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L’edilizia industrializzata tra gli anni ‘60 e ’80 in SiciliaRoma, 26 ottobre 2012
UNITÀ DI RICERCA DI PALERMO
Tiziana Basiricò
Edilizia dei centri storici e
sostenibilità
Il recupero degli edifici del centro storico
Il tessuto edilizio dei centri storici è costituito da edilizia oggetto di tutela e di
edilizia storica e di base. Gli aggregati urbani derivano dall’aggregarsi nella
maggior parte dei casi di un tipo edilizio di base, caratterizzante la cultura
architettonica e tecnologica di un luogo e di un’epoca.
I caratteri cromatici, materici e costruttivi sono unitari, in quanto strettamente
collegati e integrati con il territorio circostante per l’uso prevalente di materiali
reperiti direttamente sul luogo.
I requisiti essenziali che gli edifici dei centri storici devono garantire per poter
essere “conformi” ad una destinazione d’uso “moderna” sono:
• Sicurezza strutturale: riguardo la stabilità degli edifici e delle strutture nei
confronti di qualsivoglia “azione” come carenze strutturali e di manutenzione, nuovi
carichi e sovraccarichi, vibrazioni, azioni conseguenti ad eventi sismici,
idrogeologici, meteorologici, ecc.
• Comfort ambientale: tutte le problematiche connesse con la fruizione dell’edificio
quali: illuminazione, rumore, impianti tecnologici di servizio (impianti elettrici,
termici, idrico – sanitari, reti informatiche) e ovviamente il risparmio energetico.
Le patologie dei centri storici siciliani
sono comuni.
Degrado per inquinamento
atmosferico, vibrazioni per traffico
veicolare, carenza di manutenzione,
abbandono, che a lungo termine
compromettono la sicurezza statica.
Sopraelevazioni in tempi successivi non
sempre in continuità con l’organismo
strutturale su cui si fondano, oltre
eventuali trasformazioni (ampliamenti o
modifiche distributive) che spesso
compromettono gli equilibri strutturali
originari
Progetto di nuovi edifici in
aree di saturazione edilizia
Recupero di edilizia
esistente con adeguamento
statico ed energetico
Il recupero architettonico
In un intervento di recupero occorre
procedere alla lettura del tipo esistente,
recuperarne la percezione degli spazi,
conservare gli elementi salienti e innovare
sugli elementi non più percepibili.
Bisogna adeguare il nuovo organismo
edilizio alle mutate esigenze di qualità
della vita: spazi ampi e flessibili, ma
soprattutto evitando una rigida suddivisione
in microambienti angusti.
La flessibilità diviene uno dei requisiti
principali di questa concezione: lavorare sugli
ambiti piuttosto che su locali definiti
rappresenta il mezzo per ottenere spazi
adeguati alla vita contemporanea, senza
sovrapporre al tipo esistente una nuova e
incongrua superfetazione.
Il recupero energetico
Il rispetto della normativa sul risparmio energetico è una delle
numerosissime problematiche che ci si trova ad affrontare nell’ambito degli
interventi di conservazione.
Gli edifici di interesse storico si aggirano attorno all’8% del totale(fonte: Rapporto CRESME SAIENERGIA su dati ENEA)
Tale disposizione normativa non significa, tuttavia, che sui beni culturali è
preferibile non intervenire per migliorarne il rendimento energetico.
Gli eccessivi costi in termini di consumi energetici (inevitabile conseguenza del
non intervento dal momento che i beni culturali hanno in genere dispersioni
termiche molto maggiori rispetto all’edilizia moderna) rendono di fatto
impossibile la gestione, e quindi la conservazione, di tali edifici.
Secondo la Direttiva 31/2010 gli Stati membri possono decidere di non applicare i
requisiti di risparmio energetico per edifici tutelati o di particolare valore
architettonico o storico, se gli interventi volti al risparmio energetico possano
danneggiare le peculiarità materiche e formali dei beni.
Non si può prescindere dal risanamento energetico del tessuto edilizio di base
dei centri storici italiani, per evitare di avere edifici di minor qualità e minor valore
economico, con conseguente rapido degrado degli ambienti urbani storici, oggi
manifesto di un’alta espressione di vita urbana.
Non possiamo pensare di conservarli così come sono, perché rappresenterebbe
la via più breve per la loro distruzione.
Paradossalmente gli edifici del tessuto base del centro storico mostrano una via
più semplice al risanamento tipologico ed energetico rispetto agli edifici della
periferia urbana, a causa:
- delle minori dimensioni, con conseguente riduzione di unità abitative per unità,
che facilitano gli accordi tra le persone per il risanamento;
- del risparmio economico che in termini energetici, è molto alto e permette tempi
economici di ritorno relativamente rapidi.
Anche se non c’è l’obbligo di rispettare i requisiti minimi di rendimento energetico
imposti dalle disposizioni normative, tali valori devono comunque rappresentare
un livello ottimale a cui cercare di arrivare, compatibilmente con le esigenze di
tutela degli immobili, attraverso interventi mirati e specifici per ogni
particolare contesto.
Ciò è possibile definendo gli interventi più idonei attraverso un processo che
parte dalla conoscenza approfondita dell’edificio e del suo rapporto con il
contesto in cui è inserito.
È fondamentale, come primo passo, comprendere il lessico dell’edilizia storica
per evitare l’uso di materiali e tecniche non compatibili con la tradizione e
un’interpretazione scorretta dei caratteri strutturali degli edifici che ha portato
all’attuale stato di degrado di molti centri storici.
CONOSCENZA DEL COSTRUITO
Dalle analisi condotte su i principali
fattori ambientali, orografia,
soleggiamento, venti prevalenti,
clima, ecc., e sulle principali matrici
morfologiche del tessuto edilizio
emerge che i tracciati di fondazione
urbana spesso corrispondono
all’asse solare principale, nord-sud, e
secondario, est-ovest.
Lettura bioclimatica del tessuto
morfologico della città antica
Anche il repertorio delle tecniche
costruttive si mostra coerente con
l’impostazione del sistema ambientale,
e, non diversamente da oggi,
l’involucro è assunto come il
componente tecnologico complesso in
grado di regolare i flussi e gli scambi
energetici e di codificare gli elementi
formali e stilistici dell’architettura.
Una metodologia di analisi del costruito storico per un recupero sostenibile
Lettura tecnologica dell’edificato
Nel recente passato si è spesso sottovalutato il comportamento passivo degli
edifici, puntando quasi esclusivamente sull’impiantistica per compensare le
variazioni climatiche.
Gli antichi costruttori, invece, essendo privi degli strumenti tecnologici di cui
disponiamo oggi, non hanno potuto ignorare i fattori climatici, prevedevano, a
seconda dei contesti, specifici accorgimenti costruttivi per compensare le
variazioni climatiche in luogo dell’impiantistica moderna.
Fondamentali erano, ad esempio, la localizzazione, l’orientamento, l’inclinazione
delle coperture, i sistemi di ombreggiatura, il colore della superficie esterna, la
dimensione e collocazione delle aperture, ecc..
COMPORTAMENTO PASSIVO
CARATTERI COSTRUTTIVI DELL’EDILIZIA STORICA
La difficoltà di intervenire su una struttura esistente, di cui non si conoscono a fondo
dettagli e caratteristiche, comporta spesso risultati reali differenti da quelli ipotizzati.
Pertanto, risulta fondamentale la conoscenza tecnologica degli elementi tecnici
dell’involucro e delle relative prestazioni.
Un elemento fondamentale, soprattutto nel caso dell’edilizia minore che
caratterizza i centri storici, è costituito dalle dispersioni termiche attraverso
gli involucri esterni, realizzati con materiali selezionati più per la facilità di
reperibilità sul posto che per le specifiche qualità di isolamento termico.
Se nel caso dei complessi monumentali tale criticità viene in parte compensata
dal notevole spessore delle murature e dalla selezione dei materiali costruttivi,
nel caso della cosiddetta “edilizia minore”, tali dispersioni possono determinare
dei costi di gestione insostenibili.
Nel caso specifico dell’edilizia storica è importante ricostruire le fasi costruttive
del fabbricato e le modifiche che ha subito nel tempo, al fine di individuare le
zone di possibile discontinuità e disomogeneità delle murature o la presenza di
vuoti (canne fumarie, intercapedini, ecc.), che possono essere causa di un
incremento delle dispersioni.
CHIUSURE VERTICALI_MURATURE
Muratura in pietrame informe
Muratura in blocchi rozzamente squadrati
Muratura listata
CHIUSURE VERTICALI_MURATURE
Muratura in mattoni
E’ poco frequente anche se riscontrabile in edifici
di varie epoche. Utilizzata in edifici ad una
elevazione o come sarcitura di murature
danneggiate
La muratura ad una o due teste per setti interni o
per sopraelevazioni di edifici esistenti
CHIUSURE VERTICALI_MURATURE
LE PARTIZIONI INTERNE ORIZZONTALI_volte reali
Volta in mattoni
Le partizioni orizzontali più maggiormente
riscontrate nelle fabbriche tradizionali sono a
volta o con solai piani in legno o in profilati di
ferro.
Le volte sono generalmente a crociera, a botte e
a padiglione.
«Volte reali» (portanti) o le volte in legname
incannucciate «volte finte» in gesso.
Le volte in mattoni disposti a una o due teste
hanno spessore variabile dai 13 ai 30 cm, con
malta di gesso o di calce e ghiaia. Ultimata la
disposizione dei mattoni si ultimava con un getto
di malta fluida sull’estradosso che costituiva una
cappa collaborante con la volta.
L’edilizia industrializzata tra gli anni ‘60 e ’80 in SiciliaRoma, 26 ottobre 2012
UNITÀ DI RICERCA DI PALERMO
Le volte in blocchi lapidei squadrati e
malta di calce, con spessore variabile tra
i 40 e i 50 cm cm.
Le volte in pomice e gesso seconda
metà dell’800. Sulla centina di legno si
stendeva uno strato di malta di 2 cm,. Lo
spessore della volta è molto sottile 8-12
cm con pomice e malta di gesso a più
strati. All’appoggio la volta era più
spessa frantumi lavici di piccolo
diametro, seguiti da frantumi di pomice
ed infine da elementi di pomice più
grandi.
Non vi è in genere compenetrazione tra
la volta e la muratura.
LE PARTIZIONI INTERNE ORIZZONTALI_volte reali
Nelle volte a padiglione in
genere veniva effettuata una
costolatura all’estradosso con
mattoni disposte secondo le
direttrici assiali inserite nel
guscio ed emergenti
all’estradosso intersecandosi in
chiave.
LE PARTIZIONI INTERNE ORIZZONTALI_volte reali
LE PARTIZIONI INTERNE ORIZZONTALI_solai metallici
Nella seconda metà dell’800 si
diffuse la realizzazione di solai
con profilati a doppio T in acciaio
posti ad interasse di 50-80 cm
con voltine in pomice e malta di
gesso (Catania). Notevoli
deformazioni dovute alla
riduzione dei ferri corrosi dal
gesso
L’individuazione delle soluzioni più idonee per il raggiungimento degli
standard di comfort e la riduzione dei consumi deve essere guidata dalla
conoscenza approfondita dell’edificio e dalla riscoperta del suo
comportamento passivo.
La prima strategia, di tipo
conservativo, conferisce al sistema il
ruolo fondamentale di isolare lo
spazio interno da quello esterno,
agendo sulle dispersioni dell’involucro
edilizio opaco e trasparente e sulle
dispersioni per ventilazione,
neutralizzando i ponti termici e
minimizzando dunque il fabbisogno di
energia per riscaldamento e
raffrescamento.
La seconda strategia di tipo
captativo tende a i guadagni
energetici gratuiti che provengono
dall’insolazione sulle superfici
dell’edificio sfruttando il fenomeno
dell'effetto serra, che consiste
nell'innalzamento della temperatura
di un ambiente chiuso esposto
all'irraggiamento del sole attraverso
una superficie vetrata.
INTERVENTO DI RECUPERO ENERGETICO_Sistemi passivi
I sistemi passivi permettono di operare strategie:
- di contenimento delle dispersioni
- di captazione e accumulo termico ai fini del riscaldamento dell’edificio,
- captazione e diffusione della luce naturale per l’illuminazione
- dispersione termica attraverso il controllo della ventilazione per favorire il
raffrescamento
- schermatura per ridurre l’accumulo di calore nel periodo estivo.
Per un recupero a elevata efficienza energetica, occorre quindi lavorare su alcuni
principi:
-facciata esterna della parete con intonaco termoisolante di basso
spessore (circa 4 cm, quindi soli 2 cm in più di un intonaco tradizionale o nel
caso di intonaci e pannellini fibrosi con aerogel con spessori inferiori) tale da
limitare l’effetto dei ponti termici e lasciare la giusta traspirabilità che consenta al
muro esistente di smaltire pericolose risalite di umidità per capillarità
CONTENIMENTO DELLE DISPERSIONI
-sperimentazione d’isolanti a elevato potere coibente con bassi spessori (isolanti
sottili termo riflettenti, isolanti con aerogel, pannelli sottovuoto), tali da limitare la
riduzione delle superfici interne e garantire elevate prestazioni energetiche
all’involucro opaco.
L’isolamento interno riduce la massa inerziale
interna come strumento termoregolatore sia
invernale sia estivo
Per un recupero a elevata efficienza energetica, occorre quindi lavorare su alcuni
principi:
-tecniche costruttive interne a secco che limitano il pericolo dei ponti termici,
riducono i tempi di lavorazione, gli spessori delle strutture e consentono un riuso
dei materiali una volta dismesso.
La ricopertura con controsoffitti (arelle, cartongesso, legno) e l’utilizzo di massetti
a secco a elevate capacità isolanti (perlite, argilla espansa), infissi a triplo vetro
con gas costituiscono gli elementi peculiari di risanamento energetico
dell’involucro esistente per ottenere un comportamento passivo dell’edificio.
consente inoltre l’isolamento delle strutture di solaio in corrispondenza delle
porzioni disperdenti, riducendo ulteriormente il rischio di ponti termici.
-coperture a elevato sfasamento e attenuazione, con isolanti ad adeguata massa
e guaine riflettenti. Il comfort estivo di un edificio è una caratteristica ancora
sottovalutata, ma è ugualmente importante in climi mediterranei come quello
italiano.
CONTENIMENTO DELLE DISPERSIONI
La seconda strategia di
tipo captativo tende a i
guadagni energetici
gratuiti che
provengono
dall’insolazione sulle
superfici dell’edificio
sfruttando il fenomeno
dell'effetto serra, che
consiste
nell'innalzamento della
temperatura di un
ambiente chiuso
esposto
all'irraggiamento del
sole attraverso una
superficie vetrata.
CAPTAZIONE E ACCUMULO TERMICO
«…Interrogare la città attraverso le sue
forme materiali costituisce un modo
per interpretare la sua natura cercando
in essa ciò che vi è di permanente
e riconoscibile nel diverso e nel
mutevole». (R. BOBBIO, S. MUSSO, ….)
XI PREMIO ARCHITETTURA
SOSTENIBILE
Medaglia d’ArgentoCasa DCS - Riuso e ristrutturazione di un edificio in Sicilia
Progettisti: Giuseppe Gurreri, Valentina GiampiccoloLocalità: RagusaAnno di realizzazione: 2014Committente: Privato
Premio Architettura Sostenibile 2015
Il progetto di riqualificazione e
riuso di un edificio storico a
Ragusa configura una
struttura residenziale
pienamente auto-sufficiente
ed eco-sostenibile in un’area
congestionata del centro
soggetta a tutela ambientale.
L’intervento ha previsto la
rimozione di parte del volume
originario sul fronte sud per
realizzare una corte interna,
elemento tipico
dell’architettura mediterranea,
funzionale alla creazione di
un nuovo filtro microclimatico
e di maggiore privacy per
l’affaccio degli ambienti
interni.
Premio ArchitetturaSostenibile 2015
Primo Premio Sostenibilità IQU 2013
- Secondo Premio
Rebuild 2013,
Habitech, Trento
- Primo Premio
Sostenibilità IQU
2013,Maggioli, Rimini
- Primo Premio
Legambiente
Innovazione Amica
dell’Ambiente 2013
per la categoria
Edilizia,