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Page 1: il Giornale Domenica17giugno2007 Cronache TIPIITALIANI · istituto meccanico, ... re dimostrazione che il messaggio televisivo è importante. Del resto ... il Giornale Domenica17giugno2007

STEFANO LORENZETTO

A lberto Vincenzo Vaccari, loSherlock Holmes dei tarli,l’unico italiano capace di di-

stinguere a colpo d’occhio un tru-meau antico da una volgare imita-zione,nonpotevache nascereaBo-volone, grosso centro della Bassaveronese all’origine della mia pre-senza su queste pagine. Nel 1984scoprii che la capitale del mobile instile, ormai incapace di distingue-re il vero dal falso, era riuscita nel-l’impresa di dedicare una via allamemoria di Alberto Moravia, ben-ché vivente: il Consiglio comunalel’aveva scambiato per un martiredi Cefalonia. Vittorio Feltri elogiòl’«acuto cronista» di provincia inun articolo sul Corriere della Sera,donde la nostra amicizia e l’assun-zione al Giornale molti anni dopo.

Nienteaconfrontocon l’esperien-za che il perito più temuto dai con-traffattori visse in quello stesso pe-riodo al fianco del padre Liberale,falegname all’epoca ormai ottan-tenne. Di mezzo c’era GiuseppeMaggiolini, l’ebanista milanese na-to nel 1738 che lavorò anche perNapoleone, massimo interpretedel gusto neoclassico, tanto che dalui prese nome il mobile chiamatomaggiolino. Per rendere l’idea: unsuo cofanetto intarsiato che i Mu-sei civici di Milano dovevano pre-stare al Louvre per una rassegnafu valutato dieci anni fa dallo stes-so Vaccari, ai fini della polizza assi-curativa, 2 miliardi di lire. Raccon-ta lo studioso: «Giorgio Polvara, undesigner che scriveva per Antiqua-riato, la rivistadiGiorgioMondado-ri, ci chiese d’accompagnarlo auna mostra per visionare una cop-piadi comòche un importante anti-quario aveva comprato da una del-le più famose case d’asta londinesi.Gli expertise attribuivano i due cas-settoni al Maggiolini. Appena vedein lontananza i comò, mio padresbotta in dialetto:“Mah! Del Maggioliniquei lì?Mepard’aver-li fati mi”. Polvara ba-sito: “Che cosa dice,Vaccari! Starà scher-zando, spero”. E pa-pà: “No, no. Provi afarli rovesciareagam-be in su. Se sul fondotroverà degli spicchid’aglio attaccati conlacollaacaldo, signifi-ca che li ho fatti io, in-sieme con GiuseppeMerlin”. L’antiquarioaccetta malvolentieridi capovolgerli: c’eral’aglio. Mio padre eMerlin l’avevanomes-so convinti che potes-se servire a tenerelontano i tarli. Imma-gini la faccia del-l’espositore.Perquel-le due copie perfette,costruite negli Anni30, chiedeva 600 mi-lioni di lire, oltre700.000 euro di og-gi».

Merlin, artigiano con bottega adAsparetto, fra Bovolone e Cerea, èconsiderato l’iniziatore dell’indu-stria del mobile in stile. Camilla Ce-derna, nel libro Casa nostra, scriveche a partire dal 1928 «fu aiutato eprotetto dall’onorevole fascistaBruno Bresciani, cultore d’arte,amantedi castelli medievali e colle-zionista di mobili antichi autenti-ci». E ricorda il grande spaventoprovato durante la guerra da unvecchio che passava davanti allabottega dell’eclettico falegname:«Udì un susseguirsi di schioppetta-te. Pensò a un rastrellamento tede-sco e si buttò nell’erba. Era invecela famiglia Merlin che impallinavai mobili per farli apparire tarlati».Scuote la testa Vaccari: «Una leg-gendametropolitana. Semmai i bu-chi si fanno con i punteruoli».

Sarà anche un caso, ma dopo ol-tre mille conferenze tenute in giroper l’Italia su questi argomenti,qual è l’unica località che non hamai invitato a parlare Vaccari? In-dovinato: Bovolone. Paesotto al-quanto permaloso, se è vero chenel 1981 l’onorevole dc GiuseppeCostamagna scomodò il presidentedel Consiglio e i ministri dell’Inter-no, della Difesa, delle Poste e dellePartecipazioni statali perché cen-surassero la Rai, colpevole d’averconsentito a Ugo Tognazzi di pre-sentarsi travestito da San Giusep-pe, con lasega da falegname inma-no, nella trasmissione Telepatriainternational di Renzo Arbore e didire che veniva «da Bobbolone,provincia di Verona». «Un omag-gio», ride Vaccari. «L’attore eramolto legato a Bovolone e a BrunoPiombini, suo fornitore di fiducia».

Diplomato in restauro e antiqua-

riato all’Accademia d’arte e designLeonetto Cappiello di Firenze, re-stauratoreaccreditato presso laSo-printendenza ai Beni storici e arti-stici del Veneto, autore del manua-le Dentro il mobile edito dalla Zani-chelli, Vaccari, 54 anni, è una pre-senza fissa nei salotti televisivi – daMimandaLubrano suRaitreaCan-dido su Tmc, da Unomattina saba-to e domenica su Raiuno a Mattinain famiglia su Raidue – ma anchenelleauledi tribunale, come consu-lente tecnico d’ufficio, quando i giu-dici non sanno che pesci pigliare.Entro ottobre dovrà periziare in unsol colpo la bellezza di otto contai-ner zeppi di mobili antichi.A chi appartengono?«Erano di un nobile che portò aspasso nella sua tenuta l’erede altrono d’Inghilterra. I due figli, inca-paci di dividersi l’eredità da buoni

fratelli, sono finiti in causa».Compito non facile per lei.«Sono anche ausiliario di poliziagiudiziaria. Un giorno mi convocaun pubblico ministero di Pordeno-ne. Indagava su uno stand seque-strato a una mostra d’antiquaria-to. Di primo acchito sembrava ro-banuova, inveceeranomobili fran-cesi dell’800 restaurati male, conle levigatrici elettriche. Chiedo aicarabinieri:ma perché li avetecon-fiscati? “Eh, professore,perché ab-biamo studiato. Non lo vede? Man-cano i segni dell’usura, gli spigolismussati, le macchie d’inchio-stro...”. Scusate tanto, ma su qualetesto avete studiato?, ribatto io.“Suquello diAlbertoVincenzoVac-cari”. Da sprofondarsi».Non è presuntuoso a definirsi «lostorico del mobile italiano»?«Sì, ma che posso farci? È la veri-tà».

Non ha rivali?«Ci sarebbe AlvarGonzález-Palacios,un critico d’arte diorigini cubane cheha collaborato conFederico Zeri. Ma al-la conoscenza dellastoria io unisco quel-la dei materiali: le-gno, chiodi, colle,vernici. Sono nato inbottega, fin dalle ele-mentari ho semprefatto i compiti sulbancone della fale-gnameria, durantele vacanze scolasti-che aiutavo mio pa-dre. Ho restauratocon queste mani uncassone di casa Pe-trarca e la sacrestiadi Santa Maria in Or-gano, opera del mo-naco olivetano fraGiovanni da Verona,forse il maggior in-tarsiatore di tutti itempi. Papa Leone X

gli commissionò i rivestimenti li-gnei per la Stanza della SegnaturainVaticano checontiene i più famo-si affreschi di Raffaello. Purtroppole tarsie furono bruciate dai lanzi-chenecchi durante il sacco di Ro-ma del 1527».González-Palacios ha scritto mol-ti libri.«Nel frattempo io compilavo l’Enci-clopedia del mobile italiano. Èpronta, devo solo decidere a qualeeditore consegnarla. Dentro ci so-no trent’anni di lavoro. Ricostrui-sco la storia del mobile città per cit-tà, fino ai centri produttivi più pic-coli, come Bovolone, Cerea, Asolo,Bassano, Chiavari, Saluzzo. Perogni località analizzogli stilemi del-le varie epoche. Solo a Milano, apartire dal ’600 e fino all’arrivo de-gliAustriaci, si contanosette diver-si tipidi gambedeimobili trabaroc-

chetto e rococò».Perché non è diventato falegna-me?«Mi mancava qualcosa. Volevo ca-pire che cosa stavo facendo. Perciòho cominciato a studiare».Chedifferenzac’è fra mobile d’ar-te e mobile in stile?«Il mobile d’arte è uno sguardo alpassato ma con inventiva. Il mobilein stile è la copia del passato».E come si riconosce un mobile an-tico vero?«La differenza tra vero e falso è lastessa che passa tra dire e non di-re. Se il venditore tace, nel 50% deicasi l’acquirente inesperto rimediauna fregatura. Ci sono in giro copiefatte alla perfezione con legni vec-chi. Da due banchi da chiesa si puòricavare un tavolo fratino del ’600,così chiamato perché stava nel re-fettorio dei frati, indistinguibile dauno autentico».L’incompetente nonha difesa.«Deve chiedere alvenditore che glispieghi tutto dell’og-getto su cui ha mes-so gli occhi. Alla finedelladescrizione,do-po aver trattato ilprezzo, può preten-dere che gli sianomesse per iscritto lecaratteristiche delmobile. A quel puntomolti antiquari si ri-fiutano di farlo. Ov-vio: mentono. Se in-vecerilascianoun’at-testazione con foto,quella diventa unaprova di autenticitàanche nelle aule giu-diziarie, in caso didubbi».Che trucchi si usanoper ottenere un mo-bile anticato?«Infiniti. Certi falsifi-catori arrivano amettere le assi di le-gname tenero, tipo abete, pino efrassino, come pavimentazione neipollai. Le galline raspano, l’urinafa il resto. Ma basta incidere la su-perficie del legno per accorgersiche dentro è nuovo. A volte sonostato costretto a far ricorso alla da-tazione spettroscopica presso il la-boratorio del Museo d’arte e scien-za fondato a Milano da GottfriedMatthaes, un fisico tedesco. Certo,se sono stati utilizzati legni vecchi,le analisi di Matthaes servono aben poco».E a quel punto?«Subentra l’esperienza. Un inca-stro fatto con macchinari elettricisarà sempre irrimediabilmente di-verso da uno fatto a mano. Oggi siusano le colle viniliche. Nell’anti-chità esistevano solo colle a caldoottenute da pesce, bue e coniglio. Ichiodi venivano forgiati sull’incudi-

ne a uno a uno: non ce n’erano dueuguali fra loro e ogni epoca ha avu-to i suoi».È vero che qui nella Bassa seppel-livano i mobili per invecchiarli?«No. Ma c’era chi seppelliva per uncerto periodo le ferramenta: mani-glie, pomelli, cerniere, serrature.Poi versava sulla terra abbondanteacido muriatico. In tal modo l’otto-ne arrugginiva in fretta e prendevala caratteristica colorazione verda-stra. Per rendere vetusto un mobi-le lo si frusta con una catena, inmododaprovocaredelleammacca-ture, o lo si bruciacchia col ferro dastiro».Come va l’industria del mobiled’arte?«Va scomparendo. In passato quic’erano circa 3.000 botteghe arti-giane, per lo più piccole, con due otre falegnami. Stanno chiudendouna dopo l’altra. Oggi sono la me-

tà».Come mai?«Poca innovazione, scarsa cultura,insensibilità politica. Basti pensareche il Centroprofessionaledi ebani-steria di Bovolone, passato dallaRegioneVenetoallaProvincia,que-st’anno ha avuto solo otto iscritti.Un tempoera unadellepoche scuo-le del mobile in Italia. Ora vorreb-bero addirittura accorparla a unistituto meccanico, snaturandonela specificità. Un delitto. Ho lancia-to una sfida agli enti pubblici: affi-datemi per tre anni la scuola conpieni poteri, senza stanziare un so-lo euro in più, e io ve la rivitalizzo.Se fallisco mi mandate via con uncalcione nel sedere e nota di deme-rito a vita».Hanno raccolto la sfida?«Ma le pare? Silenzio di tomba. Hoappena scritto persino a Giorgio

Napolitano».Per dirgli che cosa?«Lepare normale, signorpresiden-tedella Repubblica, che la televisio-ne di Stato si occupi solo di cibo,concuochichespadellanodamatti-na a sera, e non dedichi neppureunquarto d’ora all’artigianato? So-notrent’anni esatti che laBbc ingle-se trasmette Antiques roadshow,un programma di 50 minuti cheparla di antiquariato e restauro edèstato esportatonegliUsa, inCana-da, in Olanda, in Svezia. Come pos-siamo pretendere che i giovanis’appassioninoalla storiaeallacre-atività? Stiamo perdendo la nostraidentità nazionale. Abbiamo cre-sciuto una generazione da Ikea».Eppure non si sono mai visti in Tvcosì tanti spot di modelle discinteche stampano baci col rossetto sumobili antichi fabbricati l’altro ie-ri.«Lo so. Alcuni di questi produttorimi hanno spiegato che con tre mesidi pubblicità il loro fatturato saleda 10 a 40 milioni di euro. Appenasmettono, ritorna a 10. Un’ulterio-re dimostrazione che il messaggiotelevisivo è importante. Del resto èsolo grazie alla Tv che sono riusci-to a smascherare in diretta una fal-sa credenza gotica, ritenuta vec-chiadi cinquesecoli, espostaalMu-seo Bardini di Firenze. L’aveva fat-ta costruire il fondatore StefanoBardini, un antiquario morto nel1922, riadattando un badalone, ungrande leggio da chiesa. Un’altravoltaaMi mandaLubranohodimo-strato che un secrétaire acquistatoda un triestino a una televenditaera falso, nonostante Vittorio Sgar-bi sostenesse il contrario».Da che cosa l’ha capito?«Daun“1860” posticcioche il falsa-rio aveva ingenuamente scritto amatita all’interno per retrodatareil mobile. Solo che l’anno era statotracciato nel punto meno adatto,cioè dove scorreva un cassetto.Con più di un secolo di sfregamen-to, ladatasi sarebbe dovutacancel-lare. Il giorno dopo Sgarbi ha chia-mato Antonio Lubrano dichiaran-dosi d’accordo con me: “Mi sonosbagliato”».Una bella soddisfazione.«Abbiamo insegnato entrambi allaDomus Aurea, una scuola d’anti-quariato itinerante. Fra i docentic’era anche Sergio Corradeschi, ilconsulente di fiducia della famigliaBerlusconi. Daniela Santanchè èstata mia allieva. Ricordo la prima

lezione all’hotel Duo-mo: c’era la crema diMilano, sembrava distare a una sfilata diArmani, e io invecem’ero presentato injeans. Appena torna-to a casa, corsi a com-prarmi un abito blu.Per l’imbarazzo quel-la sera commisi unagaffe imperdonabile.Illustrando una dellepeculiarità del Rina-scimento, laprospetti-va, citai il punto di fu-ga. Non so come, miscappò un’altra paro-la di due sillabe».Se Napolitano le dàudienza, magari leiscoprequalchemobi-le taroccato anche alQuirinale.«Ci sono già stato invisita al Quirinale. Eho visto solo arrediautentici, a comincia-redaimobili settecen-teschi di Pietro Piffet-

ti, l’ebanista dei Savoia che fece laboiserie della cappella privata delre intarsiata in avorio, edai seggio-loni di Andrea Brustolon, scultoredi origine bellunese vissuto tra’600 e ’700, che fu definito da Mo-lière “il Michelangelo del legno”».Ma presto gli ambientalisti ci co-stringeranno a comprare creden-ze in plastica per impedire il di-sboscamento dell’Amazzonia.«Basta fare come in Francia, doveper ogni albero tagliato se ne devepiantare uno nuovo. Sarebbe benstranoche propriogli ecologisti vie-tassero la cosa più naturale di que-sto mondo. In fin dei conti tutti gliuominivengonodeposti inunmobi-le, la culla, quando nascono e chiu-si dentro un mobile, la bara, quan-do muoiono».

(380. Continua)[email protected]

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TIPI ITALIANI

‘ ‘Tognazzi faceva acquisti a BovoloneLa differenza fra vero e falso? Quellache passa tra dire e non dire. Seil venditore tace, nel 50% dei casil’acquirente inesperto resta fregato.Per invecchiare il legno si mettonole assi nei pollai: ci pensano le galline

Le colle animali sono inconfondibiliI pezzi d’antiquariato hanno i chiodifatti a mano. Maniglie sepolte ed eccol’ottone anticato. Ho scritto la primaenciclopedia con gli stilemi d’ogniepoca, città per città. Al signor capodello Stato: l’artigianato sta morendo

Così lo Sherlock Holmes dei tarlismaschera i falsificatori di mobili

ALBERTO VINCENZO VACCARI

È nato nella capitale dell’arredo in stile.Suo padre costruì negli Anni 30 due comòche una casa d’aste londinese attribuìal Maggiolini, l’intarsiatore di Napoleone:li riconobbe dagli spicchi d’aglio sul fondo...

FRA TV E TRIBUNALIAlberto Vincenzo Vaccari,

perito antiquario. Per igiudici fa il consulente

tecnico d’ufficio. Lanciatoda «Mi manda Lubrano»,compare spesso in Tv. Ha

restaurato un cassonedi casa Petrarca e le tarsie

lignee di fra Giovannida Verona, il monaco

che rivestì la Stanza dellaSegnatura in Vaticanoaffrescata da Raffaello

Ugo Tognazzitravestito daSan Giuseppefalegname in unprogramma diRenzo Arbore:«Vengo daBobbolone».La parodia fucensuratadalla Dcin Parlamento

Alberto VincenzoVaccari in unlaboratoriodi restauro.«A differenzadei critici d’arteche conosconosolo la storia,io del mobileconosco anchei materiali concui viene fatto»

il Giornale � Domenica17giugno2007 Cronache 15

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