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DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 03

Non credo che sembri un santuario...mi pare più un'archiettura peruna base lunare inserita in una semplice e essenziale, e per questobella, vallata calabrese.

Giuseppe Romeo

Polaroid

CONTROCOPERTINA

Insipienza ed ingratitudine deigiganti del Comune di Roccella

20 agosto, funerali di Pasquino Crupi e visita del ministro Kyenge a Roccella Jonica

Un ruggitoinascoltatoDopo un anno nessuna notizia dallaSoprintendenza. E se a Capo Zeffirioci fosse un tesoro? Rimarrà unmistero, un’affascinante leggenda inattesa del nuovo Paolo Orsi.

Non so che cosa abbiano scritto i giornalie gli editorialisti sulla dipartita diPasquino. Non lo so e francamente nonmi interessa più di tanto. Noi amici edimmagino anche i suoi familiari eravamoconsci che quanto prima lo avremmoperso e che, quindi, avremmo dovutoaccettare con mestizia tale evento. La sua morte mi ricorda tuttavia un aned-doto raccontatomi dal Preside CarmeloFilocamo, anche egli venuto a mancarenon molto tempo fa. Si trattava dellamorte di Benedetto Croce avvenuta nellontano 1952 e come l’evento fosse statoaccolto da un noto ed autorevole filosofoche viveva ed operava all’Università diMessina. Questi accolse con gioia lamorte del più autorevole uomo di culturadella prima metà del Novecento tant’èche quella sera si ubriacò e dal balconedell’albergo dove alloggiava incominciò asputare su preti ed ecclesiastici in genereche si trovavano a passare da corsoCavour, non risparmiando loro diimproperi ed insulti. L’indomani,paradossalmente, scrisse unencomio in onore del maestroche non era seconda a quellidegli Ateniesi dell’età diPericle. Spero di vivocuore che cose similinon siano accadutenei confronti diPasquino anche se miviene il timore che l’ana-logia possa essere calzante:gli avversari di sempre, sem-pre avari nel riconoscere lasua bravura, hannotessuto lodispertica-t e .

Noi , che gli siamo stati sempre amici, nelsenso più alto e nobile del termine, cosadel resto contraccambiata, ci siamo sfor-zati di farlo quando era in vita ed in suaassenza perché non poteva difendersi.E che cosa si rimproverava a Pasquino?Si rimproverava il fatto di essere nato dauna famiglia umile, suo padre era ferro-viere, di essere stato sempre orgoglioso ditale stato e di essersi affermato solo gra-zie al merito, come del resto dicasi di suofratello Giovanni, già professore di mec-canica razionale all’Università diMessina.Di avere redatto, dopo svariati anni distudio assiduo e faticoso, una Storia dellaletteratura calabrese che ha varcato gliangusti limiti locali per volare negli spazieuropei ed internazionali. Rimane certoun qualche difetto, come in ogni operaumana; è perfettibile senza dubbio, macercare il neo, la macula, significa nello

stesso tempo perdere divista l’enorme, ottimo ed

originale lavoro cherimane una pietra

miliare nella sto-ria della

culturaeuropea

e mon-diale.

Pasquino hasuperato iristretti limitidella cultura pro-

vinciale che loavrebbero relega-

to a semplice, sep-pur bravo ed origina-

le, professore di liceo egli avversari, di solito

concorrenti, non glihanno mai perdona-

to che egli fossedivenuto unacelebrità nellastoria della cul-tura meridio-nale e meri-dional is ta .Quando eglisi innalzavagli altri cer-

cavano diportarlo sem-pre ai lorolivelli cercan-

do di svender-lo come poco

“aff idabi le” ,m e n t r e

all’Università diMalta teneva la lec-

tio magistralis aduna platea moltoselezionata e com-posta dalla migliorer a p p r e s e n t a n z a

diplomatica naziona-le.Quando Pasquino sielevava come un farosimile a Cassiodoro

oppure Campanella gli altri lo volevanoabbassare dicendo che stava diventandocredente e che quella che era la ricercacontinua, seria e forse sistematica fossestata invece frutto di un banale incidenteche la mano della Provvidenza gli avevavoluto porgere.Non so se Pasquino fosse credente, noncambia tuttavia l’opinione che ho nei suoiconfronti e che difficilmente potrò cam-biare perché me la sono costruita in pro-prio. L’ho conosciuto quando era ancorastudente a Locri e poi ho avuto la fortunadi averlo come direttore di un giornale acui spesso offro la mia collaborazione,sempre pronto ad ascoltare ed ad appren-dere come si addice alle persone di cultu-ra e nello stesso tempo sempre pronto adelargire buoni consigli ed insegnamenti.La cosa di cui sono certo è che Pasquinoin questa ricerca di Dio non rievocavaaffatto la scommessa pascaliana dell’ulti-mo momento. Credo piuttosto che il rap-porto con Dio o se non altro con un dise-gno razionale che dovesse governare ilmondo Pasquino l’avesse sempre cercatoe questo spiega la sua caratteriale inquie-tudine. E veniamo all’ultimo punto, forse quellopiù importante di questo nostro piccolonecrologio.Qualcuno, non molto tempo fa avevascritto che non bisogna solo essere fortu-nati nella vita ma anche nella morte. È unpensiero che possiamo condividere.Certamente Pasquino è stato nella suavita un uomo fortunato perché ha avutomolti amici, affetti familiari e fortuna pro-fessionale. È stato sfortunato nella suamorte perché il suo funerale era qualcheora prima del conferimento della cittadi-nanza onoraria, a Roccella Jonica, al neoministro Kyenge?Credo che più di sfortuna in questo casosi tratti di insipienza ed ingratitudine.Insipienza perché nulla sarebbe ostato ilposticipo di qualche ora, in modo da con-sentire alle diverse e svariate personalitàdel mondo istituzionale di adempiere ailoro doveri, come si usa in queste contra-de in eventi così sentiti come un lutto.Ingratitudine perché gli organizzatori nonhanno proprio tenuto conto che questavolta a morire era una delle più alteespressioni della cultura calabrese degliultimi trent’anni.Infine sarebbe stata una grande opportu-nità per la neo- ministra di avere familia-rità con le usanze del Mezzogiorno chesicuramente lei non conosce ed al con-tempo di arricchire il proprio bagaglioculturale venendo ad apprendere chequel posticipo era stato causato dallacommemorazione di una grande perso-nalità della storia della cultura meridio-nale che si chiama Pasquino Crupi. Non so più a questo punto distinguerechi è stato più sfortunato. Certamente noiche vorremmo essere immortali sappia-mo che il pensiero e l’opera, più che inostri figli, ci rendono tali. In ogni casoPasquino lascia figli ed opere che lo can-didano ad una sicura immortalità.

Domenico Angilletta

RITROVAMENTO BRONZO

Un ruggito, un urlo è stato udito lo scor-so anno a circa 100 metri dalle coste afri-cesi. Le acque di Capo Zeffirio hannopartorito e dato in consegna a LeoMorabito una testa leonina di bronzod’ancora incerta datazione. Il luogo delritrovamento si trova ai piedi del pro-montorio dello Zefiro, sinuosa alturache sovrasta il mar Jonio. Scogliere erocce scolpite dal vento. Danzanti ondecantano un segreto inabissato in questomare colore blu zeffiro. Il ritrovamento della testa leonina èavvenuto nello stesso luogo in cui recen-temente alcuni archeologi hanno sco-perto i resti di quello che sembrerebbeessere il porto dell’antica Locri. Spesso i nostri reperti archeologici sonostati oggetto di rapina e di trafugamentoper essere rivenduti a collezionisti priva-ti o rispuntando dopo anni come dona-zioni di privati nei musei d’Italia e delmondo. Leo Morabito, entusiasta dellasua scoperta, non ha pensato al propriotornaconto personale e ha consegnato ilbronzo alle autorità competenti. E inquel momento neanche sapeva dell’esi-stenza di un premio per quanti ritrovanoreperti archeologici. Ad un anno di distanza, come abbiamopiù volte scritto, il mistero conitnua adaleggiare sulla testa di leone, non è anco-ra stata datata e quindi non se ne cono-sce neanche il reale valore. Il signor

Morabito ha inviato anche una missivaalla soprintendenza chiedendo informa-zioni, ma gli è stato risposto che ancorala testa leonina non è stata valutata. Non dispiace per il premio, quanto inve-ce per la superficialità, il pressapochi-smo, la lentezza con cui si guarda aquanto succede nella nostra regione.Dopo un anno non si è in grado di cono-scere alcunche di questo reperto archeo-logico. E se quella testa di leone fossesolo un segnale di una nave sommersa,di una città nascosta, di un tempio, sidovrebbe aspettare che i trafugatori ecommercianti clandestini di opere d’arteportino tutto via? E se le maree avesserogià ricoperto ogni cosa? Possibile chedebbano essere dei comuni cittadini aporrsi questi quesiti. Si dia una mossa lasovrintendenza e si sveglino anche leautorità locali che sembrano supine esilenti. Non un comunicato, non unaparola, che sia questa la considerazioneche gli enti hanno dei propri cittadini?Magari si rivelerà un reperto comune edi non grnade valore, ma abbiamo dirit-to ad essere informati. E comunque, diceva bene CarmineAbate nel suo libro La collina del vento.Pendici del Rossarco, promontorio diCapo Zeffirio entrambe realtà enigmati-che destinate a rimanere leggende inattesa che ricompaia il nuovo Paolo Orsi.

Ilaria Ammendolia

Santuario di Placanica

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Parlandodi...

LA SETTIMANA

EMANUELA ALVARO

Tanto è stato avviato, molto si dovrà ancorafare, ma per Candeloro Imbalzano di certoc’è che dalla “mozione Locride”, approvata afine 2011, a cambiare è stato l’atteggiamentonei confronti di questo comprensorio, primadi tutto quello di una politica che, indipen-dentemente dal colore, lo ha marginalizzato.«L’ormai troppo nota mozione sulla Locride,approvata all’unanimità dal consiglio regio-nale dopo l’impegno che avevo assunto conl’Assemblea dei sindaci e con la società civilenel periodo tormentato dell’estate del 2011,con un pizzico di orgoglio, per me è stata unospartiacque tra la fase di disattenzione dellaclasse politica a vari livelli e una fase nuova,non dimenticando che i processi per usciredalle emergenze hanno tempi lunghi». La Locride ha bisogno di una terapia d’urto,un impegno che Imbalzano sottolinea debbacamminare di pari passo con le necessità dellealtre realtà regionali. «Quella mozione haportato la Locride, quanto meno allo stesso

livello del resto della Regione, dopo una fasedi dimenticanza e marginalizzazione causatadalle amministrazioni regionali precedenti dicentrodestra e centrosinistra».Per il consigliere regionale la mozione unruolo lo ha avuto anche alla luce dei fatti.Come esempio porta quello dei Pisl, su 92milioni di euro alla Locride ne sono stati asse-gnati circa 40, somme che ora possono esserespese perché l’iter ormai è stato avviato. Unaltro esempio la vicenda che riguarda i centristorici, per Imbalzano «un bluff delle ammi-nistrazioni precedenti», per i quali adessosono stati erogati circa 2 milioni di euro. Il presidente della Commissione bilancio,attività produttive e fondi comunitari sottoli-neando l’impegno di tutti i suoi colleghi,ricorda le somme ancora da spendere nel set-tore della depurazione, «come i 21 milioniper la Vallata del Torbido. Qui ci sono respon-sabilità per le mancate scelte». Si sofferma sututte le risorse assegnate con bandi regionaliin questi anni ad aziende nel settore dell’agri-coltura e afferma che per lui un settore stra-

tegico è quello dei beni culturali e archeologi-ci che infatti ha avuto una spinta importante.«La Locride è un “giacimento” culturale ingenerale, archeologico in particolare. LocriEpizefiri deve essere messa in rete con le altrearee del comprensorio. Quello su cui puntareè la valorizzazione delle peculiarità dei singo-li comuni in una logica di comprensorio. IlPiano strategico della Locride, incluso nelcontesto della programmazione regionale,può essere determinante. Come presidentedella Commissione per i fondi comunitari

prima che si faccianonscelte per la program-mazione 2014/2020 promuoverò delle audi-zioni con i rappresentanti di amministrazionilocali e società civile». Imbalzano raccontauna strategia di interventi in corso d’opera,tutti orientati a provocare sviluppo e lavoro,un percorso nel quale è fondamentale il ruolodella Chiesa, in particolare quello svolto daMonsignor Fiorini Morosini. Scelte strategi-che su cui puntare, risorse da valorizzarecome mare e montagna ed anche il settoretermale, religioso e museale. Piani spiaggia dafar approvare, rete dei sentieri da far conosce-re, il “Musaba” da valorizzare. A tutto questosi aggiunge l’enogastronomia, per lui minierainesauribile di sviluppo, fino ad oggi utilizzatasolo in parte. Ma parlare di crescita significa soffermarsi suuna questione che per il comprensorio locri-deo risulta molto delicata, la sanità.Imbalzano assicura che le risorse già destina-te verranno spese per averne una a “misuradel malato”. «Rientra in questo progetto ilPresidio ospedaliero di Locri e la Casa della

salute di Siderno, struttura quest’ultima digrande importanza dove per settembre stoconcordando una visita per capire a chepunto siamo e cercare di stimolare la direzio-ne generale a procedere con la realizzazione.Le risorse sono disponibili e assolutamenteverrà accelerato l’iter». Ma le grandi criticità rimangono è questo ral-lenta tutto. Tra queste la mobilità per la qualeè stato chiesto di finanziare altri lotti per larealizzazione definitiva della nuova stradastatale 106 e terminare quelli in corso d’ope-ra. Per la questione rifiuti Imbalzano si aspet-ta molto dal nuovo piano approvato dallagiunta regionale. E ancora il nuovo corso chesi aprirà con l’avvio della Città metropolitananella quale la Locride rientrerà a pieno titoloe, con uno stimolo nuovo da parte della poli-tica, si attende la riapertura dei lavori per il“Tavolo Locride” intrapreso mesi fa, poi bloc-catosi. «Dal dottor Pugliese ci è stato confer-mato che tutto è pronto perché si riavvii ilrapporto al Ministero della coesione territo-riale».

L’intervista

Il punto sulla situazione della Locride e sulla mozione proposta nel 2011

STATALE 106

La strada dellamorte mietenuove vittime

La statale 106 continua a mietere vittime. Il terribile inci-dente che lunedì ha visto la morte dei coniugi GiovanniBevilacqua e Antonia Amato, 73 e 72 anni, rappresenta-no soltanto le ultime due vite che hanno dovuto fare iconti con la famigerata “strada della morte”. Il teatro diquesto episodio è stato lo svincolo lato sud di fronte all'en-trata di Saline Joniche. Terribile è stato l'impatto tra lamoto ape, a bordo della quale si trovavano le due vittime,ed un'altra auto il cui conducente è rimasto illeso.L'incidente si è verificato a pochi metri dal luogo in cui giànello scorso mese di novembre si era registrata un'altra vit-tima. Natale Benedetto, infatti, 43 anni, geometra perde-va la vita in seguito ad uno scontro tra l'Alfa 147 delle vit-

tima e la 500, guidata da un uomo ferito, e che si é verifi-cato sulla statale 106 all'altezza di Riace. Senza andaremolto a ritroso nel tempo, sempre nello stesso tratto stra-dale tra lo svincolo di S.Elia e quello di Saline Nord, sonostate molte altre le persone che hanno terminato sull'asfal-to la propria esistenza. Una serie di episodi che lasciano ilsegno in tutti coloro che sono “costretti” a percorrere l'u-nica strada che collega Reggio Calabria con la fascia joni-ca.Ancora una volta è montata la protesta da parte di citta-dini e di automobilisti circa la mancanza di interventi in unluogo molto pericoloso dove una rotonda ed un tutordella velocità, ad esempio, potrebbero rappresentare delle

alternative alla poca sicurezza. Senza dimenticare i varipericoli presenti lungo l'intera ss 106 nel tratto tra Pellaroe Condofuri Marina. Alcuni interventi sono in fase diattuazione per opera dell'Anas, come la creazione dellarotonda di fronte lo svincolo lato nord di Saline Joniche elo svincolo sud di Lazzaro, anche se non mancano le pro-teste. Molti altri, invece, i punti che non saranno interes-sati dai lavori, come la strada che da Melito Porto Salvoprocede lungo il litorale jonico. Quanto altro spargimento di sangue si dovrà versare sullass106 prima che si intervenga con decisione? La politicadovrebbe farsi sentire anche se non siamo in campagnaelettorale. (redazionentacalabria.it)

a colloquio con Candeloro Imbalzano

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la Riviera

3) IL MIRACOLO DI GRATTERI. CALANOA PICCO LE RISSE DI MATRICE‘NDRNAGHETISTA NEI PARTY D’ESTATE

1) ADDIO PROFESSORE PASQUINOCRUPI

2) JONIO-TIRRENO: INCIDENTE NEIPRESSI DI MAMMOLA, COINVOLTAUN’INTERA FAMIGLIA

5) IL “CASO IAQUINTA” È IL “CASOCALABRIA”

6) SIDERNO CONFISCATI I BENI ADANTONIO GALEA

8) INCENDIO SCOPPIATO TRA LE PARETIDELL’YMCA A CAUSA DI UN CORTOCIRCUITO

Le notizie più lettedella settimana sularivieraonline.com

4) BIMBO DI DUE ANNI HA RISCHIATODI ANNEGARE. È RICOVERATO IN RIANI-MAZIONE

MERIDIONAL-MENTE di Enzo Carrozza

“Ci sono questioni irrisolte,tante”. Me lo sussurrò all’o-recchio Pasquino Crupi, conun filo di voce, l’ultima voltache andai a trovarlo. Era il 12Agosto. Aggiunse: “Sai cosavogliono far capire di noikalabresi? Che siamo arretra-ti e violenti perché inferiorigeneticamente. Capisci cheinfamia?” E ancora: “Il pro-blema vero sai qual è? È spa-rito il meridionalismo. Ci hanno ridotto al silenzio.Non possiamo più difenderciperché la cultura nazionale èfatta solo di voci che non par-lano più dei figli del meridio-ne, dei nostri problemi”. Hoascoltato zitto, annuendo eguardando quegli occhi

umidi di sofferenza. Poi gli hopreso la mano e l’ho tenutanella mia. Non era stato pos-sibile farlo con Nicola Zitara.Non l’avevo fatto conGiancarlo Bregantini, un

padre non preso dalla morte,ma scacciato dalla malafede.L’ho fatto con l’ultimo Padremio e dei kalabresi. Davantiai miei occhi si spegneva l’ul-timo fuoco del meridionali-

smo socialista. L’ultimo Padre che tuonava,digrignava i denti, tirava calci,malediceva gli altri per difen-dere i suoi figli: i kalabresi. L’ultimo Padre che, con vino esenza vino, mandava a quelpaese i diffamatori della suaterra: la Kalabria. Adessosiamo più soli. Adesso tocca anoi difenderci dalle infamie.Non potremo farlo con l’iro-nica eleganza oratoria diPasquino. Con la competenzascientifica di Nicola Zitara.Con la pietas e l’amore diGiancarlo Bregantini, ma lastrada è tracciata, anche selunga e pericolosa. Ciao Pasquino.

7) SIDERNO AMARA. LO SFOGO DEICITTADINI : “NON È PIÙ LA NOSTRACITTÀ”

CCARARTOLINE MERIDIONALI TOLINE MERIDIONALI Antonio Calabrò

Rosso di seraRosso, di Sera. Come il titolodi un suo famoso libro. Rossocome le passioni che lohanno sempre animato. Il tra-monto calabrese saluta perl’ultima volta il professoreCrupi, la sua voce cavernosache sembrava provenire diret-tamente dall’antichità di que-sta terra tanta amata, e le sueriflessioni così profonde eacute da essere spessoespressioni di un solista vir-tuoso. Un riferimento, unaindirizzo, un maestro. Rossodi sera, la scomparsa e unvuoto nella cultura calabresee nei cuori di tutti quelli che

L’ultimo padre

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Bimbo di due annirischia di annegare

Centro Afa Reul siavvia all’apertura

Da lunedì è rivoverato nel reparto diRianimazione dell’Ospedale di Locri unbimbo di due anni che ha rischiato di anne-gare nelle nostre acque. Il bambino quandoè arrivato al Pronto Soccorso della strutturaospedaliera era cianotico e aveva moltaacqua nei polmoni. I dottori mantengono laprognosi riservata.

LOCRI

L'Afa Reul di Bianco si avvia verso l'a-pertura. Da settembre il centro ripren-derà le sue regolari funzioni, interrottea causa del fallimento finanziario dellasede Afa Reul di Genova. Il centro èstato, e tornerà ad essere, uno dei fioreall'occhiello per il comune di Bianco,insieme al centro riabilitativo Medical& Psicology.

BIANCO

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Copertina

Lunedì, oltre il mezzogiorno, è morto PasquinoCrupi. Uomo del sud, dell’appartenenza, pioniere del

sapere. Il più grande oratore del dopoguerra. Con il suo cappello - lana d'inverno, paglia d'estate- è andato

sempre oltre gli schemi di una letteratura accomodante e di ungiornalismo da tastiera. Sempre, convinto, con tutto il talento di questo

mondo, addirittura col vino, oltre il basso orizzonte a cui ci hannoforzatamente costretti. Sempre, con la sua bandiera rossa in fronte al

sole. Sempre a est, in faccia alla grande boa sorta al confine di unmondo limitato. Sempre. E mentre tutti, quasi tutti,

s’impegnavano nei tentativi di migliorare vecchieimpostazioni, lui ne inventava di nuove. Grazie. Hasta Direttore. Sempre.

LA REDAZIONE

GrazieProfessore

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COPERTINA

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Cari colleghi e compa-gni della Riviera orache Pasquino ci halasciato mi restatevoi. Rosario e tuttigli altri siete stati la

sua ultima ciurma.Non è facile stare sem-

pre dalla parte del torto. Viringrazio per avermi tenuto in considerazio-ne spesso e volentieri. Ma questa volta sonoio a chiedervi di ospitarmi sul vostro giorna-le. Vi mando le parole e gli aneddoti già scrit-ti per altro giornale elettronico. Ma ho biso-gno che questo pezzo resti su carta a futuramemoria. Voglio che lo leggano le personedella Lccride che non vanno su Internet. Vichiedo di farmi restare nei vostri annali. Saràbello ricercare chi fu avversario di Pasquino econ coerenza ora che è morto non lo oltrag-gerà con falsi ricordi. Sarà bello incontrarci eraccontare a coloro che verranno di questonostro amico e maestro che sapeva semprestupirci. Pasquino Crupi stava a suo agio allaComune di Parigi o con i poeti di strada.Alzeremo sempre il calice nel suo ricordo.Proporremo sempre la sua parola.Un uomo contro certamente il professorCrupi. Sempre sul crinale della contraddizio-ne. Vedo che si mettono molti cappelli sulsuo catafalco e la sua battaglia meridionali-sta. Pasquino non era di nessuno non ho la lapretesa di dire che fosse il mio. Io penso sipossa dire che Pasquino era il più grandemappatore della letteratura calabrese.Autorevole critico e studioso, difficilmentenon conosceva un personaggio, un autore, unmovimento. L’autorevolezza in tal senso eramonumentale. I suoi studi critici e le pubbli-cazioni, ed intendo anche quelle più divulga-tive come le agende aneddotiche e la lettera-tura calabrese per studenti, restano a futuramemoria come un ghirigoro sciasciano di unpubblico che ha avuto spesso difficoltà nelleggere le sue radici. E Pasquino, fu anchesciasciano nella difesa dei diritti e dellegaranzie. Da Pedro l’autonomo ai sequestra-tori di San Luca fucilati alla schiena dai cara-binieri mai venne meno il garantismo e laparola netta di Pasquino Crupi che fu sempreallergico a vestali e professionistidell’Antimafia.Vorrei raccontar di Pasquino quello che “glialtri non scrivono”, tanto per stare al mottocomune di un nostro giornale ormai mutatopersino nel nome e quindi consegnato allaStoria. Io Pasquino lo leggevo da ragazzo. Miappassionava quella parola possente, adirata,calda. Quello smontare i giornali padani chesempre avevano un loro teorema se a ReggioCalabria prevalevano i sì referendari controla legge Reale. Erano tempi di articolas-se e non c’erano tweet. Il lavoro cul-turale si svolgeva per parola scritta esu giornali militanti. Quello manci-niano, di cui era stretto colonnellodi riferimento, era molto serrato.Anni dopo, mi ritrovai ad esseregiovane tenente di un’emittente chenella mia Cosenza ha lasciato unsegno come Telekabul manciniana contutta la miglior accezione di questa defi-nizione. Pasquino ne era direttore.Venne una volta per farsiriprendere in video. Suquell’effige scorreva-no le “pasquinate”affilate. Quandoqualcuno cercavadi intimidire lacombattiva reda-zione con minac-cia di querela, opeggio se qual-che pubblico uffi-ciale chiedevadocumentazione,ed io mi prendevocura d’informarloal telefono, l’urlonella cornetta erap o s s e n t e :“Andassero al diavolo,andate avanti”. Mai avreipensato che il futuro ci aves-se riservato tanto camminoassieme. E penso al nostroultimo atto pubblico. Io e

Pasquino in Cassazione con condanne perdiffamazione nei confronti di una signoradella politica. E il nostro bravo avvocato,Marina Pasqua, avvince i togati poggiandosull’estro di Crupi emulo del Pasquino roma-no che ha licenza riconosciuta di satira corro-siva. Era una Luna Rossa anche quella,rubrica quotidiana che impreziosiva ognimattina il nostro “Calabria Ora” e che grazieall’editore Pellegrini abbiamo raccolto in unvolume che ha una mia piccola prefazioneche santificava già in vita il magistrale colla-boratore. Quando c’era da prender la scimi-tarra della polemica andavamo come ad unpranzo di nozze. Il sodalizio stretto lo avevoavviato da caporedattore del “Quotidiano diCalabria” iniziando un corteggiamento dellasua firma lento ed incalzante. EnnioSimeone ne colse le portata ed aprì il porto-ne. Al giornale si presentò il suo studio cro-ciano e il dibattito fu molto elevato. AReggio si avvertì lo scossone. Dopo TotòDelfino anche Crupi al “Quotidiano” segna-va che quel giornale non era più solo di

Cosenza. Mi seguì senza esitazione dopo latraumatica scissione, anzi posso dire che sipropose affermando: “Direttore con te sem-pre. Apprezzo il vostro coraggio”. Divenneuna sorta di padre nobile di “Calabria Ora.” Ho peregrinato con lui per le contrade dellaJonica reggina. Mi fece premiare a Bovasuperiore tra parlate grecaniche e nebbie daromanzo. Ovunque andassimo c’erano poetiche recitavano versi struggenti e divertenti.In una taverna su una fiumara mangiammoe bevemmo da giorno a notte confidandociche erano stolti quelli che dicono che posso-no bere litri di vino senza provare ebbrezza.Andai con lui a mangiare il maiale ammaz-zato in una di quelle famiglie che hanno imaschi in carcere e quel giorno capì tanto emolto della nostra Calabria. Fui contento didonargli la letteratura originale diSettembrini e una ristampa de La Folla diPasquale Rossi che presi dai miei scaffali peraffidare al suo genio e sfogliando le paginedel letterato patriota bofonchio: “Chistu èbonu”. Abuso della pagina ma devo aggiun-

gere che Pasquino non fu uomo facile.Poteva far a cazzotti in una biblioteca pubbli-ca per il fastidio che arrecava il suo trillo ditelefono e poteva essere aggressivo in certepolemiche e bisogna convenire che conMauro Minervino e Massimo Celani la que-stione, da me non governata per titolo abdi-cato a “Calabria Ora”, prese binari non pro-prio ortodossi. Pasquino sapeva essere anchestorto. Conosceva il sincretismo della ‘ndran-gheta arcaica con la sinistra e ne era lui stes-so contaminato. Uomo del Novecento,meridionalista da battaglia. Non piegò mai latesta. Decise anche i destini della politica conil suo esser terzo. Aggrappò agli scogli l’ideasocialista contribuendo a volte a farla diven-tare altra cosa. Maestro di belle parole epolitica non corretta non è mai stato un cor-rotto cattivo tenente. All’apprendere dellasua morte in cielo al mare c’erano il solerosso fuoco del tramonto e la luna piena. Laluna rossa di Pasquino Crupi. Per quantostorta, Pasquino stanne certo, la nostra lunala terremo sempre alta.

PARIDE LEPORACE

“Della Calabria amo ogni monte, ognimarina, ogni foresta, ogni albero ed ognifilo d’erba”, diceva Vincenzo Padulagrande intellettuale calabrese ottocente-

sco e primo tra i meridionalisti dellanostra Regione. Di Pasquino Crupi si puòdire che, oltre la natura e la sua terra, amavagli uomini, la cultura, la civiltà, le arti e la let-teratura della nostra Calabria.Nessuno più di lui fu vicino al popolo, ai

suoi problemi e alle sue difficoltà; pochicome lui l’hanno difeso dalle calunnie, dallemaldicenze, dalle offese, quasi sempre gra-tuite, di certa stampa preconcetta e prezzo-lata: memorabile la sua presa di posizionedopo i fatti di Luino, nella quale contestòl’operazione di barbara esecuzione dei cara-binieri. La sua vita è stata interamente dedicata

all’affermazione della verità e della giustiziaed alla promozione dell’emancipazionesociale degli umili. Si formò, quasi adole-scente alla scuola del grande giornalista elibero pensatore Titta Foti, collaborando a

quello che, negli anni ‘50, fu il primo giorna-le libero della nostra Regione: Il Gazzettinodell’Ionio; Pasquino Crupi apprese da que-sto straordinario maestro il “culto” dellaverità, il coraggio delle proprie azioni nel-l’affrontare, sul piano dialettico, qualsiasiavversario, anche il più potente, sia negliscritti che nei comizi di piazza.Giovane professore, negli anni ‘60, guidò glistudenti della Locride nelle rivendicazionistudentesche, iniziando, molti di loro, allalotta politica ed alla protesta sociale.Intellettuale totale volse i suoi interessi cul-turali, negli scritti e nelle conferenze ad ogni

meridionalista, polemista, storico della letteraturaFORTUNATO NUCERA

Pasquino non fuuomo facile.

Poteva far a cazzotti in una biblioteca

pubblica per il fastidioche arrecava il

suo trillo di telefono e poteva essere

aggressivo in certepolemiche.

Pasquino sapeva essere anche storto.

Addio Zarfò intellettuale atipico

un uomocontro

All’apprendere della sua morte in cielo al mare c’erano il solerosso fuoco del tramonto e la luna piena.La luna rossa di Pasquino Crupi. Per quanto storta, Pasquino stanne certo, la nostra luna la terremo sempre alta.

Pasquino Crupi,

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DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 09

Chi raccoglieràla sua Bandiera

Il giorno delfunerale eroa 350 chilo-metri didistanza daBova

Marina. Duegiorni dopo

sono andato aporgere le condoglianze alla fami-glia insieme a Pietro Melia.Pasquino aveva fatto da chioccia adue giornalisti imbèrbi come erava-mo io e Pietro a quel tempo. Undettaglio che fa comprendere qualera il nostro rapporto di amicizia. Almeno ai miei occhi, a queitempi, Pasquino apparve come unrivoluzionario sebbene egli, dopouna prima esperienza nel Pci, sifosse avvicinato a un partito rifor-mista come quello socialista diMancini. Ma per il professore ilcontenitore contava poco, l’essen-ziale per lui erano i contenuti, lebattaglie che riteneva giusto fare. Equali erano, allora, nella Locride lebattaglie da fare? Tante. Ma nericordo soprattutto due: la guerradialettica a una preside di RoccellaJonica e la guerra altrettanto dia-lettica nei confronti di un prete diAfrico. «Un prete con i pantaloni»,lo definì Nicola Zitara nel saggio diCorrado Stajano, “Africo”. In questi giorni ho letto tanti manon tantissimi commenti suPasquino Crupi. Io stesso ho tenta-to di sintetizzare un suo profilo sulQuotidiano della Calabria. Devodire che le parole più autentiche leho trovate su Internet dove hocolto gli spunti più belli provenientida una generazione più giovane.Penso, ad esempio, ai post (si dicecosì nel gergo web) – e cito amemoria – di Mario Meliadò,Manuela Iatì, Antonietta Catanese,Francesca Chirico, Giusva Brancae altri. E tanti altri giovani che ave-vano soggezione, ammirazione erispetto per il professore sempredispensatore di buoni consigli e diutili indirizzi formativi. Particolarmente azzeccato mi èparso il ricordo postato daAntonella Cuzzocrea sui viaggi inlittorina su e giù per la jonica.

Una vita trascorsa su vagoniapprossimativi perché il

professore non ha maivoluto allontanarsi

dal suo paese. Ilsuo rifugio maanche la suacondanna per-ché una per-

sonalitàcome la suaaveva biso-gno di un

contestomolto, molto

più vasto per spri-gionare tutto il suo

potenziale intellettivo.Che comunque si è dispie-gato nel corso degli anni. Ho letto da qualche parteche al funerale sarebbemancato il “palazzo”. E perfortuna, mi è venuto dapensare. E poi: il palazzointeso come politica o ilpalazzo inteso come isti-tuzione? Del primo nonpenso si sia sentito ilbisogno, al netto dei

rapporti personali con chi è andatoa omaggiarlo. Grave, invece, è statal’assenza di alcune istituzioni.Gravissima, poi, l’assenza di unaparte significativa del mondo acca-demico. E anche questo fatto erascontato perché – in linea con i tra-scorsi – c’è stato almeno il buongusto di stare alla larga.C’è – se mi si passa l’iperbole - unagerarchia ideale sulle categorieespressive che hanno condensato lacomplessa e ricca figura del profes-sore. Il letterato, lo storico della let-teratura calabrese, il meridionali-sta, il critico, lo scrittore, l’operato-re culturale, il giornalista, il polemi-sta, il politico. Quest’ultima catego-ria, la meno riuscita nella vita diquesta personalità irrequieta e irre-golare rispetto alle convezionisociali e ai conformismi quotidiani,ha finito per offuscare, in alcunifrangenti, tutte le altre. E’ statolodato da tutto l’arco costituzionalee ciò spiega la considerazionegenerale, ovvero non tartufesca, delsuo agire molto cromatico nellevarie congiunture politiche. Maquesto è un aspetto minore su cuiperò si sono costruire alcune mal-dicenze nei suoi riguardi. Per altroverso la sua fede comunista sta allabase del pensiero e dell’azione diogni sua altra attività intesa comeliberazione individuale, come avan-zamento sociale e non certo comeadesione fideistica a una sigla dipartito. Per questo, anche se è statotirato dalla giacca da questo e daquello politico, e da ultimo dalladestra, il suo dato caratterizzante èstato quello di un “rosso antico”del Novecento italiano. Romanticoe barricadiero. Ma anche realistanei conversari privati, nelle critichee persino nelle autocritiche. Che luifaceva sistematicamente da uomointelligente qual è stato. Nella gerarchia del suo essere e delsuo agire, ammesso che si possafare, la condizione politica è l’ulti-ma nella scala dei valori, anche seha egli ha nobilitato i suoi idealicon la coerenza dell’appartenenzaa un credo. Poco, sino ad ora, è stato detto, maci sarà tutto il tempo per ritornarci,sulla sua unicità di storico della let-teratura calabrese e di storico delmeridionalismo. E qui parlo di unadimensione culturale europea se èvero che la Calabria e il Sud fannoancora parte del vecchio continen-te. Da qui la domanda cruciale.Che ne sarà delle sue opere? Chi liravviverà? Chi li studierà? Chitoglierà la polvere dell’oblio? Qualcuno ha parlato dell’esigenzadi creare una fondazione. Non saràfacile, di questi tempi nei quali laprima cosa che si taglia sono i fondiper la cultura. D’altronde se sipensa a come le istituzioni abbianotrattato in questi anni la fondazioneAlvaro c’è poco da stare fiduciosi.Per uscire dal vago si pone unadomanda urgente. Prima di morirePasquino ha licenziato l’ultima suafatica letteraria, “La storia delmeridionalismo”; un volume dioltre 800 pagine. Il suo testamentodi meridionalista, forse dell’ultimomeridionalista che ha cercato, hasognato, di superare il dualismo giàindicato da Salvemini e Fortunato.Il professore Crupi non ha fatto intempo a promuovere questa suaultima opera. Monumentale, checolma una lacuna nel panoramaculturale nazionale. Chi raccoglierà questa bandiera?

BRUNO GEMELLI

settore della cultura: storia, letteratura,scienze sociali, economia politica, filosofiadella storia; anche se, la Letteratura cala-brese fu la sua vera grande passione.Pasquino Crupi “resuscitò” dal secolareoblio i grandi e i minori della letteraturacalabrese, ed assieme al suo compiantomaestro, professor Antonio Piromalli,riportò alla luce tesori letterari ormaidimenticati. Questo lavoro di ricerca, costa-togli anni di lavoro documentato e punti-glioso, è forse il miglior regalo lasciato allegiovani generazioni. Non di meno fu la suaricerca sulla storia della Questione

Meridionale, ultima sua grande opera, desti-nata a divenire il classico per eccellenza delmeridionalismo. Non ha mai rifiutato uninvito, da chiunque gli fosse richiesto, a par-tecipare ad incontri culturali in qualsivoglialuogo della Calabria o di Regioni vicine,non accettando mai compensi, e qualchevolta febbricitante. Una volta ebbi il privile-gio di accompagnarlo ad Olten in Svizzeraper una conferenza suoi fatti di Melissa,richiesta dagli emigrati calabresi di quellacittà.S’onorò di avere come amici persone delpopolo con le quali spesso condivise serateimmemorabili di allegra convivialità e gior-nate di epiche lotte sociali, come quelledegli scioperi delle gelsominaie e gli sciope-ri “a rovescio”, assieme a compagni comeVirgilio Condarcuri, Girolamo Tripodi eFrancesco Femia, i fratelli Tedesco ed altri.Ma ebbe come amici anche persone di altolivello culturale in ogni parte d’Italia. Forsefu l’amicizia col grande poeta dialettale sici-liano Ignazio Buttitta a suggerirgli il rilanciodella poesia popolare calabrese, con unatrovata della sua geniale inventiva: “I poetiin Piazza”, cioè i poeti popolari che, come icantastorie di altri tempi, recitano i loroversi, sapidi, tragici od arguti, nelle piazzedei paesi.Pasquino fu dall’adolescenza, comunistaconvinto, ma senza mai abbandonare il suoistinto libertario; non accettava mai imposi-

zioni o convenzioni che non condivi-desse. Pagò questo suo atteggiamen-to libero con la “scomunica” e l’al-lontanamento dal Partito.Oggi piangiamo questo straordina-rio calabrese, esempio di dignitàumana e coerenza morale e civile,cattedra di saperi; umile con gli umili,intransigente con i ciarlatani, implaca-bile con le caste e i potentati.Pasquino non pensò maiall’arricchimento senon a quellointellettuale.È mortonella casadella suacara figliaIsodiana,circondatodall’affettodei suoifamigliarie degliamici piùcari.A d d i oZ a r f ò ,mancherai atutti noi, ma ame in particolare.

ILARIO AMMENDOLIA

Caro Pasquino, Domenica 18 agosto alle ore14 noi abbiamo perso il nostro direttore, ideboli hanno perso un loro difensore, laCalabria intera ha perso un intellettualelibero e fiero, che ha avuto un solo partito:il popolo calabrese. Più di ogni altro ha

perso la Tua famiglia.Quel pomeriggio triste, dinanzi a quella tua

bara sovrastata da una immagine del “QuartoStato” mi sono reso subito conto che dal quel preciso momento gliuomini liberi della Calabria sarebbero stati più deboli ed il “pote-re” più forte ed arrogante.Insieme a Carmelo Filocamo circa mezzo secolo fa hai scritto LaBibbia dei poveri e dalla parte dei poveri Ti sei collocato per tuttala vita. Non hai potuto farlo da militante e ti sei trasformato inguerrigliero del pensiero ribelle . Sei stato anarchico, comunista,socialista, profondamente Cristiano ma sempre te stesso. Il I mag-gio hai voluto farmi concludere a Bova la festa dei lavoratori. LaBanda intonava “Bandiera rossa” e L’Internazionale, Tu eri allatesta del corteo . Ad un certo punto si svolse una di quelle scene sucui i tuoi poeti di piazza avrebbero potuto scrivere mille poesie eche certamente avrebbe meritato un film di Fellini: quando pas-sammo dinanzi alla Chiesa di don Bosco, ci fermammo e Tu,comunista con fazzoletto rosso al collo, chiedesti alla banda di suo-nare “Noi vogliam Dio che è nostro Padre”. Non c’era né pazzia,né ipocrisia in quella scelta apparentemente così originale e con-traddittoria, ma soltanto la dimostrazione che Tu sei stato leggerocome una farfalla che attratta dai fiori più belli e colorati, vi si pog-gia lentamente sopra succhiando delicatamente il nettare piùdolce che ogni fiore contiene. Tu sei stato un ribelle e la Calabriaè stata la Tua “Sierra maestra”, il luogo in cui hai cavalcato comeun cavaliere errante muovendoti con estrema agilità fra la tuagente, portando sempre e con estrema leggerezza il bagagliopesante in cui tenevi gelosamente custoditi l’anelito dei contadiniin lotta, il grido dei briganti, l’urlo degli ultimi, il pensiero dei gran-di rivoluzionari, la dolcezza dei nostri poeti, la narrazione dei nostriscrittori, la rivolta di Spartaco. Avresti voluto, anzi consentimi,avremmo voluto, trasformare “La Riviera” , il giornale del qualesei stato autorevole direttore, in un vascello corsaro capace diinfliggere colpi alla “invincibile armata” di galeoni pesanti al servi-zio del pensiero oppressivo dominante e del conformismo.

Qualche volta ce l’abbiamo fatta, altre no, ed oggi sarà molto piùdifficile continuare la navigazione senza un direttore capace di reg-gere il timone mentre intorno a noi il mare è tempestoso e pienodi insidie. Mi avevi chiesto di presentare il Tuo ultimo libro “Laquestione meridionale al tempo della diffamazione calcolata delSud” e mi permetterai di leggere - e non per vanità - le parole checon mano tremante mi hai voluto dedicare “A Ilario, dolce com-pagno, nel fatale andare verso la Questione meridionale. Per farlariemergere? O per farci sommergere?” Ecco il dubbio che Tiinquietava. Saremmo stati capaci di far riemergere la “Questionemeridionale” come questione politica e non criminale o saremmostati travolti da un onda feroce e barbara che il dio dei potenti ciavrebbe scagliato contro? Scrutando l’orizzonte Tu avevi visto conchiarezza che coloro che hanno ridotto la Calabria in queste con-dizioni di colonia adesso stanno tentando di criminalizzare la suagente. “Calabresi criminali” con un tasso variabile tra il 27% ed il60% e così il potere ed i suoi ascari si mettono la coscienza a posto.Ecco le ragioni della nostra lotta. La gola da attraversare è moltostretta, liberare il nostro popolo senza farsi risucchiare dai potericriminali che sono affini e congeniali al potere dominante masenza mai rinunciare ad una lotta senza quartiere ed a testa altacontro ogni forma di oppressione. La lotta è impari ma bisognacombatterla con la schiena dritta e recuperando per intero lanostra antica fierezza . Tu non Ti sei mai iscritto alla eletta schieradegli arcangeli e dei serafini, né a quella dei tanti ipocriti e serviche popolano le nostre contrade, anzi in ogni occasione sembravidire “Umano sono non giusto…”. Infatti , Uomo sei stato anchese spesso somigliavi ai cavalieri dell’Ideale. Negli ultimi tempiabbiamo affrontato più volte la questione della morte e di Dio.Come tutte le teste pensanti dal dubbio eri tormentato. Al tuofunerale c’eravamo tutti, almeno tutti quelli che avresti voluto cifossero. Piero Sansonetti ha rilevato che mancava il “potere”,mancava la Calabria “ufficiale” , usurpatrice della sovranità e delladignità del nostro popolo. C’erano i tuoi poeti di piazza, c’eranotanti autentici intellettuali , c’era il Tuo popolo, c’erano i tuoi amici,c’erano i tuoi ideali.. Quella sera la nostra Luna era immensamen-te grande e Tu hai lasciato per sempre la Calabria avvicinandoti aquella Luna insolitamente rossa. Non so se esista un Cielo per gliuomini, ma nel caso il Paradiso ci sia davvero la Tua Madonna diPolsi ed il tuo S. Leo Ti avranno spalancato le porte. Un Uomocome Te non può morire. Chi ha tanto seminato vedrà la fioritu-ra di una nuova primavera. Addio per sempre Pasquino Crupi, addio caro “dolce compagno”.

La Calabria ha perso il suo difensore

Page 10: La Riviera n°35 del 25-08-2013

DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 10

Si era nei primi anniSettanta. PasquinoCrupi aveva poco piùdi trent’anni quando ioragazzo liceale a Locri

lo incrociai durante unamanifestazione di studenti,

mentre li arringava a sinistra. Io comincia-vo già il mio percorso con le idee di destra,e si capì quando mi azzardai a prendere laparola. Ho ormai un ricordo vago di quelmovimentato episodio, ma ancor oggiserbo una netta impressione di quel gio-vane oratore dalla furente e dotta retoricache evidenziava anche una passione lette-raria “verista”.Pasquino Crupi userà, in senso gramscia-no, particolarmente la letteratura (di cuiun certo giornalismo potrebbe essere unepifenomeno) come strumento di inter-pretazione del reale, come veicolo diriscatto e di convincimento sociale, perun’auspicata egemonia politica delle clas-si subalterne, in specie quelle meridionali,che soltanto attraverso il sapere possonoconquistare spazi di potere ed emancipar-si dalle sottomissioni. La sua “Storia dellaletteratura calabrese” nasce appunto dalsuo desiderio di conferire notorietà eperennità anche ai talenti marginali o alie-ni della regione, misconosciuti o del tuttoignorati nelle produzioni editoriali “nor-diste”, benché degni di raffrontarsi adautori “nazionali” spesso sopravvalutatidal marketing. Chi l’avrebbe mai detto che quarant’annidopo quell’episodio giovanile di contesta-zione, io poi cresciuto al giornalismo con-servatore di matrice longanesiana, avreiconsentito a prestargli una seppur radacollaborazione in un periodico impregna-to della sua visione comunista, “LaRiviera”, da lui diretto nell’ultimo sprintpolemico e arguto della sua vita di profes-sore éngagé, e che avrei avuto addiritturacon lui delle consonanze su questioniintellettuali non di poco conto, nonostan-te un forte scontro (di cui lui si dolse: rico-nosco che allora fui un po’ ingiusto perreazione) che avevamo avuto in un“Giorno della Memoria” per la sua anali-si cruda della politica sionista? Così va il mondo delle persone libere chedella cultura fanno un’arma di seduzione

e di cambiamento, una zappa di ricerca diuna possibile verità, una fucina di inven-zioni. Penso che dal manicheismo deitempi giovanili, esibito per sentimento dipartito e voglia di rigenerazione sociale,Pasquino Crupi fosse passato da moltotempo alla consapevolezza della comples-sità, cioè alla percezione che non esisteuna sola possibile verità, e ad una revisio-ne delle illusioni laiciste, sebbene nonabbandonando la propria speranza ideo-logica nella palingenesi. Questa consape-volezza, arricchita dalla franchezza diespressione, da una spregiudicata ironia eda una coerenza all’apparenza anacroni-stica, l’aveva messo in mora tra alcuni pra-ticoni del progressismo post-comunista,mentre i più avveduti nel campo conser-vatore si sono giovati della riflessione edel confronto con le sue opinioni e ideesulle tematiche meridionalistiche.Un uomo di sinistra come Pasquino nonnegava la Tradizione, sebbene la preferis-se libera dalla palla al piede della borghe-sia ipocrita e maneggiona e della religione“impiegatizia”. Sarà per questo che, adesempio, nella devozione non mediatadelle classi subalterne alla Madonna dellaMontagna egli intravide la volontà delpopolo di rivendicare una libertà che in

altri campi della vita calabrese viene con-culcata o subornata da certe applicazioniistituzionali, difendendo perciò il princi-pio della cristianità laddove esso si tradu-ce nella ribellione ai soprusi delle classidominanti e nella tutela della dignitàumana, e non soltanto in un fatto conso-latorio che non rimuove il problema. Credo che il percorso, non dico di conver-sione (parola un po’ abusata), ma di ritor-no romantico alla religione dei padri,fosse iniziato in Pasquino Crupi ancorprima della insorgenza della malattia,verosimilmente con la rilettura deiVangeli e dei pensieri di Blaise Pascal, eper questo si sia naturalmente conclusocon le sue spoglie benedette in una chiesadedicata a San Giovanni Bosco, quasi asignificare la relazione tra l’educazionecivile, attraverso l’insegnamento scolasti-co e il lavoro per ridurre il disagio e lamarginalità tra i giovani, e la crescita inte-riore, attraverso la sapienza evangelica,ch’è il motivo ispiratore del fondatore deisalesiani e ch’è il principio a cui si attenne,con dedizione, il pedagogo comunistaPasquino Crupi, che crocianamente nonpoteva non dirsi cristiano.

Polaroid

LA CULTURA

FRANCESCO D. CARIDI

Crupi, pedagogo comunista e cristiano

«Vorrei consultarela Storia dellaLetteratura diPaasquino»

ADELE CAMBRIA Ho conosciuto Pasquino Crupi ai tempi in cuianche io collaboravo ai “Quaderni delMezzogiorno”, una rivista fondata, se ricordobene, da un magistrato di Vibo Valentia, chesi chiamava Tassone. Mi piacerebbe poteralmeno consultare, di Pasquino Crupi, la suaStoria della Letteratura Calabrese. Proveròalla Biblioteca Nazionale di Roma.

Lassù nel cielo sventola la bandiera rossa di Pasquino Crupi

Un’altra autorevole voce del gran-de meridionalismo si è spenta. Cimancherà il pensiero critico dell’in-

tellettuale di sinistraPasquino Crupi.

Spesso contro-corrente. Il dis-senso non loinfastidiva. Gli

dava anzi unanuova carica. Ha

lottato a lungo e concaparbietà contro il terribile male.Purtroppo invano. La forte fibra haceduto, poco per volta, fino al tristeepilogo. “Sono stanco, sto male,tanto male. Non ce la faccio più”, miconfidò tra un violento attacco ditosse e l’altro, una sera di questocaldo agosto. Abbiamo chiacchiera-to a lungo sull’informazione inCalabria, sul ruolo dei partiti, sullanecessità di non arrendersi.Abbiamo analizzato i tanti problemidel nostro martoriato Sud, in attesache iniziasse la cerimonia per la con-segna del Premio alla carriera“Giomo Trichilo”. Si parlava del pas-sato, confrontandolo con il presente,guardando al futuro. Un tunnelbuio. E il discorso non poteva nonportarci sulle amicizie comuni e suigrandi politici di un tempo, comeGiacomo Mancini. I politici del fare.“Non ci sono più, non ci sarannomai più”, è stata la nostra convinta eunanime conclusione. Pasquinoaveva espresso il forte rammaricoper la scomparsa dalle agende deivari governi e dei vari partiti, della“irrisolta questione meridionale”.Amarezza e delusione.Non rasse-gnazione. Come nel carattere dell’“uomo di Calabria”, che a questaterra ha dedicato tanta passione etante energie. Politico di primopiano, inizialmente nel Pci, poi nelPsi e ultimamente nel PdCI. Uomoschierato a sinistra.Era molto apprezzato dall’on.Giacomo Mancini, il grande leaderdella sinistra italiana. Attivo. Deciso.Innovativo. Èstato anche un giorna-lista “controcorrente”. Per questo siè guadagnato tante simpatie.Maanche tante antipatie. Nei lontanianni ‘70 è stato collaboratore delle

pagine culturali del “Giornale diCalabria” diretto da Piero Ardenti.Tante firme illustri contribuirono adare consistenza al nuovo progettoeditoriale nato per iniziativa del-l’on.Giacomo Mancini e con il soste-gno di autorevoli personaggi come ilprof. Antonio Guarasci (primo pre-sidente della Giunta Regionale dellaCalabria) e dell’ing. GaetanoGreco-Naccarato. Ricordiamo tragli altri Antonio Piromalli, Mario LaCava, Saverio Strati e FortunatoSeminara. Quando nel dicembredel 1975 venne bruciata la casa delloscrittore di Maropati, Pasquino futra i promotori del documento disolidarietà. Una decisa presa di posi-zione: “In Calabria tutto è difficile, el’ostracismo contro la cultura, cheserve, viene da lontano: già nelSettecento a Tommaso Campanellavennero più volte trafugati i mano-scritti a impedimento di una attivitàdi pensiero moderna e dirompente.Non si può essere nella tragedia delpopolo meridionale senza rischi epericoli”. La pagina della cultura del“Giornale di Calabria”, curata daPantaleone Sergi, costituiva unpunto di incontro propositivo perampliare il dibattito sulle nuove viedi sviluppo di una regione che negliAnni ’70 guardava al futuro conl’“ottimismo della volontà” di man-ciniana memoria . Purtroppo non èandata come era anche nelle illumi-nate intenzioni degli uomini di cul-tura calabresi. Pasquino Crupi,come direttore di “Calabria Oggi”,settimanale “politico-culturale per losviluppo democratico della regio-ne”, ha corentemente mantenuto lalinea ferma della lotta contro il sotto-sviluppo e la costruzione di unaCalabria moderna e produttiva.“Uscire dalla crisi con le lotte deilavoratori” scriveva il 22 gennaio del1976. È stato sempre al fianco deglisfruttati. Contro gli sfruttatori. Finoall’ultimo respiro, battagliero diret-tore del settimanale “La Riviera”.Lassù nel cielo sventola ora un’altrabella bandiera rossa. Quella diPasquino Crupi. È la Calabria chenon si arrende.

Un uomo di sinistracome Pasquino non negava la

Tradizione, sebbenela preferisse liberadalla palla al piede

della borghesiaipocrita e

maneggiona e dellareligione

“impiegatizia”.

DOMENICO LOGOZZO

Pasquino in redazione con MimmoLogozzo e Diego Cataldo

Pasquino in un convegno con Vito Teti

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DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 11

Pasquino è morto. L’hoconosciuto da ragazzaal “Circolo Salvemini”di Vibo Valentia dopola chiusura del

«Gazzettino delJonio». In quegli anni,

parlo degli anni ‘60,Pasquino era un giovane giornali-

sta, e forse già scrittore, vocato alla storia diuna “questione” che ancora oggi, sedicentigiornalisti e scrittori, chiamano “meridiona-le”. Noi giovani, però, avevamo assaporatogià quella quaestio e sapevamo che si tratta-va di una questione economica e di palan-che. Pasquino rimaneva marxista convinto ecredeva nel suo marxismo così come nellarinascita del Mezzogiorno. Non si è mai iso-lato, ha stabilito rapporti di solidarietà e diamicizia, sia con il popolo che con gli intel-lettuali. È stato una luce nel suo e nel nostromondo senza speranza. Addio Pasquino.

Intellettuale tormentato,giornalista del suo tempo,“compagno” nel senso piùtradizionale e politico deltermine. Pasquino Crupi

aveva a cuore i problemidel Meridione e con una

magica penna e l'impegno quotidia-no lottava per il suo sviluppo a fianco deisuoi contadini-proletari.Nel panorama non esaltante della culturaregionale, Pasquino è stato un'anomalia diriferimento per chi, come me, ha pratica-to un giornalismo etico come contributoalla costruzione di un discorso pubblico ilpiù ampiamente condiviso.Lascia una lezione politica e culturale chesarà ancora e a lungo utile per l'emancipa-zione della nostra Calabria e del Sud.Cerchiamo di valorizzarla. Ci mancherà.

la Riviera

Il ricordo dellavedova ZitaraANTONIA CAPRIA

Una penna magica,ci mancheràPANTALEONE SERGI

La storia intellettuale, letteraria,culturale alta della nostra terraHo incontrato la prima volta Pasquino Crupia una manifestazione del primo maggio aMonterosso Calabro. Erano i primi anniSettanta: ancora le bandiere rosse,l'Internazionale, la festa del lavoro avevanoun carattere militante, gioioso, fondante dimemoria e di speranza. Ancora la nostraterra si apriva al futuro e non aveva rinnega-to le sue tradizioni e le sue vocazioni, non siera arresa e rassegnata e i suoi gruppi diri-genti non erano tutti fiacchi, incapaci easserviti, come poi li avrebbe descrittiPasquino Crupi nei decenni successivi.Parlava, allora - da un balcone con le ban-diere rosse, con il suo inconfondibile garofa-no nel taschino della giacca - di libertà,democrazia, dignità del lavoro, riscatto delSud, giustizia sociale. Declinava questeparole con concetti efficaci, con quel suogesticolare inconfondibile, il suo parlarediretto, teatrale, avvincente. Questo è rima-sto Pasquino Crupi per il resto della sua vita.Con fatica. Con tenacia. Con fedeltà allaterra, ai ceti popolari, agli ultimi. Le sue nar-razioni e le sue indagini letterarie sono statesempre tese a individuare il carattere socialedella narrativa e della poesia: alla fine per luiil bello e l'artisticamente valido avevanosenso se contribuivano a liberare gli indivi-dui dal bisogno e dalla soggezione. Per que-sto egli dava la stessa dignità e attenzionesia all'opera del grande e noto autore cala-brese che ai versi di uno sconosciuto poetadialettale. Una delle tante iniziative che ci havisto insieme è stata la presenza in una giu-ria di premi della poesia dialettale. E poiquella, nel 2009, sempre voluta daPasquino, sull'indimenticabile e grande MicuPelle. Pasquino, con le sue iniziative, cerca-va di dare la giusta dignità ed attenzione adautori "minori", solitari, periferici, che altri-menti sarebbero stati dimenticati. Egli haoperato ai margini, ai confini, nelle periferieche producevano umanità, sentimenti, valo-ri, desiderio di giustizia, tra contrasti, diffi-coltà e lacerazioni. Dallo scavo nell'anima enelle ombre dell'universo popolare, dallereligiosità della madre e delle altre donne,Pasquino arriva a un suo senso del sacro edel religioso, che convivono con il gusto perla dissacrazione e l'irrisione per i convene-voli e i formalismi elitari. Le sue «provocazioni» non erano gratuite oanimose, erano letteralmente un «vocareper»: un invito alla riflessione, alla consape-volezza, ad adoperare uno sguardo diversoda quello dominante e dall'ufficialità, dallemode e dalle circostanze. Pasquino prende-va di mira le idee che riteneva sbagliate, maile persone. Aveva la capacità di ricredersi edi rivedere le proprie posizioni che concilia-va con la sua intransigenza, con il suo appa-rente, e a volte ricercato, «integralismo». Lasua ironia e autoironia, le sue battute fulmi-nanti e i suoi giudizi taglienti e divertenti,avevano la capacità di fare riflettere, disegnalare che il re è nudo, che la verità ènascosta e insieme evidente, come gli sug-gerivano la tradizione carnevalesca, la poe-sia popolare, la cultura del mondo di appar-tenenza a cui è rimasto sempre fedele, avolte, forse, troppo fedele. Anomalo, controcorrente, organico allagente, indipendente, pungente, irridente, intrincea: si sono sprecati, e anche a ragione,le definizioni per Pasquino. Egli era se stes-so, era quello che pensava e quello che sce-glieva. A volte certe sue posizioni mi risulta-vano non condivisibili, ma capivo che le sueesagerazioni ed esasperazioni erano comun-

que legate alla storia e all'antropologia, allageoantropologia dei luoghi che lui conosce-va e frequentava nei loro molteplici aspetti eparadossi. Riflettevo sempre su quantososteneva perché sapevo che non parlavamai per conto terzi, era organico soltanto alsuo pensiero e alla sua libertà, ai suoi umoriche potevano anche mutare ma con i qualiriusciva a fare i conti. Amava profondamen-te la Calabria e per questo amore probabil-mente aveva scelto di difenderla, protegger-la, tutelarla anche quando appariva indifen-dibile e incomprensibile, irriconoscibile.Non emetteva giudizi definitivi: era libertarioe garantista. Ho visto Pasquino sempre alle prese con lasua fatica, la sua scrittura, il suo lavoro, checompiva miracolosamente, non si sa bene inquali ore del giorno e della notte, visto chepoi si spendeva in convivialità, manifestazio-ni, iniziative, comizi cui partecipava conpassione e dedizione per il piacere di esserericonosciuto e accettato come voce libera escomoda. Irruento ed affettuoso, sarcastico egarbato, irridente e signorile: senza smentir-si, pronto a mettersi in discussione, con l'ar-te di un antico uomo di teatro greco: sapevache la vita è anche conflitto, contrasto, ama-rezza, dramma. Ha saputo vivere con auten-ticità anche le contraddizioni e le solitudiniproprie degli intellettuali e delle personeche incarnano, in maniera profonda, le feri-te, le bellezze, le luci di una terra mobile,vaga, in fuga, dove chi resta, forse, devescontare qualcosa in più quasi per esserepunito e per punirsi di una scelta soloapparentemente comoda, ma in realtà diffi-cile, spaesante, inquieta, quando fatta inmaniera convinta e persuasa. Quanti - esono stati tanti - come me, hanno avuto lafortuna e il piacere di frequentarlo in situa-zioni private, lontano dalla dimensione uffi-ciale, dove comunque ognuno di noi recitao cela una parte, hanno potuto sperimentarela sua disponibilità, la sua capacità di ascol-to. Presentava a volte una maschera ruvida eforse così nascondeva anche la sua delica-tezza, che si traduceva in affettuosità e insenso antico dell'amicizia. Dei mille ricordidi una vita, mentre scrivo mi torna in mentequello di una sera in cui da Bova Marinadovevamo salire a Bova dove in una seratacon i poeti dell'area calabro-greca e dellaLocride, mi consegnava un riconoscimentoper un mio libro. Ci fece girare per più diun'ora lungo le marine dei suoi paesi fino aquando non trovò un garofano rosso chemise nel taschino della giacca. Era la suaidentità e il suo costume, il suo segno distin-tivo, il simbolo di un'appartenenza e di rico-noscimento: disse che era anche un omag-gio per gli ospiti e per chi incontrava. Avremmo dovuto, in questi giorni, presenta-re il suo libro, in maniera ufficiale, nellasede del Consiglio regionale. Non abbiamofatto in tempo per qualche distrazione delleistituzioni. Una copia di quel libro sulla que-stione meridionale era nella sua bara.Portava con sé gli autori e i temi a cui è statofedele, quasi l'ultimo dei meridionalisti(assieme a pochi altri) e che non ritenevasuperato il meridionalismo classico perchéantichi e nuovi sono i problemi e le contrad-dizioni del Sud. Tante copie gireranno eresteranno perché Pasquino ha scritto libri earticoli che appartengono alla storia intellet-tuale, letteraria, culturale alta dell'ultimo dif-ficile, controverso, faticoso cinquantenniodella nostra terra.

VITO TETI

In alto, Pasquino Crupi conCarmine Abate e MimmoGangemi. Al centro, il pro-fessore durante un conve-gno dedicato al senatoreCondarcuri. In basso, l’in-tervento di Crupi durantel’incontro organizzato dallaRegione per la vittoria delPremio Campiello diCarmine Abate

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Un combattente spietato, un uomo semprecontro. Nato comunista e morto comunista,questo era Pasquino Crupi.Un intellettuale fuori dagli schemi, un uomodalle mille contraddizioni. Anche nel giornodel suo funerale non è stato da meno con labenedizione della salma in chiesa e la bandie-ra rossa e l'inno comunista ad attendere ilferetro all'uscita. Un comunista eretico con la forza dell'intel-lettuale. Usava la politica e gli spazi che essagli concedeva per poter comunicare le sueidee. Era garantista, libertario, meridionalistaoltre i confini. Ha sposato la causa socialistaed è stato un manciniano ortodosso. Daglianni '90 è diventato una cellula autonoma,dall'allora in poi le sue scelte politiche sonostate uno strumento di presenza per portareavanti le sue idee e la sua battaglia contro ladiffamazione sistematica del Sud. In queglianni infatti il nuovo sistema elettorale avevafatto perdere centralità alla Dc e al PSI, accu-sati di aver meridionalizzato la politica. Nellasua ultima opera Pasquino ha identificatonegli anni 90 il momento in cui la rappresen-tanza politica meridionale è stata sterilizzata.Ma Pasquino era soprattutto un grande intel-lettuale a cui va riconosciuta l'opera di ricercae classificazione della letteratura meridionali-sta. La sua Collana della Letteratura calabre-se è un'opera immensa. Ha riscoperto gliintellettuali della Calabria, ha parlato diBernardino Telesio, di Padula, di Seminara,ecc. Quest'opera non deve perdersi va recu-perata ed è questa la sfida/richiesta che rivol-go a Scopelliti: adotti la Collana dellaLetteratura calabrese e la porti nelle scuole enelle biblioteche regionali facendo conoscerenuovamente ai calabresi il meridionalismo diSturzo, di Guido Dordo e di Gramsci, rispet-tando così l'immesno lascito di Pasquino e ilsuo amoe per la sua terra.

Polaroid

LA POLITICA

SAVERIO ZAVETTIERI

Un riferimento culturale e sociale

MARIO CALIGIURI

Ha reso quella calabrese un generedi letteratura alta.Confermando che la subalternitàculturale è il riflesso inevitabiledella sudditanza politica ed eco-

nomica. È stato un fiero narratoredelle ragioni del Sud, a volte controcor-

rente, a volte controcorrente assai. Ma mai sconta-to. Era un intellettuale che argomentava le ideesulla base di una conoscenza profonda di vicendestoriche ed autori letterari. Non orecchiava: capiva.Spesso era sapido e tagliente, verso quello che,secondo i suoi punti di vista, non lo garbava.Aveva il dono di parlare chiaro, perché non era unchierico da cortile, genere raro in quest’Italia divenditori ambulanti di parole.Chi affronterà i temi della letteratura calabrese,non potrà che partire da lui. Chi vorrà approfondi-re la sudditanza culturale meridionale avrà in lui unpunto di riferimento acuto e mai banale.Secondo me, è questa l’eredità grande che lascia atutti noi quell’intellettuale poliforme che attraversole sue opere vivrà per sempre e che si chiamavaPasquino Crupi.

Fiero narratoredelle ragioni del Sud

GIAMPAOLO CATANZARITI

La scomparsa del prof. PasquinoCrupi costituisce una perditaancor più grave per la Calabriaperché con Pasquino se ne vauno degli ultimi esponenti del

garantismo meridionale il cuiaccantonamento ha rappresentato un

pericoloso arrettramento sul terreno dei diritti edella ordinata crescita sociale ed economica dellanostra regione.Discutere con il prof. Crupi, un intellettuale atutto tondo, era sempre un momento di crescita.Le sue pasquinate, i suoi scritti hanno rappresen-tato uno scossone provocatorio al torpore a cui cihanno abituato le classi dominanti, come amavadefinirle.Ci mancherà il suo sigaro, ci mancherà il suosguardo sanguigno, ma soprattutto ci mancher-anno le sue coraggiose ed oneste posizioni con-trocorrente rispetto al pensiero conformista eperbenista che ha consentito, unitamente alladipendenza economica, il do

Con Pasquino Crupi scompa-re un intellettuale vero edonesto. Un galantuomo cheha lottato per difendere ilMezzogiorno e la Calabria e

lo ha fatto raccontando, senzaipocrisia e con estremo realismo,

una Calabria vera. Mi legava a lui un solidorapporto di amicizia e la comune matricesocialista del nostro agire politico. Unuomo ed un amico vero, che non ha maiceduto alla facile tentazione della ipocrisiae del qualunquismo. La Calabria ha persoun calabrese vero. Ne sentiremo la mancan-za.

L’ultimo esponente delgarantismo meridionale

GAETANO RAO

Un calabrese vero,un galantuomo

Con Pasquino Crupi, scompare una per-sonalità eminente della cultura meridio-nale che ha svolto con grande passione,coerenza e onestà intellettuale il suoimpegno di studioso, dedicandosi total-mente a valorizzare e difendere la gran-de ricchezza della letteratura e della sto-ria calabrese. Ho avuto il privilegio dipoter apprezzare la dimensione umana,

oltre che il valore intellettuale diPasquino Crupi e credo di poter afferma-re che la sua figura, insieme alle sueopere, resteranno un punto di riferimen-to per la vita culturale e sociale dellaCalabria. C'era in lui una tensione idealee una ricerca costante della verità, dotiche ha sempre riversato nei suoi scritti enei suoi interventi che rimangono, ades-

so, come un tesoro culturale di immensovalore per le nuove generazioni e pertutta la società meridionale, della quale,come meridionalista e storico della lette-ratura, è stato uno dei più degni rappre-sentanti nel solco di una grande tradizio-ne culturale meridionalista.

*Presidente del Consiglio Regionale della Calabria

FRANCESCO TALLARICO*

Un combattentespietato, unletterato raffinato

Ha riscoperto gli intellettuali della Calabria, ha parla-to di Bernardino Telesio, di Padula, di Seminara, ecc.Quest'opera non deve perdersi va recuperata ed èquesta la sfida/richiesta che rivolgo a Scopelliti: adot-ti la Collana della Letteratura calabrese e la portinelle scuole e nelle biblioteche regionali facendoconoscere nuovamente ai calabresi il meridionalismo

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la Riviera

GIUSEPPE SCOPELLITI

In alto, un giovaneCrupi ad un congressodel PCI con Togliatti. Al centro durante uncomizio a Casignananegli anni ‘70. In basso,sul palco per undiscorso elettorale aSiderno insieme aFranco Minniti

“Esprimo il più profondo cordo-glio per la scomparsa di una trale figure intellettuali di maggio-re prestigio della nostra terra. Con Pasquino Crupi se ne va

una tra le più vibranti ed appas-sionate espressioni del panorama

culturale calabrese. Il mio ricordo, intriso di stimaed affetto, è rivolto a quello che è ampiamentericonosciuto come un grande maestro meridionali-sta. Intellettuale contemporaneo, Pasquino Crupi èstato un convinto militante di sinistra dal pensieroben definito che ha però affascinato ed entusia-smato, ben oltre la sua sfera di appartenenza, per lasua instancabile e trascinante volontà di ricercare laverità andando oltre ogni steccato. Negli ultimi tempi ho avuto il privilegio di intensifi-care il confronto dialettico con Pasquino Crupi sulterreno della nascita di un nuovo meridionalismodel quale egli stesso mi riconosceva come uno deipromotori. Abbiamo trovato convergenza di pen-siero e di intenti, primo tra tutti sfatare il paradig-ma della questione meridionale come questionecriminale e confutare la serie inesattezze finalizza-te a penalizzare il Mezzogiorno. Ero stato invitato - prosegue il Presidente Scopelliti- alla presentazione del suo ultimo prodotto lette-rario sulla questione meridionale e mi rattrista l'i-dea che questa occasione pubblica di confrontonon avverrà più. Allo stesso tempo desidero ricor-dare, con commozione e riconoscenza, che haavuto la forza di essere presente e dare il propriocontributo partecipando recentemente all'incontroorganizzato dalla Lista Scopelliti Presidente aReggio Calabria su “La democrazia sospesa”nonostante la sua condizione di salute fosse assaicompromessa. Un generosità che si è espressaanche in questi termini e che detta la misura dellastatura morale di un uomo che non ha lesinatoenergie e risorse per alimentare il dibattito in unaterra tanto bisognosa di dialogo e partecipazionepubblica. La Calabria - conclude il Governatore -ricorderà sempre questa figura di autorevole intel-lettuale.”

Il pensiero delPresidente dellaRegione Calabria

GIUSEPPE BOMBINO

Cade e si ferma oggi il lento eaudace cammino del meridiona-lismo. Si ferma muto davanti aldolore per il vuoto e per l'assen-za del più tenace dei suoi con-

temporanei figli, per la perdita diquella luce che ha spostato il peso

della storia, rimosso l'ingombro delle opache pol-veri del tempo, dissolto le ambiguità di quelleconvenienze che hanno gettato nell'oscurità enell'oblio il processo di crescita ed affermazionedi un intero popolo. Se è vero come diceva ilSalvemini che “la questione meridionale saràrisolta solo da un movimento energico, costante,organico-autonomo, con radici nelMezzogiorno”, è dal Mezzogiorno e dai suoi piùcari e preziosi figli che si dovrà attingere e ripar-tire.È dal convinto meridionalismo del prof. Crupi,amico, padre e fratello che dovrà ripartire questavicenda umana ricca di onore e dignità.A lui va il pensiero, la grande stima, l'affetto, certiche dal suo esempio possa nascere un nuovomeridione.

Una luce che ha spostato il peso della storia

RICCARDO NENCINI*

Pasquino era un uomo distraordinaria umanità, unsocialista autentico, pugna-ce, mai banale, che ha dedi-cato l'intera sua vita di uomo

di studio, di militante e diri-gente politico, alla causa del

riscatto del Mezzogiorno e della suaCalabria. Ai famigliari di Pasquino il miopiù sincero e profondo cordoglio per lascomparsa di un uomo eccezionale. Ci man-cherà.

*segretario nazionale Psi

Si è battuto per ilriscatto del Sud

NICOLA CAPOGRECO

Credo che Pasquino non avessemai potuto immaginare che iomi sarei ricordato di lui tanto dasentire la necessità di riportarela mia testimonianza alla sua

morte. Lui, il Prof. mi ha sempreincuriosito, perché lo ho giudicato un

“autentico” tra tante brutte copie. Un vero colpodi fulmine subii quando nel 2004 ingaggiò unduello con Nicola Zitara in occasione di un con-vegno per celebrare il ritrovamento di un bustodi Re Ferdinando. Alla fine,placati gli animi,glichiesi: Prof. ma perché Lei ce la ha a morte con iBorboni? Perché sono un vero socialista!!!! mirispose con piglio fiero! Mio padre avrebbeapprovato....... guardando dove si sono collocati ivecchi socialisti capii ancora di più quantoPasquino fosse autentico....

Un autentico tra letante brutte copie

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Polaroid

GLI AMICI

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Sarà sempre il Professore

Pasquino Crupi, intellettuale atipico

In un pome-riggio d'estate, mentre assopito,assente lotto contro il caldo, unatelefonata, interrompe il silenzio, “è

morto Pasquino Crupi”, e l'angosciami assale, fermandosi alla gola senza via

d'uscita. Scorrono i minuti veloci come ilvento, devo andare a salutare il mio amico per sempre,che ora non c'è più, e devo fare presto perchè non è die-tro l'angolo, e la distanza che ci separa serve a invaderela mente, dei ricordi che lentamente, come un film scor-rono nei miei pensieri. Ero un alunno quando il profes-sore Crupi scriveva per “il Gazzettino dello Ionio” fon-datore e direttore il grande maestro dei giornalisti TittaFoti, e quasi tutti i pomeriggi finita la scuola, professoredi italiano all'istituto Tecnico per Geometri di Siderno,partiva per Catanzaro, per essere in redazione, a scrive-re, a commentare, a studiare, per diventare quel grandeuomo di cultura che era, meridionalista sin dalla nascita.Erano gli anni bollenti del sessantotto, e da Roma, ilpartito di sua appartenenza, allora il PCI, lo chiamava,onore riservato solo a lui in Calabria, per andare a farecomizi, in supporto ai suoi affiliati e simpatizzanti.Quando iniziava a parlare la sua cultura il suo modo diesprimersi, di incidere sulla stessa folla, diventava magiaper le orecchie di chi, anche per caso, si trovava in piaz-za a sentire e rimanevano affascinati ad ascoltare. Tantevolte sono andato ad accompagnarlo con la mia cinque-cento, che i miei mi avevano comprato, pur essendoancora studente. I nostri giorni erano intensi, si uscivasempre arricchiti e in qualche modo contagiati dal suosapere. La morte, ogni tanto, dovrebbe essere smemora-ta e dimenticarsi di questi uomini eccezionali la cui esi-stenza tanto arricchisce le comunità. È stato insignito del“Premio Ellade nel 1998 e quasi sempre ha relaziona-to e presentato il libro dell'anno, selezionato per ilPremio Pericle. Ma fortunatamente i nostri incontri non si sono limitatisolo a occasioni ufficiali. Ho goduto della sua compagniaogni volta che ho potuto. Insisteva tanto perché gli dessidel tu, ma non ci sono riuscito mai. Per me era e resteràsempre “il Professore”. Con grande capacità intellettua-le che lo distingueva, con la suo dialogo con la sua dialet-tica, piena di armonia, ad'incantare a chi la stava ascol-tando. Le nostre pasquette, duravano dalle dici del mat-tino, alle quattro dell'indomani. Quest'anno ci avevaportato in regalo delle poesie da lui personalmente lette.Il suo proliferale della stampa dei suoi libri, non annofatto altro che arricchire il nostro sapere, il raccontare inlargo e lunga per tutta l'Italia il suo meridionalismo, didifendere la Calabria con i suoi scritti dai soprusi, dagliscippi, dalle ingiustizie, di essere sempre perseguitata,con amore fino all'infinito difenderla sempre. Servo eschiavo di nessuno, il suo sapere, come bandiera svento-lava, ad arricchire, ad informare, a fare dotti, agl'incertiagl' incapaci, a vedere le cose, con serenità, e cercarli dicambiare per il bene dell'umanità. Come Gusu Cristol'ultima cena l'abbiamo fatto poco tempo fa, dove congrande umiltà che lo distingueva, ci ha raccontato le sueangosce e sofferenze di convivere col la malattia che loaveva assalito. Nelle nostre telefonate avvertiva, la suaimpotenza e la distruzione fisica, ma la sua mente sem-pre vigila e attenta consapevole a contare i giorni dellasua fine, ma non certa quella della sua cultura dai suoilibri che ci ha lasciati, da quello che ci ha insegnato cul-turalmente. Il suo ricordo ci da forza, nel ricordarlo sempre vivoaccanto a noi.

È stato un arco di tempopieno, intenso, riccoquello trascorso con ilprofessore. Rivivo lealbe viste in modo

distratto, assieme aGiuseppe Marzano ed a

Sebastiano Primerano: loaccompagnavamo a Bova Marina, dopole cene casarecce che seguivano ognioccasione culturale, un incontro, unapresentazione di libro o un festival dipoesia dialettale. Veniva a Bovalino, dopo essere stato algiornale (la Riviera). «No, non venirmi aprendere a Siderno, non ne vale lapena. C'è il treno, scendo alla stazionedi Bovalino». E si stava insieme, quasisempre al “Chiringuito”, un noto localesul lungomare di Bovalino, dove Enzo,

il proprietario, non riusciva a resiste-re fino alle 4 di mattina e si addor-

mentava sulla panca, mentre ItaloGaltieri continuava a declamare versi diSaffo ed a citare fatti di storia del fasci-smo o della partecipazione ai comizidegli anni '60 di Pasquino, deliziando leserate con una immaginaria donna che,diceva, “non lo meritava” però. Erano trascorsi 37 anni da quando inse-gnava italiano all'Istituto Magistrale “G.Mazzini” di Locri e tra gli allievi c'erauna ragazza, Donatella, che un annodopo sarebbe diventata mia moglie. Loricordo, giovane ed aitante, simpatico,con i baffetti, elegante ed un cappello afalde larghe bianco o bianco-avorio chegli dava il tocco speciale dell'intellettua-le e qualche collega, giovane come lui,non lo “digeriva”. Era un giornalista eaveva scritto già qualche saggio. Ciritrovammo durante un convegno e al

termine ci abbracciammo, gli portai isaluti della sua ex allieva, mia moglie,colpevole, egli, suo professore, di averchiuso un occhio per qualche assenza.Il giorno dopo aveva lezione alla primaora. Lo pregai di fare il relatore ad unincontro in un convegno organizzatodall'UNLA di Bovalino. Ci eravamoritrovati e non ci lasciammo mai più e fusempre disponibile per progetti cultura-li realizzati con La Provincia di ReggioCalabria (mai con la Regione!) e di tantemanifestazioni da lui organizzate aBova, Antonimina ed altri paesi dellaLocride. Al suo fianco ed al mio fianco,senza “rumori” radiofonici o immaginitelevisive. Le “cose” serie le faceva per-ché ci credeva. Non un esibizionista,un intellettuale puro. Pasquino Crupiaveva l'altezza del giudizio. Difficile chesbagliasse. Lo dimostrano i settimanaliappuntamenti con gli essenziali

“Scintille”, “Luna rossa” “Diavolo nero”della Riviera.Pasquino non era un dia-volo. Nero o rosso che si mostrasse, eraun diavolo carico di simpatia. Ho spera-to, fino ad una settimana fa che potessefarcela. Domenica 18 agosto non holetto la sua “Scintilla”. Si stava spegnen-do. La scintilla resta però, una scintillacapace di accendere la speranza, di “ri-crescita” di esserci ancora e lottare peruna Calabria vera, dei calabresi. Ungrande messaggio per i nostri figli. Miafiglia Linuccia, vent'anni, lo ha cono-sciuto. E' tra i fortunati, forse unatedoforo. Una scintilla che è diventatafiaccola. Rimarrai nei nostri cuori per-ché sarai ricordato sempre per quelloche hai lasciato in eterno: i tuoi scritti.Sono certo che ci rivedremo e mi aspet-terai con il tuo Borsalino a falde larghe,la polo rossa ed il sigaro in bocca. Unabbraccio.

WALTER SCERBO

Eravamo nel '94, da qualche mese era morta lasignora Isodiana, la mamma di Pasquino, che dadevota alla “mbiata”, la Madonna di Polsi, rac-comandava al figlio di non bestemmiare. Lui da

dissacratore controcorrente, qualche volta indu-giava nel farlo, da figlio disubbidiente.

Una mattina di fine giugno ci telefonò, chiamandoci a raccolta acasa sua perché doveva raccontarci di un fatto straordinario.Appuntamento a pomeriggio nella casa di Pasquino, eravamo isoliti quattro, “i rossi di sera”. Pasquino narrò che gli era venutain sogno sua mamma, raccomandandogli come sempre di nonbestemmiare la Madonna, ma anche di recarsi al Santuario diPolsi. Lo raccontava con lo sguardo di fuoco che lo caratterizzava,ma avviluppato in una dolce curiosità: Lui ateo doveva andare aPolsi, nel Santuario della Marianità, presso la Madonna dellaMontagna. Sua mamma gliel'aveva chiesto, e avendole disubbidi-to molte volte da viva, non poteva sottrarsi certo ora, che nonc'era più. Organizzammo un pulmino, eravamo in tanti, si facevauna gita. Chi si fermò a Nardello per cucinare, chi invece andò in“processione” con Pasquino a Polsi. Portava il solito “panama”,che con deferente rispetto si tolse non all'entrata del Santuario,bensì appena scesi dal mezzo. Si recò dritto all'altare e ne rimasefulminato, sì dalla statua della Madonna, ma anche dal fascinoieratico, dagli occhi profondi di significati da ricercare, del rettoredi Polsi, don Giosafatte Trimboli. Lì, in quel momento, nel darsiappuntamento ad un suo ritorno a breve a Polsi, cominciò il per-corso di laicizzazione cattolica di Pasquino Crupi, intellettuale intrincea, ma senza recinti. L'analogia con la conversione religiosadi Manzoni è anche evidente appartenenza alla schiera dell'élitedi pensatori, che il tempo ha consegnato alla storia. E' innegabile che la sua vita, Pasquino, l'abbia vissuta con la con-vinzione di credere allo stesso modo al sapere ed alla Madonna,così come la madre gliela aveva rappresentata: compagna fedeledella quotidianità. E la fede lo ha sorretto sempre, fino alla fine,lottando per la vita, prospettava un impegno ancora più incisivoper la Madonna della Montagna, pensando ad una collana edito-riale “I Quaderni di Polsi”.

MIMMO AGOSTINI

“Il libro è la fiaccola cherischiara le vie dell’avvenire”

Ero un ragazzino quandoho conosciuto PasquinoCrupi. Entrammo insimpatia e diventammopresto compagni di viag-

gio. Le collaborazioni, lebelle serate fino all'alba

dopo aver cenato, e non mi pesava, a fineserata, doverlo accompagnare a casa per-chè era una bellezza ascoltarlo. Mi pesa-va il ritorno invece, perchè finivano le sto-rie, finiva la letteratura....il racconto. Si,perchè Pasquino aveva una grandissimacapacità di racconto. Sapeva trasportavr-ti. Un giorno andammo alla RAI diCosenza e ci fermammo a Rogliano peracquistare dei sigari. Nella nebbia dei duesigari accesi mi raccontò una storia...Unsogno ricorrente, una riflessione chespesso la madre esternava al giovane

Pasquino, la visione di un Libro e di unafiaccola accesa: " il libro è la fiaccola cherischiara le vie dell'avvenire". Volle unmio affresco sul muro del suo studio pri-vato con questa frase. Di questo insegna-mento Pasquino fece la sua vita, il librocome simbolo di cultura. La culturaappunto come uso, come "contraerea"all'ignoranza e alla prepotenza degli intel-lettuali radical chic e dei cazzi pieni d'ac-qua presenti a tutto spiano, portando inalto la fiaccola accesa dell'intellettualeveramente colto e con la schiena drittadell'uomo libero. Nell'ultimo viaggioverso il paradiso degli artisti, degli intel-lettuali, dei grandi pensatori, Pasquinoporta con se un libro tra le mani e il suoimmancabile cappello....Nei rossi di sera di una luna che non è piùtua, caro Professore, avrò sempre unricordo per te.

DIEGO CATALDO

DOMENICO SAVICA

Un laico

credentefervente

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DOMENICA 25 AGOSTOO 2013 LA RIVIERA 15

«U sumeri chi si».L'emblema della rovina della

Locride, e della Calabria sta tuttain una affermazione gettata al vento in

una sera d'agosto. Il fatto: al Porto delleGrazie di Roccella Jonica è in corso lasesta serata del "Roccella Jazz", sul palcoc'è Gegè Telsforo, musicista e talento arti-stico riconosciuto a livello mondiale. Staringraziando il pubblico, gli organizzatorie sta cercando di relazionarsi con gli spet-tatori accorsi sulla banchina del Porto pergodere di una serata che soffiava arte ecultura. Telesforo sa come muoversi sulpalco, da quando era ragazzino sotto laguida di Renzo Arbore ha imparatomolto. Ad una sua battuta, quasi un invitoad essere partecipi al concerto, dalle ulti-me file del pubblico si leva l'apocalitticafrase «U sumeri chi si». Il nero della pecedell'animo buio di alcuni calabresi calagelido sul Porto delle Grazie. Mi giro, percapire quale mente illuminata possa avereconcepito, in un momento di luce per l'a-gosto della Locride, quella sibillina e chia-rificatrice frase che denota una rarapochezza intellettuale. Mi aspetto un gio-vane, scapestrato e magari in preda ai fumidell'alcool, ma mi sbaglio. E' un professio-nista (non di Roccella Jonica) maturo, unlaureato che probabilmente non ha trova-to sui libri il capitolo dedicato alla buonacreanza, e non avendo studiato l'argomen-to non lo ha acquisito. Resto attonito e lafrase «U sumeri chi si» rimbomba nellamia testa rovinandomi parte dello splendi-do concerto di Telesforo. Poi capisco, com-prendo al volo che il noto, direi notissimouomo della Locride bene, è in realtà unsimbolo, una sorta di vessillo che ricorda ame, non ancora quarantenne, perchè vivo,e viviamo, in una terra che rimane ferma,immobile e attonita di fronte all'intelligen-

za. L'azzeccagarbugli, così è bene definireil laureato senza lode, è la sintesi dellaclasse dirigente di questo comprensorio, eahimè non solo, un uomo che oltre adavere attraccato la barca al Porto diRoccella Jonica ha ancorato la sua culturaad una pietra che scivola lenta sui fondalidello Jonio. Nessuno lo obbligava nè adascoltare il concerto, nè tanto meno a star-nazzare vicino a chi lo voleva ascoltare.Eppure era lì, si muoveva con fierezza travolti che non capiva e non comprendevaperchè curiosi di carpire qualcosa da un'o-ra e mezza di grande musica. Per lui cheinvece il mondo lo conosce bene e non haalcun bisogno di imparare la serata erasuperflua. Torna però utile ricordare a mestesso, e a chi legge, che nonostante sivoglia vedere sempre il sole, sulla Locridepiove, piove in estate con un turismo chenon decolla e piove in inverno, con uncomprensorio isolato e abbandonato. Lacolpa è della classe dirigente, senza dub-bio, la stessa che per anni ha governatosenza risultati questo lembo di Calabria eancora la governa (Commissariamenti aparte). La colpa è di chi ancora da creditoa figure senza luce intellettuale, senzaslanci di preparazione. Ecco allora che gliordini professionali sono invasi da mezzefigure che hanno dedicato la loro vita acoltivare il prato inglese di fronte a casasenza riuscire a vedere quanta varietà dicolore esiste nel mondo, al di là del lorogiardino. E l'aspetto ancora più grigio èche queste figure non lasciano spazio aigiovani. E allora quella frase gettata lì,quasi con spirito, è stata illuminante, mi hadato finalmente la risposta alla domandasul perchè siamo così indietro in Italia enel mondo, ecco che quindi estendendolaalla collettività verrebbe da dire «evviva, isumeri chi simu».

Quando il professionista dellaLocride non guardaoltre il suo giardino

Tutte le risposte di una serata di jazzal Porto di Roccella

«U sumerichi si»

PIERO MALAFORTUNA

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DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 16

SUMMER

25agostodomenica

Gioiosa Jonica

Festa patronale S.Roccoper le vie del paese h8:00

Roccella Jonica

“Notte verde”Lungomare h21:00info Comune: 0964 84227

San Giovanni diGerace

“Matilde Politi”Fontanella dell'Arco h22:00

info comune: 0964.58023

Reggio Calabria

ANNA OXA IN CALABRIA

Anna Oxa in Concerto a Reggio Calabria-PortoBolaro Centro Commerciale h21:30

26agostolunedi

Roccella JonicaCAFFÈ LETTERARIO 2013“LE ROSE DELLA PIERIA”di Grancesco Franco Circolo Lettura A.R.A.S.Lungomare h19.00 info Comune: 0964 84227

28agostomercoledì

CauloniaKauloniaTarantellaFestivalEugenio BennatoPiazza Mese h22:00

agostoMartedì27

CauloniaKauloniaTarantella FestivalSUD SOUNDSYSTEMPiazza Mese h22:00

BovalinoCincu fimminie un taricommedia brillante Scuola elementare centro h21:30

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DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 17

CAULONIAKauloniaTarantella FestivalAMBROGIO SPARAGNAe la sua ORCHESTRAPOPOLARE ITALIANAPiazza Mese h22:00

agostogiovedi29

CondofuriFesta di SanGiovanniBattistaGallicianò

30agostovenerdì

Mammola“Le bollicine”saggio di danzaPiazza Magenta h21:00

CauloniaKauloniaTarantellaFestivalJames Senese &Napoli CentralePiazza mese h22:00

PlatìGioia Popolarein concerto

Cirella h21:00

RoccellaJonicaCaffè Letterari2013 “L'odoredel rosmarinoed altreessenze”Convento dei Minimih19:00 info Comune:0964 84227

CauloniaMIMMOCAVALLARO &

COSIMO PAPANDREATARANPROJECT”

e la voce divinadi AntonellaRuggiero

Piazza Meseh 21:00

31agostosabato

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SUMMER

Sudoku

VERTICALI

2. CLC;3. Il cognome di Rachel;4. Le vocali in furia; ;5. Lo è un clima piacevole;6. Famosa rete televisiva statunitense;7. Il nome della Kudrow;9. La professione di Joey;10. La professione di Monica;11. Le origini della Aniston;12. Da piccolo Metthew Perry era un campione

di questo sport!13. La laurea della Kudrow;16 Joey gli sostituì il sedere!20. Il nome della scimmia di Ross;22. Tutto in inglese;23. Lo è il gatto della canzone di Phoebe;26. Il nome dell'ex-ragazzo di Monica;27. La professione del padre di Phoebe;28. Il nome della madre di Ross e Monica;30. Il vero nome di Chandler;31 Il cognome di Ross e Monica;33. Il segno zodiacale della Aniston;

34. Joey in verità tiene a due cose: il suo cane35. AXR;40; E' allergico Ross;41; Il lavoro che faceva Rachel prima di entrarenel mondo della moda;45. Il nome del nipote di Monica;46. Il cognome del marito della Aniston;50. Il secondo nome di Rachel;51. YDAL;53. Onde senza la prima lettera;55. Fine di fobia.

Detti calabresi

Indovinello

A jennaru puta paru,ma 'u veruputàzzu è llu mise e marzu.

A gennaio pota in modo massiccio, ma la vera potatura deve avvenire nel mese di marzo.

Tre mamme hanno ognuna 2 figlie.Decidono di andare al cinema ma nella sala sonorimasti solo 8 posti.Riescono lo stesso a sedersitutte,ognuna in un posto.Come è possibile?

Una delle mamme è nonna, cioè mamma di almeno una delle altre.

CruciverbaORIZZONTALI1. Uno degli animali che hanno in casa Joey eChandler;8. Il nome della coinquilina di Monica;12. Il cognome di Joey;14. Articolo determinativo inglese ;15. Macchina in inglese;17. Vocali in Elena;18. Il segno zodiacale che hanno in comune tre deinostri amici;19. Il nome del coinquilino di Chandler;21. La risata nei fumetti;24. Li ha chi va sulla neve;25. L'altro animale che Joey e Chandler hanno in casa; 28. Il nome della sorella più giovane di Rachel;29. Il nome della prima ex-moglie di Ross;30. Nè suo nè tuo;32. Lo stato in cui è nata la Cox;36. Ancora, già in inglese;37. Il cognome di Courtney;38. Sinonimo di stop;39. Le consonanti in quattro;42. Vedere in inglese;43. Gatto in inglese;44. Europe Music Awards;45. Il cognome di Phoebe;47. Il nome del marito della Kudrow;48. Il segno zodiacale della Cox;49. E' il numero delle ragazze protagoniste della sitcom;52. E' il segno zodiacale di LeBlanc;54. Lo sono i capelli di Monica;56. Il nome del marito della Cox;57. Lo sono le origini di Joey;58. Il vero nome di Joey;59. Ci andranno nella prossima serie Chandler eMonica;60. La serie interpretata da Brooke Shields (Gueststar di Friends).

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Parlandodi...

TOWN MEETING

Partecipare, confrontarsi, proporre e pro-gettare, ma soprattutto provarci. Queste leparole chiave del secondo incontro diRedazione Aperta, dopo quello di luglio,sul futuro di Siderno e Locri e su quello chesaranno i Psc, i Piani strutturali comunali.Un incontro a cui seguiranno, da settembrefino a fine anno, altri dieci attraverso i qualiil primo obiettivo da raggiungere è la parte-cipazione e la consapevolezza dei cittadini,spesso privi di reazioni forti, magari soloperché ci si confronta con una politica defi-citaria, sulle questioni che più interessano ilbene comune. In una serata particolare dove a prevalere èstato il ricordo forte di un direttore che maisi sarebbe voluto venisse a mancare, figuracoinvolgente, maestro di tutti coloro i quali,hanno potuto attingere dalla sua immensacultura ed esperienza di vita, cittadini delcomprensorio ed anche residenti in altriluoghi di Italia, si sono confrontati, facendoemergere i pro e i contro di quello chepotrebbe essere un plausibile futuro diSiderno e Locri, ma fondamentalmentequello di tutto il comprensorio, nella consa-pevolezza che da soli non si va molto lonta-no. Nel moderare l’incontro RosarioCondarcuri ha ricordato ai presenti l’ideadella serata, quella di un raffronto ed un’a-nalisi sui piani strutturali comunali dove idue lungomari sono da considerare comedirettrici dello sviluppo. Piero Fuda, Michele Vumbaca, FiorenzoGrollino, Fabio Mammoliti, Mario Diano,

Sonia Lombardo, Pasquale Giurleo,Raffaele Macri Correale, GiancarloFiorenza, Tommaso e Roberto Marvasi,Enzo Brullo, Antonio Tassone prima ditutto cittadini impegnati a vario titolo nellasocietà civile hanno parlato di Psc, da realiz-zare entro il 2014 per i quali è necessariotenere conto di sostenibilità, sussidiarietà,partecipazione e pari opportunità, soloalcuni dei punti citati nelle linee guida. Fuda ripercorrendo il lavoro predisposto inProvincia ha ricordato gli sforzi fatti, nontutti andati a buon fine, spesso anche acausa del passivo comportamento delleamministrazioni locali, quello che, neglianni in cui ha ricoperto il ruolo di presiden-te della Provincia si è riuscito a realizzare eciò che non si è potuto fare perché si sfora-va il patto di stabilità. Soffermandosi suifondi strutturali ha parlato di perdita diopportunità per un’incapacità regionale euna non volontà statale. Questioni fondamentali delle quali perRaffaele Macri Correale è importanteinterrogare i cittadini, i diretti interessati,magari attraverso un questionario, alcunevolte come evidenziato da sidernesi resi-denti altrove, Tommaso e Roberto Marvasi,spinti da una rassegnazione eccessiva,quando invece ci si dovrebbe indignare. Mapiù che i cittadini a non avere la giusta rea-zione di fronte allo “scippo” di opportunitàal territorio sono gli stessi politici. MicheleVumbaca si è chiesto dove siano, cosa stia-no facendo ponendo l’attenzione sull’assen-za del sindaco di Locri o di un suo delegato

e quella dei commissari prefettizi alla guidadell’amministrazione sidernese, con i qualiconfrontarsi e chiedere quali gli intendi-menti in tal senso si vorranno seguire, oalmeno presenti solo per ascoltare. Oltre che di Psc, da considerare come stru-mento politico per il governo del territorioe non un semplice piano regolatore, si èdiscusso di fondi comunitari, del perchénon vengono utilizzati come dovrebbero eper questo persi, ma soprattutto del passa-to di ciò che è stato predisposto, delibere,come quella dell’Asse città e quant’altro,per rientrare nei parametri necessari perutilizzare somme altrimenti dirottate sualtro, poi come spesso accade quando cam-bia la parte politica, dimenticati con tuttociò che comporta. Nella discussione si è parlato di unione diLocri e Siderno, partendo dai lungomari,per poi avere in comune dei servizi impor-tanti, un modo per snellire la spesa ammini-strativa e allo stesso tempo presentarsicome unica città, tale da avere maggiorepeso in future decisioni che interesserannoil comprensorio. Argomento sul quale nontutti i presenti si sono detti favorevoli perdiversità dei due paesi ormai acclarate intutti questi anni. Prima della conclusioneun imprenditore locale, Roberto Gerace hachiesto di non dimenticarsi di un aspettosenza il quale mai si potrà parlare di svilup-po e che sempre più spesso risulta privo diconcretezza, il lavoro, o meglio la mancan-za dello stesso in una terra alla fame.

L’idea della serata, quella di un raffronto ed un’analisi sui piani strutturali comunali dove i due lungomari sono da considerare come direttrici dello sviluppo.

Partecipazione e confronto per un comprensorio

capace di imporsi e scegliere

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LaGerenza...

[email protected]@gmail.comTel 0964/380159

la RivieraRegistrazione Tribunale diLocri (RC)n. 1 del 19/06/1998R.O.C. n°11602 del 02/11/98Questo periodico è associato all’Unione Stampa PeriodicaItaliana AmministratoreUnico Rosario Vladimir Condarcuri

RUBRICHE

Loqui e sproloqui di Filomena CataldoMessagi nel tempo di Daniela Ferraro

COLLABORATORIAnna Laura Tringali, Franco Crinò,Nicodemo Barillaro, GiuseppeGangemi, Mimmo Romeo, GiuseppeFiorenza, Franco Parrello, FrancoBlefari, Daniele Mangiola.

Direttore responsabile: PASQUINO CRUPIIn redazione: ELEONORA ARAGONA, DOMENICO MACRÌ, ILARIA AMMENDOLIA, MASSIMO PETRUNGARO, KATIA CANDIDO, NINO SIGILLI.Editorialista: ILARIO AMMENDOLIAResponsabile sport: ANTONIO TASSONEArt Director: PAOLA D’ORSA

Grafica: EUGENIO FIMOGNARI

NOTE E SCHERMAGLIE

Gerace

L’assessore Giurleo risponde a “Il Trenino”Egregio dr. Condarcuri,con la presente intendo innanzituttorivolgere a Lei e a tutta la redazionede “La Riviera” le più sentite condo-glianze, mie personali e di tutta l’am-ministrazione Comunale dì Gerace,per la recentissima scomparsa deldirettore Pasquino Crupi. In secondo luogo, Le scrivo per porta-re alla Sua attenzione alcune inesat-tezze contenute nell’articolo in ogget-to, ovvero la lettera della signoraMaria Giovanna Sassone, titolaredella ditta “Il Trenino” che opera aGerace facendo compiere ai visitatoriun tour della città. Nello specifico, noncorrisponde al vero quanto affermatodalla signora Sassone a proposito dìquanto accaduto durante l’ultima edi-zione del “Borgo Incantato” ossia:«Poi durante le giornate del Borgoincantato non c’è stato consentito diutilizzare gli altri mezzi a nostra dispo-sizione creando disagi ai turisti e ai fre-

quentatori dell’evento costretti a salirea piedi fino al centro del borgo».Quanto riportato non è esatto: nessunturista o frequentatore dell’evento èstato “costretto” a salire a piedi fino alcentro storico cittadino. A loro dispo-sizione, infatti, vi erano ben quattromezzi autorizzati dal Comune adeffettuare il servizio navetta, di cui unoappartenente proprio della ditta dellasignora Sassone. Oltre ai quattromezzi autorizzati, durante l’ultima edi-zione del “Borgo Incantato” anche iltrenino della signora Sassone ha pre-stato il consueto servizio, in una condi-zione di libera concorrenza e pariopportunità tra i diversi soggetti abili-tati al servizio navetta, che per ovvieragioni non avrebbe in alcun modo eda alcuna ditta essere svolto in regimedi monopolio. Escludo pertanto chetra i frequentatori dell’evento vi siastato qualcuno “costretto” a salire apiedi fino al centro storico cittadino:

chi tra loro avesse voluto avvalersi delservizio navetta, non aveva che l’imba-razzo della scelta.Riguardo, infine, la parte della proprialettera in cui la signora Sassone affer-ma «Non riusciamo a capire poi per-ché i vigili non facciano posteggiare ivisitatori negli appositi parcheggisecondo quanto prescritto dall’ordi-nanza comunale e gli consentano inve-ce di lasciare le auto lungo la circon-vallazione, occupando per altro buonaparte della carreggiata e mettendoanche in pericolo gli altri automobili-sti», faccio presente che il Codice dellaStrada consente di parcheggiare lungouna strada a patto che sia comunquegarantito lo spazio per il passaggio,anche alternato, di veicoli nei duesensi di marcia. Né più né meno di ciòche accade lungo la circonvallazionedi Gerace.In conclusione, mi preme ringraziarepubblicamente i responsabili del

Settore amministrativo e del Settoredi Vigilanza urbana, dottoressaLoredana Panetta e comandanteAntonio Lacopo, unitamente ai lavo-ratori socialmente utili che si sonoadoperati per la buona riuscita dell’e-dizione 2013 de “Il Borgo Incantato”.Un particolare ringraziamento, inol-tre, a tutte le Forze dell’Ordine impe-gnate a garantire la sicurezza dei visi-tatori durante l’evento.RingraziandoLa per l’attenzione con-cessami, Le chiedo cortesemente divoler assicurare a questa mia lo spazioche riterrà opportuno concedere sulprossimo numero de “La Riviera”, nelsolo interesse dei lettori e del lorodiritto alla più completa informazione.AugurandoLe buon Lavoro a Lei ealla redazione de “La Riviera”, porgodistinti saluti.

Agostino GiurleoAssessore al personale del

Comune di Gerace

La chiesa evangelica chiede chiarimentiPubblichiamo la lettera inviata alla RegioneCalabria da Sebastiano Insinga, Ministro di Cultodella Chiesa Cristiana Evangelica Indipendente, sitain contrada Rosa 12/G di Bovalino, circa la manca-ta disponibilità da parte del Sindaco del comune diBovalino a trasmettere i documenti che consenti-ranno l’erogazione della somma diÛ98.000.00 adibi-to alla ristrutturazione della Chiesa CristianaEvangelica che da più di vent’anni svolge un ruolo diassistenza per le persone bisognose di Bovalino ezone limitrofe. Il Pastore con questa lettera vorreb-be sapere come mai il sindaco, Tommaso Mittiga, ilquale si è assunto il compito della gestione di questaingente somma di denaro, non abbia risposto allesue richieste di chiarimento. Nonostante le varie sol-lecitazioni, infatti il progetto è ancora fermo. Diseguito, la lettera inviata all’attenzionedell’Architetto Giuseppa Varbaro - RUP Dott.Mittiga Tommaso - sindaco Comune di Bovalino; alComune di Bovalino, via XXIV Maggio 89034Bovalino (RC) e p.c. Regione CalabriaDipartimento 9 (LL.PP., Infrastrutture) Settore 2.Spett.li signorila Delibera di Giunta Regionale n. 1094 del 23 dicem-bre 2008, pubblicata sul B.U.R.C n. 3, Parte I e ParteII del 16.02.2009 ha definito il Piano Regionale perl’Edilizia di Culto, in attuazione dell’art. 33, comminn.9, 10 e 11 della Legge Regionale n. 9 del 16 maggio2007. La richiesta inoltrata dalla Chiesa CristianaEvangelica Indipendente, acquisita presso la RegioneCalabria, Dipartimento 9, Settore 2 al protocollo n.9122 del 06/07/2007 è stata accolta ed ha assentito un

finanziamento di euro 98.000. Come disposto dalla Delibera di G.R. n. 1094/08, ilcomune di Bovalino ha assunto l’incarico di Enteattuatore. Il 31/12/2009 il Comune di Bovalino ha trasmesso,alla Regione Calabria, Dipartimento 9, settore 2, quan-to richiesto in merito al progetto e alla documentazio-ne richiesta. In data 19/01/11 il Comune di Bovalinoha ricevuto dalla Regione Calabria invito ad accende-re il mutuo relativo al finanziamento dei lavori, chiedodettagli circa l'adempimento di tale richiesta e lo statodi sviluppo generale del processo attuativo dell'inter-vento. Sinceri saluti,

Rev. Sebastiano Insinga Pastore chiesa cristiana

evangelica indipendente - Bovalino.

Il Potere della speranza

L’evoluzione sociale è stata fin dai tempiantichi condizionata da eventi piu’o menoimportanti dove ogni essere rappresenta unpezzo di un puzzle infinito, collocato in undeterminato contesto storico, rappresentauna parte fondamentale di un processo dicambiamento. Sui grandi numeri non si faapprossimazione, non si dice: Sono statecoinvolte in un spiacevole evento 100 – 1000– 10.000 persone ma si dice è stato coinvoltox, y, z perché ogni essere umano ha una suaanima, un suo cuore e i suoi sogni. Ognunonella società ha un contributo, è parte inte-grante di una comunità e pertanto dovràessere tutelato. La storia è fatta di processi egli esseri umani sono protagonisti, in alcunicasi gli attori dei cambiamenti. Questo ciinorgoglisce, non solo, rafforza il senso socia-le nelle nostre azioni. La dignità è la compa-gna del proprio cuore e l’anima l’impermea-bile contro l’infamia. In uno stato particolaredovuto ad un problema personale come puòessere la detenzione, la malattia e la povertà,in ognuno di noi si sviluppano dei processiche concatenati all’emozioni, alla nostra per-sonalità ed alla nostra sensibilità di uominiveri fanno si che, si riesce a superare la bar-riera della sofferenza e far emergere quellasperanza che presto tutto si possa risolvere.Questa consapevolezza ha un potere difficil-mente quantificabile ma è altamente valoro-so il peso del risultato che si ha quando conforza interiore riusciamo a far uscire il

meglio di noi stessi. Il nostro impegno mora-le si esaurisce solo quando con questi pre-supposti, riusciamo ad emergere quella spe-ranza a tante persone che vivono in disagiosociale, dove la vita ormai e solo l’ombra delproprio corpo il peso e l’indifferenza e ali-mento dei pregiudizi. La nostra vittoria saràquando quella persona si sentirà non un pesoma il protagonista di una favola chiamatavita e il suo pensiero navigherà in un mare disogni, dove l’acqua sarà limpida e la spiaggiail letto d’amore della propria esistenza.

Domenico Commisso

LETTERE DAL CARCERE

Un progetto da 98.000 bloccato sulla scrivania di Mittiga

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la RivieraHANNO COLLABORATO

Giuseppe Patamia, ,BrunoGemelli, Carmelo Carabetta,

Le COLLABORAZIONI non precedute dallasottoscrizione di preventivi accordi tral’editore e gli autori sono da intendersigratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati allaredazione, anche se non pubblicati, nonverranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright dirittoesclusivo di “la Riviera Editore” per tutto ilterritorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui siesprimono giudizi o riflessioni personali, sonoda ritenersi direttamente responsabili.

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Dal 2003 a cura di Paola D’Orsa

COPERTINE

DOMENICA 25 AGOSTO 2013 LA RIVIERA 21

SIDERNOVENT’ANNI DOPO

Sono un cittadino sidernese, emigrato circa vent’annifa in Canada, mi chiamo Tommaso Cirillo, ritorno ditanto in tanto nel mio paese di origine, per gustar ilmeraviglioso clima e godermi il fantastico mare che dasempre risuona nostalgico ella mia mente e nei ricordidella mia infanzia. Ho potuto notare che il mio paese,culla di civiltà e benessere da sempre, negli ultimi annia fatto qualche passo indietro, visto la scarsa manuten-zione stradale e la poca attenzione in fatto di proble-matiche ambientali, tra cui risalta la raccolta dei rifiutisolido urbani. Scrivo queste poche righe perché vole-vo, innanzitutto, fare un plauso veramente meritato aquei volontari dell’Associazione Arci Pesca, sede diSiderno, che si sono impegnati nel ripulir l’arenile dal-

l’enorme cumulo di rifiuti che si depositano durante lastagione invernale a causa delle mareggiate ma èanche vero che molti provengono dalla pulizia effet-tuata dagli stabilimenti balneari privati, i quali perrisparmiare sullo smaltimento degli stessi, preferisco-no stoccarli sulla spiaggia libera. Per questo colgo l’occasione per bacchettare l’ufficiolocale marittimo per la scarsa vigilanza e per il pocoimpegno profuso nel limitare questo scempio che iproprietari dei vari stabilimenti balneari causano.Aggiungo inoltre che l’arenile viene violentato dallepale meccaniche che, per modellare al meglio ed aproprio piacimento il tratto assegnato, compiono verie propri disastri paesaggistici. Lode agli stessi militari

in quanto, ligi al dovere e nel pieno rispetto delle rego-le , si sono prodigati nel ripulire la spiaggia (non dairifiuti) ma dalle decine di ombrelloni che restano pian-tati, non abbandonati, sulla battigia durante le ore not-turne. Peccato però che le pagliuzze risaltano alla vistadei militari alla vista dei militari (ombrelloni e sdraio)mentre le travi (barche e canoe, barche a vela, ecc),non vengono nemmeno notate. Si precisa che sonodecine e decine le barche che sostano contro quantodisposto dall’ordinanza balneare e, molte, occupanoanche parte dello spazio dei cinque metri di battigiache per obbligo deve rimanere libera. Che sarà mai,forse le regole valgono sempre e solo per i soggetti piùdeboli (gli ombrelloni appartengono, per la maggior

parte dei casi, a quei soggetti anziani che per non fareavanti e indietro sotto il sole cocente li lasciano perpochi giorni piantati giorno e notte sulla battigia). Nonsarà corretto in quanto infrangono le regole, ma leimbarcazioni? Forse loro sono esentate dall’osservan-za di tale regolamenti? L’ordinanza balneare delComune di Siderno anno 2013 riporta all’art. 3 tuttoquello che è vietato lasciare sulla spiaggia dopo le ore20, e riporta pure come non si possono occupare i 5metri di battigia destinati al transito libero ed insicu-rezza dei bagnanti. Ma queste vengono osservateoppure no? La Legge dovrebbe essere uguale per tuttinessuno escluso!

Tommaso Cirillo

Pulizia spiaggia sì... ma dagli ombrelloni

Hanno ragione quelli del palo quandodicono che non basta “la calata” daMilano a Siderno di BrunoD’Agostino una volta all’anno nelmese di agosto, mese,tra l’altro, dedi-cato al riposo del corpo e della mente– certamente non riguarda tutti – percolmare il vuoto politico amministrati-vo che a Siderno regna ormai sovranoda un ventennio, tanto da rendereestranea, come dicono alcuni “soloni”una città che in passato è stata unpunto di riferimenti per tutti i comunidella Locride ed oltre. E, ricollegandola seconda alla prima nota apparsenegli ultimi due numeri della Riviera,non posso non pensare ai polli diRenz(i)o di manzoniana memoria, iquali inconsapevoli di andare ad arric-chire la mensa dell’avvocato azzecca-garbugli (quanti ce ne sono in giro daqueste parti), si beccavano tra di loro. E, facendo un tuffo nel passato, ma

molto remoto, mi sovviene la famosafrase di un saggio senatore romano(indovinate chi?) che esclamò in pienoSenato “dum romae disceturSaguntum deleter” – (la traduzione laconcedo a tutti i sapientoni delle lin-gue) – mentre a Roma si discute,Sagunto viene distrutta.O l’altra ancora di Catone l’uticensenotando che Cartagine si stava risolle-vando notevolmente dal punto di vistaeconomico, dopo aver subito unasconfitta da parte dei romani ebbe adire “Cartago delenda” (Cartaginedeve essere distrutta). Nulla valet,dunque il giacobinismo D’agostiniano,la tanta decantata coerenza politicadell’avv. Peppe Romeo (nulla a chevedere con i nostrani azzeccagarbugli,in verità non ne azzeccano una). Nullapossunt le dotte elucubrazioni, ripetu-te fino alla noia da quel liberista (dovesono andate a finire le lotte braccianti-

li?) della terza età che è BrunoD’Agostino; o le dichiarazioni umani-tarie di quel cocciuto socialista CiccioRaschillà; o la bonomia assolutoria deldott. Bonavita (al secolo Totò) nei con-fronti del povero “Cavaliere” (condan-nato e in attesa di una nicchia carcera-ria); o le postume riscoperte togliattia-ne di Capogreco (Totò il rosso); o lesolitarie riflessioni di Paolo Catalano.No! Tutto questo non vale a salvareSiderno dalla disgregazione politica-amministrativa, sociale-morale.E così, mentre all’ombra dei pini siritiene di essere riusciti a scoprire ilsesso degli angeli, Siderno “deleter”.Che fare? Siderno, estirpare le ramifi-cate piante del malaffare e del malco-stume, non dovrebbe diventare unanuova Cartagine.

Sierra Leone Badessa

La controreplica

RICORDANDO

Colto da improvviso malore nella notte trasabato e domenica è venuto a mancare unodei roccellesi più umili e affettuosi del nostropaese. Giovanni Lombardo, per tutti eraGianni, sempre dall’animo sereno, col sorrisostampato sulle labbra, con quella sua vocebassa e quel suo modo di fare rispettoso quasia non voler disturbare nessuno. Per il suomodo di porsi, sempre gentile e garbato congli altri, tutti le volevamo un gran bene nelpaese e oggi che non c’è più si è increduli e lopiangiamo come avessimo perso un nostrocaro parente.Gianni ha vissuto per 52 anni una vita che nonè stata proprio benevola nei suoi confronti: havissuto tutte le sofferenze possibili, non ultimoil grave incidente subìto tre anni fa quandouna macchina lo ha investito mentre attraver-sava la strada sulle strisce pedonali. Solo da

poco tempo si era ripreso dopo diversi inter-venti chirurgici e due anni di convalescenza eterapie.Ultimamente Gianni era contento perchèaveva ricominciato a lavorare, seppur occasio-nalmente: “Speriamo che mi richiamino dinuovo a lavorare” mi aveva detto proprio ieril’altro l’ultima volta che l’ho incontrato.Era il figlio adorato di papà Vincenzo emamma Maria e il fratello speciale per Felice,Nicola, Ida, Pina, Teresa e Pasquale. A tutta lasua cara famiglia porgiamo la nostra più since-ra vicinanza e il nostro più stretto abbraccio.Ciao Gianni, buon viaggio laddove, a fiancodel Padre, siamo sicuri troverai tutta la gioiapossibile per ripagarti di tutta l’infinità bontà esemplicità che ci hai trasmesso e per la qualeti ricorderemo sempre.

Nicola Iervasi

Ciao Gianni, l’amico di tutti

I polli di Renz(i)o

E cosi i nostri giovani si lamentano sui giornali ealla TV che, essendo le vacanze al mare ormaibrevi, non hanno nemmeno il tempo di conoscerele ragazze e innamorarsi perdutamente come,invece, succedeva qualche decennio fa ai loro geni-tori. Andare al mare per quattro o cinque giorni,dice Tommy, serve poco; nessun ricordo rimarràda raccontare nelle serate invernali. Avete ragione,giovani. Speriamo che in futuro possiate farevacanze più lunghe, rivivendo quegli “amori estivi”che a volte rimanevano tra i più belli nella vita diuna persona.

Franco Parrello

… contra eos pali et contra eospinorum… ...contro quelli delpalo e contro quelli dei pini…

Agosto.Brevi vacanze... Nessun amore

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Ferragosto a Siderno all’insegnadell’economia. Ma ilturismo ?Ripropongo alla vostra atten-zione un articolo di AristideBava, pubblicato sulla Gazzettadel Sud, che traccia un piccolobilancio sul ferragosto sidernese. Antonio Tassone

“Ferragosto nella Locride secon-do tradizione ma all’insegna del-l’economia. Anche se la giornatadal punto di vista climatico non e’stata eccessivamente invitante,cittadini e vacanzieri non hannorinunciato al “fuori porta”. Pergli amanti del mare, spiagge allimite della capienza nei centridella riviera e per gli amanti dellamontagna gita a Zomaro o alPasso della Limina tappe priori-tarie per chi ama la fresca ariamontana. D’altra parte il territo-rio della Locride, forte della suamorfologia mare-monti , con-sente di raggiungere in meno dimezz’ora mete diversificate emolti approfittano proprio dellafestivita’ di ferragosto per cam-biare, almeno per un giorno, leproprie abitudini. Chi frequentala montagna scende al mare e chiinvece e’ solito trascorrere almare le sue vacanze, si sposta inmontagna. Massicce presenzedappertutto, quindi, e moltilocali con posti esauriti ma anchela classica gita al sacco all’inseg-na dell’economia. Solennizzare ilferragosto si, ma senza dimenti-carsi della crisi e del bilanciofamiliare. Soprattutto per lefamiglie numerose. La confermadi cio’ e’ arrivata dai gestori deilocali che hanno fatto il paragonecon lo scorso anno. Le presenzesono state piu’ o meno le stessema gli incassi sono diminuiti dal20 al 30% , sia sul corso princi-pale di Siderno, sia nei locali sullungomare e presso gli stabili-menti balneari. Eugenio Cefali’,titolare de “ Bar Aquila” barstorico della citta’, sul Corsodella Repubblica ha gia’ fatto isuoi calcoli. “ Non e’ stato un fer-

ragosto ottimale. Conti allamano c’e’ stato un incasso del20% inferiore a quello dello scor-so anno. Quasi in sintonia, d’altraparte, con la stagione turistica.La crisi si e’ fatta sentire anche inquesta particolare giornata”.Sempre sul Corso dellaRepubblica, Domenico Ubaldo,titolare del Bar Helios, uno deiritrovi preferiti dei giovani, rin-cara la dose “ Poca la gente dipassaggio che si e’ fermata e ,quindi, soliti incassi. E‘ sembratauna delle solite giornate estiveche, quest’anno non sono statecertamente ottimali”. Ancora sulCorso della Repubblica, CosimoPiscioneri , titolare del Bar “Tentazioni” afferma che “ Si e’lavorato benissimo di mattina,soprattutto all’ora di colazione,ma di sera c’e’ stato un calotremendo. Il movimento dellagente c’ e’ stato ma hanno spesopoco. Stiamo vivendo un bruttomomento e, purtroppo la citta’non “tira” piu’ come una voltaperche’ i problemi stannoaumentando”. Sul lungomare,invece si respira un’aria piu’ dis-tesa, almeno in fatto di presenze,anche se,a conti fatti, gli incassinon sono stati eccezionali.

Giuseppe Lucia, “factotum” del“Cremino “ gestito da DomenicoRomeo, ammette “ Non possi-amo lamentarci. Si e’ lavoratoabbastanza bene. Le frequenzesono state equiparate a quelledello scorso anno anche se, poi,in serata sono scese sensibil-mente. Ma c’era la festa diBianco che ha certamenterichiamato moltissima gente”.Pino Albanese, titolare del “Paradise Beach” e’ dell’opinioneche forse c’e’ stata piu’ gentedello scorso anno. “ Ritengo di si.Io ho registrato il tutto esaurito .Ho notato, pero’ che la gente e’stata molto attenta a quello cheandava a consumare. Nellasostanza anche se abbiamo avutopiu’ gente abbiamo registratouna percentuale in meno , dal 15al 20 %, sugli incassi. Il problema,pero’, non e’ la giornata di fer-ragosto. Purtroppo e’ la stagionenel suo complesso che e’ pocofelice”. Soddisfatto anche PinoPedulla’, titolare del Jolly Bar “Le presenze sono state maggioridel previsto se si considera che lastagione estiva e’ stata fiacca. Mae’ stato il classico mordi e fuggi.La crisi economica e’ moltopesante e la gente e’ molto atten-

ta a quello che spende. Il fer-ragosto e’ una giornata partico-lare e si e’ lavorato bene, ma iproblemi reali sono altri”. E unodei problemi reali c’e’ lo presentasubito il fratello Pino Pedulla,titolare dello stabilimento baln-eare “ Jolly mare” , ubicato afronte mare del Bar, che cimostra la copia di una denuncia -pronta per essere inviata - indi-rizzata al Procuratore dellaRepubblica di Locri per il maresporco alla quale ha allegatoanche le firme degli avventoridello stabilimento “ siccomedetto fenomeno e’ noto a politiciamministratori , dirigenti respon-sabili della Asl – dice in sintesi lanota - con la presente si chiedeche venga operata una opportu-na indagine per stabilire la prove-nienza della sporcizia e se la schi-uma puo’ essere dannosa e noci-va per la salute dei bagnanti”.Nella ipotesi affermativaPedulla’ chiede la punizione deiresponsabili e fa riserva dellacostituzione di parte civile”. Aconferma del suo esposto ci invi-ta a parlare con due coppie dituristi di Torino che arrivano inquel momento , Roberto edEmanuela Biasi e Maurizio eMascia Vecchio “ Si, diconoall’unisono, quest’anno e’ statauna vergogna. Siamo innamoratidi questo posto ma molte gior-nate sono deturpate dalla spor-cizia del mare. Perche’ non siprovvede ?”. Pino Pedulla’, dalcanto suo aggiunge “ Non possi-amo piu’ tollerare di perdere ipochi turisti che vengono aSiderno perche’ il mare e’ sporco.Dovevo fare questa denunciaalmeno dieci anni addietro.Adesso e’ il caso di dire basta.Altro che operatori turistici.Siamo vittime dell’inefficenzaistituzionale”. La cronaca fer-ragostiana finisce qui, ma sul tur-ismo e’ necessario meditare seri-amente”. (Aristide Bava )

La poesia dialettale

RIPEZZATUdi Vincenzo Cordì

Ti viju ‘i tutti i parti ripezzatuEd ogni jornu nd’hai ‘na pezza nova,non hai cchjù lingua, non hai cchjùrihjatu, chilla bellizza tua cchjù non sitrova.Cù passari di ll’anni jornu a journu,...peju dù fumu tu vai scumparendu,ti chiamu e mi rispundi : “ E comutornu, non t’accorgisti ca staju moren-do ?Dici ca mi voi beni e non fai nenti,dassi u m’astutu comu a ‘na lumerachi pigghjata di mari e di ponentia malappena ancora faci spera”.“Eu ! ….Eu chi t’incintru, cu ti ficinenti,si stai morendu t’a’ pigghji cù mmia,eu chi ti vogghju beni veramentie ti vaju avantandu ad ogni via .Mi stai ferendu cù ssu tò parrai,mi pugnalasti ccani nta ‘stu pettu,ciangianu st’occhj comu ddù hjumarichi pemmu ‘i sciucu non nc’è farzolet-tu”“ No, non sugn’eu chi minu pugnalati,sì tuni chi pè mmia non hai cchjuamuri,và parrandu cù frasi allittarati,chiamasti farzolettu ‘u muccaturi.Mi dici cà su tuttu ripezzatuE cu mi ripezzau, non fusti tuni?Cu ‘ssu parrai toi ‘talianizzatutu mi jettasti arretu a nu cantuni.Quantu palori ti nd’avia ‘mparatu:Latinu ti mparai, spagnolu , grecu,mò parri nu dialettu strampalatue a mmia mi dassi sempi pè d’arretu.Mò dici strofinacciu e non ahhjeri,ripostigliu mi chiami li catoju,vai ‘ngiurijandu asinu ‘u sumeripuru ‘u trappitu mi chjami frantoiu.Dà buffetta perdisti ‘a nominata,fannacca non sai cchjuni chi bor diri,senti jippuni e ti fai ‘n’arrisata,arridi arridi, ma eu vegnu a moriri.Sugnu ‘u dialettu toi, non tu sperdiri,chillu dialettu chi ti fu mbizzatu.Parrami figghju, non t’arridiri,non mi teniri ancora ripezzatu .

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Parlandodi...

SPORT

Diramati i gironi della Coppa ItaliaDilettanti 2013/2014, il Roccelladetentore del trofeo è stato inseritonel girone 10 insieme a Bovalinese,Bianco e Brancaleone. Il regolamen-to prevede che le partite del primoturno avranno svolgimento con garedi solo andata, accederà al turno suc-cessivo la migliore classificata di ognigirone. Questo il calendario dellaprima fase:Oggi alle ore Brancaleone-Roccella,Mercoledì 28 agosto ore 17:00Roccella- Bovalinese, Domenica 1 set-tembre ore 17:00 Bianco - Roccella.Intanto domenica scorsa è finita conuna bella vittoria del Roccellal’amichevole giocata al “Ninetto

Muscolo” contro il Gioiosa Jonica.Un buon test con gli attaccanti ama-ranto protagonisti chi come Criniti inversione uomo assist mentre Saffioti eCarbone hanno segnato le loro primereti stagionali. La partita si è mesa subito bene per ilRoccella visto che al 6’ minuto Crinitipescava Saffioti in area, il numeronove amaranto non aveva nessunodifficoltà ha depositare il pallone allespalle di Cotrona. Al 10’ Roccisanoaveva la palla buona per pareggiarema solo davanti a Belcastro vedeva lasua conclusione respinta, al quartod’ora arrivava la seconda rete delRoccella con Saffioti che stoppava unpallone al limite dell’area e lo scarica-

va sulla destra per Calabrese chesuperava Cotrona con preciso tirodiagonale. Al 20’ arrivava l’ultima retedella prima frazione, protagonistaancora Criniti nei panni di assist manche serviva Oliva appostato sul secon-do palo, il terzino amaranto lasciatosolo dove va solo appoggiare il pallonein rete. Al 7' minuto il Gioiosa trovavail gol su azione d'angolo, stavoltaBelcastro non poteva nulla sul precisocolpo di testa di Scali. Nel secondotempo un solo cambio con Carboneche rileva Femia, lo stesso Carbone al23’ servito da Trimboli superavaCotrona con un preciso tiro rasoterraper il 4-1 finale.

www.asroccella.it

Roccella: si riparte da Brancaleone

Inizierà questo pomeriggio alle17,00 la nuova stagione delSiderno calcio impegnato nelcampionato di promozionegirone B. I giocatori guidati damister Telli si sono allenatimolto bene in vista della garaodierna contro la Benestar-natilese, disputando una garaamichevole con gli allievi dellaJuventina Siderno del neo mis-ter Fiorenza. La società conmolti sacrifici sta consegnandoun gruppo omogeneo al mistercon la presenza dello “storico”capitan Carabetta e quella del-

l’ultimo arrivato Dino Levequeche si è aggiunto ai già tesseratiEbanista,Vitetta, Raso, Serraoltre che i giovani promettentiMinnella (96) e Pipicella (98).Due graditi ritorni sono statiquelloi di Tristano Lucà eRiccardo Rumbo. Nelleprossime settimane dovrebberoarrivare altri giocatori (centro-campista ed attaccante) cheandranno ad alzare ulterior-mente il livello tecnico dellasquadra. Intanto si sta perdefinire il tesseramento del for-tissimo rumeno Ionet.

Tennis: "Cittàdi Locri" vincela PaoliniLa diciassettenne toscana Jasmine Paolini habattuto la francese Jade Svrijn 6-1; 7-5 aggiu-dicandosi il torneo di tennis Citta di Locri,unico torneo col montepremi di 10.000 dollaria essere riconosciuto dalla federazione cha haregistrato numerose presenze al "Garden club- G. Riccio".

Il calcio italianopiange Andrea Servi

Avrà inizio il prossimo 2 settembre, alle21, presso il campetto di calcio del TennisClub del lungomare di Siderno , il V“Memorial Tito Cusenza” di calcio acinque, intitolato al giovane sidernese TitoCusenza, amante del calcio a cinque chelo aveva portato anche ad indossare lamaglia della “Siderno ’94 FootballFive”prematuramente scomparsoqualche anno fa dopo un intervento oper-atorio. Per l’occasione ritorneranno a gio-care assieme gli amici e compagni chefacevano parte della Siderno Football Five94 e che disputeranno una gara amichev-ole contro il Futsal Ardore, allenata dall’exmister di Enrico, Gianluca Crescimbini.

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Siderno: V edizione delmemorial "Tito Cusenza"

Siderno: al via la stagione ufficiale

"Tac.. 6 tac con il contrasto.. 11 lastre.. 3agobiopsia.. 5 mesi di chemio.. un'oper-azione in cui ti aprono tutto il torace pertoglierti il tumore.... un'altra operazione adistanza di tre mesi perche il tumore si eripresentatato di nuovo.. nonostante tuttoti dicono che devo continuare con chemioe radio perche il tumore nn si puo toglieretutto... sicuramente non era il mio sognoma vedere l'amore di mia moglie, l'affettodei miei famigliari e delle persone che inqualche modo mi sono vicine e soprattut-to fino a quando vedro' il sorriso diAngelica oppure sentirmi dire al telefonopapa mi porti alle giostre io mi rialzero'sempre!!!!!!!!!!!!!". Questo lo struggentepost scritto qualche mese fa da AndreaServi, sulla sua pagina facebook. Comepromesso, Andrea ha lottato, ma alla finesi è dovuto arrendere al male incurabileche lo porta via da questa terra a soli 29anni. Una carriera da difensore centraleper lo sfortunatissimo calciatore nato aRoma il 12 giugno del 1984; , tante lemaglie professionistiche vestite, tra cuiSalernitana, Vittoria, Giulianova,Sambenedettese, Giacomense, Pro Vasto ,Nocerina ed Ebolitana. L'ultima societàcon cui aveva militato è stata la LupaRoma, in serie D: a dare la terribile notizia,proprio il sito ufficiale dei capitolini.

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La squadra degli allievi dellaReggina, battendo in finale airigori i pari età del Crotone, si èaggiudicata il torneo organizza-ta dalla Juventina Siderno nel-l’ambito delle celebrazioni per ilsuo ventennio d’attività. Nelricordo del compianto AlfredoFragomeni, la scuola calcio, pre-sieduta da Elisabetta Gargiulo,continua la sua attività finalizza-ta alla scoperta e valorizzazionedi tanto giovani talenti calcisticidella zona. Con i proventi del-l’incasso sarà acquistato undefibrillatore da lasciare allo sta-dio a disposizione di tutte le

società sportive. La JuventinaSiderno, che in panchina pre-sentava il neo allenatoreGiovanni Fiorenza, ha perso idue incontri per 2-0 ma ha gio-cato quasi alla pari con i piùquotati avversari. Alla fine deltriangolare si è svolta una parti-ta tra vecchie glorie e gli Allievidell’anno 1993. La presenzanumerosa del pubblico ha sanci-to la piena riuscita di una mani-festazione che terrà sempre vivoil ricordo di un grande person-aggio dello sport locale, AlfredoFragomeni.

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Juventina Siderno, celebrato il ventennale della fondazione

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la Rivieradi...

Rodney Strasser ha accettato il prestito secco dalGenoa al club di via delle Industrie. Il 23enne cen-trocampista sierraleonese, che per 3 settimane difila tramite il suo entourage aveva fatto sapere dinon voler scendere assolutamente di categoria, èdiventa dunque il nuovo rinforzo del centrocampoa disposizione di Gianluca Atzori. Centrocampistaclasse '90, Nazionale della Sierra Leone, è cresciutonel Milan e con i rossoneri ha debuttato nella mas-sima serie nella stagione 2008/09. Nel corso dellasua carriera ha militato unicamente in Serie A, cate-goria dove è andato in rete in due occasioni, e perla prima volta si confronterà con il campionatocadetto vestendo la maglia della Reggina del

Il Comitato Regionale Calabria LNDe la Banca Popolare del Mezzogiornoinsieme in aiuto delle Società dilettan-tistiche calabresi di calcio. Anche inCalabria nasce ufficialmente il “pro-getto microcredito” in favore dellesocietà calcistiche dilettantistiche egiovanili. Un'iniziativa concreta cheaggredisce alla base i problemi diliquidità che rischiano di far cessarel'attività a centinaia di club. Investitodalla crisi che ha messo in ginocchiol'intero sistema Paese, il mondo dilet-tantistico ha bisogno dunque di con-tromisure efficaci, capaci di sanareuna criticità temporanea e allo stessotempo aprire prospettive più rassicu-ranti per continuare a rivestire un veroe proprio argine verso l'erosione dellafunzione sociale del calcio di base. Inquesta ottica è stato siglato l’ accordo“Fai gol con il Gruppo Bper” tra laLND e il gruppo bancario di cui fa

parte la Banca Popolare delMezzogiorno, presente in Calabriacon 44 filiali. L’accordo offre l’oppor-tunità a tutte le società dilettantisticheche operano del nostro territorio diaccedere ad un finanziamento destina-

to all’iscrizione al campionato concondizioni agevolate. Nel dettaglio, laconvenzione tra il gruppo bancarioBPER e la LND prevede la concessio-ne di finanziamenti agevolati per l'i-scrizione ai vari campionati. Potrannoaccedere al microcredito le societàdilettantistiche della LND aventi sedelegale negli stessi Comuni o in quellilimitrofi a quelli in cui la Banca haproprie filiali. Ciascun finanziamentoerogato dalla Banca non potrà supera-re la somma di 10.000 euro. Ledomande dovranno essere indirizzatealla Banca dalla società calcistica inte-ressata, allegando la domanda di iscri-zione al campionato di competenza. Ilfinanziamento è previsto sotto formadi mutuo chirografario o anticipazionedi cassa, con scadenza massima fino a12 mesi. Il rimborso prevede un tassodi interesse conveniente e un piano dirimborso con rate mensili costanti

posticipate. L’erogazione del finanzia-mento potrà avvenire solo ed esclusi-vamente tramite accredito dellasomma richiesta su conto correnteintestato alla società e acceso presso laBanca Popolare del Mezzogiorno. Lasocietà provvederà, conseguentemen-te, ad effettuare ordine irrevocabile dibonifico sul conto corrente delComitato Regionale, della sommanecessaria per l'iscrizione al propriocampionato. I fogli informativi sono adisposizione della clientela presso ognifiliale della Banca Popolare delMezzogiorno. La Banca non assumealcun obbligo o impegno, preventivo osuccessivo, alla concessione dei finan-ziamenti richiesti e si riserva, a proprioinsindacabile giudizio, la valutazionedefinitiva del merito creditizio deirichiedenti ai fini dell’eventuale acco-glimento delle richieste presentate.

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Andrea Scordino dopo due mesi di estenuante trat-tative mette a segno un vero e proprio colpo di mer-cato, che potrebbe andare a spostare gli equilibridel girone di C1. Il dg strappa la firma del forte cal-cettista Alessio Errigo, sicuramente tra i migliori delcalcio a 5 nel panorama calabrese. Viene accon-tentato mister Sansotta, che aveva chiesto dopo l’ar-rivo di Frammartino, un altro giocatore da 30 gol astagione. L’ormai ex Lokron, arriva nella squadradel Bovalino calcio a 5 e riabbraccia i suoi ex com-pagni Vitale e Benvenuto, ed andrà a formare conanche Pipicelli, Avarello, Fiorenza e Frammartinosu tutti, senza dimenticare gli altri, un organico divalore. Con questo elemento si riempie il puzzleamaranto di un altro pezzo, che potrebbe consider-arsi completato. Anche se così non sembra… sec-ondo fonti vicine al Direttore Generale, sembra chequest’ultimo abbia ancora in serbo una sorpresa enon è detto che per settimana prossima, prima del-l’inizio dei test fisici di pre-preparazione, possaaggiungersi un altro innesto importante.

Bovalino calcio acinque, ingaggiatoAlessio Errigo

Colpo Reggina,ufficiale il prestitodi Strasser

Progetto microcredito per le società di calcio della l.n.d

Sporting Locri,squadra in ritirodopo l'ingaggiodella Capalbo

Finalmente si parte ! Inizia domenica 29 settem-bre il campionato di serie A di calcio a 5 femmi-nile, e lo Sporting Locri si presenta ai nastri dipartenza in grande spolvero. Dopo la salvezzaconquistata l’anno scorso nella sua prima espe-rienza in serie A, il Locri quest’anno ha deciso dipuntare in alto e di lottare per la conquista deiplay-off scudetto. La squadra partirà per il ritiroil 30 agosto, presso l’hotel Lacina sito aBrognaturo (VV) vicino Serra San Bruno, unalocation sita a 1.100 metri di altezza dal mare eche si presta fantasticamente a tutti quelli chesono i confort e le necessità di una squadra manon solo. Il ritiro sarà dal 30 agosto fino al 4 set-tembre, una full immersion tra i boschi vibonesi,importante affinché la neo allenatrice della squa-dra Nicoletta Sergiano possa sin da subito impar-tire i nuovi metodi e movimenti e che il prepara-tore atletico Ilario Capocasale possa iniziare

“caricare” le ragazze di tutta l’energia che in que-sta stagione hanno bisogno. Un lavoro meticolo-so, anche in virtù del fatto che, lo Sporting Locriquest’anno ha una nutrizionista, la dottoressaPaola Agostino. La professionista ha eseguito neigiorni scorsi un checkup a tutte le ragazze prepa-rando una scheda personale con un’alimentazio-ne specifica che permetterà alle atlete unamigliore performance individuale. Al rientro dalritiro in montagna la squadra lavorerà al pala-sport di Locri con alcuni giorni di doppie sedute,tutto per far arrivare al meglio le ragazze in vistadella prima di campionato che sarà in casa il 29settembre alle ore 17:00 con il Castellana Grotte.Nello staff tecnico realizzato dal neo direttoregenerale Ferdinando Armeni, oltre al grandeacquisto dell’allenatrice Nicoletta Sergiano, c’è lariconferma, in virtù dell’ottimo lavoro della scor-sa stagione, del preparatore atletico Ilario

Capocasale, entra a far parte dello Sportinganche il neo preparatore dei portieri DaniloCampo che si è conquistato la fiducia sul campoda parte del DG e che quest’anno ha nelle suemani due grandi potenziali numeri 1 da far esplo-dere. A completare lo staff tecnico, AndreaCapocasale che guiderà la “cantera” delloSporting Locri. Il DG ha voluto valorizzare laserietà e l’ottima capacità organizzativa della cal-cettista Valentina De Leo che ha deciso di“appendere la scarpette” dandole il ruolo di DSdella “cantera”, un incarico importante per unadelle ragazze che ha costruito la squadra. Il pre-sidente Domenico Stilo è entusiasta della nuovastagione, della struttura societaria e della nuovasquadra che sta prendendo forma con acquistidavvero importanti, l’ultimo la cosentina LuigiaCapalbo, proveniente dalla Jordan Cosenza.

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Coppa Italia: il M.di Gioiosacontro il Guardavalle

Ha lavorato intensamente il Marina diGioiosa in questi giorni in vista delprimo impegno di coppa Italia oggipomeriggio sul neutro di RoccellaJonica contro il rinnovato Guardavallesi gioca alle ore 17.00. Da oggi sicercherà di capire quale squadra ilnuovo tecnico Pasquale Rotondo man-derà in campo nell'esordio stagionalecon la compagine Catanzarese . Il neotecnico reggino è soddisfatto di questiprime settimane di lavoro e si soffermavolentieri ai nostri taccuini. “Stiamolavorando molto bene i ragazzi stannodimostrando grande impegno. IlMarina di Gioiosa visto all'opera nelleprime partitelle amichevoli e quelle cheabbiamo disputato in famiglia hannomesso in mostra cose positive alternatetuttavia a situazioni che al più prestodobbiamo perfezionare. Ancora siamomolto incompleti ma la società sta giàlavorando per definire la rosa che perl'inizio del torneo sarà completa.Di

grinta questa squadra ne ha da venderee posso affermare che venderà anche inquesta stagione cara la pelle a tutti nesono fortemente convinto. Sono sod-disfatto del gruppo che la società mi stamettendo a disposizione per affrontarequesta nuova avventura in promozione:la società ha deciso di riconfermareparecchi giocatori che nelle passate sta-gioni si sono disimpegnati molto bene

di questo sono contento in quanto sonotutti calciatori che conosco molto benee so che potranno fare la differenza .La società ha avuto la piena disponibil-ità da parte di parecchi giocatori chesono molto legati alla squadra e congrande gioia i dirigenti hanno pensatoalla propria riconferma. Per affrontareal meglio questo nuovo campionato dipromozione sempre molto difficile era

necessario qualche ritocco e la societàinfatti in questi giorni ha ufficializzatol'arrivo di Alessandro Autellitano,Gaetano Elito e Saverio Rigitano che sistanno già allenando con tutto il grup-po. Nei prossimi giorni ci saranno altriarrivi che ci consentiranno di esserecompetitivi in tutti i reparti come da merichiesto”.Il presidente VincenzoTavernese assicura:. “Sono sicuro chesaremo la squadra da battere abbiamoun ottimo staff tecnico e soprattutto deigiovani interessanti che si stanno inte-grando molto bene negli schemi dellanostra squadra. Siamo pronti adaffrontare il campionato con la giustadeterminazione,cercheremo di fardivertire i nostri tifosi regalandole legiuste soddisfazioni. Partire con il piedegiusto è il nostro obbiettivo per cui giàoggi pomeriggio in Coppa Italiacercheremo di ottenere un risultatopositivo”

Nicodemo Barillaro

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Sta simana non vi cuntu nenti ì sto-ria. Vi cuntu i cosi chi mi succediruchi mi pàrziru cchiù ‘mportanti ammia, e i certu puru a vui, chi ora-mai canusciti u penzèru meu qual è.Quandu ‘ndavia 15 anni e studiava‘nta scola non mi facìa i domandi chimi fazzu mo: “ma chigliu chi ‘ndi‘mpàranu à scola è beru?” Già, pec-chì quando unu studia non è ca vajiu si chiedi si ‘nci cuntanu fesserì overità, a 15 anni, ma puru cchiùdoppu, unu si fida dì libri. E chistufu l’errori nostru. Non pozzu parra-ri di materi scientifici pecchì nachiavica era e na chiavica restai, macchiù o menu si sapi ca cu a mate-matica non si poti ‘ngannari troppu.Ma si dui e dui faci quattru è verupuru ca virdi, jancu e russu nonennu i culuri i ‘na liberazioni, accus-sì comu nuglia guerra chi porta paciè bbona, accussì comu non esistunubumbi dà paci. E quandu ‘ncuntruprofessuri chi si lamentanu pecchìvolarrìanu u si fannu notari cchiùassai du nord e vannu predicandu abellezza i l’unità d’Itaglia, glià mivenunu i brividi, e mi sorgi nadomanda spontanea:” carissimi pro-fessuri acculturati, ma a vui, l’Itagliaunita chi vi portau?” Forzi ‘nci por-tau u postu fissu, forzi si sciàlanu ucantanu l’innu i Mameli ‘nte partitidì mondiali (ma a nui chi ‘ndi riu-guarda?), forzi volarrìanu u ‘ndannuvisibilità e sparanu stupitaggini‘nchiumbati a memoria chi mancujiru u controllanu si ennu veri.Professuri ascari complici dà ditta-tura risorgimentali, attu non ennu.Chistu mi capitàu a mia, u mi‘nchiùmbanu a memoria “la spigola-trice di Sapri” comu si chigliu pacciuidealista i Pisacane portava omini iscienza ‘ntà spedizioni, e non galeot-ti liberati a sira prima, ‘ndi dissiru caportava a bandera tricolore e ‘mbeciportava a bandera russa chi erausata quandu na navi era in avaria e‘ndavìa bisognu u attracca, pratica-menti n’ingannu, esattamenti comu

l’attraccu a Marsala i Caribbarduscortatu dà flotta inglesi, né cchiù,né menu. ‘Nta terza elementari giàsapìa benissimu “va’ pensiero”caora si mi senti unu dà lega s’arridi acrepapelli. A storia prima i l’unitàd’Itaglia è a preistoria, dinosauri,s’arriva a l’anni prima i Cristu, forzis’arriva ò rinascimentu, si sfiora l’il-luminismu e poi è Itaglia. Ma ‘ntosud? Non ci fu storia, nossignori,nenti d’importanti. E il regno delledue sicilie? Ma quali, chigliu chi fuunitu du 1130 finu ò 1861? Ah si,Caribbardu u liberau ‘nta chigliuannu. U liberau? I cui? Dì Borbone,dinastia sanguinaria chi regnau ‘ntasti terri. Accussì ‘ndi dissiru ‘ntescoli. Però poi a 30 anni, doppu chiunu si passa metà da vita sua lonta-nu da terra sua comincia u si chiedipecchì: “pecchì sugnu costrettu u micercu lavuru lontanu i cca si volarrìa,imbeci,u mi staju cca? Pecchì nonpozzu scigghiri ieu aundi ‘ndaju u

vivu, u studiu, u mi maritu, u moru?Pecchì vaju ‘nte supermercati e miccattu u latti i Pavia quando potarrìaaccattari u latti calabrisi, si ‘ndufaciarrìanu vindiri?E pecchì ‘ndaju aforza u m’accattu u risu i Torinu, aPasta i Venezia, l’ogghiu i Bologna?E a risposta mia parti dì scoli, ‘ndi‘mparanu ca ‘ndi portaru a civiltàcca nui, ca èramu barbari e ladri, caèramu e simu mafiusi. Poi scopri caa data i nascita dà mafia è 1861, ca èa stessa data i l’unità, e ti senti nudoluri forti arretu ò culu, e dici: “maè ‘mpressioni à mia o… ‘ndi stannupigghjiandu ‘n giru?” A storia ccanui ci fu, e fu china i bellezzi, chi nonfuru sulu chigli dassati dì greci. ACalabria è china i storia ‘mmucciata,è china i genti chi lavurava evivìa,chi non era costretta u m’emi-gra. Ma putroppo, a storia a scrivu-nu i vincitori, e nui vincimma nubigliettu i terza classi po’ nord, o pe’terri assai cchiù luntani…

Ricordo del prof. Crupi di Francesco E.Nirta. Durante la campagna elettorale del1968 andai a comiziare da missino nella rossaPlatì e vi giunsi mentre dal palco arringava icompagni alla sua maniera, cioè avendoneper tutti senza freni. Mi collocai coi mieicamerati a margine dell' uditorio, mi notò epartì in quarta contro fascismo e derivati.Reagii con un sorriso di compatimento e lui :“ Lei vuole farmi il contraddittorio ? - miapostrofò. Non sarebbe stato possibile, poi-ché una recente legge lo proibiva e lui losapeva. Colsi l' intento provocatorio delladomanda e mi limitai a fargli di “no” agitan-do il dito. “ Ah, no ? Grazie!”. Dopo un atti-mo di perplessità, capii cosa avesse volutodirmi ringraziandomi : “ Meno male, se noqua succedeva il quarantotto ! “. Fu il mioprimo contatto personale con il prof.Pasquino Crupi. Il secondo fu in caratterecol primo. Ci incontrammo a Polsi. Io ed unmio collega ci avvicinammo per salutareamici e qualche congiunto che facevanoparte del suo gruppo di compagni e ad uncerto punto si progettò di pranzare insieme;ma, dopo qualche minuto, uno di loro ci noti-ficò che la presenza al desco comune di unfascista non sarebbe stata gradita. Qualchemese dopo, in treno, mi passò davanti indiriz-zandomi un imbarazzato “ buongiorno “ amezza voce, che per amor proprio nonricambiai. Me ne dispiacque poi, quando misovvenne che prima di allora non ci eravamomai salutati e che forse aveva voluto farmiintendere che non aveva approvato la cosa oche ne aveva avuto parte marginale.Passarono venti anni. Lo leggevo con interes-se perchè - fazioso e polemico quanto altrimai in politica tanto da non disdegnare dioccuparsi di beghe locali - dava materiaabbondante di riflessione quando, trattandodi arte o di meridionalismo, riusciva a distac-carsene. Non sempre, com' è ovvio, ne condi-videvo le opinioni ma, per chi abbia voglia dicultura, non è necessario : basta trovare inte-ressante quel che altri scrive. Poi pubblicai ilmio primo libro, che un comune amico gliconsegnò a mia insaputa, chiedendogli difarne da presentatore a San Luca. Risposeche sarebbe stato lieto di chiudere una voltaper tutte lo strascico della brutta vicenda diPolsi alla quale, quando gli telefonai per rin-graziarlo, non accennammo. Presentò il libro dimostrando di averlo lettoattentamente, cogliendo aspetti accessibilisolo ad un lettore di occhi acuti; e qualchetempo dopo, presentando a Bianco il lavorodi altro autore, ebbe la bontà di dire, senzache nulla gliene desse spunto, che avevo scrit-to un bel libro. Ci salutammo poi con cordialità nuovaincontrandoci alle sue serate di poesia dialet-tale. Lo sentii al telefono quando seppi delmale ed era stato operato. “ Sono ancora trai vivi - mi disse affaticato. Rifuggo dagli esagerati “ coccodrilli “ di cir-costanza per ricordare, ora che non c'è più,quel che ci accomunava, oltre l' età : fede,passionalità, gusto della polemica, amore perla cultura e l' occasione in cui, avanti con glianni e forse disillusi, distanti ideologicamen-te perchè fedeli al nostro credo umano,abbiamo trovato saggio farci reciproco donodi un momento di umanità autentica.

Francesco E. Nirta

Ricordo diPasquino Crupi

PICCOLI IGNORANTI CRESCONORUBRICA* Le frasi fatte

Quandu a scola ‘ndi voli mali

BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

Polaroid

Ma si dui e duifaci quattru èveru puru cavirdi, jancu erussunon ennu iculuri i ‘naliberazioni,accussì comunuglia guerra chiporta paci èbbona

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Parlandodi...

CULTURA E SOCIETÀ

Metto subito le mani avanti dicendoche le mie conoscenze di teatro sonogravemente lacunose, per cui il lettoreesperto voglia perdonarmi se diròqualche sciocchezza. Domenica 18 agosto, presso la SalettaRossa della libreria Mondadori, èandato in scena lo spettacolo diVincenzo Muià “Makbeth...Delirio”per la scuola Locri Teatro di BernardoMigliaccio Spina. Come per lo spettacolo precedente-mente recitato “Il futuro è nelleuova”, ciò che sembra caratterizzarele scelte sceniche della Scuola LocriTeatro sono la rapida successionedelle scene, i forti contrasti tra gruppid'attori, la velocità, la simultaneità deimovimenti e delle battute. In questospettacolo, liberamente rivisto daMuià accorpando brani di Esiodo,Shakespeare, Ionesco e Szymborska,si racconta di “attriti familiari”. Due gruppi di attori, in particolare,hanno tenuto scena: il primo compo-sto da Nicoletta Nesci e GiuseppeFutia, che interpretavano il brano del-l'assassinio nel Macbeth diShakespeare, con grande lentezza emisura nei movimenti, dall'altraCinzia Costa e Giulia Palmisano in“Delirio” di Ionesco, velocissime sianel ritmo delle battute che nei movi-

menti, tanto da risultare impossibili dafotografare. La clamorosa entrata inscena delle tre Parche (NatalinaBelevedere, Maria Orobello e Evelyn

Candido), ha suscitato viva sorpresa eun po' di inquietudine tra il pubblico,che per tutto il tempo (me compresa)si è dimostrato timoroso nell'applau-

dire e incerto sulla scansione dellescene, poiché non avvezzo al teatrocontemporaneo. Corollario ai due brani centrali, delleinterpunzioni di Elisabetta Bungaroed Ekaterina Karoleo, con brani diEsiodo (“Le opere e i giorni”) eWislawa Szymborska (“Monologoper Cassandra”), che hanno reso ilracconto surreale e onirico. Eccellenticome sempre le interpretazioni degliattori, ormai sulla via di un'afferma-zione più professionale, tutti perfetta-mente calati nel ruolo, tanto chesarebbe bello dilungarsi sulle partico-larità di ogni perfomance. Raffinata esorprendente la regia di Muià e la suainsolita scelta di brani, che mescolanoil tradizionale con l'esotico, pur man-tenendo lo sguardo su una attentaindagine sociale sulla famiglia e i rap-porti tra coppie. Confessa candida-mente che gli attori non hanno avutomodo di provare insieme e che ci sonostate delle “sporcature” nelle entrate enelle uscite (noi non ce n'eravamoaccorti e a memoria non sapremmoritrovarle). Alla domanda “Cosa pensi di fare neiprossimi mesi?” risponde placido“Pomodori, melanzane, zucchine...”.

Lidia Zitara

In scena lo spettacolo della Scuola Locri Teatro RISCOPERTE

Rivive a Benestare il culto alla Madonna della Catena

Come per lo spettacolo precedentemente ciòche sembra caratterizzare le scelte scenichesono la rapida successione delle scene, i forticontrasti tra gruppi d'attori, la velocità, lasimultaneità dei movimenti e delle battute.

Si celebra sabato 17 Agosto, a Benestare, alle ore 18, conuna messa officiata da Don Achille Morabito, la festa dellaMadonna della Catena, il cui culto risale al '700, quandosulla zona, dove tutt'oggi sorge un'artistica cappella, c'eraun'abazia di monaci e, dopo, una chiesa. La cappella, origi-nariamente costruita in gesso ( minerale presente allo statogrezzo nel sottosuolo con cui anticamente venivano costrui-te quasi tutte le case ) è stata aperta al culto fino al 1996quando un abitante del posto, Vincenzo Blefari, meglioconosciuto come "Vicenzu d''a Catina", eseguì la prima rico-struzione. A 10 anni, quindi, dall'ultima ricostruzione, avve-nuta ad opera dei nipoti di Vincenzo Blefari, Caterina eVincenzo Macrì, gli stessi hanno pensato di rilanciare ilculto alla Madonna ristrutturando a proprie spese tutta lacappella con colonne portanti in calcestruzzo e disegni dipiacevole fattura. Per questo motivo, sabato 17 agosto, alleore 18, sarà celebrata una messa da Don Achille Morabito,riprendendo una tradizione molto cara ai nostri padri e allenostre madri, che, da bambini, raggiungevano a piedi lacappella in numero di sette, cantando, come "verginelle",per grazia ricevuta.

Franco Blefari

Hanno ucciso una farfalla

Makbeth... Delirio

ILARIO AMMENDOLIA

Bianca venne al mondo durantel'alluvione del 1951. Per tre giorni etre notti le cateratte del cielo si apri-rono e dalle nuvole nere fiumi d'ac-qua si riversarono sulla terra.Crollavano le misere casupole dicreta, le stalle,i ricoveri per le capre,gli alberi. In più punti le montagnesi squarciarono e valanghe di pietree di fango si abbatterono sulle valla-te. In Paese le fogne intasate nonerano in grado di smaltire la pioggiae così strade e piazze furono som-merse dall'acqua.In una di queste terribili notti fuchiamata la vecchia ostetrica che

aveva paura di uscire di casa, edarrivò in tempo per vederla nasce-re. Bianca venne al mondo in unanotte di lampi ed il primo coloreaccecante che l'avvolse fu il rossodei fulmini. Il padre emigrò permantenere i suoi nove figli, la casadove Bianca abitava era una vec-chia stanza senza finestre, senzaaria ma tanta miseria.La madre picchiava i figli ed i piùgrandi picchiavano i più piccoli.Bianca era l'ultima nata ma due deifratellini pensarono di andarseneall'altro mondo per fuggire quellarealtà da incubo. Lei si abituò adessere picchiata senza lamentarsi.Giunse l'età della scuola e Bianca

era distratta, sonnacchiosa, sporca ela maestra pensò bene di stimolarlaa suon di ceffoni e collocarla nellafila degli asini. Per sette anni fre-quentò quel lager che chiamavanoscuola ed ottenne solo la promozio-ne nella quarta classe. Poi iniziò adiventar donna e, per sua disgrazia,molto bella. Un vecchio proverbioavvertiva “casa terrana figghia put-tana”.Chi iniziò per primo? Il fruttivendo-lo? Il prete? Il medico? Il brigadie-re dei carabinieri ? Un po' tutti maera solo e soltanto lei la colpevoleanche se la vecchia nonna la giusti-ficava un pochino: “quando u culuabballa si puttana non è diavulu

falla!” ( quando una ragazza è avve-nente se non nasce puttana , il diavo-lo la rende tale).Un giorno arrivò il futuro marito.Era paralitico, quasi cieco. Non sipoteva muovere e così mangiava ebeveva tanto che la pelle non riusci-va più a contenerlo ed aveva assun-to un colore bluastro e rossiccio chelo rendeva repellente. In compensoera una persona agiata, di buonafamiglia ed aveva frequentatoanche qualche classe delle scuoletecniche. Bianca gli fu portatadinanzi come una vitella al mercato.Lui sforzò gli occhi, la sfiorò con lemani, odorò i capelli e decise di spo-sarla. Tuttavia quelli di prima conti-

Bianca venne al mondo durante l'alluvione del 1951. Per tre giorni e tre notti lecateratte del cielo si aprirono e dalle nuvole nere fiumi d'acqua si riversarono sullaterra. Crollavano le misere casupole di creta, le stalle,i ricoveri per le capre, gli alberi.

STORIE DI DONNE

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la Riviera

Nella mediovale città di Gerace,presso il museo cittadino, sabato17 agosto è stato presentato allapresenza di un pubblico attento illibro "Una Stella In Trincea" diAlessandro Demaria, 2° posto alpremio letterario “ScriviRimini”2013- A partecipare alla serata ilsindaco di Gerace Pino Varacalli,il consigliere regionale GiuseppeGiordano, la dott.ssa EmanuelaJentile che ha introdotto emoderato l'incontro, il dibattito èstato concluso dall'autore. Il librointrospettivo è appassionantedove l'autore sceglie un soldatoin trincea, in un tempo indefini-to, non riconducibile a nessunaguerra, che si interroga e ricercaun paradigma di vita per rag-giungere un lido pacifico, un'ar-monia, interfacciandosi con lacoscienza. E poi, il simbolo dellastella, prisma a più facce, lavoglia di percorrere, come dicel'autore, “Un viaggio nel viaggio”con approfondimenti filosofici,storici e scientifici che per chilegge sono una fonte di informa-zione culturale, un desiderio diconoscenza del nostro sapere,delle nostre origini, della nostra

storia, dove si avvicendano ilgiurista magno-grecoZaleuco, il matematicoFibonacci, la scuola medicasalernitana, la prima e piùimportante istituzione medi-ca considerata antesignanadelle moderne università, ilcirotano Luigi Giglio, l'idea-tore del calendario grego-riano ecc. Un libro dallediverse sfaccettature con lavoglia di trasformare latrincea/bunker, fatta diincertezze, di dubbi, in unlido pacifico, alla ricercadella bellezza e dell'ar-monia, strada indicatada una ipotetica stellache lo conduce nellaciviltà, verso una vita danon sprecare. Questo èil senso delle riflessioni del prota-gonista, icona ben rappresentatache è in ognuno di noi, che ambi-sce al raggiungimento del benecomune, alla normalità fuori daogni clamore, ed invita il lettore ariflettere sulle proprie capacità esul modo di affrontare le diffi-coltà con le persone, con le situa-zioni e l'ambiente che lo circon-

danoe ad evadere dalle insi-gnificanti e superficiali certezzedi vita come il potere e la ricchez-za, tutte condizioni evanescentiche nel lungo percorso di unuomo non garantiscono la feli-cità

Pepe Napoli

IL NUOVO CD DI PRIOLO

Presentato a Gerace il libro "Una Stella In Trincea"di Alessandro Demaria

Il recital del celebre attore andràin scena dal 22 al 27 agosto nei sitiarcheologici di Casignana,Lamezia Terme, Vibo Valentia,Reggio Calabria, Crotone eCassano allo IonioDopo il grande successo raccoltoda Massimo Ranieri,è giuntaanche l'altra punta di diamante delteatro e del mondo dello spettaco-lo italiano. Michele Placido èinfatti protagonista della rassegnateatrale organizzata dall'assessora-to alla cultura della regioneCalabria con lo spettacolo 'Amorch'a nullo amato amar perdona'. Sitratta del penultimo atto della pro-grammazione del Magna GraeciaTeatro Festival sotto la direzioneartistica di Giorgio Albertazzi, chechiude nel migliore dei modi il suotriennio alla guida della rassegnadel cui successo e posizionamentotra i maggiori eventi culturali ita-liani è il fautore principale.Michele Placido, che ha esorditonegli anni settanta in teatro graziea Luca Ronconi per essere poiconsacrato nel cinema sotto laguida dei più grandi registi (MarioMonicelli, Luigi Comencini,Giuseppe Patroni Griffi, MarcoBellocchio, Carlo Lizzani) edesser diventato lui stesso registatra i più apprezzati del nostropaese, nello spettacolo interpre-terà le più belle poesie d'amore ditutti i tempi. In repertorio, leopere più celebri della poesia: daOmero a Eschilo a Salomone, daSaffo e Catullo a Dante e SanFrancesco, fino a Leopardi,D'Annunzio e Montale. La sua-dente e calda voce di MichelePlacido sarà accompagnata da tremusicisti, due ballerini e da una

cantante, con quali l'artista percor-rerà un viaggio nel tempo e nellaletteratura. Sui palcoscenici deiteatri allestiti nei parchi archeolo-gici della Calabria, MichelePlacido è stato accompagnato daiballerini Carmine Mummolo eGrazia Mummolo, dalla voce diVeronica Granatiero e dai musici-sti Pasquale Stafano (pianoforte),Raffaele Circelli (fisarmonica) e

Pietro Pacillo (contrabbasso).'Amor ch'a nullo amato amar per-dona' ha conquistato il pubblicodella Villa Romana di Casignana(Rc) il 22 agosto. Stasera, 25 agosto, sarà a PiazzaCastello a Reggio Calabria, il 26agosto al Parco Archeologico diCapo Colonna a Crotone e il 27agosto al Parco Archeologico diSibari a Cassano allo Ionio (Cs).

Con “Pe F’Ammore” Stefano Priolo africesedi nascita napoletano per passione è il futurodella canzone neomelodica. Le difficoltà sono tante, il percorso difficile,ma il suo incontro con la musica all’età diquattro anni con il suo grande amore,impresso chiaro sulla pelle, gli da la spintaper andare avanti. Il singolo prodotto da Sergio Donati Viola(con lui nella foto) è la realizzazione di unsogno che si augura potrà diventare unarealtà concreta. Un percorso che si sta realizzando a piccolipassi da quando all’età di 11 anni ha inciso ilsuo primo disco, poi la collaborazione artisti-ca in Italia all’estero e nel 2005 il primo pezzoneomelodico e piano piano tante soddisfa-zioni che sicuramente saranno sempre mag-giori..

MAGNA GRAECIA TEATRO FESTIVAL

Michele Placido ha conquistato Casignana

Pe F’Ammore

nuavano a cercarla e Bianca eraindifesa come un uccello dinanzi alpredatore. Loro ne approfittavanoe provano un sadico piacere a pos-sederla finanche nella casa del mari-to. Lui non poteva muoversi maintuiva e scaricava la sua collera sudi Lei che tremava come una foglia.Una volta con una bottiglia lespaccò la testa ed un'altra volta leruppe il braccio con il manico dellascopa. Una notte maledetta bussa-rono alla porta e lei andò ad aprire.Lui la chiamava, la sentiva lamen-tarsi, piangere, ma lei non risponde-va. Così si procurò un grosso coltel-lo da cucina e l'aspetto nel letto fin-gendo di dormire. Bianca si coricò elui l'afferrò come una furia tenendo-

la dal collo, poi spinse il coltello tra-figgendole il cuore.L'ultimo colore che Bianca vide fuquello del suo sangue. Si tenne il processo, la famiglia di leinon si costituì parte civile, invece ilmarito fu difeso da un avvocato digrido che veniva dal capoluogo eche così concluse la sua arringa“…avete ascoltato tante autorevolie concordi testimonianze.Certamente, o signori, avete dinan-zi un uomo che ha sofferto. Lui hacercato con la sua bontà e la suagenerosità di strappare una donnaalla strada, dandole tutto il suoamore, un letto, un nome onorato,una casa. Invano! Si trovò dinanziad una donna perversa, dedita al

vizio ed alla lussuria, al piacere deisensi. Una donna che non ebbescrupoli a tradirla finanche a qual-che metro dal talamo nuziale. Lasofferenza e l'amore armarono lamano e lo spinsero all'insano gesto.Vi domando Eccellenza, vi doman-do signori della corte: è stato questoun delitto? No!No!No! Non haucciso una donna ha ucciso il maleche si annidava dentro di lei, nonpensando ad una vendetta ma unatto di giustizia e di amore supre-mo...”.Applausi accolsero la sentenza diquasi assoluzione.Bianca aveva solo vent’anni e nonha mai visto la luce del Sole.

Sergio Donati Viola, Stefano Priolo e Tony Aprile

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I bagnini del “Lido Stella”

Parlandodi...

Colorati

Michele Placido in Cecero town

Ricuperando...

Buon viaggio Darren

Affamati

A “la piscina” di MimmoBruzzaniti il posto più bello delmondo a Capo Bruzzano

ATTUALITÀ

Carlo, Lillo e dj Alfredoper un ferragosto daricordare

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Abbracciati

Domenico Marino, per gli amici e per la firma d’arte notoa tutti come “Mico” Marino. Originario di Motticella(RC) paesino addentrato della costa Jonica incastonatoai piedi del Monte Scapparrone. L’occhio attento e vigiledel Pittore Calabro in passato è caduto spesso nei suoidipinti su scenari e scorci architettonici mirabili, metten-do in evidenza le innumerevoli bellezze artistiche estoriche di tutta l’Area Grecanica della Calabria Jonica.Molte visoni nascoste, intime, quasi segrete ed ai molticompletamente sconosciute; come i magnifici dipintisugli scorci dell’antico centro Storico del Paesello diFerruzzano Superiore (RC). Una sessantina di tele sulle quali Mico ha voluto perfet-tamente riprodurre ai tempi ogni angolo del bel paesello,costituito dalle piccole casette in mattoni pieni e pietre afaccia vista, addossate una alle altre tra le stradine varie,scalette, porticati, archi, balconate belvedere su tutta lavallata verso il mare. Ad oggi l’antico Ferruzzano si presenta completamentesvuotato della sua cittadinanza, trasferita totalmente nellafrazione Marina più popolata distante 9 Km. In fase dievidente degrado a causa di una non idonea tutela delpatrimonio architettonico ed artistico da partedell’Amministrazione locale. Marino nei suoi dipintifotografa l’antico splendore che fu, ne ridà oggi risalto e ilvalore che merita ogni sua parte . Riproduce ogni mini-mo dettaglio con enfasi e una maniacale precisione,ingressi di case, balconcini, scale bizzarre, terrazze,finestre con panni stesi al sole cocente. Riproducemirabilmente ogni mattone, ogni pietra, ogni forma ire-

golare che non sta li per caso. Ogni uscio, ogni architravee i tetti rossi composti dalle “ciaranide” antiche tegole dicoccio. Rifiniture architettoniche ed artistiche presenti indiversi ed importanti palazzi dell’antica borghesiaFerruzzanese. Nei sui dipinti vengono magistralmenteevidenziate al sole i colori delle pietre, la materia, o cop-erte lievemente dal velo leggero di giochi d’ombra. Marino riproduce gli antichi portoni in legno adornati daintagli fatti a mano, lampioni per strada, archi, travi e

capitelli di balconi o finestre ed inferriate in ferro battutolavorate artigianalmente. Il tutto come se fosserofotografie della realtà di oggi e non dipinti di ieri.Evidenzia magistralmente la disomogeneità costruttiva dimateriali, di colori, di forme, caratteristica costruttiva delluogo in un’epoca fiorente ormai perduta. Osservandoquesti scenari si immaginano pezzi di vita quotidiana, diquando le donne e le “commari”, curavano gli ingressidelle proprie case con fiori ed ornamenti vari e sedevano

fuori le case per ore lavorando all’uncinetto o preparan-do conserve di ortaggi per l’inverno. Quando ancora sirespirava una vita quotidiana in condivisione tra la gentedove il bel salotto era per strada davanti l’ingresso delleproprie case, quando ancora vi era una piena socialitàormai perduta. Il pittore ha scelto molti anni fa questoluogo perché ha qualcosa da raccontare che non tuttisanno, una suggestione palpabile osservando attenta-mente il tutto. Ricco di innumerevoli aspetti artistici, storici ed architet-tonici di immenso valore da rivalutare e far conoscereancora oggi. Passeggiando tra le stradine del paese stretteo ripide le prospettive sono infinite, si susseguono scenaridiversificati su queste antiche case, sulle loro storie cheracchiudono segretamente, sui famosi “catoj” ossia lecantine utilizzate per conservare fresco il vino nelle bottidi legno, o adibiti ad antichi frantoi con la macina inpietra, o ancora come luoghi di riparo per i propri animalidomestici. Magistralmente Marino non si è fatto sfuggirealcuna di queste scene, in un luogo diversificato diemozioni e li fa rivivere una ad una immortalandole coni suoi tenui acquarelli nell’eternità. Riproduce tutto per-fettamente, le crepe sui muri in pietra o i cespugli di“inula viscosa” utilizzata per effimeri scopini per spazzo-lare i fichi d’india dopo la raccolta. Osservare attenta-mente i suoi dipinti è come fare una passeggiata nel pas-sato nell’antico centro storico del bel paesello, ridandogliancora ciò che ha perso per barbara incuria e non ha piùormai da tempo: vita, valore e rispetto.

Domenico Spanò

I DIPINTI DEL PITTORE CALABRO MICO MARINO SU FERRUZZANO

“L'occhio attento per i particolari per far conoscere e rinascere le bellezze della Calabria”

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la Riviera

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Buon viaggio Darren

Pd operaioEclettico o elettrico?

Sole, mare, Ymca eFrancesco Facchinetti

Mr. Fluoalla cortedel re del capello

Viste le tante richieste che giungono alla redazione per

la pubblicazione di foto di auguri,non riuscendo ad

accontentare tutti, ricordiamo ainostri lettori che le foto

sono a pagamento

Una storia di fantasmi…C’è chigiura di averne visto uno aggirarsitra le tetre rovine del castello flut-tuando tra le luci violacee dell’illu-minazione notturna. La storia diun antico popolo, gli Enotri poiappellati Itali dal nome del loro reItalo e, quindi, Morgeti dal di luifiglio e successore, Morgeto. E iMorgeti si sarebbero spinti lungole coste della Calabria jonica ivifondando una fiorente città. Lastoria di un miracolo: quello effet-tuato da San Giorgio che, nelcorso delle incursioni saracene,avrebbe protetto quella città chepoi, in suo onore, si sarebbe chia-mata San GiorgioMorgeto...Ancora una volta lafantasia popolare ricama la storiaintessendo miti e misteri. Ed eccoinnestarsi, sul vecchio troncopagano, i primi germogli del cri-

stianesimo che crescono ed invi-goriscono anche grazie ai monacibasiliani. Siamo già tra il IX e il Xsecolo d.Cr. : i Bizantini erigono ilpossente castello che domina lacittà dall’alto di una collina fervi-da di pini e di ulivi quale rocca for-tificata contro le incursioni sara-cene. Più volte ristrutturato sottoRuggero D’Altavilla (XI sec.), iCaracciolo, i Correale (XIV sec.),i D’Alagno (XVI sec.), esso vienepoi abbandonato. Danneggiato dal terribile terre-moto del 1783, il castello vienefatto finalmente oggetto, in tempipiù recenti, di ulteriori restauri:viene ad esempio recuperatal’ampia cisterna da utilizzarequale sala delle conferenze o dialtre occasioni culturali. E tuttora il castello, con il suo pos-sente mastio dalle volte a botte, le

torri, le ampie mura perimetrali,domina la piana di Gioia Taurospingendo il suo largo occhio daSant’Elia a Capo Vaticano, traspumeggianti trionfi di fontane eacque sorgive, fino a spiare le piùlontane isole Eolie. Al calar della sera, si accendono leluci lungo i grossi blocchi di pie-tra: si odono, allora, le voci prove-nienti dalla sala dei convegni cuifanno eco i passi felpati del miste-rioso fantasma unitamente algaloppo di Italo e di Morgeto chesi perde lungo il mare salendofino al reticolato di stelle. Ancora una volta, Calabria, tiriavvolgi nel sogno nell’attesa diun’alba in cui costruirne unonuovo nel secolare terrore di uninvoluto risveglio che non sia sem-pre all’interno di un sogno ulterio-re.

Si spengono i riflettori sui tanti angoli della Calabria. Sui tantivolti di una terra che è stata soggetto ed oggetto delle battagliedel Professore. E' morto Pasquino Crupi, una voce, l'unica, chene metteva a tacere moltissime. Ora, in questo buio, calatosenza lasciare dietro la malinconia dell'inatteso, ci sopraffà iltimore di una confusa sovrapposizione di voci, che più nonresteranno attonite da un tono maggiore. In questa calda soli-tudine agostana, l'inconfondibile "calata rriggitana" – quasiprofetica e senz'altro spietata - con la quale leggeva la realtàalla luce della storia, accompagna il mio ricordo e mi sug-gerisce di non andare oltre. Chapeau, Professore.

Messaggi LoquiSproloqui

temponel edi Daniela Ferraro

Misteri di SanGiorgioMorgeto

La Calabriaal buio

Buon compleanno piccola MartinaDa nonna Dona, nonno Peppe e zioChecco

di Filomena Cataldo

Oreste...

...e il pesciolino

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