cura è caduta una rivista: si è aperta una pagina in cui c’era la foto di un bambino. Era l’immagine di Kiri, uno dei bambini incontrati da GH in una disca- rica cambogiana: è la foto che oggi sta accompagnando la nostra nuova campa- gna sociale dedicata all’adozione a distanza. Maria ha preso nota del nostro nume- ro, è tornata a casa e ha spiegato la fame e la povertà del mondo ai suoi figli. Oggi Maria ci ha chiamato per adottare a distanza un bambino. Prima di questa telefonata, avevo pensato di scrivere questo editoriale sul- l’infanzia disagiata e sulle condizioni politiche ed economiche di alcuni Paesi in via di sviluppo. Oggi, invece, ho deciso di dedicarlo a Maria e a tutte le donne e gli uomini che chiamano la nostra associazione. Questo editoriale è dedicato a voi sostenitori. Questo editoriale è dedicato alla speranza. Maria che indubbiamente non vive una vita “cosiddetta” serena ha deciso di portare la speranza dall’altra parte del mondo. Ogni giorno studenti, manager, casalinghe, pensionati, dal Piemonte alla Calabria, tifosi della Juventus o del Palermo, benestanti o meno chiamano Global Humanitaria per adottare a distanza un bambino. Cari sostenitori, GRAZIE! Grazie per essere al nostro fianco! Noi di GH abbiamo preso un impegno a favore dei bambini più poveri del mondo, ma abbiamo preso un impegno anche con voi! Non esitate a chiederci ancora più informazioni, non accantonate un vostro dubbio, non negateci un consiglio o una critica: questa associazione è vostra! Nel nostro lavoro abbiamo sbagliato e ancora sicuramente lo faremo: invian- do in ritardo una rivista, commettendo un errore grammaticale nei nostri depliant… ma abbiamo sempre lavorato con trasparenza e in assoluta legalità! Oggi ha chiamato Maria e noi insieme a lei e a tutti voi siamo più forti e anco- ra più pronti a migliorare la vita di Kiri e di tanti altri bambini come lui! | Andrés Torres [Presidente] NOTIZIARIO ASSOCIATIVO RISERVATO AI SOSTENITORI Direttore responsabile Floriana De Pasquale Redazione: María Clara Caudana, Raffaella Manzotti Hanno collaborato a questo numero Massimo Vignati, Daniela Zanoletti, Liana De Vincenzi, Caterina Roggero, Natalia Gontero Fotografie Juan Diaz, GH, Camilo Moreno, Caterina Roggero, Liana De Vincenzi Disegno grafico orangeWorld Tipografia Gruppo Imprenta srl – Colturano (MI) Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 479 del 15/06/2005 STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA SIMBOL FREE LIFE Global Humanitaria Italia O.N.L.U.S. Via G. Fara, 39 20124 Milano (MI) Italia Tel +39 02/6679671 Fax +39 02/66796724 e-mail [email protected] www.globalhumanitariaitalia.org C.F. 97348900156 VUOI SCRIVERE AL BAMBINO CHE HAI ADOTTATO A DISTANZA? DESIDERI INVIARGLI UN REGALO? ECCO COME FARE Se desideri scrivere una lettera al bambino che hai adottato, puoi inviarla all’indirizzo: GLOBAL HUMANITARIA ITALIA – ONLUS C.P. 1505 20102 MILANO È necessario indicare il nome del bambino o della bambina e il codice di riferimento (che trovi nella scheda allegata alla foto del bimbo), Global Humanitaria inoltrerà la lettera a destinazione. SI PREGA DI SPECIFICARE IL NOME DEL MITTENTE, MA NON L’INDIRIZ- ZO PER EVITARE CHE POSSA ESSERE UTILIZZATO DA TERZI NON APPARTENENTI ALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE. Il nostro consiglio è di NON INVIARE DIRETTAMENTE doni ai bambini. Nei Paesi esteri i responsabili di Global Humanitaria hanno riscontrato spesso problemi per il ritiro dei pacchi: esistono, infatti, dazi doganali e supplementi non previsti al momento della spedizione dall’Italia, ma obbli- gatori da pagare al ritiro nei Paesi di destinazione. Global Humanitaria non può farsi carico degli oneri derivanti da queste spedizioni nè assumersi la responsabilità di fare arrivare a destinazio- ne eventuali pacchi. Se desideri fare un regalo al bambino è possibile fare una donazione attra- verso un versamento bancario sul: C/C n° 4372 – CIN A – ABI 05584 – CAB 01602 della Banca Popolare di Milano, oppure sul C/C Postale n° 58778366, intestato a Global Humanitaria Italia ONLUS. Il personale di GH potrà acquistare il regalo direttamente nel Paese del bambino. Telefonando alla nostra sede di Milano potrai esprimere una preferenza per il regalo che desideri far acquistare. Successivamente Global Humanitaria ti invierà una foto che attesta la rice- zione del dono da parte del bambino. Ti ricordiamo che la tua donazione è detraibile ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 460/1997, poiché Global Humanitaria è una ONLUS. Per ogni eventuale informazione siamo disponibili al numero 02/667967.1 dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 18:00 GLOBAL HUMANITARIA ITALIA ONLUS Sono tante le occasioni e le ricorrenze da ricordare e festeg- giare: matrimoni, battesimi, comunioni… e sono tanti i modi per renderle speciali ed uniche. Global Humanitaria ti propone le sue bomboniere solidali che, grazie a te e i tuoi ospiti, regaleranno tanti sorrisi ai bambini poveri che vivono nel Sud del mondo. Le bomboniere, disponibili in due diversi colori, sono dei car- toncini formato aperto 5x10cm e formato chiuso 5x5cm, da personalizzare a mano; potranno accompagnare il sacchettino dei confetti o essere disposte sulla tavola degli invitati come segnaposto. Puoi scoprire come sono fatte collegandoti al nostro sito www.globalhumanitariaitalia.org cliccando sul box Bombo- niere solidali. Per ricevere le bomboniere basta semplicemente che tu faccia la donazione che preferisci. La tua festa ci permetterà di sostenere ancora più bambini che sopravvivono in situazione di disagio e povertà. Per informazioni è possibile chiamare il nostro ufficio al numero 02-6679671 dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00 oppure scrivere a comunicazione@globalhumanitaria.org LE BOMBONIERE SOLIDALI

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GLOBAL 02 INDICESPECIALE

04-07] I bambini di strada: ancora sconosciuticome i loro diritti.Messico: i chicos banda.Kenia: una baraccopoli di bambini di strada.PROGETTI

08-10] India: meravigliosa e terribile.Le case di accoglienzadi Global Humanitaria in India.

11-14] Inserto da staccare Poster GH.15] Notizie dai paesi Guatemala e Bolivia.

INTERVISTA A LORENZO ORNAGHI16-17] Non Profit: un nuovo salto di qualità.

RESPONSABILITÀ SOCIALE DI IMPRESA 18-19] Investire nel bene comune.

IN PROFONDITÀ20-22] Donne dell’ “estrema terra

dove il sole tramonta”.Donne e sviluppo. Il caso del Marocco.LA PAGINA DEI SOSTENITORI

23] Il desiderio di “volare” in Bolivia.Compagni di scuola a distanza!

EDITORIALEOggi, giorno in cui scrivo, Maria ha chiamato il nostro ufficio milanese di Global

Humanitaria.Maria vive a Caserta. Ha più di 40 anni, è mamma di Gennaro e Lucia. Non ha

un’occupazione stabile, vive facendo le pulizie in casa di alcune famiglie. Guadagnapoco. Il marito non abita più con loro, sta scontando una pena in carcere.«Purtroppo sa – ci ha detto – qui la vita non è facile e lui ha scelto di non essereonesto. Ha scelto vigliaccamente di non camminare sulla via della legalità. »

I suoi figli le ripetono spesso di essere i bimbi più sfortunati del mondo.La settimana scorsa mentre spolverava in casa di una delle famiglie di cui si

prende cura è caduta una rivista: si è aperta una pagina in cui c’era la foto di unbambino. Era l’immagine di Kiri, uno dei bambini incontrati da GH in una disca-rica cambogiana: è la foto che oggi sta accompagnando la nostra nuova campa-gna sociale dedicata all’adozione a distanza. Maria ha preso nota del nostro nume-ro, è tornata a casa e ha spiegato la fame e la povertà del mondo ai suoi figli.

Oggi Maria ci ha chiamato per adottare a distanza un bambino. Prima di questa telefonata, avevo pensato di scrivere questo editoriale sul-

l’infanzia disagiata e sulle condizioni politiche ed economiche di alcuni Paesi in viadi sviluppo.

Oggi, invece, ho deciso di dedicarlo a Maria e a tutte le donne e gli uomini chechiamano la nostra associazione.

Questo editoriale è dedicato a voi sostenitori.Questo editoriale è dedicato alla speranza.Maria che indubbiamente non vive una vita “cosiddetta” serena ha deciso di

portare la speranza dall’altra parte del mondo.Ogni giorno studenti, manager, casalinghe, pensionati, dal Piemonte alla

Calabria, tifosi della Juventus o del Palermo, benestanti o meno chiamano GlobalHumanitaria per adottare a distanza un bambino.

Cari sostenitori, GRAZIE! Grazie per essere al nostro fianco! Noi di GH abbiamo preso un impegno a favore dei bambini più poveri del

mondo, ma abbiamo preso un impegno anche con voi!Non esitate a chiederci ancora più informazioni, non accantonate un vostro

dubbio, non negateci un consiglio o una critica: questa associazione è vostra!Nel nostro lavoro abbiamo sbagliato e ancora sicuramente lo faremo: invian-

do in ritardo una rivista, commettendo un errore grammaticale nei nostri depliant…ma abbiamo sempre lavorato con trasparenza e in assoluta legalità!

Oggi ha chiamato Maria e noi insieme a lei e a tutti voi siamo più forti e anco-ra più pronti a migliorare la vita di Kiri e di tanti altri bambini come lui! |

Andrés Torres [Presidente]

NOTIZIARIO ASSOCIATIVO RISERVATO AI SOSTENITORI

Direttore responsabile Floriana De PasqualeRedazione: María Clara Caudana, Raffaella ManzottiHanno collaborato a questo numero Massimo Vignati, Daniela Zanoletti,Liana De Vincenzi, Caterina Roggero, Natalia GonteroFotografie Juan Diaz, GH, Camilo Moreno, Caterina Roggero, Liana De VincenziDisegno grafico orangeWorldTipografia Gruppo Imprenta srl – Colturano (MI)Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 479 del 15/06/2005

STAMPATO SU CARTA ECOLOGICA SIMBOL FREE LIFE

Global Humanitaria Italia O.N.L.U.S.Via G. Fara, 39 20124 Milano (MI) Italia Tel +39 02/6679671Fax +39 02/66796724e-mail info@globalhumanitariaitalia.orgwww.globalhumanitariaitalia.orgC.F. 97348900156

VUOI SCRIVERE AL BAMBINO CHE HAI ADOTTATO A DISTANZA?

DESIDERI INVIARGLI UN REGALO?

ECCO COME FARE

Se desideri scrivere una lettera al bambino che hai adottato, puoi inviarlaall’indirizzo: GLOBAL HUMANITARIA ITALIA – ONLUS C.P. 1505 20102 MILANOÈ necessario indicare il nome del bambino o della bambina e il codice diriferimento (che trovi nella scheda allegata alla foto del bimbo), GlobalHumanitaria inoltrerà la lettera a destinazione.

SI PREGA DI SPECIFICARE IL NOME DEL MITTENTE, MA NON L’INDIRIZ-ZO PER EVITARE CHE POSSA ESSERE UTILIZZATO DA TERZI NONAPPARTENENTI ALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE.

Il nostro consiglio è di NON INVIARE DIRETTAMENTE doni ai bambini.Nei Paesi esteri i responsabili di Global Humanitaria hanno riscontratospesso problemi per il ritiro dei pacchi: esistono, infatti, dazi doganali esupplementi non previsti al momento della spedizione dall’Italia, ma obbli-gatori da pagare al ritiro nei Paesi di destinazione.

Global Humanitaria non può farsi carico degli oneri derivanti da questespedizioni nè assumersi la responsabilità di fare arrivare a destinazio-ne eventuali pacchi.

Se desideri fare un regalo al bambino è possibile fare una donazione attra-verso un versamento bancario sul:C/C n° 4372 – CIN A – ABI 05584 – CAB 01602 della Banca Popolare diMilano, oppure sul C/C Postale n° 58778366, intestato a GlobalHumanitaria Italia ONLUS. Il personale di GH potrà acquistare il regalodirettamente nel Paese del bambino. Telefonando alla nostra sede diMilano potrai esprimere una preferenza per il regalo che desideri faracquistare.Successivamente Global Humanitaria ti invierà una foto che attesta la rice-zione del dono da parte del bambino. Ti ricordiamo che la tua donazione è detraibile ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 460/1997, poiché Global Humanitaria è una ONLUS.

Per ogni eventuale informazione siamo disponibili al numero

02/667967.1dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 18:00

GLOBAL HUMANITARIA ITALIA ONLUS

Sono tante le occasioni e le ricorrenze da ricordare e festeg-giare: matrimoni, battesimi, comunioni… e sono tanti i modiper renderle speciali ed uniche.

Global Humanitaria ti propone le sue bomboniere solidali che,grazie a te e i tuoi ospiti, regaleranno tanti sorrisi ai bambinipoveri che vivono nel Sud del mondo.

Le bomboniere, disponibili in due diversi colori, sono dei car-toncini formato aperto 5x10cm e formato chiuso 5x5cm, dapersonalizzare a mano; potranno accompagnare il sacchettinodei confetti o essere disposte sulla tavola degli invitati comesegnaposto.

Puoi scoprire come sono fatte collegandoti al nostro sitowww.globalhumanitariaitalia.org cliccando sul box Bombo-niere solidali.

Per ricevere le bomboniere basta semplicemente che tu facciala donazione che preferisci.La tua festa ci permetterà di sostenere ancora più bambini chesopravvivono in situazione di disagio e povertà.

Per informazioni è possibile chiamare il nostro ufficio alnumero 02-6679671 dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00oppure scrivere a [email protected]

LE BOMBONIERESOLIDALI

SpecialeAncora sconosciuti comei loro dirittiNel Sud del mondo il fenomeno dei bambini di strada,dei minori e degli adolescenti lavoratori è una realtà complessa che richiede politiche di azione incisive.

SPECIALE [05

Non vengono registrati nei censimenti nazionali nè presi inconsiderazione dalle inchieste. Però ci sono. Soprattutto neipaesi dove la povertà è padrona. Si trovano ovunque, prontia venderti qualche prodotto tipico o ad improvvisarsi lustra-scarpe, disposti ad aprirti la porta del taxi o a pulirti il para-brezza in cambio di qualche moneta. Tanti sono invisibili,costretti a lavorare nelle cave e nelle miniere, altri fruganonell’immondizia alla ricerca di cibo o di qualcosa da ven-dere. Spesso prigionieri della rete della pedofilia e della pro-stituzione, vagano per le strade come se cercassero qualchecosa, forse l’infanzia che è stata loro rubata. - - - -L’abbandono dei minori nelle strade e il lavoro minorile sonofenomeni antichi, ma sulla popolazione infantile di stradaancora oggi non ci sono dati precisi. In India, nella sola cittàdi Calcutta, anche se non esistono stime esatte, si calcola chepiù di 100 mila bambini vivono per la strada.

La mancanza di informazioni sulla natura e la portata diquesta problematica sociale ha ostacolato per anni la possibi-lità di intraprendere azioni efficaci per risolverla. Da qualchetempo tuttavia molti paesi stanno cominciando a realizzareindagini approfondite sul lavoro minorile, gettando final-mente un po’ di luce anche sul fenomeno dell’abbandono epermettendo di quantificarlo parzialmente.

Inoltre, a partire dagli anni ’70 in alcuni paesi dell’AmericaLatina, dell’Asia e dell’Africa sono nate diverse organizzazionie movimenti di bambini e adolescenti lavoratori che da pro-tagonisti hanno iniziato ad operare per la difesa dei loro diritticontro ogni forma di sfruttamento. Il loro è un contributoimportante anche in termini di studio, sensibilizzazione edenuncia delle gravi condizioni socio-economiche che sonoalla base del fenomeno dei bambini di strada e lavoratori intutto il Sud del Mondo(1). Questi movimenti però non sem-pre sono stati riconosciuti dagli organismi internazionali:sono ancora molti gli ostacoli a livello politico da superareper far sentire la loro voce.

Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale delLavoro (OIL), nel mondo lavorano almeno 250 milioni dibambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni, di cui circa 120milioni a tempo pieno. L'Asia concentra la percentuale piùalta di bambini lavoratori, pari al 61% del totale mondiale,seguita dall'Africa (32%) e dall'America Latina (7%).

In situazioni di ingiustizia e di disuguaglianze sociali, poli-tiche ed economiche, i minori e i poveri sono le principalivittime. Secondo uno studio della Banca Mondiale(2), “I bam-bini di strada rappresentano il campanello d’allarme di unaprofonda esigenza di sviluppo sociale e di politiche per lariduzione della povertà, intese a migliorare la situazione gene-rale di una comunità e ad evitare che altri giovanissimi ven-gano abbandonati ai margini della società. Il distacco del bam-bino dalla famiglia è strettamente legato alla vulnerabilità dialcuni segmenti della società, spesso in un contesto di libera-lizzazione economica e crescente disuguaglianza. La diminu-zione della sicurezza sul territorio contribuisce all'ingrossa-mento degli slum cittadini, dove molti bambini lavorano permantenere le proprie famiglie.

In alcuni paesi, l’insufficiente spesa pubblica indeboliscela capacità del sistema educativo di provvedere ai bisogni deibambini più vulnerabili.

La transizione verso una società dominata dal mercato inde-bolisce la capacità delle comunità di proteggere i membri piùgiovani. Sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, l'isolamentodelle famiglie e l'indebolimento del capitale sociale può aggra-vare il problema degli abusi da parte dei genitori”. >

María Clara CaudanaComunicazione Global Humanitaria

(1) Sono i cosiddetti movimenti e organizzazioni NATs.

(Nella sigla spagnola: Niños y Adolescentes Trabajadores)(2) Trad.da “Street Children: Promising Practices and Approaches”

World Bank Institute - 2002

06] SPECIALE [07

Le tracce di quella che è stata la magnificenza dell’anticacapitale degli Aztechi, Tenochtitlán, si sovrappongono conle immagini dei mille volti della povertà nell’attuale Città delMessico. Il ritmo di questa grande metropoli segnata dallecrisi economiche porta ogni giorno migliaia di bambini eadolescenti a vivere e lavorare per strada. Venditori ambu-lanti, lavavetri, lustrascarpe, lavamacchine, giocolieri aisemafori… in Messico il lavoro infantile è una strategia perla sopravvivenza. Il gruppo familiare considera il lavorominorile come qualcosa di “normale”, di “naturale”, in con-siderazione delle difficoltà economiche e delle scarse risorsefinanziarie. Per le istituzioni del governo, alcune ONG e gliorganismi internazionali, invece, il lavoro infantile visto comenormalità è solo un modo di tramandare attraverso le gene-razioni la povertà e l’esclusione sociale. D’altro canto, il dirittodi non lavorare e il bisogno reale di farlo per sopravviverenon sono per forza termini auto-escludenti. - - - -La legislazione messicana e quella internazionale consideranoinfanzia il periodo che va dalla nascita ai 18 anni, ma la realtànella quale vivono migliaia di bambini ed adolescenti è bendiversa. Il Professor Roger Magazine dell’Università Iberoame-ricana ha realizzato una interessante ricerca antropologica sui“chicos banda” (bande di ragazzi) di città del Messico: “Apparten-gono a questi gruppi ragazzi tra i 12 e i 30 anni, considerati dellastessa categoria. Generalmente non si definiscono come bam-bini o ragazzi di strada, si fanno chiamare banda di strada (…)Alcuni dei ragazzi più grandi abitano con le loro mogli e figlinelle periferie, ma si spostano tutti i giorni in città per lavoraree convivere con gli altri ragazzi della banda”. Secondo il prof.Magazine, se non si comprende il loro modo di essere “banda”,non è possibile intraprendere politiche adeguate: “penso chequalsiasi intervento debba valutare quello che è importante dalloro punto di vista. Uno dei gruppi che ho conosciuto era statoospitato in una casa di accoglienza, a un certo punto l’istitu-zione ha dovuto escludere gli adolescenti che avevano compiuto18 anni: è andata via la metà dei ragazzi ma in seguito è andata

via l’altra metà perché erano una banda”. La banda significa permolti bambini e ragazzi uno spazio di protezione, di compa-gnia e di benessere emozionale, che sostituisce la famiglia. Ladroga in questo senso ha un ruolo socializzante: come condivi-sione e come possibilità di evadere insieme la realtà. Le più uti-lizzate sono le colle ed i solventi, e in proporzioni minori i far-maci e la marijuana.

Secondo uno studio realizzato dall’UNICEF e il DIF(Sistema Nazionale per lo Sviluppo Integrale della Famiglia)sono 94.759 i bambini e gli adolescenti che lavorano nei prin-cipali centri urbani del Messico. La povertà e la precarietà dellecondizioni di vita del bambino e della sua famiglia sono tra ifattori scatenanti. L’età media dell’ingresso nel mondo dellavoro è di 10 anni.

Quali sono i sogni di questi bambini e adolescenti? Quali iloro desideri per il futuro? Una famiglia, trovare il lavoro, affit-tare una stanza, una vita migliore per i loro figli, vestiti...

Quale differenza tra questi sogni e quelli dei bambini eadolescenti del resto del mondo? >

Natalia Gontero Dott.ssa in Scienze della Comunicazione, ricercatrice in sociologia

Fonti: www.derechosinfancia.org.mx; Segundo Estudio en cien ciudades de niñas, niños

y adolescentes trabajadores, México, 2002-2003. LUCCHINI, Ricardo: Niño de la calle,

identidad, sociabilidad, drogas, Barcelona, Los libros de la Frontera,1996.

Kenia Una baraccopolidi bambini di strada

In Kenya, come nel resto del continente africano,il fenomeno dei bambini di strada è molto diffuso.Si stima che sono circa 250 mila i bambini chevivono o lavorano per le strade1 . Caterina Rog-gero, ricercatrice di storia contemporanea africanae volontaria internazionale, ci racconta la sua espe-rienza con i bambini di strada di Kibera, che haincontrato nel suo ultimo viaggio.- - - -A Nairobi sono venuta per accompagnare alcunepersone che collaborano con Padre Renato Kizitonel progetto della costruzione di una casa per bam-bini di strada ai margini del centro di Nairobi, aKibera, la seconda più grande baraccopoli (slum)dell'Africa dopo Soweto in Sudafrica.

Bonifax, un 23enne ex-ragazzo di strada e oggieducatore presso il Kiwuli center di Padre Kizito, ciaccompagna attraverso lo slum. La povertà dellecase di fango o lamiera e l'assoluta mancanza diigiene e di servizi essenziali è una realtà relativa-mente dignitosa rispetto a quella dei ragazzi abban-donati dai genitori (incapaci di occuparsene o mortiper Aids) che abitano nelle strade attorno a Kibera.Bonifax li conosce molto bene, li visita due voltealla settimana per convincere alcuni di loro a trasfe-rirsi nei centri di accoglienza. Il primo impatto per

noi e veramente forte, se non fossimo stati conBonifax probabilmente saremmo scappati. Ci sisono avvicinati una ventina di ragazzi vestiti di nero,abiti logorati dalla sporcizia, maniche rigorosa-mente lunghe dove nascondere il tubetto di collache sniffano in continuazione, per lo più maschitranne due ragazze, di cui una incinta. Arrivavanodalla base della loro comunità (che di notte si tra-sforma in banda spesso armata alla ricerca di ciboo di un riparo): un cumulo di rifiuti ed un contai-ner. Superato lo shock iniziale ci siamo avvicinati aquesti ragazzi che semplicemente volevano darci lamano. Bonifax ci ha fatto sedere e loro hanno can-tato tutti insieme la canzone popolare keniana dibenvenuto chiedendo poi a noi di fare altrettanto.Ce ne siamo andati poco dopo. Alcuni di questi lirivedremo nella casa in costruzione, i più grandi,invece, sinceramente penso che non vivrannoancora per molto. >

Caterina Roggero Ricercatrice storia contemporanea africana

(1) Fonte: Consortium for Street Children’s (A Civil Society Forum for

East and Southern Africa on Promoting and Protecting the Rights of

Street Children”, 11-13 February 2002, Nairobi, Kenya)

9 Lo Slum Kibera, a Nairobi, baraccopoli dove abitano 800.000 mila

persone in condizioni di povertà e carenze estreme. Ai margini di

Kibera, in condizioni ancora peggiori vivono tante persone tra cui tanti

bambini. FOTO CATERINA ROGGERO

9La precarietà delle condizioni di vita del bambino e della sua famiglia sono tra i fat-

tori scatenanti del lavoro minorile nelle città. FOTO CAMILO MORENO

MessicoI “chicos banda”

FOTO

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PROGETTI [0908] PROGETTI

Meravigliosa e terribile,due facce della stessa medaglia

India Una “famiglia” numerosaLal Bari

Calcutta, con circa 14 milioni di abitanti, è una delle metropolicon maggior densità del mondo (23.783 abitanti per km2) e ancheuna delle più povere: il 60% della popolazione a Calcutta vivesotto la soglia di povertà.

Il rapido processo di industrializzazione e le catastrofi natu-rali che periodicamente colpiscono il paese sono le principalicause dell’emigrazione verso la città. Negli ultimi 50 anni questofenomeno ha provocato un notevole aumento della popolazioneche ha reso le infrastrutture urbane totalmente insufficienti. Gliimmigrati e le loro famiglie sono costretti a vivere in quartieripoveri (“slums”) o in mezzo alla strada, dove non esistono le con-dizioni per una vita dignitosa. Anche se non ci sono stime pre-cise, si calcola che più di 100 mila bambini vivono per la strada.

Global Humanitaria, in collaborazione con le ONG localiBSSK (Baruipur Sitakundu Sneh Kunja) e APLE (Action Pour lesEnfants), gestisce in India un programma di accoglienza perminori in condizioni di disagio. L’obiettivo è quello di offrire unambiente familiare e un’assistenza completa a bambini prove-nienti dalle strade, per accompagnarli nel loro reinserimentosociale. Dal 2001 al 2005 sono state aperte quattro case di acco-glienza a Calcutta e nei dintorni: i bambini complessivamenteospitati sono oltre 200. >

Nonostante negli ultimi anni abbia raggiunto importanti tra-guardi, soprattutto in campo tecnologico ed informatico, l’In-dia è ancora un paese con gravi disuguaglianze economiche esociali. La povertà endemica delle zone rurali, l’emigrazioneverso le città, il sistema delle caste - proibito ma ancora invigore nella società - i continui conflitti tra gli Indù e i Musul-mani, gli scontri con i paesi vicini per il possesso delle terre diconfine, la discriminazione nei confronti delle donne, sonoalcuni dei fattori che bloccano in molti casi il progresso e lo svi-luppo del paese.- - - -

“Ho delle amiche nella nostra casa, studiamo insieme, usciamonel pomeriggio e impariamo anche la danza classica dell’India”.Guria, come le altre 17 bambine e ragazze nella nuova casa d’ac-coglienza Lal Bari, può finalmente godere di un rifugio serenonel quale vivere e crescere. La casa, inaugurata a gennaio 2005 daGlobal Humanitaria, accoglie 18 bambine provenienti dalla casadi accoglienza Lake Garden’s. La legislazione locale non per-mette la convivenza di bambini e bambine nello stesso istitutocome invece avveniva a Lake Garden’s. Oggi in questa casa,gestita da Global Humanitaria e APLE (Action pour les Enfants),continuano ad abitare 70 bambini.

“Fortunatamente Lal Bari dista soltanto 20 m da Lake Gar-den’s. Questo è stato previsto affinché le bambine non soffris-sero il distacco dal punto di vista psicologico, dando loro la pos-sibilità di potersi rincontrare con le stesse persone, vivere nellastessa località e sentirsi ancora parte importante della famigliadella casa di Lake Garden’s”, afferma Moly Das, responsabile diLal Bari. Mousoni, 9 anni ci racconta: “posso ancora incontraretutti i giorni i miei fratelli alla casa dei bambini e continuare adandare insieme alla stessa scuola”. >

IMPARARE A VIVERE IN CASALal Bari è una casa famiglia nella quale le bambine ricevono pro-tezione, alimentazione, assistenza sanitaria e psicologica. Le bam-bine “imparano come si vive in una famiglia e che non si può faresempre quello che si vuole. Crescono in un posto sicuro, lon-tane dalla situazione di abbandono e abusi in cui si trovavanoprima”- spiega Moly Das – “imparano le regole della convivenzae il senso della disciplina”. Insieme a lei a Lal Bari lavorano dueassistenti sociali, Anjali e Radha. Due educatrici fanno ripeti-zioni durante il giorno e organizzano attività di formazione per-manente e per il tempo libero, come lo sport, la musica e la danza,

molto gradite dalle bambine. È un processo di rieducazione cheassicurerà il loro progressivo reinserimento nella società.

Come madre di famiglia Moly Das sa che “le cose non sonosemplici, devi sempre star loro dietro: fa il tuo letto, tieni inordine la stanza..., come fanno i genitori. Questo può generarepiccoli conflitti, ma nulla di serio. La fiducia si conquista con-dividendo, facciamo il possibile per non gestire le case comeistituti. È necessario trovare il giusto equilibrio tra amore e disci-plina. Non vogliamo che le nostre bambine crescano in unmondo immaginario: vogliamo che siano consapevoli che ledifficoltà sono una parte importante della vita”. >

Guria Gowala Dai binari a Lal Bari“Senza dubbio sto meglio adesso di

quando ero alla stazione. Avevo tantapaura lì da sola…”. Guria Gowala, 17 anni,orfana: una vita lasciata alle spalle, suibinari della stazione di Calcutta. Dell’in-fanzia conserva pochi ricordi: “mi mancala mia famiglia, i miei fratelli e le miesorelle, ma non riesco a trovarli”.

Dopo aver vissuto tra la Stazione Seal-dah di Calcutta, le strade e alcune case diaccoglienza, Guria ha conosciuto ThierryDarnaunet, direttore della casa Lake Gar-dens, che l’ha portata a Lal Bari. Adessofrequenta la scuola, vuole diplomarsi etrovare un buon lavoro. Sperando, primao poi, di riabbracciare la sua famiglia. >

qMoly Das, responsabile

di Lal Bari (a destra),

insieme a Radha, assis-

tente sociale e cuoca della

casa, e alle piccole Saira

(a sinistra) e Yasminira (a

destra), all’interno della

casa. “Non ci sono parole

per descrivere la felicità di

vederle cambiare e tras-

formarsi in ragazze belle,

istruite e sane”, dice Moly

Das.

FOTOBSSK / GLOBAL HUMANITARIA

È possibile immaginare un Paese con più di mille etnie e oltre 1.700 lingue o dialetti?

Non ci vuole tanto, l’India incanta chiunque con la sua complessità culturale e sociale

e con il suo variegato ed esuberante mondo. FOTO BSSK / GLOBAL HUMANITARIA t Guria Gowala (destra), la ragazza intervistata, con altri ospiti della “Lal Bari”. FOTO BSSK / GLOBAL HUMANITARIA

10] PROGETTI

t SITAKANDU La casa di accoglienza di Sitakandu si trova a30 Km da Calcutta. È stata costruita nel 2001, nello stessoperiodo della fondazione di BSSK, la ONG locale con la qualeGlobal Humanitaria collabora per la gestione della casa. Vilavorano 14 persone, tra cui 3 cuochi e 5 insegnanti. La mag-gior parte dei 100 bambini ospitati vive nella casa a tempopieno: un piccolo gruppo, appartenente a famiglie particolar-mente indigenti, frequenta la casa durante il giorno per usu-fruire della scuola, della mensa e degli altri servizi, come i con-trolli medici, il sostegno psicologico e le attività ricreative eculturali.

tLAKE GARDENS La casa ospita 65 bambini ed è gestita in col-laborazione con la ONG locale APLE. Lake Gardens è stata ris-trutturata completamente tra aprile e agosto 2002: sono staterimesse a posto tutte le stanze dell’edificio, i dormitori, le trecucine e i servizi igienici. Sono inoltre stati realizzati nuovi spazi:una sala per lo studio, una di informatica con 5 computer e unospazio esterno coperto che viene utilizzato per i pasti, come salariunioni o per le attività scolastiche.

Alcuni dei ragazzi più grandi, ospitati nella casa, hanno com-pletato i corsi in programmazione e disegno grafico e hannogià trovato un lavoro presso alcune aziende informatiche dellazona. In breve tempo potranno iniziare una vita indipendentee crearsi una propria famiglia. >

q FULTALA La casa di accoglienza di Fultala è stata inaugu-rata nel maggio del 2003. Ospita 30 bambine, provenienti perla maggior parte dalle strade dai quartieri vicini alle stazioniferroviarie di Calcutta. L'obiettivo principale del progetto èquello di offrire alle bambine un ambiente sereno e familiareche le aiuti a recuperare sicurezza in sè stesse ed a dimenticarela vita di strada, per un completo reinserimento nella società.Anche il coordinamento della casa di accoglienza di Fultala ègestito da BSSK.

Le case di accoglienzadi Global Humanitaria

India

AD OGNI BAMBINO UNA FAMIGLIA,PER TUTTI I BAMBINI UNA CASA.

OBIETTIVO

Caro Amico,

come sai un’immagine vale più di mille parole. E con un’immagine vogliamo cercareancora una volta di comunicare con te.

L'inserto staccabile (pag.12-13) ritrae il piccolo Kiri di 4 anni, che vive in Cambogia esopravvive ogni giorno in una discarica della città di Phnom Penh.

Come lui tanti altri bambini nel mondo sono condannati a rinunciare alla propria infan-zia e non hanno diritto a mangiare 2 volte al giorno, ad essere curati, ad andare ascuola... a non essere più bambini!

Grazie alla sensibilità di persone come te, Global Humanitaria può aiutare ogni giornoi bambini più poveri, regalando loro la speranza di un futuro migliore.

Insieme possiamo davvero fare molto, anche con un piccolo gesto di solidarietà.

Per questo ti chiediamo, ancora una volta, di aiutarci, facendo conoscere l'impegno diGlobal Humanitaria a favore dei bambini che vivono in stato di estremo disagio.

Ti invitiamo a diffondere il nostro poster affiggendolo nei luoghi che hai a disposizio-ne: in ufficio, a scuola, in parrocchia, in università, in centri culturali, nel tuo negozio,nel tuo bar… o in qualsiasi spazio tu ritenga opportuno.

Aiutaci a far arrivare il messaggio del piccolo Kiri al maggior numero di persone possibile.

Aiutaci a trovare persone come te, sensibili e pronte a cambiare il mondo con il sorrisodi un bambino.

Grazie per il sostegno che deciderai di darci!

LA POVERTÀ?METTIAMOLAAL MURO.

Andrés TorresPresidente

Adotta

a distanza

un bambino:

chiama subito

Global

Humanitaria

al numero

848-808.838(al costo di una chiamata urbana)

via G. Fara, 39 - 20124 Milano

Cambogia: discarica della città di Phnom Penh

PROGETTI [15

BOLIVIA

Un kit scolastico per ogni bambino!In Bolivia, nel distretto di Vacas, Global Humanitaria ha appenaconcluso la “Campagna di distribuzione del materiale scolastico”in 7 comunità: Experimental Vacas, Challacava, David Morató,Yanatama, Pisko Mayu, Rodeo e Juntutuyo.

2.443 bambini hanno ricevuto un kit scolastico composto da1 tuta da ginnastica, 1 cappellino con visiera (per proteggersi dalsole di quelle zone ad alta quota), 1 zaino, 1 quaderno a quadrettie 1 a righe, 1 album da disegno, 1 penna rossa e 1 blu, 1 matita,12 matite colorate, 1 gomma, 1 temperino, 1 scatola di plastilina(per i bambini più piccoli), 1 righello, 2 squadre, 1 goniometro(per i bambini delle classi superiori).

La consegna del materiale è un primo passo per combattereil fenomeno della diserzione scolastica. La maggior parte dellefamiglie, a causa dell’estrema povertà, non ha la possibilità diacquistare il materiale necessario per poter mandare i figli ascuola; i bambini inoltre non frequentano le lezioni perchè con-tribuiscono al sostentamento della famiglia aiutando i genitorinei campi o occupandosi dei fratelli più piccoli.

Il materiale scolastico rappresenta un importante strumentopedagogico sia per il bambino che per l'insegnante: permette diottenere l'attenzione dello studente in classe e convincere la suafamiglia sulla necessità di frequentare la scuola. Rappresentaquindi un mezzo per migliorare la qualità dell'insegnamento eridurre l'abbandono scolastico. <

Beneficiari Beneficiari Scuole coinvolte Popolazione totalediretti indiretti direttamente delle comunità beneficiarie 2.443 bambini 6.405 famiglie 25 12.511 abitanti

GUATEMALA

Un ponte verso lo sviluppoIn Guatemala la costruzione di un ponte sul fiume Machaquilàha cambiato la vita di 6 comunità del Dipartimento di Petén.

Prima della costruzione del ponte era possibile attraver-sare il fiume solo con piccole barche di legno, non utilizzabiliperò in caso di piena per la forza della corrente. Molti eranocostretti ad attraversare il fiume a nuoto. “Ancora non mi spiegocome ci riuscivano - ricorda Elder Chitay, coordinatore di Glo-bal Humanitaria Guatemala - agli uomini l’acqua arrivava alcollo e quando attraversavano con i bambini li dovevano portaresulle spalle. Per le donne era ancora più difficile perché vestitecon quelle gonne pesanti”.

La costruzione del ponte “Machaca III”, tra ottobre 2004 efebbraio 2005, è stata possibile grazie alla partecipazione attivadi 6 comunità rurali molto povere (San José, El Mirador, Seka-ché, Las Flores, San Pedro e San Antonio), quasi completamenteisolate dai centri urbani per la mancanza di mezzi per attraver-sare il fiume e l’inesistenza di infrastrutture stradali adeguate.Oltre cento uomini hanno collaborato volontariamente allacostruzione del ponte, organizzandosi in gruppi di lavoro perdare un supporto ai costruttori.

Il ponte ha facilitato le comunicazioni riducendo i tempi dipercorrenza e favorendo la raggiungibilità delle diverse destina-zioni, in particolare del mercato comunale. Il risultato è statol’immediato incremento delle vendite dei prodotti agricoli dellecomunità beneficiarie e il complessivo miglioramento delle atti-vità commerciali della zona. <

16] INTERVISTA INTERVISTA [17

INTERVISTA ALORENZO ORNAGHIPRESIDENTE DELL’AGENZIA PER LE ONLUS

---- “L’ESPERIENZA DEL TERZO SETTORE, CONLA SUA CONOSCENZA DEI BISOGNI SOCIALI E LA SUA CAPACITÀ DI INNOVARE, PUÒ FOR-NIRE UN APPORTO PREZIOSO ALLO SVILUPPO DI FORME INNOVATIVE DI CONVIVENZACIVILE”

- - - -Può fare qualche considerazione sulla strada per-corsa dal Terzo Settore italiano fino ad ora?È difficile dare pienamente conto dell’enorme cre-scita del Terzo Settore italiano negli ultimi decenni.La crescita quantitativa è coincisa con un’espan-sione degli ambiti di intervento e soprattutto conun’importante evoluzione qualitativa. Certamente,questo processo è stato favorito dal venire meno diquel reciproco sospetto tra istituzioni politiche esocietà civile che ha segnato lo sviluppo del Paesesin dalla costituzione dello Stato unitario. Da alcunianni, tuttavia, il valore della sussidiarietà è tornatoin primo piano, e anche il ceto politico ha iniziatoa guardare con interesse alle organizzazioni pro-mosse autonomamente dai cittadini per fini di pub-blica utilità. Si tratta di un’attenzione crescente erealmente bipartisan.

Qual è stato l’interesse e la risposta della societàitaliana alle numerose proposte che arrivano dalsettore non profit? Per rispondere a questa domanda occorre, in primoluogo, fare una premessa: il settore non profit, soprat-

tutto nel nostro Paese,nasce dal basso,dall’iniziativa disemplici cittadini che, in genere su base locale, si asso-ciano per tentare di rispondere a bisogni sociali cheemergono nelle rispettive comunità territoriali. Sol-tanto di recente abbiamo assistito anche in Italia allafioritura di forme non profit più simili a quelle esi-stenti, per esempio, in ambito anglosassone: pensoalle fondazioni grant-making (o di erogazione),oppurealle fondazioni pubblico-private. Tali innovazioni pos-sono giocare un ruolo importante per aiutare tutto ilprivato sociale a fare un ulteriore passo in avanti.

Quanto alle risposte della società alle “pro-poste” del non profit, osserviamo uno scenario con-trastante: se si guarda al numero di volontari impe-gnati negli enti (più di 4 milioni, di cui circa unmilione in maniera continuativa) e se si aggiun-gono più di 600.000 persone che in qualche modohanno scelto di lavorare nel settore , la rispostadovrebbe essere senz’altro positiva; d’altro canto, sesi considera il volume delle donazioni conferite –soprattutto se lo si paragona a quello di nazionicome Gran Bretagna, Spagna, Germania, Usa, etc. –il dato appare ancora deludente.

Quali sono le principali sfide che deve affrontareil settore e quali i pericoli e i problemi?La sfida principale consiste nella capacità di gio-care un ruolo davvero significativo nel processo, chemi pare ormai inevitabile, di riforma e riorganiz-zazione del welfare, anticipando la consapevolezzadi quelle “nuove” povertà non ancora compiuta-mente riconosciute dalle istituzioni pubbliche.Affinché ciò avvenga, il cosmo del non profit (oalmeno una buona parte dei soggetti che lo com-pongono) è chiamato a compiere un ulteriore saltodi qualità rispetto alla capacità di erogare i servizi,di rispondere alle esigenze di trasparenza dei pro-pri stakeholder. Tutto ciò senza tradire la sua iden-tità e i suoi valori di riferimento.

Attualmente è di grande importanza il ruolo dellasocietà civile: com’è nella realtà italiana l’integra-zione tra il settore pubblico e la società civile? Ciò che sta cambiando, fortunatamente, è la conce-zione di che cosa significhi “settore pubblico”. L’in-tegrazione tra il Terzo Settore e le pubbliche ammi-nistrazioni, pur con fatica e non senza resistenzeed eccezioni, si è avviata perché si è superata quellaidentificazione tra “servizio pubblico” e “servizioconcepito e gestito dalla pubblica amministra-zione”. Occuparsi della cosa pubblica invece, per-seguire obiettivi di pubblica utilità o interesse è undiritto dovere anche dei cittadini e, quindi, delleloro libere organizzazioni. Concretamente questoha significato l’inizio di collaborazioni fra enti nonprofit e pubbliche amministrazioni nella gestionedi numerosi servizi. Pur nel rispetto dei rispettiviruoli, l’esperienza del Terzo Settore, con la sua cono-scenza dei bisogni sociali e la sua capacità di inno-vare, può fornire un apporto prezioso allo sviluppodi forme innovative di convivenza civile.

La Legge “+dai-versi” darà una spinta importanteall’aumento delle donazioni verso le associazionie le istituzioni non profit?

La “+dai-versi”, pur con qualche problema, costituiscesenz’altro un passo importante. Da un lato tale prov-vedimento va nella direzione di un ampliamento della“sussidiarietà fiscale”, consentendo ai cittadini di desti-nare risorse a soggetti (e quindi a servizi) che essi stessiscelgono di sostenere. Dall’altro incentiva i cittadini asostenere più decisamente il privato sociale italiano.Non dobbiamo però pensare che con questa positivainnovazione si risolvano tutti i problemi. La crescitadelle donazioni è connessa alla fiducia dell'opinionepubblica nei confronti del Terzo Settore: per questooccorre lavorare su aspetti fondamentali quali la tra-sparenza delle organizzazioni, la verifica effettiva delladestinazione dei fondi e, infine, il riscontro del buonesito dei progetti intrapresi.

Di fronte alla tendenza delle aziende private a“investire nel sociale” pensa che sia una moda oche si tratti di un fenomeno di reale sensibilità epresa di coscienza sociale da parte delle imprese?Può darsi che vi sia anche una componente deter-minata alla “moda”; ma non bisogna essere nétroppo cinici, né tantomeno ingenui. Credo ci sia,da parte del management delle imprese, una presad’atto che la massimizzazione del profitto “a ognicosto” può rivelarsi un boomerang e che una cre-scita magari più lenta, ma costante e ben integratacon le comunità territoriali di riferimento, offremaggiori garanzie sul lungo periodo. In ogni caso,ritengo che il grado di coinvolgimento degli entinon profit nelle politiche di responsabilità socialedelle imprese possa costituire un buon indice pertestarne l’autenticità. Se un’impresa vuole davvero“fare del bene” e non vuole però ingannare nessuno(pur puntando a migliorare legittimamente la suareputazione), deve comunque considerare l’oppor-tunità di coinvolgere quanti già da tempo stannonel tessuto sociale per rispondere a bisogni reali. <

A cura di María Clara Caudana

Comunicazione Global Humanitaria

Non Profit:un nuovo saltodi qualità

Lorenzo Ornaghi, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è il Presidente dell'Agenzia per le ONLUS(Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale), l’organismo istituito a Milano nel 2001 con compiti di controllo,indirizzo e promozione dell'attività degli enti e delle organizzazioni del Terzo Settore. Gli abbiamo posto alcunedomande sulla crescente importanza del Terzo Settore nella società civile. Ecco cosa ci ha raccontato:

18] RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA

Al fianco dei bambiniper una solidarietà concreta

- - - -Con il termine Responsabilità Sociale di Impresa (CSR – Cor-porate Social Responsability) si intende "l'integrazione su basevolontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni socialie ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rap-porti con le parti interessate" (Libro Verde della CommissioneEuropea - luglio 2001).

Una efficace collaborazione con le organizzazioni non pro-fit consente di realizzare iniziative di utilità sociale che indu-cono percezioni positive, associate all’impresa promotrice. Intra-prendere e sviluppare iniziative di sostegno solidale a favore delterritorio, della comunità o di fasce particolari di popolazioneconsente all’impresa di “vivere meglio” il rapporto con gli attoridel territorio e con i diversi segmenti della società civile.

L’azienda trae benefici in termini direttamente economici(aumento delle vendite) ed in termini indirettamente econo-mici o metaeconomici (acquisizione delle risorse “conoscenza”e “fiducia”, capacità di comunicare in modo innovativo, miglio-ramento dell’immagine).

Gli esempi di collaborazione tra impresa e realtà non pro-fit si stanno ormai moltiplicando anche in Italia, ma è ancoralungo il cammino da percorrere perché il mondo imprendito-riale comprenda pienamente l’importanza dell’interazione traattività aziendale e società e rivolga la dovuta attenzione alleimplicazioni sociali della mission aziendale. <

- - - -Se sei titolare di un’azienda o di un’attività commerciale puoi aiutare e sostenere la mis-sion di Global Humanitaria collaborando in prima persona con noi.

Con l’impegno diretto in un progetto sociale, la tua azienda puó migliorare lapropria immagine e beneficiare nel contempo di sgravi fiscali (vedi box Legge “+ Dai– Versi” a pag. 18).

ALCUNE PROPOSTE DI GLOBAL HUMANITARIA• SOSTEGNO AI PROGETTIPuoi sostenere economicamente uno deiprogetti che Global Humanitaria realizzanei paesi più poveri del mondo. Il soste-gno si può concretizzare non solo con unapporto finanziario: possono essere anchemolto utili donazioni di beni (apparec-chiature mediche, attrezzature scolastiche,materiale per le mense ecc.). Periodica-mente verrai informato sulle attività svolte.

• SPAZI PUBBLICITARIPuoi offrire a Global Humanitaria spazi pubblicitari gratuitinell’ambito degli strumenti di comunicazione che la tua aziendautilizza: ad esempio sul sito internet, sulla newsletter inviata aisoci, nell’house organ ecc.

• INIZIATIVE DI CO-MARKETINGPossiamo studiare insieme come valorizzare gli eventi azien-dali (concerti, serate, ricorrenze aziendali, ecc.) e le attività dicomunicazione esterna trasformandoli in strumenti di co-marketing, con indubbi vantaggi per l’immagine aziendale.

• PROMOZIONE DELL’ADOZIONEA DISTANZARichiedi la nostra collabora-zione per organizzare all’internodell’azienda giornate speciali persensibilizzare i dipendenti sul-l’adozione a distanza, coinvol-gendoli direttamente ed invitan-doli a destinare una piccolapercentuale dello stipendio ouna quota simbolica della tredi-cesima a sostegno dei bambiniche aiutiamo.

Queste sono solo alcune delle proposte concrete per sostenere lenostre attività e aiutare i bambini e le comunità del Sud del mondo. Diventa protagonista del cambiamento: il sostegno della tuaimpresa può rappresentare un contributo fondamentale nella lottaalla povertà e all’esclusione sociale. <

PER INFORMAZIONI Global Humanitaria – Settore Comunicazione. E-mail: [email protected]. Tel. 02/667967.1

RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA [19

“+DAI–VERSI “ : QUANDO FAR DEL BENE CONVIENEL’entrata in vigore del decreto legge 14 marzo 2005 n.35 (convertito nellalegge 14/05/2005 n.80) in materia di deducibilità delle donazioni effet-tuate in favore di enti e associazioni del Terzo Settore, rappresenta unasvolta positiva sul piano del sostegno alla crescita economica e sociale deipaesi in via di sviluppo.

Grazie ai benefici fiscali introdotti dalla nuova legge, tutte le eroga-zioni liberali in denaro o in natura elargite in favore di organizzazioninon lucrative di utilità sociale (Onlus) sono deducibili dal reddito comples-sivo del soggetto erogatore nel limite del 10% del reddito dichiarato e,comunque, nella misura massima di 70.000 euro annui.

Questo significa che tutte le persone fisiche e le imprese possonorisparmiare denaro aiutando il prossimo.

Finalmente uno strumento per poter essere solidali, non perdiamol’occasione per esserlo veramente!

BOLLETTA SOLIDALEPER L'INFANZIA UNA TELEFONATA DIVENTA UN GESTODI SOLIDARIETÀ Connessione Solidale è una proposta per soste-nere le associazioni non profit ideata dalla LiloSystem: una percentuale dei consumi telefo-nici viene destinata all’associazione presceltadall’utente senza alcun costo aggiuntivo.

Global Humanitaria fa parte delle associa-zioni beneficiarie: così sostenere i nostri pro-getti per l’infanzia nel Sud del mondo diventaun semplice gesto quotidiano. Basta, infatti,telefonare o collegarsi ad Internet utilizzandoil servizio di Connessionesolidale.it e scegliereGlobal Humanitaria come beneficiario (non ènecessario cambiare il proprio numero ditelefono): il 5% dei consumi telefonici giorna-lieri e fino al 25% del costo di connessione adInternet verrà destinato ai nostri progetti di svi-luppo e di lotta alla povertà.

Aiutare un bambino che ha bisogno è dav-vero semplice: basta contattare il numero verdedi Connessione Solidale per aderire alla pro-posta.

Per informazioni: Numero Verde

800 031 610www.connessionesolidale.it

UN CARICO DI SORRISIPER LA BOLIVIAA settembre 2005 è partita una felice collabora-zione tra Global Humanitaria e l’azienda Sweden& Martina, leader nel settore odontologico. Grazie all’iniziativa “Il sostegno a distanza: la curamigliore per il sorriso di un bambino", i dentistiitaliani avranno l’opportunità di aiutare dei piccoliboliviani che vivono in una situazione di estremapovertà e miseria, acquistando dei kit di prodottiSweden & Martina. L’azienda devolverà, infatti, il20% del ricavato della vendita dei prodotti peradottare a distanza i bambini della Bolivia.

Per informazioni: 848 808 838

Investire nel bene comuneCSR

20] IN PROFONDITÀ

Donne e sviluppo. Il caso del Marocco.

DONNE DELL’ “ESTREMA TERRADOVE IL SOLE TRAMONTA”

In Italia si parla poco di questo Paese. I medianazionali raccontano spesso storie di cittadinimarocchini immigrati nelle nostre città ma solodi rado ci informano sulla situazione della loroterra di origine. Eppure Al-Maghreb al Aqsa,“L’e-strema terra dove il sole tramonta” – questo ilnome con cui il Marocco era conosciuto dagliArabi nell’antichità - sta attraversando una fase diprofondi cambiamenti socio-culturali, politici edeconomici.- - - -Sono arrivata per la prima volta in questo Paese nelsettembre 2004 per effettuare un tirocinio di tremesi promosso dal Ministero degli Affari Esteri,presso l’Ambasciata italiana a Rabat, la capitale. Miè stata affidata una ricerca sulla condizione delladonna in Marocco e sulla Riforma della Mou-dawana, il Codice dello Statuto Personale maroc-chino, avvenuta nel febbraio dello stesso anno.

Tale riforma legislativa, promossa dal giovanere Mohammed VI, si inserisce nel processo dimodernizzazione che da alcuni anni ha intrapresoil Paese e ha condotto ad una maggiore, anche senon ancora piena, parità di diritti tra uomo e donna.

Il primo Codice dello Statuto Personale maroc-chino fu approvato nel 1957 e rimase in vigore senzamodifiche significative fino al 2004 sancendo perlegge l’inferiorità della donna rispetto all’uomo.

Una riforma molto attesa, ma ancora tanto da fareÈ difficile parlare di “condizione della donna” ingenerale riferendosi alla realtà marocchina. Lediscriminazioni di genere, cioè quelle tra uomo edonna, caratterizzano ogni strato della popolazione.Le modalità in cui però si manifesta la sottomis-sione del genere femminile a quello maschile si dif-ferenziano molto in funzione di variabili quali adesempio il livello d’istruzione, le condizioni eco-nomiche di appartenenza e l’area geografica di resi-denza. La morale tradizionale tende ancora a rele-gare le donne nella sfera domestica, privata e ariconoscere invece la sfera pubblica come spaziomaschile seppur l’emancipazione a cui sono giuntele donne di città è evidente con uno stile di vitasimile a quello delle italiane.

L’azione di lobby in favore di una riforma isti-tuzionale dello statuto della donna da parte delmovimento femminista e delle ONG è stata fonda-mentale a partire dagli anni Settanta. In particolare,la nuova Moudawana, trasformata in Codice diFamiglia, ha posto fine ad una condizione in cui ladonna veniva considerata “minore” per legge. Perla prima volta il nucleo familiare viene posto sottola responsabilità congiunta dei due sposi e non più

sotto la sola responsabilità del marito, sancendoeguali diritti e doveri per i due coniugi, anche sepersistono alcuni articoli discriminatori nei con-fronti delle donne. Si pensi ad esempio che la poli-gamia sebbene sottoposta a regole che la rendonoquasi impossibile da praticare, non è stata abolita;il divorzio, seppur esteso anche alla donna, è limi-tato da condizioni più restrittive rispetto a quellepreviste per l’uomo; la donna non può sposare unuomo di religione non musulmana e non può tra-smettere la propria nazionalità ai figli, a differenzadi quanto è previsto per l’uomo, se non in casi ecce-zionali.

Combattere la discriminazione con l’istruzionee lo sviluppoUn problema difficile, oggi, è far applicare la nuovalegge anche nelle aree rurali, dove il livello dipovertà e di analfabetismo sono altissimi e le donnecontinuano a subire ingiustizie e violenze.

>>

9 Città di Chefchauen a Nord del Marocco. FOTO LIANA DE VINCENZI

t L’autrice dell’articolo insieme ad un gruppo di donne sahrawi della

città di Tantan, a Sud del Marocco.

IN PROFONDITÀ [21

LE RIFORME ARRIVANOIN RITARDO, ANCHE IN ITALIA.

Souad SbaiPresidente dell’Associazione delle donnedelle comunità marocchine in Italia

In Italia molti dei migranti marocchini provengono propriodalle zone rurali più svantaggiate. Come loro, le donne che liraggiungono nel nostro Paese per ricongiungimento familiarenon conoscono la lingua italiana e hanno uno scarso o inesi-stente livello di istruzione. Si tratta di un problema estrema-mente serio, come ci spiega la dott.ssa Souad Sbai, Presidentedell’ACMID-donna (Associazione delle donne delle comunitàmarocchine in Italia) e della rivista italiana in lingua araba “AlMaghrebiya”: “Le donne che arrivano dalle aree rurali per ricon-giungimento familiare sono quelle che incontrano le maggiori diffi-coltà. Prima di partire non immaginano minimamente cosa le aspetta.In Marocco vivono libere, lavorano, non portano il velo, gestiscono séstesse e la propria famiglia in autonomia. Arrivate in Italia devonosottostare all’autorità dei mariti che decidono per loro in tutto e pertutto e impediscono ogni contatto con l’esterno relegandole in casa. Sitrovano in una realtà di segregazione mai vissuta prima, fatta diricatti e minacce di essere allontanate dai propri figli; a tante i maritistessi non vogliono rinnovare il permesso di soggiorno - rendendole cosìancora più vulnerabili – con la scusa che tanto non uscendo di casanon gli serve. In molte sorgono gravi problemi psicologici”.

Neppure la riforma del Codice di Famiglia marocchino èriuscita a cambiare la loro situazione. “Qui i Marocchini non sannoneanche cos’è la Modawana. – sottolinea durante l’intervista lasignora Sbai - Anche per questo è importante attivare corsi di linguaitaliana e lottare per una maggiore alfabetizzazione, altrimenti i sog-getti più fragili continueranno a subire ingiustizie e violenze perché nonconoscono i propri diritti e non riescono a comunicare il proprio males-sere. La conoscenza della lingua deve essere la condizione sine quanon della permanenza in Italia degli immigrati affinché siano obbli-gati a conoscere i propri diritti e doveri”. <

L.D.V.

FOTO PER GENTILE CONCESSIONEDI SIG.RA SOUAD SBAI

«Mi chiamo Alessia e vivo a Milano. Io e ilmio compagno avevamo sempre avuto ildesiderio di adottare un bambino adistanza ma non avevamo mai conosciutoun'associazione che ci desse fiducia.

Abbiamo conosciuto Global Humani-taria che ci ha immediatamente stupito,per l'impegno e la serietà che dimostraverso questi bambini e le loro famiglie,tutto dettagliatamente documentato dal

sito, dalla rivista, ma soprattutto dal con-tatto che ci ha permesso di avere con labambina, sin dall'inizio. È facile infatti, ini-zialmente, avere il timore di essere ingan-nati, o di nutrire scarsa fiducia nei con-fronti dell' associazione. Con GlobalHumanitaria invece, dal primo momentoci siamo sentiti sicuri.

La foto che abbiamo ricevuto dellabambina ci ha emozionato in maniera chenon ci aspettavamo, tanto da iniziare apensare ad un bimbo tutto nostro!

Attraverso le collaboratrici dell'asso-ciazione abbiamo potuto scambiare cor-rispondenza con la famiglia della bimbache si è mostrata da subito molto gentilee disponibile al contatto, tanto che in seimesi abbiamo ricevuto ben 3 lettere.

Ad ogni lettera era allegata una foto

della bambina che documentava i regaliricevuti, scelti da noi precedentemente edinoltre anche una foto dei genitori.Abbiamo ricevuto poi un disegnino dellabimba fatto a scuola e nel vederlo abbiamosentito una stretta al cuore.

Il nostro desiderio un giorno è quellodi poterla andare a conoscere di persona,anche perché l'associazione ti da questasplendida possibilità, ma per il momento,dovremo accontentarci di lettere e foto, siaperché la bimba è ancora un po’ piccola,sia perché a gennaio nascerà Maurizio, ilnostro bimbo, tanto desiderato!

Appena entrambi saranno un po’ cre-sciuti, potranno conoscersi e chissà...magari diventare amici! » - - - -

Alessia Furbatto (Milano)

LA PAGINA DEI SOSTENITORI----Questo spazio è dedicato a voi sostenitori: raccontateci la vostra esperienza ed esprimeteci le vostre opinionisulle tematiche trattate nella rivista e sulle attività della nostra associazione.Scrivete a Global Humanitaria Via G. Fara, 39- 20124 Milano; o inviate un fax allo 02-66796724; o una e-maila [email protected].

SOSTENITORI [2322] IN PROFONDITÀ

In queste aree lavorano diverse associazionimarocchine ed europee. Fatima Gueddari, ad esem-pio, è una collaboratrice della Federation Nationaled’Appui aux Reformes et aux Initiatives Locales,FNARIL, un’associazione che ha sede a Rabat. Ladott.ssa Gueddari si occupa dell’implementazionedi progetti di sviluppo locale nell’area rurale di Khé-nisset, situata tra Rabat e Fès. L’ho incontrata perun’intervista in quanto esperta di sviluppo rurale. “Iprincipali ostacoli allo sviluppo locale della regione riguar-dano la povertà e la marginalizzazione delle donne” – haaffermato – “A questi si aggiungono la presenza dimalattie contagiose, l’assenza di ospedali, la mancanza diacqua potabile”.

L’associazione FNARIL si occupa principal-mente di lotta alla povertà, di attività formative e dialfabetizzazione primaria. In molte zone infatti nonci sono scuole. “Nelle aree rurali – afferma FatimaGueddari - la gente non conosce il nuovo codice di fami-glia e continuano ad esserci frequenti abbandoni da partedei mariti delle proprie mogli. Queste si ritrovano sole agestire una famiglia di quattro o cinque figli, ai qualispesso si aggiungono i nonni anziani”.

La difficoltà di comunicazione tra centri urbanie periferie rappresenta un grave ostacolo allo svi-luppo perché riforme e innovazioni non riescono araggiungere la maggior parte della popolazione.Come spiega Gueddari, “Nelle zone rurali le famiglievivono in case sperdute nella campagna anche moltodistanti l’una dall’altra e le persone non conoscono l’arabo,parlano le lingue berbere, diverse a seconda della posizionegeografica. Questa situazione fa sì che il mutamento socialecoinvolga solo le élites istruite che vivono in città”.

Soprattutto nelle aree rurali, in Marocco comein tutti i paesi del Sud del mondo, è la donna che,con grandi sacrifici, regge l’economia familiare.Nonostante ciò, il valore del suo lavoro continua anon essere riconosciuto e i suoi diritti ad esserenegati. Il reale accesso all’istruzione pare essere l’u-nica risposta a questa situazione ma spesso l’indi-genza lo impedisce. In Marocco l’analfabetismofemminile è il doppio di quello maschile.

Come spiega Fatima Gueddari, “Per lottare con-tro l’analfabetismo è necessario che la donna passi attra-verso lo sviluppo: prima deve essere indipendente e nonpiù povera, poi potrà migliorare la sua situazione scola-stica. Solo così sarà nelle condizioni di poter realmentepartecipare alla vita politica del suo Paese e contribuirealla sua crescita.

Cerchiamo di lottare per raggiungere un’alfabetizza-zione non solo legata al saper leggere e scrivere ma soprat-tutto in grado di aprire la mente, lo spirito”. <

Liana De Vincenzi

Dott.ssa in Sociologia, ricercatrice in immigrazione e questioni di genere

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COMPAGNI DI SCUOLA A DISTANZA!

«Oggi è stato un giorno speciale per moltibambini che, come i miei, hanno inco-minciato il nuovo anno scolastico. Sta-mane, quando sono entrata a scuola peraccompagnare i miei due figli più piccoli,Diego di 9 e Leonardo di 6 anni, vederetutti quei bambini in fermento cosìgioiosi, vivaci, eccitati, alcuni anche un po’spaventati, mi ha dato un tuffo al cuore eil mio pensiero è andato a quei bimbi chenon hanno la possibilità di vivere tuttociò, indispensabile perché ci si possa for-mare e crescere come è giusto che sia.

Cristian, grazie alla generosa inizia-tiva delle maestre, è il fratellino adistanza di 46 bambini di due classi ele-mentari 4ª E ed F di Adrano (CT). Nono-stante le grande difficoltà del Paese incui si trova, ha uno spiraglio di luce chepermetterà alla vita di sorridergli un po’

di più e di dargli la possibilità di espri-mere le sue potenzialità.

Cristian, sei nei nostri cuori e la tuaserenità ci colma di una immensa gioia.

...e noi tutti, pensiamoci! Ognuno di

noi con poco può dare colore e speranzaalla vita di bambini destinati altrimenti auna esistenza senza “se” e senza “come”!»- - - -

Maria Castelli9 Una donna di Tetouan in abiti tradizionali. FOTO LIANA DE VINCENZI

---- LA NUOVA MOUDAWANA, TRASFORMATA INCODICE DI FAMIGLIA, HA POSTO FINE AD UNA CONDIZIONE IN CUI LA DONNA VENIVACONSIDERATA “MINORE” PER LEGGE ANCHE SE PERSISTONO ALCUNI ARTICOLI DISCRI-MINATORI NEI CONFRONTI DELLE DONNE.

IL DESIDERIO DI “VOLARE” IN BOLIVIA

Classi 4ªE e 4ªF Scuola Elementare Don Antonio La Mela, Adrano (CT)

N° 2 [Novembre 2005] Pubblicazione quadrimestrale www.globalhumanitariaitalia.org

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Intervista a Lorenzo Ornaghi Presidente dell’Agenzia per le ONLUS India Le case di accoglienza di Global Humanitaria

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