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pag. 3227 Febbraio 2016 - Il Giorno (ed. Milano)
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BELLEZZE PERMANENTI
Alla scoperta delle opere che appartengono alle collezioni dei musei piemontesi. Il patrimonio artistico della nostra regione è prezioso e
composto da meravigliosi capolavori, scopriamoli insieme
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ART 4 TURIN
Shop in the City | 03 . 2016 | 93
IN PERSONA
IL D'ARTAGNAN DELLO SPETTACOLO ITALIANOGigi Proietti firma una delle puntate de “I Tre Moschettieri”, opera teatrale seriale ideata da Beppe Navello e riproposta dopo trent'anni al Teatro Astra di Torino. Un'occasione per ripercorrere oltre cinquant'anni di attività nello spettacolo, tra personaggi amati dal pubblico e scelte di successo
La biografia di Gigi Proietti è infinita, ed è un romanzo che parla della
storia dello spettacolo italiano. Di attori così, il nostro cinema ne ha regalati tanti. Figure iconiche delle nostre scene, capaci di raccontare la realtà attraverso la chiave dell'ironia, narratori delle specificità regionali, che proprio per valorizzarla non abbandonano le inflessioni dialettali ma ne fanno un tesoro espressivo unico. In questo senso, Roma ha sicuramente uno dei suoi grandi portavoce in Gigi Proietti. Che, a differenza di tanti grandi dello spettacolo che purtroppo ci hanno lasciato, dopo cinquant'anni di carriera è ancora lì, legato a quel teatro che ama, sul palcoscenico, dietro le quinte, dietro a una scrivania con il capo chino su una sceneggiatura; ma sempre e comunque sulle scene. Con tanto lavoro, senza snobismo, Proietti ha indubbiamente saputo guadagnarsi il rispetto e la stima del suo pubblico. Dalla signora di mezza età che non si è persa una puntata del suo Maresciallo Rocca, agli amanti del teatro colto, Gigi Proietti ha saputo far ridere gli spettatori di Monicelli come quelli di Vanzina, dimostrando che il registro della comicità, alla fine, è uno solo, seppur con mille varianti. Perché: «non esiste “un certo tipo” di pubblico, esiste IL pubblico».Gigi Proietti arriva a Torino dal 27 febbraio al 4 marzo, per portare al Teatro Astra la seconda delle otto puntate del faraonico esperimento teatrale “I Tre Moschettieri”. Faraonico perché coinvolge numeri da kolossal
Dunque, saranno otto gli episodi in programma all'Astra dal 18 febbraio al primo maggio, firmati, oltre che da Proietti, da Beppe Navello, Piero Maccarinelli, Myriam Tanant, Andrea Baracco, Robert Talarczyk, Ugo Gregoretti e Emiliano Bronzino. Il perché di questo esperimento, lo abbiamo chiesto a Gigi Proietti.
di Valentina Dirindin
teatrale, a partire da chi ci lavora: otto registi, cinque autori, quaranta attori. Sperimentale perché porta in scena un'idea di teatro abbastanza nuova ma tutto sommato fedele alla tradizione: se per Dumas si trattò di un romanzo d'appendice, forse è giusto che anche il teatro provi a mantenere una divisione in puntate della storia.
Statua di Amenhotep I divinizzatoCalcare dipinto, h 65 cm.XIX – XX dinastia (1292-1076 a.C.)Museo Egizio, via Accademia delle Scienze 6, Torino© Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino.www.museoegizio.it
Amedeo Modigliani (1915)La ragazza rossa (Testa di donna dai capelli rossi) Olio su tela, dono del Comitato Torino '61, Torino, 1962 GAM, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino, via Magenta 31.www.gamtorino.it
Pietro Piffetti ! Doppio corpo (1738)Mobile a doppio corpo: cassettone con tre cassetti a ribalta con alzata a due battenti con funzione di libreria.Fondazione Accorsi ! Ometto Museo di Arti Decorative, via Po 55, Torino.www.fondazioneaccorsi-ometto.it
Henri Matisse (1941)Assiette de fruits et lierre en fleurs dans un pot d la rose .Olio su telaPinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, via Nizza 230/103, Torino.www.pinacoteca-agnelli.it
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IN PERSONA
Ci racconta il progetto dei “Tre Moschettieri”? «Bisognerebbe farselo raccontare da Beppe Navello, in realtà, perché è sua questa strana idea! Scherzi a parte, è un'esperienza che avevamo già fatto trent'anni fa al Teatro dell'Aquila ed era stato il primo caso di teatro a puntate. Un esperimento divertente, che aveva avuto un grande successo, al quale per me era stato molto interessante partecipare. Per questo sono molto contento che venga riproposto oggi. È un'operazione che gioca sul filo dell'ironia, e magari anche sulla nostalgia di letture che tutti, più o meno, abbiamo fatto da ragazzi». Grandi nomi, una lunghissima programmazione, una scenografia spettacolare: un progetto decisamente ambizioso. «Ambizioso lo è sicuramente, se non altro per i numeri importanti che coinvolge, che comunque fanno capire che dietro c'è una grande produzione e un grande lavoro. È uno spettacolo che non tutti i teatri possono permettersi, e chi lo sceglie lo fa anche con grosso sacrificio. Questo ovviamente non può che inorgoglire tutti quelli che, come me, hanno fatto un pezzetto di lavoro».La serialità è stata raramente portata a teatro: secondo lei perché?«Non saprei, probabilmente non è così facile da proporre. Diciamo che funziona forse sulla riscrittura di testi letterari molto conosciuti, in modo che per lo spettatore risulti quasi come una specie di rimpatriata con gli amici, in cui si possa creare una certa complicità
col pubblico. Sicuramente non tutti i testi sono adatti a un'operazione di questo tipo».I Tre Moschettieri è una delle storie più amate di sempre. A mettere mano a un'opera così, si rischia sempre di scontentare qualcuno...«In generale bisogna partire dal presupposto che qualsiasi classico si porti in scena non è mai così come era stato pensato in origine, se non altro perché il teatro è molto cambiato nel tempo. L'importante è riuscire a essere contemporanei senza snaturare il testo. Questo è un concetto da tenere presente secondo me ogni volta che si affronta il teatro classico. Io dirigo un teatro shakespeariano e prego sempre chi lavora con noi di non fare cose troppo bizzarre solo per sentirsi moderni. Se si vuole snaturare un testo, forse è meglio scriverne direttamente uno. Anche perché parliamo di opere immense, testi che hanno già detto tutto. Poi, certo, ci sono delle meritevoli eccezioni».Esiste un passaggio naturale che porta gli attori dall'altra parte del palcoscenico (o della telecamera) per fare i registi? È in qualche modo un'evoluzione del mestiere o si tratta di percorsi diversi?«Non è che sia un percorso diverso, ma non tutti i calciatori vogliono fare gli allenatori e allo stesso modo non tutti gli attori vogliono fare i registi. Io ho messo in scena tante regie, molte anche senza firmarle, perché mi piace molto al di là della carriera che se ne può fare. Anche perché diventare un
regista secondo me non è un passo in avanti, casomai un passo laterale. Personalmente amo moltissimo il teatro d'attore, amo l'espressività su palco. Ma non è che una cosa sostituisca l'altra». Cinema, teatro, televisione, doppiaggio. Cosa nella sua intensa vita lavorativa le ha dato più soddisfazione?«Sicuramente, il fatto di essere riuscito ad aprire a Roma, una città dove tutto chiude, tre teatri nel giro di una ventina d'anni, è stata un'enorme conquista artistica. E continua ad esserlo ancora oggi. Mi riempie d'orgoglio essere il direttore artistico di un teatro di successo come il Globe Theatre, il teatro in legno costruito tredici anni fa a Roma grazie a Veltroni, che capì l'importanza dell'operazione e al contributo della Fondazione Silvano Toti. È uno spazio che ricostruisce fedelmente il Globe Theatre di Londra (il più famoso teatro di epoca elisabettiana ndr), con una programmazione che il pubblico dimostra di apprezzare. Solo l'estate scorsa ci sono state 57mila presenze e non può che essere una grande soddisfazione».C'è invece qualcosa che non rifarebbe nella sua carriera?«Sì, qualcosina sì, ovviamente. Magari qualche film stagionale, però in generale potrei anche rifare tutto, ma alcune cose le farei durare meno. Sono stato troppo su certe cose togliendo magari del tempo ad altre che mi davano maggiore soddisfazione.»
I Tre Moschettieri, una storia di coraggio, lealtà, amore e avventura, andrà in scena per Stagione TPE dal 18 febbraio al 1 maggio.La Sala Grande del Teatro Astra si trasformeràcompletamente diventando la Parigi di Luigi XIII e di Richelieu.www.fondazionetpe.itIn alto foto di PEPE fotografia.
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IN PERSONA
Qual è secondo lei il mezzo più adatto alla comicità e all'ironia? «Sicuramente il teatro, e anche un po' il cinema. La televisione meno, perché costringe alla ripetitività e dopo un po' il risultato è che la comicità televisiva stanca, diventa necessariamente meno graffiante». Quello dell'arte e dello spettacolo è un campo difficile: cosa consiglierebbe a un giovane che voglia fare l'attore?«Non saprei se è così difficile, in realtà forse lo è meno di un tempo, perché per tanti versi le possibilità si sono moltiplicate. Quello che consiglierei è di capire esattamente che cosa vuole fare e impegnarsi in quello. Oggi c'è una generica ambizione a “entrare nel mondo dello spettacolo”, solo perché si è attratti dalla popolarità. Invece bisognerebbe essere certi di quello che si vuole fare, per avere la determinazione e poi la preparazione sufficienti per farcela».Spesso ha avuto parole di rimprovero per la sua città, Roma. Cosa pensa invece di Torino?«È da molto che non passo un po' di tempo a Torino, ma quando venivo più di frequente stavo benissimo: per le persone, per il cibo, per la sua bellezza. Sento spesso dire quanto sia una città che oggi si muove bene, sul piano turistico e culturale e provo anche un po' di invidia, perché da noi a Roma ci sarebbero molte cose da sistemare in questo senso».
I numeri dello spettacolo61347 parole recitate /
96 costumi /
50 km di filo per cucire /
170 bottoni automatici /
585 metri di tessuto /
260 metri di passamanerie /
32 cambi di scena /
700 mq di superficie scenica
calpestabile 1500 mq di tela dipinta
1 km di scatolato in ferro /
120 proiettori luci di cui 17
motorizzati /
1 container per attrezzeria e
costumi /
30 spade per più di 25 duelli/
1 ballo in maschera aperto al
pubblico /
9 ore 40 minuti di spettacolo /
56 repliche complessive /
11200 spettatori
CONTENTI E PREMIATI
Ecco alcuni nomi dei primi lettori che hanno individuato il logo di
Marzialsport Store tra le pagine del giornale
occhi aperti per i prossimiappuntamenti
Laura BaiardiGabriella Micalizzi
Caterina TruccoRoberto Rossi
Davide AngiolaGiulia RiccabonaChiara Gataleta
Roberta deliaGabriele Grignola
Antonella CasalegnoAlice Rossi
Gualtiero FusellaGianluca MuraroGiada Chiocchi
AntonellaRoberto Pavanello
Marianna MenghiniEmanuele Mammone
Antonietta SortinoGarelli GiorgioValentina Orsi
Cristina MorbelliMaria Montesanti
Isabella LeoneSimone Sgambetterra
Carlo FilippiCinzia UcchedduMichela de Maina
Chiara BertessoCarla Longhi
Doriana CuccinielloEmma Belfiore
Tiziana IannelloManuel Mantovani
Maria DigioiaElena FavettoPaola PeregoSara Perini
Nicolo MantovaniAlessio Di Stasi
Martina MazzoniBarbara Digi
Claudia GalloLoredana Barbero
Silvia Bariani
Cecilia RoccattiLoretta MaglorinoManuela Menghini
Maria GrimaldiFilippo Colombo
Dario ParidiFabrizio Cascarano
Viviana SalernoJessica BrowningAnna Milanese
Sergio AlottoRosanna Pluviano
Giuseppina SalernoTiziana Mantovani
Cinzia GibrinaChiara GadaletaSilvia Grabanti
Gilberto BarantaniDenny FinoroGiusi Carta
Manuela SeuSabrina A.Irina Caia
Eliana MonticoneGiorgio CostamagnaFrancesco Furiozzi
Patrizia N.Luca C.
Marianna GangemiSilvana C.
Eliana CanuMimma Santomauro
Cecilia BrunettiMassimiliano
MaburzioPaola P.
Tea MilanRaffaella AlmontiStefano Ravetta
Roberta LanfranchiPiero SaglimbeneStefania PiovanoValentina Barge
...
pag. 0518 Marzo 2016 - TorinoSette
Salvo per uso personale e' vietato qualunque tipo di redistribuzione con qualsiasi mezzo.
pag. 5420 Marzo 2016 - La Repubblica (ed. Nazionale)
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pag. 5312 Febbraio 2016 - Il Tirreno
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parlarono diffusamente tutti i giornali e che andò inscena per centoventi giornate. «Quell’avventura divenneun caso rimasto a lungo nella memoria del pubblicoitaliano, e mi piace quindi poter rinnovare quell’eventonel nostro teatro», racconta sempre Navello, rilanciandooggi il racconto, recita dopo recita, del romanzo diDumas. Una produzione che, questa volta, vede alla guidaotto registi diversi per altrettante puntate: Gigi Proietti,Ugo Gregoretti, Piero Maccarinelli e lo stesso Navello,componenti della storica squadra dell’Aquila, insiemea Emiliano Bronzino, Myriam Tanant, Andrea Baraccoe Robert Talarczyk, scelti tra i migliori collaboratori diTpe anche per donare al progetto un respiro interna-zionale. «Nel nostro caso sarà tutto più informato diironia rispetto all’originale – spiega Gigi Proietti, registadella seconda puntata – ho sempre cercato di capirecosa fosse la ‘guasconeria’ e cosa rappresentasse;quando interpretai Cyrano nel ‘Cyrano de Bergerac’,capii che esprimeva il gusto di avere degli ideali e dicercare di essere migliori. I tre moschettieri intendonoinsegnare questo, in modo ovviamente più enfatizzatoe teatrale. Ritengo infatti che il testo in sé sia ancoraun romanzo da consigliare ai giovani». Ed è proprio un cast di trenta giovani talenti a inter-pretare sul palcoscenico gli intrepidi moschettieri, lebelle dame, tra cui Milady, Costanza e la Regina, el’astuto Cardinale Richelieu. «Ho molta fiducia neigiovani attori – ha spiegato ancora Proietti – l’impor-tante è che non cerchino di essere più ‘grandi’ diquello che sono. Il rischio maggiore per un artista èche, con il passare del tempo, possa perdere l’entu-siasmo e la curiosità degli inizi. Quando si lavora conmolti giovani, come in questo caso, si deve cercaredi fare allo stesso tempo anche un po’ di laboratorio,creando una buona occasione per apprendere nuovitrucchi del mestiere». E infatti, nei giorni precedenti laprima, gli attori si sono sfidati a colpi di scherma neiduelli che li vedranno protagonisti durante le variepuntate, e si sono persino cimentati in prove di canto,
di ALESSIA BELLIfoto FRANCESCO GHISI e PEPE FOTOGRAFIA
Otto puntate per‘I tre moschettieri’
TRENTA GIOVANI ATTORI, OTTO REGISTI E CINQUE DRAMMATURGHI PER UN KOLOSSAL TEATRALECHE CI TERRÀ COMPAGNIA FINO AL 1° MAGGIO. GRAZIE A FONDAZIONE TPE, GLI INTREPIDI E LEALI
MOSCHETTIERI DI DUMAS ARRIVANO IN SCENA AL TEATRO ASTRA
I NUMERI
8 registi5 drammaturghi
38 attori+
25 collaboratori 11 tecnici 206 pagine di copione 61347 parole recitate
96 costumi 50 chilometri di filo per cucire
170 bottoni automatici585 metri di tessuto
260 metri di passamanerie32 cambi di scena
700 metri quadrati di superficiescenica calpestabile
1500 metri quadrati di tela dipinta1 chilometro di scatolato in ferro
120 proiettori luci di cui 17 motorizzati
1 container per attrezzeria e costumi
+ 30 spade per più di 25 duelli1 ballo in maschera aperto al
pubblico
9 ore e 40 minuti di spettacolo56 repliche complessive
«È solo col proprio coraggio, mettetevelo benin mente, che ai nostri giorni un gentiluomopuò farsi strada». Così d’Artagnan padreconsigliava il figlio nel primo capitolo de ‘I tremoschettieri’ di Alexandre Dumas. E coraggione ha avuto senz’altro Beppe Navello, regista
e direttore di Fondazione Teatro Piemonte Europa,che quest’anno ha voluto fortemente proporre, adistanza di trent’anni, un esperimento teatrale audacee coinvolgente all’interno della stagione 2015-’16 delTeatro Astra. La messa in scena, attraverso otto pun-tate, delle avvincenti avventure del giovane d’Artagnane dei più valorosi moschettieri di Luigi XIII: Athos, Porthos e Aramis. Un grande progetto che ha presoil via il 18 febbraio e che terrà il pubblico con il fiatosospeso fino al 1° maggio, tra intrighi, duelli, giochi dipotere, tradimenti, amori e peripezie. Al grido di ‘Tuttiper uno, uno per tutti’, la trasposizione teatrale prodottada Tpe è innanzitutto un vero e proprio ‘spettacolocorale’, che coinvolge una grande squadra di profes-sionisti e giovani talenti – il cosiddetto ‘CantiereMoschettieri’ – e che affonda le sue radici nel primocaso di ‘serial’ nella storia del teatro italiano. Era la stagione ’86-’87 dello Stabile dell’Aquila, direttoall’epoca da un giovane e promettente regista, BeppeNavello: «Il progetto nasceva per rispondere alla sol-lecitazione ministeriale che, quell’anno, obbligava iteatri stabili pubblici a effettuare centoventi recite dipropria produzione nella sala di esclusiva gestione:un parametro impossibile, per una piccola città comeL’Aquila, dove uno spettacolo reggeva in cartelloneper non più di due, tre giorni. Dodici puntate dei‘Moschettieri’, con il Comunale dell’Aquila sempreesaurito, dirette alternativamente da alcuni dei maggioriregisti italiani (Ugo Gregoretti, Gigi Proietti, MaurizioScaparro, Mario Missiroli, Piero Maccarinelli e io), sal-varono così un piccolo teatro stabile». Riadattato dallepenne di Aldo Trionfo, Ghigo De Chiara, Aldo Nicolaj,Ettore Capriolo e Renato Nicolini, ‘I tre moschettieri’era diventato uno sceneggiato in dodici puntate di cui
Matteo Romoli (Aramis), Diego Casalis (Porthos), Luca Terracciano (D’Artagnan) e Alberto Onofrietti (Athos)
© Pepe Fotografia
Alcuni scatti durante le prove, da sinistra: Luca Terracciano, Matteo Romoli e Beppe Navello - © Francesco Ghisi
Gigi Proietti
Le prove con Gigi Proietti
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© F
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Una delle scena di Luigi Perego
! lo spettacolo torino magazine
come hanno rigorosamente documentato interessantiriprese dietro le quinte. Una serie di backstage che ipiù curiosi spettatori possono guardare tutt’oggi, col-legandosi alla pagina YouTube di Fondazione Tpe,tra interviste, costumi di scena e ‘pillole’ teatrali: unosguardo insolito sulla produzione, per entrare semprepiù a contatto con l’ardito progetto de ‘I tre moschet-tieri’. Il serial sta coinvolgendo il pubblico, rappresen-tazione dopo rappresentazione, puntata dopo puntata.E questo grazie anche a un allestimento d’effetto,che ha saputo letteralmente stravolgere il Teatro Astra:lo spettatore è infatti totalmente immerso in un’atmo-sfera onirica, magica, a contatto diretto con gli artistisul palcoscenico. Una scenografia avvolgente, quindi,che ha richiesto persino l’eliminazione della gradinatafrontale della Sala Grande, trasformandola comple-tamente nella Parigi di Luigi XIII. «‘I tre moschettieri’ non vuol essere soltanto il revivaldi un fortunato spettacolo-fiume inventato per il TeatroStabile dell’Aquila – ha sottolineato Beppe Navello –ma la risposta a una serie di domande che, daqualche tempo, la società italiana e le istituzioni pub-bliche pongono ai teatranti del nostro paese, e chenon si possono più eludere. Ecco perché abbiamopensato a ‘I tre moschettieri’: una risposta sulcampo, con i mezzi del teatro, autoironica e irrive-rente. Un racconto appassionante che non si attar-da in analisi psicologiche, in approfondimentiformali, in lentezze estetizzanti, ma che dovrà cat-turare l’interesse con il ritmo, l’azione e la sorpresa;e poi, abbiamo voluto legare a Tpe una straordinariacompagine di attori con una scrittura che assicuracentoquattordici giornate di lavoro, cioè circa cin-que mesi di contratto, per offrire loro un’opportunitàprofessionale d’eccezione con otto registi presti-giosi, diversi per gusto, stile, sensibilità, apparte-nenza generazionale e persino provenienza geo-
grafica. Ci siamo anche ripromessi di provocare e didivertirci, rispetto all’ansia con la quale lo spettacolodal vivo è quotidianamente invitato a essere attrattivoper sponsor privati e risorse di mercato. È per questoche siamo in trepida attesa di verificare se i nostri ven-ticinquemila spettatori vorranno applaudirci anche inquesta pericolosa avventura, per cinquantasei volte».E allora, citando ancora una volta d’Artagnan padre,«Non temete le occasioni e cercate le avventure». !!I
www.fondazionetpe.it
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LE DATE
18-24 febbraio I PUNTATA – Regia di Beppe Navello
27 febbraio-4 marzo II PUNTATA – Regia di Gigi Proietti
8-13 marzo III PUNTATA – Regia di Piero
Maccarinelli17-23 marzo
IV PUNTATA – Regia di Myriam Tanant29 marzo-3 aprile
V PUNTATA – Regia di Andrea Baracco6-12 aprile
VI PUNTATA – Regia di Robert Talarczyk15-21 aprile
VII PUNTATA – Regia di Ugo Gregoretti26 aprile-1° maggio
VIII e ultima PUNTATA – Regia diEmiliano Bronzino Gianluca Pizzetti nelle vesti di Luigi XIII
Prova costume per Maria Alberta Navello (Costanza)
I moschettieri durante le prove
Un’altra scena firmata Luigi Perego
Luca Terracciano nei panni di D’Artagnan
© Pepe Fotografia
© P
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Foto
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Pep
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afia
© P
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Foto
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pag. 3027 Marzo 2016 - Il Giornale (ed. Nazionale)
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pag. 6305 Aprile 2016 - La Stampa (ed. Torino)
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pag. 5308 Aprile 2016 - Il Messaggero (ed. Abruzzo)
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PIERO NEGRI 17/03/2016
Protagonista della quarta puntata è il gran ballo a Parigi alla Corte di Francia. Regista dell’episodio è Myriam
Tanant
Si può già meritare la qualifica di spettacolo “cult” a Torino il serial teatrale «I tre
moschettieri», che oggi arriva al quarto episodio, intitolato «Il gran ballo di
Parigi», in scena al Teatro Astra fino al 23 marzo. I torinesi hanno adottato
l’inedito spettacolo, riproposto da Fondazione Tpe Torino a 30 anni dal successo
del Teatro Stabile dell’Aquila nella stagione 1986/1987.
Gli spettatori acquistano infatti i biglietti a blocchi per scongiurare il rischio di
non trovare posto e perdersi così qualche puntata. Protagonista della quarta
puntata è il gran ballo a Parigi alla Corte di Francia. Regista dell’episodio è
Myriam Tanant. Gli altri registi di questa fortunata ripresa sono Beppe Navello,
Gigi Proietti, Ugo Gregoretti, Piero Maccarinelli, Emiliano Bronzino, Andrea
Baracco e Robert Talarczyk.
«I giovani attori che vanno in scena sono molto bravi – racconta la regista - sono
felice di lavorare con loro. È una bella sfida perché nella mia puntata accadono
mille cose, un viaggio in Inghilterra, la sfida per recuperare i puntali di diamanti,
il ballo alla Corte di Francia. Spero che ci divertiremo e spero di riuscire a
trasmettere loro la straordinaria vivacità di Dumas. È la cosa che mi ha colpito
maggiormente, e che non poteva colpirmi da bambina. Ora ne capisco la forza
narrativa e la felice forza vitale. Anche se accade di tutto nel romanzo, nulla
sembra vero, persino quando i protagonisti duellano o si ammazzano tra di loro,
perché tutto è immerso in questa viva energia».
LA STAMPA CON TE DOVE E QUANDO VUOI
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I tre moschettieri, ecco la quarta puntata (a
teatro)
Lo spettacoli in scena al Teatro Astra di Torino fino al 23 marzo
“Truth”, l’altra faccia di
“Spotlight”
I tre moschettieri, ecco la
quarta puntata (a teatro)
Il cinema sul digitale
terrestre di giovedì 17
marzo
Tutti i migliori artisti dal
vivo sul palco insieme
Il tesoro di Michael
Jackson va alla Sony, due
milioni di canzoni…cambiano padrone
33 0
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pag. 2811 Aprile 2016 - La Stampa (ed. Nazionale)
Salvo per uso personale e' vietato qualunque tipo di redistribuzione con qualsiasi mezzo.
pag. 2222 Aprile 2016 - TorinoSette
Salvo per uso personale e' vietato qualunque tipo di redistribuzione con qualsiasi mezzo.
pag. 1723 Aprile 2016 - La Repubblica (ed. Torino)
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pag. 6326 Aprile 2016 - La Stampa (ed. Torino)
Salvo per uso personale e' vietato qualunque tipo di redistribuzione con qualsiasi mezzo.
pag. 1330 Aprile 2016 - La Repubblica (ed. Torino)
Salvo per uso personale e' vietato qualunque tipo di redistribuzione con qualsiasi mezzo.
AnsaPiemonte
17:00 27 aprile 2016- NEWS
In 10.000 per 'I 3 Moschettieri'a teatroFundraising Fondazione Crt e Fondazione Tpe per creatività
- Redazione ANSA - TORINO
(ANSA) - TORINO, 27 APR - Per celebrare lo straordinario successo, oltre 10.000 spettatori del
serial teatrale 'I tre moschettieri' in 8 puntate per un totale di 56 recite, Fondazione Tpe, ideatrice
del progetto, e Fondazione Crt, sponsor, hanno organizzato al Teatro Astra, il 1 maggio, la 'Grande
Festa alla Corte di Francia', mirata anche a fare da fundraising a sostegno della creatività giovanile.
Il denaro raccolto verrà affidato al Tpe per finanziare progetti creativi con protagonisti giovani
attori e giovani registi. Per l'occasione tutti gli attori protagonisti della serie in costume saranno sul
palco per intrattenersi con il pubblico insieme ad un dj. Un'opportunità per i fan che hanno fatto
code al botteghino e assistito più volte a spettacoli già visti, per stare fisicamente insieme agli amati
personaggi.
'La Fondazione Crt - spiega il segretario generale Massimo Lapucci - ha partecipato a questo
percorso di crescita coronato da grande successo, e vuole continuare a farlo nel nome della
creatività giovanile.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
IN SCENA
"I tre moschettieri" a teatro, e gli attorirecitano anche gli spot
di ANNA BANDETTINI Tweet Pinterest
Mail Stampa Lo leggo dopo Pubblicato il 16 febbraio 2016Aggiornato il 16 febbraio 2016
Al teatro Astra di Torino in scena il progetto (di quattro mesi): il classicodi Dumas, con l'"intrusione" di marchi famosi. Proietti: "Un oltraggio?No, un gioco. E se porta risorse al teatro, mi piace"
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ARGOMENTI: teatro I tre moschettieriPROTAGONISTI: Gigi Proietti ugo gregoretti Piero Maccarinelli
IL Duca di Buckingham prima di raggiungere in gran segreto la regina Anna, suaamante, consiglia la marca di un profumo, e D'Artagnan mentre si difende dalletrame ordite da Milady si chiede “Che jeans mi metto stasera?". La pubblicità sbarcaa teatro: gli attori fermano la recita e in 30 secondi promuovono questo o quelmarchio. Una bizzarria, ma neanche l'unica di un progetto curioso e divertentecomeI tre moschettieri, il romanzo di Alexandre Dumas in scena a puntate: ottospettacoli, ciascuno diretto da un regista diverso, Gigi Proietti, Ugo Gregoretti, PieroMacarinelli, Beppe Navello, Myriam Tanant, Andrea Baracco, Robert Talarczyk,Emiliano Bronzino. Un “progettone” di quattro mesi di programmazione a partire dal18 febbraio, oltre 30 attori, cinque storiche firme teatrali per l'adattamento - AldoTrionfo, Ghigo De Chiara, Aldo Nicolaj, Ettore Capriolo, Renato Nicolini - il TeatroAstra di Torino dove va in scena trasformato nella parigina Place des Vosges,costumi realizzati dal Teatro Regio e gli spot pubblicitari, necessari per sostenere ilkolossal che ha radici lontane.
“Nel 1987 debuttò la prima volta allo Stabile dell'Aquila con un grande successo"racconta Beppe Navello, direttore della Fondazione Teatro Piemonte Europa chec'era 30 anni fa con Proietti, Gregoretti e Maccarinelli, tutti e quattro tornatiappassionatamente sul luogo del delitto. “Ieri come oggi I tre moschettieri èun'allegra provocazione, il teatro italiano si trova infatti ad affrontare la scossasussultoria di una riforma complessa. Da una parte ci viene chiesto dallo Statoradicamento nel territorio, incremento della produzione, sostegno all’occupazionegiovanile, dall'altra si tagliano i fondi. I tre Moschettieri è la nostra risposta”.
“Un divertimento colto e popolare - dice Proietti che sta preparando anche un suospettacolo per il 400enario shakespeariano – che rileggo con sguardo ironico e inmusica”. Ogni episodio sarà infatti interpretato liberamente da ciascun regista.
Gregoretti, per esempio, mentre progetta una “autobiografia beffarda” per farne unfilm, qui ha lavorato con le voci degli attori. “Così Richelieu sembra Andreotti, ReLuigi è Berlusconi, Milady sta tra Crudelia Demon e un contralto drammatico, Athosha la voce degli speaker del littorio”, spiega. E Piero Maccarinelli: “Io giocherò conl'intero spazio del teatro, accentuando gli aspetti surreali”. “Ognuno ha portato la suaventata di originalità”, dice Navello che darà il via alla maratona dal 18, cui seguiràl'episodio di Proietti dal 27, di Maccarinelli dall'8 marzo e così via fino a maggio. E lapubblicità? Non suonerà come oltraggio al teatro? “Ma no, è un gioco che, se poiporta risorse al teatro, mi piace”, dice Gigi Proietti. E Gregoretti: “Sarà la parentesiseria in un divertissement”.
Angela Calvini
24 febbraio 2016
«Ho sempre cercato di capire cosa fosse la "guasconeria" e cosarappresentasse. Quando interpretai Cyrano de Bergérac capii che essaesprimeva il gusto di avere degli idaeali e di cercare di essere migliori».Questo è il motivo per cui Gigi Proietti ha accettato di dirigere il secondoepisodio de I Tre Moschettieri, la coinvolgente maratona teatrale inscena al Teatro Astra di Torino.
«Ritengo che il testo di Dumas sia ancora da consigliare ai giovani» diceil regista. Dopo il tutto esaurito della prima puntata firmata da BeppeNavello, direttore della Fondazione Teatro Piemonte Europa cheproduce lo spettacolo, il capitolo diretto da Proietti sarà in scena dal 27febbraio al 4 marzo raccontando l’amore di D’Artagnan per Costanza nelbel mezzo di misteriosi intrighi di corte.
Il celebre romanzo d’appendice di Alexandre Dumas, riadattato dallepenne di Aldo Trionfo, Ghigo De Chiara, Aldo Nicolaj, Ettore Capriolo,Renato Nicolini diventa uno sceneggiato in 8 puntate sino al primomaggio diretto da Beppe Navello, Gigi Proietti, Ugo Gregoretti, PieroMaccarinelli, Emiliano Bronzino, Myriam Tanat, Andrea Baracco eRobert Talarczyk. mN0z1dOk-AM;;430;;242
Un’operazione kolossal con 50 attori giovani usciti dalle migliori scuole diteatro, un vero “serial teatrale” in 8 puntate ognuna affidata a un regista
Spettacoli
Teatro
Gigi Proietti: «I miei TreMoschettieri insegnano ai giovanicos'è un ideale»
diverso, 7 repliche per capitolo,per un totale di 56 serate.Per idettagli http://fondazionetpe.it/(http://fondazionetpe.it/) © riproduzione riservata
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Gigi Proietti durante le prove della sua puntata de "I Tre Moschettieri"
Il "teatro seriale" èla nuova frontiere.Dopo lo Stabile loscorso annocon "6Bianca", inquesta stagione èil TPE a misurarsicon un progetto di"teatro a puntate".All'Astrasono già iniziati ilavori di montaggioe allestimento dellasala per ospitareil kolossal teatrale"I TreMoschettieri"cheandrà in scena inotto episodi dal 18 febbraio al 1° maggio. Il progetto del TPE - Teatro Piemonte Europa riprende un evento di trent'anni fa:nella stagione ‘86/’87 il romanzo di Dumas venne riadattato da Aldo Trionfo, GhigoDe Chiara, Aldo Nicolaj, Ettore Capriolo, Renato Nicolini e divenne uno sceneggiatoin 12 puntate che fu rappresentato per 120 giornate al Teatro dell’Aquila, il primocaso di spettacolo seriale nella storia del teatro italiano.
A trent'anni di distanza Beppe Navello ripropone "I Tre Moschettieri" all'Astra per unserial teatrale in 8 puntate affidate ad 8 registi diversi, alcuni della storica squadradell’Aquila (Beppe Navello, Gigi Proietti, Ugo Gregoretti, Piero Maccarinelli), altri sceltitra i collaboratori di TPE, Emiliano Bronzino, Myriam Tanat, Andrea Baracco e RobertTalarczyk. In questi giorni è impegnato con le prove Gigi Proietti, regista dellaseconda puntata (27 febbraio-4 marzo). Prima di lui, Ugo Gregoretti ha già provato lasettima puntata (15-21 aprile).
Il TPE non è nuovo a simili imprese: tutti ricordano, nel 2010, l'epopea fluviale de "IDemoni" di Peter Stein, undici ore e mezza di rappresentazione no-stop.
“I
3FEB PROIETTI ALLA PROVA DEI
MOSCHETTIERI
Bonus track: Perché i Tre Moschettieri? Risponde Beppe Navello
! di Gabriele Ferraris
!
Filura prende posto all'Astra ieri pomeriggio per godersi "I Tre Moschettieri"
Alcune cose belle che hofatto in questo weekend eche consiglio anche a voi:
1. Sono andato all'Astra avedere la prima puntatade “I Tre Moschettieri”,l'impresa di “teatroseriale” immaginata daBeppe Navello del TPEriprendendo l'epicaesperienza di trent'anni faal Teatro Stabiledell'Aquila. Gente, è una figata. Mi sono divertito e appassionato. Non mi perderòle prossime puntate, da qui a maggio. Attori bravissimi, messa in scenafantastica, non un attimo di noia. Raccomando vivamente il padre di D'Artagnan,interpretato da un Sergio Troiano in pallissima, e il Re di Francia di GianluigiPizzetti, che ti fa scassare appena apre bocca. Io ci sono andato ieri alla recitadelle 18, per avere la serata libera. Il modo migliore per trascorrere il tardopomeriggio della domenica pomeriggio, sempre un po' tristanzuolo. Figurateviche si è divertito pure Filura, presente fra il pubblico.
22FEB CINQUE COSE DA FARE A TORINO
QUANDO NON SI E' MORTI
spettacoli
Al Teatro Astra di Torino
Trent’anni dopoBeppe Navello riporta in scena, dopo tre decenni, la sua invenzione dei"Tre moschettieri" di Dumas in otto puntate. Una provocazione perfettacontro l'equivoco della "semplicità”Beppe Navello, a trent’anni di distanza, rimette in
scena una sua brillante invenzione: la rappresentazione
teatrale dei Tre moschettieri di Dumas a puntate. Convarie mani registiche e drammaturgiche, ma in un luogo e
con una sola, nutrita compagnia d’attori capaci di
unificare il risultato finale. Ho assistito alla prima
delle otto puntare che il progetto prevede nell’edizione
del trentennale al Teatro Astra di Torino: quella
suo sodalizio con Athos, Porthos e Aramis. Quasi una
giocosa premessa – arricchita dalle belle canzoni di
Germano Mazzocchetti e dalle sontuose scene (e dai
magnifici costumi) di Luigi Perego – delle sette puntate
che seguiranno settimana dopo settimana fino al primo
maggio, in un calendario fitto che vedrà all’opera, dopo
Navello, i registi Gigi Proietti, Piero Maccarinelli,
Myriam Tanant, Andrea Baracco, Robert Talarczyk, Ugo
Gregoretti e Emilano Bronzino. In scena, da ora in poi,
saranno protagonisti Alberto Onofrietti, Diego Casalis,
Matteo Romoli e un sorprendente Luca Terracciano nei
ruoli dei quattro moschettieri, più un nugolo di bravi
attori nati e cresciuti sotto l’ala della Fondazione
Teatro Piemonte Europa (da Alessandro Meringolo al
formidabile Fabrizio Martorelli, da Maria Alberta
Navello a Daria Pascal Attolini), senza contare
l’apporto del bravo Gianlugi Pizzetti, qui in scena –
come trent’anni fa – nelle vesti di re Luigi XIII.
Ebbene, sappia il
lettore che ho
diviso un lungo
tratto di strada
(d’amicizia e di
teatro) con molti
di questi
protagonisti; e
sappia pure che
trent’anni fa fui in platea, all’Aquila, ad assistere a
(quasi) tutte le puntate di quel bizzarro esperimento
nella mia veste di spettatore professionista, ma ciò non
mi impedisce di cercare di capire con voi quale sia il
senso di questa azzardata, azzeccata provocazione
scenica. Quando essa ebbe vita la prima volta, nel 1986,
il nostro Paese era preda di una trasformazione che
sarebbe stata epocale e che – sull’onda del successo
delle cosiddette reti televisive commerciali, leggi
l’estetica mercantile berlusconiana – avrebbe modifico
nel profondo il dna del nostro immaginario e del nostro
gusto. Stavamo cominciando ad accarezzare il peggio di
noi stessi: egoismi, soperchierie e privilegi vari
stavano iniziando a diventare la norma del nostro
vivere. Anche (se non soprattutto) in riflesso al
consumo di spettacolo. Che poi voleva dire il consumo di
immaginario condiviso: ossia ciò che di norma produce
poi, abbiamo fatto a gara a produrre orrori nel nome
della semplificazione, del malinteso valore intrinseco
della “gente comune”.
Teatralmente, in quegli anni s’era nel pieno
dell’equivoco post-moderno: quella categoria che ha
consentito alla società culturale (e imprenditoriale, e
politica, ed economica) italiana di passare dall’era
contadina a quella post-industriale (e del trionfo del
Web) senza passare per una rivoluzione di fondazione
(industriale, ma anche sociale, fatta di consapevole
divisione tra borghesia e proletariato). Un fenomeno di
comodo, dunque: come stendere un enorme tappeto sotto il
quale nascondere la polvere delle proprie carenze. Beppe
Navello, allora, con quella sua invenzione pop alzò iltappeto e mostrò la polvere. Dicendo che anche lì, ossia
anche in ciò che la società nascondeva di sé, potevano
trovarsi i germi di un immaginario da condividere.
Sembrerà banale dirlo proprio in questi giorni, ma è
stato proprio Umberto Eco (in specie con un magnifico
saggio sul Conte di Montecristo) il primo a insisteresull’importanza dell’immaginario popolare e della sua
semplicità nella definizione di un’identità collettiva.
C’è più vita in un romanzo di genere – spiegava Eco –
che in un catalogo di dolori filosofici. Cosa che Beppe
Navello e i suoi collaboratori dell’epoca cercarono di
dimostrare coi fatti. Chi c’era, ricorderà il successo
inatteso, quasi clamoroso dell’operazione.
E oggi? Oggi il
clamore è stato il
medesimo. Con i
giornali di carta
(tutti) in fila a
lanciare l’evento.Con le televisioni
nazionali pronte e
raccontarlo, con il
pubblico in coda
davanti al
botteghino per non
perdere una sola delle otto puntate in programma. Di
nuovo qualcosa di fragoroso, appunto. E il senso è
rimasto lo stesso: un grido d’allarme in favore del buon
senso. Ma, se nel 1986 il “nemico” era quel narcisismo
di elucubrazioni finali (s’era alla fine della stagione
dell’impegno) sulla morte dell’arte, ora il bersaglio èpiù infido. È la semplicità del cattivo gusto. È quella
presunta legge di mercato che mette fuori gioco, ipsofacto, tutto ciò che impone riflessione, eserciziocritico, sforzo mnemonico, analisi della storia… Ebbene,
i Tre moschettieri di Beppe Navello edizione 2016 sonola dimostrazione pratica che anche nella leggerezza
possono risiedere delle idee. Anzi, dimostrano che
perché un’idea sia leggera (come diceva Italo Calvinonelle sue Lezioni americane) è necessario che essa siala somma di una grande articolazione di analisi e di
estetiche: la semplicità non è un valore in sé, quand’è
priva di idee. Questo ci spiegano i nuovi Tremoschettieri: non basta essere superficiali per averesuccesso; si può anche avere fortuna con un progetto
complesso reso “semplice” dall’apporto creativo di tanti
soggetti (registi, autori, attori, scenografo,
musicista, maestro d’armi, ecc.). Come dire? La
semplicità è un fine, non un mezzo.
Resta da riflettere su un ultimo dato. Navello e la sua
istituzione sono stati bravi anche a costruire l’evento:parola magica, quasi un re mida della cultura di oggi,
come se l’apparenza contasse più della sostanza. Senza
presunzione (e forse con un poco di malizia), la
Fondazione Teatro Piemonte Europa ha dimostrato che, se
il problema è quello (montare un evento, quasi tuttoormai perseguisse le regole di Facebook), ci si può
lavorare adeguatamente per realizzarlo al meglio. Salvo
che quel “meglio” prevede ancora una volta idee, senso
critico, capacità di azzardo artistico. Per dire: a metà
del primo spettacolo della serie, l’azione si interrompe
per consentire agli attori di fare pubblicità a delle
sciarpette, il cui produttore è tra gli sponsor di
questi Tre moschettieri. Pubblicità, insomma, che fa ilverso agli spot. I cui proventi concreti in termini di
denaro sono nulla nei confronti del clamore mediatico
(così si dice) che questa semplicissima parodia della
commercializzazione della nostra vita quotidiana ha
prodotto in favore dello spettacolo. Un’altra lezione di
stile, insomma.
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Home » Presentazioni » Uno per tutti, tutti per uno! Sui tre
moschettieri
Uno per tutti, tutti per uno!Sui tre moschettieri
Delle 56 repliche previste, distribuite da qui a maggio, dell’adattamentoteatrale de I tre moschettieri di Alexandre Dumas che la Fondazione TPEpropone in una saga che si dipana in otto puntate, si è vista sinora la prima.Ed è bastata per capire che la scommessa di Beppe Navello non è affattocampata in aria. Anzi. L’idea di portare in scena una sorta di revival di unospettacolo fiume inventato trent’anni fa per il Teatro Stabile de L’Aquila(che allora era sotto la direzione dello stesso Navello) con un cast che contauna quarantina di attori molti dei quali under 35, con otto registi cui èaffidata una puntata ciascuno, smantellando e reinventando lo spaziodell’Astra in collaborazione con il Teatro Regio, coinvolgendo gli studentidell’Accademia Albertina nella costruzione degli elementi di attrezzeria, ègià di per sé un’ottima inclinazione.
Ma ciò che davvero convince è la volontà di coniugare una produzione diqualità, curata in ogni dettaglio, complessa nella strutturazione, maabilmente articolata e realizzata, con una vocazione nazionalpopolareintesa nella sua accezione più alta, in grado cioè di rendere fruibile eavvincente un’opera di ingegno e di saperi. Nessuna lentezzaautocompiacente, nessuna elocubrazione fine a sé stessa, nessunformalismo estetizzante; piuttosto una vivacità di pensiero e di azione checattura, e un testo – quello approntato nel 1986 da Aldo Trionfo – diraffinata spregiudicatezza che ironizza e graffia restando tuttavia fedeleall’originale.
Il risultato è uno spettacolo gioioso, musicale, dai ritmi sostenuti, cheaccoglie, avvolge, diverte. Dopo pochi minuti dall’inizio dellarappresentazione, gli sguardi e i sorrisi degli spettatori parlano chiaro:svelano soddisfazione e sorpresa, quasi si fossero disabituati alla semplicitàche sa essere anche pienezza, alla leggerezza preziosa di ciò che non èapprossimazione, banalità, triviale mediocrità. Quasi avessero messo inconto, in un passato nemmeno troppo remoto e insieme a tanto altro, che dispettacoli così non ce ne sarebbero più stati. E invece.
Si aspetta fiduciosi il prosieguo.
Monica Bonetto
Info e calendario su fondazionetpe.it/tre-moschettieri
I tre moschettieri
Al Teatro Astra di Torino va in scena un’edizione kolossal del capolavorodi Dumas: 8 puntate e altrettanti registi, 56 repliche, 11.400 spettatoriattesi, 5 autori, 38 attori ma, soprattutto, 30 spade per più di 25 duelli.
Nel 1844 il quotidiano francese Le Siècle inizia la pubblicazione apuntate de I tre moschettieri di Alexandre Dumas. Gli episodi,successivamente raccolti in un volume, divengono la prima parte di unatrilogia che da oltre un secolo e mezzo non conosce flessioni nelle curvedi gradimento del pubblico di ogni età. Le imprese di D’Artagnan, con ifedeli compagni Athos, Porthos e Aramis, sono talmente avvincenti chequando a metà degli anni Ottanta Beppe Navello progetta unatrasposizione teatrale del romanzo per il Teatro Stabiledell’Aquilaavverte la necessità di non eliminare nemmeno un duello.Ispirandosi alle modalità di pubblicazione originaria del romanzo, Navellopropone uno sceneggiato in dodici puntate, rappresentate per quasiquattro mesi consecutivi, dando così vita al “primo caso di spettacoloseriale nella storia del teatro italiano”.A distanza di trent’anni, al Teatro Astra di Torino, I tremoschettieritornano in scena, in una versione più snella di “sole” ottopuntate, ciascuna affidata a un regista diverso: a Beppe Navello, GigiProietti, Ugo Gregoretti e Piero Maccarinelli che fecero parte del progettoaquilano oggi si aggiungono Emiliano Bronzino, Myriam Tanat, AndreaBaracco e Robert Talarczyk. Il cast conta un gran numero di giovani attoriche, per nulla intimoriti dai ritmi serrati di prove/rappresentazioni impostidalla produzione, e dal sold out costante, si rivelano coinvolgenti comenon mai. Largo ai giovani attori – ma con un solido background formativoe diretti da un sapiente team di registi provenienti da tutta Europa – epure ai bambini che, tutti compiti nel loro ruolo, assaporano per la primavolta in vita loro il piacere dei meritati applausi.La scelta ad alto coefficiente scenografico di sbarazzarsi della rigidasuddivisione tra palcoscenico e platea, eliminando le poltroncine per faraccomodare gli spettatori nello stesso spazio ove si svolge l’azione, rendeil pubblico ancor più coinvolto. Quando Athos (Alberto Onofrietti), Porthos(Diego Casalis) e Aramis (Matteo Romoli), coadiuvati dal giovaneD’Artagnan (Luca Terracciano), incrociano le spade con le guardie delCardinale, in molti sono infatti tentati di lasciare il proprio posto per
Pubblicato il 01/03/2016 da Silvana Costa
duellare al loro fianco o, poco dopo, per cantare e ballare per le strade diParigi, tra nobiluomini ed accattoni, trasportati dalle musiche suonate dalvivo da Alessandro Panatteri. Le scenografie realizzate in collaborazionecon Teatro Regio di Torino avvolgono l’azione a 360 gradi, enfatizzandoulteriormente il coinvolgimento emotivo. Il pavimento a rombi bianchi eblu, al termine del quale è schierata la Corte di Francia al gran completo,strizza l’occhio alla maestosa galleria della Reggia di Venaria in un giocodi rimandi tra realtà e finzione che stuzzica la fantasia. Ogni dettaglio ècurato con cura estrema, dagli attrezzi di scena ai costumi disegnati daLuigi Perego: quando Milady (Daria Pascal Attolini) sbuca dalla carrozza,fasciata nell’abito da viaggio dai forti bagliori dorati che fanno splendere ilviso cinto da riccioli biondo platino, è una visione celestiale chesuggestiona gli astanti più di una divinità pagana.
Otto puntate sulla carta possono sembrar molte eppure in scena il ritmo èserratissimo, degno di un telefilm d’azione dove, nel momento dimassima tensione, la narrazione sapientemente si interrompe,rimandando il pubblico alla puntata successiva. Spetta ogni volta a LiaTomatis, nei panni della popolana pettegola, il compito di riallacciare le filadella storia, consentendo anche a chi si fosse malauguratamente persouna parte delle avventure di D’Artagnan e dei suoi amici di comprenderequanto andrà in scena quella sera. Per non cadere nella monotonia, aiduelli si alternano numeri musicali degni dei vecchi sceneggiati RAI con ilQuartetto Cetra e, a corollario, oggi come nei Caroselli di allora, è previstoun siparietto pubblicitario ove si elogia in rima la superba qualità deiprodotti dello sponsor della puntata.
Se l’assolo del giovane D’Artagnan che cavalca alla volta di Parigi, con ilcuore pieno di sogni e speranze, è un vero distillato di poesia, la scelta diportare in scena suo padre (Sergio Troiano) a dar corpo alla voce dellacoscienza si rivela un riuscitissimo espediente comico. In realtà tutto ilcopione è una scoppiettante sequenza di battute e pungente ironia che,muovendosi sul sottile filo dei doppi sensi senza mai scivolare nel triviale,dimostra come si possa far ridere senza scadere nel volgare. I treMoschettieri si conferma anche in questa occasione un’operaparticolarmente indicata per famiglie, uno spettacolo che fa riscoprire ilpiacere di fare cose tutti insieme in allegria ad un prezzo che,approfittando dell’abbonamento, può competere con quello di unaproiezione cinematografica (ma lì non c’è D’Artagnan che ti saluta con uninchino, facendo volteggiare nell’aria il suo bel cappello piumato).
Un copione educato e lieve nelle forme ma non per questo leggero neicontenuti: sorprendono tra l’altro le straordinarie doti divinatorie degliautori che già nella prima stesura del copione, nel lontano 1986, anniprima delle rivelazioni di Tangentopoli, sbeffeggiano l’usodella raccomandazione, la regina dei malcostumi italici. È infatti davveroimperdonabile che il giovane D’Artagnan non abbia difeso a costo dellavita la lettera di presentazione scritta dal padre al suo conoscente,Monsieur De Tréville, capitano dei Moschettieri: a quanto pare, sia agli
albori del XVII secolo, sia all’alba del nuovo millennio, senza una lettera diraccomandazioni è impossibile farsi strada nel lavoro e nella società.
Silvana Costa
I tre moschettieri prima puntataScritto da Maria Dolores Pesce.
È la riproposizione di un testo di Aldo Trionfo liberamentetratto dal famoso racconto di Alexandre Dumas,un’avventura scenica di ormai trent’anni fa che però nellasua ricollocazione contemporanea risponde a una domandache, a mio avviso, va oltre le pur concrete e coerentitematiche affrontate da Beppe Navello, che ne èl’ideatore e l’anima, nella sua articolata presentazione.Una domanda che forse non siamo più abituati a farci. Ladomanda di fondo è, infatti, quale sia la, o le, modalitàpiù efficaci per analizzare e comprendere la realtà, cioè lavita intesa come esistenza singola e come mondo che cicirconda e si evolve. La risposta che questa avventura cipropone è che una di queste modalità può essere, al di làdella stessa semantica, il “gioco” e quindi quel suocorollario narrativo che è la fiaba (in fondo il romanzo di
avventura è una fiaba
per “quasi” adulti). Insieme fanno il teatro, il teatro che, come scrive lo stesso Navello, “non si attarda inanalisi psicologiche, in approfondimenti formali, in lentezze estetizzanti ma deve catturare interesse con ilritmo, l’azione e la sorpresa.”Tutto il resto tocca a noi, tocca noi comunità che del teatro si vuole finalmente riappropriare fino in fondo,per scoprirne gli intimi valori cognitivi ed anche, se vogliamo usare una parola molto desueta, educativi nelsenso più pieno della parola, per capire insieme ed insieme, anche attraverso l’arte e lo sguardo estetico,crescere.La scelta non è casuale poiché “I tre moschettieri” sono non solo un romanzo di avventura ma anche unromanzo di formazione, una sorta di educazione sentimentale ed esistenziale che, oltre la sua allegra efantasiosa mascheratura, può accompagnare il transito verso una più consapevole maturità.Un romanzo di avventura e di formazione che ricolloca con semplicità ma anche con più “chiarezza” valorisentimentali quali ad esempio la lealtà e l’amicizia e che la riscrittura drammaturgica rialloca in questanostra contemporaneità opaca e liquida in cui, anche in questo campo, prevale quantomeno una certaconfusione.È una narrazione dunque che parla di un tempo lontano anche per descrivere il suo presente e con questo ilnostro presente. Non dimentichiamo che sia Dumas padre che Dumas figlio, con i loro personaggi “storici difantasia” diedero il destro a molta drammaturgia dell’ottocento per superare moduli recitativi irrigiditi eaprire le porte di una approfondimento e di una adesione psicologica che suggeriva già la modernità. Basteràandare alle plurime “Signora delle Camelie” di Eleonora Duse per rintracciare quel passaggio cui tanto devela sapienza recitativa e anche l’evoluzione della drammaturgia italiana.Tutto questo riguarda il testo, nella fedele ma immaginifica e soprattutto ironica riscrittura di Aldo Trionfo,ma riguarda anche la messa in scena “giocata” tutta sul ritmo, dei movimenti e della battute, che trasformal’apparente naturalismo del contesto (siamo al centro della piazza del Louvre, storica reggia di Luigi XIII) edel recitare in alienante traslazione in un altrove che implica il tempo e lo spazio drammaturgico ed ilribaltamento nella fiaba e nel sogno. Una guida efficace e dalla mano ferma in cui si alternano suggestionicinematografiche e anche televisive e che riesce a rivedere in farsa “seria” anche il tema della pubblicità e
Il testo dunque, fedele nell’evoluzione narrativa ma capace di inserti spiazzanti fino alla comicità, comequello del padre di D’Artagnan che compare all’improvviso anche dal trono del Re dietro le azzurre e pesantivolute del suo mantello cinto di ermellino.Ma ancor più la scrittura scenica che ci coinvolge come dagli spalti di uno stadio ovvero dai banchi di unparlamento un po’ ribelle, mentre macchine sceniche simili ai giochi di un bimbo trasportano avventurosispadaccini, popolo e sovrani, adulti e bambini.La storia la conosciamo tutti e questa prima puntata ci narra dell’arrivo di D’Artagnan a Parigi, del suoincontro/scontro con Athos, Porthos e Aramis, e prima ancora con Milady e i suoi feroci scherani, e siconclude con il Re che fa arruolare il guascone nei tre moschettieri. Le quaranta “pistole d’oro” donate dalre saranno ben spese nella migliore taverna di Parigi.Infatti, come nelle migliori avventure, le puntate sono, trent’anni dopo, otto, erano dodici al Teatro Stabiledell’Aquila nel 1986, ciascuna diretta da un regista diverso ma con lo stesso cast che si alterna e lo stessostaff tecnico, acquartierati tutti per oltre 5 mesi al Teatro Astra di Torino, per la produzione, impegnativama veramente encomiabile e speriamo ripetibile della Fondazione Teatro Piemonte Europa in collaborazionecon il Teatro Regio di Torino.La prima puntata diretta, si sarà capito, dal bravo Beppe Navello, che, ove ce ne fosse bisogno, riconferma laqualità della sua direzione dopo “Il Trionfo del Dio Denaro”, ha esordito il 18 febbraio e sarà in scena fino al24.Ha visto impegnati in scena i tre+uno moschettieri di Luca Terracciano (D’Artagnan), Alberto Onofrietti(Athos), Diego Casalis (Porthos) e Matteo Romoli (Aramis). Con loro Sergio Troiano (il padre del guascone),Daria Pascal Attolini (Milady), Alessandro Meringolo (Rochefort), Andrea Romero (oste poco fedele), StefanoMoretti (Treville il capitano dei moschettieri del Re) e Gianluigi Pizzetti (il Re medesimo), gli altri restandoancora un po’ nell’ombra. Bravi tutti, efficaci allievi di maestri d’armi di un passato recente, dalla mimicavivace e dalla presenza talora rutilante, ma una citazione meritano i tre bambini (Beatrice e Filippo Rizzio eLucrezia Sottile) che segnano una presenza drammaturgica inaspettata. Non meno merita lo staff, dalle scene e costumi di Luigi Perego assistito da Luca Filaci, alle musiche diGermano Mazzocchetti eseguite in scena (con parrucca d’ordinanza) da Alessandro Panatteri, al progetto lucidi Gigi Saccomandi. Collaboratori scenografo e costumista, rispettivamente Francesco Fassone e AugustaTibaldeschi.Questo inizio di avventura è stato, e non era scontato, un vero successo, con repliche sempre da tuttoesaurito (e qualcuno rimasto fuori) ed entusiasmo, un entusiasmo di cui applausi anche a scena aperta eripetute chiamate sul proscenio danno la giusta misura.Una avventura che ha anche, mi si permetta, un lieve sapore di genovesità a partire dal suo autore, storicofondatore del Teatro della Tosse e per finire dai disegni di Lele Luzzati che fanno da fondale al video “IlMiele di Luxembourg” di Ottavio Cirio Zanetti che nel foyer anticipa la serata teatrale e che è una sorta diperipezia dei tre moschettieri nella mente e nei sogni di un bambino.Allora appuntamento alla seconda puntata, già in preparazione, che sarà in scena sempre al teatro Astra diTorino dal 27 febbraio al 4 marzo, questa volta per la regia di Gigi Proietti.
I tre moschettieri terza puntata
Scritto da Maria Dolores Pesce.
Ecco la terza puntata di questa saga, mi si passi il termine da blockbuster cinematografico ma credo
non sarà sgradito per questa riscrittura drammaturgicamente “seriale” dal popolarissimo romanzo di
Dumas padre, su testo per l’ultima volta di Aldo Trionfo e per la regia, questa volta, di un efficace
Piero Maccarinelli, dall’8 al 13 marzo al teatro Astra di Torino. Terza puntata, cioè la puntata in cui,
nella ideazione complessiva concepita da Beppe Navello, gli intrighi cominciano a svilupparsi e
prendere corpo. Intrighi e tradimenti, politici ma non solo, che preparano la “trappola” di Richelieu
il “sottile” contro la Regina, straniera in patria, che ostacola i suoi disegni di controllo del regno di
Luigi XIII e quindi di potere assoluto. Intrighi e tradimenti che appaiono purtroppo ancora oggi,
quando gli assolutismi sembrerebbero da tempo tramontati e i totalitarismi apparentemente
sconfitti, costituire la sostanza del potere e del suo esercizio.
Quindi una puntata, di questo che già avevo definito romanzo di formazione, dedicata al potere nelle
sue proteiformi articolazioni, in cui avventura e lealtà sembrano oscurate, confinate quasi in un
retroscena da cui ci attendiamo però riappaiano per una loro riscossa, insieme all’amore che le
anima incessantemente.
Un potere che vuole farsi tirannico e rappresentato, si badi bene, non solo nelle sue forme più
spiccatamente “politiche” ma acutamente disvelato anche nelle sue sotterranee ma fondative
articolazioni di genere, in cui il dominio ed il conseguente conflitto non sono solo tra stati e dinastie,
ma anche tra uomini e donne, siano questi re e regine, dame e moschettieri, primi ministri e dark
lady ante litteram, o semplici popolani e popolane.
Il tutto in dosi sapientemente mescolate nell’impasto della narrazione scenica, mentre
l’evidentemente inadeguato Bonacieux entra ed esce dalla Bastiglia, preziosi puntali di diamanti
spariscono, lettere entrano ed escono freneticamente in scena, e molti, D’Artagnan e Milady in
avanguardia, si preparano a partire con destinazione Londra, per salvare o condannare la Regina.
Frenesie e rapidità assecondate nella giusta misura dalla bella regia di Piero Maccarinelli che,
trattando appunto di Potere con la P maiuscola, sceglie intelligentemente di accentuare i toni
grotteschi ma soprattutto le tonalità comiche della messa in scena senza però mai slittare nel
vaudeville o nella farsa.
La tonalità, giusta a mio avviso, è infatti più quella del carnevale, enfatizzato dai movimenti musicali
e coreutici, perché la licenza carnascialesca, incarnata anche nella storia teatrale da clown e fool, è
ancora la modalità più efficace non solo per “denudare” il potere e denunciarne gli eccessi, ma
anche per smascherarne i limiti profondi e quindi per sottrarci, per una volta o per sempre, alla
colpevole sudditanza nei suoi confronti. Proprio per questo la stessa sponsorizzazione “interna” al
tessuto narrativo assume anch’essa nuovi significati.
Ben corroborano senso e struttura della rinnovata traslazione scenica le musiche di Germano
Mazzocchetti, ballabili e liriche insieme, che il maestro Alessandro Panattieri ben inserisce alla
trama narrativa, guidando con mano delicata cori e danze, senza dimenticare, tra gli uni e le altre,
di partecipare all’azione.
Così, oltre ogni macchiettismo, Luigi è un galante inefficace che aspetta solo di essere tranquillizzato
e lasciato nella sua inettitudine, Richelieu è una maschera ridicolmente trasfigurata nell’impotente
desiderio di potenza, e via mascherando.
Sotto queste maschere un popolo aspetta, aspetta di capire e aspetta di rivendicare giustamente. Nel
frattempo sogna, sogna e gioca all’interno dei sogni avventurosi dei moschettieri e delle loro dame,
sogna e gioca nei sogni di Costanza la dama che è e rimane nel popolo, sogna e gioca e forse così si
prepara a ben più concreti eventi.
Assecondano con bravura la scelta registica di questa terza puntata, tenendo con forza il centro della
scena e dell’attenzione narrativa, un encomiabile Gianluigi Pizzetti (Luigi XIII), un torvo ai limiti del
comico Antonio Sarasso (Richelieu), una morbidamente romantica Marcella Favilla (la regina) ed una
intensa e poliedrica Maria Alberta Navello (Costanza). Attorno a loro, più sullo sfondo, l’oscuro
Alessandro Meringolo (Rochefort), l’inevitabilmente ironico Sergio Troiano (il padre di D’Artagnan),
un indignato Andrea Romero (il Capitano) e appunto il bravo Fabrizio Martorelli (il “povero”
Bonacieux). Da ultimo, a preannunciare nuove avventure, entra brevemente in campo (pardon in
scena) anche D’Artagnan nel corpo di Luca Terracciano.
Ancora una volta per prenderci finalmente un po’ sul serio abbiamo dovuto ridere di noi, in questa
piazza del Louvre che vuole essere un punto di vita sul mondo. Dello staff tecnico abbiamo già
trattato nella prima puntata, non rimane che rimarcare ancora una volta quanto sia interessante
questo sforzo produttivo del teatro diretto da Beppe Navello, non solo dal punto di vista artistico e
drammaturgico, ma anche da quello della continuità “lavorativa” assicurata, inusualmente in tempi
di precarietà anche estetica, a tanti attori e tecnici, tra questi molti giovani che potranno crescere e
maturare.
Il pubblico risponde assai bene con assidue presenze, molte risate e altrettanti applausi.
!
IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Tommaso Chimenti
‘I tre moschettieri’, a volte ritornano(ed è un bel ritorno)
CULTURA
di Tommaso Chimenti | 1 marzo 2016
TORINO – “Il duello si fa! Un duello a morte”.
“Oh no, io no: a morte niente. Ordine del dottore. Ho un’ulceretta, ela morte è controindicata” (Amore e guerra, Woody Allen)
A volte ritornano. Ritornano le energie registiche, i desideri attorialie anche le esigenze ministeriali. Trent’anni sono passatidall’edizione del Teatro dell’Aquila de I tre moschettieri a puntate.Allora gli episodi furono quattordici, adesso, nella versione chevedrà impegnati quasi quaranta attori (molti dei quali giovani),saranno otto registi (quattro di questi c’erano anche a L’Aquila:Beppe Navello, ideatore del progetto, Gigi Proietti, Ugo Gregoretti,Piero Maccarinelli) che porteranno in scena le avventure deifamosi spadaccini francesi. Se le nuove norme ministerialirichiedono di fare molte repliche sul proprio palcoscenico e diutilizzare molti attori under, questa ripresa, che vedrà impegnato ilTeatro Astra dal 18 febbraio al 1 maggio (con evento-maratonafinale), è un ottimo compromesso di qualità.
Più informazioni su: Teatro, Torino
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TommasoChimenti
Critico teatrale
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Se la sera ci sono le repliche, nel pomeriggio gli attori provanocon il regista della puntata successiva in un lavoro, e lavorio,
senza sosta, di testo, costumi, scene, un grande carnevale, ungrande caleidoscopio, una grande festa. Fin qui sempre sold out(220 posti a replica), la fidelizzazione del pubblico (60 eurol’abbonamento ad otto piece, meno di un biglietto del cinema) è untam tam sotterraneo che in questa primavera percorre Torino.
Da Alexandre Dumas, scritto nel 1844, che lo fece uscire proprioa puntate su Le Siecle, “I tre moschettieri” torinesi vengono immersiin un rettangolo, quasi un Circo Massimo, aprendo l’Astra, il suosoffitto altissimo, i cavi a vista, i grandi teli che raffigurano i palazziparigini tutt’attorno al perimetro, le ringhiere che costeggiano letribune.
Come essere catapultati dentro la Storia. Come essere dentro unafiction, anzi, meglio, dentro uno sceneggiato Rai anni ’60 in bianco enero, dove dovevi saper recitare, non come le soap odierne.Vengono in mente Arnoldo Foà e Giuliana Lojodice, Paola Borboni eSalvo Randone, Alberto Lupo e Virna Lisi, Ilaria Occhini e LauraBetti, Raf Vallone e Sylva Koscina, Giulia Lazzarini e Anna MariaGuarnieri, Enrico Maria Salerno e Rossella Falk. Pezzi di storia. Ilpavimento a scacchi, i costumi coloratissimi e ampi e gonfi, i velluti
eccentrici, le trine, i gioielli illuminati, le parrucche fulgide, i trucchi,i ventagli, il tutto dosando recitazione e canzoni (con un pianista dalvivo in scena), un frullatore gioioso, allegro, vivo dove ci si trova asorridere e a penare per le sorti dei cavalieri e delle dame, a batterepiedi e mani a tempo, a cantare i facili ritornelli in rima nelle arieaperte, festose e ridenti, curate, raffinate.
Una festa del teatro e per gli occhi tra gli svolazzi di cappa e spada, iduelli sudati. E’ la fiera del pizzetto per i virgulti spadaccini e delletrine per le signore: gli stivali, come i cappelli e i mantelli, flosci, lecinture, i grandi colletti rendono la sagra un perfetto connubiotra la filologia e la scanzonatura, tra la rievocazione e losberleffo, proprio in chiave guascona e irriverente. Come irriverentisono gli occhi negli occhi con il pubblico (gli attori ci recitanoaddosso) o gli spot inseriti come jingle nel bel mezzo di uno scontroo fra le battute serrate tra due concorrenti.
Inevitabile parteggiare per D’Artagnan (Luca Terracciano, pungentee sicuro), Athos (Alberto Onofrietti, robusto e saldo), Porthos (DiegoCasalis, fisicità e voce) e Aramis (Matteo Romoli, già apprezzatoRomeo con Tiezzi o nei “Demoni” di Peter Stein), ineluttabile odiareMilady- Cat woman, regina di sotterfugi e manovre losche. E poiappare il Re Luigi XIII (Gianluigi Pizzetti, bizzarro e originale) tuttolazzi e frizzi che teme il Cardinale Richelieu (perfetto mefistofelicolungo allampanato quasi una fiamma accesa, Antonio Sarasso),mosse e mossette, tic e smemoratezze, leggiadrie e leggerezzesfrenate. Ma l’apparizione, si tratta di vere e proprie epifanie, flash elampi lungo tutto l’arco del racconto, più brillante e frizzante èquella del padre di D’Artagnan (Sergio Troiano, volto storicodiCentoVetrine, amplomb e sarcasmo), protettivo compulsivo (loraccomanda di mettersi la maglia di lana in battaglia per nonprendere freddo), insistente e fastidioso come un mosquito (per ilfiglio cadetto), imbarazzante perché si manifesta nelle occasioni piùimpensabili (anche sotto il mantello del Re) porta empatia e fada collante con la storia e con le gag continue disseminate neltragitto. Certamente meno austero e severo, è impossibile nontrovarne l’aggancio-paragone con il padre di Amleto.
E ci sono le canzoni e le coreografie da parata, le grandi portescorrevoli che aprono e chiudono la scena abbagliante, cofanettopieno di preziosità. Un gioco del quale il teatro avevadisperatamente bisogno, perché parla di onore e di orgoglio maanche di gioia e corse sudate, di movimento, di ricerca dellaverità e della giustizia. Un teatro per tutte le età, popolare,diretto, aperto, accessibile, un play fruibile, godibile come in fondodovrebbe sempre essere. A volte ritornano. E sono dei bei ritorni.
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Luca Terracciani - foto PEPE fotografia
Un giovane D'Artagnan per il kolossal in 8puntateDal 18 febbraio a maggio, al Teatro Astra, andrà in scena la pièce “I Tre Moschettieri”,nel cast ci sarà Luca Terracciano, ventisettenne romano che ha vissuto a lungo aTorinodi di TOMMASO SPOTTI
Athos, Porthos e Aramis tornano a vivere sulpalco di Torino. Dal 18 febbraio a maggio, alTeatro Astra, andrà in scena la pièce “I TreMoschettieri”, riadattamento della famosaopera di Alexandre Dumas padre, divisa in ottospettacoli differenti.
Nel cast ci sarà Luca Terracciano,ventisettenne romano che ha vissuto a lungo aTorino. Interpreterà D'Artagnan, uno deipersonaggi principali della storia. “Ho iniziato aundici anni con una compagnia amatoriale,grazie a un amico di mio padre. Recitare èsempre stata la mia passione, e iniziando astudiarla in modo approfondito ho deciso direndere il palcoscenico il mio luogo di lavoro”.Da quel momento la strada lo porta a spostarsiancora, verso lo Stabile di Genova “Sonoentrato nella scuola del Teatro nel 2008, dovemi sono formato per tre anni. È stata una
grande occasione non soltanto dal punto di vista professionale, ma anche umano: mi hapermesso di crescere e formarmi, di diventare un attore più consapevole”.
Otto puntate e otto registi diversi, firme famose del teatro e della recitazione: Beppe Navello,
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(09 febbraio 2016)
Gigi Proietti, Myriam Tanat e altri. Un esperimento simile era stato compiuto anche nellastagione 1986/87, quando Beppe Navello pensò di dividere in dodici puntate lo stessosceneggiato per presentarlo al Teatro dell'Aquila.
“Essere guidati da diversi professionisti è una grande opportunità – spiega Terracciano -perché puoi conoscere e imparare diversi registri comunicativi. Mettere insieme la loroesperienza e la loro conoscenza è un'occasione unica per crescere come attore”.Rappresentare un'opera così famosa è un grande stimolo, ma nasconde anche alcune insidie:“La prima parola che mi viene in mente pensando a D'Artagnan è responsabilità. Molti grandiinterpreti lo hanno portato in scena, quello che posso fare è interpretarlo attraverso la miarealtà e dando al personaggio una chiave di lettura nel presente”.
Infine un consiglio per chi volesse intraprendere la sua stessa strada: “Non bisogna averefretta, le capacità teatrali maturano lentamente nel tempo. Io stesso sono ancora in una fase dicrescita, la consapevolezza del mestiere arriva con molto lavoro, con l'esperienza e con l'età.Bisogna essere pazienti”.
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12-02-2016
Beppe Navello e la grande sfida de “I tremoschettieri”.
a cura di Roberto Canavesi
Torino: al Teatro Astra, da giovedì 18 febbraio a domenica 1 maggio 2016,
Fondazione TPE rilegge in otto puntate la saga di Alexandre Dumas.
Un viaggio lungo due mesi e mezzo per raccontare il romanzo d'appendice per
definizione, I tre moschettieri di Alexandre Dumas, dato in mano a cinque
drammaturghi come Aldo Trionfo, Ghigo De Chiara, Aldo Nicolaj, Ettore Capriolo e
Renato Nicolini, chiamati a riscriverne le avventure per la scena: numeri che destano
impressione nel progetto della Fondazione TPE di cui abbiamo discusso insieme a
Beppe Navello, direttore artistico dell'istituzione torinese, e regista della prima puntata
cui seguiranno le successive sette dirette da Gigi Proietti, Piero Maccarinelli, Myriam
Tanant, Andrea Baracco, Robert Talarczyk, Ugo Gregoretti ed Emiliano Bronzino.
Da metà febbraio ad inizio maggio per raccontare un classico dei classici
riscritto da cinque drammaturghi con un progetto in otto puntate diretto da
altrettanti registi per un cast di una trentina di attori;; numeri in grande che
contrastano con l'idea di un teatro italiano in costante affanno. Quali le
motivazioni alla base del progetto?
“Nel 2015 è intervenuta una radicale riforma di sostegno dello Stato per lo spettacolo
dal vivo che ha comportato per i teatri pubblici l'obbligo di incrementare le produzioni:
un indirizzo come TPE già iniziato a percorrere nelle stagioni passate con una serie di
corpose produzioni insieme ad una compagnia stabile di giovani per la definizione di
una nuova idea di teatro. Muovendomi nei cassetti della memoria sono così andato a
recuperare un'esperienza legata alla mia direzione artistica del Teatro Stabile
dell'Aquila quando, nella seconda metà degli anni Ottanta, mi trovai a lavorare con la
saga di Dumas: ho di nuovo considerato l'intero progetto ricoinvolgendo parte del cast
di autori, registi e collaboratori che contribuirono alla sua realizzazione”.
In questo allestimento gli spazi del Teatro Astra saranno completamente
ridisegnati per un nuovo rapporto attore-pubblico: quali le idee guida nella
definizione dello spazio scenico?
“Già nell'esperienza aquilana la messa in scena prevedeva un diverso coinvolgimento
del pubblico, e quindi una sostanziale rilettura del suo rapporto spaziale con gli
interpreti: un aspetto organizzativo che anche oggi avrà un peso specifico rilevante.
Negli anni di gestione del Teatro Astra abbiamo compiuto tutta una serie di piccoli e
grandi miracoli in termini di consenso numerico di un pubblico la cui presenza è
sempre stata crescente. Oggi il progetto legato a I tre moschettieri serve anche, se
non soprattutto, per ripensare alla rigidità di una sala la cui gradinata sarà
letteralmente smontata e ricomposta ai lati dello spazio scenico destinato ad abbattare
la cosiddetta quarta parete. Esperimento funzionale all'opera di Dumas, ma anche
mirato a comprendere se la parte centrale della sala possa essere in futuro sfruttata
per la realizzazione di quelle nuove forme di drammaturgia contemporanea che
sempre più richiedono l'utilizzo globale dello spazio”.
Otto registi ed altrettante inevitabili idee di teatro per differenze
anagrafiche e di provenienza geografica: massima libertà nella direzione
delle singole puntate o quali le linee guida oggetto di condivisione?
“La scelta degli otto registi è stata effettuata sulla base della loro indiscussa capacità
di ascoltare tanto il testo quanto il pubblico: ciò premesso è ovvio che in loro sia molto
forte la consapevolezza di trovarsi a lavorare con una componente narrativa di fine
Ottocento per l'occasione rielaborata da cinque drammaturghi contemporanei.
Partendo dalla consapevolezza di doversi rapportare con un gruppo di lavoro che sarà
sempre lo stesso per tutte le otto puntate, si è ovviamente definito di lasciare sin dal
primo giorno massima libertà di approccio e di realizzazione”.
Nucleo portante del cast saranno i giovani già apprezzati nelle ultime
stagioni nelle produzioni targate TPE: quanto pensi possa essere
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importante per un teatro, oggi, lavorare con un gruppo di interpreti
fidelizzato?
“Per una realtà come la nostra, depositaria di un'idea di teatro ben specifica, è
fondamentale acquisire sintonia ed abitudine al lavoro che non escludano l'ascolto e la
collaborazione reciproca: lo è, in generale, ancora di più per chi intende intraprendere
un percorso creativo rispetto all'azione teatrale che non sia solo finalizzato alla
presenza sul mercato. Creare un gruppo di lavoro portante ricalca a ben vedere
l'impianto di cui si era fatta promotrice la politica dei teatri stabili, diretta emazione sul
territorio di un modello di teatro pubblico che ebbe si molta presa, ma che con
altrettanta facilità fu posto al centro, in Italia come in altri paesi, di modifiche e
rivisitazioni”.
Per concludere, il progetto I tre moschettieri interesserà il pubblico da fine
inverno a primavera inoltrata: quali le ragioni che dovrebbero convincere
uno spettatore ad accompagnarvi in questo lungo viaggio?
“Noi scommettiamo sulla possibilità di fidelizzare il pubblico sulla scia di una fiducia in
questia anni progressivamente ottenuta: il nostro invito è quello di stare al gioco, di
scommettere sulla possibilità di utilizzare la scena come strumento per una riflessione
civile e sociale, garantendo al contempo agli attori una certa continuità lavorativa. Se
il pubblico ci seguirà siamo sicuri che arriveremo alla creazione di un legame forte
segnato dalla condivisioni di emozioni artistiche attraverso il puro piacere della
creazione teatrale”.
Per I tre moschettieri biglietti a Euro 19 ed Euro 14 con possibilità di abbonamenti:
info su programmazione ed orari allo 011.56.34.352 o all’email [email protected].
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I Tre moschettieridi - Aldo Trionfo - Ghigo de Chiara - Aldo Nicolaj - Ettore Capriolo - Renato NicoliniRegia di - Beppe Navello- Gigi Proietti- Piero Maccarinelli- Myriam Tanant- AndreaBaracco- Robert Talarczyk - Ugo Gregoretti- Emiliano Bronzino
Al teatro Teatro Astra di Torino
dal 26.04.2016 al 01.05.2016
Vedi tournée
Trama:
...continua
Recensione:
Le tre puntate centrali de I tre moschettieri se, da un lato, accompagnano lo
spettatore all'interno dell'articolato intreccio narrativo-drammaturgico che vede i
cadetti di Guascogna doversi difendere da imboscate e tranelli vari orditi in primis
dalla diabolica Milady, dall'altro confermano il successo di una formula ormai vero e
proprio fenomeno di costume.
Tralasciando per un attimo gli aspetti artistici delle serate dirette da Myriam
Tanant,Andrea Baracco e Robert Talarczyk, ad impressionare piacevolmente è la
dimensione rituale di una "festa del teatro" che Beppe Navello ed i suoi ragazzi hanno
saputo creare dal nulla, trasformando la platea del Teatro Astra in una grande piazza
teatrale dove darsi appuntamento settimana dopo settimana: osservando, infatti, I
tre moschettieri con un occhio attento al cosiddetto “color locale” è facile imbattersi
in tanti piccoli gruppi di spettatori che si ritrovano a distanza di pochi giorni
commentando ed ammiccando alla puntata appena vista come all'intero ciclo;; segno
tangibile ed evidente di quella fidelizzazione annunciata come tra i principali obiettivi
dell'articolato progetto .
Tornado alla scena, con le incursioni internazionali di Myriam Tanant e Robert
Talarczyk si tocca forse l'apice di un'espressività e fantasia creativa peraltro già ben
sperimentata nelle puntate iniziali: giocando per così dire in casa, la regista francese
punta sul vitalismo dell'intreccio e sulla vitalità di interpreti sempre tutti encomiabili
per impegno e resa scenica. Lato suo il polacco Robert Talarczyk firma un'ora
abbondante all'insegna della variazione di stili, tra toni comici e sequenze più
drammatiche, muovendosi sempre sul sottile filo del grottesco: provocatorio ed a
tratti spiazzante, il suo è un originale viaggio nella parola di Dumas, approccio
oltremodo interessante per la prospettiva da cui si pone nel raccontare una vicenda
peraltro molto conosciuta e letta anche nella sua Polonia. Tra le due riletture
“straniere”, l'episodio diretto da Andrea Baracco dove il quarantatreenne
regista italiano sceglie di mettersi a disposizione del testo, assecondandone il fluire
senza particolari invenzioni: una scelta, per così dire, più conservativa che ben si
inserisce in un contesto già ampiamente caratterizzato, per dirla alla Goldoni, da non
poche “spiritose invenzioni”.
Sulle ali di un collettivo entusiasmo non resta così che prepararsi al gran finale che
vedrà Ugo Gregoretti ed Emiliano Bronzino firmare le ultime due puntate:
protagonista di mezzo secolo di teatro e televisione Gregoretti, giovane ma già
affermato regista Bronzino, alle loro inevitabili differenti visioni generazionali il
compito di chiudere un racconto ancora ricco di avventure, colpi di scena e
coinvolgente divertimento.
Roberto Canavesi
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I Tre moschettieridi - Aldo Trionfo - Ghigo de Chiara - Aldo Nicolaj - Ettore Capriolo - Renato NicoliniRegia di - Beppe Navello- Gigi Proietti- Piero Maccarinelli- Myriam Tanant- Andrea Baracco- Robert Talarczyk - UgoGregoretti- Emiliano Bronzino
Al teatro Teatro Astra di Torino
dal 26.04.2016 al 01.05.2016
Vedi tournée
Trama:
...continua
Recensione:
Come tutte le belle avventure anche il viaggio de I tre moschettieri giunge al
termine con le puntate dirette da Ugo Gregoretti ed Emiliano Bronzino: ultimedue
settimane di repliche per tirare le fila della saga di Alexandre Dumas con tanto di
soluzione finale degli intrighi e dei misteri che hanno accompagnato il pubblico per
due mesi e mezzo.
Accolto e salutato da vere e proprie ovazioni, Ugo Gregoretti firma la regia
dell'incursione forse più originale dell'intero ciclo: attingendo a piene mani alla sua
decennale esperienza di uomo di teatro e televisione, il regista romano sottopone gli
spazi della Parigi di Luigi XIII ad un curioso ennesimo restyling, trasformandoli in un
ambiente che tanto ricorda gli studi televisivi. Cartelli a vista per gli spettatori,
annunciatrice in gran tiro a commentare l'azione, pannelli colorati che salgono e
scendono dal soffitto, per una divertente ed inedita ambientazione delle peripezie di
D'Artagnan e soci: di tutt'altro registro, e non poteva esser altrimenti, la chiusura
affidata ad Emiliano Bronzino cui tocca il compito non facile di far quadrare un cerchio
di parole ed avvenimenti più volte stravolto nel corso delle otto puntate.
L'avvelenamento di Costanza e la decapitazione di Milady sono le componenti noir di
una serata che ha registrato grande partecipazione ed entusiasmo, sentimenti
destinati a mescolarsi, soprattutto per i più piccini, ad un'umanissima tristezza nel
dover salutare una volta per tutte gli applauditissimi compagni della lunga avventura.
Cala così il sipario su una scommessa teatrale che Beppe Navello e la sua Fondazione
TPE hanno vinto su tutti i fronti: non è questa la sede per ricapitolare i numeri di un
progetto che dal 18 febbraio al 1 maggio ha visto succedersi otto diversi registi per
quasi sessanta repliche nella stragrande maggioranza dei casi sold out: resta, e
questo è forse il dato più importante, la convinzione di aver assistito ad un'operazione
culturale dai significativi risvolti artistici come organizzativi. E se il saluto rivolto a
tutto il gruppo di lavoro sia un addio o un arrivederci, adesso poco conta: quel che,
realmente, crediamo sia importante è la consapevolezza della fattibilità di una formula
dalla realizzazione complessa ed articolata, ma al tempo stesso in grado di fare
assoluta presa sul pubblico ripagando a pieno, in termini di presenze e consensi, i non
pochi investimenti ad essa destinati.
Roberto Canavesi
LATEST UPDATE
Il teatro a puntate? E’ a Torino con “I tre moschettieri”! Feb 05, 2016 Alessandra Chiappori EVENTI, TEATRO 0
Avete mai pensato di seguire una storia a puntate a teatro? E di appassionarvi, di episodio in episodio, alle avvincentied entusiasmanti avventure di un grande classico della letteratura? Se credete che si tratti di un’idea improbabileall’epoca delle serie tv e dei 140 caratteri, vi sbagliate!
La prova arriva dal fiore all’occhiello di questa stagione torinese TPE2015-2016: I tre moschettieri, un kolossal teatrale in 8 puntate. Dal 18febbraio al 1 maggio uno straordinario dispiegamento di registi (benotto, uno per episodio) e di attori (quasi 50) si cimenteranno con ilrifacimento di quello che, trent’anni or sono, era stato il primoesperimento di teatro a puntate, allestito al Teatro Stabile dell’Aquila.Era la stagione 1986-87 e il teatro dell’Aquila per ben 120 messe inscena ospitava i 12 episodi della storia di Dumas: un giocosperimentale destinato a restare nella memoria. Da quell’esperienzaarriveranno a Torino, in un teatro Astra trasformato nella Parigi del1600 con una scenografia immersiva a 360 gradi, Beppe Navello, GigiProietti, Ugo Gregoretti, Piero Maccarinelli, affiancati da rappresentatidella storia recente di TPE, Emiliano Bronzino, Myriam Tanat, AndreaBaracco e Robert Talarczyk.
La sfida è allettante per tutti, sopra e sotto il palco. Ci si aspettanosorprese, emozioni e divertimento dalla rielaborazione di una storia intramontabile di amicizie e tradimenti, spade epassioni, che in una forma narrativa insolita per il teatro si snoderàlungo i mesi spezzandosi e accendendo la curiosità del pubblico.Ma c’è lo stesso entusiasmo anche da parte della grande squadrache da settimane lavora alle prove. Tra i pregi di questa iniziativac’è infatti una simpatica ed efficace campagna promozionale che,anche attraverso i canali social, sta coinvolgendo il pubbliconell’allestimento e preparazione, scaldando l’atmosfera in vistadell’evento e permettendo di seguire le prove e quel che accadedietro le quinte. E così ci sono cavalli che arrivano in auto maanche prove di scherma, prove di canto e interviste ai registi. Come quella che vi riproponiamo a questo link, che haper protagonista Gigi Proietti, regista del secondo episodio, entusiasta dello spettacolo ma soprattutto dei quasi 50giovani attori presenti sul palco. Le parole di Proietti sulle aspettative di questi giovani attori descrivono il senso diun’iniziativa del genere, che lega passato e presente con la testimonianza di maestri e il lavoro di giovani che siaffacciano al teatro, e lo fa attraverso l’intermediazione di una storia leggendaria e del gioco ironico e citazionisticodi storytellig.
Le sorprese che riguardano la storia e la narrazione non finisconoinfatti qui: i moschettieri porteranno con sé anche una serie diiniziative promozionali per la città e a teatro, dove una sorta dinuovo carosello, erede della vecchia tradizione Rai legata aglisceneggiati a puntate, interromperà la narrazione per raccontarealcuni prodotti sponsor. Insomma, un rifacimento di 30 anni chesembra essere più che mai giovane e attuale: non possiamo cheinvitarvi a partecipare e prendere parte all’avventura al grido di“tutti per uno, uno per tutti!”. Questi gli attori e le date di ciascuna puntata, di cui potete
acquistare i biglietti anche sul il sito TPE.
I TRE MOSCHETTIERI da Alexandre Dumas con Luca Terracciano, Matteo Romoli, Alberto Onofrietti, Diego Casalis, Franco Mescolini, Maria Alberta Navello,Daria Pascal Attolini, Marcella Favilla, Gianluigi Pizzetti, Antonio Sarasso, Fabrizio Martorelli, Stefano Moretti,Alessandro Meringolo, Riccardo Ripani, Beata Dudek, Riccardo De Leo, Maria José Revert, Lia Tomatis, Eleni Molos,Andrea Romero, Gianluca Guastella, Francesco Gargiulo, Assunta Occhionero, Michela Di Martino, Vincenzo Paterna,Valeria Tardivo
18-24 febbraio I PUNTATA Regia di Beppe Navello
27 febbraio-4 marzo II PUNTATA Regia di Gigi Proietti
8-13 marzo III PUNTATA Regia di Piero Maccarinelli
Room – in anteprima da Londra Suoni al cinema: arriva Seeyousound Arrivano i corti a Torino con Too Short to Wait Valeria Bianchi: un’appassionante vita per il
Uno spazio dedicato a musica, arte,cinema, letteratura, spettacolo ed eventiper dare voce ai giovani esordienti:www.artintime.it
Posted by ArtInTime on Lunedì 28dicembre 2015
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Quando il teatro diventauno sceneggiato a puntate
Quando il teatro diventa uno sceneggiato a puntate, la vicendae i personaggi entrano a far parte delle vite del pubblico, sifanno compagni di strada, attesi e familiari come iprotagonisti dei telefilm o delle soap.È quanto avviene ne “I Tre Moschettieri” in forma di serial inotto puntate, che il Teatro Piemonte Europa (TPE) di Torinopropone e produce questa stagione, rifacendosi a unesperimento audace ideato trenta anni fa da Beppe Navelloper il Teatro dell'Aquila, primo caso di spettacolo seriale nella
storia del teatro italiano.
Il vitalissimo romanzo feuilleton di Alexandre Dumas che fu pubblicato a puntate su “LeSiècle” nel 1844 (e in questa forma pubblicarono anche Balzac e Zola) ben si prestaall'adattamento teatrale a episodi curato da cinque drammaturghi quali Aldo Trionfo,Ghigo De Chiara, Aldo Nicolaj, Ettore Capriolo e Renato Nicolini. I registi sono inveceotto, uno per ogni puntata, alcuni già nella squadra dell'avventura dell'Aquila: BeppeNavello - oggi direttore del TPE-, Gigi Proietti, Ugo Gregoretti e Piero Maccarinelli, altriinvece di nuova generazione: Emiliano Bronzino, Myriam Tanat, Andrea Baracco e RobertTalarczyk.
La scena è immersiva: dal febbraio scorso e fino maggio, pertutta la durata del serial, l'intero teatro Astra di Torino si ètrasformato in una Place des Vosges dove il pubblico è sedutoin situazione di grande prossimità con D'Artagnan e i trecompagni (Luca Terracciano, Alberto Onofrietti, Diego Casalise Matteo Romoli), con l'astuto Richelieu (un Antonio Sarassoperfetto nei panni del machiavellico porporato), con il re LuigiXIII (un divertito Gianluigi Pizzetti), con i seducentiBuckingham (Riccardo Ripani) e Costanza (Maria AlbertaNavello) e con tutti e trenta i versatili attori. Versatili perchéin queste rappresentazioni spumeggianti del romanzo di
guasconeria, amicizia e tradimenti, oltre a recitare, si canta, si tira di scherma, ci siarrampica, si pubblicizzano i prodotti degli sponsor (sciarpe, profumi, candele) in spotrealizzati dagli attori. E il pubblico partecipa, ride, ritorna, si abbona a tutti gli episodi.
Finora – siamo in questi giorni alla quarta puntata, a metà dell'opera – c'è stato overbooking ogni sera, in settecentotrentanove si sono abbonati allo sceneggiato teatrale e siprevedono quindi dodicimila spettatori complessivi nelle cinquantasei repliche
Martedì • 29 Marzo 2016 • Aggiornato alle 17:00
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NÓVA Cultura-Domenica Teatro e danza
Quando il teatro diventa uno
sceneggiato a puntate
di Chiara Castellazzi
IN QUESTO ARTICOLO
Media
Argomenti: Place des Vosges | FrancescoFassonecostumista | Piero Maccarinelli | LuigiPeregomusiche | GigiSaccomandiscenografo |GermanoMazzocchettiprogetto | Robert Talarczyk |AndreaBaracco | Ghigo De Chiara
25 marzo 2016
dell'operazione moschettieri.
D'altronde anche i numeri della produzione sono da kolossal, come recita la locandina:otto registi, cinque drammaturghi, trentotto attori, venticinque collaboratori, undicitecnici, duecentosei pagine di copione, novantasei costumi, cinquecentoottantacinquemetri di tessuto, trentadue cambi di scena, millecinquecento metri quadri di tela dipinta,centoventi proiettori luci, trenta spade per venticinque duelli.
L'intramontabile motto “Tutti per uno e uno per tutti” sembra valere in questo caso per lacomunità teatrale intera, pubblico compreso, che a maggio potrà partecipare a una granfesta finale con gli attori.
www.fondazionetpe.it Torino, Teatro Astra. 18 febbraio – maggio 2016
I Tre moschettieri al teatro Astra di Torino sono un vero “grande evento” Elena Bottari aprile 1, 2016
Dopo 30 anni dalla prima messa in scena all’Aquila, è approdata al teatro Astra di Torino una meravigliosa
novità che seguiamo fin dalla prima puntata con un tifo ormai da stadio. Il ciclo di episodi “I tre
moschettieri” rende pienamente giustizia all’opera di Alexandre Dumas con duelli, colpi di scena e
sontuosità di scenari senza rinunciare a sottigliezze psicologiche e riflessioni filosofiche. Mito dell’amicizia e
della lealtà, analisi della società e dei suoi giochi spesso crudeli, “I tre moschettieri” è la storia di un ragazzo
che approda a corte e osa sfidare assieme ai suoi amici l’uomo contro cui nessuno ha il coraggio di
schierarsi, il cardinale Richelieu.
Cosa rende questo spettacolo l’evento dell’anno dal nostro punto di vista? Il vasto respiro del progetto e i
risultati di un lavoro da grande produzione cui partecipano un amplissimo numero di registi, scenografi,
costumisti, ottimi attori che sono anche cantanti e un potente senso del gioco teatrale che sorprende grandi
e bambini ad ogni trovata scenografica e ad ogni soluzione drammaturgica originale. Si resta a bocca
aperta per questo teatro “immersivo” come nessun videogioco potrà mai essere. Seduti a pochi passi dagli
attori si apprezzano le musiche scritte per l’occasione da Germano Mazzocchetti. I leitmotiv cantati e
l’accompagnamento musicale dal vivo aggiungono un ulteriore elemento di immediatezza e di
coinvolgimento. Ironia e levità mai banale accompagnano il pubblico in una grande avventura che promette
di riservare ancora molte sorprese. E che belle scenografie, che meravigliosi costumi, che magia davvero!
Che conseguenze ha sui più piccoli?
Il loro serissimo coinvolgimento nella fittissima trama prima di tutto, un po’ imbarazzati di essere ad un
passo dal re di Francia e di veder brandire spade di metallo vero o cavalcare cavalli di legno che
assomigliano molto ai loro monopattini. Usciti dal teatro, i bambini duellano allegramente, impersonano il
moschettiere preferito, sbeffeggiano il papà del giovane guascone e poi vogliono leggere il librone originale.
Detto fatto! E’ una piacevolissima lettura che durerà per mesi ma regalerà belle soddisfazioni.
A fine puntata valanga di applausi su tutti gli attori a cui il pubblico tributa il giusto riconoscimento e la
gratitudine per aver dato forma ad un sogno senza tempo, nel breve spazio di un’ora. !
!!
I TRE MOSCHETTIERI Publié le 21 mars 2016 par theatreauvent
C'est en 1844, sous le règne de Louis Philippe en France, que les Trois Mousquetaires d'Alexandre Dumas entrèrent en scène, la scène de la littérature, en tenant en haleine durant plusieurs mois, les lecteurs du Journal quotidien Le Siècle, captivés par leurs aventures extraordinaires, à l'époque de Louis XIII et du Cardinal de Richelieu.
Quelle audace tout de même que celle d'Alexandre Dumas de mettre en scène des personnages historiques tels que Richelieu, Anne d'Autriche, Louis XIII, le Duc de Bickingham, bousculés par des personnages de fiction, les Trois Mousquetaires, Athos, Porthos et Aramis et le fameux d'Artagnan (inspiré d'un réel d'Artagnan) pour mettre en perspective une période trouble de l'histoire de France, notamment le siège de la Rochelle.
La fusion entre les protagonistes historiques et les personnages de fiction est telle que si quelqu’un s'aventurait à dire que les trois mousquetaires n'ont jamais existé, nous le croirions pas.
Le savant mélange entre récit historique et récit d'aventure permettait d'attiser la curiosité du lecteur, de l'instruire tout en le divertissant.
Nous savons qu'Alexandre Dumas fortifié par le succès de ce roman feuilleton en fit lui même une adaptation théâtrale et que des metteurs en scène français de renom tels que Roger Planchon, Marcel Maréchal etc. l'ont également adapté pour le théâtre. Mais nous n'imaginions pas que la renommée des Trois Mousquetaires ait pu s'étendre jusqu'en Italie. C'était sans compter sur cet ambassadeur des lettres françaises Beppe Navello, fervent admirateur des Trois Mousquetaires depuis l'adolescence, qui a réussi à insuffler sa passion, à huit metteurs en scène (dont lui même) qui assurent les mises en scène de huit épisodes de ce roman fleuve au Théâtre ASTRA durant une saison qui a commencé en Janvier et se termine en mai.
Pour cette entreprise extraordinaire, il a fallu transformer le théâtre Astra, recréer complètement sa scénographie afin de permettre au public installé de façon bi frontale, de se
trouver de plain pied avec les comédiens, et de se projeter complètement dans le 17ème siècle grâce aux façades de la Place des Vosges en toile peinte.
Un véritable chantier qui a demandé la création de 96 costumes, 585 MÈTRES DE TISSU ,700 M2 DE SURFACE SCÉNIQUE, 1500 M2 DE TOILE PEINT etc et qui donne surtout l'opportunité à 8 metteurs en scène (de France, Italie, Pologne) 5 dramaturges, 38 acteurs, 25 collaborateurs, 11 techniciens de partager leurs talents durant 5 mois.
La durée du spectacle est certes une gageure mais le pari est gagné, puisque les Trois Mousquetaires vont afficher « complet » jusqu'au mois de Mai. Beppe NAVELLO particulièrement concerné par la précarité des conditions de travail des comédiens, ne peut que s'en réjouir car c'est avec un cœur d'Artagnan qu'il a mobilisé ses troupes.
Nous avons pu assister au 4ème épisode « L'affaire des ferrets de la Reine » mis en scène par Myriam TANANT, dramaturge, metteure en scène également d'opéra, qui a travaillé avec Giogio STREHLER dont elle fut l'assistante au Théâtre de l’Odéon.
Un épisode bien entendu spectaculaire, au cours duquel d'Artagnan part à Portmouth rejoindre le Duc De Buckingham récupérer les ferrets de la Reine, où l'on assiste au fameux bal où la Reine doit exhiber sa parure etc . La voyage en bateau est figuré de façon incroyable grâce à de gigantesques voiles de part et d’autre de la scène qui flottent au vent. A l’heure du bal, les spectateurs qui se trouvent face à face peuvent endosser leurs propres masques dorés. Les tableaux hauts en couleurs sont agrémentés de combats de cape et d'épée et les mousquetaires qui circulent sur des chevaux à trottinettes, chantent à cœur joie des hymnes à la liberté.
Une mise en scène festive servie par d'excellents comédiens, qui est un véritable régal pour l’œil, extrêmement vive et sans aucune surcharge, juste ce qu'il faut pour évoquer par clins d’œils, le palais de Buckingham, un petit lupanar, les échaffourées, les intriques, de façon cocasse.
Nous voilà terriblement envieux du public Italien qui va pouvoir poursuivre les aventures de ces trois mousquetaires jusqu'au mois de Mai, mais rien n'est impossible aux amoureux du théâtre, qu'ils se le disent, Turin n'est juste qu'à quelques chevauchées de la France, les trois mousquetaires en dignes ambassadeurs de Dumas les attendent de pied ferme, Dumas qui rappelons le combattit auprès de Garibaldi et dirigea même un journal italien, L'Indipendente.
N'en doutons pas, c'est aussi la fibre italienne de Dumas qui résonne en ce moment au Théâtre ASTRA de la façon plus chaleureuse, la plus authentique, grâce à ce fantastique roman feuilleton théâtral, unique en son genre !
Paris, le 21 Mars 2016 Evelyne Trân
!
«Les TroisMousquetaires»d’Alexandre Dumas, dugrand théâtre populaire !
Beppe Navello, directeur du théâtre Astra àTurin, rêvait, depuis qu’il avait lu le roman danssa jeunesse, d’un projet : Les TroisMousquetaires. La saison 2015-2016, réalisa sonrêve de porter à la scène le plus célèbre roman deDumas. Huit épisodes, huit metteurs en scène sesuccèdent, pour venir à bout de ce roman théâtralde huit heures. Que du Bonheur !
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22 MARS 2016 PAR DASHIELL DONELLO BLOG : LES DITS DUTHÉÂTRE DASHIELL DONELLO
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dartagnan1-1
Bien avant d’être un livre de renommée mondiale, le roman, Les TroisMousquetaires, a été un feuilleton dans le journal « Le Siècle ». Fort d’un grandsuccès public, il fût publié en 1844 chez l’éditeur Baudry.
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Beppe Navello, directeur du théâtre Astra à Turin, rêvait, depuis qu’il avait lu leroman dans sa jeunesse, d’un projet : Les Trois Mousquetaires. La saison 2015-2016, réalisa son rêve de porter à la scène le plus célèbre roman de Dumas. Huit
épisodes, huit metteurs en scène se succèdent, pour venir à bout de ce roman
théâtral de huit heures.
Il s’agit ici de l’épisode IV, dans une mise en scène de Myriam Tanant. Sonchoix s’est porté sur Les ferrets de la Reine.
La reine, par l'intermédiaire de Constance, envoie d'Artagnan à Londres
récupérer les ferrets qu'elle a imprudemment offerts au duc. En effet, poussé par
le cardinal, le roi a demandé à la reine de paraître avec ces ferrets au prochain
Bal des Échevins. Pour être certain que la reine ne pourra obéir, Richelieu a
chargé Milady de Winter de subtiliser deux des ferrets qui sont en possession de
Buckingham. D'Artagnan part pour l'Angleterre avec ses compagnons et leurs
laquais. Il laisse en chemin Porthos, aux prises avec un ivrogne, Aramis, blessé
au bras, et enfin Athos, accusé d’être un faux-monnayeur. Il rejoint enfin
l'Angleterre avec un laissez-passer volé au comte de Wardes (l'amant de
Milady). Il voit le duc de Buckingham qui accepte de lui donner les ferrets et
ordonne à son joaillier personnel de fabriquer deux autres ferrets pour remplacer
ceux volés par Milady. D'Artagnan retourne à Paris juste à temps pour sauver la
reine.
Une mise en scène de fête !
Dans une scénographie bi-frontale l’action se déroule entre Paris et Portsmouth,
figurée par une toile déroulante qui représente à Paris la place des Vosges, et en
Angleterre la ville de Portsmouth.
Le théâtre proposé par Myriam Tanant est imaginaire, populaire et tout en
action. Un vrai théâtre de fête, avec tous les ingrédients de la comédie : des
costumes éblouissants, des accessoires ingénieux (les chevaux à trottinette sont
particulièrement ludiques), le plateau qui, en un éclair, devient Bal ou palais etc.
Avec un casting comme on en voit plus sur nos théâtres de nos jours. Une
quarantaine de comédiens talentueux et dynamiques qui incarnent avec passion
leurs personnages.
Le théâtre Astra a fait salle comble et le public ravi a bissé de nombreuses fois la
troupe. D’ailleurs réservez vite vos places, car les huit épisodes sont déjà,
jusqu’en mai, presque complet. L’événement théâtral est à Turin ne le manquez
pas, ce n’est que du bonheur !