eco di bergamo il maestro torturato uomo mite e buono: una fine assurda
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Lago d’Iseo e Valli
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Chiuduno battela crisi con la fieradell’elettronica
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ChiudunoLa sfida alla crisi passa anche attra-verso la tecnologia low cost. L’esem-pio arriva da «Elettron New», la ter-za edizione della fiera dell’elettro-nica di Chiuduno, che si è svolta trasabato e domenica al Palasettem-bre e quest’anno ha attirato 4 milavisitatori. L’iniziativa è organizzata dal-l’associazione ProsettembreChiudunese, con il patrociniodell’amministrazione comuna-le. Sono stati 62 gli espositori ar-rivati al polo fieristico da Nord
a Sud: dalla Lombardia, dal Pie-monte, dal Veneto e qualcunoanche dalla Campania. I prodot-ti più venduti in due giorni so-no stati quelli legati al mondodei cellulari e dei computer. Lohanno confermato i venditoridella fiera, ma soprattutto i vi-sitatori. Erano soprattutto gio-vani - anche numerose donne -tra i 20 e i 30 anni. «Qui trovia-mo cellulari e pezzi di ricambioper la stampante del computera prezzi più bassi che nei nego-zi. Faremo le scorte. Nella no-stra zona non vengono organiz-
zate iniziative per appassionatidi elettronica come questa e ve-niamo tutti gli anni a quella diChiuduno», hanno detto due ra-gazze ventenni arrivate dalleprovince di Novara e Vicenza.
Un bilancio della terza edi-zione della manifestazione èstato fatto dall’associazione or-ganizzatrice. «Il numero degliespositori è aumentato del 20%rispetto allo scorso anno – hadichiarato il presidente Giam-pietro Berzi – e anche il nume-ro dei visitatori è cresciuto. An-che gli espositori sono soddi-sfatti: malgrado il momento dicrisi, hanno esposto merce allaportata di tutti, a prezzi conte-nuti. C’erano in mostra orologi,telefoni, computer, televisori,biciclette elettriche e pannellisolari».
Ma non ci sono stati sola-mente impianti di nuova gene-razione nella vetrina della fieradell’elettronica di Chiuduno. Adesempio, tra gli stand non pas-savano inosservate le radio d’e-poca di Mario Calzi, negoziantesessantenne di Crema, che daquasi 40 anni coltiva la passio-ne del collezionismo di oggettiantichi. «Sono modelli realizza-ti negli anni compresi tra 1936e il 1958 – descrive il collezioni-sta –: sono dei pezzi da museo,che si trovavano nelle abitazio-ni signorili del Nord Italia. Cer-co di trasmettere alla gente que-sta mia passione, ma in un mo-mento di crisi non è facile ven-dere oggetti del genere». L’ap-puntamento con la fiera dell’e-lettronica di Chiuduno è con-fermato per l’anno prossimo. ■
Almeno 4.000 visitatori alla fiera «Elettron New» a Chiuduno
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«Il maestro torturatouomo mite e buonoUna fine assurda»Mastrogiovanni aveva insegnato sul SebinoÈ morto nel 2009, legato in un letto d’ospedaleIl ricordo incredulo degli ex colleghi
MARTA TODESCHINIa «Fosse rimasto a Berga-mo, Francesco non avrebbe fat-to questa fine. Invece ci siamofatti fregare dalla nostalgia». Fos-se rimasto a insegnare nellescuole del Sebino, avvolto nellaquiete che i suoi amati libri gli re-galavano, forse il «maestro più al-to del mondo», come lo definiva-no i suoi alunni, si starebbe go-dendo la pensione nella sua casadi Sarnico.
Quell’omone di quasi due me-tri che tanti ricordano, dalle par-ti di Tavernola e Foresto Spar-so, non sarebbe diventato quelcrocifisso legato a un letto d’o-spedale in provincia di Salerno,agghiacciante sequenza di un’a-gonia durata 94 ore. Protagoni-sta di una fine senza pietà, docu-mentata dal video messo in reteda L’Espresso a fine settembre,Francesco Mastrogiovanni ave-va vissuto per 14 anni nella Ber-gamasca, dal 1983 al 1997. E ful’unica parentesi di serenità in
una vita segnata da momenti buie, aggiungono i familiari, «unavera e propria persecuzione».
Abitò a Sarnico e pure in unacasa a Tavernola, Mastrogiovan-ni, emigrato al Nord da Castel-nuovo Cilento, per insegnare. Ar-rivò nel Basso Sebinoinsieme al fratelloAlessandro che gesti-va in via Roma un’a-genzia mandatariadella Siae.
E dai paesi del lagod’Iseo «sono arrivatetante lettere di vici-nanza, tanti ricordi diex colleghi che trat-teggiano un Francoquieto, amico di tutti». A parlareè la sorella Caterina, pure mae-stra, pure a Bergamo a partire dal1981. Dopo Spirano e Villongol’approdo sul lago, dove insegnòper 11 anni. Come il maestroFranco che, di supplenza in sup-plenza, per una stagione salpòanche in montagna, a San Gio-
vanni Bianco. Poi il rientro nelCilento. «Per tutti gli anni che èstato a Bergamo – spiega Cateri-na – non ha mai dato problemi,lo testimoniano anche i colleghiche ci hanno invaso di messaggidopo essere venuti a conoscenza
della sua fine assurda,già due anni fa, attra-verso la trasmissione"Mi manda RaiTre"».
Un ex maestro diForesto ammette:«Chi lo ha conosciutone è rimasto vera-mente sconvolto»,mentre da ViadanicaGiuseppe Belometti sidichiara «esterrefatto,
anche perché non posso che ri-cordarlo come uomo mite. Assi-curo a te e ai tuoi la mia vicinan-za in questa tragedia», dice scri-vendo alla sorella Rina. «Volevabene ai ragazzi e sapeva farsi vo-ler bene – aggiunge –, e se incon-trava difficoltà nell’insegnamen-to, chiedeva aiuto ai maestri con
più esperienza». Anche Francesco Vecchi che
insegnava a Foresto Sparso ne ri-corda «la bontà, era una personariservata e introversa, ma moltoamato dai bambini».
La tragediaLa tragedia si è consumata in unamattina di fine luglio, nel 2009,quando il 58enne venne «pesca-to» dalla spiaggia del Cilento peressere portato al centro di salutementale dell’ospedale San Luca,a Vallo della Lucania (Salerno),per un trattamento sanitario ob-bligatorio. Ubriacato di psicofar-
Francesco Mastrogiovanni in una fotografia degli anni OttantaVisse sullago 14
anni. «Quil’unica
parentesi di pace»
maci, immobilizzato con legacciin cuoio e plastica a caviglie e pol-si, ne sarebbe uscito morto.
Per la sua morte atroce il 30ottobre scorso il tribunale di Val-lo della Lucania ha condannatosei medici a pene variabili da duea quattro anni di reclusione per ireati di falso, sequestro di perso-na e morte come atto conseguen-te ad altro reato. «Ma la morte diun uomo vale quattro anni? – sichiede la sorella –. Vogliamo con-tinuare questa battaglia, una bat-taglia di civiltà».
Eppure Franco «era mite,buono, anche troppo: non sape-
va farsi temere dagli alunni» am-mette il cognato Vincenzo Serra,segretario scolastico anche nellaBergamasca. Tanto che «avevainsegnato qui in Cilento fino agiugno – aggiunge Caterina –,non era pericoloso né violento,solo ogni tanto, dopo la morte dipapà, aveva avuto qualche mo-mento di angoscia esistenziale».
«Un marchio addosso»È che, aggiunge la sorella, «eraperseguitato: «Appena rientratoda Bergamo Franco, per un ba-nale diverbio con un carabinie-re, è stato accusato di fatti gravis-simi – aggiunge –. Sei personedeposero a favore di Franco an-che durante il processo, maFranco fu condannato a due an-ni e nove mesi».
«Solo dopo un calvario dura-to un paio di anni – aggiunge – fuassolto con formula piena in ap-pello e ottenne anche l’ingiustadetenzione, 25.000 euro, per l’an-no tra carcere e arresti domici-liari». Dopo quell’esperienzaFranco, all’insaputa della fami-glia, venne sottoposto al primoTso nel 2002. «Prima di quellomortale del 2009 ci sono stati al-tri due episodi di disagio – ricor-da il cognato –: si sentiva perse-guitato, non si alimentava e nonriposava».
Se la permanenza sulle rivedel nostro lago fu la sua parente-si di tranquillità, occorre ricor-dare che «ventenne, Franco fucoinvolto in risse tra giovani diopposte fazioni e finì in carcere.Da allora, qui a Salerno – prose-gue la sorella –, gli è rimasto co-me un marchio. Ci siamo fattifregare dalla nostalgia. Se fosserimasto a Bergamo, Franco nonavrebbe fatto questa fine». ■
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L’ECO DI BERGAMOMARTEDÌ 6 NOVEMBRE 2012 43