eco della solidarietà

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Eco della Solidarietà NOTIZIARIO DELLA FONDAZIONE E DELL’ASSOCIAZIONE FRATELLI DI SAN FRANCESCO D’ASSISI l’ ANNO 2 - N°2 - 2012 Copia gratuita IL SENSO IL SENSO DELL’ ACCOGLIENZA DELL’ ACCOGLIENZA ATTUALITA’ E FUTURO

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Fondazione fratelli san francesco

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EcodellaSolidarietà

NOTIZIARIO DELLA FONDAZIONEE DELL’ASSOCIAZIONE

FRATELLI DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

l’

ANNO 2 - N°2 - 2012Copia gratuita

IL SENSOIL SENSODELL’ ACCOGLIENZADELL’ ACCOGLIENZA

ATTUALITA’E FUTURO

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

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così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concit-tadini dei santi e famigliari di Dio”

[Ef. 2,19].

chi riconosce l’appartenenza alla famiglia umana, come fa a non apri-re le porte? Poi io, come cristiano, come faccio a non essere accoglien-te? E io ti accolgo come sei, come persona, perché ancora prima di es-sere maschio, femmina, omosessua-le o straniero, uno è persona, cioè un soggetto di autonomia.(Andrea Gallo)

Sapeste come allarga il cuore esse-re ricevuti con amore, ma come lo stringe essere ricevuti a malincuore!

(Magdeleine Hutin)

Accoglienza è

Accoglienza è comprendere, met-tersi nei panni dell’altro , con-patire, condividere, spartire qualcosa di sé più che delle cose che si possiedono.

L’accoglienza inizia con l’ascolto, che non è semplice sentire e pren-der nota. È chiamare per nome, pre-messa per continuare, se occorre, sia sulla strada dell’orientamento e an-che dell’ accompagnamento.

Accoglienza è fare spazio, è ascol-tare, è mettere l’altro sullo stesso piano e sentirsi sullo stesso piano.

Non basta aprire la porta, bisogna condividere lo spazio, le risorse ma anche tutti i problemi, tutte le diffi -coltà e le soff erenze: sue e mie.

Accoglienza è premessa dell’aiuto, altrimenti l’aiuto può diventare puro servizio, più o meno meccanico,burocratico.

Accogliere è farsi carico ma non in sostituzione bensì con il prossi-mo, sempre ricordando che il vero aiuto è “aiutare ad aiutarsi”.

L’accoglienza considera i bisogni ma anche i diritti (e i doveri!).L’accoglienza considera la persona. Nella sua integrità, nella sua identità oltre che nei suoi bisogni materiali e morali.

Accoglienza è il superamento dell’io e del tu. Accoglienza è il noi.

Accoglienza è dono, dono vero, quello che alla fi ne diventa recipro-cità. Perché ti accorgi che tu ricevi quanto dai, e forse anche di più per-chè ti aiuta a crescere. E speri che anche il prossimo senta così.

L’accoglienza quando diventa re-ciproca (io accolgo te e tu accogli me) è il punto di partenza più solido per costruire l’amicizia.

Accoglienza non è

Accoglienza non è però chiudere un occhio, accettare comportamenti impropri o illegali, permettere inva-denze o soprusi.

Non è accoglienza se ci limitiamo a tollerare più o meno a fatica o con rassegnazione, a lasciare entrare l’al-tro nel nostro spazio per poi tenerlo al guinzaglio.L

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Parlare di “ accoglienza “ o “ spirito do accoglienza “

è sempre un dire e vivere che si intrecciano, è sempre di apertura e ascolto con i suoi

mille volti e le sue svariate sfumature.

L’ accoglienza è l’invito alla disponibilità. Al dialogo e all’incontro gratuito verso i

fratelli della comunità e a ogni persona che bussa al nostro essere, alla nostra vita, alla

nostra esperienza, allo stile del nostro volontariato.

Lo spirito di accoglienza ci porta all’atteggiamento profondo di famiglia di Dio.

Nell’esperienza cristiana tale concetto gradualmente è stato assimilato a quello

superiore di agape, per dire l’amore tra gli uomini. L’ amore richiesto per i fratelli deve

essere simile a quello che ha portato il Cristo fi no al dono ( martirio ) per noi

( Giov. 3,16; Gv 15,13; e 1 Cor 8,11 )

L’accoglienza è sempre l’incontro che fa bene all’interessato che la pratica e al prossimo

che accostiamo in ogni situazione della vita. Questo atteggiamento supera un certo

cerchio egoistico e va oltre il confi ne di ogni nostra errata mentalità.

Aprire la “ porta “ vuol dire vedere il vasto campo che circonda la nostra abitazione e

scorgere l’uomo in condizione di bisogno. Una persona è sempre nella situazione

di essere accolta e ancor più quella nell’esperienza diffi cile del bisogno.

Nella parabola del buon samaritano ( Lc 10,29 – 37 ) Gesù off re la comprensione

dell’accoglienza del bisognoso, non come semplice soccorso umano, che è importante,

ma come amore che travalica l’amore umano ed entra nella sfera stessa

dell’opera salvifi ca di Dio.

L’accoglienza, così intesa, ha tutte le caratteristiche di una nuova creazione che

interpella ogni uomo. È Cristo che mi viene incontro colmandomi del suo amore

in misura da poterlo riversare poi sugli altri.

L’uomo è sempre dono. E domanda una briciola del nostro tempo.

UN PENSIERO SUI PIU’ DEBOLI di Fr Celeste Vecchi

Per fi nire (ma forse per iniziare) l’accoglienza esclude il calcolo, la di-scriminazione, il giudizio.

Che ne pensate?

Pos le

FRATELLI SAN FRANCESCOServizi, presenze annuali anno 2011

SERVIZI NOTE ANNUALI

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In occasione della Festa di Sant’Angelo, nel Con-

vento dei frati di minori di piazza Sant’ Angelo il

Cardinale Angelo Scola ha presieduto la

“Messa del Pellegrino“.

Una tradizione antica e particolarmente cara ai

milanesi.

LA FESTA DI SANT’ANGELO

Nella piazza il tradizionale tripudio di fi ori

L’ Ingresso del Cardinale

I banchi del mercatino

La celebrazione della messa del pellegrino

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Il cardinale Angelo Scola, al centro, tra il Padre Guardiano

frate Roberto, a sinistra, e frate Clemente, a destra.

Il giorno di S. Angelo è da sempre una gior-

nata di grande festa per la Fondazione F.lli di

S. Francesco d’Assisi, ma quest’anno è stata

anche una giornata di grande crescita per i più

giovani della Fondazione, i minori stranieri

non accompagnati che si trovano ospiti delle

nostre comunità.

Ben più di 70 ragazzi, accompagnati dagli

educatori hanno cercato un momento di

speranza nelle parole del Cardinale, che con

grande pazienza e serietà ha preso in conside-

razione le richieste dei ragazzi, su quello che

per loro rappresenta una grande incognita

della loro vita: “Cosa sarà di noi quando con

la maggiore età usciremo dalla comunità?”.

Per chi vive con i ragazzi sa bene, che questo

quesito è sempre quello che più incute timo-

re nel loro cammino, e i minor ben hanno

accolto le parole di benevolenza e speranza

che il Cardinale ha loro dato, sottolineando

l’importanza del lavoro che viene fatto duran-

te il lro soggiorno nella comunità, che deve

per loro rappresentare l’inizio di un cammino

di coesione sociale per poter creare poi il loro

futuro.

Alcuni minori, hanno poi intonato in segno

di gioia e di rispetto un canto copto pasquale,

di cui il Cardinale ha chiesto una breve tradu-

zione del testi che gli è stata data con grande

timidezza direttamente da alcuni ragazzi., e

a sorpresa anche quelli che erano i più timi-

di hanno inizialmente presentato un canto

cristiano copto.

L’interesse e la semplicità nel chiedere e dare

risposte a creato un dialogo semplice, che ha

toccato i cuori dei presenti adulti e minori e

ha contribuito a raff orzare il desiderio di tutti

noi di dare a questi minori un futuro migliore. R.Z.

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Siamo aumentati ancora, ma non siamo mai abbastanza. Anche perchèabbiamo grandi progetti.

Di attività svolte, dei progetti in corso e

di pensieri per il futuro si è parlato e ragionato

insieme nell’assemblea ordinaria dei soci, tenu-

tasi il 18 Aprile. Ordinaria perché prevista dalla

legge per l’approvazione del bilancio, sbrigata,

con votazione all’unanimità, in una manciata

di minuti, a riprova che in una associazione, a

diff erenza del mondo delle imprese, l’accento

è posto sull’attività dei soci piuttosto che sulla

parte economica. E di soci volontari (in ulte-

riore aumento: ora siamo 438, per un totale di

quasi 50.000 ore, prestate nella ventina di servizi

ora operanti) si è parlato a lungo.

Questi numeri pongono infatti la nostra asso-

ciazione ai primissimi posti nel panorama del

volontariato milanese, già noto per la generosità

con cui interviene a lenire soff erenze e povertà,

purtroppo in evidente aumento.

Migliorare si puòSenza entrare nel dettaglio di ogni singolo servi-

zio, l’attenzione si è concentrata su due temi.

Come migliorare ulteriormente la qualità dei

servizi off erti, non tanto o non solo in termini

di effi cienza, quanto in termini di accoglienza

del bisognoso in ciascun servizio e anche tra

un servizio all’altro. Se proviamo a immaginare

il cammino di una persona, magari ignara della

lingua e di cultura diversa, da quando si presenta

alla reception a quando arriva al servizio di cui, a

volte con fatica, è alla ricerca, si può comprende-

re il valore di una vera accoglienza che è fatta di

ascolto prima di tutto, di rispettto, ma anche di

fermezza, capace di dare speranza e non illusio-

ni. Il miglioramento nell’accoglienza non fi nisce

mai e le modalità di rapportarci con chi ha biso-

gno devono essere diverse da persona a persona,

perché le persone sono diverse. Questo tema è

stato aff rontato con corsi di formazione tenu-

ti anche da specialisti esterni e continueranno.

Proprio ora si sta organizzando un progetto di

formazione nella mensa di Saponaro, particolar-

mente critica per il numero di assistiti, volontari

e operatori coinvolti.

Imparare a coordinarsiIl secondo tema aff rontato riguarda il coordina-mento tra i servizi che operano sulla strada (uni-

tà mobile, punto caldo) e i servizi interni (ascol-

to, scuola d’italiano, sportello di orientamento e

avviamento al lavoro), in modo da seguire in tut-

te le fasi di reiserimento chi è desideroso e mo-

stra suffi ciente impegno in vista di una maggior

autonomia. Come d’altra parte è stato sottoline-

ato dall’assemblea, il punto critico è l’inserimen-

to lavorativo dove si presenta il paradosso di un

esubero di off erta di lavoro non qualifi cato (per-

sone che sanno fare tutto) e una richiesta, che

va in parte deserta, di lavoro qualifi cato. Hanno

stupito i risultati di indagini compiute, specie nel

campo dell’artigianato e in generale dei servizi,

che dichiarano in 45 000 le off erte di lavoro an-

date inevase nel 2011. In eff etti le piccole aziende

artigianali, non si possono permettere di assu-

mere personale senza una formazione di base,

(tra cui la conoscenza dell’italiano tecnico dello

specifi co settore) e quindi oneroso e improdutti-

vo. Diventano quindi essenziali corsi professio-

nali e i successivi stage che non siano a carico del

datore di lavoro.

Uno straordinario progettoQueste conclusioni sono il risultato di incontri

di un piccolo gruppo di volontari con le strut-

ture pubbliche e private che si occupano di in-

serimento lavorativo. Sulla base degli elementi

raccolti, Associazione&Fondazione stanno pre-

parando un progetto basato su corsi di forma-

zione specifi catamente preparati per un gruppo

dei nostri assistiti, selezionati in base alla moti-

vazione e alla conoscenza dell’italiano.

I soci si sono dimostrati sensibili a queste pro-

blematiche con suggerimenti e approfondimenti,

mettendo in luce la carenza di strutture allog-

giative e di progetti di inserimento per le donne,

richieste che il Comitato direttivo si è impegnato

a esaminare.

G. H.

LA NOSTRAASSEMBLEA

ATTUALITA’ E FUTURO

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

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T utti i giornali riportano i recenti dati ISTAT

del marzo 2012 che denunciano un peggioramen-

to degli indici relativi alla disoccupazione che in

Italia è arrivata al 9,8%, penalizzando soprattutto

i giovani nella fascia 15 – 24 anni che arrivano al

35,9%.

Il problema è all’attenzione dell’opinione pubbli-

ca e dei politici che devono trovare in tempi ra-

pidi strumenti di rilancio dell’economia. Anche

gli operatori del nostro sportello orientamento e avviamento al lavoro verifi cano concretamen-

te la diffi cile situazione ed i nostri ospiti trovano

occupazione con sempre maggiore diffi coltà.

Il valore dalla competenzaSono persone di buona volontà che non hanno,

nella maggioranza dei casi, competenze specifi -

che e che si rendono disponibili per lavori mo-

desti quali pulizie, facchinaggio, lavapiatti, assi-

stenza alla persona e simili, impattando, però, in

una off erta diventata sovrabbondante.

Per la verità, in una città terziarizzata come Mi-

lano, data anche l’indisponibilità degli italiani a

svolgere alcune mansioni, vi sono sì delle oppor-

tunità per funzioni di basso livello ma comun-

que in quantità inferiori alla domanda. Secondo

alcuni osservatori, specifi ci lavori si sono etni-

cizzati: pensiamo alla consegna dei pacchi ormai

dominio di sudamericani, ai traslochi ed al mon-

taggio mobili in cui si trovano molti rumeni, ai

pizzaioli in maggioranza egiziani.

Per contro vi sono diffi coltà del reperimento di

lavoratori introvabili con specializzazioni ma-

nuali quali fabbri, idraulici, meccanici e l’U-

nioncamere stima in 100 mila i lavoratori defi -

niti “introvabili”. Fra le attività qualifi cate (o che

dovrebbero esserlo) fa eccezione quella delle ba-

danti, oggi disponibili in modo sovrabbondante.

Secondo una elaborazione, della fondazione

Moressa nel 2010, a livello nazionale, il 19,2%

delle posizioni destinate a stranieri si è rivelato

di diffi cile reperimento. a Milano, il dato sale al

29,2%. Bisogna, di conseguenza, pensare a col-

mare quel gap rappresentato dalla diffi coltà del

reperimento di lavoratori qualifi cati che chiede

il mercato con un sostegno formativo indirizzato

ai più giovani e a quelle persone che dimostrano

volontà di apprendimento e miglioramento.

L’off erta formativa a Milano è variegata in quanto

promossa da enti pubblici e da istituti privati che

talvolta usufruiscono di fi nanziamenti. Ci siamo

mossi sul primo versante che, pur con l’attuale

carenza di fondi, svolge un ruolo propulsivo e

stiamo sondando la possibilità di collaborazione

con istituti privati, specie nel settore dell’artigia-

nato che a Milano è ben radicato in tantissimi

settori economici.

E’ un argomento che è stato aff rontato nell’ulti-

ma assemblea sociale, anticipando l’intendimen-

to dell’Associazione di intraprendere la strada

della formazione come iniziativa concreta per

off rire un’opportunità di inserimento professio-

nale ai nostri utenti.

Le nostre forze sono ovviamente modeste in rap-

porti ai grandi numeri in gioco, ma desideriamo

proporre iniziative concrete con la fi ducia che il

tema sia ripreso e amplifi cato dall’opinione pub-

blica e dalle forze sociali.

Come risulta evidente, siamo in una fase esplo-

rativa in quanto stiamo raccogliendo elementi

di giudizio, di costi e di opportunità per fornire

ai nostri assistiti un servizio valido rispondente

alle esigenze del mercato del lavoro per fare in

modo che l’iniziativa sia realmente produttiva

di risultati. Questo nell’intento di dare loro non

solo la soddisfazione dell’autonomia economica,

ma anche il riconoscimento della realizzazione

personale. E.B.

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALELe opportunita di lavoro sia pur modeste, sono superiori alla domanda. Quello che manca sono lavoratori con specializzazioni manuali.

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

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Incontrare i senzatetto, ascoltarli, trascorrere

del tempo con loro, è una esperienza che fa na-

scere in noi molte domande.

Vengono chiamati in tanti modi: sostanzialmen-

te sono persone che per una molteplicità di fatto-

ri si trovano a vivere sulla strada. Possono starci

dai pochi mesi a tutta la vita e Saponaro è , in

un certo senso, la casa temporanea di molte di

queste persone.

Per alcuni è una casa di passaggio: qualche notte

d’inverno passata all’aperto vorrebbe dire mo-

rire. Oppure, è un breve rifugio in cui stabilir-

si per rinfrancare il corpo, provato da malattie

e incidenti di vario tipo. Gli stranieri non sono

quasi mai senza tetto per scelta, ma per dispera-

zione. Sono persone che non si sono mai inserite,

arrivate come richiedenti asilo, o clandestine, o

con un contrato di lavoro ormai scaduto e mai

più rinnovato. Per loro diventa impossibile ritor-

nare alla propria casa e trascorrono il resto della

loro vita girovagando da una casa di accoglienza

all’altra.

L’italiano: “un tipo… “tosto”Ma i veri senza tetto sono italiani e sono per me

un mistero. Si parla molto di “reinserimento”,

termine usato da tutte le politiche sociali , spe-

cialmente durante i mesi freddi. E a noi, psico-

logi e assistenti sociale, viene lasciato un ruolo

fondamentale nel loro progetto di reinserimen-

to. Sì, perché , in teoria, bisogna reinserirli, cioè

convincerli, motivarli affi nché lascino le loro

panchine per soffi ce letto , il loro amato sacco a

pelo per delle calde coperte, la loro vita all’aperto

per quattro pareti intorno, le giornate apparen-

temente vuote , tutte uguali una all’altra, per un

nuovo progetto di vita che a loro non appartiene.

Ma i senza tetto sono “tipi tosti” in genere, e sono

loro a decidere il loro destino e quanto tempo noi

possiamo stargli accanto. Naturalmente non par-

liamo dei senzatetto con gravi problemi di alco-

ol, droga, o aff etti da patologie psichiatriche tali

da renderli incapaci di intendere e volere. No,

parliamo di quelli che apparentemente hanno

fatto questa scelta con la dovuta consapevolezza.

Storia di MarioC’è a Saponaro un signore anziano, Mario, che

compie tra poco 90 anni e non vuole assoluta-

mente trasferirsi in una comoda casa di riposo;

dice che morirebbe in pochi giorni. Ha il suo

letto nell’angolo della stanza in cui si è ricavato

un rifugio. Quando non fa troppo freddo esce al

mattino e rientra nel tardo pomeriggio, spesso

va al mercato comunale di quartiere e si compra

qualcosa da mangiare; è snello e in perfetta salu-

te. Poi c’è Stefano, uomo quanto mai intelligente,

forte e sensibile, che non accetta aiuti da nessuno

e come casa ha scelto il suo pulmino parcheggia-

to da qualche parte: solo le temperature glaciali

dell’inverno lo hanno costretto a cercare un ri-

paro. E’ un giramondo e non sa cosa fare nella

sua vita.

Coraggio o paura?Infi ne c’è Mauro, 52 anni, il senza tetto più con-

vinto che io abbia mai conosciuto.

E’ stato portato a Saponaro perché reso tempora-

neamente invalido da un’auto che in una fredda

mattina di gennaio, mentre lui camminava lungo

il Naviglio Pavese , lo ha investito procurandogli

molteplici fratture al piede e alla gamba destra.

Èrimasto solo cinque giorni in ospedale e poi ha

I senzatettonon sono

tutti uguali

VOLONTARI IN AIUTO

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

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Walter con Fr Clemente al suo ingresso in Saponaro e, ancora Walter, dopo 10 giorni di vita nella Casa.

voluto uscire. Ha dovuto accettare di vivere per

qualche tempo in una casa di accoglienza.

Mauro ha trascorso solo i primi anni della sua

esistenza in un paesino in provincia di Bergamo,

fi glio unico. Se n’è andato in Inghilterra per 15

anni , quasi sempre vivendo sulla strada. Quan-

do è ritornato in Italia la sua famiglia di origi-

ne non c’era più e lui ha continuato a vivere in

solitudine,sempre sulla strada.

Mario porta le sue cose sempre con sè, Stefano

ha il suo pulmino e tutto quello che gli serve è lì.

Mauro ha le sue panchine di riferimento che rap-

presentano i suoi artefatti. Nel linguaggio della

psicologia transculturale, gli artefatti sono quegli

oggetti che noi utilizziamo ogni giorno, che fan-

no parte della nostra società e della nostra vita.

Per alcuni possono essere semplicemente un li-

bro ed una lampada sul comodino, un atmosfe-

ra ovattata e serena prima di dormire, per altri,

come loro, sono una borsa con dentro tutto quel-

lo che può servire, oppure un sacco a pelo ed una

panchina.

Ciascuno di noi si aff eziona ai suoi artefatti, tutti

li abbiamo, anche se i nostri, il libro,la lampada,

l’atmosfera serena e ovattata , non sono quelli di

Mario,Stefano e Mauro.

È un concetto diffi cile da accettare. A me sem-

bra la loro vita sia troppo diffi cile, ma sarà vero

che la loro vita è più diffi cile della nostra? Fisi-

camente sì: scegliere di fare il senzatetto è molto

faticoso da un punto di vista fi sico, si invecchia

precocemente e il corpo ne risente in maniera

drammatica. Ma neanche questo li preoccupa e

fa cambiare loro idea. Da un punto di vista psi-

cologico invece si potrebbe dire che sono inca-

paci di relazionarsi con il mondo che li circonda.

Personalmente faccio fatica a rispettare la loro

scelta, non riesco a vederli felici, ma solo pauro-

si. Oppure coraggiosi?

Rosa Maria Vitale

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

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Siamo arrivati al Seicento, il secolo della pe-ste, che vede la presenza protagonista proprio dei frati minori nella cura e nell’assistenza degli ammalati.Se ne trova traccia nelle cronache che citano, per esempio, la richiesta del 1576, da parte dell’arci-vescovo di Milano, san Carlo Borromeo, al com-missario dei frati, Giacomo Giussani, di frati disponibili “per servire gli appestati”. Impegnati nel Lazzaretto di via san Gregorio. A morirne fu-rono “circa 10, o dodici, come tanti martiri, e là sono sepolti…”. A ricordare l’impegno francescano durante la grande peste del 1630 ci sono poi le pagine del Manzoni nonché due tele del Bombardieri (an-cora conservate nel convento di sant’Angelo) che raffi gurano Carlo e Federico Borromeo in atto di chiedere ai frati assistenza per gli appestati. Que-sta epidemia fece almeno un centinaio di vittime tra gli Osservanti i cui nomi comparivano in una iscrizione in santa Maria della Pace.

Brucia il convento!Passando al secolo successivo, è del 1743 la di-struzione del convento di sant’Angelo causata da un terribile incendio che devastò in modo par-ticolare la biblioteca e l’archivio. Avvenimento soff erto che non frenerà in alcun modo l’opero-sità dei frati subito all’opera nella ricostruzione e soprattutto nell’impegno attivo e costante nel campo della carità, dei servizi sanitari, della cul-tura, dell’evangelizzazione.

UNA RIFLESSIONESe gli obiettivi sono chiari e precisi, se l’unione è forte perché cementata da valori condivisi, ricominciare, persistere, continuare nonostante tutto e tutti, è possibile. E certo non mancano le

testimonianze che sia anche vincente.

C.V.

le nostre radici UN PO’ DISTORIA

Durante la peste del 1630 i frati prestarono la loro opera nel Lazzaretto di via San Gregorio.

La soppressione degli ordiniE siamo al Settecento, il secolo che apre la sta-gione delle soppressioni. A inaugurarla è Maria Teresa d’Austria, seguita a ruota dal suo succes-sore Giuseppe II e dall’azione della Repubblica Cisalpina: un “lavoro” graduale, che inizia con l’imposizione di restrizioni alle congregazioni e prosegue con il decreto di soppressione. Ma è del 1810 il decreto di Napoleone per la soppressione di tutti gli ordini religiosi, francescani compre-si. Ecco allora che il complesso del Convento dei Frati Minori viene adibito a deposito di arredi delle caserme, mentre chiesa e locali annessi ver-ranno rilasciati alla Fabbriceria di san Marco, la prima come oratorio e succursale della parroc-chia, i secondi come ricovero degli ex religiosi infermi. Bisognerà attendere il 1854 perché la comunità francescana riesca ad arrivare a una ricostituzione legale ottenendo di avere di nuo-vo sede in Sant’Angelo. Verrà aperto il Seminario Filosofi co per le nuove vocazioni e i frati minori torneranno ad abitare nei locali annessi alla chie-sa, mentre il convento continuerà a funzionare come casermaggio.

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

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Una realtà importante e ben consolidata su

Milano: i Fratelli di San Francesco d’Assisi.

La mia esperienza con loro, comincia nel 2006,

quando il Comune di Milano concesse in co-

modato d’uso la struttura di via Saponaro 40 –

una vecchia scuola in disuso da anni – per dare

il via al progetto “ DAL CARTUN AL MATUN

“, dare cioè agli utenti la possibilità di usufruire

dei servizi primari ( mensa, docce, guardaroba,

dormitorio ) in un unico centro, evitando così

il pendolarismo. Bisogna ricordare anche, che

il progetto nasce come una delle conseguenze

di un episodio avvenuto sempre lo stesso anno;

la chiusura della storica mensa di via Bertoni

per le continue lamentele dei residenti della

zona, a causa del numero elevato di persone

che facevano la fi la alla mensa. Il Centro di

via Saponaro è come sostiene Fr. Clemente –

Direttore del Centro – uno spaccato delle fra-

gilità e povertà presenti in una metropoli come

Milano e una palestra di dialogo e confronto,

ma anche una scuola per chi vuole entrare a

far parte del mondo della solidarietà. Avere un

contatto diretto e quotidiano con quelle perso-

ne che vengono defi nite “ clochard “ o “ barbo-

ni “, ti aiuta a capire che quel mondo non è un “

sottobosco “ dove trovi degrado o delinquenza,

ma un mondo fatto di storie di disperazione, di

soff erenza e spesso di tanta voglia di ricomin-

ciare.

Più di 1700 pasti erogati ogni giorno, 400 per-

sone erano ospitate la notte; numeri impres-

sionanti per me, abituato a vedere l’opera di

altre associazioni che si limitavano solo ad una

mera distribuzione serale di vestiti e panini,

qualche vestito e un paio di chiacchiere.

Oltre al Centro di via Saponaro, ho poi visto

anche gli altri servizi che i Fratelli di San Fran-

cesco off rono: Assistenza Sanitaria in un com-

plesso ambulatoriale all’avanguardia, l’Unità

Mobile serale e diurna che opera sulla strada, le

Comunità per i minori stranieri trovati in sta-

to di abbandono sul territorio, i servizi rivolti

agli anziani ( consegna pasti, Custodi Sociali,

Telefonata Amica, animazione al Trivulzio ),

assistenza legale, previdenziale, sportello lavo-

ro, asistenza sociale, assistenza psicologica ecc.

Quando vedi tutto questo, l’impegno che ogni

giorno i volontari, gli operatori e i professio-

nisti mettono a disposizione degli ultimi, le

strutture di accoglienza realizzate con enormi

Oggi sono più ricco

I volontari dell’Unità Mobile assistono un clochard

di

gio

rno

in

gio

rno

IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS • IN SILENTIO CHARITAS

12

Sono stata contestata. Non platealmente, ma

certo mi sono sentita avvolgere da sguardi di suf-

fi cienza e ho ben visto scrollare alle mie spalle

più di una testa.

Dicevo che le persone che vengono nelle nostre

mense non sono principalmente persone che

hanno fame. Dicevo che sono persone che hanno

bisogno di mangiare, che devono mangiare, che

non potrebbero altrimenti permettersi un pasto

completo. Il che è ben diverso dalla Fame.

Perché dicevo questo? Perché sono convinta che

la grossa opportunità che abbiamo noi volontari

in una mensa, a Milano, e a Milano oggi, è quel-

la di mostrare una porta a chi la mensa la fre-

quenta. È la porta che si spalanca su tutto quel

complesso che, messo in piedi, nel nostro caso,

dai Fratelli di San Francesco, va dall’ascolto, allo

sportello lavoro, agli ambulatori, alla scuola…

Una porta che possiamo essere noi a spingere ad

aprire semplicemente mettendo in atto, prima

di tutto nel nostro cuore, uno stile ben preciso

di accoglienza. Improntato al rispetto, ma anche

all’interesse per l’altro; alla comprensione, ma

anche alla cordialità e alla fi ducia; all’attenzio-

Dalla mensa risposta

a una contestazione

ne per le regole, ma anche all’indulgenza della

compassione.

Insomma il mio voleva essere un invito a ces-

sare di ridurre il volontariato in mensa al mero

servizio meccanico di distribuzione del cibo. A

far tacere quel «vai al ristorante se non ti va»

che troppo spesso scappa di bocca a volontari e

ausiliari; a trovare risposte caritatevoli, nel sen-

so più cristiano del termine, sdrammatizzanti o

di incoraggiamento alle intemperanze dei no-

stri ospiti che sono arrabbiati (spesso con buo-

na ragione).

Nel mansionario del nostro servizio mensa si

dice che è bene che i volontari possano avvicen-

darsi nelle diverse postazioni.

Quindi, a gratifi carci non dovrebbe essere allo-

ra stare costantemente dietro al nastro impu-

gnando il mestolo e facendo porzioni. Credo

che l’obiettivo dovrebbe essere quello di scende-

re in sala, fra i tavoli, desiderando di trovare il

modo per entrare in contatto con i nostri ospiti.

Con un saluto personalizzato, che so?, con una

risposta attenta, con l’incoraggiamento che riu-

sciamo a off rire, con un breve dialogo, un aiuto

non richiesto, anche semplicemente sisteman-

do un bicchiere in bilico… Per sorprendere i

nostri ospiti o per incuriosirli: come gettare un

seme che possa insinuare nell’animo dell’altro

il senso di una speranza affi dabile capace di

infondere il coraggio di credere che dall’isola-

mento dell’emarginazione e del disagio è pos-

sibile uscire.

O no? caterina

IN RICORDO DI PIETRO BOTTANIPietro se n’ è andato dopo aver lavorato tanti anni in mensa. Il suo sorriso, la sua delicata

ironia e la sua gentilezza ci sono davvero mancati nel tempo della sua malattia. Ma ora ci

sfi dano più che mai e ci sono di esempio: impareremo a farli nostri!

sforzi, tocchi con mano ciò che i Fratelli di San

Francesco concretamente fanno ogni giorno,

opere rese possibili oltre che dall’impegno

umano di tutti noi, anche dagli aiuti economici

provenienti dal privato sociale, dalle Conven-

zioni con le Istituzioni, dal 5x1000 ecc.

Vedere anche solo per un giorno quanto i Fra-

telli di San Francesco fanno a favore degli ul-

timi, ti fa rifl ettere e toglie qualsiasi dubbio si

abbia sul buon fi ne degli aiuti che i Fratelli di

San Francesco ricevono e richiedono.

Walter Nappa

di

gio

rno

in

gio

rno

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13

L’impossibilità di accedere ai beni e ai

servizi essenziali per conseguire uno standard

di vita minimamente accettabile è condizione

comune sia della povertà che dell’immigrazio-

ne.

L’equità sociale e il rispetto della dignità umana

sono alla base della solidarietà e della tutela del

soggetto debole.

I programmi di prevenzione a salvaguardia

della salute sono di assoluta importanza, spe-

cialmente per i gruppi sociali svantaggiati.

La Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assi-

si, Onlus di Milano in via Bertoni 9, ha attivato

un poliambulatorio medico con assistenza me-

dica generica e specialistica.

Nel maggio del 2011 è stata stipulata una con-

venzione tra l’Università degli Studi di Milano,

nello specifi co con il Corso di Laurea Magi-

strale in Scienze delle Professioni Sanitarie

Tecniche Assistenziali coordinato dalla Prof.

ssa Laura Strohmenger, e la Fondazione Fratel-

li di San Francesco d’Assisi.

Padre Clemente Moriggi, responsabile della

Fondazione di san Francesco d’Assisi, e il

Direttore Sanitario responsabile odontoiatrico,

dwwottor Alessandro Bellinato, hanno aderito

con entusiasmo al progetto di implementare

la prevenzione, è stato quindi predisposto lo

svolgimento di un tirocinio universitario pres-

so la Onlus.

Le istruzioni di igiene orale domiciliare ed una

buona educazione alimentare sono alla base

della prevenzione primaria, ovvero quella for-

ma di prevenzione che ha lo scopo di evitare

l’insorgenza della malattia, ma anche della pre-

venzione secondaria che mira ad intercettare

la patologia precocemente ed evitare recidive.

Fino ad oggi i risultati ottenuti sono decisa-

mente positivi in quanto sono aumentate le

prestazioni erogate dall’ambulatorio. Il succes-

so ottenuto ci suggerisce la necessità di pro-

muovere ulteriori strategie di prevenzione. Per

questo motivo si sta valutando l’ipotesi di in-

trodurre a sostegno dell’educazione, un kit gra-

tuito di base per la salute dentale, da fornire ai

pazienti per renderli in grado di eff ettuare una

buona igiene orale personalizzata sulla base

delle necessità individuali.

Tutor tirocinanti dottoressa Camilla Donghi

Responsabile Igiene e Prevenzione Dentale

dottor Roberto Nava.

LA PREVENZIONEORALENEL PAZIENTE

SVANTAGGIATO

SE

RV

IZI

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Step by step ecco come entrare nel pool dei Volontari dei Fratelli di san Francesco

1. Colloquio di orientamento all’Associazione Volontari (per appuntamento, tel.0262545960, e-mail [email protected])

2. Partecipazione al corso base dedicato a tutti i nuovi volontari (3 incontri)

3. Scelta del servizio a lui più consono da parte dell’aspirante volontario

4. Inizio del servizio con un mese in affi ancamento

5. Colloquio a fi ne percorso di inserimento

6. A tutti i volontari è richiesta la presa di conoscenza dello statuto dell’ Associazione Volontari Fratelli di San Francesco, l’iscrizione all’Associazione (quota annuale inclusa assicurazione), la partecipazione alle riunioni dei gruppi e alla formazione permanente.

Puoi ritirare una copia del Vademecum pressoil Segreteriato sociale e la Segreteria dei Volontari

via Bertoni,9 - dalle 9,00 alle 17,00 dal Lunedi al Venerdi

Basta iscriversi attraversoil nostro segretariato sociale.

orari: Lunedi-Venerdi8,30/12.30 - 14,30/17,00

Via Bertoni, 9 - MilanoMM3 fermata Turati

MM2 fermata MoscovaTel 02.62545941

SEGRETARIATOSOCIALE

SERVIZIO DOCCE

GUARDAROBA

SERVIZIO MENSA

CASE DIACCOGLIENZA

ASSISTENZASANITARIA

SCUOLA DI ITALIANO

UNITA’ MOBILEASCOLTOITINERANTE

SERVIZI PER I MINORISTRANIERI

SERVIZI PER GLIANZIANI

SOLIDARIETA’EVENTI

Presso in Centro è possibile ricevere un prontuariodi tutti i servizi sociali primari a cui si può accedere,

se necessario. Il Segretariato Socialeattiverà la tessera che permetterà di accedere a tutti i

servizi e di poter contare sull’assistenza sociale.

Vuoi diventare un volontario dei Fratelli di San Francesco?

IL NOSTRO CENTRO SERVIZI

VADEMECUM DEI SERVIZI A DISPOSIZIONE

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PER SAPERECON CHI PARLARE

La presentazione dei vari uffi ci che compongono il Centro dei “Fratelli di San Francesco di Assisi” può rendere più facile orientarsi e conoscere le

diverse fi gure che lavorano, a diverso titolo, nell’ambito dell’Ente

PC

Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi OnlusVia Moscova, 9 - 20121 Milano - Tel. 02.6254591 - [email protected]

Come aiutarci: Conto Corrente Postale: 27431279Conto Corrente Bancario: Credito Artigiano Agenzia Milano StellineIT 08 Y 03512 01614 0000 0000 7463 - 5 X 1000: C.F. 97237140153

Associazione Fratelli di San Francesco d’AssisiP.zza Sant’Angelo, 9 - 20121 Milano - Tel. 02.6254591 - [email protected]

DIREZIONEVia Moscova 9, 20121 Milano

Tel. [email protected]

DIRETTORE EDITORIALET. Cesare Azimonti

in fase di registrazione presso il Tribunale di Milano

REDAZIONEPaolo Bonfanti

Ettore BucciantiCeleste Vecchi

Giorgio HonoratiClemente Moriggi

Vera GrandiWalter Nappa

Caterina Vezzani

GRAFICA E IMPAGINAZIONEStudio Pizzi

STAMPABrain Print & Solutions s.r. l .

Per sostenere le iniziat ive:

5x1000C.F. 97237140153

L’ECO DELLA SOLIDARIETA’

Rossella Zenoni - Responsabile della Casa

Rosamaria Vitale - Psicologa

Micaela Paleari - Assistente Sociale

Giancarlo Fenini - Responsabile della Logistica

recapito telefonico: 02 - 8265233

VIA SAPONARO, 40

Mezzi pubblici con fermata

nelle vicinanze:

MM2 fermata Abbiategrasso

TRAM 3 - 15 fermata Scuola Santarosa

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Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus via della Moscova, 9 - 20121 Milano

contatti: tel.02.6254591 - [email protected] - www.fratellisanfrancesco.it

Grazie a te possiamoaiutare i piu’ deboli

Grazie a te possiamoaiutare i piu’ deboli

Accoglienza

Assistenza

Integrazione

Promozione umana della persona

in difficoltà e senza fissa dimora

FRATELLI SAN FRANCESCO D’ASSISIVIA DELLA MOSCOVA - MILANO

C.F.972371401535X1000C.F.972371401535X1000

La Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus,ispirandosi alla figura di S. Francesco, promuove attività di solidarietà,

assistenza e integrazione dei senza fissa dimora edelle persone disagiate in tutto il territorio milanese

Conto Corrente Postale

27431279Agenzia di Milano StellineCorso Magenta, 59 - 20123 Milano

Intestato a:Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus

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