“Questo è il momento della miseri-
cordia”. Ripercorrendo la storia del
tema della misericordia nella Chie-
sa: da Paolo VI a Giovanni Paolo II
che ha istituito la festa della Divina
Misericordia e ha donato alla Chie-
sa l’enciclica Dives in misericordia,
si comprende come “il mondo di
oggi ha bisogno di misericordia, ha
bisogno di compassione, ovvero di
patire con. Siamo abituati alle catti-
ve notizie, alle notizie crudeli e alle
atrocità più grandi che offendono il
nome e la vita di Dio”.
Il mondo ha bisogno di scoprire che
Dio è Padre, che la Chiesa è un
“ospedale da campo dopo la batta-
glia” ed ha il tesoro prezioso della
misericordia, da donare ai suoi fede-
li, mediante la “rivoluzione della
tenerezza di Dio verso ciascuno di
noi”.
La consapevolezza che Dio ci ama,
sollecita la risposta concreta nell’a-
mare gli altri nello stesso modo.
Il Giubileo nella nostra Arcidiocesi,
semina e diffonde in ciascuna comu-
nità cittadina la grazia del perdono e
la gioia della carità che raggiunge
tutti e le indulgenze sono applicabili
anche ai defunti.
L’originalità del “giubileo aperto e
diffuso” in tutto il mondo favorisce
ancor meglio l’incontro con la Gra-
zia e con il sorriso e l’abbraccio di
Dio che accoglie i suoi figli anche
lontani.
Le “chiese giubilari”, i Santuari,
“focolai di fede, avamposti di mise-
ricordia, luoghi di preghiera, fonte
di evangelizzazione”.costituiscono
per l’intero anno una fonte di luce,
un raggio che illumina e riscalda i
cuori, fertile campo dove si semina
la Grazia e germoglia la bontà e il
benessere spirituale.
(Di seguito si riportano le disposi-
zione di S.E. Mons. Salvatore Gristi-
na per la gestione dell’anno giubila-
re dedicato alla Misericordia).
®
Tenuto conto di quanto
disposto da Papa Fran-
cesco nella Bolla di indizione del
Giubileo Straordinario della Miseri-
cordia Misericordiae vultus dell’11
aprile 2015 e della Lettera da Lui
indirizzata al Presidente del Pontifi-
cio Consiglio per la Promozione
della Nuova Evangelizzazione in
data 1° settembre 2015, allo scopo
A PAGINA 3
GIORNATAINTERNAZIONALE
CONTRO LA VIOLENZASULLE DONNE
Catania - anno XXXI - n. 44 - 6 dicembre 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
settimanale regionale di attualità
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
(segue a pagina 2)
Spezzando la millenaria tradi-
zione del Giubileo che nei
secoli ha scandito le tappe
della storia della Chiesa,
Papa Francesco ha inaugurato l’anno
della Misericordia, aprendo la prima
Porta Santa nella cattedrale di Ban-
gui, diventata “capitale spirituale del
mondo”- anticipando l’inizio del
Giubileo dalla periferia del mondo, e
dal centro di una delle peggiori crisi
umanitarie dell’Africa.
Dall’Uganda, perla d’Africa, Papa
Bergoglio, missionario del Vangelo,
“pellegrino di Pace”, apostolo di spe-
ranza, ha voluto rivolgere un appello
a favore dei profughi ricordando
“l’impegno eccezionale” del paese
africano che ha donato alla chiesa
l’esemplarità dei coraggiosi martiri
ugandesi, cattolici e anglicani. La
testimonianza dei martiri – ha sotto-
lineato il Pontefice – mostra a tutti
quelli che hanno ascoltato la loro
storia, che i piaceri mondani e il
potere terreno non danno gioia e
pace durature”.
“Nelle vostre vene scorre il sangue
dei martiri” ha detto il Papa ai gio-
vani ugandesi, raccomandando che
“La preghiera è l’arma più forte e
l’accoglienza dei migranti è la prova
della nostra umanità. La fedeltà a
Dio, l’onestà e l’integrità della vita e
la genuina preoccupazione per il
bene degli altri ci portano quella
pace che il mondo non può offrire”.
L’azione giubilare, secondo la tradi-
zione antica, si manifesta nella ritua-
lità del triplice passaggio attraverso
la “porta aurea” della Basilica di San
Pietro, rito che si ripete dal 1499,
esteso poi alle quattro basiliche
romane: San Giovanni in Laterano,
San Paolo fuori le mura e Santa
(segue a pag. 2)
ARTIGIANI
del perdonoe della pace
Papa Francesco apre la prima Porta Santa nel Cuore dell’AfricaSICUREZZA
ALIMENTARE
E SUL POSTO
DI LAVORO
a pagina 4
XI GIORNATA
SOCIALE
DIOCESANA
a pagina 7
CATANIA.Il decreto dell’Arcivescovo di apertura del
GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
Giuseppe Adernò
SALVATORE GRISTINA
PER GRAZIA DI DIO
E DESIGNAZIONE
DELLA SEDE
APOSTOLICA
ARCIVESCOVO
DI CATANIA
www.photo.va) / SIR
Maria Maggiore. “Apritemi le porte
della Giustizia entrerò a rendere
grazie al Signore”, recita il Papa
seguendo il Rito, “… io entro nella
tua casa mi prostro dentro il tuo
Tempio santo”.
La prima “testimonianza” di questa
cerimonia d’apertura è contenuta in
una lettera del XV secolo, nella qua-
le si specifica che “passando per tre
volte per questa porta della basilica
lateranense, si riceveva la perdonan-
za della colpa e della pena”.
Oltre a segnare la via verso la sal-
vezza, il simbolo della Porta Santa
indica anche la “casa comune”,
immagine della Gerusalemme cele-
ste, mentre il “muro” viene identifi-
cato con la “roccia” che, colpita,
diventa fonte di salvezza. Inoltre il
Papa, percuotendo tre volte il muro
con il martelletto, ripete il gesto di
Mosè che fece scaturire l’acqua dal-
la roccia per ristorare la sua gente.
Si attraversa la Porta Santa in atteg-
giamento di preghiera, e con un pro-
fondo spirito di penitenza e di purifi-
cazione, che porterà una nuova vita
di rinascita cristiana e d’impegno
nella carità, espressione della miseri-
cordia di Dio che tutti ama e tutti
perdona.
Riconciliazione, amore, perdono e
pace sono le parole che accompagne-
ranno i passi dell’anno giubilare, che
coniuga le azioni di misericordia
attraverso il servizio, l’accoglienza,
il dialogo, l’ascolto, la fraternità,
costruendo sentieri di pace, sosti-
tuendo gli strumenti di odio e di
guerra con le armi della preghiera e
dalla testimonianza.
Papa Francesco nella Bolla “Miseri-
cordiae Vultus”, con cui ha indetto il
Giubileo della Misericordia, ha scrit-
to che l’anno giubilare consentirà di
“sperimentare l’amore di Dio che
consola, perdona e dona speranza”.
L’antico rito dell’apertura della Por-
ta santa che prevedeva l’abbattimen-
to del muro, ha avuto una prima
modifica nel Natale del 1975, quan-
do Papa Paolo VI non usò più la caz-
zuola e i mattoni per dare inizio alla
ricostruzione del muro, ma si limitò
a chiudere i battenti della porta di
bronzo.
In questo modo volle spostare l’at-
tenzione dal muro alla Porta e stabilì
che le Porte non fossero più murate
all’esterno. I battenti, che fino ad
allora erano “sigillati” all’interno
della basilica, diventarono visibili
dall’esterno. Il muro che chiude la
Porta divenne così “interno”, costrui-
to dietro i battenti.
Il 27 febbraio dello stesso anno vi fu
murata la tradizionale cassetta con le
monete e la pergamena che ne atte-
stava la chiusura. Le pareti sono rea-
lizzate con mattoni che hanno
impresso il nome del Papa che ha
aperto e chiuso l’Anno Santo. Le
monete che oggi si trovano nelle
Porte Sante evocano il 23° anno di
pontificato di Papa Wojtyla, quando
venne celebrato l’ultimo Giubileo
del 2000.
L’innovazione di Papa Francesco
rende il Giubileo globale, estenden-
do il beneficio dell’indulgenza giubi-
lare non più soltanto nella città di
Roma, ma anche presso le molteplici
“Porte della misericordia” che
saranno aperte in ogni diocesi del
mondo, nelle Cattedrali o nelle chie-
se di speciale significato ed anche
nei santuari, “focolai di fede, avam-
posto di misericordia, luogo di pre-
ghiera, fonte di evangelizzazione”,
dove i pellegrini possono “trovare la
via della conversione”, trasformando
l’odio in amore, il negativo in positi-
vo, il male in bene, la guerra in pace,
contrapponendosi alla “cultura dello
scarto”, che “ci rende ciechi di fron-
te ai valori spirituali, indurisce i
nostri cuori davanti alle necessità
dei poveri e priva i nostri giovani
della speranza”.
Gli artigiani dell’amore, della pace e
del perdono, trasformano depressio-
ni e amarezze in speranza, e questa,
ha detto il Papa “non è una magia, è
un’opera di Gesù”.
L’opera di trasformazione implica
impegno, ricerca, coerenza e tenacia
ed i cristiani sono chiamati a diven-
tare “specialisti della riconciliazione,
esperti della misericordia”.
Le parole semplici e disarmanti di
Papa Francesco conquistano i cuori
dei giovani e i fedeli che, aprono e
spalancano le porte del cuore a Cri-
sto, incontrano la Grazia, il “sapore
dell’Amore” e la gioia del Vangelo.
®
(continua da pag. 1)
ARTIGIANI...
Prospettive - 6 dicembre 20152
PRIMO PIANOLa Madonna dell’Elemosina
di Biancavilla in Piazza
San Pietro _______________3
Prospettive pubblicherà
le foto dei presepi
delle scuole ______________3
Le pensioni diventano
un miraggio ______________4
Indietro nel tempo
assistendo al terremoto
dell’11 gennaio 1693_______5
INFORMADIOCESINotizie in breve___________6
Lettera Arcivescovo
per inizio Giubileo ________6
DIOCESIMascalucia, incontro con gli
studenti del Liceo Marchesi _7
Pastorale famiglia:
La scrittura: lettera d’amore
di Dio agli uomini _________9
Concluse le manifestazioni
del Centenario della Fondazione
“Margherita Bufali”_________9
Seconda edizione
di Expo Food & Wine _____11
sommario al n. 44
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e redazione:
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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 2 dicembre 2015
di coinvolgere l’intera nostra Arci-
diocesi nella celebrazione dell’An-
no Santo quale “momento straordi-
nario di grazia e di rinnovamento
spirituale”, dispongo quanto segue:
1. L’apertura della Porta della Mise-
ricordia, riservata alla Chiesa Catte-
drale, si svolgerà domenica 13
dicembre alle ore 17,00 con le indi-
cazioni date dall’Ufficio Liturgico
Diocesano.
A significare l’importanza ecclesia-
le dell’evento, vi prenderanno parte
i Religiosi, delegazioni ufficiali del-
le parrocchie e delle aggregazioni
laicali diocesane.
La Porta resterà aperta fino al 13
novembre 2016, giorno di chiusura
della Porta Santa nelle diocesi.
Le Parrocchie, singolarmente o a
livello di Vicariato, come pure le
Associazioni, i Gruppi e i Movi-
menti ecclesiali, organizzino volen-
tieri pellegrinaggi alla Chiesa Cat-
tedrale, presi opportuni accordi con
il Parroco della stessa e con le
modalità che al riguardo saranno
indicate.
2. Oltre alla Cattedrale saranno
“Chiese giubilari”:
- Parrocchia Maria SS. Assunta in
Adrano
- Parrocchia Maria SS. Immacolata
in Belpasso
- Basilica Collegiata S. Maria del-
l’Elemosina in Biancavilla
- Santuario Maria SS. Annunziata in
Bronte
- Parrocchia S. Antonio Abate in
Camporotondo Etneo
- Parrocchia S. Sebastiano Martire
in Maniace
- Santuario dell’Addolorata in
Mascalucia
- Santuario Madonna della Sciara in
Mascalucia
- Parrocchia S. Maria delle Grazie
in Misterbianco
- Parrocchia Spirito Santo in Nico-
losi
- Parrocchia S. Barbara in Paterno
- Basilica S. Caterina A. V. e M. in
Pedara
- Parrocchia S. Maria del Carmelo
in Ragalna
- Santuario Maria SS. Assunta sotto
il titolo della Ravanusa in S. Gio-
vanni La Punta
- Parrocchia SS. Crocifisso in S.
Maria di Licodia
- Parrocchia S. Caterina V. e M. in
S. Pietro Clarenza
- Parrocchia S. Nicolò da Bari in
Trecastagni
- Parrocchia S. Maria dell’Idria in
Viagrande
- Parrocchia S. Maria della Provvi-
denza in Zafferana Etnea
In queste Chiese, nel pomeriggio
del 15 dicembre 2015, si svolgerà la
celebrazione di inaugurazione del
Giubileo con le indicazioni fomite
dall’Ufficio Liturgico Diocesano.
3. Sarà Chiesa giubilare anche la
parrocchia della Divina Misericor-
dia nel Comune di Misterbianco.
4. Le “Chiese giubilari” diventino,
per le comunità parrocchiali del ter-
ritorio, luoghi dove convergere per
la preghiera personale e comunita-
ria, per l’ascolto dell’annunzio del-
la misericordia di Dio e per farne
l’esperienza soprattutto attraverso
la celebrazione della Riconciliazio-
ne.
5. Nelle “Chiese giubilari” è possi-
bile ottenere l’indulgenza giubilare
alle condizioni stabilite da Papa
Francesco nelle citate Bolla e Lette-
ra.
6. Avranno la stessa funzione in
particolari e limitati tempi i Santua-
ri, o altri luoghi, cui si provvederà
con specifiche indicazioni.
7. Per quanto riguarda la celebra-
zione del Sacramento della Ricon-
ciliazione, ogni sacerdote darà la
propria disponibilità per svolgere
tale ministero in Cattedrale e nella
Chiese giubilari, tramite opportuni
accordi con i Parroci o i Rettori
interessati.
Per decisione di Papa Francesco,
tutti i sacerdoti durante l’Anno Giu-
bilare hanno la facoltà di assolvere
dal peccato di aborto quanti lo han-
no procurato e pentiti di cuore ne
chiedano il perdono.
8. I sacerdoti, i diaconi e i ministri
straordinari della Comunione entri-
no in speciale sintonia di pensiero
con il Santo Padre nei riguardi del-
le persone ammalate, anziane e
sole, particolarmente quando le
visitano e portano loro l’Eucaristia.
9. Le celebrazioni giubilari negli
Ospedali, ed eventualmente nelle
Case di cura private, come pure nel-
le Carceri saranno organizzate dai
rispettivi Cappellani, tenendo conto
delle peculiarità di tali luoghi e
d’intesa con i loro Responsabili
civili.
10. I fedeli siano debitamente infor-
mati circa l’indulgenza giubilare
concessa dal Papa a quanti compio-
no le opere di misericordia corpora-
le e spirituale.
Inoltre, si ricordi loro che l’indul-
genza può essere ottenuta anche per
quanti sono defunti.
11. Gli Uffici diocesani si occupe-
ranno delle celebrazioni giubilari di
loro competenza e d’intesa con i
Vicari foranei.
12. Si tenga conto della lettera
“Popolo e pastori insieme per dive-
nire Oasi di misericordia” che indi-
rizzo in data odierna alla Comunità
diocesana.
Catania, 30 novembre 2015, festa di
S. Andrea Apostolo.
(continua da pag. 1)
CATANIA...
✠ Salvatore Gristina
Arcivescovo
Sac. Ottavio Marco musumeci
Cancelliere arcivescovile
Prospettive - 6 dicembre 2015 3
I l corrente anno scolastico,il primo anno della “buo-
na scuola” con l’introduzione dellaLegge 107 del 13 luglio 2015 è daconsiderarsi come “anno di rodag-gio”, quasi una prova tecnica dipotenziamento, avendo favorito l’im-missione in ruolo di oltre cento miladocenti al fine di elevare il divario trale elevate attese sociali sul servizioscolastico e gli esiti sempre riduttivianche per carenza di personale e diprogettualità innovativa.La scuola italiana, ricca di storia e dipositive tradizioni, fonte d’innova-zioni e di sperimentazioni, ha neces-sità, dopo lunghi anni di tagli e di ridu-zioni, di andare “controvento” e dipotenziare prima le risorse umane edin particolare il personale docente equindi l’azione didattica che va ricon-dotta nella formula di un’efficaceazione educativa, capace di produrreefficaci modifiche nei comportamen-ti degli studenti.Inquadrando la nuova legge nel con-testo evolutivo della scuola italiana“semper reformanda” si evidenzia laschizofrenia di alcuni processi di tra-sformazione e si possono cogliere gliaspetti salienti dell’innovazione, cheguarda al futuro della scuola italiana,rinforzando l’apparato didattico eraddrizzando la linea discente del per-sonale docente, per avvicinarla allacurva scendente del numero deglialunni e delle innovazioni che hascuola tende a realizzare per essere apasso con i tempi.L’incremento del numero dei docentiha come obiettivo quello di potenzia-re l’organico dell’autonomia, così dafavorire quegli spazi di progettualitàdidattica che sono rimasti inespressi oattuati mediante azioni di progettuali-tà, che solo alcuni istituti hanno mes-so in atto, considerando queste azioniun di più rispetto all’ordinario scola-stico, al curriculare, allo svolgimentodel programma.Dell’organico di potenziamento, s’in-travedono i tratti non ancora definitidel disegno integrale, anzi al momen-to sembra vedere soltanto il retro deldisegno, alquanto confuso e con tutti ifili intrecciati, in quanto la grandeimmissione di 100mila docenti nellascuola italiana, evento epocale nellastoria della scuola, dovrà ancora sta-bilizzarsi e consolidarsi.È positivo leggere la tanto contestataLegge sulla “Buona scuola” come untentativo di “rendere l’Italia un paesenormale”, secondo l’auspicio dell’exministro Francesco Profumo.Il tanto atteso “potenziamento”applaudito da alcuni, criticato e con-testato da altri, sognato prima come“organico funzionale” ed ora come“organico dell’autonomia” dovrebbedare un’efficace svolta all’azioneeducativa che è ben scandita nel com-ma 7 dell’art.1 della Legge 107/2015.È stata criticata la formula adotta neltitolo della legge. “Sistema nazionaled’istruzione e formazione”, mentre la
precedente legge aveva come titolo“Sistema educativo d’istruzione e for-mazione”, quasi un voler escluderel’educazione dalla scuola, ma ci rendeben conto che la scuola senza educa-zione non è scuola e lo dimostrano i
fatti concreti di unanuova generazioneche cresce senzaregole e senzamodelli positivi.A scuola, infatti,oltre le competenzelinguistiche, (ita-liano e inglese), lecompetenze logi-co-matematiche escientifiche, ènecessario recupe-rare la cultura musicale, la conoscen-za dei beni artistici del territorio e del-la Nazione, l’educazione alla saluteattraverso una diligente pratica spor-tiva, così da eliminare i pericoli del-l’obesità e degli abusi di fumo, alcoole droga.Una particolare attenzione vienerivolta alla lettera “d” del comma 7 edin particolare “Allo sviluppo in mate-
ria di cittadinanza attiva e democra-
tica, alla valorizzazione dell’educa-
zione interculturale alla pace, al
rispetto delle differenze, al dialogo tra
le culture … al potenziamento delle
conoscenze in materia giuridica ed
economico-finanziaria e di educazio-
ne all’autoimprenditorialità” e poiancora al punto “e”: sviluppo di com-
portamenti responsabili ispirati alla
conoscenza e al rispetto della legalità
della sostenibilità ambientale dei
paesaggistici, del patrimonio e delle
attività culturali.
Ecco il grande lago del potenziamen-to: buone maniere, buona educazionee comportamento, buona salute, citta-dinanza attiva e legalità.Sono queste le cose buone che forse
mancano alla scuola italiana inmaniera sistematica e critica e quindisono questi gli ambiti su cui puntareun efficace potenziamento ed unadiligente azione educativa.Non sarà facile, anche perché mancaancora una reale cultura della proget-tazione e dell’innovazione nellagestione della didattica, fortementesaldata ai contenuti standard dei pro-grammi ministeriali.Sono poche e originali le esperienze di“educazione alle buone maniere”,mediante i corsi di galateo, della“buona educazione” nel salutare, nelvestirsi, nel comunicare; dell’Educa-zione civica insegnata attraverso lapratica del “Consiglio comunale deiRagazzi” che gestisce la scuola consi-derata una “piccola città”; le iniziati-ve dello “sportello bancario a scuola”per educare alla cultura del risparmioe far acquisire anche le norme e le pra-tiche dei versamenti, bonifici, prele-vamenti, tutte operazioni di vitasociale vissuta e concreta. Se questecose non le insegna la scuola, non leinsegna nessuno e tanti studenti esco-no dalla scuola privi delle conoscenze
essenziali e utili pervivere bene da “cit-tadini” che rispetta-no le cose pubbli-che, le persone, chesanno salutare erelazionarsi con glialtri.I ragazzi tedeschiconoscono tutti Bee-thoven, Hegel, Kant,Hitler; molti studen-ti italiani, invece,
rivelano poca conoscenza dei musici-sti, dei grandi autori della letteraturaitaliana, degli artisti e degli stili archi-tettonici dell’arte, dell’organizzazio-ne dello Stato e del governo.La prospettiva di sviluppo potràcominciare a prendere corpo con laprogettazione triennale da avviare peril triennio 2016-2019 e i novi docentiassunti a conclusione dell’anno diprova con la guida di un tutor e la par-tecipazione ad un corso di formazioneintensivo, saranno pronti a mettere inatto quel lento e complesso processodi innovazione didattica e formativa,sviluppando e potenziando le compe-tenze di ciascuno.La “buona scuola” comincia a gettarei primi passi e se non viene adeguata-mente sorretta e sostenuta cade e si famale. I docenti, bravi educatori,saranno i “salvatori” della scuola, e“scrivendo dritto su righe storte”indicheranno un percorso che avràcome traguardo un obiettivo di citta-dinanza educata, intelligente eresponsabile.
G.A.
La “buona scuola”, prove tecnichedi potenziamento
Riforma della scuola: Aspettative ed obiettivi
La “buona scuola”
comincia a gettare
i primi passi e se non
viene adeguatamente
sorretta e sostenuta
cade e si fa male.
I docenti, bravi
educatori, saranno i
“salvatori” della scuola,
e “scrivendo dritto
su righe storte”
indicheranno un
percorso che avrà come
traguardo un obiettivo
di cittadinanza educata,
intelligente
e responsabile
Il dibattito di questi giornipone la scuola al centro di
una discussione sul modo di rispettarele diverse identità religiose e per un “fal-so rispetto” si tende a rinunciare ai valo-ri della religione cristiana, che è a fon-damento dell’Europa e della storia d’I-talia.Vietare il presepe a scuola, vietare ilcanto dell’Adeste fideles, perché tropporeligioso, non accogliere la visita delVescovo a scuola, sono tutte forme diestremismo da ricondurre ad una “for-
ma d’isteria “laicista”negazionista”,
non ricordano che il nostro è un Paese
“laico” e pluralista, e che, perciò, la
scuola, oggi più che mai tempio del-
l’interculturalismo, deve favorire la
condivisione delle diverse tradizioni
culturali, il reciproco arricchimento
che ne deriva dal viverle insieme perché
è certamente più formativo insegnare
l’integrazione culturale piuttosto che
l’esclusione”.
L’iniziativa lanciata dal direttore Giu-seppe Luca di invitare tutti gli operato-ri scolastici, gli alunni e le loro famigliead allestire in ogni scuola il Presepe, èstata ben accolta e ripresa anche dalTG4, che si è impegnato a pubblicare le
foto dei presepi che vengono inviate,come pure nei siti scolastici quali “Aet-nanet” o sul settimanalediocesano “Prospetti-ve”.“A prescindere dall’a-
desione alla religione
cattolica o dall’emo-
zione che potrebbe
suscitare un presepe,
negare il Natale di
Gesù significa negare
la propria identità, dis-
conoscere la nostra
cultura, rinnegare l’ori-
gine della nostra civiltà
al punto tale che noi
contiamo gli anni da
quella nascita dividendo la storia del-
l’umanità in “prima” e “dopo Cristo”.
Il mistero dell’Incarnazione, di un Dioche si fa uomo, distingue la religione
cattolica dalle altre e trascurarne l’im-portanza e la valenza religiosa significa
non credere ai valori che si proclamano.Il coordinamento provinciale deiRagazzi Sindaci, di Catania, come giànegli altri anni, sta organizzando l’alle-
stimento del presepe in Prefettura, qua-le segno di presenza presso le sedi isti-
tuzionali, dei ConsigliComunali dei Ragazziche vivono la scuolacome “piccola città” eimparano facendo la cul-tura della democrazia edella partecipazione.La “Buona scuola” nonpuò contraddire o annul-lare il “Buon Natale” chenon è semplicemente unaformula augurale, bensìun segno di pace e divalori umani e cristianiche accomunano tutti gliuomini, destinatari del
messaggio:“Pace in terra agli uomini di
buona volontà”.
®
Le tradizioni aiutano a costruireL’IDENTITÀ DI UN POPOLO
Prospettive pubblicherà nei prossimi numeri le foto dei presepi realizzati nellescuole inviate fino al 15 dicembre
Prospettive - 6 dicembre 20154
PRIMOPIANO
“I35enni di oggi lavo-
reranno fino a 75
anni, ma avranno una pensione del
25% in meno”. Questo il grido d’al-
larme lanciato dal presidente del-
l’Inps Tito Boeri al convegno “Pen-
sioni e povertà oggi e domani”.
Parole pronunciate alla luce di una
simulazione effettuata dall’Istituto
nazionale della previdenza sociale
sulla stima di un campione di quasi
5mila lavoratori tutti nati nel 1980.
Coloro che oggi hanno più di tren-
t’anni ma che nel 2050, nell’ipotesi
di un tasso di crescita del Pil
dell’1%, dovranno lavorare oltre la
soglia attuale per andare in pensione
superando di gran lunga i settant’an-
ni. E l’importo medio passerà dagli
attuali 1.703 euro a 1.593 euro,
diminuzione dovuta anche ai molti
contratti precari che negli anni han-
no penalizzato le nuove generazioni.
La pensione, dunque, si prenderà
molto tardi ed in termini economici
sarà ulteriormente ridotta. In base a
quanto scritto sopra l’importo medio
della pensione futura dovrebbe aggi-
rarsi sui 2.106 euro. Dati che preoc-
cupano, visto che il valore degli
assegni in Italia è pari al 79,7% del
salario netto contro un 63% della
media Ocse ed il peso
dei contributi è al 33%,
al top nell’area. E anche
la spesa pubblica per la
previdenza (al 15,7%
del Pil) è quasi il doppio
della media degli altri
Paesi dell’area Euro
(8,4%). Cosi come resta
stabile e basso il tasso di
occupati over-55, pure
essendo salito del 15%
in 10 anni. Concreta-
mente c’è un rischio
povertà per molti ultra
trentenni e non solo: “Si
lavorerà più a lungo - ha continuato
Boeri - anche in rapporto alla spe-
ranza di vita. Le pensioni saranno
del 25% più basse di quelle di oggi
tenendo conto degli anni di percezio-
ne e ci saranno, a fronte di una cre-
scita del Pil all’1% e di possibili
interruzioni di carriera, problemi di
adeguatezza dell’importo”. Il tutto
sarà reso ancora più instabile dall’at-
tuale sistema contributivo ed è chia-
ro, senza troppi giri di parole, che se
non si prenderanno adeguati accorgi-
menti (come una forma di reddito
minimo garantito) ci saranno “pro-
blemi per chi perderà il lavoro sotto
i 70 anni. E non solo. Le parole del
presidente dell’Inps sono arrivate nel
giorno in cui l’Istat ha diffuso i dati
sulla disoccupazione. A ottobre,
infatti, il tasso di disoccu-
pazione, è stato pari
all’11,5 per cento, rima-
nendo sostanzialmente
invariato (a settembre era
11,6 per cento) dopo il calo
dei tre mesi precedenti.
Mentre resta ai livelli mini-
mi da dicembre 2012
(come a settembre), con la
stima dei disoccupati che
diminuisce, sempre a otto-
bre, dello 0,5 per cento
(meno 13 mila): un calo
che coinvolge soprattutto
donne e soggetti di età
superiore ai 34 anni. Ma non è tutto
oro quello che luccica perché il tasso
di disoccupazione dei 15-24enni,
cioè la quota di giovani disoccupati
sul totale di quelli attivi (occupati e
disoccupati), è pari al 39,8 per cento,
in aumento di 0,3 punti percentuali
rispetto al mese precedente. Da que-
sto calcolo sono però esclusi quanti
non sono occupati né cercano lavoro,
nella maggioranza dei casi perché
impegnati negli studi. L’Istat, infine,
ha specificato che l’incidenza dei
giovani disoccupati sul totale dei
giovani è pari al 10,3 per cento –
cioé un giovane su 10 è disoccupato
-; incidenza che è aumenta in autun-
no di 0,1 punti percentuali. Un dato
su tutti, merita attenzione, quello
degli occupati over 50: nell’ultimo
triennio si è registrata una crescita
degli occupati (+13,9%), pari a circa
+900mila tra gennaio 2013 e ottobre
2015. A pesare in maniera determi-
nante è il recente e crescente invec-
chiamento della popolazione ma
soprattutto tutti gli interventi che
hanno innalzato l’età pensionabile.
F.C.
Le pensioni diventano un miraggioRischio povertà per i trentenni di oggi mentre cala la disoccupazione
Nell’Aula Magna dell’I-
stituto Alberghiero
“Wojtyla” di Catania, è stato promos-
so, da personale dell’U.P.G.S.P. (Poli-
zia di Stato) della locale Questura, il
tema della Sicurezza Alimentare e del-
la Sicurezza nei luoghi di lavoro.
Argomento che in questi giorni proprio
nella Nostra città di Catania ha riscos-
so un’elevata attenzione da parte dei
consumatori, viste anche le ultime
dichiarazioni dell’Agenzia per la ricer-
ca sul cancro (Iarc) per il potenziale
rischio dell’assiduo consumo di carne
e di concerto con l’inesauribile impe-
gno della task force della Polizia di Sta-
to incentivata con l’attuale questore
Cardona, per i controlli nel settore
agroalimentare che fino a qualche
giorno addietro hanno sortito effetti
con sanzioni elevatissime per i gestori
delle attività di ristorazione e sommi-
nistrazione di alimenti e bevande.
L’incontro principalmente ha permes-
so ai futuri O.S.A. (operatori del setto-
re alimentare) di far conoscere il tema
principale della legislazione alimenta-
re, rappresentato dal Dott. Busacca
Comm. Capo dell’U.P.G.S.P. Mentre
in ambito tecnico scientifico è stato il
Dott. Fioriglio operatore delle Volanti
a smorzare l’allarmismo sulla perico-
losità dell’assunzione della carne ros-
sa e lavorate, mostrando tecnicamente
e con dati scientifici in visione, come in
effetti possono essere altri gli alimenti
che comunemente possono attentare
alla salute del consumatore, successi-
vamente si è mirato principalmente ad
indicare agli studenti le normative
riguardanti le corrette condotte igieni-
co sanitarie da mantenere secondo le
cogenti normative comunitarie, in
modo da non incorrere in sanzioni.
Inoltre si è ancora una volta ripreso il
tema della tracciabilità alimentare evi-
denziando anche la recente regola-
mentazione n. 1169/2011 entrata in
vigore lo scorso 13 dicembre.
Alla fine delle due giornate condotte
con successo e significative, gli stu-
denti hanno compilato un test di verifi-
ca di apprendimento, che ha posto
l’accento sulla salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro, approfondimenti sul-
l’art. 17 del testo unico sulla sicurezza,
il datore di lavoro che designa il
Responsabile del servizio di preven-
zione/protezione e provvede affinché
ciascun operatore riceva un’adeguata
informazione sui rischi e pericoli per la
salute e sicurezza sul lavoro, esistenti
all’interno del luogo dove svolge l’at-
tività.
L’incontro si è svolto in due sessioni, la
prima ha posto l’accento sulla corretta
e sana alimentazione, la seconda sicu-
rezza nei posti di lavoro con argomen-
tazione giuridica, entrambe condotte in
maniera chiara ed esaustiva da Fiori-
glio. Gli studenti hanno risposto posi-
tivamente con riflessive domande, per
capire cosa li aspetta fuori la scuola,
informazioni utili per un futuro inseri-
mento nel mondo del lavoro, come sot-
tolinea con incisività il Dirigente Sco-
lastico Daniela Di Piazza. L’appro-
fondimento continua in questi giorni
anche nel plesso di via Anfuso, poiché
il cibo è equilibrio per il corpo con un
impatto sull’ambiente e sulla salute.
L.B.
ALL’ISTITUTO “KAROL WOJTYLA” incontro
sulla sicurezza alimentare e sul posto di lavoro
‘C’era una volta..’que-
sto l’incipit di tante e
tante fiabe che raccontano di storie a
lieto fine, sugellate dal tanto auspica-
to ‘E vissero felici e contenti’. Ma
oggi sempre più assistiamo inermi ad
un vero e proprio cambiamento di
paradigma, in cui i valori cardini del-
la medesima esistenza umana sono
calpestati e recisi dalla più bieca e
sordida violenza. Storie di principes-
se che non hanno un lieto fine, ma
diventano un caso di cronaca: vittime
di un efferato omicidio ad opera per
lo più del principe azzurro, il quale al
tempo stesso è il loro
antagonista/aguzzino. Ormai questo
incipit non introduce una narrazione
magica e/o fantastica, bensì comme-
morazioni per lo più di giovani vite
spezzate, che lasciano un vuoto incol-
mabile nella reltà intorno a loro.
Urla. Percosse. Ferite. Sangue. Mor-
te. Silenzio. Incredulità. Impotenza.
Vittime di violenza fisica, ma anche
psicologica (nel 2014 circa 3 milioni
e 466 mila donne hanno subito stal-
king). E dopo tanti studi, dibattiti ed
analisi di vario genere, si stenta anco-
ra a comprendere come l’uomo possa
arrogarsi il diritto di appropriarsi del-
la vita della persona che ha deciso di
amare, perché si tratta proprio di que-
sto e le statistiche in tal senso lo affer-
mano con certezza: la più alta percen-
tuale di violenze a danno di una don-
na, nella maggior parte dei casi cul-
minate in un atroce omicidio, avviene
proprio tra le mura domestiche ad
opera di mariti e fidanzati.
Dai dati resi noti dall’Istat quest’an-
no, su un rilevamento condotto lo
scorso anno, si apprende che 6 milio-
ni e 788 mila donne, durante la pro-
pria vita, hanno subito violenza; i
partner attuali o gli
ex sono colpevoli dei
casi più gravi di vio-
lenza, a cui per il
65,2% dei casi hanno
assistito i figli della
coppia. Sicuramente
la maggiore attenzio-
ne manifestata a più
livelli nella società,
con l’introduzione in
ambito legislativo di
nuovi strumenti
(anche se i presidi
territoriali, ovvero i
centri antiviolenza,
denunciato una persistente carenza di
fondi delle strutture) ed una maggiore
campagna di sensibilizzazione da
parte dei diversi media, ha ampia-
mente contribuito a registrare un
miglioramento, in quanto la maggiore
consapevolezza delle donne ha fatto
sensibilmente aumentare i casi di
denuncia ed un tempestivo intervento
da parte delle forze dell’ordine. Ma
nonostante questo, il quadro d’insie-
me non è affatto rassicurante. Se sono
aumentate le denunce, ancora non più
del 12% delle vittime di violenza ha
avuto la forza di segnalare quanto
subito, per paura delle conseguenze e
delle ritorsioni ai danni della propria
vita. Non sempre le segnalazioni rie-
scono ad impedire il tragico epilogo
di molte storie: le misure adottate si
rivelano molto spesso insufficienti ed
inadeguate. Rispetto al passato, le
violenze commesse sono più gravi, ad
esempio sono aumentate quelle che
provocano ferite (40,2% nel 2014), ed
il 34,5% delle donne ha temuto per la
propria vita. In Italia solo scorso
anno, secondo gli ultimi dati riportati
da più fonti, sono state 152 le vittime
di questa strage silenziosa.
Lo scorso 25 novembre 2015 è stata
celebrata la Giornata Internazionale
per l’eliminazione della violenza
contro le donne ed in Italia si sono
registrate innumerevoli manifesta-
zioni ed iniziative, per porre maggio-
mente all’attenzione dell’opinione
pubblica e dei singoli cittadini que-
sta vera e propria esca-
lation di violenza di
genere.
E proprio mentre in
migliaia hanno aderito
alle diverse manifesta-
zioni per dire il proprio
NO alla violenza, a
Perugia si è consumata
l’ennesima tragedia:
Francesco Rosi ha ucci-
so la moglie Raffaella
Presta, già vittima di
continue violenze, con
due colpi di fucile. In
quest’occasione, il pre-
sidente della Repubblica Sergio
Mattarella è intervenuto, sottoli-
neando che ogni società ha il compi-
to di contrastare la violenza sulle
donne, in quanto l’educazione al
rispetto reciproco nei diversi rappor-
ti è alla base della società stessa.
A.DiG.
C’era una volta…il coraggio di dire basta!
Il 25 novembre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Nel centenario dellamorte dello scrittore
Luigi Capuana, avvenuta in Cataniail 29 novembre 1915, a cura dellaSoprintendenza ai Beni Culturali eAmbientali e dell’Istituto di Storiadello Spettacolo Siciliano, è statascoperta la lapide commemorativaapposta nel luogo ove sorgeva il Vil-lino Lombardo (oggi Corso Italia,22) ove lo scrittore è vissuto, assie-me alla giovane moglie AdelaideBernardini, e ha concluso la sua ope-rosa esistenza. Dopo i saluti istitu-zionali del SoprintendenteBB.CC.AA. di Catania Fulvia Caf-
fo, l’assessore ai Saperi e alla Bel-lezza condivisa Orazio Licandro eil sindaco di Mineo, paese natale diCapuana, Anna Aloisi, il presidentedell’Istituto di Storia dello Spettaco-lo Siciliano, Enzo Zappulla, hadichiarato “Sarah ed io siamo lieti diaver recuperato quest’altro impor-
tante tassello dell’identità culturaledella nostra città. Luigi Capuana, dicui ricorre il centenario della scom-parsa, personalità quanto mai polie-drica (narratore, favolista, critico,drammaturgo, giornalista, appassio-nato di fotografia, curioso di scienzeesoteriche, sindaco di Mineo e consi-gliere provinciale di Catania, docen-te universitario) ebbe con Catania unlegame strettissimo non soltanto peril rapporto amicale e sodale che ebbecon Giovanni Verga, Federico DeRoberto, Nino Martoglio, l’editoreNicolò Giannotta e l’intellighentiadell’epoca, ma perché a Catania tra-scorse parte della sua lunga e opero-sa esistenza assieme alla giovanemoglie Adelaide Bernardini, anchelei scrittrice”.La Catania letteraria, tra Otto eNovecento, visse uno straordinariomomento di fermento intellettuale,imponendosi sulla ribalta nazionale.
Diverte immaginare che all’internodi questo club prestigioso si fosseinstaurata un’atmosfera di bonariaconfidenza; così lo pseudonimoRenato, adottato da Capuana peralcuni scritti e, poi, per allacciareuna relazione con la scrittrice Ade-laide Bernardini, di trentatre anni piùgiovane, che poi sposò, potrebbeessere stato suggerimento per DeRoberto quando, travolto da passio-ne amorosa, ribattezzò Eugenia Val-le col nome di Renata in quanto, gra-zie a lui, rinata all’amore; una pas-sione che lo rincitrullì al punto dimettere in lettera anche gli sfoghi delreclamante “citrullo”. Di sospetto insospetto, la passione amorosa di DeRoberto potrebbe essere stata unsegreto di pulcinella, che nessunotradiva per riguardo; e la fonte diispirazione della commedia amara diPirandello L’uomo, la bestia, la vir-
tù, amara in quanto lo stesso scritto-
re agrigentino fu vittima della mora-le borghese, prigioniero del legameconiugale che gli impedì di dare sfo-go alla sua passione per Marta Abba.Un terreno di indagine stimolante sulquale si esercita da sempre, con for-midabile impegno, l’impareggiabileSarah Zappulla Muscarà.Alla breve sobria cerimonia eranopresenti il prefetto di Catania Maria
Guia Federico, Carolina Tafuri
Presidente Vicario della nostra Corted’Appello, Elvira Tafuri Procurato-re Generale della Repubblica Vicariopresso la nostra Corte d’Appello,l’on. Nino D’Asero, i docenti uni-versitari Salvatore Aleo, Margheri-
ta Spampinato, Rosaria Sardo,
Aldo Berretta, Angelo Zappulla;giornalisti e scrittori Daniele Lo
Porto, Sergio Sciacca, Domenico
Trischitta, Gloriana Orlando,Anna Maria Spataro presidente delCircolo Culturale Athena di Belpas-so, promotore del “Premio Interna-zionale Nino Martoglio”.
Carlo Majorana Gravina
“Don Arcaloru, duma-ni a vintinura Cata-
nia abballa senza sonu”. Erano questele parole che risuonavano alle mieorecchie al risveglio di un sogno chevoglio raccontarvi. Era il mese digennaio, ma quelle giornate eranoparticolarmente calde, come quelleestive. Non pioveva da mesi e i cam-pi languivano. Ricordo in particolarel’assetto topografico della città etnea:non ci sono le larghe arterie viarie dioggi, ma le strade sono strette e tor-tuose e le piazze anguste. La viaprincipale che da Porta Aci, l’attualePiazza Stesicoro, attraverso la Portadei Canali, giunge fino al mare, èdetta Via Luminaria e non è dritta eampia, ma serpeggiante. Camminan-do per la città, giungo al Piano diSant’Agata, detto Platea Magna(l’attuale piazza Duomo) di recenteampliato. Vedo la Cattedrale fortezzadi impianto romanico, il Vescovado,la corte del Patrizio (il sindaco del-l’epoca), la Loggia o Palazzo delSenato, la chiesa di San Martino deiBianchi e nei paraggi le botteghedegli orafi, degli argentieri e deigeneri alimentari di prima necessità.A pochi metri sta una piazza che èteatro di macabre esecuzioni: è ilForo del Mercato detto anche Luna-re dove vengono eseguite le condan-ne a morte, uno spettacolo che piace-va alla folla solo perché questacoglieva il significato teatrale di ognipunizione secondo giustizia. LeConfraternite dei Bianchi formavanoil corteo che accompagnava il con-dannato alla presenza del prete enaturalmente del carnefice. Ah!Dimenticavo un particolare impor-tante: mi trovavo nell’anno del
Signore 1693. Era venerdì 9 gennaioe all’alba mi svegliai, perché spaven-tata a causa di un forte boato chepreveniva dalle viscere della terra.Mi trovavo nel sud della città, in unantico palazzo che a motivo dellaviolenta scossa tellurica, accusò icrolli delle trabeazioni e dei grossilampadari appesi al soffitto e reggen-ti numerose candele. Guardai l’oro-logio ed erano le 3,45. Sentii urlaprovenire dalla strada:“U terremotu! U Signurici ni scampi!” Un via vaidi uomini e donne che incamicia da notte si river-sarono per le vie. Tantefacce confuse, sbigottite,terrorizzate al chiaroredi torce che rendevanoquei visi ancora piùspettrali. L’indomani,sabato 10 novembre,scendemmo tutti in piaz-za a alla luce del soleche quella mattina ema-nava lugubri raggi si aprìalla nostra vista lo spet-tacolo di una città ferita.Monumenti e case inparte erano crollate,altre seriamente danneg-giate e già molti si adopravano confuni, pietre e mezzi di fortuna a rab-berciare quelle vistose fratture. Ealla Platea Magna, vidi unadonna,piuttosto anziana, in abiti scu-ri, avvolta da un nerissimo scialle,bussare alla porta del palazzo delbarone Arcaloro Scammacca, gri-dando: “Don Arcaloru, dumani avintinura Catania abballa senzasonu”.Il nobile catanese non volle attende-
re oltre: dopo aver ripagato la vec-chia indovina con una cospicua som-ma di danaro, si ritirò nella suacasetta di campagna, oltre il Borgo elì attese l’ora fatale, sprofondato nel-la sua poltrona e con un orologiod’oro tenuto da una catenella inmano. Intanto vedo fiumi di personeche si dirigono chi nei campi ovenon ci siano costruzioni in muratura,chi nelle chiese, per elevare preci al
Signore affinché risparmi la città e ilcontado da una presunta sciagura. Aben dire, faccio una simile osserva-zione, perché tra il venerdì 9 e ilsabato 10 le scosse sismiche furononumerose e piuttosto forti.E giungiamo così alla domenica 11.Gli armenti che pascolavano alleporte della città furono i primi adavvertire la catastrofe: pochi secondiprima della violenta scossa, si agita-rono come impazziti, emettendo gri-
da come se fossero stati al macello epoi fuggirono come in preda allefurie. Insieme a un centinaio di per-sone trovai rifugio in una speloncanaturale alle porte della città. Eracirca mezzogiorno e un altro boatofece tremare Catania. Ancora urla eterrore, questa volta parecchie perso-ne sono rimaste sotto le macerie.Trascorrono appena tre ore e un apo-calittico e disastroso terremoto, si
abbatte su tutto il Valdi Noto mietendo60mila vittime. Assi-stetti a una sciaguramai udita e vissuta:l’Urbe etnea crollai m p r o v v i s a m e n t ecome se i suoi vetustimonumenti fosserostati di carta che a conun soffio, precipita:Crolla la torre di DonLorenzo Gioeni che siergeva sulla collinaMontevergine, secon-do approdo dei Calci-desi all’epoca dellasbarco dei Greci inSicilia (il primo erastato a Naxos nel 735a.C.). Il campanile
della cattedrale, terzo in Italia, perdimensioni, precipita sulle navatedella Cattedrale, causando la mortedi migliaia di anime che lì si eranorifugiati alle prime avvisaglie sismi-che. Rimangono illese le absidi e lasagrestia. La chiesa di San Nicolòl’Arena, che era stata riedificatadopo l’eruzione del 1669, vienetotalmente distrutta. Crollano l’ospe-dale San Marco, oggi scuola in viaEtnea all’angolo con Piazza Stesico-
ro, l’Università, la Loggia e chiese,numerosi conventi, monasteri, fab-briche, case, palazzi. Catania nelgiro di un De profundis (il tempo simisurava con le ore liturgiche), nonesisteva più. Dappertutto dolore emorte, i pochi superstiti erravanocon abiti strappati e le membra feriteper le strade polverose diventate irri-conoscibili per la presenza di monta-gne di macerie. Cari lettori, non vidico che cessato il terremoto, un’al-tra calamità si abbatte sulla città: ilmaremoto. Immense ondate d’acquaentrarono in città per la porta deiCanali e per quella del Porticello trai traballanti edifici penzolanti di cal-cinacci. Intanto vedo correre il cano-nico Cilestri. Ha la tunica polverosae a brandelli. Mi ferma, mi abbracciae mi dice con parole concitate cheoccorrono viveri di prima necessità.Il senato di Messina invia il primocarico di farina e di alimenti che per-vengono dopo qualche giorno pervia mare attraverso navi cariche divettovaglie. Si fa appello alle altrediocesi perché inviino soccorsi tem-pestivi E intanto Catania si popola dibriganti e diventa teatro di sciacal-laggio. Bande di avventurieri fruga-no tra le macerie per estirpare qual-che brandello di una defunta ricchez-za. Di lì a poco con lo spirito feniceche è tipico dei cittadini etnei, Cata-nia sarebbe risorta più bella. “Meliorde cinere surgo” leggiamo su PortaFerdinandea al Fortino.È la città che muore e risorge dallesue ceneri, come il mitico uccelloche rinasce dal fuoco. È la città sem-pre rifiorente.
Stefania Bonifacio
Prospettive - 6 dicembre 2015 5
PRIMOPIANO
5555
CATANIA è sempre risorta dalle sue ceneri
“Renato” nell’anticofocolare domestico
Apposta lapide commemorativa di Luigi Capuana nel centenario della scomparsa
Elvira Tafuri, Carolina Tafuri, SarahZappulla Muscarà, Fulvia Caffo, Luigi
Maina, Enzo Zappulla, Maria GuiaFederico, Angelo Consoli, Orazio
Licandro, Anna Aloisi
l’intervistaIndietro nel tempo assistendo al terremoto dell’11 gennaio 1693
Carissimi,l’inizio dell’Avvento quest’anno civede impegnati anche nella prepara-zione immediata del Giubileo dellaMisericordia indetto provvidenzial-mente da Papa Francesco. Vivremopersonalmente questo tempo straor-dinario di grazia e di rinnovamentospirituale con particolare intensità.Infatti, il Signore ci chiama al com-pito di guidare i fratelli e le sorelle anoi affidate per far loro sperimentaredurante il Giubileo la sovrabbondan-za della Misericordia del Padre.Unisco alla presente il decreto con ledisposizioni concordate con i Vicariforanei per attuare nell’arcidiocesi laBolla di indizione del Giubileo e laLettera del Papa a Monsignor Fisi-chella.Desidero attirare la vostra attenzionespecialmente sui seguenti punti.
a) L’Apertura della Porta Santa inCattedrale avverrà il 13 dicembreore 17.00 con le indicazioni delfoglio allegato. Chiedo ai Parroci diassicurare la partecipazione delladelegazione di ogni comunità par-rocchiale.Per quanto riguarda le altre “Chiesegiubilali” avete già ricevuto ieri daDon Pasquale Munzone le opportuneindicazioni.
b) Il Giubileo ci offre il dono delSignore di esercitare con più fre-quenza il ministero della Riconcilia-zione. Abbiamo ricevuto, soprattuttodagli ultimi Sommi Pontefici, pre-ziose indicazioni per lo svolgimentodi questo ministero. Le possiamosintetizzare nell’affermazione chesolo se saremo buoni penitentiriusciremo ad essere anche bravi ezelanti confessori. Auguriamoceloreciprocamente e preghiamo tanto aquesto scopo.
Chiedo una particolare disponibilitàda parte di tutti noi per assicurare inCattedrale e nelle Chiese giubilaliprolungati tempi in cui i fedeli pos-sono accostarsi alla Confessione.Prego i Vicari foranei di adoperarsial riguardo, d’intesa con i Parroci e iRettori interessati.
c) Il Giubileo offre una speciale pos-sibilità per qualificare meglio il ser-vizio che i Ministri Straordinari del-la Comunione svolgono a vantaggiodelle persone ammalate, anziane esole.Insisterò su questo punto lunedì 14dicembre quando conferirò loro ilmandato, esortandoli anche a inseri-re maggiormente le persone visitatenella bella iniziativa dell’Apostolatodella preghiera.
d) Invito i Parroci a prestare partico-lare attenzione a quanto suggeriscocirca l’impegno del Consiglio pasto-rale parrocchiale nella lettera “Popo-lo e pastori insieme per divenire Oasidi misericordia”, che avrò la gioia diconsegnare alla Comunità diocesanadomenica 13 p.v. al termine dellaCelebrazione.
e) Il Decreto allegato (già inserito apag 1) sia letto nelle Chiese giubila-li il 15 dicembre e in tutte le altredurante le Celebrazioni Eucaristichedella IV domenica di Avvento.A tutti il più cordiale augurio e ilsentito grazie, anche a nome deifedeli, per una fruttuosa celebrazio-ne del Giubileo.
@ Salvatore, Arcivescovo
Ai Presbiteri dell’Arcidiocesi
L’Arcivescovo
Prospettive - 6 dicembre 201566666
Lunedì 7•• Bronte, parrocchia SS.ma Trinità:
Visita pastorale.
Martedì 8•• Ore 10.00 Catania, Chiesa S. Fran-
cesco all’Immacolata: presiede ilPontificale per la Solennità del-l’Immacolata.
•• Ore 17.30 Catania, Chiesa S. Fran-cesco all’Immacolata: guida la Pro-cessione cittadina per la Solennitàdell’Immacolata.
Mercoledì 9•• Bronte, parrocchia SS.ma Trinità:
Visita pastorale.
Giovedì 10•• Bronte, parrocchia SS. Trinità: Visi-
ta pastorale.
Venerdì 11•• Ore 10.00 Curia, Salone dell’Eco-
nomato: presiede la riunione deiVicario foranei.
Sabato 12•• Lavoro interno per la Visita Pasto-
rale.
Domenica 13•• Ore 10.00 Catania, parrocchia S.
Lucia al Fortino: celebra la S.Messa.
•• Ore 12.00 Catania, Palazzo Bisca-ri: saluta e benedice i Gruppi diVolontariato Vincenziano in occa-sione della Fiera gastronomica.
•• Ore 17.00 Catania, Basilica Col-legiata: guida la processione finoalla Basilica Cattedrale dove aprela Porta Santa e celebra la S.Messa.
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Notizie in breve dal 7 al 13 dicembre
Catania - Il sole e unnuovo caldo hanno
salutato l’apertura della CollettaAlimentare 2015. All’apertura deisupermercati l’esercito di volontaricon la pettorina gialla erano giàpronti a raccogliere i generi alimen-tari donati da coloro che hanno fat-to la spesa. Solo a Catania se nesono contati tremila raggruppatifuori e dentro i 235 punti venditache hanno aderito, in tutta la pro-vincia, alla Giornata promossa eorganizzata dalla Fondazione Ban-co Alimentare. A dirla tutta ivolontari di oggi sono 3.001, traloro si è aggiunto - nella tarda mat-tinata - anche S.E. L’Arcivescovo
di Catania, Mons Salvatore Gri-stina che, come ogni anno, non hamancato l’appuntamento della spe-sa per chi non ha nulla o troppopoco da portare a tavola.«È una sorpresa vedere come tut-ti ci lasciamo coinvolgere - haesordito Mons Gristina poco pri-ma di iniziare il suo giro con ilcarrello all’interno dell’Iper-Simply della Scogliera di Catania- a significare che la condivisione èun elemento molto importante dellanostra identità. Tanti sono i motiviper cui dobbiamo condividere, cisono motivazioni umanitarie moltobelle davanti alle quali non possia-mo restare indifferenti, persone cheabitano anche lontano da noi mache sono in mezzo a noi come quel-le che soffrono la difficoltà e la cri-si di questi periodi. Per questo èimportante condividere.«È bello vedere tanti giovani etanti ragazzi che si spendono e,accanto a loro, i meno giovani - haaggiunto Mons. Gristina guardandoPina Indiogene che tanto si impe-gna per le famiglie più povere delquartiere Cappuccini - che si spen-dono per il prossimo ma anche permotivare i ragazzi a fare di più.«Vorrei sottolineare che questaColletta si svolge a pochi giornidell’apertura dell’Anno Santo, ilGiubileo, l’Anno straordinario
della Misericordia voluto daPapa Francesco. Una delle coseche proprio il Papa ci ha proposto èquella di scoprire il significato pro-fondo delle opere di misericordiacorporale e spirituali, tra questeultime c’è quello di dar da mangia-re agli affamati e Gesù si identificacon i fratelli e le sorelle che piùhanno bisogno. “Avevo fame e miavete dato da mangiare” ha dettoGesù ma questo potrà essere realiz-zato quando riusciremo a concretiz-zarlo nella quotidianità di chi ci staaccanto. È questa la motivazioneprofonda - ha concluso Mons. Gri-stina - della condivisione alla qualeciascuno può partecipare, con ciòche il cuore gli suggerisce».
Le possibilità di donare non manca-no; infatti il Banco lavora tutto l’an-no e ogni giorno è quello utile per“Condividere i bisogni per condi-videre il senso della vita”.Nelle sette province (Agrigento,Caltanissetta, Catania, Enna,Messina, Siracusa e Ragusa)gestite dal Banco Alimentare dellaSicilia onlus si sono adoperati8.180 volontari nei 741 punti ven-dita che hanno aderito alla Colletta.Si ricorda che fino al 6 dicembre èattivo l’Sms solidale 45502 con ilquale è possibile donare da tutti igestori telefonici, due euro da cel-lulare e due euro e 50 da rete fissachiamando da Tim, Infostrada,Fastweb e Tiscali.
Giornata Nazionale della Colletta Alimentare 2015
Un segno di solidarietà
L’8 dicembre Help Center apertoper il pranzoMartedì, 8 dicembre, l’Help CenterCaritas, dalle ore 13, sarà apertosolo per il pranzo. Resteranno chiu-si il Centro di Ascolto e i servizi dicolazione/ vestiario che riprende-ranno mercoledì nei consueti orari.Resterà chiuso anche il servizio diMicrocredito presso la sede di viaAcquicella 104.
“Ritiro di Avvento Natale 2015”Si terrà sabato 12 dicembre 2015
alle h. 16.30 presso la Parrocchia“Beato Padre Pio da Pietrelcina”(Stradale Cardinale n. 31 - S. Gior-gio – Catania) il “Ritiro di AvventoNatale 2015” per operatori e volon-tari della Caritas Diocesana. Il Dia-cono Alessandro Napoli detterà lameditazione guidata, il Direttoredella Caritas Don Piero Galvanopresiederà la Celebrazione Eucari-stica. Il pomeriggio di preghiera siconcluderà con il Concerto diNatale.
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Iniziative degli Uffici
di Caritas Diocesana
È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di Prospettiveinerenti all’intero anno 2012, 2013, 2014 e parte del 2015 direttamente sul sitodel settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquisto di copie inarchivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltre l’abbonamento può effettuarsi anche online.
Archivio ProspettiveAvviso ai lettori
Sabato scorso, 28novembre 2015 si è
svolta, nei locali del seminario Arci-vescovile, la Giornata Sociale Dio-cesana, promossa dall’Ufficio dioce-sano di Pastorale Sociale e Lavoro.La Giornata, giunta oramai alla XIedizione, si configura sempre di più,sia per i contenuti che per le ricadu-te di impegno sociale, come unimpegno della intera comunità dio-cesana.Preceduta dalla preghiera e presie-duta ed introdotta da S.E. Mons. Sal-vatore Gristina la giornata, titolataEuropa e dialogo interreligioso ed
interculturale, è proseguita con lapresentazione di don Piero Sapienza,Direttore dell’Ufficio Diocesano e leautorevoli e stimolanti presentazionidi S.E. mons. Domenico Mogavero,Vescovo di Mazara del Vallo, S.E.Mons. Ilario Antoniazzi, Arcivesco-vo di Tunisi e la comunicazione deldr. Mimmo Milazzo, SegretarioGenerale CISL Sicilia.Introducendo i lavori, S.E. Mons.Gristina ha voluto sottolineare il suopersonale compiacimento per l’im-pegno profuso dall’Ufficio che, nelcorso di questi anni e sotto la guidailluminata di don Piero Sapienza, hastimolato e prodotto iniziative di
rilevante impegno civile a caratterepermanente (La Scuola di Formazio-ne all’impegno sociale e politico, gliincontri di approfondimento sultema della giornata, La Via Crucisdel lavoratore, gli Osservatori socio-politici interparrocchiali e vicariali,il Laboratorio per la città) che contri-buiscono a determinare la crescita edil consolidamento di un tessuto dipopolo cristiano consapevole edimpegnato nella costruzione delBene Comune.Mons. Gristina ha poi sottolineato
come questo impegno si sia tradottonella pubblicazione di due volumi incui questo lavoro è riepilogato e pre-sentato; il primo, edito lo scorsoanno, per celebrare, raccontandole,le prime dieci Giornate Diocesane edil loro tema unificante; il secondo,edito questo anno, per introdurre ilsecondo ciclo di giornate.Don Piero Sapienza ha quindi pre-sentato il tema della giornata ed irelatori che lo avrebbero sviluppato.Fin dall’anno scorso, ha ricordatodon Piero, come naturale evoluzione
del tema delle giornate precedentiche ha sviluppato riflessioni sullademocrazia partecipativa e le sueimplicazioni in termini di cittadinan-za attiva, è stato introdotto il temadell’Europa e delle sue radici perraccogliere sotto lo stimolo che civiene da Papa Francesco a vincere lastanchezza ed a ritrovare le sue radi-ci cristiane.Presentando i relatori ha ricordato lavalidità del tema di questa GiornataSociale per le implicazioni che iflussi migratori determinano nellosviluppo della società europea e li haringraziati per avere voluto farcidono delle loro peculiari esperienzeper aiutarci a comprendere i valoriche stanno alla base della accoglien-za e della integrazione sotto il profi-lo religioso e culturale.È inevitabile, sottolinea don Piero,che la nostra riflessione odierna, datele dimensioni del fenomeno migrato-rio, si soffermi sul rapporto con ilmondo musulmano e le sue diversearticolazioni ma va anche ricordatoche alle migrazioni che provengonodai paesi arabi ed africani si somma-no quelle che provengono dall’Esteuropeo, anche esse portatrici didiversità culturali e religiose.Il Mediterraneo, ci ricorda Mons.
Mogavero, è un ambiente di vita nelquale si fondono le identità e le dif-ferenze. E sviluppa il suo interventoa partire da un trittico da cui non sipuò prescindere: il mare, i molti da
un unico cespuglio, il rispetto delle
differenze.
Sono questi tre gli elementi che sifondono per dare ragione delle diver-se identità e culture, ma dai qualinon possiamo prescindere se voglia-mo comprenderci ed integrarci.Il Mediterraneo è l’unico mare su cuisi affacciano le tre grandi religionimonoteiste che originano da un uni-co Dio, l’unico cespuglio. Ma le dif-ferenze che contraddistinguono learticolazioni dei molti esigono ilreciproco rispetto. Riconoscere l’ori-gine comune genera l’integrazioneche non è semplicemente uno sche-ma sociale da descrivere su testiscientifici e specializzati, essa è unmodo di essere che rende ciascunoleggibile e credibile. E, perché siraggiunga questo obiettivo servono ildialogo aperto e senza preconcetti, latolleranza di differenze ed usi diver-si e la convivialità che è fonte di rela-zioni vere e umanizzanti.
Promuovere i valori del-la pace e della solida-
rietà: questi i temi al centro del con-vegno “Mediterraneo: storie di
approdi e naufragi”, promosso dalLiceo ‘Concetto Marchesi’ diMascalucia al Cine-teatro ‘Moder-no’ nell’ambito del progetto ‘Nama-
stè’ 2015. All’incontro, riservatoagli studenti del triennio, hanno par-tecipato come relatori la Dr.ssa
Brunilde Zisa (Emergency), Dr.
Alvaro Maria Managò (Capitanodi Vascello della Marina Militare),Mamadow Kebè e Abuel Moham-
med (Mediatori Culturali della Cro-ce Rossa Italiana), il diacono Gino
Licitra, (Vicedirettore Caritas eResponsabile del Centro AscoltoDiocesano), e il Dr. Davide Roma-
no (Dirigente Autorità Portuale diCatania). I saluti sono stati portatidal dirigente scolastico la Prof.ssa
Lucia Maria Sciuto che, a quasiuna settimana dai terribili attentatiterroristici di Parigi, ha sottolineatol’importanza dell’incontro comestrumento di conoscenza e condivi-sione di valori comuni al di là diogni appartenenza religiosa e cultu-rale. La giornata è stata aperta dalletoccanti testimonianze dei duemediatori culturali che con la lorostoria, in prima persona, hanno rac-contato agli studenti tutte le difficol-tà e il dolore dell’essere migranti. Ilprimo a prendere la parola è Mama-
dow: “Sono partito nel 2011 dalSenegal grazie ad una colletta fattacon i risparmi della mia famiglia edei mie fratelli per cercare un postomigliore”. Ma la sua prima traversa-ta verso la speranza non andò a buonfine: “La nave stava per affondare,così siamo tornati indietro in Libia elì sono rimasto per tanti mesi perrecuperare i soldi persi e già spesiper il primo viaggio. All’epoca eroancora minorenne”. La seconda vol-ta, però, arriva a Lampedusa dopoaver pagato nuovamente il viaggiolavorando come bracciante in terralibica: “Quando siamo arrivati sul-l’Isola ho ringraziato Dio per avermitenuto ancora in vita”. Poi, l’incon-tro con un mediatore culturale dellaCroce Rossa gli ha cambiato la vita:adesso è diventato un mediatore conla volontà di sostenere e aiutare chicome lui è scappato dalla miseria edalla guerra. Proprio dalla guerra èfuggito il secondo mediatore dellaCroce Rossa, Abuel, che con moltaironia parla ai ragazzi scherzando:“Io vengo dall’Eritrea, un Paese incui vige la dittatura militare e la levamilitare permanente. Ma la primavolta che ho visto un senegalese(riferendosi all’amico mediatorendr) è stata a Catania. Tutti pensanoche gli africani siano tutti uguali, inrealtà l’Africa è un continentevastissimo con tanti problemi esituazioni governative differenti tra
Stato e Stato”. Lui, però, una voltasbarcato in Sicilia, trova accoglien-za, prima presso il Cara di Mineo,dopo, grazie alla Caritas di Catania,in uno dei dormitori cittadini, edinfine, dopo aver frequentato un cor-so, diviene mediatore in Croce Ros-sa. Al loro intervento è seguito quel-lo del Dr. Alvaro Maria Managò,
Capitano di Vascello della MarinaMilitare, insignito, nel settembre2011, della medaglia d’argento almerito di Marina con la seguentemotivazione: “Ufficiale superioremedico, imbarcato su elicottero peruna difficile operazione di soccorsoa dei naufraghi recuperati da unmercantile, nonostante le proibitivecondizioni meteorologiche fornivacon pieno successo assistenza a dueinfortunati in pericolo di vita. In taleoccasione evidenziava brillante pro-fessionalità, elevata perizia marina-resca e senso del dovere, freddalucidità e straordinario acume. Ful-gido esempio di abnegazione e spiri-to di responsabilità, con il suo ope-rato dava lustro alla Marina militareitaliana”. Una nota che riassume ilcarattere e la tenacia del mediconato a Catania nel 1963, che ognigiorno spende la propria vita per sal-vare vite umane spingendosi oltreogni limite: “Spesso – aggiunge ilCapitano di Vascello - quando ven-gono compiute le operazioni di soc-corso ai naufraghi troviamo condi-
zioni climatiche avverse, come se ilmare volesse testare la nostra tena-cia e il nostro coraggio, ma il valorepreminente di ogni missione restasempre quello di salvare vite”. L’in-tervento del Dott. Davide Romano,dirigente aeroportuale di Catania haspronato i ragazzi a ricercare la veri-tà nel magma delle informazioni chespesso i mass media veicolano tal-volta anche in maniera distorta: “Inquesti giorni tutte le televisioni sioccupano degli attentati di Parigi,tante le voci critiche e le posizioniche vengono espresse nei vari talkshow televisivi, che spesso più chedare delle certezze generano paura eansia”. Poi l’invito a non affrettaregiudizi effimeri: “Ricordiamo che il
terrorismo non ha ucciso solo inFrancia, qualche mese fa in Kenyac’è stata una strage con più di 140studenti morti per mano di Al Sha-baab, gruppo fondamentalista soma-lo. E questa notizia è passata quasiinosservata, come se i ragazzi mortinel campus non fossero anche essivittime della stessa barbaria che hacolpito Parigi”. Dopo i due interven-ti ha preso la parola il diacono Gino
Licitra, rappresentate della CaritasDiocesana, che ha portato i salutidell’Arcivescovo Mons. Gristina edel direttore don Piero Galvano:“Esprimo innanzitutto gratitudine
Prospettive - 6 dicembre 2015 77
EUROPA E DIALOGOintereligioso ed interculturale
Testimoni di carità e di accoglienza
L’XI Giornata Sociale Diocesana
Mascalucia, incontro con gli studenti del Liceo Marchesi
(segue a pagina 8)
Ninni Inserra
(segue a pagina 8)
F.C.
Per iniziativa del sacerdo-te salesiano prof. Paolo
Cicala, maestro di pianoforte, è arriva-ta alla X edizione la rassegna di musicaclassica, in onore di Santa Cecilia ver-gine e martire patrona dei musicisti,della musica e dei cantanti, dedicata airagazzi nell’auditorium dell’Istitutosalesiano San Francesco di Sales inCibali. Il tradizionale evento musicaledi giovani promesse, a motivo della cre-scente e notevole partecipazione digiovani artisti e di pubblico entusiasta,è stata sdoppiata in due serate: la primaha avuto come protagonisti tanti giova-ni pianisti, la seconda è stata animatadall’orchestra d’archi “Don Bosco” eda giovani che si sono esibiti attraversoil canto il piano ed altri strumenti.Molto ricco il programma dei pianisti inerba accompagnati dai loro maestri dimusica: Giada e Tiffani Ott (guidati dalm° Laura Pirri) hanno suonato “Maplelea f rag” di Joplin; Andrea Scirè (Giu-lia Gangi) “Allegro in re” Handel e“Valzer in la” Chopin; Maria Riccioli(Pirri) “Il piccolo negro” Debussy;Davide D’Alcantari (Gangi) “da Stu-dietti melodici n.22 il la e n. 32 in do”Longo e “Valzer sentimentale in sol”Schubert; Emanuele Schinocca (Gan-gi) “Enjoy life as him” Schinocca e“Mazurca inh si” Scriabin; CarmeloSantangelo e M.T. Alecci (Pirri) “lorovariazioni su tema Allora io ‘Dixie’”;Giada Ott (Pirri) “Sonata k 309 allegro”Mozart; Sabrina Catalano(Pirri) “dalfilm ‘Orgoglio e Pregiudizio’ rielabo-razione personale” Dawn; Dario Rapi-sarda (Carmelo Pappalardo) “Sonatakw 279” Mozart; Carmelo Santangelo(Pirri) “Sonata hob XVI n.4 allegro”
Hayden; Alberto Sciangula (Ratto)“Momento musicale op.16 n.3” Rach-maninov e “Scherzo op.20 n.1” Cho-pin; Ciro Messina (Gangi) “2 Peomiop.59” Scriabin; Giulia Avellina “Not-turno op.55 n.1” Chopin e “Preludio eNotturno op.9 n.1” Scriabin.Abbastanza denso anche il repertoriodella 2ª serata aperta dall’esecuzionedell’Inno di Mameli e dall’Intermezzodi “Cavalleria Rusticana” di Mascagniaffidata all’orchestra giovanile DonBosco diretta dal m° prof. Fabio Racitie composta dai violinisti GiuseppeAlmirante, Erika Zingarino, AlessiaPellegrino, Damiano Zappalà, FabrizioCalì, Erika Pappalardo, Simone Moli-no, Gabriele Scuderi, Irene Scroppo,Anna Tarantino, dai flautisti LoredanaSollima, Roberta Calì, Federico Quat-trocchi, dal violoncello Giulio Nicolo-si, dai violisti Angelo Di Guardo, Cri-stiana Cunsolo e dall’oboista Emanue-le Geraci e dal pianista Domenico Lan-zafame. L’intensa serata è proseguitacon diversi canti accompagnati dal m°Paolo Cicala: Silvia Pignatello “Ave
Maria” Schubert; Antonio Costa teno-re “Rimpianto” Toselli; Martina Terra-nova “Ave Maria” nella versione dellacantante Noa; Costa “Musica proibita,romanza” Gastaldoni. Don Cicala,inoltre, ha suonato tre brani celeberrimi
di Gershwin “Blues da Un Americano aParigi”, “Summertime” e “dalla Rap-sodia in blu”. A grande richiesta, infine,c’è stata la replica di due impegnativibrani al pianoforte della prima seratadei due applauditissimi artisti: Alberto
Sciangula “Scherzo op.20 n.1” di Cho-pin e Giulia Avellina “Preludio e Not-turno op.9 n.1 per sola mano sinistra”di Scrjabun. “Don Bosco” ha com-mentato alla conclusione della memo-rabile maratona musicale l’infaticabi-le don Cicala “annetteva una grandeimportanza alla musica e voleva che lesue case risuonassero di canti e stru-menti vari.E questo perché la musica rappresentaun valore importante nella formazionedei ragazzi. Questo è valido sempre, masoprattutto in questi tristi giorni. Lamusica è bella e rende belli, dentro efuori”.
Antonino Blandini
Sabato 5 novembre, il ret-tor maggiore della con-
gregazione salesiana, il sacerdote spa-gnolo don Angel Fernandez Artime,ritorna poco più di un anno dopo aCatania, sede dell’Ispettoria salesianasicula “San Paolo” dei Salesiani diDon Bosco e dell’Ispettoria regionalesicula “Beata Madre Morano” dellesuore salesiane Figlie di Maria Ausi-liatrice. Alle 10.45 avverrà l’acco-glienza all’aeroporto di Catania, alle11.30 don Fernandez visiterà la Casasalesiana Santa Maria de la Salette di
San Cristoforo, scoprirà il monumen-to del compianto don InnocenzoBonomo e incontrerà i giovani delMovimento Giovanile Salesiano.Nel primo pomeriggio il decimo succes-sore di Don Bosco sarà nell’Istituto sale-siano di Cibali “San Francesco di Sales”di via Cifali. Alle 15.30 presso il “TeatroDon Bosco” incontrerà tutta la FamigliaSalesiana: sarà l’occasione per aprireinsieme ai salesiani catanesi e siciliani il125° anniversario dell’opera salesiana diCibali, la terza casa in Sicilia dopo il“San Basilio” di Randazzo (1879) e il “San Filippo Neri” di via Teatro Greco a
Catania (1885). Alle 16.30 don Angelincontrerà il Movimento Salesiano delleFamiglie e alle 17.30 partirà per Messi-na per dare inizio ai festeggiamenti delcentenario della presenza salesiana aGiostra, il quartiere-baraccopoli del ter-remoto del 1908. Il superiore generaledei Salesiani sparsi in tutto il mondo ènato il 21 agosto 1960 a Gozòn-Luanconelle Asturie, ha emesso la sua primaprofessione nel 1978, ha preso i voti per-petui nel 1984 a Santiago de Composte-la ed è stato ordinato presbitero nel 1987a Leon. Ha conseguito la laurea in teolo-gia pastorale e la licenza in filosofia epedagogia. È stato delegato di pastoralegiovanile, direttore della scuola diOurenze, membro del consiglio e vicarioispettoriale. Come ispettore dell’Argen-tina ha collaborato con l’allora arcive-scovo metropolita, il cardinale gesuitaJorge Mario Bergoglio, oggi Papa Fran-cesco. Nel dicembre 2013 è stato nomi-nato superiore della nuova ispettoriadella Spagna Mediterranea, incarico chenon ha potuto assumere essendo statoeletto a svolgere il ministero di Padre ditutta la congregazione salesiana.Giorno 8 dicembre la s. messa nellasolennità liturgica dell’ImmacolataConcezione sarà celebrata alle 11 pressoil Teatro Don Bosco; seguirà il cerchiomariano con la preghiera evangelicadell’Angelus Domini.
Blanc
Oltre venti studenti, pro-venienti dalla scuola di
via Zappalà Gemelli, hanno preso par-te alla fantastica iniziativa che ha con-sentito ad alunni e professori di visita-re la nave “Maestrale”. L’imbarcazio-ne che da oltre 30 anni rappresenta ilfiore all’occhiello per la Marina Mili-tare Italiana. Un momento di confron-to tra alti ufficiali e nuove generazionidi catanesi per un messaggio di legali-tà e speranza che non può restareinsensibile in un territorio sempre inbilico tra riscatto e degrado comequello della municipalità del “Centro”di Catania. Ad accompagnare i giova-ni studenti anche la consigliera della Icircoscrizione Monica Pezzino che haribadito l’importanza di simili eventidi carattere sociale e ludico come pos-sibilità per molti ragazzi di fare nuoveesperienze che potranno servire quan-do diventeranno adulti. Per la città diCatania poter ammirare così da vicinouno dei singoli della Marina Militarerappresentava un’occasione speciale egli alunni dell’istituto comprensivo“Pirandello-Capuana-Vespucci” han-no saputo cogliere in pieno questaoccasione.
Monica Pezzino
Alunni dell’istituto “Pirandello-Capuana-Vespucci”
Prospettive - 6 dicembre 20158
DIOCESI
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LA MUSICA,un valore aggiuntonella formazione
Cibali. Santa Cecilia due serate Salesiane di musica classica
Su queste basi si costruisce un nuo-vo umanesimo fondato sulle relazio-ni, perché la persona umana è rela-zione e nella relazione possiamo“affidare il cuore al compagno di
strada, senza diffidenze, e guardare
innanzitutto a quello che cerchiamo:
la pace nel volto dell’unico Dio”
(E.G. 244).In questo consiste l’errore commessodall’Occidente nei confronti della “pri-mavera araba” iniziata con la “rivolu-zione dei gelsomini” in Tunisia. Piutto-sto che leggerla come una secondacaduta di muro dopo il 1989 ed accom-pagnarla sostenendola, si è provato aguidarla e ad importare modelli occi-dentali senza rispondere nel concretoalle istanze che avanzavano i popoli chesi affacciano sul Mediterraneo.S.E. Mons. Antoniazzi pone l’accentosulla concezione di uomo nel mondoarabo. Esso non è una concezione astrat-ta ma un fatto concreto ed è determina-to dalla sua religione e dalla sua fede. Perquesto il mondo arabo vede l’Europacome una realtà fragile e senza valori.Chiese vuote, pochi matrimoni e pochifigli, assenza di memoria significanomancanza di rispetto della volontà diDio. Viceversa la preghiera scandisce iritmi di vita di un musulmano ed unbuon musulmano è sposato e con figliperché così vuole Dio. E la memoria diquanto accaduto nel corso dei secoli rivi-
ve contiunuamente.Ed ancora, in termini temporali, l’an-nuncio, per i musulmani, è avvenutodopo il cristianesimo ed è quindi il com-pimento dell’annuncio messianico, cosìcome il Corano è il completamento del-la formazione religiosa. Sono aspetti chenon possono essere trascurati se si vuo-le avviare un dialogo fecondo; la quali-tà delle relazioni cambia se ci si avvici-na CON la religione e non CONTRO lareligione.Non è con la guerra, vista come unamoderna crociata, che si cambia il popo-lo arabo che vive in stati organizzati sul-la religione, ma con il dialogo. L’occi-dente ha fretta e pensa, con la guerra, diimporre una diversa mentalità. In questomodo non si accorciano i tempi, piutto-sto si allungano indefinitamente.Ed il dialogo si svolge sulla vita, non suiconcetti; in questo modo possiamoindurre un cambio di mentalità. Il cam-bio di mentalità si induce sulla base ditestimonianza di vita, non chiedendo diabbandonare la loro fede.Il dr. Milazzo, da parte sua, in una con-versazione ricca di dati e di spunti, hapresentato il lungo e faticoso lavoro chela CISL sta compiendo da tempo perassicurare, nonostante le condizioni dicrisi economica delle Sicilia, forme diintegrazione dei migranti nel mondo dellavoro e per sottrarli a sfruttamentomediante il lavoro nero e il caporalato.Alle relazioni sono seguiti i lavori di cin-que gruppi di studio che hanno svolto le
loro riflessioni sugli spunti forniti dallerelazioni e dalle tracce proposte dal-l’Ufficio Diocesano. Riflessioni che,dopo la pausa per il pranzo, sono statepresentate al Vicario Generale, mons.Genchi ed a mons. Antoniazzi che havoluto essere presente per approfondirei temi trattati e le domande eventuali.Approfondimenti e domande che nonsono mancate e che hanno consentito ainumerosi partecipanti (oltre 150 prove-nienti da diversi movimenti e parroc-chie) di arricchire la loro esperienza.Le riflessioni e le proposte emerse daigruppi di studio daranno origine, come èormai consuetudine, ad una CARTA
DEGLI IMPEGNI che verrà presentatanei prossimi giorni.
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(continua da pag. 7)
EUROPA...
per l’invito. È un onore essere quidavanti a tanti ragazzi per testimo-niare i valori dell’accoglienza e del-la carità cristiana che contraddistin-guono l’impegno quotidiano di ope-ratori e volontari della Caritas alfianco dei migranti e dei più biso-gnosi della nostra città”.“Oggi, però, non dobbiamo dimentica-re - ha aggiunto il Responsabile delCentro Ascolto Diocesano - anche tan-ti concittadini che hanno perso il lavoroe che non riescono ad avere il necessa-
rio per vivere”. Infine ha spronato iragazzi a svolgere volontariato in Cari-tas: “Voi siete il futuro e il futuro sicostruisce anche grazie alla solidarietàche ognuno di voi è capace di portareall’altro, ecco perché sarebbe bello chequalcuno di voi pensasse che potrebbeessere utile in Caritas, al pari di altri stu-denti, come ad esempio quelli dell’Isti-tuto ‘S. Cannizzaro’ che hanno formatoun gruppo per servire alla mensa dell’-Help Center alla Stazione Centrale”.L’ultimo intervento in programma è sta-to quello della Dr.ssa Brunilde Zisa,cardiologa all’Ospedale Garibaldi di
Catania, attivista di Emergency che hapresentato i valori e le missioni che con-traddistinguo l’associazione promotri-ce di pace in tutto il mondo. Soprattuttoin merito al ‘Programma Italia’ con idati relativi ai recenti sbarchi al porto diCatania: 1034 i migranti sbarcati dalgiugno a settembre 2015. Al termine delconvegno è seguito un intenso dibattitoche ha coinvolto studenti e professori,ulteriore testimonianza di una giornatadall’alto valore formativo nel segno delmulticulturalismo e della solidarietà.
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(continua da pag. 7)
TESTIMONI...
Salesiani il Rettor Maggiore ritorna aCatania sabato 5 dicembre
di Catania visitano la nave Maestrale
Giunti al terzo appunta-
mento della scuola di
pastorale familiare, ci siamo ritrova-
ti ad ascoltare don Carmelo Raspa
sul tema “La rivelazione cristiana
sull’amore umano”. Come sempre
siamo usciti da casa con un punto
interrogativo stampato sulla fronte,
non conoscendo il relatore, chissà e
come sarebbe andata la giornata; il
timore che, essendo docente di teo-
logia potesse assumere un atteggia-
mento cattedratico e distante e un
linguaggio talmente “aulico” da
essere comprensibile solo da una
ristretta élite…e come sempre il
nostro Sposo lascia che ci facciamo
prendere da tutti questi timori per
poi sorprenderci alla grande. Nel
cammino che abbiamo intrapreso tre
mesi fa siamo passati dall’analisi del
contesto culturale in cui annunciare
il vangelo del matrimonio, all’anali-
si di ciò che identifica la famiglia
cristiana, essere oasi di misericor-
dia, per arrivare con don Carmelo
all’analisi della Parola di Dio, rac-
conto che rivela la bellezza e il
mistero grande del matrimonio. Ci
ha molto colpito proprio questo ter-
mine, raccontare; la bellezza del
racconto che presuppone un ascolto
e una richiesta di qualcosa da rac-
contare. Il racconto non è qualcosa
di statico, ma proprio tramite la
parola ha la funzione di fare memo-
ria, di far rivivere un avvenimento
del passato; ci ricordava don Carme-
lo della tradizione ebraica della not-
ta di Pesah, quando si fa memoria
dell’evento di salvezza operato dal
Signore con il passaggio delle acque
del Mar Rosso che segna la libera-
zione del popolo di Israele dalla
schiavitù degli Egiziani. Quindi, il
racconto. Ma si racconta qualcosa
che si conosce, e allora la Parola di
Dio va letta ogni giorno, va letta e
accolta anche quando non ne capia-
mo a pieno il significato, anche
quando non ha parole dolci e tenere
ma dure, che fanno male e squarcia-
no. La non conoscenza della Parola
di Dio rende vana la vocazione del-
la famiglia cristiana. Solo nell’a-
scolto costante di ogni sua singola
Parola è possibile scorgere la conti-
nua ed eterna dichiarazione di Dio
all’uomo: “TI AMO!”. Solamente
da questa confessione di Dio deriva
il nostro poterci dire TI AMO con la
Sua medesima forza; e deriva anche
la speranza che ci distingue come
famiglia cristiana. Il racconto della
creazione del primo capitolo di
Genesi ci è stato riletto e analizzato
parola per parola e, con grande stu-
pore, abbiamo notato qualche “svi-
sta” sicuramente dovuta ad una let-
tura non proprio frettolosa ma un
po’ saccente e poco attenta della
Parola di Dio, la leggiamo come se
già la conoscessimo tutta, un po’
come spesso succede a noi coppia:
ci guardiamo e riteniamo che i tanti
anni di matrimonio ci abilitino a
conoscere tutto del nostro coniuge,
l’aspetto fisico e non solo, lo vedia-
mo secondo come noi vorremmo
che fosse e siamo talmente bravi da
conoscere anche i suoi pensieri. Tor-
nando alla Parola di Dio, abbiamo
avuto modo di vedere quale capaci-
tà ed efficacia abbia, nel momento
stesso in cui Dio dice, crea, e il crea-
re è solo una Sua prerogativa, e defi-
nire la cosa creata buona vuol dire,
abbiamo ascoltato con immenso stu-
pore e interesse, che ogni cosa ha la
sua giusta collocazione nel creato e
ha il suo giusto fine. E così con un
linguaggio da esperto – molti sono
stati i termini in ebraico prontamen-
te tradotti – ci ha portato dentro il
racconto della creazione facendoce-
ne scoprire aspetti a noi sconosciuti
o mai notati, che la creazione ci
distanzia da Dio, ci rende esseri
autonomi e liberi e capaci di pren-
derci tutta la responsabilità di vivere
in pienezza e con trasparenza e con
coraggio la nostra vita; che luce e
tenebre non sono separate, ma conti-
gue a volere significare che l’unione
simbiotica, quella in cui noi non fac-
ciamo niente senza l’altro, non pos-
siamo stare senza l’altro, e così via,
non è cosa buona; fino ad arrivare
alla creazione dell’Adam fatto dalla
polvere della terra, e che l’immagi-
ne di Dio viene definita nella duali-
tà di maschio e femmina, quindi dal
corpo, dalla sessualità. Che gioia
sentire che non è peccato, ma dono
di Dio! Nel secondo racconto della
creazione, ci ha fatto notare don
Carmelo, finalmente l’uomo è dota-
to di anima, che è un respirare, un
desiderio, una aspirazione, ma
anche parla, cosa che fino a questo
momento non aveva ancora fatto, e
questo succede quando Dio gli pre-
senta la donna; l’uomo si riconosce
tale quando si mette in relazione con
qualcuno altro da sé, che gli sta di
fronte, con cui può vivere in una
relazione di alleanza perché così è
voluto da Dio, e da qui ne viene il
lasciare la casa del padre ed iniziare
un nuovo cammino; come ci faceva
notare il relatore, essere carne una
vuol dire tendere a quell’Uno che è
Dio, quindi noi due, sposi, con i
nostri limiti, i nostri pregi, le nostre
testardaggini, le nostre incompren-
sioni, e tutto quello che siamo, sia-
mo destinati ad essere uno con Dio,
questa è la nostra meta finale. Dicia-
mo che l’approfondimento del libro
della Genesi ha preso parecchio
tempo, ma non troppo da non tocca-
re tutta la Scrittura come ad esempio
il Cantico dei Cantici, dove, ci face-
va notare, c’è il racconto della dina-
micità della relazione, l’incontro e
l’allontanamento, questi due inna-
morati che non fanno che cercarsi,
trovarsi e fuggire per potersi ancora
cercare… una emozione così grande
da piangere, quasi. Se non stiamo
appiccicati, se ogni tanto prendiamo
le distanze, riusciamo a vederci
meglio. Nella Scrittura sono raccon-
tate le storie di tante coppie, non tut-
te perfette, ma che hanno realizzato
il progetto di Dio solo quando si
sono messe veramente in ascolto
della Sua Parola; ma questo vale
anche per noi. Allora partendo dal
racconto siamo arrivati all’altro ele-
mento importantissimo della rela-
zione a due, l’ascolto; noi dobbiamo
farci ascolto, la Chiesa deve essere
ascolto. Nel laboratorio pomeridia-
no abbiamo avuto modo di speri-
mentare alcuni momenti relativi a
quanto detto al mattino, don Romo-
lo Taddei ci ha messo uno di fronte
all’altro, e guardandoci negli occhi
ci ha chiesto di fare memoria di
come eravamo quando ci siamo
conosciuti, di cosa ci aveva attirato
l’uno dell’altro, e di notare cosa fos-
se cambiato nel nostro aspetto. Una
profonda intimità e una infinita
tenerezza nello scambio di sguardi e
nell’opportunità di vivere un
momento solo nostro anche se insie-
me ad altre coppie. Ancora una vol-
ta lode al nostro Sposo che continua
a donarci il Suo Amore e il desiderio
di conoscerLo meglio attraverso il
suo messaggio d’amore che è la
Sacra Scrittura.
Carmelina e Pippo Di Mauro
Prospettive - 6 dicembre 2015 9
DIOCESI
9
La scrittura: letterad'amore di Dio
agli uomini
Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia
Di fronte ad un pubblico
numeroso, qualificato
ed attento – fra il quale il sindaco
Carlo Caputo, l’ass. Tony Di Mauro
e numerosi esponenti del mondo
dell’Istruzione e della cultura – ieri
sera (27 novembre 2015) è stato pre-
sentato “UN CAMMINO CHE
CONTINUA”, il volume curato dal
prof. Vito Sapienza che ripercorre,
in un contesto di storia belpassese, i
cento anni di vita della Fondazione
“Margherita Bufali.
A presentare l’opera sono strati due
illustri relatori: il prof. Nino Motta,
docente di scienze umane e storia
negli Istituti di Istruzione secondaria
di secondo grado, e il giornalista
Luciano Mirone, autore di numerosi
libri di successo.
Il primo, dopo aver sottolineato la
pazienza con la quale l’autore ha
raccolto le notizie poi confluite nel
libro, ha posto l’accento sul contesto
storico e sul grande fervore che ha
caratterizzato il periodo tra Ottocen-
to e Novecento grazie al dinamismo
registratosi all’interno del sociali-
smo riformista e del cattolicesimo
popolare, cui si deve a Belpasso la
nascita della Banca Operaia, della
Cassa Rurale e di numerose iniziati-
ve a carattere socio-umanitario,
come il “Bufali”.
Il secondo, dopo avere espresso
apprezzamenti all’autore per il lavo-
ro svolto, ha sottolineato l’impor-
tanza della “memoria” e della “par-
tecipazione”. Questo libro, infatti,
oltre a riannodare i legami con un
passato che non può essere dimenti-
cato, offre l’immagine di una socie-
tà belpassese, quella della prima
metà del Novecento, attiva e parteci-
pe alle vicende della città, tutt’altro
che distratta ed indolente come pur-
troppo oggi accade.
Ha concluso l’autore, il quale –
dopo avere ringraziato gli intervenu-
ti per la loro presenza che rappre-
senta l’omaggio ad una famiglia che
ha legato il proprio nome alla storia
di Belpasso per i significativi
apporti in campo politico,
economico, culturale e socia-
le e a Margherita, forse la
meno illustre della famiglia,
alla quale si deve la fondazio-
ne dell’Istituzione della quale
si festeggiano i cento anni
(grazie al suo cuore nobile e
generoso a conferma di una
nobiltà da collegare alla sen-
sibilità dell’animo e non alla
discendenza) – ha condiviso
il richiamo alla “memoria”
dei due relatori sottolineando
che la conoscenza del passato
è sì importante, ma a condi-
zione che l’utilità prevalga
sull’autoreferenzialità.
Si spiegano così il tono della
scrittura, volutamente discor-
sivo e non trionfalistico, e il
titolo, visto che il cammino della
Fondazione non si conclude con il
Centenario, ma proprio da esso
riparte per nuovi traguardi e nuovi
obiettivi, tenendo conto del mutare
dei tempi e delle esigenze.
Un’opera, quella presentata, che dif-
ficilmente avrebbe visto la luce sen-
za la spinta appassionata e determi-
nante di Filippo Morabito, segreta-
rio del “Bufali”, e il “conforto” a
vario titolo di Alfio Di Mauro, Tony
Carciotto e Nino Pappalardo.
Non è mancato un pensiero a due
illustri assenti: il prof. Francesco
Caruso e mons. Francesco Mio. La
suggestione intellettuale esercitata
dall’anziano sacerdote sull’autore e
l’impegno morale da questo assunto
con colui che rappresenta, a novan-
totto anni di età la memoria storica
dell’Ente, hanno costantemente sup-
portato la stesura delle pagine che
sono state presentate al pubblico,
affidate al giudizio dei lettori, ai
quali l’autore ha chiesto compren-
sione e scusa, qualora gli esiti
dovessero rivelarsi inferiori alle
attese.
®
“Un cammino che continua”Concluse le manifestazioni del Centenario della Fondazione “Margherita Bufali”. La storia in un libro
Nell’ascolto
di ogni sua singola
Parola è possibile
scorgere l’eterna
dichiarazione
di Dio all’uomo:
“TI AMO!”.
Solamente
da questa confessione
di Dio deriva
il nostro poterci
dire TI AMO
con la Sua
medesima forza
Prospettive - 6 dicembre 201510
Deserto
Il Vangelo chiama a confronto storiae profezia.La grande storia è riassunta da Lucanell’elenco iniziale di sette nomipropri che tracciano la mappa delpotere politico e religioso. Sono sette, a simboleggiarne la pie-nezza e a convocare tutto il potere diogni tempo e di ogni luogo. Alla geografia dei potenti sfuggonoperò un deserto, un uomo, una paro-la. Il quasi-nulla, quanto basta tutta-via a mutare la direzione della sto-ria: mentre a Roma si decidevano lesorti dei popoli, mentre Pilato, Ero-de, Anna e Caifa si spartivano ilpotere su quella terra assolata e pas-sionale, su questo meccanismo per-fettamente oliato, cade un granellodi sabbia del deserto, un granello diprofezia: la Parola discese, a volod’aquila, sopra la sua preda, Giovan-ni, figlio di Zaccaria e figlio delmiracolo, nel deserto. La nuova capitale del mondo è ildeserto di Giuda. Lontano dallecapitali e dagli imperi, da templi eda palazzi, la profezia è l’estasi diuna storia che non basta a se stessa.Nel deserto, dove un uomo valequanto vale il suo cuore, dove è sen-za maschere e senza paure, solo neldeserto la goccia di fuoco della pro-fezia può dare il suo frutto.
Spezzare il pane
Ritorniamo alla Parola di Dio. Il rac-
conto di Luca sui discepoli diEmmaus ci permette un’ulterioreriflessione sul legame tra l’ascoltodella Parola e lo spezzare il pane.Gesù si fece loro incontro nel giornodopo il sabato, ascoltò le espressionidella loro speranza delusa e, diven-tando compagno di cammino, «spie-gò loro in tutte le Scritture ciò che siriferiva a lui». I due discepoli iniziano a guardarein un modo nuovo le Scritture insie-me a questo viandante che si mani-festa così inaspettatamente familiarealla loro vita. Ciò che è accaduto in quei giorninon appare più come fallimento, macome compimento e nuovo inizio. Tuttavia, anche queste parole nonsembrano ancora sufficienti ai duediscepoli. Il Vangelo di Luca ci dice che «siaprirono loro gli occhi e lo riconob-bero» solo quando Gesù prese ilpane, recitò la benedizione, lo spez-zò e lo diede loro, mentre prima «iloro occhi erano impediti a ricono-scerlo» . La presenza di Gesù, dapprima conle parole, poi con il gesto di spezza-re il pane, ha reso possibile ai disce-poli il riconoscerLo, ed essi posso-no risentire in modo nuovo quantoavevano già vissuto precedentemen-te con Lui: «Non ardeva forse in noiil nostro cuore mentre egli conversa-va con noi lungo la via, quando cispiegava le Scritture?» .
Da questi racconti emerge come laScrittura stessa orienti a cogliere ilsuo nesso indissolubile con l’Euca-ristia.«Si deve quindi sempre tener pre-
sente che la parola di Dio, dallaChiesa letta e annunziata nella litur-gia, porta in qualche modo, come alsuo stesso fine, al sacrificio dell’al-leanza e al convito della grazia, cioèall’Eucaristia».Parola ed Eucaristia si appartengonocosì intimamente da non poter esse-re comprese l’una senza l’altra: laParola di Dio si fa carne sacramen-tale nell’evento eucaristico.L’Eucaristia ci apre all’intelligenza
della sacra Scrittura, così come lasacra Scrittura a sua volta illumina espiega il Mistero eucaristico. In effetti, senza il riconoscimentodella presenza reale del Signore nel-l’Eucaristia, l’intelligenza dellaScrittura rimane incompiuta. Per questo «alla parola di Dio e almistero eucaristico la Chiesa ha tri-butato e sempre e dappertutto havoluto e stabilito che si tributasse lastessa venerazione, anche se non lostesso culto. Mossa dall’esempio delsuo fondatore, essa non ha mai ces-sato di celebrare il mistero pasquale,riunendosi insieme per leggere ‘intutte le Scritture ciò che a lui si rife-riva’ (Lc 24,27), e attualizzare, conil memoriale del Signore e i sacra-menti, l’opera della salvezza».
Orizzonte sacramentale
Con il richiamo al carattere dellaParola di Dio nell’azione sacramen-tale e l’approfondimento della rela-zione tra Parola ed Eucaristia, siamoportati ad inoltrarci in un tema signi-ficativo, emerso durante l’Assem-blea del Sinodo, riguardante lasacramentalità della Parola. È utile aquesto proposito ricordare che ilPapa Giovanni Paolo II aveva fattoriferimento «all’orizzonte sacra-mentale della Rivelazione e, in par-ticolare, al segno eucaristico dovel’unità inscindibile tra la realtà e ilsuo significato permette di coglierela profondità del mistero». Da quicomprendiamo allora che all’originedella sacramentalità della Parola diDio sta propriamente il mistero del-l’incarnazione: «il Verbo si fece car-ne» , la realtà del mistero rivelato sioffre sempre a noi nella «carne» delFiglio. La Parola di Dio si rende per-cepibile alla fede attraverso il«segno» di parole e di gesti umani.
La fede, dunque, riconosce il Verbodi Dio accogliendo i gesti e le paro-le con i quali Egli stesso si presentaa noi. L’orizzonte sacramentale del-la Rivelazione indica, pertanto, lamodalità storico-salvifica con laquale il Verbo di Dio entra nel tem-po e nello spazio, diventando cosìinterlocutore dell’uomo, chiamatoad accogliere nella fede il suo dono.La sacramentalità della Parola silascia così comprendere in analogiaalla presenza reale di Cristo sotto lespecie del pane e del vino consacra-ti.Accostandoci all’altare e prendendoparte al banchetto eucaristico noicomunichiamo realmente al corpo eal sangue di Cristo. La proclamazio-ne della Parola di Dio nella celebra-zione comporta il riconoscere sem-pre che sia Cristo stesso ad esserepresente e a rivolgersi a noi per esse-re accolto cordialmente.
P. Angelico Savarino
Riflessioni sul Vangelo
È il riconoscimento dei propridoveri nei confronti della religio-ne. Significa non solo partecipare allespese, mantenere i sacerdoti emantenere il tempio, ma soprat-tutto la possibilità di aiutare gior-nalmente i poveri, che dal tempioricevevano un contributo per vive-re. Sottinteso era l’omaggio resoall’eminente dignità del sacerdo-zio. Abramo paga la decima aMelckisedek, re di Salem, sacerdo-te del Dio Altissimo.
Questi va incontro ad Abramomentre ritorna dall’avere sconfittoi re e lo benedice: “…a lui Abra-mo diede la decima di ogni cosa”.Il nome di Melchisedek significa redi giustizia ed essendo re di Salemsignifica anche re di pace.Egli sen-za padre, senza madre, senzagenealogia, senza principio di gior-ni né fine di vita, fatto simile alfiglio di Dio, rimane sacerdote persempre.
L.C.
San Paolo in briciole
DALLA TRISTEZZA ALLA GIOIA
La decimaEbrei 7,1- 3
E il deserto diventa cuore del mondo
La situazione che descrive Baruc è quelladegli esiliati che il Signore ha deciso di farriornare nella terra promessa. Simbolica-mente sono rappresentati da Gerusalemmeche si alza in piedi sull’altura e guarda ver-so oriente: vede i suoi figli riuniti, dal tra-monto del sole fino al suo sorgere, allaparola del Santo, esultanti per il ricordo diDio. Si sono allontanati da Gerusalemme a
piedi, incalzati dai nemici; ora Dio li ricon-duce in trionfo, come sopra un trono rega-le. Dio, infatti, ha deciso di spianare ognialta montagna e le rupi perenni, di colmarele valli livellando il terreno, perché Israeleproceda sicuro sotto la gloria di Dio. Leselve e gli alberi odorosi hanno fatto daombra a Israele per comando di Dio. Dioricondurrà Israele con gioia alla luce dellasua gloria, con la misericordia e la giustiziache vengono da Lui. Israele, dopo la soffe-renza dell’esilio, è chiamato alla gioia dellaritrovata misericordia e giustizia di Dio. IFilippesi sono lodati da Paolo per la loro
cooperazione alla diffusione del vangelo dalprimo giorno fino al presente. Egli esprimela persuasione che colui che ha iniziato inloro quest’opera buona la porterà a termi-ne fino al giorno di Cristo Gesù. Chiama atestimone Dio per il grande desiderio chenutre per loro nell’amore di Cristo; deside-rio che tramuta in preghiera perché la lorocarità cresca sempre più in conoscenza e inpieno discernimento perché possano distin-guere ciò che è meglio ed essere integri eirreprensibili per il giorno di Cristo, ricol-mi di quel frutto di giustizia che si ottieneper mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di
Dio. Se Baruc pensa ad Israele, GiovanniBattista pensa all’umanità. Luca, infatti,pone la missione del Battista e il lietoannuncio di Gesù all’interno della storiauniversale per sottolineare la salvezza perl’intera umanità. Egli percorre l’interaregione del Giordano predicando la con-versione e il perdono dei peccati, dichia-randosi voce di uno che grida nel desertodi preparare la via del Signore, di raddriz-zare i suoi sentieri. Perché ogni uomo possavedere la salvezza di Dio.
Leone Calambrogio
II DOM DI AVVENTO / C - Bar 5,1-9; Sal 125 / 126,1-6; Fil 1,4-6,8-11; Lc 3,1-6
DIOCESI
Inventare vie attraverso le quali la Parola di Dio giunga fino al cuore di ognuno
Prospettive - 6 dicembre 2015 11
DEALCOME S.R.L. seleziona Pro-moter nell’ambito della Campagna
di Raccolta Fondi Face-to-Face per
un’importante Organizzazione Non
Profit nazionale. L’attività del promo-
ter sarà a stretto contatto con il pub-
blico attraverso campagne di sensibi-
lizzazione in luoghi di forte affluenza
e attraverso stand ed avrà lo scopo di
reclutare nuovi sostenitori regolari. I
Promoter riceveranno un’adeguata
formazione iniziale e periodica
affiancati da risorse esperte e parteci-
peranno periodicamente a corsi di
formazione e di aggiornamento sulle
tematiche dell’Organizzazione e sulle
tecniche di fund raising. Requisiti:
ottime doti comunicative, predisposi-
zione al raggiungimento di obbiettivi
personali e di squadra e particolare
sensibilità per la mission dell’Orga-
nizzazione. Aver maturato esperienza
nel settore e a contatto con il pubbli-
co costituisce un titolo preferenziale
ma non discriminante. Si prega invia-
re la candidatura a selezione@deal-
come.it
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ziata. Requisiti: esperienza nel setto-
re, referenze, disponibilità a vivere in
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ordinario, indetto con decreto mini-
steriale 22 ottobre
2015. Scad. 21 dicembre 2015. Fon-
te: G.U.R.I. N.90 del 20-11-2015.
BANCA D’ITALIABando di Concorso pubblico per l’as-
sunzione di N.65 coadiutori. Scad. 17dicembre 2015. Fonte: G.U.R.I.
N.89 del 17-11-2015.
A cura del Centro Orizzonte Lavoro
095 320054 / [email protected]à e concorsiOPPORTUNITÀ
Alle Ciminiere di Cata-
nia, il taglio del nastro
ha dato il via alla seconda edizione
di “Expo Food & Wine, il Salone del
buon cibo e del buon vino”, ideato e
realizzato da Sief Italia, la scintilla
per dare alla Sicilia un ruolo strate-
gico mondiale.
Alla cerimonia di inaugurazione
hanno preso parte l’amministratrice
di Sief Italia, Alessandra Ambra, il
presidente Commissione Antimafia
Regione Siciliana On. Nello Musu-meci, l’assessore comunale Attività
Produttive Angela Mazzola, il con-
sigliere comunale Nuccio Lombar-do e il deputato regionale Gino Iop-polo. Sono intervenuti i presidenti
nazionali: Federazione Italiana Cuo-
chi Rocco Pozzulo, Con.Pa.It. (Con-
federazione Pasticceri Italiani)
Federico Anzelotti; Unione Regio-
nale Cuochi Siciliani Domenico Pri-vitera, la curatrice di Sicily Travel
Show Rossella Conti, per Ais Sicilia
Camillo Privitera, Fisar Catania
Vittorio Cardaci Ama, provinciale
Onav Catania Gregorio Calì, Aic
Sicilia Giusi Costa e l’Associazione
provinciale cuochi etnei. Presenti gli
imprenditori agroalimentari, gli
espositori e i tanti buyers degli oltre
dieci Paesi esteri e gli studenti del-
l’Istituto Alberghiero “Karol Wojty-
la” di Catania, dirigente scolastico
Daniela Di Piazza. Un folto pubbli-
co di appassionati e professionisti
del settore ha visitato gli stand degli
oltre 120 espositori distribuiti sui
due piani del centro fieristico di via-
le Africa. Un percorso all’insegna
dei piaceri della buona cucina, dei
prodotti tipici italiani e delle attrez-
zature professionali dedicate all’uni-
verso dell’arte culinaria.
“Catania è tornata ad essere la Capi-
tale del Gusto del Mediterraneo – ha
dichiarato Ambra - Expo Food and
Wine si distingue per la capacità di
rivolgersi contemporaneamente ad
appassionati e addetti ai lavori. Il
format unisce, infatti, alla parte
espositiva un ricco programma di
appuntamenti dedicati a 360° al cibo
di qualità e all’innovazione tecnolo-
gica. Senza dimenticare che stiamo
dando una grande opportunità alle
aziende partecipanti con la piattafor-
ma commerciale che abbiamo crea-
to, invitando al Salone oltre 10 Paesi
esteri con i loro buyers”. Due gior-
nate all’insegna di fitti incontri tra
produttori e operatori esteri. Al via
con cooking show di cucina calda e
di cucina fredda e performance d’ar-
te culinaria con chef stellati e profes-
sionisti provenienti da tutta Italia.
Grandi nomi del panorama culinario
nazionale hanno realizzato per Expo
Food & Wine un palcoscenico di
contenuti veri. E il Concorso regio-
nale dei Cuochi siciliani, organizza-
to dall’U.R.C.S., Unione Regionale
Cuochi Siciliani, quest’anno celebra
il proprio congresso alle Ciminiere
in occasione del Salone. Tra i con-
corsi, da segnalare il Concorso
nazionale a squadre, orga-
nizzato da Fic e Apce, e il
Concorso regionale cuochi
siciliani Giovani emergen-
ti, organizzato da Urcs.
E poi, se l’anno scorso pro-
tagonista di un originale ed
eccentrico concorso, tanto
piaciuto al pubblico, era
stato il “Panino Perfetto”,
quest’anno la “Polp Fic-
tion” ovvero il Festival del-
le Polpette, concorso gusto-
so per gli appassionati di
cibo e per la stampa.
Oltre al grande pubblico
che è stato sfidato con
ricette dedicate alle tanto
care e antiche polpette, in
questa edizione del Salone
alcuni dei rappresentanti
della stampa regionale e
nazionale e internazionale
dell’enogastronomia: il presidente
nazionale Associazione Stampa
Agroalimentare e ideatore di pro-
grammi Rai, Roberto Rabachino, il
critico enogastronomico de “Il Gior-
no”, Marco Mangiarotti, il diretto-
re della rivista “I Grandi Vini”,
Fabrizio Barbagli, la giornalista
Gladys Torres Urday, oltre al diret-
tore della rubrica Tg5 Gusto di
Canale 5, Gioacchino Bonsignore,sono stati chiamati a fronteggiarsi
nella creazione della migliore pol-
petta. Il tutto sotto l’occhio vigile del
volto noto televisivo Alex RevelliSorini che è stato il presentatore
ufficiale di Expo Food & Wine.
Trattati i temi più importanti della
tavola italiana: “Alimentazione e
salute”, organizzato da Sief Italia e a
cura di Maria Stella Cacciola; “La
ricetta per un’azienda efficace” e “I
nuovi trend del turismo”, organizza-
ti da Sicilia Convention Bureau, tra i
partners del Salone; Convegno Info-
cod; Workshop Food Photography,
organizzato da Instagramers Sicilia;
“Il Barone Gourmet”, organizzato da
Cumasca; e ancora, le novità del
contesto fiscale, illustrate da MPI
Italia; “La sicurezza alimentare”,
organizzato da Agroqualità; “La
celiachia e la cucina di eccellenza”,
organizzato da A.i.c. Sicilia; ed il
Convegno regionale dell’U.R.C.S.,
sul tema: “I cuochi: la ricetta del
turismo” e Giuliana Avila ha intratte-
nuto con alcuni interessanti coking
show.
Il sottosegretario alle Politiche Agri-
cole, On. Giuseppe Castiglione,
con Ambra è intervenuto all’incon-
tro per la presentazione di Sief Italia
a “Casa Sanremo”, il progetto che la
Società Italiana Eventi Fiere è stata
chiamata a curare nella città ligure,
in occasione della nuova edizione
del Festival della canzone italiana.
Lella Battiato
Catania capitale del GustoSeconda edizione di Expo Food & Wine
Prospettive - 6 dicembre 201512
RUBRICHE
Quaranta… ma non li
dimostra è un copione
scritto a quattro mani da Peppino
De Filippo, il mitico Pappagone,
padre di Luigi, e dalla sorella Titi-
na. Il debutto fu nel 1933 al “San-
nazzaro” di Napoli, dove ottenne
pieno consenso da un pubblico esi-
larato dall’avventura di Don Pas-
quale, vedovo, che si danna per tro-
vare marito alle quattro figlie. Accu-
disce in particolare la maggiore
Sesella, interpretata da Federica
Bisegna, zitella che ricorda vaga-
mente Cenerentola senza regno, pia-
cente ma quarantenne, amante della
quiete domestica, della casa, dei
piccoli lavori di cucito e di cucina
con una lodevole grazia femminile
associata a un innocente pudore in
contrasto con le frivole sorelle. Don
Pasquale interpretato magnifica-
mente da un brillante Enrico Guar-
neri con l’equilibrata e sorprenden-
te regia di Antonello Capodici,
strappa risate sincere con intelligen-
za. Guarneri interpreta magnifica-
mente il padre preoccupato per il
futuro delle sue ragazze trovando
atteggiamenti e accenti efficaci: un
marito da identificare è un’impresa
due volte impegnativa, da una parte
gioca l’affetto, dall’altra la diverten-
te indagine socioeconomica.
Nella stesura originaria e nelle suc-
cessive rappresentazioni dei De
Filippo, manca il lieto fine. In que-
sto ‘nuovo allestimento’, a sorpresa,
si affaccia, invece, un’ipotesi finale
di riscatto.
In scena un pregevole cast, guidato
da Capodici: Enrico Guarneri
(Don Pasquale), Federica Bisegna
(Sesella), Azzurra Drago (Carme-
la), Nadia De Luca (Giulia), Doria-
na Nobile (Antonietta), Rosario
Marco Amato (Luciano Giacomel-
li), Vincenzo Volo (Bebè), Marco
Fontanarosa (Alberto), Luana
Toscano (Donna Giacinta), Ciccio
Abela (Don Matteo) e Gianni Fon-
tanarosa (Vittorio). Le scene ed i
costumi sono stati prodotti dal
Laboratorio ABC; le luci sono di
Andrea Chiavaro.
“La commedia - spiega Antonello
Capodici nelle sue note di regia -,
portata sulla scena per la prima vol-
ta dai fratelli De Filippo negli anni
Trenta, mostra ancora oggi elementi
di estrema attualità. La carrellata di
personaggi maschili e femminili
mette in evidenza caricature più o
meno delineate di una società, che
seppur diversa nei costumi e negli
stili di vita, si ripropone in quelli
che sono i tratti tipici del suo Dna.
Sfilano sul palco con passo deciso:
la zitella a caccia di un fidanzato, lo
‘scapolone d’oro’, la bella senz’ani-
ma, il figlio di papà, la svampita dai
vestiti firmati e l’adolescente in pie-
na crisi ormonale”. “A dirigere que-
st’orchestra un po’ stonata - conti-
nua Capodici - l’anziano padre,
magistralmente interpretato da
Enrico Guarneri, che coordina le
entrate e le uscite dei personaggi
con un’alternanza ben
costruita di adagi e allegri. Il
risultato è una sinfonia armo-
niosa che funge da sottofondo
per l’emergere di voci soli-
ste”.
Dopo il weekend dei “Qua-
ranta… ma non li dimostra!”,
il cartellone della Stagione di
prosa “Turi Ferro” 2015/2016
proseguirà a dicembre (dal 4
al 6) con la “La Lupa” di Gio-
vanni Verga. Nel nuovo alle-
stimento, curato dal regista
Guglielmo Ferro, Lina
Sastri sarà la protagonista del
testo verghiano.
Artemisia
Una storia con le rughe ancora attuale
Intorno alla tutela, valo-
rizzazione e fruizione dei
beni culturali in Italia si sono spesi
fiumi di inchiostro ed innumerevoli e
vane parole, che non hanno di fatto
sortito nessun cambiamento di segno
positivo.
Se è anche vero che il perdurante sta-
to di crisi economica ha letteralmen-
te messo in ginocchio interi settori
della società, e non ultimo proprio
quello che pertiene al patrimonio
storico, artistico e culturale, di fatti
non sono state schie-
rate in campo lungi-
miranti politiche, atte
ad imprimere un gra-
duale e crescente
miglioramento della
condizione attuale. Il
patrimonio italiano
non è abbastanza
custodito o forse non
lo è proprio: la perdu-
rante mancanza di
fondi ha provocato
ingenti danni a mol-
tissime istituzioni
museali, per non par-
lare di siti archeologi-
ci o di altre opere d’arte collocate
all’interno del tessuto cittadino. L’u-
nico vantaggio italiano è costituito
dai volontari, cittadini che si battono
quotidianamente per questo patrimo-
nio che sentono proprio. Il nostro
Paese vanta la presenza capillare e
massiccia di associazioni che si ado-
perano per tutelare (ed allo stesso
tempo promuoverne la conoscenza) i
beni culturali, presenti nel proprio
territorio, ed offrendo gratuitamente
il loro lavoro: gli oltre ottocentomila
volontari giorno dopo giorno per-
mettono ai turisti ed ai visitatori di
poter fruire di siti altrimenti chiusi al
pubblico, per mancanza di personale
e di fondi necessari per garantirne gli
orari di apertura.
L’ulteriore conferma della totale
inefficienza di questo caotico e farra-
ginoso sistema di ‘tutela’ italiano si è
registrata qualche giorno fa, rimar-
cando l’insufficiente e degradante
soglia di interesse che riscuote di fat-
ti il nostro patrimonio nei confronti
delle istituzioni e della
classe politica in genere.
Lo scorso 19 novembre
2015 sono state trafugate
diciassette opere dal
Museo di Castelvecchio
a Verona, uno dei più
importanti musei della
città, composto da venti-
nove sale su vari livelli
ed in possesso di una
vasta collezione, com-
prendente manufatti
paleocrististiani e longo-
bardi, sculture dal X al
XIV secolo ed opere pit-
toriche dal XIV al XVIII
secolo. Una banda composta da tre
uomini dal volto coperto si è intro-
dotta all’interno del Museo e, dopo
aver bloccato l’unica guardia presen-
te e la cassiera della biglietteria, ha
costretto il vigilante a fare da guida
attraverso le diverse sale, dove mira-
tamente sono state prelevate le ope-
re. Questi i diciassette capolavori
rubati: Antonio Pisano detto Pisanel-
lo, Madonna col bambino, detta
Madonna della quaglia, tempera su
tavola; Jacopo Bellini, San Girolamo
penitente, tempera su tavola; Andrea
Mantegna, Sacra Famiglia con una
santa, tempera su tela; Giovanni
Francesco Caroto, Ritratto di giova-
ne con disegno infantile, olio su
tavola; Giovanni Francesco Caroto,
Ritratto di giovane monaco benedet-
tino, olio su tela; Jacopo Tintoretto,
Madonna allattante, olio su tela;
Jacopo Tintoretto, Trasporto dell’ar-
ca dell’alleanza, olio su tavola;
Jacopo Tintoretto, Banchetto di Bal-
tassar, olio su tavola; Jacopo Tinto-
retto, Sansone, olio su tavola; Jacopo
Tintoretto, Giudizio di Salomone,
olio su tavola; Cerchia di Jacopo
Tintoretto, Ritratto maschile, olio su
tela; Domenico Tintoretto, Ritratto
di Marco Pasqualigo, olio su tela;
Bottega di Domenico Tintoretto,
Ritratto di ammiraglio veneziano,
olio su tela; Peter Paul Rubens,
Dama delle licnidi, olio su tela; Hans
de Jode, Paesaggio, olio su tela;
Hans de Jode, Porto di mare, olio su
tela; Giovanni Benini, Ritratto di
Girolamo Pompei, olio su tela. Le
indagini avviate congiuntamente a
più livelli ed in cui ha un ruolo fon-
damentale il Nucleo tutela patrimo-
nio dei Carabinieri di Venezia, hanno
sicuramente messo in evidenza le
numerose falle del sistema di sicu-
rezza ma non hanno ancora portato
alla comprensione del movente di
tale furto, per il quale rimangono
aperte le piste del collezionismo o
della richiesta di un riscatto. Da
alcune stime decisamente approssi-
mative si è calcolato che il danno
economico si attesti intorno ai die-
ci/quindici milioni di euro, anche se
si sa bene che opere come quelle tra-
fugate al Museo hanno un valore ine-
stimabile.
Berenice
Quale tutela per i beni culturali in Italia…
Il furto al Museo di Castelvecchio a Verona e le falle di un farraginoso sistema di tutela
Sul palco del Teatro ABC per la stagione di prosa “Turi Ferro” Quaranta …ma non li dimostra!